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signorie e regimi oligarchici e stati regionali in italia, Schemi e mappe concettuali di Storia Medievale

signorie e regimi oligarchici e stati regionali in italia

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 03/01/2023

guiasimonetti
guiasimonetti 🇮🇹

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Scarica signorie e regimi oligarchici e stati regionali in italia e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Origini e prime sperimentazioni del regime signorile Nel corso del XIII secolo si evidenziarono le difficoltà che il comune ci7adino incontrava nel dare stabilità ai propri ordinamen:. • La coesistenza di ce: di varia connotazione sociale ed economica, in perenne compe:zione fra loro, generava dinamiche poli5che di notevole complessità. Confli@ e violenze dilagavano, sia nelle ci8à che nelle campagne. approfi7ando dell’instabilità della situazione, nuova ascesa al potere . • Nacquero dal corpo stesso del Comune le signorie urbane, Dunque l'affermazione di regimi signorili avvenne, nella maggior parte dei casi, a7raverso l'affermazione di un potere effe@vo che non comportava alcun sovver:mento del profilo cos:tuzionale, bensì procede7e “occupando” gli organismi del governo comunale. • Ezzelino III da Romano, che fin dagli anni Trenta del Duecento riuscì a imporre il proprio dominio su Verona, estendendolo subito dopo a Vicenza, Padova e Treviso. famiglie di tradizione militare al pootere. • A Ferrara l'affermazione degli Este, o8enendo il formale riconoscimento della Signoria e l'ereditarietà della stessa. Nel corso del secolo la dominazione si sarebbe poi estesa anche a Modena e Reggio In Veneto, la caduta di Ezzelino III da Romano, aprì la strada a nuove soluzioni: • Verona si impose la signoria scaligera con Cangrande della Scala; il potere scaligero si sarebbe esteso negli anni venti del secolo; A Padova si affermò la signoria dei Carraresi, Milano. Dapprima furono i della Torre a ottenere nei decenni centrali del XIII secolo, grazie a posizioni acquisite nell'ambito dello schieramento popolare, il controllo delle magistrature comunali; nonostante il supporto di una vasta clientela, i torriani non poterono tu7avia contrastare la parte nobiliare, che proclamò signore l'arcivescovo O7one Viscon:. La posizione viscontea si rafforzò ulteriormente con la designazione di Ma7eo Viscon: a Capitano del Popolo; Le spedizioni imperiali in Italia e la fine del sogno ghibellino : nei primi decenni del Trecento--->interventi nella penisola di due imperatori: Enrico VII di Lussemburgo e Ludovico IV il Bavaro. ENRICO V DI LUSSEMBURGO Salito al trono di Germania nel 1308, Enrico VII tornò a rivolgere la sua a7enzione all’Italia, dove mol: ne invocavano la venuta come sola possibilità di porre fine alle lo7e interne ed instaurare un regime di concordia. • Incorontato re d’Italia a Milano e nel 1312 ebbe la corona di imperatore a Roma. • Tu8avia la sua discesa fu tu7'altro che trionfale per l’os:lità di signori e comuni, non tollerano l'intromissione imperiale. • Mentre il sovrano ripiegava verso nord, si ammalò di malaria e a Buonconvento morì, portandosi dietro le anacronis:che speranze del ghibellinismo italiano. Ludovico IV il Bavaro, scese fino a Roma, chiamato dalle forze ghibelline d'Italia, dove ottenne la corona imperiale. • Si tra8ò di un procedimento rivoluzionario con il quale veniva data a8uazione alla teoria regalista di Marsilio da Padova, re8ore dell'Università di Parigi, riparato presso la corte imperiale, il quale sosteneva che, pur discendendo da Dio, il potere poli:co aveva il suo fondamento nel consenso del popolo sovrano e non necessitava, dunque, di alcuna legi@mazione da parte della Chiesa. • Tali idee sarebbero state alla base della riforma dell’elezione imperiale (dieta di Rhens, 1338). • Si era quindi constatato come l'imperatore potesse proporsi, al massimo, come sogge7o coordinatore di uno schieramento ghibellino. Nonostante ciò poteva ancora a fungere come strumento di legi@mazione del potere signorile che concedeva :toli di vicario imperiale di Duca o Marchese. • Dunque mentre l’Italia del Centro-Sud continuava a vivere le sue esperienze monarchiche, nel nord tra signorie e principati si semplifica il quadro politico, per esempio lo Stato principesco dei Savoia o quello dei Visconti o degli Sforza; • Verso gli Stati regionali : , L'affermazione dei regimi signorili diede impulso a profonde trasformazioni dell'assetto politico- territoriale dell'Italia padana. • stati regionali, governati da famiglie nobiliari di radicamento urbano.• l'Italia del centro-sud continuava ad essere inquadrata nell’esperienza monarchica, • semplificazione del quadro poli:co, che si assestò intorno alle cinque maggiori formazioni: • Stato principesco dei Savoia nell'area Subalpina occidentale; 1. Stato principesco dei Visconti, poi Sforza, nella regione Lombardia; 2. Stato-repubblica di Genova; 3. Stato-repubblica di Venezia; 4. Stato-repubblica di Firenze. 5. In questi Stati, seppur a dimensione regionale, furono messi in atto processi di costruzione statale paragonabili a quelli che investirono le monarchie europee nel corso del Trecento. • I giuris: diedero piena sovranità alle ci7à che erano emerse, svincolate da qualsiasi potere superiore. • Un fenomeno simile coinvolse anche alcuni di coloro che detenevano i :toli di vicario imperiale o pon:ficio, che riceve7ero dall'imperatore o dal Papa i :toli di duchi o marchesi, con i quali si conferiva la sovranità sul territorio governato. I vicari cessarono di essere funzionari di un superiore per divenire del tutto autonomi. vicari imperiali a Milano, i Viscon:, diventarono duchi della ci7à e dell'intero territorio; lo stesso titolo fu ottenuto dai Savoia, mentre i Gonzaga furono riconosciuti marchesi di Mantova. Gli Estensi per Ferrara Montefeltro per Urbino ricevettero l'investitura ducale dal Papa. Principati e repubbliche del Nord I principati comprendevano: gli Stati signorili monocittadini, che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga di Mantova; • ducati come quello estense, che si estendeva su Modena, Reggio e Ferrara • gli stati principeschi maggiori, quali i ducati visconteo-sforzesco e quello sabaudo. • Anche nel caso degli Sta:-repubblica oligarchici, varia era l’en5tà territoriale. Il maggiore era la Repubblica di Venezia. • MILANO dalla metà del XIV secolo, lo Stato visconteo vide il proprio territorio espandersi dal milanese all'intera Lombardia e a mol: comuni del Piemonte e dell'Emilia. • La massima estensione con Gian Galeazzo, che occupò anche la Marca Trevigiana e si spinse fino all’Italia centrale. la morte di Gian Galeazzo segnò un importante ba7uta d'arresto nel processo di costruzione statale. ripresa della spinta espansionistica con Filippo Maria, suo figlio.• Il suo tenta:vo di spingersi in direzione dell'Italia centrale e la conquista di Imola e Forlì, preoccuparono tu7avia le altre forze che si contendevano l'egemonia sul centro nord: le Repubblica di Firenze e di Venezia, che diedero vita a una Lega an:-viscontea appoggiata anche dagli Este e dei Gonzaga. battaglia di Maclodio (1427), sconfitta milanesi. pace di Ferrara, che determinò un certo assestamento nel quadro poli5co dell'area padana. Filippo Maria Viscon: ebbe un ruolo determinante anche nella crisi di successione che interessò il regno angioini alla morte di Giovanna II, prima avversando e poi incoraggiando la salita al trono di Alfonso d'Aragona. • Visconti a milano: ottenne la signoria di Milano. fu il fondatore della dinastia che, con Galeazzo Maria e Ludovico detto il Moro, sarebbe stata titolare del ducato sino alla fine del secolo. Si ebbero con lui: un nuovo ampliamento dello Stato milanese; • il rilancio dell'a_vità agricola e manifa8uriera; • la realizzazione di opere pubbliche importanti. • sforzo messo in a8o dal potere centrale per controllare una realtà poli5ca periferica variegata. Dopo l’acquisizione del titolo ducale, i visconti furono legittimati a istituire feudi al fine di legare alla corte le signorie che punteggiavano il territorio. Il feudo visconteo, efficace strumento di governo: il duca in tal modo si imponeva come fonte della sovranità e si creava una base di consenso, garantendo entrate alle casse centrali e l’inquadramento amministra:vo dei territori cedu: in concessione. Sforza a milano: D'altra parte durante l'età sforzesca, si accentuò notevolmente il par5colarismo locale. DUCATO SABAUDO Come il ducato visconteo-sforzesco, anche quello sabaudo andò estendendosi a8raverso successive acquisizioni di realtà territoriali molto diverse, come comuni urbani, signorie e terre feudali. Vennero sviluppa5, tu8avia, appara5 di governo diversi. I Savoia, riconosciu5 5tolari di un principato dall'imperatore Enrico VII ed equipara5 ai principi territoriali tedeschi, nel 1416 o8ennero dall’imperatore Sigismondo il 5tolo ducale. Fu Amedeo VIII a promuovere una riorganizzazione poli5co-amministra5va dei territori controlla5. AREA PADANA OCCIDENTALE Nell’estremo occidentale dell'area padana trovavano posto, accanto a quello sabaudo, altri stati di modesta estensione: il marchesato di Saluzzo; 1. il marchesato di Monferrato; 2. il marchesato di Ceva; 3. la contea di Asti. 4. RIVIERA LIGURE La riviera ligure era invece sotto il controllo della Repubblica di Genova. Il controllo dei genovesi si estendeva anche alla Corsica, alcune isole dell'Egeo orientale e ad alcuni insediamenti sulle coste del Mar Nero. VENEZIA Ai primi decenni del Qua8rocento risale la costruzione di una dominazione territoriale da parte di Venezia, cui avrebbe dato forte impulso il doge Francesco Foscari. La vicenda delle is5tuzioni ci8adine veneziane fu originale poiché nella ci8à lagunare si mantenne costantemente ai ver5ci della vita poli5ca un’oligarchia formata da esponen5 delle maggiori famiglie mercan5li. Nel 1297, con la cosidde8a “serrata del Maggior Consiglio”, questo ceto si chiuse ulteriormente poiché il diri8o di prender parte all'organo di governo fu formalmente riservato alle famiglie che fino ad allora erano state rappresentate, riservandosi la funzione legisla5va ed esecu5va. ITALIA NORD-ORIENTALE A est vi erano poi i principati vescovili di Trento e di Bressanone, istituiti agli inizi dell’XI secolo, e il patriarcato di Aquileia, successivamente acquisito da Venezia. PIANURA LOMBARDA Nella pianura lombarda vi era la signoria dei Gonzaga su Mantova. Lo stato fiorentino All'inizio del Qua7rocento la ci7à controllava un ampio territorio formato dai centri urbani via via so7omessi e dai rispe@vi contadi. • La scomparsa di Gian Galeazzo consenf ai fioren:ni di acquisire uno sbocco al mare con l’importante conquista di Pisa e di ampliare ancora i confini, conquistando circa due terzi della Toscana. Dal tardo Duecento la vita politico- amministrativa Fiorentina era regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. • Alla metà del XIV secolo i rappor: fra popolo grasso e ceto nobiliare prevedevano contras: violen:. L'asse8o is5tuzionale restò quello di origine tardo-comunale, mentre mutò la consistenza numerica di ques5 collegi e la condizione sociale di chi ne faceva parte. . Una tappa significativa di questo processo fu segnata dal tumulto dei ciompi, la ribellione armata cui nel 1378 diedero vita i lavoratori salariati del settore della produzione laniera. Il loro obiettivo era quello di migliorare le condizioni di lavoro e acquisire il diritto di partecipazione alla vita politica attraverso la costituzione di un arte propria. Dopo aver conquistato il potere per alcune se_mane, i ciompi furono sconfi_ dalla repressione in armi promossa dalle ar5 maggiori. Si o8enne l'effe8o contrario poiché si ebbe un ulteriore restrizione del gruppo di famiglie chiamate a ricoprire le principali cariche pubbliche: si andava delineando un’oligarchia formata da ci8adini dinamici so8o il profilo economico (mercan5, banchieri e grandi imprenditori). due famiglie giunsero a stagliarsi sulle altre: quella degli Albizzi, imprenditori del settore laniero, e quella dei Medici, grandi banchieri e proprietari fondiari. La rivalità fra i due casa: e lo scontro che ne seguì condussero prima a una temporanea preminenza degli uni, poi alla defini:va affermazione degli altri. Il quadro delle istituzioni rimase inalterato, ma in effetti furono i Medici, pur senza ricevere formale investiture, a indirizzare l'azione politica dello Stato Questo asse7o di potere si conservò per l’intero XV secolo, sopra7u7o so7o Lorenzo di Piero de7o “il Magnifico”. -svuotamento delle funzioni di alcuni tradizionali organismi di governo e nel rafforzamento di altre magistrature collegiali che sostenevano il potere mediceo. La lo8a poli5ca ci8adina non si arrestò: i Medici subirono una congiura ordita contro di loro dalla famiglia dei Pazzi, che li avevano sos5tui5 nella ges5one della finanza pon5ficia, a seguito della quale venne ucciso Giuliano. All’a8entato seguì una reazione popolare che vide soccombere mol5 esponen5 della famiglia dei Pazzi. Il ritorno all’ordine dei rapporti si ebbe nel 1480, grazie a un accordo con il Papa. Lo Stato della Chiesa : il sud Le realtà territoriali dell'Italia centrale e meridionale: lo Stato di tipo monarchico guidato dal Papa; i regni meridionali, quello insulare sotto gli aragonesi dalla pace di Caltabellotta, e quello con5nentale che, in mano agli angioini nel 1266, cominciò a essere denominato Regno di Napoli Per quanto riguarda lo Stato della Chiesa, gli anni dello scisma segnarono una significativa svolta politica. La riduzione delle entrate spinse i pontefici del Quattrocento ad una crescente attenzione per l'amministrazione delle regioni sottoposte, che furono interessate da un processo di riorganizzazione statale. Il principale organo della curia papale era la Camera apostolica, a cui competevano l'amministrazione finanziaria e alcune scelte politiche. Gli apparati di governo periferici erano incardinati nelle grandi circoscrizioni amministrative istituite nel corso del Duecento. I regni meridionali La rivolta dei Vespri e gli even: che a essa fecero seguito rappresentarono per la storia del Regno meridionale una vera e propria cesura, arrivando a determinare la fine della sua unità poli:ca: • gli angioini continuarono a regnare nella sola parte continentale, mentre sul trono di Sicilia si insediarono Pietro III d'Aragona e poi il figlio cadetto Federico III, Il periodo di maggior splendore fu il regno di Roberto il Saggio: sotto di lui Napoli conobbe decenni di grande fioritura culturale. • Forte di una solida alleanza con il Papa, il re si mise alla testa del fronte guelfo, opponendosi agli imperatori Enrico VII e Ludovico il Bavaro in occasione delle loro spedizioni nella penisola. ialla sua morte, la corona si indebolì gradualmente so8o Giovanna I e Giovanna II, a causa di due crisi di successione. • Alla fine Alfonso V il Magnanimo d'Aragona, riuscì ad avere la meglio nel confli7o dinas:co, grazie sopra8u8o al pa7o d'alleanza s:pulato con Filippo Maria Viscon:, • stabilì a Napoli la propria residenza. La sua politica fu indirizzata al rinnovamento dell'assetto amministrativo e finanziario del Regno e a una dinamica partecipazione alle vicende italiane e mediterranee del suo tempo. riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento organizzato in tre “bracci” (nobiltà, clero e ci8à avente), facoltà di proporre leggi e di più efficace contenimento delle forze baronali. Si assistette in quegli anni anche alla ripresa dell'economia. gli aragonesi, acquisirono una posizione di assoluta preminenza nel Mediterraneo occidentale. Per tu7o il XIV secolo la Sicilia, separatasi con la pace di Caltabello7a dal Mezzogiorno con:nentale, ebbe un proprio re, diverso anche da quello di Aragona, poiché sui due troni risiedevano membri di rami dis:n: della dinas:a aragonese. Con Alfonso il Magnanimo i due regni meridionali tornarono a essere uniti sotto un'unica corona, successivamente il regno venne suddiviso con i suoi discendenti: Giovanni fu re di Sicilia Ferrante re di napoli Nonostante la comune eredità normanno-sveva, le due realtà meridionali subirono sviluppi diversi. La corona e i baroni furono i sogge@ poli:ci a@vi nel regno di Napoli. La debolezza della casa regnante portò qui a un forte sviluppo delle forze aristocra:che, a cui i re furono costre@ ad accordare concessioni e privilegi. L’assetto del potere conobbe alcuni mutamenti con l'avvento degli aragonesi sul trono napoletano. Vennero is5tui5 i vicereami. I viceré, in quanto rappresentan5 locali del sovrano, esercitavano sul territorio un'autorità poli5ca, riuscendo talvolta a privare i baroni di alcune delle preroga5ve acquisite nel tempo. Negli anni di re Ferrante, il malessere baronale sfociò in una pericolosa congiura contro il sovrano. La ribellione ebbe come protagonis5 alcuni fra i più autorevoli esponen5 della nobiltà meridionale e i baroni riuscirono a trarre dalla loro parte il pontefice Innocenzo VIII e ad avere l’indire8o sostegno di Venezia. La trama diploma5ca a_vata da Lorenzo il Magnifico, con l'appoggio degli Sforza, riuscì a salvare gli aspe_ poli5ci assisten5, incoraggiando un tra8ato di pace che prevedeva da parte di Ferrante il regolare pagamento alla chiesa del tributo dovuto come riconoscimento di vassallaggio. In Sicilia, con gli Aragonesi, si venne perdendo il cara8ere tendenzialmente accentratore che era stato proprio della dominazione sveva e fu poi ereditato da quella angioina. Le ci8à si videro accorda5 dalla corona spazi di autonomia amministra5va e ai detentori del potere signorile furono riconosciute preroga5ve giurisdizionali più ampie. Nel corso del Trecento i baroni esprimevano la forza dominante, nonostante fossero divisi in due schieramen5 contrappos5: “la parzialità la5na” e la “parzialità catalana”. Essi erano spin5 dal comune interesse contro il potere regio, la cui fragilità fece sì che si trovasse nella condizione di dover acce8are la divisione delle isole in due par5: orientale e occidentale. Il quadro cominciò a mutare fra XIV e XV secolo, quando il regno siciliano rafforzò i suoi legami con la Corona d'Aragona: si avviò allora una ricostruzione degli appara5 del governo regio che riuscì a ridimensionare i poteri aristocra5ci. Questi Stati centro-meridionali presentavano caratteristiche politico- istituzionali ben diverse da quelle dei principati delle repubbliche del Centro-Nord e dello stesso Stato della Chiesa, per una serie di motivi: la lunga tradizione delle istituzioni monarchiche; 1. il peso del ceto feudale; 2. la par5colare natura delle comunità urbane, così lontana da quella delle ci8à, interessate dal fenomeno comunale 3. Non deve, tuttavia, sfuggire il manifestarsi di alcuni dei fenomeni di ordine politico-istituzionale e sociale che caratterizzarono generalmente gli stati nel tardo medioevo: A. pluralità confli8uale di sogge_ poli5ci; B. condivisionedelpoterefracentroeperiferia; C. consolidamentodelleéliteslocali; D. assenza di linearità nei processi di costruzione statale. Il sistema dell’equilibrio Durante la prima metà del Qua7rocento furono messi in a7o vari tenta:vi egemonici da parte di singoli Sta: o di coalizioni, al fine di ampliare i confini territoriali e dominare la scena poli:ca italiana. Tali disegni fallirono tu@ e nel corso degli anni cinquanta si arrivò a una stabilizzazione del quadro poli:co • . Con l'insediamento di Francesco Sforza alla guida del ducato Milanese (1450), fu risolto il problema della successione a Filippo Maria Visconti. • A far cambiare il clima poli:co fu però un fa7ore esterno: la conquista di Costan:nopoli da parte dei turchi o7omani nel 1453. La fine dell'impero bizantino indusse infatti Venezia ad abbandonare ogni mira egemonica e a impegnarsi nella ricerca di un'intesa tra gli Stati. Si giunse così, nel 1454, alla s:pula fra Venezia e Milano della pace di Lodi, cui aderirono tu7e le altre potenze regionali italiane, in cui venivano fissa: e riconosciu: i confini territoriali fra i diversi Sta:. venne poi is:tuita una Lega italica (1455), che impegnava per 25 anni rinnovabili le 5 maggiori realtà statuali (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia e di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli) a mantenere la pace. Ai fini del rispe8o dell'accordo determinante fu il ruolo svolto, a par5re dalla sua ascesa al potere (1469), da Lorenzo de Medici. • le condizioni di pace e l'assetto geopolitico definiti a Lodi si mantennero sin verso la fine del secolo. A cancellare una situazione tanto faticosamente costruita e difesa fu, nel 1494, la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, chiamato in chiave antiaragonese da Ludovico il Moro. • La fragilità degli equilibri poli:ci della penisola aveva di fa7o favorito l'inizio di una nuova fase della storia italiana: da quel momento gli sta: regionali si sarebbero dovu: misurare con le solide monarchie nazionali europee divenendone ogge7o di conquista. signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia lunedì 4 luglio 2022 04:52 Origini e prime sperimentazioni del regime signorile Nel corso del XIII secolo si evidenziarono le difficoltà che il comune ci7adino incontrava nel dare stabilità ai propri ordinamen:. • La coesistenza di ce: di varia connotazione sociale ed economica, in perenne compe:zione fra loro, generava dinamiche poli5che di notevole complessità. Confli@ e violenze dilagavano, sia nelle ci8à che nelle campagne. approfi7ando dell’instabilità della situazione, nuova ascesa al potere . • Nacquero dal corpo stesso del Comune le signorie urbane, Dunque l'affermazione di regimi signorili avvenne, nella maggior parte dei casi, a7raverso l'affermazione di un potere effe@vo che non comportava alcun sovver:mento del profilo cos:tuzionale, bensì procede7e “occupando” gli organismi del governo comunale. • Ezzelino III da Romano, che fin dagli anni Trenta del Duecento riuscì a imporre il proprio dominio su Verona, estendendolo subito dopo a Vicenza, Padova e Treviso. famiglie di tradizione militare al pootere. • A Ferrara l'affermazione degli Este, o8enendo il formale riconoscimento della Signoria e l'ereditarietà della stessa. Nel corso del secolo la dominazione si sarebbe poi estesa anche a Modena e Reggio In Veneto, la caduta di Ezzelino III da Romano, aprì la strada a nuove soluzioni: • Verona si impose la signoria scaligera con Cangrande della Scala; il potere scaligero si sarebbe esteso negli anni venti del secolo; A Padova si affermò la signoria dei Carraresi, Milano. Dapprima furono i della Torre a ottenere nei decenni centrali del XIII secolo, grazie a posizioni acquisite nell'ambito dello schieramento popolare, il controllo delle magistrature comunali; nonostante il supporto di una vasta clientela, i torriani non poterono tu7avia contrastare la parte nobiliare, che proclamò signore l'arcivescovo O7one Viscon:. La posizione viscontea si rafforzò ulteriormente con la designazione di Ma7eo Viscon: a Capitano del Popolo; Le spedizioni imperiali in Italia e la fine del sogno ghibellino : nei primi decenni del Trecento--->interventi nella penisola di due imperatori: Enrico VII di Lussemburgo e Ludovico IV il Bavaro. ENRICO V DI LUSSEMBURGO Salito al trono di Germania nel 1308, Enrico VII tornò a rivolgere la sua a7enzione all’Italia, dove mol: ne invocavano la venuta come sola possibilità di porre fine alle lo7e interne ed instaurare un regime di concordia. • Incorontato re d’Italia a Milano e nel 1312 ebbe la corona di imperatore a Roma. • Tu8avia la sua discesa fu tu7'altro che trionfale per l’os:lità di signori e comuni, non tollerano l'intromissione imperiale. • Mentre il sovrano ripiegava verso nord, si ammalò di malaria e a Buonconvento morì, portandosi dietro le anacronis:che speranze del ghibellinismo italiano. Ludovico IV il Bavaro, scese fino a Roma, chiamato dalle forze ghibelline d'Italia, dove ottenne la corona imperiale. • Si tra8ò di un procedimento rivoluzionario con il quale veniva data a8uazione alla teoria regalista di Marsilio da Padova, re8ore dell'Università di Parigi, riparato presso la corte imperiale, il quale sosteneva che, pur discendendo da Dio, il potere poli:co aveva il suo fondamento nel consenso del popolo sovrano e non necessitava, dunque, di alcuna legi@mazione da parte della Chiesa. • Tali idee sarebbero state alla base della riforma dell’elezione imperiale (dieta di Rhens, 1338). • Si era quindi constatato come l'imperatore potesse proporsi, al massimo, come sogge7o coordinatore di uno schieramento ghibellino. Nonostante ciò poteva ancora a fungere come strumento di legi@mazione del potere signorile che concedeva :toli di vicario imperiale di Duca o Marchese. • Dunque mentre l’Italia del Centro-Sud continuava a vivere le sue esperienze monarchiche, nel nord tra signorie e principati si semplifica il quadro politico, per esempio lo Stato principesco dei Savoia o quello dei Visconti o degli Sforza; • Verso gli Stati regionali : , L'affermazione dei regimi signorili diede impulso a profonde trasformazioni dell'assetto politico- territoriale dell'Italia padana. • stati regionali, governati da famiglie nobiliari di radicamento urbano.• l'Italia del centro-sud continuava ad essere inquadrata nell’esperienza monarchica, • semplificazione del quadro poli:co, che si assestò intorno alle cinque maggiori formazioni: • Stato principesco dei Savoia nell'area Subalpina occidentale; 1. Stato principesco dei Visconti, poi Sforza, nella regione Lombardia; 2. Stato-repubblica di Genova; 3. Stato-repubblica di Venezia; 4. Stato-repubblica di Firenze. 5. In questi Stati, seppur a dimensione regionale, furono messi in atto processi di costruzione statale paragonabili a quelli che investirono le monarchie europee nel corso del Trecento. • I giuris: diedero piena sovranità alle ci7à che erano emerse, svincolate da qualsiasi potere superiore. • Un fenomeno simile coinvolse anche alcuni di coloro che detenevano i :toli di vicario imperiale o pon:ficio, che riceve7ero dall'imperatore o dal Papa i :toli di duchi o marchesi, con i quali si conferiva la sovranità sul territorio governato. I vicari cessarono di essere funzionari di un superiore per divenire del tutto autonomi. vicari imperiali a Milano, i Viscon:, diventarono duchi della ci7à e dell'intero territorio; lo stesso titolo fu ottenuto dai Savoia, mentre i Gonzaga furono riconosciuti marchesi di Mantova. Gli Estensi per Ferrara Montefeltro per Urbino ricevettero l'investitura ducale dal Papa. Principati e repubbliche del Nord I principati comprendevano: gli Stati signorili monocittadini, che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga di Mantova; • ducati come quello estense, che si estendeva su Modena, Reggio e Ferrara • gli stati principeschi maggiori, quali i ducati visconteo-sforzesco e quello sabaudo. • Anche nel caso degli Sta:-repubblica oligarchici, varia era l’en5tà territoriale. Il maggiore era la Repubblica di Venezia. • MILANO dalla metà del XIV secolo, lo Stato visconteo vide il proprio territorio espandersi dal milanese all'intera Lombardia e a mol: comuni del Piemonte e dell'Emilia. • La massima estensione con Gian Galeazzo, che occupò anche la Marca Trevigiana e si spinse fino all’Italia centrale. la morte di Gian Galeazzo segnò un importante ba7uta d'arresto nel processo di costruzione statale. ripresa della spinta espansionistica con Filippo Maria, suo figlio.• Il suo tenta:vo di spingersi in direzione dell'Italia centrale e la conquista di Imola e Forlì, preoccuparono tu7avia le altre forze che si contendevano l'egemonia sul centro nord: le Repubblica di Firenze e di Venezia, che diedero vita a una Lega an:-viscontea appoggiata anche dagli Este e dei Gonzaga. battaglia di Maclodio (1427), sconfitta milanesi. pace di Ferrara, che determinò un certo assestamento nel quadro poli5co dell'area padana. Filippo Maria Viscon: ebbe un ruolo determinante anche nella crisi di successione che interessò il regno angioini alla morte di Giovanna II, prima avversando e poi incoraggiando la salita al trono di Alfonso d'Aragona. • Visconti a milano: ottenne la signoria di Milano. fu il fondatore della dinastia che, con Galeazzo Maria e Ludovico detto il Moro, sarebbe stata titolare del ducato sino alla fine del secolo. Si ebbero con lui: un nuovo ampliamento dello Stato milanese; • il rilancio dell'a_vità agricola e manifa8uriera; • la realizzazione di opere pubbliche importanti. • sforzo messo in a8o dal potere centrale per controllare una realtà poli5ca periferica variegata. Dopo l’acquisizione del titolo ducale, i visconti furono legittimati a istituire feudi al fine di legare alla corte le signorie che punteggiavano il territorio. Il feudo visconteo, efficace strumento di governo: il duca in tal modo si imponeva come fonte della sovranità e si creava una base di consenso, garantendo entrate alle casse centrali e l’inquadramento amministra:vo dei territori cedu: in concessione. Sforza a milano: D'altra parte durante l'età sforzesca, si accentuò notevolmente il par5colarismo locale. DUCATO SABAUDO Come il ducato visconteo-sforzesco, anche quello sabaudo andò estendendosi a8raverso successive acquisizioni di realtà territoriali molto diverse, come comuni urbani, signorie e terre feudali. Vennero sviluppa5, tu8avia, appara5 di governo diversi. I Savoia, riconosciu5 5tolari di un principato dall'imperatore Enrico VII ed equipara5 ai principi territoriali tedeschi, nel 1416 o8ennero dall’imperatore Sigismondo il 5tolo ducale. Fu Amedeo VIII a promuovere una riorganizzazione poli5co-amministra5va dei territori controlla5. AREA PADANA OCCIDENTALE Nell’estremo occidentale dell'area padana trovavano posto, accanto a quello sabaudo, altri stati di modesta estensione: il marchesato di Saluzzo; 1. il marchesato di Monferrato; 2. il marchesato di Ceva; 3. la contea di Asti. 4. RIVIERA LIGURE La riviera ligure era invece sotto il controllo della Repubblica di Genova. Il controllo dei genovesi si estendeva anche alla Corsica, alcune isole dell'Egeo orientale e ad alcuni insediamenti sulle coste del Mar Nero. VENEZIA Ai primi decenni del Qua8rocento risale la costruzione di una dominazione territoriale da parte di Venezia, cui avrebbe dato forte impulso il doge Francesco Foscari. La vicenda delle is5tuzioni ci8adine veneziane fu originale poiché nella ci8à lagunare si mantenne costantemente ai ver5ci della vita poli5ca un’oligarchia formata da esponen5 delle maggiori famiglie mercan5li. Nel 1297, con la cosidde8a “serrata del Maggior Consiglio”, questo ceto si chiuse ulteriormente poiché il diri8o di prender parte all'organo di governo fu formalmente riservato alle famiglie che fino ad allora erano state rappresentate, riservandosi la funzione legisla5va ed esecu5va. ITALIA NORD-ORIENTALE A est vi erano poi i principati vescovili di Trento e di Bressanone, istituiti agli inizi dell’XI secolo, e il patriarcato di Aquileia, successivamente acquisito da Venezia. PIANURA LOMBARDA Nella pianura lombarda vi era la signoria dei Gonzaga su Mantova. Lo stato fiorentino All'inizio del Qua7rocento la ci7à controllava un ampio territorio formato dai centri urbani via via so7omessi e dai rispe@vi contadi. • La scomparsa di Gian Galeazzo consenf ai fioren:ni di acquisire uno sbocco al mare con l’importante conquista di Pisa e di ampliare ancora i confini, conquistando circa due terzi della Toscana. Dal tardo Duecento la vita politico- amministrativa Fiorentina era regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. • Alla metà del XIV secolo i rappor: fra popolo grasso e ceto nobiliare prevedevano contras: violen:. L'asse8o is5tuzionale restò quello di origine tardo-comunale, mentre mutò la consistenza numerica di ques5 collegi e la condizione sociale di chi ne faceva parte. . Una tappa significativa di questo processo fu segnata dal tumulto dei ciompi, la ribellione armata cui nel 1378 diedero vita i lavoratori salariati del settore della produzione laniera. Il loro obiettivo era quello di migliorare le condizioni di lavoro e acquisire il diritto di partecipazione alla vita politica attraverso la costituzione di un arte propria. Dopo aver conquistato il potere per alcune se_mane, i ciompi furono sconfi_ dalla repressione in armi promossa dalle ar5 maggiori. Si o8enne l'effe8o contrario poiché si ebbe un ulteriore restrizione del gruppo di famiglie chiamate a ricoprire le principali cariche pubbliche: si andava delineando un’oligarchia formata da ci8adini dinamici so8o il profilo economico (mercan5, banchieri e grandi imprenditori). due famiglie giunsero a stagliarsi sulle altre: quella degli Albizzi, imprenditori del settore laniero, e quella dei Medici, grandi banchieri e proprietari fondiari. La rivalità fra i due casa: e lo scontro che ne seguì condussero prima a una temporanea preminenza degli uni, poi alla defini:va affermazione degli altri. Il quadro delle istituzioni rimase inalterato, ma in effetti furono i Medici, pur senza ricevere formale investiture, a indirizzare l'azione politica dello Stato Questo asse7o di potere si conservò per l’intero XV secolo, sopra7u7o so7o Lorenzo di Piero de7o “il Magnifico”. -svuotamento delle funzioni di alcuni tradizionali organismi di governo e nel rafforzamento di altre magistrature collegiali che sostenevano il potere mediceo. La lo8a poli5ca ci8adina non si arrestò: i Medici subirono una congiura ordita contro di loro dalla famiglia dei Pazzi, che li avevano sos5tui5 nella ges5one della finanza pon5ficia, a seguito della quale venne ucciso Giuliano. All’a8entato seguì una reazione popolare che vide soccombere mol5 esponen5 della famiglia dei Pazzi. Il ritorno all’ordine dei rapporti si ebbe nel 1480, grazie a un accordo con il Papa. Lo Stato della Chiesa : il sud Le realtà territoriali dell'Italia centrale e meridionale: lo Stato di tipo monarchico guidato dal Papa; i regni meridionali, quello insulare sotto gli aragonesi dalla pace di Caltabellotta, e quello con5nentale che, in mano agli angioini nel 1266, cominciò a essere denominato Regno di Napoli Per quanto riguarda lo Stato della Chiesa, gli anni dello scisma segnarono una significativa svolta politica. La riduzione delle entrate spinse i pontefici del Quattrocento ad una crescente attenzione per l'amministrazione delle regioni sottoposte, che furono interessate da un processo di riorganizzazione statale. Il principale organo della curia papale era la Camera apostolica, a cui competevano l'amministrazione finanziaria e alcune scelte politiche. Gli apparati di governo periferici erano incardinati nelle grandi circoscrizioni amministrative istituite nel corso del Duecento. I regni meridionali La rivolta dei Vespri e gli even: che a essa fecero seguito rappresentarono per la storia del Regno meridionale una vera e propria cesura, arrivando a determinare la fine della sua unità poli:ca: • gli angioini continuarono a regnare nella sola parte continentale, mentre sul trono di Sicilia si insediarono Pietro III d'Aragona e poi il figlio cadetto Federico III, Il periodo di maggior splendore fu il regno di Roberto il Saggio: sotto di lui Napoli conobbe decenni di grande fioritura culturale. • Forte di una solida alleanza con il Papa, il re si mise alla testa del fronte guelfo, opponendosi agli imperatori Enrico VII e Ludovico il Bavaro in occasione delle loro spedizioni nella penisola. ialla sua morte, la corona si indebolì gradualmente so8o Giovanna I e Giovanna II, a causa di due crisi di successione. • Alla fine Alfonso V il Magnanimo d'Aragona, riuscì ad avere la meglio nel confli7o dinas:co, grazie sopra8u8o al pa7o d'alleanza s:pulato con Filippo Maria Viscon:, • stabilì a Napoli la propria residenza. La sua politica fu indirizzata al rinnovamento dell'assetto amministrativo e finanziario del Regno e a una dinamica partecipazione alle vicende italiane e mediterranee del suo tempo. riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento organizzato in tre “bracci” (nobiltà, clero e ci8à avente), facoltà di proporre leggi e di più efficace contenimento delle forze baronali. Si assistette in quegli anni anche alla ripresa dell'economia. gli aragonesi, acquisirono una posizione di assoluta preminenza nel Mediterraneo occidentale. Per tu7o il XIV secolo la Sicilia, separatasi con la pace di Caltabello7a dal Mezzogiorno con:nentale, ebbe un proprio re, diverso anche da quello di Aragona, poiché sui due troni risiedevano membri di rami dis:n: della dinas:a aragonese. Con Alfonso il Magnanimo i due regni meridionali tornarono a essere uniti sotto un'unica corona, successivamente il regno venne suddiviso con i suoi discendenti: Giovanni fu re di Sicilia Ferrante re di napoli Nonostante la comune eredità normanno-sveva, le due realtà meridionali subirono sviluppi diversi. La corona e i baroni furono i sogge@ poli:ci a@vi nel regno di Napoli. La debolezza della casa regnante portò qui a un forte sviluppo delle forze aristocra:che, a cui i re furono costre@ ad accordare concessioni e privilegi. L’assetto del potere conobbe alcuni mutamenti con l'avvento degli aragonesi sul trono napoletano. Vennero is5tui5 i vicereami. I viceré, in quanto rappresentan5 locali del sovrano, esercitavano sul territorio un'autorità poli5ca, riuscendo talvolta a privare i baroni di alcune delle preroga5ve acquisite nel tempo. Negli anni di re Ferrante, il malessere baronale sfociò in una pericolosa congiura contro il sovrano. La ribellione ebbe come protagonis5 alcuni fra i più autorevoli esponen5 della nobiltà meridionale e i baroni riuscirono a trarre dalla loro parte il pontefice Innocenzo VIII e ad avere l’indire8o sostegno di Venezia. La trama diploma5ca a_vata da Lorenzo il Magnifico, con l'appoggio degli Sforza, riuscì a salvare gli aspe_ poli5ci assisten5, incoraggiando un tra8ato di pace che prevedeva da parte di Ferrante il regolare pagamento alla chiesa del tributo dovuto come riconoscimento di vassallaggio. In Sicilia, con gli Aragonesi, si venne perdendo il cara8ere tendenzialmente accentratore che era stato proprio della dominazione sveva e fu poi ereditato da quella angioina. Le ci8à si videro accorda5 dalla corona spazi di autonomia amministra5va e ai detentori del potere signorile furono riconosciute preroga5ve giurisdizionali più ampie. Nel corso del Trecento i baroni esprimevano la forza dominante, nonostante fossero divisi in due schieramen5 contrappos5: “la parzialità la5na” e la “parzialità catalana”. Essi erano spin5 dal comune interesse contro il potere regio, la cui fragilità fece sì che si trovasse nella condizione di dover acce8are la divisione delle isole in due par5: orientale e occidentale. Il quadro cominciò a mutare fra XIV e XV secolo, quando il regno siciliano rafforzò i suoi legami con la Corona d'Aragona: si avviò allora una ricostruzione degli appara5 del governo regio che riuscì a ridimensionare i poteri aristocra5ci. Questi Stati centro-meridionali presentavano caratteristiche politico- istituzionali ben diverse da quelle dei principati delle repubbliche del Centro-Nord e dello stesso Stato della Chiesa, per una serie di motivi: la lunga tradizione delle istituzioni monarchiche; 1. il peso del ceto feudale; 2. la par5colare natura delle comunità urbane, così lontana da quella delle ci8à, interessate dal fenomeno comunale 3. Non deve, tuttavia, sfuggire il manifestarsi di alcuni dei fenomeni di ordine politico-istituzionale e sociale che caratterizzarono generalmente gli stati nel tardo medioevo: A. pluralità confli8uale di sogge_ poli5ci; B. condivisionedelpoterefracentroeperiferia; C. consolidamentodelleéliteslocali; D. assenza di linearità nei processi di costruzione statale. Il sistema dell’equilibrio Durante la prima metà del Qua7rocento furono messi in a7o vari tenta:vi egemonici da parte di singoli Sta: o di coalizioni, al fine di ampliare i confini territoriali e dominare la scena poli:ca italiana. Tali disegni fallirono tu@ e nel corso degli anni cinquanta si arrivò a una stabilizzazione del quadro poli:co • . Con l'insediamento di Francesco Sforza alla guida del ducato Milanese (1450), fu risolto il problema della successione a Filippo Maria Visconti. • A far cambiare il clima poli:co fu però un fa7ore esterno: la conquista di Costan:nopoli da parte dei turchi o7omani nel 1453. La fine dell'impero bizantino indusse infatti Venezia ad abbandonare ogni mira egemonica e a impegnarsi nella ricerca di un'intesa tra gli Stati. Si giunse così, nel 1454, alla s:pula fra Venezia e Milano della pace di Lodi, cui aderirono tu7e le altre potenze regionali italiane, in cui venivano fissa: e riconosciu: i confini territoriali fra i diversi Sta:. venne poi is:tuita una Lega italica (1455), che impegnava per 25 anni rinnovabili le 5 maggiori realtà statuali (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia e di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli) a mantenere la pace. Ai fini del rispe8o dell'accordo determinante fu il ruolo svolto, a par5re dalla sua ascesa al potere (1469), da Lorenzo de Medici. • le condizioni di pace e l'assetto geopolitico definiti a Lodi si mantennero sin verso la fine del secolo. A cancellare una situazione tanto faticosamente costruita e difesa fu, nel 1494, la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, chiamato in chiave antiaragonese da Ludovico il Moro. • La fragilità degli equilibri poli:ci della penisola aveva di fa7o favorito l'inizio di una nuova fase della storia italiana: da quel momento gli sta: regionali si sarebbero dovu: misurare con le solide monarchie nazionali europee divenendone ogge7o di conquista. signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia lunedì 4 luglio 2022 04:52 Origini e prime sperimentazioni del regime signorile Nel corso del XIII secolo si evidenziarono le difficoltà che il comune ci7adino incontrava nel dare stabilità ai propri ordinamen:. • La coesistenza di ce: di varia connotazione sociale ed economica, in perenne compe:zione fra loro, generava dinamiche poli5che di notevole complessità. Confli@ e violenze dilagavano, sia nelle ci8à che nelle campagne. approfi7ando dell’instabilità della situazione, nuova ascesa al potere . • Nacquero dal corpo stesso del Comune le signorie urbane, Dunque l'affermazione di regimi signorili avvenne, nella maggior parte dei casi, a7raverso l'affermazione di un potere effe@vo che non comportava alcun sovver:mento del profilo cos:tuzionale, bensì procede7e “occupando” gli organismi del governo comunale. • Ezzelino III da Romano, che fin dagli anni Trenta del Duecento riuscì a imporre il proprio dominio su Verona, estendendolo subito dopo a Vicenza, Padova e Treviso. famiglie di tradizione militare al pootere. • A Ferrara l'affermazione degli Este, o8enendo il formale riconoscimento della Signoria e l'ereditarietà della stessa. Nel corso del secolo la dominazione si sarebbe poi estesa anche a Modena e Reggio In Veneto, la caduta di Ezzelino III da Romano, aprì la strada a nuove soluzioni: • Verona si impose la signoria scaligera con Cangrande della Scala; il potere scaligero si sarebbe esteso negli anni venti del secolo; A Padova si affermò la signoria dei Carraresi, Milano. Dapprima furono i della Torre a ottenere nei decenni centrali del XIII secolo, grazie a posizioni acquisite nell'ambito dello schieramento popolare, il controllo delle magistrature comunali; nonostante il supporto di una vasta clientela, i torriani non poterono tu7avia contrastare la parte nobiliare, che proclamò signore l'arcivescovo O7one Viscon:. La posizione viscontea si rafforzò ulteriormente con la designazione di Ma7eo Viscon: a Capitano del Popolo; Le spedizioni imperiali in Italia e la fine del sogno ghibellino : nei primi decenni del Trecento--->interventi nella penisola di due imperatori: Enrico VII di Lussemburgo e Ludovico IV il Bavaro. ENRICO V DI LUSSEMBURGO Salito al trono di Germania nel 1308, Enrico VII tornò a rivolgere la sua a7enzione all’Italia, dove mol: ne invocavano la venuta come sola possibilità di porre fine alle lo7e interne ed instaurare un regime di concordia. • Incorontato re d’Italia a Milano e nel 1312 ebbe la corona di imperatore a Roma. • Tu8avia la sua discesa fu tu7'altro che trionfale per l’os:lità di signori e comuni, non tollerano l'intromissione imperiale. • Mentre il sovrano ripiegava verso nord, si ammalò di malaria e a Buonconvento morì, portandosi dietro le anacronis:che speranze del ghibellinismo italiano. Ludovico IV il Bavaro, scese fino a Roma, chiamato dalle forze ghibelline d'Italia, dove ottenne la corona imperiale. • Si tra8ò di un procedimento rivoluzionario con il quale veniva data a8uazione alla teoria regalista di Marsilio da Padova, re8ore dell'Università di Parigi, riparato presso la corte imperiale, il quale sosteneva che, pur discendendo da Dio, il potere poli:co aveva il suo fondamento nel consenso del popolo sovrano e non necessitava, dunque, di alcuna legi@mazione da parte della Chiesa. • Tali idee sarebbero state alla base della riforma dell’elezione imperiale (dieta di Rhens, 1338). • Si era quindi constatato come l'imperatore potesse proporsi, al massimo, come sogge7o coordinatore di uno schieramento ghibellino. Nonostante ciò poteva ancora a fungere come strumento di legi@mazione del potere signorile che concedeva :toli di vicario imperiale di Duca o Marchese. • Dunque mentre l’Italia del Centro-Sud continuava a vivere le sue esperienze monarchiche, nel nord tra signorie e principati si semplifica il quadro politico, per esempio lo Stato principesco dei Savoia o quello dei Visconti o degli Sforza; • Verso gli Stati regionali : , L'affermazione dei regimi signorili diede impulso a profonde trasformazioni dell'assetto politico- territoriale dell'Italia padana. • stati regionali, governati da famiglie nobiliari di radicamento urbano.• l'Italia del centro-sud continuava ad essere inquadrata nell’esperienza monarchica, • semplificazione del quadro poli:co, che si assestò intorno alle cinque maggiori formazioni: • Stato principesco dei Savoia nell'area Subalpina occidentale; 1. Stato principesco dei Visconti, poi Sforza, nella regione Lombardia; 2. Stato-repubblica di Genova; 3. Stato-repubblica di Venezia; 4. Stato-repubblica di Firenze. 5. In questi Stati, seppur a dimensione regionale, furono messi in atto processi di costruzione statale paragonabili a quelli che investirono le monarchie europee nel corso del Trecento. • I giuris: diedero piena sovranità alle ci7à che erano emerse, svincolate da qualsiasi potere superiore. • Un fenomeno simile coinvolse anche alcuni di coloro che detenevano i :toli di vicario imperiale o pon:ficio, che riceve7ero dall'imperatore o dal Papa i :toli di duchi o marchesi, con i quali si conferiva la sovranità sul territorio governato. I vicari cessarono di essere funzionari di un superiore per divenire del tutto autonomi. vicari imperiali a Milano, i Viscon:, diventarono duchi della ci7à e dell'intero territorio; lo stesso titolo fu ottenuto dai Savoia, mentre i Gonzaga furono riconosciuti marchesi di Mantova. Gli Estensi per Ferrara Montefeltro per Urbino ricevettero l'investitura ducale dal Papa. Principati e repubbliche del Nord I principati comprendevano: gli Stati signorili monocittadini, che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga di Mantova; • ducati come quello estense, che si estendeva su Modena, Reggio e Ferrara • gli stati principeschi maggiori, quali i ducati visconteo-sforzesco e quello sabaudo. • Anche nel caso degli Sta:-repubblica oligarchici, varia era l’en5tà territoriale. Il maggiore era la Repubblica di Venezia. • MILANO dalla metà del XIV secolo, lo Stato visconteo vide il proprio territorio espandersi dal milanese all'intera Lombardia e a mol: comuni del Piemonte e dell'Emilia. • La massima estensione con Gian Galeazzo, che occupò anche la Marca Trevigiana e si spinse fino all’Italia centrale. la morte di Gian Galeazzo segnò un importante ba7uta d'arresto nel processo di costruzione statale. ripresa della spinta espansionistica con Filippo Maria, suo figlio.• Il suo tenta:vo di spingersi in direzione dell'Italia centrale e la conquista di Imola e Forlì, preoccuparono tu7avia le altre forze che si contendevano l'egemonia sul centro nord: le Repubblica di Firenze e di Venezia, che diedero vita a una Lega an:-viscontea appoggiata anche dagli Este e dei Gonzaga. battaglia di Maclodio (1427), sconfitta milanesi. pace di Ferrara, che determinò un certo assestamento nel quadro poli5co dell'area padana. Filippo Maria Viscon: ebbe un ruolo determinante anche nella crisi di successione che interessò il regno angioini alla morte di Giovanna II, prima avversando e poi incoraggiando la salita al trono di Alfonso d'Aragona. • Visconti a milano: ottenne la signoria di Milano. fu il fondatore della dinastia che, con Galeazzo Maria e Ludovico detto il Moro, sarebbe stata titolare del ducato sino alla fine del secolo. Si ebbero con lui: un nuovo ampliamento dello Stato milanese; • il rilancio dell'a_vità agricola e manifa8uriera; • la realizzazione di opere pubbliche importanti. • sforzo messo in a8o dal potere centrale per controllare una realtà poli5ca periferica variegata. Dopo l’acquisizione del titolo ducale, i visconti furono legittimati a istituire feudi al fine di legare alla corte le signorie che punteggiavano il territorio. Il feudo visconteo, efficace strumento di governo: il duca in tal modo si imponeva come fonte della sovranità e si creava una base di consenso, garantendo entrate alle casse centrali e l’inquadramento amministra:vo dei territori cedu: in concessione. Sforza a milano: D'altra parte durante l'età sforzesca, si accentuò notevolmente il par5colarismo locale. DUCATO SABAUDO Come il ducato visconteo-sforzesco, anche quello sabaudo andò estendendosi a8raverso successive acquisizioni di realtà territoriali molto diverse, come comuni urbani, signorie e terre feudali. Vennero sviluppa5, tu8avia, appara5 di governo diversi. I Savoia, riconosciu5 5tolari di un principato dall'imperatore Enrico VII ed equipara5 ai principi territoriali tedeschi, nel 1416 o8ennero dall’imperatore Sigismondo il 5tolo ducale. Fu Amedeo VIII a promuovere una riorganizzazione poli5co-amministra5va dei territori controlla5. AREA PADANA OCCIDENTALE Nell’estremo occidentale dell'area padana trovavano posto, accanto a quello sabaudo, altri stati di modesta estensione: il marchesato di Saluzzo; 1. il marchesato di Monferrato; 2. il marchesato di Ceva; 3. la contea di Asti. 4. RIVIERA LIGURE La riviera ligure era invece sotto il controllo della Repubblica di Genova. Il controllo dei genovesi si estendeva anche alla Corsica, alcune isole dell'Egeo orientale e ad alcuni insediamenti sulle coste del Mar Nero. VENEZIA Ai primi decenni del Qua8rocento risale la costruzione di una dominazione territoriale da parte di Venezia, cui avrebbe dato forte impulso il doge Francesco Foscari. La vicenda delle is5tuzioni ci8adine veneziane fu originale poiché nella ci8à lagunare si mantenne costantemente ai ver5ci della vita poli5ca un’oligarchia formata da esponen5 delle maggiori famiglie mercan5li. Nel 1297, con la cosidde8a “serrata del Maggior Consiglio”, questo ceto si chiuse ulteriormente poiché il diri8o di prender parte all'organo di governo fu formalmente riservato alle famiglie che fino ad allora erano state rappresentate, riservandosi la funzione legisla5va ed esecu5va. ITALIA NORD-ORIENTALE A est vi erano poi i principati vescovili di Trento e di Bressanone, istituiti agli inizi dell’XI secolo, e il patriarcato di Aquileia, successivamente acquisito da Venezia. PIANURA LOMBARDA Nella pianura lombarda vi era la signoria dei Gonzaga su Mantova. Lo stato fiorentino All'inizio del Qua7rocento la ci7à controllava un ampio territorio formato dai centri urbani via via so7omessi e dai rispe@vi contadi. • La scomparsa di Gian Galeazzo consenf ai fioren:ni di acquisire uno sbocco al mare con l’importante conquista di Pisa e di ampliare ancora i confini, conquistando circa due terzi della Toscana. Dal tardo Duecento la vita politico- amministrativa Fiorentina era regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. • Alla metà del XIV secolo i rappor: fra popolo grasso e ceto nobiliare prevedevano contras: violen:. L'asse8o is5tuzionale restò quello di origine tardo-comunale, mentre mutò la consistenza numerica di ques5 collegi e la condizione sociale di chi ne faceva parte. . Una tappa significativa di questo processo fu segnata dal tumulto dei ciompi, la ribellione armata cui nel 1378 diedero vita i lavoratori salariati del settore della produzione laniera. Il loro obiettivo era quello di migliorare le condizioni di lavoro e acquisire il diritto di partecipazione alla vita politica attraverso la costituzione di un arte propria. Dopo aver conquistato il potere per alcune se_mane, i ciompi furono sconfi_ dalla repressione in armi promossa dalle ar5 maggiori. Si o8enne l'effe8o contrario poiché si ebbe un ulteriore restrizione del gruppo di famiglie chiamate a ricoprire le principali cariche pubbliche: si andava delineando un’oligarchia formata da ci8adini dinamici so8o il profilo economico (mercan5, banchieri e grandi imprenditori). due famiglie giunsero a stagliarsi sulle altre: quella degli Albizzi, imprenditori del settore laniero, e quella dei Medici, grandi banchieri e proprietari fondiari. La rivalità fra i due casa: e lo scontro che ne seguì condussero prima a una temporanea preminenza degli uni, poi alla defini:va affermazione degli altri. Il quadro delle istituzioni rimase inalterato, ma in effetti furono i Medici, pur senza ricevere formale investiture, a indirizzare l'azione politica dello Stato Questo asse7o di potere si conservò per l’intero XV secolo, sopra7u7o so7o Lorenzo di Piero de7o “il Magnifico”. -svuotamento delle funzioni di alcuni tradizionali organismi di governo e nel rafforzamento di altre magistrature collegiali che sostenevano il potere mediceo. La lo8a poli5ca ci8adina non si arrestò: i Medici subirono una congiura ordita contro di loro dalla famiglia dei Pazzi, che li avevano sos5tui5 nella ges5one della finanza pon5ficia, a seguito della quale venne ucciso Giuliano. All’a8entato seguì una reazione popolare che vide soccombere mol5 esponen5 della famiglia dei Pazzi. Il ritorno all’ordine dei rapporti si ebbe nel 1480, grazie a un accordo con il Papa. Lo Stato della Chiesa : il sud Le realtà territoriali dell'Italia centrale e meridionale: lo Stato di tipo monarchico guidato dal Papa; i regni meridionali, quello insulare sotto gli aragonesi dalla pace di Caltabellotta, e quello con5nentale che, in mano agli angioini nel 1266, cominciò a essere denominato Regno di Napoli Per quanto riguarda lo Stato della Chiesa, gli anni dello scisma segnarono una significativa svolta politica. La riduzione delle entrate spinse i pontefici del Quattrocento ad una crescente attenzione per l'amministrazione delle regioni sottoposte, che furono interessate da un processo di riorganizzazione statale. Il principale organo della curia papale era la Camera apostolica, a cui competevano l'amministrazione finanziaria e alcune scelte politiche. Gli apparati di governo periferici erano incardinati nelle grandi circoscrizioni amministrative istituite nel corso del Duecento. I regni meridionali La rivolta dei Vespri e gli even: che a essa fecero seguito rappresentarono per la storia del Regno meridionale una vera e propria cesura, arrivando a determinare la fine della sua unità poli:ca: • gli angioini continuarono a regnare nella sola parte continentale, mentre sul trono di Sicilia si insediarono Pietro III d'Aragona e poi il figlio cadetto Federico III, Il periodo di maggior splendore fu il regno di Roberto il Saggio: sotto di lui Napoli conobbe decenni di grande fioritura culturale. • Forte di una solida alleanza con il Papa, il re si mise alla testa del fronte guelfo, opponendosi agli imperatori Enrico VII e Ludovico il Bavaro in occasione delle loro spedizioni nella penisola. ialla sua morte, la corona si indebolì gradualmente so8o Giovanna I e Giovanna II, a causa di due crisi di successione. • Alla fine Alfonso V il Magnanimo d'Aragona, riuscì ad avere la meglio nel confli7o dinas:co, grazie sopra8u8o al pa7o d'alleanza s:pulato con Filippo Maria Viscon:, • stabilì a Napoli la propria residenza. La sua politica fu indirizzata al rinnovamento dell'assetto amministrativo e finanziario del Regno e a una dinamica partecipazione alle vicende italiane e mediterranee del suo tempo. riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento organizzato in tre “bracci” (nobiltà, clero e ci8à avente), facoltà di proporre leggi e di più efficace contenimento delle forze baronali. Si assistette in quegli anni anche alla ripresa dell'economia. gli aragonesi, acquisirono una posizione di assoluta preminenza nel Mediterraneo occidentale. Per tu7o il XIV secolo la Sicilia, separatasi con la pace di Caltabello7a dal Mezzogiorno con:nentale, ebbe un proprio re, diverso anche da quello di Aragona, poiché sui due troni risiedevano membri di rami dis:n: della dinas:a aragonese. Con Alfonso il Magnanimo i due regni meridionali tornarono a essere uniti sotto un'unica corona, successivamente il regno venne suddiviso con i suoi discendenti: Giovanni fu re di Sicilia Ferrante re di napoli Nonostante la comune eredità normanno-sveva, le due realtà meridionali subirono sviluppi diversi. La corona e i baroni furono i sogge@ poli:ci a@vi nel regno di Napoli. La debolezza della casa regnante portò qui a un forte sviluppo delle forze aristocra:che, a cui i re furono costre@ ad accordare concessioni e privilegi. L’assetto del potere conobbe alcuni mutamenti con l'avvento degli aragonesi sul trono napoletano. Vennero is5tui5 i vicereami. I viceré, in quanto rappresentan5 locali del sovrano, esercitavano sul territorio un'autorità poli5ca, riuscendo talvolta a privare i baroni di alcune delle preroga5ve acquisite nel tempo. Negli anni di re Ferrante, il malessere baronale sfociò in una pericolosa congiura contro il sovrano. La ribellione ebbe come protagonis5 alcuni fra i più autorevoli esponen5 della nobiltà meridionale e i baroni riuscirono a trarre dalla loro parte il pontefice Innocenzo VIII e ad avere l’indire8o sostegno di Venezia. La trama diploma5ca a_vata da Lorenzo il Magnifico, con l'appoggio degli Sforza, riuscì a salvare gli aspe_ poli5ci assisten5, incoraggiando un tra8ato di pace che prevedeva da parte di Ferrante il regolare pagamento alla chiesa del tributo dovuto come riconoscimento di vassallaggio. In Sicilia, con gli Aragonesi, si venne perdendo il cara8ere tendenzialmente accentratore che era stato proprio della dominazione sveva e fu poi ereditato da quella angioina. Le ci8à si videro accorda5 dalla corona spazi di autonomia amministra5va e ai detentori del potere signorile furono riconosciute preroga5ve giurisdizionali più ampie. Nel corso del Trecento i baroni esprimevano la forza dominante, nonostante fossero divisi in due schieramen5 contrappos5: “la parzialità la5na” e la “parzialità catalana”. Essi erano spin5 dal comune interesse contro il potere regio, la cui fragilità fece sì che si trovasse nella condizione di dover acce8are la divisione delle isole in due par5: orientale e occidentale. Il quadro cominciò a mutare fra XIV e XV secolo, quando il regno siciliano rafforzò i suoi legami con la Corona d'Aragona: si avviò allora una ricostruzione degli appara5 del governo regio che riuscì a ridimensionare i poteri aristocra5ci. Questi Stati centro-meridionali presentavano caratteristiche politico- istituzionali ben diverse da quelle dei principati delle repubbliche del Centro-Nord e dello stesso Stato della Chiesa, per una serie di motivi: la lunga tradizione delle istituzioni monarchiche; 1. il peso del ceto feudale; 2. la par5colare natura delle comunità urbane, così lontana da quella delle ci8à, interessate dal fenomeno comunale 3. Non deve, tuttavia, sfuggire il manifestarsi di alcuni dei fenomeni di ordine politico-istituzionale e sociale che caratterizzarono generalmente gli stati nel tardo medioevo: A. pluralità confli8uale di sogge_ poli5ci; B. condivisionedelpoterefracentroeperiferia; C. consolidamentodelleéliteslocali; D. assenza di linearità nei processi di costruzione statale. Il sistema dell’equilibrio Durante la prima metà del Qua7rocento furono messi in a7o vari tenta:vi egemonici da parte di singoli Sta: o di coalizioni, al fine di ampliare i confini territoriali e dominare la scena poli:ca italiana. Tali disegni fallirono tu@ e nel corso degli anni cinquanta si arrivò a una stabilizzazione del quadro poli:co • . Con l'insediamento di Francesco Sforza alla guida del ducato Milanese (1450), fu risolto il problema della successione a Filippo Maria Visconti. • A far cambiare il clima poli:co fu però un fa7ore esterno: la conquista di Costan:nopoli da parte dei turchi o7omani nel 1453. La fine dell'impero bizantino indusse infatti Venezia ad abbandonare ogni mira egemonica e a impegnarsi nella ricerca di un'intesa tra gli Stati. Si giunse così, nel 1454, alla s:pula fra Venezia e Milano della pace di Lodi, cui aderirono tu7e le altre potenze regionali italiane, in cui venivano fissa: e riconosciu: i confini territoriali fra i diversi Sta:. venne poi is:tuita una Lega italica (1455), che impegnava per 25 anni rinnovabili le 5 maggiori realtà statuali (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia e di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli) a mantenere la pace. Ai fini del rispe8o dell'accordo determinante fu il ruolo svolto, a par5re dalla sua ascesa al potere (1469), da Lorenzo de Medici. • le condizioni di pace e l'assetto geopolitico definiti a Lodi si mantennero sin verso la fine del secolo. A cancellare una situazione tanto faticosamente costruita e difesa fu, nel 1494, la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, chiamato in chiave antiaragonese da Ludovico il Moro. • La fragilità degli equilibri poli:ci della penisola aveva di fa7o favorito l'inizio di una nuova fase della storia italiana: da quel momento gli sta: regionali si sarebbero dovu: misurare con le solide monarchie nazionali europee divenendone ogge7o di conquista. signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia lunedì 4 luglio 2022 04:52 Origini e prime sperimentazioni del regime signorile Nel corso del XIII secolo si evidenziarono le difficoltà che il comune ci7adino incontrava nel dare stabilità ai propri ordinamen:. • La coesistenza di ce: di varia connotazione sociale ed economica, in perenne compe:zione fra loro, generava dinamiche poli5che di notevole complessità. Confli@ e violenze dilagavano, sia nelle ci8à che nelle campagne. approfi7ando dell’instabilità della situazione, nuova ascesa al potere . • Nacquero dal corpo stesso del Comune le signorie urbane, Dunque l'affermazione di regimi signorili avvenne, nella maggior parte dei casi, a7raverso l'affermazione di un potere effe@vo che non comportava alcun sovver:mento del profilo cos:tuzionale, bensì procede7e “occupando” gli organismi del governo comunale. • Ezzelino III da Romano, che fin dagli anni Trenta del Duecento riuscì a imporre il proprio dominio su Verona, estendendolo subito dopo a Vicenza, Padova e Treviso. famiglie di tradizione militare al pootere. • A Ferrara l'affermazione degli Este, o8enendo il formale riconoscimento della Signoria e l'ereditarietà della stessa. Nel corso del secolo la dominazione si sarebbe poi estesa anche a Modena e Reggio In Veneto, la caduta di Ezzelino III da Romano, aprì la strada a nuove soluzioni: • Verona si impose la signoria scaligera con Cangrande della Scala; il potere scaligero si sarebbe esteso negli anni venti del secolo; A Padova si affermò la signoria dei Carraresi, Milano. Dapprima furono i della Torre a ottenere nei decenni centrali del XIII secolo, grazie a posizioni acquisite nell'ambito dello schieramento popolare, il controllo delle magistrature comunali; nonostante il supporto di una vasta clientela, i torriani non poterono tu7avia contrastare la parte nobiliare, che proclamò signore l'arcivescovo O7one Viscon:. La posizione viscontea si rafforzò ulteriormente con la designazione di Ma7eo Viscon: a Capitano del Popolo; Le spedizioni imperiali in Italia e la fine del sogno ghibellino : nei primi decenni del Trecento--->interventi nella penisola di due imperatori: Enrico VII di Lussemburgo e Ludovico IV il Bavaro. ENRICO V DI LUSSEMBURGO Salito al trono di Germania nel 1308, Enrico VII tornò a rivolgere la sua a7enzione all’Italia, dove mol: ne invocavano la venuta come sola possibilità di porre fine alle lo7e interne ed instaurare un regime di concordia. • Incorontato re d’Italia a Milano e nel 1312 ebbe la corona di imperatore a Roma. • Tu8avia la sua discesa fu tu7'altro che trionfale per l’os:lità di signori e comuni, non tollerano l'intromissione imperiale. • Mentre il sovrano ripiegava verso nord, si ammalò di malaria e a Buonconvento morì, portandosi dietro le anacronis:che speranze del ghibellinismo italiano. Ludovico IV il Bavaro, scese fino a Roma, chiamato dalle forze ghibelline d'Italia, dove ottenne la corona imperiale. • Si tra8ò di un procedimento rivoluzionario con il quale veniva data a8uazione alla teoria regalista di Marsilio da Padova, re8ore dell'Università di Parigi, riparato presso la corte imperiale, il quale sosteneva che, pur discendendo da Dio, il potere poli:co aveva il suo fondamento nel consenso del popolo sovrano e non necessitava, dunque, di alcuna legi@mazione da parte della Chiesa. • Tali idee sarebbero state alla base della riforma dell’elezione imperiale (dieta di Rhens, 1338). • Si era quindi constatato come l'imperatore potesse proporsi, al massimo, come sogge7o coordinatore di uno schieramento ghibellino. Nonostante ciò poteva ancora a fungere come strumento di legi@mazione del potere signorile che concedeva :toli di vicario imperiale di Duca o Marchese. • Dunque mentre l’Italia del Centro-Sud continuava a vivere le sue esperienze monarchiche, nel nord tra signorie e principati si semplifica il quadro politico, per esempio lo Stato principesco dei Savoia o quello dei Visconti o degli Sforza; • Verso gli Stati regionali : , L'affermazione dei regimi signorili diede impulso a profonde trasformazioni dell'assetto politico- territoriale dell'Italia padana. • stati regionali, governati da famiglie nobiliari di radicamento urbano.• l'Italia del centro-sud continuava ad essere inquadrata nell’esperienza monarchica, • semplificazione del quadro poli:co, che si assestò intorno alle cinque maggiori formazioni: • Stato principesco dei Savoia nell'area Subalpina occidentale; 1. Stato principesco dei Visconti, poi Sforza, nella regione Lombardia; 2. Stato-repubblica di Genova; 3. Stato-repubblica di Venezia; 4. Stato-repubblica di Firenze. 5. In questi Stati, seppur a dimensione regionale, furono messi in atto processi di costruzione statale paragonabili a quelli che investirono le monarchie europee nel corso del Trecento. • I giuris: diedero piena sovranità alle ci7à che erano emerse, svincolate da qualsiasi potere superiore. • Un fenomeno simile coinvolse anche alcuni di coloro che detenevano i :toli di vicario imperiale o pon:ficio, che riceve7ero dall'imperatore o dal Papa i :toli di duchi o marchesi, con i quali si conferiva la sovranità sul territorio governato. I vicari cessarono di essere funzionari di un superiore per divenire del tutto autonomi. vicari imperiali a Milano, i Viscon:, diventarono duchi della ci7à e dell'intero territorio; lo stesso titolo fu ottenuto dai Savoia, mentre i Gonzaga furono riconosciuti marchesi di Mantova. Gli Estensi per Ferrara Montefeltro per Urbino ricevettero l'investitura ducale dal Papa. Principati e repubbliche del Nord I principati comprendevano: gli Stati signorili monocittadini, che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga di Mantova; • ducati come quello estense, che si estendeva su Modena, Reggio e Ferrara • gli stati principeschi maggiori, quali i ducati visconteo-sforzesco e quello sabaudo. • Anche nel caso degli Sta:-repubblica oligarchici, varia era l’en5tà territoriale. Il maggiore era la Repubblica di Venezia. • MILANO dalla metà del XIV secolo, lo Stato visconteo vide il proprio territorio espandersi dal milanese all'intera Lombardia e a mol: comuni del Piemonte e dell'Emilia. • La massima estensione con Gian Galeazzo, che occupò anche la Marca Trevigiana e si spinse fino all’Italia centrale. la morte di Gian Galeazzo segnò un importante ba7uta d'arresto nel processo di costruzione statale. ripresa della spinta espansionistica con Filippo Maria, suo figlio.• Il suo tenta:vo di spingersi in direzione dell'Italia centrale e la conquista di Imola e Forlì, preoccuparono tu7avia le altre forze che si contendevano l'egemonia sul centro nord: le Repubblica di Firenze e di Venezia, che diedero vita a una Lega an:-viscontea appoggiata anche dagli Este e dei Gonzaga. battaglia di Maclodio (1427), sconfitta milanesi. pace di Ferrara, che determinò un certo assestamento nel quadro poli5co dell'area padana. Filippo Maria Viscon: ebbe un ruolo determinante anche nella crisi di successione che interessò il regno angioini alla morte di Giovanna II, prima avversando e poi incoraggiando la salita al trono di Alfonso d'Aragona. • Visconti a milano: ottenne la signoria di Milano. fu il fondatore della dinastia che, con Galeazzo Maria e Ludovico detto il Moro, sarebbe stata titolare del ducato sino alla fine del secolo. Si ebbero con lui: un nuovo ampliamento dello Stato milanese; • il rilancio dell'a_vità agricola e manifa8uriera; • la realizzazione di opere pubbliche importanti. • sforzo messo in a8o dal potere centrale per controllare una realtà poli5ca periferica variegata. Dopo l’acquisizione del titolo ducale, i visconti furono legittimati a istituire feudi al fine di legare alla corte le signorie che punteggiavano il territorio. Il feudo visconteo, efficace strumento di governo: il duca in tal modo si imponeva come fonte della sovranità e si creava una base di consenso, garantendo entrate alle casse centrali e l’inquadramento amministra:vo dei territori cedu: in concessione. Sforza a milano: D'altra parte durante l'età sforzesca, si accentuò notevolmente il par5colarismo locale. DUCATO SABAUDO Come il ducato visconteo-sforzesco, anche quello sabaudo andò estendendosi a8raverso successive acquisizioni di realtà territoriali molto diverse, come comuni urbani, signorie e terre feudali. Vennero sviluppa5, tu8avia, appara5 di governo diversi. I Savoia, riconosciu5 5tolari di un principato dall'imperatore Enrico VII ed equipara5 ai principi territoriali tedeschi, nel 1416 o8ennero dall’imperatore Sigismondo il 5tolo ducale. Fu Amedeo VIII a promuovere una riorganizzazione poli5co-amministra5va dei territori controlla5. AREA PADANA OCCIDENTALE Nell’estremo occidentale dell'area padana trovavano posto, accanto a quello sabaudo, altri stati di modesta estensione: il marchesato di Saluzzo; 1. il marchesato di Monferrato; 2. il marchesato di Ceva; 3. la contea di Asti. 4. RIVIERA LIGURE La riviera ligure era invece sotto il controllo della Repubblica di Genova. Il controllo dei genovesi si estendeva anche alla Corsica, alcune isole dell'Egeo orientale e ad alcuni insediamenti sulle coste del Mar Nero. VENEZIA Ai primi decenni del Qua8rocento risale la costruzione di una dominazione territoriale da parte di Venezia, cui avrebbe dato forte impulso il doge Francesco Foscari. La vicenda delle is5tuzioni ci8adine veneziane fu originale poiché nella ci8à lagunare si mantenne costantemente ai ver5ci della vita poli5ca un’oligarchia formata da esponen5 delle maggiori famiglie mercan5li. Nel 1297, con la cosidde8a “serrata del Maggior Consiglio”, questo ceto si chiuse ulteriormente poiché il diri8o di prender parte all'organo di governo fu formalmente riservato alle famiglie che fino ad allora erano state rappresentate, riservandosi la funzione legisla5va ed esecu5va. ITALIA NORD-ORIENTALE A est vi erano poi i principati vescovili di Trento e di Bressanone, istituiti agli inizi dell’XI secolo, e il patriarcato di Aquileia, successivamente acquisito da Venezia. PIANURA LOMBARDA Nella pianura lombarda vi era la signoria dei Gonzaga su Mantova. Lo stato fiorentino All'inizio del Qua7rocento la ci7à controllava un ampio territorio formato dai centri urbani via via so7omessi e dai rispe@vi contadi. • La scomparsa di Gian Galeazzo consenf ai fioren:ni di acquisire uno sbocco al mare con l’importante conquista di Pisa e di ampliare ancora i confini, conquistando circa due terzi della Toscana. Dal tardo Duecento la vita politico- amministrativa Fiorentina era regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. • Alla metà del XIV secolo i rappor: fra popolo grasso e ceto nobiliare prevedevano contras: violen:. L'asse8o is5tuzionale restò quello di origine tardo-comunale, mentre mutò la consistenza numerica di ques5 collegi e la condizione sociale di chi ne faceva parte. . Una tappa significativa di questo processo fu segnata dal tumulto dei ciompi, la ribellione armata cui nel 1378 diedero vita i lavoratori salariati del settore della produzione laniera. Il loro obiettivo era quello di migliorare le condizioni di lavoro e acquisire il diritto di partecipazione alla vita politica attraverso la costituzione di un arte propria. Dopo aver conquistato il potere per alcune se_mane, i ciompi furono sconfi_ dalla repressione in armi promossa dalle ar5 maggiori. Si o8enne l'effe8o contrario poiché si ebbe un ulteriore restrizione del gruppo di famiglie chiamate a ricoprire le principali cariche pubbliche: si andava delineando un’oligarchia formata da ci8adini dinamici so8o il profilo economico (mercan5, banchieri e grandi imprenditori). due famiglie giunsero a stagliarsi sulle altre: quella degli Albizzi, imprenditori del settore laniero, e quella dei Medici, grandi banchieri e proprietari fondiari. La rivalità fra i due casa: e lo scontro che ne seguì condussero prima a una temporanea preminenza degli uni, poi alla defini:va affermazione degli altri. Il quadro delle istituzioni rimase inalterato, ma in effetti furono i Medici, pur senza ricevere formale investiture, a indirizzare l'azione politica dello Stato Questo asse7o di potere si conservò per l’intero XV secolo, sopra7u7o so7o Lorenzo di Piero de7o “il Magnifico”. -svuotamento delle funzioni di alcuni tradizionali organismi di governo e nel rafforzamento di altre magistrature collegiali che sostenevano il potere mediceo. La lo8a poli5ca ci8adina non si arrestò: i Medici subirono una congiura ordita contro di loro dalla famiglia dei Pazzi, che li avevano sos5tui5 nella ges5one della finanza pon5ficia, a seguito della quale venne ucciso Giuliano. All’a8entato seguì una reazione popolare che vide soccombere mol5 esponen5 della famiglia dei Pazzi. Il ritorno all’ordine dei rapporti si ebbe nel 1480, grazie a un accordo con il Papa. Lo Stato della Chiesa : il sud Le realtà territoriali dell'Italia centrale e meridionale: lo Stato di tipo monarchico guidato dal Papa; i regni meridionali, quello insulare sotto gli aragonesi dalla pace di Caltabellotta, e quello con5nentale che, in mano agli angioini nel 1266, cominciò a essere denominato Regno di Napoli Per quanto riguarda lo Stato della Chiesa, gli anni dello scisma segnarono una significativa svolta politica. La riduzione delle entrate spinse i pontefici del Quattrocento ad una crescente attenzione per l'amministrazione delle regioni sottoposte, che furono interessate da un processo di riorganizzazione statale. Il principale organo della curia papale era la Camera apostolica, a cui competevano l'amministrazione finanziaria e alcune scelte politiche. Gli apparati di governo periferici erano incardinati nelle grandi circoscrizioni amministrative istituite nel corso del Duecento. I regni meridionali La rivolta dei Vespri e gli even: che a essa fecero seguito rappresentarono per la storia del Regno meridionale una vera e propria cesura, arrivando a determinare la fine della sua unità poli:ca: • gli angioini continuarono a regnare nella sola parte continentale, mentre sul trono di Sicilia si insediarono Pietro III d'Aragona e poi il figlio cadetto Federico III, Il periodo di maggior splendore fu il regno di Roberto il Saggio: sotto di lui Napoli conobbe decenni di grande fioritura culturale. • Forte di una solida alleanza con il Papa, il re si mise alla testa del fronte guelfo, opponendosi agli imperatori Enrico VII e Ludovico il Bavaro in occasione delle loro spedizioni nella penisola. ialla sua morte, la corona si indebolì gradualmente so8o Giovanna I e Giovanna II, a causa di due crisi di successione. • Alla fine Alfonso V il Magnanimo d'Aragona, riuscì ad avere la meglio nel confli7o dinas:co, grazie sopra8u8o al pa7o d'alleanza s:pulato con Filippo Maria Viscon:, • stabilì a Napoli la propria residenza. La sua politica fu indirizzata al rinnovamento dell'assetto amministrativo e finanziario del Regno e a una dinamica partecipazione alle vicende italiane e mediterranee del suo tempo. riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento organizzato in tre “bracci” (nobiltà, clero e ci8à avente), facoltà di proporre leggi e di più efficace contenimento delle forze baronali. Si assistette in quegli anni anche alla ripresa dell'economia. gli aragonesi, acquisirono una posizione di assoluta preminenza nel Mediterraneo occidentale. Per tu7o il XIV secolo la Sicilia, separatasi con la pace di Caltabello7a dal Mezzogiorno con:nentale, ebbe un proprio re, diverso anche da quello di Aragona, poiché sui due troni risiedevano membri di rami dis:n: della dinas:a aragonese. Con Alfonso il Magnanimo i due regni meridionali tornarono a essere uniti sotto un'unica corona, successivamente il regno venne suddiviso con i suoi discendenti: Giovanni fu re di Sicilia Ferrante re di napoli Nonostante la comune eredità normanno-sveva, le due realtà meridionali subirono sviluppi diversi. La corona e i baroni furono i sogge@ poli:ci a@vi nel regno di Napoli. La debolezza della casa regnante portò qui a un forte sviluppo delle forze aristocra:che, a cui i re furono costre@ ad accordare concessioni e privilegi. L’assetto del potere conobbe alcuni mutamenti con l'avvento degli aragonesi sul trono napoletano. Vennero is5tui5 i vicereami. I viceré, in quanto rappresentan5 locali del sovrano, esercitavano sul territorio un'autorità poli5ca, riuscendo talvolta a privare i baroni di alcune delle preroga5ve acquisite nel tempo. Negli anni di re Ferrante, il malessere baronale sfociò in una pericolosa congiura contro il sovrano. La ribellione ebbe come protagonis5 alcuni fra i più autorevoli esponen5 della nobiltà meridionale e i baroni riuscirono a trarre dalla loro parte il pontefice Innocenzo VIII e ad avere l’indire8o sostegno di Venezia. La trama diploma5ca a_vata da Lorenzo il Magnifico, con l'appoggio degli Sforza, riuscì a salvare gli aspe_ poli5ci assisten5, incoraggiando un tra8ato di pace che prevedeva da parte di Ferrante il regolare pagamento alla chiesa del tributo dovuto come riconoscimento di vassallaggio. In Sicilia, con gli Aragonesi, si venne perdendo il cara8ere tendenzialmente accentratore che era stato proprio della dominazione sveva e fu poi ereditato da quella angioina. Le ci8à si videro accorda5 dalla corona spazi di autonomia amministra5va e ai detentori del potere signorile furono riconosciute preroga5ve giurisdizionali più ampie. Nel corso del Trecento i baroni esprimevano la forza dominante, nonostante fossero divisi in due schieramen5 contrappos5: “la parzialità la5na” e la “parzialità catalana”. Essi erano spin5 dal comune interesse contro il potere regio, la cui fragilità fece sì che si trovasse nella condizione di dover acce8are la divisione delle isole in due par5: orientale e occidentale. Il quadro cominciò a mutare fra XIV e XV secolo, quando il regno siciliano rafforzò i suoi legami con la Corona d'Aragona: si avviò allora una ricostruzione degli appara5 del governo regio che riuscì a ridimensionare i poteri aristocra5ci. Questi Stati centro-meridionali presentavano caratteristiche politico- istituzionali ben diverse da quelle dei principati delle repubbliche del Centro-Nord e dello stesso Stato della Chiesa, per una serie di motivi: la lunga tradizione delle istituzioni monarchiche; 1. il peso del ceto feudale; 2. la par5colare natura delle comunità urbane, così lontana da quella delle ci8à, interessate dal fenomeno comunale 3. Non deve, tuttavia, sfuggire il manifestarsi di alcuni dei fenomeni di ordine politico-istituzionale e sociale che caratterizzarono generalmente gli stati nel tardo medioevo: A. pluralità confli8uale di sogge_ poli5ci; B. condivisionedelpoterefracentroeperiferia; C. consolidamentodelleéliteslocali; D. assenza di linearità nei processi di costruzione statale. Il sistema dell’equilibrio Durante la prima metà del Qua7rocento furono messi in a7o vari tenta:vi egemonici da parte di singoli Sta: o di coalizioni, al fine di ampliare i confini territoriali e dominare la scena poli:ca italiana. Tali disegni fallirono tu@ e nel corso degli anni cinquanta si arrivò a una stabilizzazione del quadro poli:co • . Con l'insediamento di Francesco Sforza alla guida del ducato Milanese (1450), fu risolto il problema della successione a Filippo Maria Visconti. • A far cambiare il clima poli:co fu però un fa7ore esterno: la conquista di Costan:nopoli da parte dei turchi o7omani nel 1453. La fine dell'impero bizantino indusse infatti Venezia ad abbandonare ogni mira egemonica e a impegnarsi nella ricerca di un'intesa tra gli Stati. Si giunse così, nel 1454, alla s:pula fra Venezia e Milano della pace di Lodi, cui aderirono tu7e le altre potenze regionali italiane, in cui venivano fissa: e riconosciu: i confini territoriali fra i diversi Sta:. venne poi is:tuita una Lega italica (1455), che impegnava per 25 anni rinnovabili le 5 maggiori realtà statuali (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia e di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli) a mantenere la pace. Ai fini del rispe8o dell'accordo determinante fu il ruolo svolto, a par5re dalla sua ascesa al potere (1469), da Lorenzo de Medici. • le condizioni di pace e l'assetto geopolitico definiti a Lodi si mantennero sin verso la fine del secolo. A cancellare una situazione tanto faticosamente costruita e difesa fu, nel 1494, la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, chiamato in chiave antiaragonese da Ludovico il Moro. • La fragilità degli equilibri poli:ci della penisola aveva di fa7o favorito l'inizio di una nuova fase della storia italiana: da quel momento gli sta: regionali si sarebbero dovu: misurare con le solide monarchie nazionali europee divenendone ogge7o di conquista. signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia lunedì 4 luglio 2022 04:52 Origini e prime sperimentazioni del regime signorile Nel corso del XIII secolo si evidenziarono le difficoltà che il comune ci7adino incontrava nel dare stabilità ai propri ordinamen:. • La coesistenza di ce: di varia connotazione sociale ed economica, in perenne compe:zione fra loro, generava dinamiche poli5che di notevole complessità. Confli@ e violenze dilagavano, sia nelle ci8à che nelle campagne. approfi7ando dell’instabilità della situazione, nuova ascesa al potere . • Nacquero dal corpo stesso del Comune le signorie urbane, Dunque l'affermazione di regimi signorili avvenne, nella maggior parte dei casi, a7raverso l'affermazione di un potere effe@vo che non comportava alcun sovver:mento del profilo cos:tuzionale, bensì procede7e “occupando” gli organismi del governo comunale. • Ezzelino III da Romano, che fin dagli anni Trenta del Duecento riuscì a imporre il proprio dominio su Verona, estendendolo subito dopo a Vicenza, Padova e Treviso. famiglie di tradizione militare al pootere. • A Ferrara l'affermazione degli Este, o8enendo il formale riconoscimento della Signoria e l'ereditarietà della stessa. Nel corso del secolo la dominazione si sarebbe poi estesa anche a Modena e Reggio In Veneto, la caduta di Ezzelino III da Romano, aprì la strada a nuove soluzioni: • Verona si impose la signoria scaligera con Cangrande della Scala; il potere scaligero si sarebbe esteso negli anni venti del secolo; A Padova si affermò la signoria dei Carraresi, Milano. Dapprima furono i della Torre a ottenere nei decenni centrali del XIII secolo, grazie a posizioni acquisite nell'ambito dello schieramento popolare, il controllo delle magistrature comunali; nonostante il supporto di una vasta clientela, i torriani non poterono tu7avia contrastare la parte nobiliare, che proclamò signore l'arcivescovo O7one Viscon:. La posizione viscontea si rafforzò ulteriormente con la designazione di Ma7eo Viscon: a Capitano del Popolo; Le spedizioni imperiali in Italia e la fine del sogno ghibellino : nei primi decenni del Trecento--->interventi nella penisola di due imperatori: Enrico VII di Lussemburgo e Ludovico IV il Bavaro. ENRICO V DI LUSSEMBURGO Salito al trono di Germania nel 1308, Enrico VII tornò a rivolgere la sua a7enzione all’Italia, dove mol: ne invocavano la venuta come sola possibilità di porre fine alle lo7e interne ed instaurare un regime di concordia. • Incorontato re d’Italia a Milano e nel 1312 ebbe la corona di imperatore a Roma. • Tu8avia la sua discesa fu tu7'altro che trionfale per l’os:lità di signori e comuni, non tollerano l'intromissione imperiale. • Mentre il sovrano ripiegava verso nord, si ammalò di malaria e a Buonconvento morì, portandosi dietro le anacronis:che speranze del ghibellinismo italiano. Ludovico IV il Bavaro, scese fino a Roma, chiamato dalle forze ghibelline d'Italia, dove ottenne la corona imperiale. • Si tra8ò di un procedimento rivoluzionario con il quale veniva data a8uazione alla teoria regalista di Marsilio da Padova, re8ore dell'Università di Parigi, riparato presso la corte imperiale, il quale sosteneva che, pur discendendo da Dio, il potere poli:co aveva il suo fondamento nel consenso del popolo sovrano e non necessitava, dunque, di alcuna legi@mazione da parte della Chiesa. • Tali idee sarebbero state alla base della riforma dell’elezione imperiale (dieta di Rhens, 1338). • Si era quindi constatato come l'imperatore potesse proporsi, al massimo, come sogge7o coordinatore di uno schieramento ghibellino. Nonostante ciò poteva ancora a fungere come strumento di legi@mazione del potere signorile che concedeva :toli di vicario imperiale di Duca o Marchese. • Dunque mentre l’Italia del Centro-Sud continuava a vivere le sue esperienze monarchiche, nel nord tra signorie e principati si semplifica il quadro politico, per esempio lo Stato principesco dei Savoia o quello dei Visconti o degli Sforza; • Verso gli Stati regionali : , L'affermazione dei regimi signorili diede impulso a profonde trasformazioni dell'assetto politico- territoriale dell'Italia padana. • stati regionali, governati da famiglie nobiliari di radicamento urbano.• l'Italia del centro-sud continuava ad essere inquadrata nell’esperienza monarchica, • semplificazione del quadro poli:co, che si assestò intorno alle cinque maggiori formazioni: • Stato principesco dei Savoia nell'area Subalpina occidentale; 1. Stato principesco dei Visconti, poi Sforza, nella regione Lombardia; 2. Stato-repubblica di Genova; 3. Stato-repubblica di Venezia; 4. Stato-repubblica di Firenze. 5. In questi Stati, seppur a dimensione regionale, furono messi in atto processi di costruzione statale paragonabili a quelli che investirono le monarchie europee nel corso del Trecento. • I giuris: diedero piena sovranità alle ci7à che erano emerse, svincolate da qualsiasi potere superiore. • Un fenomeno simile coinvolse anche alcuni di coloro che detenevano i :toli di vicario imperiale o pon:ficio, che riceve7ero dall'imperatore o dal Papa i :toli di duchi o marchesi, con i quali si conferiva la sovranità sul territorio governato. I vicari cessarono di essere funzionari di un superiore per divenire del tutto autonomi. vicari imperiali a Milano, i Viscon:, diventarono duchi della ci7à e dell'intero territorio; lo stesso titolo fu ottenuto dai Savoia, mentre i Gonzaga furono riconosciuti marchesi di Mantova. Gli Estensi per Ferrara Montefeltro per Urbino ricevettero l'investitura ducale dal Papa. Principati e repubbliche del Nord I principati comprendevano: gli Stati signorili monocittadini, che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga di Mantova; • ducati come quello estense, che si estendeva su Modena, Reggio e Ferrara • gli stati principeschi maggiori, quali i ducati visconteo-sforzesco e quello sabaudo. • Anche nel caso degli Sta:-repubblica oligarchici, varia era l’en5tà territoriale. Il maggiore era la Repubblica di Venezia. • MILANO dalla metà del XIV secolo, lo Stato visconteo vide il proprio territorio espandersi dal milanese all'intera Lombardia e a mol: comuni del Piemonte e dell'Emilia. • La massima estensione con Gian Galeazzo, che occupò anche la Marca Trevigiana e si spinse fino all’Italia centrale. la morte di Gian Galeazzo segnò un importante ba7uta d'arresto nel processo di costruzione statale. ripresa della spinta espansionistica con Filippo Maria, suo figlio.• Il suo tenta:vo di spingersi in direzione dell'Italia centrale e la conquista di Imola e Forlì, preoccuparono tu7avia le altre forze che si contendevano l'egemonia sul centro nord: le Repubblica di Firenze e di Venezia, che diedero vita a una Lega an:-viscontea appoggiata anche dagli Este e dei Gonzaga. battaglia di Maclodio (1427), sconfitta milanesi. pace di Ferrara, che determinò un certo assestamento nel quadro poli5co dell'area padana. Filippo Maria Viscon: ebbe un ruolo determinante anche nella crisi di successione che interessò il regno angioini alla morte di Giovanna II, prima avversando e poi incoraggiando la salita al trono di Alfonso d'Aragona. • Visconti a milano: ottenne la signoria di Milano. fu il fondatore della dinastia che, con Galeazzo Maria e Ludovico detto il Moro, sarebbe stata titolare del ducato sino alla fine del secolo. Si ebbero con lui: un nuovo ampliamento dello Stato milanese; • il rilancio dell'a_vità agricola e manifa8uriera; • la realizzazione di opere pubbliche importanti. • sforzo messo in a8o dal potere centrale per controllare una realtà poli5ca periferica variegata. Dopo l’acquisizione del titolo ducale, i visconti furono legittimati a istituire feudi al fine di legare alla corte le signorie che punteggiavano il territorio. Il feudo visconteo, efficace strumento di governo: il duca in tal modo si imponeva come fonte della sovranità e si creava una base di consenso, garantendo entrate alle casse centrali e l’inquadramento amministra:vo dei territori cedu: in concessione. Sforza a milano: D'altra parte durante l'età sforzesca, si accentuò notevolmente il par5colarismo locale. DUCATO SABAUDO Come il ducato visconteo-sforzesco, anche quello sabaudo andò estendendosi a8raverso successive acquisizioni di realtà territoriali molto diverse, come comuni urbani, signorie e terre feudali. Vennero sviluppa5, tu8avia, appara5 di governo diversi. I Savoia, riconosciu5 5tolari di un principato dall'imperatore Enrico VII ed equipara5 ai principi territoriali tedeschi, nel 1416 o8ennero dall’imperatore Sigismondo il 5tolo ducale. Fu Amedeo VIII a promuovere una riorganizzazione poli5co-amministra5va dei territori controlla5. AREA PADANA OCCIDENTALE Nell’estremo occidentale dell'area padana trovavano posto, accanto a quello sabaudo, altri stati di modesta estensione: il marchesato di Saluzzo; 1. il marchesato di Monferrato; 2. il marchesato di Ceva; 3. la contea di Asti. 4. RIVIERA LIGURE La riviera ligure era invece sotto il controllo della Repubblica di Genova. Il controllo dei genovesi si estendeva anche alla Corsica, alcune isole dell'Egeo orientale e ad alcuni insediamenti sulle coste del Mar Nero. VENEZIA Ai primi decenni del Qua8rocento risale la costruzione di una dominazione territoriale da parte di Venezia, cui avrebbe dato forte impulso il doge Francesco Foscari. La vicenda delle is5tuzioni ci8adine veneziane fu originale poiché nella ci8à lagunare si mantenne costantemente ai ver5ci della vita poli5ca un’oligarchia formata da esponen5 delle maggiori famiglie mercan5li. Nel 1297, con la cosidde8a “serrata del Maggior Consiglio”, questo ceto si chiuse ulteriormente poiché il diri8o di prender parte all'organo di governo fu formalmente riservato alle famiglie che fino ad allora erano state rappresentate, riservandosi la funzione legisla5va ed esecu5va. ITALIA NORD-ORIENTALE A est vi erano poi i principati vescovili di Trento e di Bressanone, istituiti agli inizi dell’XI secolo, e il patriarcato di Aquileia, successivamente acquisito da Venezia. PIANURA LOMBARDA Nella pianura lombarda vi era la signoria dei Gonzaga su Mantova. Lo stato fiorentino All'inizio del Qua7rocento la ci7à controllava un ampio territorio formato dai centri urbani via via so7omessi e dai rispe@vi contadi. • La scomparsa di Gian Galeazzo consenf ai fioren:ni di acquisire uno sbocco al mare con l’importante conquista di Pisa e di ampliare ancora i confini, conquistando circa due terzi della Toscana. Dal tardo Duecento la vita politico- amministrativa Fiorentina era regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. • Alla metà del XIV secolo i rappor: fra popolo grasso e ceto nobiliare prevedevano contras: violen:. L'asse8o is5tuzionale restò quello di origine tardo-comunale, mentre mutò la consistenza numerica di ques5 collegi e la condizione sociale di chi ne faceva parte. . Una tappa significativa di questo processo fu segnata dal tumulto dei ciompi, la ribellione armata cui nel 1378 diedero vita i lavoratori salariati del settore della produzione laniera. Il loro obiettivo era quello di migliorare le condizioni di lavoro e acquisire il diritto di partecipazione alla vita politica attraverso la costituzione di un arte propria. Dopo aver conquistato il potere per alcune se_mane, i ciompi furono sconfi_ dalla repressione in armi promossa dalle ar5 maggiori. Si o8enne l'effe8o contrario poiché si ebbe un ulteriore restrizione del gruppo di famiglie chiamate a ricoprire le principali cariche pubbliche: si andava delineando un’oligarchia formata da ci8adini dinamici so8o il profilo economico (mercan5, banchieri e grandi imprenditori). due famiglie giunsero a stagliarsi sulle altre: quella degli Albizzi, imprenditori del settore laniero, e quella dei Medici, grandi banchieri e proprietari fondiari. La rivalità fra i due casa: e lo scontro che ne seguì condussero prima a una temporanea preminenza degli uni, poi alla defini:va affermazione degli altri. Il quadro delle istituzioni rimase inalterato, ma in effetti furono i Medici, pur senza ricevere formale investiture, a indirizzare l'azione politica dello Stato Questo asse7o di potere si conservò per l’intero XV secolo, sopra7u7o so7o Lorenzo di Piero de7o “il Magnifico”. -svuotamento delle funzioni di alcuni tradizionali organismi di governo e nel rafforzamento di altre magistrature collegiali che sostenevano il potere mediceo. La lo8a poli5ca ci8adina non si arrestò: i Medici subirono una congiura ordita contro di loro dalla famiglia dei Pazzi, che li avevano sos5tui5 nella ges5one della finanza pon5ficia, a seguito della quale venne ucciso Giuliano. All’a8entato seguì una reazione popolare che vide soccombere mol5 esponen5 della famiglia dei Pazzi. Il ritorno all’ordine dei rapporti si ebbe nel 1480, grazie a un accordo con il Papa. Lo Stato della Chiesa : il sud Le realtà territoriali dell'Italia centrale e meridionale: lo Stato di tipo monarchico guidato dal Papa; i regni meridionali, quello insulare sotto gli aragonesi dalla pace di Caltabellotta, e quello con5nentale che, in mano agli angioini nel 1266, cominciò a essere denominato Regno di Napoli Per quanto riguarda lo Stato della Chiesa, gli anni dello scisma segnarono una significativa svolta politica. La riduzione delle entrate spinse i pontefici del Quattrocento ad una crescente attenzione per l'amministrazione delle regioni sottoposte, che furono interessate da un processo di riorganizzazione statale. Il principale organo della curia papale era la Camera apostolica, a cui competevano l'amministrazione finanziaria e alcune scelte politiche. Gli apparati di governo periferici erano incardinati nelle grandi circoscrizioni amministrative istituite nel corso del Duecento. I regni meridionali La rivolta dei Vespri e gli even: che a essa fecero seguito rappresentarono per la storia del Regno meridionale una vera e propria cesura, arrivando a determinare la fine della sua unità poli:ca: • gli angioini continuarono a regnare nella sola parte continentale, mentre sul trono di Sicilia si insediarono Pietro III d'Aragona e poi il figlio cadetto Federico III, Il periodo di maggior splendore fu il regno di Roberto il Saggio: sotto di lui Napoli conobbe decenni di grande fioritura culturale. • Forte di una solida alleanza con il Papa, il re si mise alla testa del fronte guelfo, opponendosi agli imperatori Enrico VII e Ludovico il Bavaro in occasione delle loro spedizioni nella penisola. ialla sua morte, la corona si indebolì gradualmente so8o Giovanna I e Giovanna II, a causa di due crisi di successione. • Alla fine Alfonso V il Magnanimo d'Aragona, riuscì ad avere la meglio nel confli7o dinas:co, grazie sopra8u8o al pa7o d'alleanza s:pulato con Filippo Maria Viscon:, • stabilì a Napoli la propria residenza. La sua politica fu indirizzata al rinnovamento dell'assetto amministrativo e finanziario del Regno e a una dinamica partecipazione alle vicende italiane e mediterranee del suo tempo. riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento organizzato in tre “bracci” (nobiltà, clero e ci8à avente), facoltà di proporre leggi e di più efficace contenimento delle forze baronali. Si assistette in quegli anni anche alla ripresa dell'economia. gli aragonesi, acquisirono una posizione di assoluta preminenza nel Mediterraneo occidentale. Per tu7o il XIV secolo la Sicilia, separatasi con la pace di Caltabello7a dal Mezzogiorno con:nentale, ebbe un proprio re, diverso anche da quello di Aragona, poiché sui due troni risiedevano membri di rami dis:n: della dinas:a aragonese. Con Alfonso il Magnanimo i due regni meridionali tornarono a essere uniti sotto un'unica corona, successivamente il regno venne suddiviso con i suoi discendenti: Giovanni fu re di Sicilia Ferrante re di napoli Nonostante la comune eredità normanno-sveva, le due realtà meridionali subirono sviluppi diversi. La corona e i baroni furono i sogge@ poli:ci a@vi nel regno di Napoli. La debolezza della casa regnante portò qui a un forte sviluppo delle forze aristocra:che, a cui i re furono costre@ ad accordare concessioni e privilegi. L’assetto del potere conobbe alcuni mutamenti con l'avvento degli aragonesi sul trono napoletano. Vennero is5tui5 i vicereami. I viceré, in quanto rappresentan5 locali del sovrano, esercitavano sul territorio un'autorità poli5ca, riuscendo talvolta a privare i baroni di alcune delle preroga5ve acquisite nel tempo. Negli anni di re Ferrante, il malessere baronale sfociò in una pericolosa congiura contro il sovrano. La ribellione ebbe come protagonis5 alcuni fra i più autorevoli esponen5 della nobiltà meridionale e i baroni riuscirono a trarre dalla loro parte il pontefice Innocenzo VIII e ad avere l’indire8o sostegno di Venezia. La trama diploma5ca a_vata da Lorenzo il Magnifico, con l'appoggio degli Sforza, riuscì a salvare gli aspe_ poli5ci assisten5, incoraggiando un tra8ato di pace che prevedeva da parte di Ferrante il regolare pagamento alla chiesa del tributo dovuto come riconoscimento di vassallaggio. In Sicilia, con gli Aragonesi, si venne perdendo il cara8ere tendenzialmente accentratore che era stato proprio della dominazione sveva e fu poi ereditato da quella angioina. Le ci8à si videro accorda5 dalla corona spazi di autonomia amministra5va e ai detentori del potere signorile furono riconosciute preroga5ve giurisdizionali più ampie. Nel corso del Trecento i baroni esprimevano la forza dominante, nonostante fossero divisi in due schieramen5 contrappos5: “la parzialità la5na” e la “parzialità catalana”. Essi erano spin5 dal comune interesse contro il potere regio, la cui fragilità fece sì che si trovasse nella condizione di dover acce8are la divisione delle isole in due par5: orientale e occidentale. Il quadro cominciò a mutare fra XIV e XV secolo, quando il regno siciliano rafforzò i suoi legami con la Corona d'Aragona: si avviò allora una ricostruzione degli appara5 del governo regio che riuscì a ridimensionare i poteri aristocra5ci. Questi Stati centro-meridionali presentavano caratteristiche politico- istituzionali ben diverse da quelle dei principati delle repubbliche del Centro-Nord e dello stesso Stato della Chiesa, per una serie di motivi: la lunga tradizione delle istituzioni monarchiche; 1. il peso del ceto feudale; 2. la par5colare natura delle comunità urbane, così lontana da quella delle ci8à, interessate dal fenomeno comunale 3. Non deve, tuttavia, sfuggire il manifestarsi di alcuni dei fenomeni di ordine politico-istituzionale e sociale che caratterizzarono generalmente gli stati nel tardo medioevo: A. pluralità confli8uale di sogge_ poli5ci; B. condivisionedelpoterefracentroeperiferia; C. consolidamentodelleéliteslocali; D. assenza di linearità nei processi di costruzione statale. Il sistema dell’equilibrio Durante la prima metà del Qua7rocento furono messi in a7o vari tenta:vi egemonici da parte di singoli Sta: o di coalizioni, al fine di ampliare i confini territoriali e dominare la scena poli:ca italiana. Tali disegni fallirono tu@ e nel corso degli anni cinquanta si arrivò a una stabilizzazione del quadro poli:co • . Con l'insediamento di Francesco Sforza alla guida del ducato Milanese (1450), fu risolto il problema della successione a Filippo Maria Visconti. • A far cambiare il clima poli:co fu però un fa7ore esterno: la conquista di Costan:nopoli da parte dei turchi o7omani nel 1453. La fine dell'impero bizantino indusse infatti Venezia ad abbandonare ogni mira egemonica e a impegnarsi nella ricerca di un'intesa tra gli Stati. Si giunse così, nel 1454, alla s:pula fra Venezia e Milano della pace di Lodi, cui aderirono tu7e le altre potenze regionali italiane, in cui venivano fissa: e riconosciu: i confini territoriali fra i diversi Sta:. venne poi is:tuita una Lega italica (1455), che impegnava per 25 anni rinnovabili le 5 maggiori realtà statuali (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia e di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli) a mantenere la pace. Ai fini del rispe8o dell'accordo determinante fu il ruolo svolto, a par5re dalla sua ascesa al potere (1469), da Lorenzo de Medici. • le condizioni di pace e l'assetto geopolitico definiti a Lodi si mantennero sin verso la fine del secolo. A cancellare una situazione tanto faticosamente costruita e difesa fu, nel 1494, la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, chiamato in chiave antiaragonese da Ludovico il Moro. • La fragilità degli equilibri poli:ci della penisola aveva di fa7o favorito l'inizio di una nuova fase della storia italiana: da quel momento gli sta: regionali si sarebbero dovu: misurare con le solide monarchie nazionali europee divenendone ogge7o di conquista. signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia lunedì 4 luglio 2022 04:52 Origini e prime sperimentazioni del regime signorile Nel corso del XIII secolo si evidenziarono le difficoltà che il comune ci7adino incontrava nel dare stabilità ai propri ordinamen:. • La coesistenza di ce: di varia connotazione sociale ed economica, in perenne compe:zione fra loro, generava dinamiche poli5che di notevole complessità. Confli@ e violenze dilagavano, sia nelle ci8à che nelle campagne. approfi7ando dell’instabilità della situazione, nuova ascesa al potere . • Nacquero dal corpo stesso del Comune le signorie urbane, Dunque l'affermazione di regimi signorili avvenne, nella maggior parte dei casi, a7raverso l'affermazione di un potere effe@vo che non comportava alcun sovver:mento del profilo cos:tuzionale, bensì procede7e “occupando” gli organismi del governo comunale. • Ezzelino III da Romano, che fin dagli anni Trenta del Duecento riuscì a imporre il proprio dominio su Verona, estendendolo subito dopo a Vicenza, Padova e Treviso. famiglie di tradizione militare al pootere. • A Ferrara l'affermazione degli Este, o8enendo il formale riconoscimento della Signoria e l'ereditarietà della stessa. Nel corso del secolo la dominazione si sarebbe poi estesa anche a Modena e Reggio In Veneto, la caduta di Ezzelino III da Romano, aprì la strada a nuove soluzioni: • Verona si impose la signoria scaligera con Cangrande della Scala; il potere scaligero si sarebbe esteso negli anni venti del secolo; A Padova si affermò la signoria dei Carraresi, Milano. Dapprima furono i della Torre a ottenere nei decenni centrali del XIII secolo, grazie a posizioni acquisite nell'ambito dello schieramento popolare, il controllo delle magistrature comunali; nonostante il supporto di una vasta clientela, i torriani non poterono tu7avia contrastare la parte nobiliare, che proclamò signore l'arcivescovo O7one Viscon:. La posizione viscontea si rafforzò ulteriormente con la designazione di Ma7eo Viscon: a Capitano del Popolo; Le spedizioni imperiali in Italia e la fine del sogno ghibellino : nei primi decenni del Trecento--->interventi nella penisola di due imperatori: Enrico VII di Lussemburgo e Ludovico IV il Bavaro. ENRICO V DI LUSSEMBURGO Salito al trono di Germania nel 1308, Enrico VII tornò a rivolgere la sua a7enzione all’Italia, dove mol: ne invocavano la venuta come sola possibilità di porre fine alle lo7e interne ed instaurare un regime di concordia. • Incorontato re d’Italia a Milano e nel 1312 ebbe la corona di imperatore a Roma. • Tu8avia la sua discesa fu tu7'altro che trionfale per l’os:lità di signori e comuni, non tollerano l'intromissione imperiale. • Mentre il sovrano ripiegava verso nord, si ammalò di malaria e a Buonconvento morì, portandosi dietro le anacronis:che speranze del ghibellinismo italiano. Ludovico IV il Bavaro, scese fino a Roma, chiamato dalle forze ghibelline d'Italia, dove ottenne la corona imperiale. • Si tra8ò di un procedimento rivoluzionario con il quale veniva data a8uazione alla teoria regalista di Marsilio da Padova, re8ore dell'Università di Parigi, riparato presso la corte imperiale, il quale sosteneva che, pur discendendo da Dio, il potere poli:co aveva il suo fondamento nel consenso del popolo sovrano e non necessitava, dunque, di alcuna legi@mazione da parte della Chiesa. • Tali idee sarebbero state alla base della riforma dell’elezione imperiale (dieta di Rhens, 1338). • Si era quindi constatato come l'imperatore potesse proporsi, al massimo, come sogge7o coordinatore di uno schieramento ghibellino. Nonostante ciò poteva ancora a fungere come strumento di legi@mazione del potere signorile che concedeva :toli di vicario imperiale di Duca o Marchese. • Dunque mentre l’Italia del Centro-Sud continuava a vivere le sue esperienze monarchiche, nel nord tra signorie e principati si semplifica il quadro politico, per esempio lo Stato principesco dei Savoia o quello dei Visconti o degli Sforza; • Verso gli Stati regionali : , L'affermazione dei regimi signorili diede impulso a profonde trasformazioni dell'assetto politico- territoriale dell'Italia padana. • stati regionali, governati da famiglie nobiliari di radicamento urbano.• l'Italia del centro-sud continuava ad essere inquadrata nell’esperienza monarchica, • semplificazione del quadro poli:co, che si assestò intorno alle cinque maggiori formazioni: • Stato principesco dei Savoia nell'area Subalpina occidentale; 1. Stato principesco dei Visconti, poi Sforza, nella regione Lombardia; 2. Stato-repubblica di Genova; 3. Stato-repubblica di Venezia; 4. Stato-repubblica di Firenze. 5. In questi Stati, seppur a dimensione regionale, furono messi in atto processi di costruzione statale paragonabili a quelli che investirono le monarchie europee nel corso del Trecento. • I giuris: diedero piena sovranità alle ci7à che erano emerse, svincolate da qualsiasi potere superiore. • Un fenomeno simile coinvolse anche alcuni di coloro che detenevano i :toli di vicario imperiale o pon:ficio, che riceve7ero dall'imperatore o dal Papa i :toli di duchi o marchesi, con i quali si conferiva la sovranità sul territorio governato. I vicari cessarono di essere funzionari di un superiore per divenire del tutto autonomi. vicari imperiali a Milano, i Viscon:, diventarono duchi della ci7à e dell'intero territorio; lo stesso titolo fu ottenuto dai Savoia, mentre i Gonzaga furono riconosciuti marchesi di Mantova. Gli Estensi per Ferrara Montefeltro per Urbino ricevettero l'investitura ducale dal Papa. Principati e repubbliche del Nord I principati comprendevano: gli Stati signorili monocittadini, che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga di Mantova; • ducati come quello estense, che si estendeva su Modena, Reggio e Ferrara • gli stati principeschi maggiori, quali i ducati visconteo-sforzesco e quello sabaudo. • Anche nel caso degli Sta:-repubblica oligarchici, varia era l’en5tà territoriale. Il maggiore era la Repubblica di Venezia. • MILANO dalla metà del XIV secolo, lo Stato visconteo vide il proprio territorio espandersi dal milanese all'intera Lombardia e a mol: comuni del Piemonte e dell'Emilia. • La massima estensione con Gian Galeazzo, che occupò anche la Marca Trevigiana e si spinse fino all’Italia centrale. la morte di Gian Galeazzo segnò un importante ba7uta d'arresto nel processo di costruzione statale. ripresa della spinta espansionistica con Filippo Maria, suo figlio.• Il suo tenta:vo di spingersi in direzione dell'Italia centrale e la conquista di Imola e Forlì, preoccuparono tu7avia le altre forze che si contendevano l'egemonia sul centro nord: le Repubblica di Firenze e di Venezia, che diedero vita a una Lega an:-viscontea appoggiata anche dagli Este e dei Gonzaga. battaglia di Maclodio (1427), sconfitta milanesi. pace di Ferrara, che determinò un certo assestamento nel quadro poli5co dell'area padana. Filippo Maria Viscon: ebbe un ruolo determinante anche nella crisi di successione che interessò il regno angioini alla morte di Giovanna II, prima avversando e poi incoraggiando la salita al trono di Alfonso d'Aragona. • Visconti a milano: ottenne la signoria di Milano. fu il fondatore della dinastia che, con Galeazzo Maria e Ludovico detto il Moro, sarebbe stata titolare del ducato sino alla fine del secolo. Si ebbero con lui: un nuovo ampliamento dello Stato milanese; • il rilancio dell'a_vità agricola e manifa8uriera; • la realizzazione di opere pubbliche importanti. • sforzo messo in a8o dal potere centrale per controllare una realtà poli5ca periferica variegata. Dopo l’acquisizione del titolo ducale, i visconti furono legittimati a istituire feudi al fine di legare alla corte le signorie che punteggiavano il territorio. Il feudo visconteo, efficace strumento di governo: il duca in tal modo si imponeva come fonte della sovranità e si creava una base di consenso, garantendo entrate alle casse centrali e l’inquadramento amministra:vo dei territori cedu: in concessione. Sforza a milano: D'altra parte durante l'età sforzesca, si accentuò notevolmente il par5colarismo locale. DUCATO SABAUDO Come il ducato visconteo-sforzesco, anche quello sabaudo andò estendendosi a8raverso successive acquisizioni di realtà territoriali molto diverse, come comuni urbani, signorie e terre feudali. Vennero sviluppa5, tu8avia, appara5 di governo diversi. I Savoia, riconosciu5 5tolari di un principato dall'imperatore Enrico VII ed equipara5 ai principi territoriali tedeschi, nel 1416 o8ennero dall’imperatore Sigismondo il 5tolo ducale. Fu Amedeo VIII a promuovere una riorganizzazione poli5co-amministra5va dei territori controlla5. AREA PADANA OCCIDENTALE Nell’estremo occidentale dell'area padana trovavano posto, accanto a quello sabaudo, altri stati di modesta estensione: il marchesato di Saluzzo; 1. il marchesato di Monferrato; 2. il marchesato di Ceva; 3. la contea di Asti. 4. RIVIERA LIGURE La riviera ligure era invece sotto il controllo della Repubblica di Genova. Il controllo dei genovesi si estendeva anche alla Corsica, alcune isole dell'Egeo orientale e ad alcuni insediamenti sulle coste del Mar Nero. VENEZIA Ai primi decenni del Qua8rocento risale la costruzione di una dominazione territoriale da parte di Venezia, cui avrebbe dato forte impulso il doge Francesco Foscari. La vicenda delle is5tuzioni ci8adine veneziane fu originale poiché nella ci8à lagunare si mantenne costantemente ai ver5ci della vita poli5ca un’oligarchia formata da esponen5 delle maggiori famiglie mercan5li. Nel 1297, con la cosidde8a “serrata del Maggior Consiglio”, questo ceto si chiuse ulteriormente poiché il diri8o di prender parte all'organo di governo fu formalmente riservato alle famiglie che fino ad allora erano state rappresentate, riservandosi la funzione legisla5va ed esecu5va. ITALIA NORD-ORIENTALE A est vi erano poi i principati vescovili di Trento e di Bressanone, istituiti agli inizi dell’XI secolo, e il patriarcato di Aquileia, successivamente acquisito da Venezia. PIANURA LOMBARDA Nella pianura lombarda vi era la signoria dei Gonzaga su Mantova. Lo stato fiorentino All'inizio del Qua7rocento la ci7à controllava un ampio territorio formato dai centri urbani via via so7omessi e dai rispe@vi contadi. • La scomparsa di Gian Galeazzo consenf ai fioren:ni di acquisire uno sbocco al mare con l’importante conquista di Pisa e di ampliare ancora i confini, conquistando circa due terzi della Toscana. Dal tardo Duecento la vita politico- amministrativa Fiorentina era regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. • Alla metà del XIV secolo i rappor: fra popolo grasso e ceto nobiliare prevedevano contras: violen:. L'asse8o is5tuzionale restò quello di origine tardo-comunale, mentre mutò la consistenza numerica di ques5 collegi e la condizione sociale di chi ne faceva parte. . Una tappa significativa di questo processo fu segnata dal tumulto dei ciompi, la ribellione armata cui nel 1378 diedero vita i lavoratori salariati del settore della produzione laniera. Il loro obiettivo era quello di migliorare le condizioni di lavoro e acquisire il diritto di partecipazione alla vita politica attraverso la costituzione di un arte propria. Dopo aver conquistato il potere per alcune se_mane, i ciompi furono sconfi_ dalla repressione in armi promossa dalle ar5 maggiori. Si o8enne l'effe8o contrario poiché si ebbe un ulteriore restrizione del gruppo di famiglie chiamate a ricoprire le principali cariche pubbliche: si andava delineando un’oligarchia formata da ci8adini dinamici so8o il profilo economico (mercan5, banchieri e grandi imprenditori). due famiglie giunsero a stagliarsi sulle altre: quella degli Albizzi, imprenditori del settore laniero, e quella dei Medici, grandi banchieri e proprietari fondiari. La rivalità fra i due casa: e lo scontro che ne seguì condussero prima a una temporanea preminenza degli uni, poi alla defini:va affermazione degli altri. Il quadro delle istituzioni rimase inalterato, ma in effetti furono i Medici, pur senza ricevere formale investiture, a indirizzare l'azione politica dello Stato Questo asse7o di potere si conservò per l’intero XV secolo, sopra7u7o so7o Lorenzo di Piero de7o “il Magnifico”. -svuotamento delle funzioni di alcuni tradizionali organismi di governo e nel rafforzamento di altre magistrature collegiali che sostenevano il potere mediceo. La lo8a poli5ca ci8adina non si arrestò: i Medici subirono una congiura ordita contro di loro dalla famiglia dei Pazzi, che li avevano sos5tui5 nella ges5one della finanza pon5ficia, a seguito della quale venne ucciso Giuliano. All’a8entato seguì una reazione popolare che vide soccombere mol5 esponen5 della famiglia dei Pazzi. Il ritorno all’ordine dei rapporti si ebbe nel 1480, grazie a un accordo con il Papa. Lo Stato della Chiesa : il sud Le realtà territoriali dell'Italia centrale e meridionale: lo Stato di tipo monarchico guidato dal Papa; i regni meridionali, quello insulare sotto gli aragonesi dalla pace di Caltabellotta, e quello con5nentale che, in mano agli angioini nel 1266, cominciò a essere denominato Regno di Napoli Per quanto riguarda lo Stato della Chiesa, gli anni dello scisma segnarono una significativa svolta politica. La riduzione delle entrate spinse i pontefici del Quattrocento ad una crescente attenzione per l'amministrazione delle regioni sottoposte, che furono interessate da un processo di riorganizzazione statale. Il principale organo della curia papale era la Camera apostolica, a cui competevano l'amministrazione finanziaria e alcune scelte politiche. Gli apparati di governo periferici erano incardinati nelle grandi circoscrizioni amministrative istituite nel corso del Duecento. I regni meridionali La rivolta dei Vespri e gli even: che a essa fecero seguito rappresentarono per la storia del Regno meridionale una vera e propria cesura, arrivando a determinare la fine della sua unità poli:ca: • gli angioini continuarono a regnare nella sola parte continentale, mentre sul trono di Sicilia si insediarono Pietro III d'Aragona e poi il figlio cadetto Federico III, Il periodo di maggior splendore fu il regno di Roberto il Saggio: sotto di lui Napoli conobbe decenni di grande fioritura culturale. • Forte di una solida alleanza con il Papa, il re si mise alla testa del fronte guelfo, opponendosi agli imperatori Enrico VII e Ludovico il Bavaro in occasione delle loro spedizioni nella penisola. ialla sua morte, la corona si indebolì gradualmente so8o Giovanna I e Giovanna II, a causa di due crisi di successione. • Alla fine Alfonso V il Magnanimo d'Aragona, riuscì ad avere la meglio nel confli7o dinas:co, grazie sopra8u8o al pa7o d'alleanza s:pulato con Filippo Maria Viscon:, • stabilì a Napoli la propria residenza. La sua politica fu indirizzata al rinnovamento dell'assetto amministrativo e finanziario del Regno e a una dinamica partecipazione alle vicende italiane e mediterranee del suo tempo. riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento organizzato in tre “bracci” (nobiltà, clero e ci8à avente), facoltà di proporre leggi e di più efficace contenimento delle forze baronali. Si assistette in quegli anni anche alla ripresa dell'economia. gli aragonesi, acquisirono una posizione di assoluta preminenza nel Mediterraneo occidentale. Per tu7o il XIV secolo la Sicilia, separatasi con la pace di Caltabello7a dal Mezzogiorno con:nentale, ebbe un proprio re, diverso anche da quello di Aragona, poiché sui due troni risiedevano membri di rami dis:n: della dinas:a aragonese. Con Alfonso il Magnanimo i due regni meridionali tornarono a essere uniti sotto un'unica corona, successivamente il regno venne suddiviso con i suoi discendenti: Giovanni fu re di Sicilia Ferrante re di napoli Nonostante la comune eredità normanno-sveva, le due realtà meridionali subirono sviluppi diversi. La corona e i baroni furono i sogge@ poli:ci a@vi nel regno di Napoli. La debolezza della casa regnante portò qui a un forte sviluppo delle forze aristocra:che, a cui i re furono costre@ ad accordare concessioni e privilegi. L’assetto del potere conobbe alcuni mutamenti con l'avvento degli aragonesi sul trono napoletano. Vennero is5tui5 i vicereami. I viceré, in quanto rappresentan5 locali del sovrano, esercitavano sul territorio un'autorità poli5ca, riuscendo talvolta a privare i baroni di alcune delle preroga5ve acquisite nel tempo. Negli anni di re Ferrante, il malessere baronale sfociò in una pericolosa congiura contro il sovrano. La ribellione ebbe come protagonis5 alcuni fra i più autorevoli esponen5 della nobiltà meridionale e i baroni riuscirono a trarre dalla loro parte il pontefice Innocenzo VIII e ad avere l’indire8o sostegno di Venezia. La trama diploma5ca a_vata da Lorenzo il Magnifico, con l'appoggio degli Sforza, riuscì a salvare gli aspe_ poli5ci assisten5, incoraggiando un tra8ato di pace che prevedeva da parte di Ferrante il regolare pagamento alla chiesa del tributo dovuto come riconoscimento di vassallaggio. In Sicilia, con gli Aragonesi, si venne perdendo il cara8ere tendenzialmente accentratore che era stato proprio della dominazione sveva e fu poi ereditato da quella angioina. Le ci8à si videro accorda5 dalla corona spazi di autonomia amministra5va e ai detentori del potere signorile furono riconosciute preroga5ve giurisdizionali più ampie. Nel corso del Trecento i baroni esprimevano la forza dominante, nonostante fossero divisi in due schieramen5 contrappos5: “la parzialità la5na” e la “parzialità catalana”. Essi erano spin5 dal comune interesse contro il potere regio, la cui fragilità fece sì che si trovasse nella condizione di dover acce8are la divisione delle isole in due par5: orientale e occidentale. Il quadro cominciò a mutare fra XIV e XV secolo, quando il regno siciliano rafforzò i suoi legami con la Corona d'Aragona: si avviò allora una ricostruzione degli appara5 del governo regio che riuscì a ridimensionare i poteri aristocra5ci. Questi Stati centro-meridionali presentavano caratteristiche politico- istituzionali ben diverse da quelle dei principati delle repubbliche del Centro-Nord e dello stesso Stato della Chiesa, per una serie di motivi: la lunga tradizione delle istituzioni monarchiche; 1. il peso del ceto feudale; 2. la par5colare natura delle comunità urbane, così lontana da quella delle ci8à, interessate dal fenomeno comunale 3. Non deve, tuttavia, sfuggire il manifestarsi di alcuni dei fenomeni di ordine politico-istituzionale e sociale che caratterizzarono generalmente gli stati nel tardo medioevo: A. pluralità confli8uale di sogge_ poli5ci; B. condivisionedelpoterefracentroeperiferia; C. consolidamentodelleéliteslocali; D. assenza di linearità nei processi di costruzione statale. Il sistema dell’equilibrio Durante la prima metà del Qua7rocento furono messi in a7o vari tenta:vi egemonici da parte di singoli Sta: o di coalizioni, al fine di ampliare i confini territoriali e dominare la scena poli:ca italiana. Tali disegni fallirono tu@ e nel corso degli anni cinquanta si arrivò a una stabilizzazione del quadro poli:co • . Con l'insediamento di Francesco Sforza alla guida del ducato Milanese (1450), fu risolto il problema della successione a Filippo Maria Visconti. • A far cambiare il clima poli:co fu però un fa7ore esterno: la conquista di Costan:nopoli da parte dei turchi o7omani nel 1453. La fine dell'impero bizantino indusse infatti Venezia ad abbandonare ogni mira egemonica e a impegnarsi nella ricerca di un'intesa tra gli Stati. Si giunse così, nel 1454, alla s:pula fra Venezia e Milano della pace di Lodi, cui aderirono tu7e le altre potenze regionali italiane, in cui venivano fissa: e riconosciu: i confini territoriali fra i diversi Sta:. venne poi is:tuita una Lega italica (1455), che impegnava per 25 anni rinnovabili le 5 maggiori realtà statuali (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia e di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli) a mantenere la pace. Ai fini del rispe8o dell'accordo determinante fu il ruolo svolto, a par5re dalla sua ascesa al potere (1469), da Lorenzo de Medici. • le condizioni di pace e l'assetto geopolitico definiti a Lodi si mantennero sin verso la fine del secolo. A cancellare una situazione tanto faticosamente costruita e difesa fu, nel 1494, la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, chiamato in chiave antiaragonese da Ludovico il Moro. • La fragilità degli equilibri poli:ci della penisola aveva di fa7o favorito l'inizio di una nuova fase della storia italiana: da quel momento gli sta: regionali si sarebbero dovu: misurare con le solide monarchie nazionali europee divenendone ogge7o di conquista. signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia lunedì 4 luglio 2022 04:52 Origini e prime sperimentazioni del regime signorile Nel corso del XIII secolo si evidenziarono le difficoltà che il comune ci7adino incontrava nel dare stabilità ai propri ordinamen:. • La coesistenza di ce: di varia connotazione sociale ed economica, in perenne compe:zione fra loro, generava dinamiche poli5che di notevole complessità. Confli@ e violenze dilagavano, sia nelle ci8à che nelle campagne. approfi7ando dell’instabilità della situazione, nuova ascesa al potere . • Nacquero dal corpo stesso del Comune le signorie urbane, Dunque l'affermazione di regimi signorili avvenne, nella maggior parte dei casi, a7raverso l'affermazione di un potere effe@vo che non comportava alcun sovver:mento del profilo cos:tuzionale, bensì procede7e “occupando” gli organismi del governo comunale. • Ezzelino III da Romano, che fin dagli anni Trenta del Duecento riuscì a imporre il proprio dominio su Verona, estendendolo subito dopo a Vicenza, Padova e Treviso. famiglie di tradizione militare al pootere. • A Ferrara l'affermazione degli Este, o8enendo il formale riconoscimento della Signoria e l'ereditarietà della stessa. Nel corso del secolo la dominazione si sarebbe poi estesa anche a Modena e Reggio In Veneto, la caduta di Ezzelino III da Romano, aprì la strada a nuove soluzioni: • Verona si impose la signoria scaligera con Cangrande della Scala; il potere scaligero si sarebbe esteso negli anni venti del secolo; A Padova si affermò la signoria dei Carraresi, Milano. Dapprima furono i della Torre a ottenere nei decenni centrali del XIII secolo, grazie a posizioni acquisite nell'ambito dello schieramento popolare, il controllo delle magistrature comunali; nonostante il supporto di una vasta clientela, i torriani non poterono tu7avia contrastare la parte nobiliare, che proclamò signore l'arcivescovo O7one Viscon:. La posizione viscontea si rafforzò ulteriormente con la designazione di Ma7eo Viscon: a Capitano del Popolo; Le spedizioni imperiali in Italia e la fine del sogno ghibellino : nei primi decenni del Trecento--->interventi nella penisola di due imperatori: Enrico VII di Lussemburgo e Ludovico IV il Bavaro. ENRICO V DI LUSSEMBURGO Salito al trono di Germania nel 1308, Enrico VII tornò a rivolgere la sua a7enzione all’Italia, dove mol: ne invocavano la venuta come sola possibilità di porre fine alle lo7e interne ed instaurare un regime di concordia. • Incorontato re d’Italia a Milano e nel 1312 ebbe la corona di imperatore a Roma. • Tu8avia la sua discesa fu tu7'altro che trionfale per l’os:lità di signori e comuni, non tollerano l'intromissione imperiale. • Mentre il sovrano ripiegava verso nord, si ammalò di malaria e a Buonconvento morì, portandosi dietro le anacronis:che speranze del ghibellinismo italiano. Ludovico IV il Bavaro, scese fino a Roma, chiamato dalle forze ghibelline d'Italia, dove ottenne la corona imperiale. • Si tra8ò di un procedimento rivoluzionario con il quale veniva data a8uazione alla teoria regalista di Marsilio da Padova, re8ore dell'Università di Parigi, riparato presso la corte imperiale, il quale sosteneva che, pur discendendo da Dio, il potere poli:co aveva il suo fondamento nel consenso del popolo sovrano e non necessitava, dunque, di alcuna legi@mazione da parte della Chiesa. • Tali idee sarebbero state alla base della riforma dell’elezione imperiale (dieta di Rhens, 1338). • Si era quindi constatato come l'imperatore potesse proporsi, al massimo, come sogge7o coordinatore di uno schieramento ghibellino. Nonostante ciò poteva ancora a fungere come strumento di legi@mazione del potere signorile che concedeva :toli di vicario imperiale di Duca o Marchese. • Dunque mentre l’Italia del Centro-Sud continuava a vivere le sue esperienze monarchiche, nel nord tra signorie e principati si semplifica il quadro politico, per esempio lo Stato principesco dei Savoia o quello dei Visconti o degli Sforza; • Verso gli Stati regionali : , L'affermazione dei regimi signorili diede impulso a profonde trasformazioni dell'assetto politico- territoriale dell'Italia padana. • stati regionali, governati da famiglie nobiliari di radicamento urbano.• l'Italia del centro-sud continuava ad essere inquadrata nell’esperienza monarchica, • semplificazione del quadro poli:co, che si assestò intorno alle cinque maggiori formazioni: • Stato principesco dei Savoia nell'area Subalpina occidentale; 1. Stato principesco dei Visconti, poi Sforza, nella regione Lombardia; 2. Stato-repubblica di Genova; 3. Stato-repubblica di Venezia; 4. Stato-repubblica di Firenze. 5. In questi Stati, seppur a dimensione regionale, furono messi in atto processi di costruzione statale paragonabili a quelli che investirono le monarchie europee nel corso del Trecento. • I giuris: diedero piena sovranità alle ci7à che erano emerse, svincolate da qualsiasi potere superiore. • Un fenomeno simile coinvolse anche alcuni di coloro che detenevano i :toli di vicario imperiale o pon:ficio, che riceve7ero dall'imperatore o dal Papa i :toli di duchi o marchesi, con i quali si conferiva la sovranità sul territorio governato. I vicari cessarono di essere funzionari di un superiore per divenire del tutto autonomi. vicari imperiali a Milano, i Viscon:, diventarono duchi della ci7à e dell'intero territorio; lo stesso titolo fu ottenuto dai Savoia, mentre i Gonzaga furono riconosciuti marchesi di Mantova. Gli Estensi per Ferrara Montefeltro per Urbino ricevettero l'investitura ducale dal Papa. Principati e repubbliche del Nord I principati comprendevano: gli Stati signorili monocittadini, che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga di Mantova; • ducati come quello estense, che si estendeva su Modena, Reggio e Ferrara • gli stati principeschi maggiori, quali i ducati visconteo-sforzesco e quello sabaudo. • Anche nel caso degli Sta:-repubblica oligarchici, varia era l’en5tà territoriale. Il maggiore era la Repubblica di Venezia. • MILANO dalla metà del XIV secolo, lo Stato visconteo vide il proprio territorio espandersi dal milanese all'intera Lombardia e a mol: comuni del Piemonte e dell'Emilia. • La massima estensione con Gian Galeazzo, che occupò anche la Marca Trevigiana e si spinse fino all’Italia centrale. la morte di Gian Galeazzo segnò un importante ba7uta d'arresto nel processo di costruzione statale. ripresa della spinta espansionistica con Filippo Maria, suo figlio.• Il suo tenta:vo di spingersi in direzione dell'Italia centrale e la conquista di Imola e Forlì, preoccuparono tu7avia le altre forze che si contendevano l'egemonia sul centro nord: le Repubblica di Firenze e di Venezia, che diedero vita a una Lega an:-viscontea appoggiata anche dagli Este e dei Gonzaga. battaglia di Maclodio (1427), sconfitta milanesi. pace di Ferrara, che determinò un certo assestamento nel quadro poli5co dell'area padana. Filippo Maria Viscon: ebbe un ruolo determinante anche nella crisi di successione che interessò il regno angioini alla morte di Giovanna II, prima avversando e poi incoraggiando la salita al trono di Alfonso d'Aragona. • Visconti a milano: ottenne la signoria di Milano. fu il fondatore della dinastia che, con Galeazzo Maria e Ludovico detto il Moro, sarebbe stata titolare del ducato sino alla fine del secolo. Si ebbero con lui: un nuovo ampliamento dello Stato milanese; • il rilancio dell'a_vità agricola e manifa8uriera; • la realizzazione di opere pubbliche importanti. • sforzo messo in a8o dal potere centrale per controllare una realtà poli5ca periferica variegata. Dopo l’acquisizione del titolo ducale, i visconti furono legittimati a istituire feudi al fine di legare alla corte le signorie che punteggiavano il territorio. Il feudo visconteo, efficace strumento di governo: il duca in tal modo si imponeva come fonte della sovranità e si creava una base di consenso, garantendo entrate alle casse centrali e l’inquadramento amministra:vo dei territori cedu: in concessione. Sforza a milano: D'altra parte durante l'età sforzesca, si accentuò notevolmente il par5colarismo locale. DUCATO SABAUDO Come il ducato visconteo-sforzesco, anche quello sabaudo andò estendendosi a8raverso successive acquisizioni di realtà territoriali molto diverse, come comuni urbani, signorie e terre feudali. Vennero sviluppa5, tu8avia, appara5 di governo diversi. I Savoia, riconosciu5 5tolari di un principato dall'imperatore Enrico VII ed equipara5 ai principi territoriali tedeschi, nel 1416 o8ennero dall’imperatore Sigismondo il 5tolo ducale. Fu Amedeo VIII a promuovere una riorganizzazione poli5co-amministra5va dei territori controlla5. AREA PADANA OCCIDENTALE Nell’estremo occidentale dell'area padana trovavano posto, accanto a quello sabaudo, altri stati di modesta estensione: il marchesato di Saluzzo; 1. il marchesato di Monferrato; 2. il marchesato di Ceva; 3. la contea di Asti. 4. RIVIERA LIGURE La riviera ligure era invece sotto il controllo della Repubblica di Genova. Il controllo dei genovesi si estendeva anche alla Corsica, alcune isole dell'Egeo orientale e ad alcuni insediamenti sulle coste del Mar Nero. VENEZIA Ai primi decenni del Qua8rocento risale la costruzione di una dominazione territoriale da parte di Venezia, cui avrebbe dato forte impulso il doge Francesco Foscari. La vicenda delle is5tuzioni ci8adine veneziane fu originale poiché nella ci8à lagunare si mantenne costantemente ai ver5ci della vita poli5ca un’oligarchia formata da esponen5 delle maggiori famiglie mercan5li. Nel 1297, con la cosidde8a “serrata del Maggior Consiglio”, questo ceto si chiuse ulteriormente poiché il diri8o di prender parte all'organo di governo fu formalmente riservato alle famiglie che fino ad allora erano state rappresentate, riservandosi la funzione legisla5va ed esecu5va. ITALIA NORD-ORIENTALE A est vi erano poi i principati vescovili di Trento e di Bressanone, istituiti agli inizi dell’XI secolo, e il patriarcato di Aquileia, successivamente acquisito da Venezia. PIANURA LOMBARDA Nella pianura lombarda vi era la signoria dei Gonzaga su Mantova. Lo stato fiorentino All'inizio del Qua7rocento la ci7à controllava un ampio territorio formato dai centri urbani via via so7omessi e dai rispe@vi contadi. • La scomparsa di Gian Galeazzo consenf ai fioren:ni di acquisire uno sbocco al mare con l’importante conquista di Pisa e di ampliare ancora i confini, conquistando circa due terzi della Toscana. Dal tardo Duecento la vita politico- amministrativa Fiorentina era regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. • Alla metà del XIV secolo i rappor: fra popolo grasso e ceto nobiliare prevedevano contras: violen:. L'asse8o is5tuzionale restò quello di origine tardo-comunale, mentre mutò la consistenza numerica di ques5 collegi e la condizione sociale di chi ne faceva parte. . Una tappa significativa di questo processo fu segnata dal tumulto dei ciompi, la ribellione armata cui nel 1378 diedero vita i lavoratori salariati del settore della produzione laniera. Il loro obiettivo era quello di migliorare le condizioni di lavoro e acquisire il diritto di partecipazione alla vita politica attraverso la costituzione di un arte propria. Dopo aver conquistato il potere per alcune se_mane, i ciompi furono sconfi_ dalla repressione in armi promossa dalle ar5 maggiori. Si o8enne l'effe8o contrario poiché si ebbe un ulteriore restrizione del gruppo di famiglie chiamate a ricoprire le principali cariche pubbliche: si andava delineando un’oligarchia formata da ci8adini dinamici so8o il profilo economico (mercan5, banchieri e grandi imprenditori). due famiglie giunsero a stagliarsi sulle altre: quella degli Albizzi, imprenditori del settore laniero, e quella dei Medici, grandi banchieri e proprietari fondiari. La rivalità fra i due casa: e lo scontro che ne seguì condussero prima a una temporanea preminenza degli uni, poi alla defini:va affermazione degli altri. Il quadro delle istituzioni rimase inalterato, ma in effetti furono i Medici, pur senza ricevere formale investiture, a indirizzare l'azione politica dello Stato Questo asse7o di potere si conservò per l’intero XV secolo, sopra7u7o so7o Lorenzo di Piero de7o “il Magnifico”. -svuotamento delle funzioni di alcuni tradizionali organismi di governo e nel rafforzamento di altre magistrature collegiali che sostenevano il potere mediceo. La lo8a poli5ca ci8adina non si arrestò: i Medici subirono una congiura ordita contro di loro dalla famiglia dei Pazzi, che li avevano sos5tui5 nella ges5one della finanza pon5ficia, a seguito della quale venne ucciso Giuliano. All’a8entato seguì una reazione popolare che vide soccombere mol5 esponen5 della famiglia dei Pazzi. Il ritorno all’ordine dei rapporti si ebbe nel 1480, grazie a un accordo con il Papa. Lo Stato della Chiesa : il sud Le realtà territoriali dell'Italia centrale e meridionale: lo Stato di tipo monarchico guidato dal Papa; i regni meridionali, quello insulare sotto gli aragonesi dalla pace di Caltabellotta, e quello con5nentale che, in mano agli angioini nel 1266, cominciò a essere denominato Regno di Napoli Per quanto riguarda lo Stato della Chiesa, gli anni dello scisma segnarono una significativa svolta politica. La riduzione delle entrate spinse i pontefici del Quattrocento ad una crescente attenzione per l'amministrazione delle regioni sottoposte, che furono interessate da un processo di riorganizzazione statale. Il principale organo della curia papale era la Camera apostolica, a cui competevano l'amministrazione finanziaria e alcune scelte politiche. Gli apparati di governo periferici erano incardinati nelle grandi circoscrizioni amministrative istituite nel corso del Duecento. I regni meridionali La rivolta dei Vespri e gli even: che a essa fecero seguito rappresentarono per la storia del Regno meridionale una vera e propria cesura, arrivando a determinare la fine della sua unità poli:ca: • gli angioini continuarono a regnare nella sola parte continentale, mentre sul trono di Sicilia si insediarono Pietro III d'Aragona e poi il figlio cadetto Federico III, Il periodo di maggior splendore fu il regno di Roberto il Saggio: sotto di lui Napoli conobbe decenni di grande fioritura culturale. • Forte di una solida alleanza con il Papa, il re si mise alla testa del fronte guelfo, opponendosi agli imperatori Enrico VII e Ludovico il Bavaro in occasione delle loro spedizioni nella penisola. ialla sua morte, la corona si indebolì gradualmente so8o Giovanna I e Giovanna II, a causa di due crisi di successione. • Alla fine Alfonso V il Magnanimo d'Aragona, riuscì ad avere la meglio nel confli7o dinas:co, grazie sopra8u8o al pa7o d'alleanza s:pulato con Filippo Maria Viscon:, • stabilì a Napoli la propria residenza. La sua politica fu indirizzata al rinnovamento dell'assetto amministrativo e finanziario del Regno e a una dinamica partecipazione alle vicende italiane e mediterranee del suo tempo. riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento organizzato in tre “bracci” (nobiltà, clero e ci8à avente), facoltà di proporre leggi e di più efficace contenimento delle forze baronali. Si assistette in quegli anni anche alla ripresa dell'economia. gli aragonesi, acquisirono una posizione di assoluta preminenza nel Mediterraneo occidentale. Per tu7o il XIV secolo la Sicilia, separatasi con la pace di Caltabello7a dal Mezzogiorno con:nentale, ebbe un proprio re, diverso anche da quello di Aragona, poiché sui due troni risiedevano membri di rami dis:n: della dinas:a aragonese. Con Alfonso il Magnanimo i due regni meridionali tornarono a essere uniti sotto un'unica corona, successivamente il regno venne suddiviso con i suoi discendenti: Giovanni fu re di Sicilia Ferrante re di napoli Nonostante la comune eredità normanno-sveva, le due realtà meridionali subirono sviluppi diversi. La corona e i baroni furono i sogge@ poli:ci a@vi nel regno di Napoli. La debolezza della casa regnante portò qui a un forte sviluppo delle forze aristocra:che, a cui i re furono costre@ ad accordare concessioni e privilegi. L’assetto del potere conobbe alcuni mutamenti con l'avvento degli aragonesi sul trono napoletano. Vennero is5tui5 i vicereami. I viceré, in quanto rappresentan5 locali del sovrano, esercitavano sul territorio un'autorità poli5ca, riuscendo talvolta a privare i baroni di alcune delle preroga5ve acquisite nel tempo. Negli anni di re Ferrante, il malessere baronale sfociò in una pericolosa congiura contro il sovrano. La ribellione ebbe come protagonis5 alcuni fra i più autorevoli esponen5 della nobiltà meridionale e i baroni riuscirono a trarre dalla loro parte il pontefice Innocenzo VIII e ad avere l’indire8o sostegno di Venezia. La trama diploma5ca a_vata da Lorenzo il Magnifico, con l'appoggio degli Sforza, riuscì a salvare gli aspe_ poli5ci assisten5, incoraggiando un tra8ato di pace che prevedeva da parte di Ferrante il regolare pagamento alla chiesa del tributo dovuto come riconoscimento di vassallaggio. In Sicilia, con gli Aragonesi, si venne perdendo il cara8ere tendenzialmente accentratore che era stato proprio della dominazione sveva e fu poi ereditato da quella angioina. Le ci8à si videro accorda5 dalla corona spazi di autonomia amministra5va e ai detentori del potere signorile furono riconosciute preroga5ve giurisdizionali più ampie. Nel corso del Trecento i baroni esprimevano la forza dominante, nonostante fossero divisi in due schieramen5 contrappos5: “la parzialità la5na” e la “parzialità catalana”. Essi erano spin5 dal comune interesse contro il potere regio, la cui fragilità fece sì che si trovasse nella condizione di dover acce8are la divisione delle isole in due par5: orientale e occidentale. Il quadro cominciò a mutare fra XIV e XV secolo, quando il regno siciliano rafforzò i suoi legami con la Corona d'Aragona: si avviò allora una ricostruzione degli appara5 del governo regio che riuscì a ridimensionare i poteri aristocra5ci. Questi Stati centro-meridionali presentavano caratteristiche politico- istituzionali ben diverse da quelle dei principati delle repubbliche del Centro-Nord e dello stesso Stato della Chiesa, per una serie di motivi: la lunga tradizione delle istituzioni monarchiche; 1. il peso del ceto feudale; 2. la par5colare natura delle comunità urbane, così lontana da quella delle ci8à, interessate dal fenomeno comunale 3. Non deve, tuttavia, sfuggire il manifestarsi di alcuni dei fenomeni di ordine politico-istituzionale e sociale che caratterizzarono generalmente gli stati nel tardo medioevo: A. pluralità confli8uale di sogge_ poli5ci; B. condivisionedelpoterefracentroeperiferia; C. consolidamentodelleéliteslocali; D. assenza di linearità nei processi di costruzione statale. Il sistema dell’equilibrio Durante la prima metà del Qua7rocento furono messi in a7o vari tenta:vi egemonici da parte di singoli Sta: o di coalizioni, al fine di ampliare i confini territoriali e dominare la scena poli:ca italiana. Tali disegni fallirono tu@ e nel corso degli anni cinquanta si arrivò a una stabilizzazione del quadro poli:co • . Con l'insediamento di Francesco Sforza alla guida del ducato Milanese (1450), fu risolto il problema della successione a Filippo Maria Visconti. • A far cambiare il clima poli:co fu però un fa7ore esterno: la conquista di Costan:nopoli da parte dei turchi o7omani nel 1453. La fine dell'impero bizantino indusse infatti Venezia ad abbandonare ogni mira egemonica e a impegnarsi nella ricerca di un'intesa tra gli Stati. Si giunse così, nel 1454, alla s:pula fra Venezia e Milano della pace di Lodi, cui aderirono tu7e le altre potenze regionali italiane, in cui venivano fissa: e riconosciu: i confini territoriali fra i diversi Sta:. venne poi is:tuita una Lega italica (1455), che impegnava per 25 anni rinnovabili le 5 maggiori realtà statuali (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia e di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli) a mantenere la pace. Ai fini del rispe8o dell'accordo determinante fu il ruolo svolto, a par5re dalla sua ascesa al potere (1469), da Lorenzo de Medici. • le condizioni di pace e l'assetto geopolitico definiti a Lodi si mantennero sin verso la fine del secolo. A cancellare una situazione tanto faticosamente costruita e difesa fu, nel 1494, la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, chiamato in chiave antiaragonese da Ludovico il Moro. • La fragilità degli equilibri poli:ci della penisola aveva di fa7o favorito l'inizio di una nuova fase della storia italiana: da quel momento gli sta: regionali si sarebbero dovu: misurare con le solide monarchie nazionali europee divenendone ogge7o di conquista. signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia lunedì 4 luglio 2022 04:52 Origini e prime sperimentazioni del regime signorile Nel corso del XIII secolo si evidenziarono le difficoltà che il comune ci7adino incontrava nel dare stabilità ai propri ordinamen:. • La coesistenza di ce: di varia connotazione sociale ed economica, in perenne compe:zione fra loro, generava dinamiche poli5che di notevole complessità. Confli@ e violenze dilagavano, sia nelle ci8à che nelle campagne. approfi7ando dell’instabilità della situazione, nuova ascesa al potere . • Nacquero dal corpo stesso del Comune le signorie urbane, Dunque l'affermazione di regimi signorili avvenne, nella maggior parte dei casi, a7raverso l'affermazione di un potere effe@vo che non comportava alcun sovver:mento del profilo cos:tuzionale, bensì procede7e “occupando” gli organismi del governo comunale. • Ezzelino III da Romano, che fin dagli anni Trenta del Duecento riuscì a imporre il proprio dominio su Verona, estendendolo subito dopo a Vicenza, Padova e Treviso. famiglie di tradizione militare al pootere. • A Ferrara l'affermazione degli Este, o8enendo il formale riconoscimento della Signoria e l'ereditarietà della stessa. Nel corso del secolo la dominazione si sarebbe poi estesa anche a Modena e Reggio In Veneto, la caduta di Ezzelino III da Romano, aprì la strada a nuove soluzioni: • Verona si impose la signoria scaligera con Cangrande della Scala; il potere scaligero si sarebbe esteso negli anni venti del secolo; A Padova si affermò la signoria dei Carraresi, Milano. Dapprima furono i della Torre a ottenere nei decenni centrali del XIII secolo, grazie a posizioni acquisite nell'ambito dello schieramento popolare, il controllo delle magistrature comunali; nonostante il supporto di una vasta clientela, i torriani non poterono tu7avia contrastare la parte nobiliare, che proclamò signore l'arcivescovo O7one Viscon:. La posizione viscontea si rafforzò ulteriormente con la designazione di Ma7eo Viscon: a Capitano del Popolo; Le spedizioni imperiali in Italia e la fine del sogno ghibellino : nei primi decenni del Trecento--->interventi nella penisola di due imperatori: Enrico VII di Lussemburgo e Ludovico IV il Bavaro. ENRICO V DI LUSSEMBURGO Salito al trono di Germania nel 1308, Enrico VII tornò a rivolgere la sua a7enzione all’Italia, dove mol: ne invocavano la venuta come sola possibilità di porre fine alle lo7e interne ed instaurare un regime di concordia. • Incorontato re d’Italia a Milano e nel 1312 ebbe la corona di imperatore a Roma. • Tu8avia la sua discesa fu tu7'altro che trionfale per l’os:lità di signori e comuni, non tollerano l'intromissione imperiale. • Mentre il sovrano ripiegava verso nord, si ammalò di malaria e a Buonconvento morì, portandosi dietro le anacronis:che speranze del ghibellinismo italiano. Ludovico IV il Bavaro, scese fino a Roma, chiamato dalle forze ghibelline d'Italia, dove ottenne la corona imperiale. • Si tra8ò di un procedimento rivoluzionario con il quale veniva data a8uazione alla teoria regalista di Marsilio da Padova, re8ore dell'Università di Parigi, riparato presso la corte imperiale, il quale sosteneva che, pur discendendo da Dio, il potere poli:co aveva il suo fondamento nel consenso del popolo sovrano e non necessitava, dunque, di alcuna legi@mazione da parte della Chiesa. • Tali idee sarebbero state alla base della riforma dell’elezione imperiale (dieta di Rhens, 1338). • Si era quindi constatato come l'imperatore potesse proporsi, al massimo, come sogge7o coordinatore di uno schieramento ghibellino. Nonostante ciò poteva ancora a fungere come strumento di legi@mazione del potere signorile che concedeva :toli di vicario imperiale di Duca o Marchese. • Dunque mentre l’Italia del Centro-Sud continuava a vivere le sue esperienze monarchiche, nel nord tra signorie e principati si semplifica il quadro politico, per esempio lo Stato principesco dei Savoia o quello dei Visconti o degli Sforza; • Verso gli Stati regionali : , L'affermazione dei regimi signorili diede impulso a profonde trasformazioni dell'assetto politico- territoriale dell'Italia padana. • stati regionali, governati da famiglie nobiliari di radicamento urbano.• l'Italia del centro-sud continuava ad essere inquadrata nell’esperienza monarchica, • semplificazione del quadro poli:co, che si assestò intorno alle cinque maggiori formazioni: • Stato principesco dei Savoia nell'area Subalpina occidentale; 1. Stato principesco dei Visconti, poi Sforza, nella regione Lombardia; 2. Stato-repubblica di Genova; 3. Stato-repubblica di Venezia; 4. Stato-repubblica di Firenze. 5. In questi Stati, seppur a dimensione regionale, furono messi in atto processi di costruzione statale paragonabili a quelli che investirono le monarchie europee nel corso del Trecento. • I giuris: diedero piena sovranità alle ci7à che erano emerse, svincolate da qualsiasi potere superiore. • Un fenomeno simile coinvolse anche alcuni di coloro che detenevano i :toli di vicario imperiale o pon:ficio, che riceve7ero dall'imperatore o dal Papa i :toli di duchi o marchesi, con i quali si conferiva la sovranità sul territorio governato. I vicari cessarono di essere funzionari di un superiore per divenire del tutto autonomi. vicari imperiali a Milano, i Viscon:, diventarono duchi della ci7à e dell'intero territorio; lo stesso titolo fu ottenuto dai Savoia, mentre i Gonzaga furono riconosciuti marchesi di Mantova. Gli Estensi per Ferrara Montefeltro per Urbino ricevettero l'investitura ducale dal Papa. Principati e repubbliche del Nord I principati comprendevano: gli Stati signorili monocittadini, che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga di Mantova; • ducati come quello estense, che si estendeva su Modena, Reggio e Ferrara • gli stati principeschi maggiori, quali i ducati visconteo-sforzesco e quello sabaudo. • Anche nel caso degli Sta:-repubblica oligarchici, varia era l’en5tà territoriale. Il maggiore era la Repubblica di Venezia. • MILANO dalla metà del XIV secolo, lo Stato visconteo vide il proprio territorio espandersi dal milanese all'intera Lombardia e a mol: comuni del Piemonte e dell'Emilia. • La massima estensione con Gian Galeazzo, che occupò anche la Marca Trevigiana e si spinse fino all’Italia centrale. la morte di Gian Galeazzo segnò un importante ba7uta d'arresto nel processo di costruzione statale. ripresa della spinta espansionistica con Filippo Maria, suo figlio.• Il suo tenta:vo di spingersi in direzione dell'Italia centrale e la conquista di Imola e Forlì, preoccuparono tu7avia le altre forze che si contendevano l'egemonia sul centro nord: le Repubblica di Firenze e di Venezia, che diedero vita a una Lega an:-viscontea appoggiata anche dagli Este e dei Gonzaga. battaglia di Maclodio (1427), sconfitta milanesi. pace di Ferrara, che determinò un certo assestamento nel quadro poli5co dell'area padana. Filippo Maria Viscon: ebbe un ruolo determinante anche nella crisi di successione che interessò il regno angioini alla morte di Giovanna II, prima avversando e poi incoraggiando la salita al trono di Alfonso d'Aragona. • Visconti a milano: ottenne la signoria di Milano. fu il fondatore della dinastia che, con Galeazzo Maria e Ludovico detto il Moro, sarebbe stata titolare del ducato sino alla fine del secolo. Si ebbero con lui: un nuovo ampliamento dello Stato milanese; • il rilancio dell'a_vità agricola e manifa8uriera; • la realizzazione di opere pubbliche importanti. • sforzo messo in a8o dal potere centrale per controllare una realtà poli5ca periferica variegata. Dopo l’acquisizione del titolo ducale, i visconti furono legittimati a istituire feudi al fine di legare alla corte le signorie che punteggiavano il territorio. Il feudo visconteo, efficace strumento di governo: il duca in tal modo si imponeva come fonte della sovranità e si creava una base di consenso, garantendo entrate alle casse centrali e l’inquadramento amministra:vo dei territori cedu: in concessione. Sforza a milano: D'altra parte durante l'età sforzesca, si accentuò notevolmente il par5colarismo locale. DUCATO SABAUDO Come il ducato visconteo-sforzesco, anche quello sabaudo andò estendendosi a8raverso successive acquisizioni di realtà territoriali molto diverse, come comuni urbani, signorie e terre feudali. Vennero sviluppa5, tu8avia, appara5 di governo diversi. I Savoia, riconosciu5 5tolari di un principato dall'imperatore Enrico VII ed equipara5 ai principi territoriali tedeschi, nel 1416 o8ennero dall’imperatore Sigismondo il 5tolo ducale. Fu Amedeo VIII a promuovere una riorganizzazione poli5co-amministra5va dei territori controlla5. AREA PADANA OCCIDENTALE Nell’estremo occidentale dell'area padana trovavano posto, accanto a quello sabaudo, altri stati di modesta estensione: il marchesato di Saluzzo; 1. il marchesato di Monferrato; 2. il marchesato di Ceva; 3. la contea di Asti. 4. RIVIERA LIGURE La riviera ligure era invece sotto il controllo della Repubblica di Genova. Il controllo dei genovesi si estendeva anche alla Corsica, alcune isole dell'Egeo orientale e ad alcuni insediamenti sulle coste del Mar Nero. VENEZIA Ai primi decenni del Qua8rocento risale la costruzione di una dominazione territoriale da parte di Venezia, cui avrebbe dato forte impulso il doge Francesco Foscari. La vicenda delle is5tuzioni ci8adine veneziane fu originale poiché nella ci8à lagunare si mantenne costantemente ai ver5ci della vita poli5ca un’oligarchia formata da esponen5 delle maggiori famiglie mercan5li. Nel 1297, con la cosidde8a “serrata del Maggior Consiglio”, questo ceto si chiuse ulteriormente poiché il diri8o di prender parte all'organo di governo fu formalmente riservato alle famiglie che fino ad allora erano state rappresentate, riservandosi la funzione legisla5va ed esecu5va. ITALIA NORD-ORIENTALE A est vi erano poi i principati vescovili di Trento e di Bressanone, istituiti agli inizi dell’XI secolo, e il patriarcato di Aquileia, successivamente acquisito da Venezia. PIANURA LOMBARDA Nella pianura lombarda vi era la signoria dei Gonzaga su Mantova. Lo stato fiorentino All'inizio del Qua7rocento la ci7à controllava un ampio territorio formato dai centri urbani via via so7omessi e dai rispe@vi contadi. • La scomparsa di Gian Galeazzo consenf ai fioren:ni di acquisire uno sbocco al mare con l’importante conquista di Pisa e di ampliare ancora i confini, conquistando circa due terzi della Toscana. Dal tardo Duecento la vita politico- amministrativa Fiorentina era regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. • Alla metà del XIV secolo i rappor: fra popolo grasso e ceto nobiliare prevedevano contras: violen:. L'asse8o is5tuzionale restò quello di origine tardo-comunale, mentre mutò la consistenza numerica di ques5 collegi e la condizione sociale di chi ne faceva parte. . Una tappa significativa di questo processo fu segnata dal tumulto dei ciompi, la ribellione armata cui nel 1378 diedero vita i lavoratori salariati del settore della produzione laniera. Il loro obiettivo era quello di migliorare le condizioni di lavoro e acquisire il diritto di partecipazione alla vita politica attraverso la costituzione di un arte propria. Dopo aver conquistato il potere per alcune se_mane, i ciompi furono sconfi_ dalla repressione in armi promossa dalle ar5 maggiori. Si o8enne l'effe8o contrario poiché si ebbe un ulteriore restrizione del gruppo di famiglie chiamate a ricoprire le principali cariche pubbliche: si andava delineando un’oligarchia formata da ci8adini dinamici so8o il profilo economico (mercan5, banchieri e grandi imprenditori). due famiglie giunsero a stagliarsi sulle altre: quella degli Albizzi, imprenditori del settore laniero, e quella dei Medici, grandi banchieri e proprietari fondiari. La rivalità fra i due casa: e lo scontro che ne seguì condussero prima a una temporanea preminenza degli uni, poi alla defini:va affermazione degli altri. Il quadro delle istituzioni rimase inalterato, ma in effetti furono i Medici, pur senza ricevere formale investiture, a indirizzare l'azione politica dello Stato Questo asse7o di potere si conservò per l’intero XV secolo, sopra7u7o so7o Lorenzo di Piero de7o “il Magnifico”. -svuotamento delle funzioni di alcuni tradizionali organismi di governo e nel rafforzamento di altre magistrature collegiali che sostenevano il potere mediceo. La lo8a poli5ca ci8adina non si arrestò: i Medici subirono una congiura ordita contro di loro dalla famiglia dei Pazzi, che li avevano sos5tui5 nella ges5one della finanza pon5ficia, a seguito della quale venne ucciso Giuliano. All’a8entato seguì una reazione popolare che vide soccombere mol5 esponen5 della famiglia dei Pazzi. Il ritorno all’ordine dei rapporti si ebbe nel 1480, grazie a un accordo con il Papa. Lo Stato della Chiesa : il sud Le realtà territoriali dell'Italia centrale e meridionale: lo Stato di tipo monarchico guidato dal Papa; i regni meridionali, quello insulare sotto gli aragonesi dalla pace di Caltabellotta, e quello con5nentale che, in mano agli angioini nel 1266, cominciò a essere denominato Regno di Napoli Per quanto riguarda lo Stato della Chiesa, gli anni dello scisma segnarono una significativa svolta politica. La riduzione delle entrate spinse i pontefici del Quattrocento ad una crescente attenzione per l'amministrazione delle regioni sottoposte, che furono interessate da un processo di riorganizzazione statale. Il principale organo della curia papale era la Camera apostolica, a cui competevano l'amministrazione finanziaria e alcune scelte politiche. Gli apparati di governo periferici erano incardinati nelle grandi circoscrizioni amministrative istituite nel corso del Duecento. I regni meridionali La rivolta dei Vespri e gli even: che a essa fecero seguito rappresentarono per la storia del Regno meridionale una vera e propria cesura, arrivando a determinare la fine della sua unità poli:ca: • gli angioini continuarono a regnare nella sola parte continentale, mentre sul trono di Sicilia si insediarono Pietro III d'Aragona e poi il figlio cadetto Federico III, Il periodo di maggior splendore fu il regno di Roberto il Saggio: sotto di lui Napoli conobbe decenni di grande fioritura culturale. • Forte di una solida alleanza con il Papa, il re si mise alla testa del fronte guelfo, opponendosi agli imperatori Enrico VII e Ludovico il Bavaro in occasione delle loro spedizioni nella penisola. ialla sua morte, la corona si indebolì gradualmente so8o Giovanna I e Giovanna II, a causa di due crisi di successione. • Alla fine Alfonso V il Magnanimo d'Aragona, riuscì ad avere la meglio nel confli7o dinas:co, grazie sopra8u8o al pa7o d'alleanza s:pulato con Filippo Maria Viscon:, • stabilì a Napoli la propria residenza. La sua politica fu indirizzata al rinnovamento dell'assetto amministrativo e finanziario del Regno e a una dinamica partecipazione alle vicende italiane e mediterranee del suo tempo. riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento organizzato in tre “bracci” (nobiltà, clero e ci8à avente), facoltà di proporre leggi e di più efficace contenimento delle forze baronali. Si assistette in quegli anni anche alla ripresa dell'economia. gli aragonesi, acquisirono una posizione di assoluta preminenza nel Mediterraneo occidentale. Per tu7o il XIV secolo la Sicilia, separatasi con la pace di Caltabello7a dal Mezzogiorno con:nentale, ebbe un proprio re, diverso anche da quello di Aragona, poiché sui due troni risiedevano membri di rami dis:n: della dinas:a aragonese. Con Alfonso il Magnanimo i due regni meridionali tornarono a essere uniti sotto un'unica corona, successivamente il regno venne suddiviso con i suoi discendenti: Giovanni fu re di Sicilia Ferrante re di napoli Nonostante la comune eredità normanno-sveva, le due realtà meridionali subirono sviluppi diversi. La corona e i baroni furono i sogge@ poli:ci a@vi nel regno di Napoli. La debolezza della casa regnante portò qui a un forte sviluppo delle forze aristocra:che, a cui i re furono costre@ ad accordare concessioni e privilegi. L’assetto del potere conobbe alcuni mutamenti con l'avvento degli aragonesi sul trono napoletano. Vennero is5tui5 i vicereami. I viceré, in quanto rappresentan5 locali del sovrano, esercitavano sul territorio un'autorità poli5ca, riuscendo talvolta a privare i baroni di alcune delle preroga5ve acquisite nel tempo. Negli anni di re Ferrante, il malessere baronale sfociò in una pericolosa congiura contro il sovrano. La ribellione ebbe come protagonis5 alcuni fra i più autorevoli esponen5 della nobiltà meridionale e i baroni riuscirono a trarre dalla loro parte il pontefice Innocenzo VIII e ad avere l’indire8o sostegno di Venezia. La trama diploma5ca a_vata da Lorenzo il Magnifico, con l'appoggio degli Sforza, riuscì a salvare gli aspe_ poli5ci assisten5, incoraggiando un tra8ato di pace che prevedeva da parte di Ferrante il regolare pagamento alla chiesa del tributo dovuto come riconoscimento di vassallaggio. In Sicilia, con gli Aragonesi, si venne perdendo il cara8ere tendenzialmente accentratore che era stato proprio della dominazione sveva e fu poi ereditato da quella angioina. Le ci8à si videro accorda5 dalla corona spazi di autonomia amministra5va e ai detentori del potere signorile furono riconosciute preroga5ve giurisdizionali più ampie. Nel corso del Trecento i baroni esprimevano la forza dominante, nonostante fossero divisi in due schieramen5 contrappos5: “la parzialità la5na” e la “parzialità catalana”. Essi erano spin5 dal comune interesse contro il potere regio, la cui fragilità fece sì che si trovasse nella condizione di dover acce8are la divisione delle isole in due par5: orientale e occidentale. Il quadro cominciò a mutare fra XIV e XV secolo, quando il regno siciliano rafforzò i suoi legami con la Corona d'Aragona: si avviò allora una ricostruzione degli appara5 del governo regio che riuscì a ridimensionare i poteri aristocra5ci. Questi Stati centro-meridionali presentavano caratteristiche politico- istituzionali ben diverse da quelle dei principati delle repubbliche del Centro-Nord e dello stesso Stato della Chiesa, per una serie di motivi: la lunga tradizione delle istituzioni monarchiche; 1. il peso del ceto feudale; 2. la par5colare natura delle comunità urbane, così lontana da quella delle ci8à, interessate dal fenomeno comunale 3. Non deve, tuttavia, sfuggire il manifestarsi di alcuni dei fenomeni di ordine politico-istituzionale e sociale che caratterizzarono generalmente gli stati nel tardo medioevo: A. pluralità confli8uale di sogge_ poli5ci; B. condivisionedelpoterefracentroeperiferia; C. consolidamentodelleéliteslocali; D. assenza di linearità nei processi di costruzione statale. Il sistema dell’equilibrio Durante la prima metà del Qua7rocento furono messi in a7o vari tenta:vi egemonici da parte di singoli Sta: o di coalizioni, al fine di ampliare i confini territoriali e dominare la scena poli:ca italiana. Tali disegni fallirono tu@ e nel corso degli anni cinquanta si arrivò a una stabilizzazione del quadro poli:co • . Con l'insediamento di Francesco Sforza alla guida del ducato Milanese (1450), fu risolto il problema della successione a Filippo Maria Visconti. • A far cambiare il clima poli:co fu però un fa7ore esterno: la conquista di Costan:nopoli da parte dei turchi o7omani nel 1453. La fine dell'impero bizantino indusse infatti Venezia ad abbandonare ogni mira egemonica e a impegnarsi nella ricerca di un'intesa tra gli Stati. Si giunse così, nel 1454, alla s:pula fra Venezia e Milano della pace di Lodi, cui aderirono tu7e le altre potenze regionali italiane, in cui venivano fissa: e riconosciu: i confini territoriali fra i diversi Sta:. venne poi is:tuita una Lega italica (1455), che impegnava per 25 anni rinnovabili le 5 maggiori realtà statuali (Ducato di Milano, Repubblica di Venezia e di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli) a mantenere la pace. Ai fini del rispe8o dell'accordo determinante fu il ruolo svolto, a par5re dalla sua ascesa al potere (1469), da Lorenzo de Medici. • le condizioni di pace e l'assetto geopolitico definiti a Lodi si mantennero sin verso la fine del secolo. A cancellare una situazione tanto faticosamente costruita e difesa fu, nel 1494, la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, chiamato in chiave antiaragonese da Ludovico il Moro. • La fragilità degli equilibri poli:ci della penisola aveva di fa7o favorito l'inizio di una nuova fase della storia italiana: da quel momento gli sta: regionali si sarebbero dovu: misurare con le solide monarchie nazionali europee divenendone ogge7o di conquista. signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia lunedì 4 luglio 2022 04:52
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