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Signorie e Stati Regionali - riassunto completo, Schemi e mappe concettuali di Storia

Riassunto completo sulle signorie e sugli stati regionali

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

In vendita dal 22/06/2023

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Scarica Signorie e Stati Regionali - riassunto completo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! SIGNORIE E STATI REGIONALI LE SIGNORIE ITALIANE Nella fine del 200 si sente il bisogno di sperimentare nuove modalità di governo, per risolvere i problemi che affliggevano le città alle prese con la crisi economica, ma anche a causa delle continue tensioni politiche che affliggevano la città, dovute alle lotte tra le fazioni che alimentavano rivalità territoriale. La prima soluzione fu il prolungamento della carica di podestà, a volte a vita. La seconda soluzione fu cedere il potere in Signoria a un signore, ovvero un personaggio di grande prestigio e personalità. Si ha così un processo di “personalizzazione politica“; nei comuni si diffonde un’organizzazione autoritaria e personale. La signoria nasce per volontà dei cittadini. Vi furono signorie cittadine “di popolo“, in cui il signore si presentava come leader del popolo; oppure signorie in cui signore era un capo fazione che aveva consolidato il proprio potere a capo dei guelfi o dei ghibellini. GLI STATI REGIONALI Nel 300 la situazione politica italiana si presentava frammentata. L’Italia centro settentrionale era caratterizzata da una folta schiera di comuni e signorie cittadine. Al centro si estendeva lo Stato della Chiesa: il trasferimento del papato ad Avignone aveva fatto riemergere al suo interno i potentati locali. L’Italia meridionale era suddivisa tra gli Angiò, che governavano il regno di Napoli, e gli Aragonesi, che governavano il regno di Sicilia. L’assenza di poteri rese i vari poteri locali più potenti, desiderosi di rafforzarsi e di espandersi territorialmente. Questa tendenza all’espansionismo li vide contrapporsi in frequenti guerre. Alla fine, si giunse a una ricomposizione territoriale: si affermarono tre Stati regionali (Milano, Venezia, Firenze). Nessuno di questi Stati territoriali riuscì a prevalere sugli altri, poiché ogni volta che uno di essi si espandeva troppo, gli altri si coalizzavano per fermarlo. IL DUCATO DI MILANO Nel XIII secolo Milano era un centro economicamente molto vivace. Le vicende politiche della città furono a lungo caratterizzate dalle lotte tra le famiglie dei Della Torre, guelfi, e dei Visconti, ghibellini. Dopo aver primeggiato sui Della Torre nella battaglia di Desio del 1277, lo scontro per il potere tra le due famiglie finisce nel 1311, quando i Visconti furono furono riconosciuti vicari imperiali da Enrico 7. Iniziarono così a consolidare la propria signoria sulla città, avviando un’ espansione territoriale (Bellinzona, varie città dell’Emilia, e Genova). La massima estensione territoriale di Milano si ebbe con Gian Galeazzo Visconti, che ottenne nel 1395 dall’imperatore Vanceslao il titolo ereditario di duca. Sotto la sua guida, il Ducato di Milano si ampliò ulteriormente, conquistando il Veneto, l’Emilia, l’Umbria. Alla morte di Gian Galeazzo, i territori del Ducato si restrinsero alla sola attuale Lombardia. Il figlio, Filippo Maria, riprese una politica di espansione ma nel 1408 a man Clodio dall’esercito veneziano. Filippo Maria fu l’ultimo duca della dinastia dei Visconti, che dopo la sua morte si estinse. Il potere fu conquistato nel 1450 da Francesco sforza. Con lui ebbe inizio a Milano una nuova dinastia signorile destinata a governare il ducato. LA REPUBBLICA DI VENEZIA Venezia conservò un ordinamento repubblicano. Il gran consiglio, massimo organo della Repubblica, assunse un carattere sempre più oligarchico: nel 1297, con la riforma chiamata serrata del maggior consiglio, fu deciso un restringimento dei requisiti di accesso al gran consiglio, in base alla quale sono le famiglie iscritte al libro d’oro potevano farne parte. Questo irrigidimento si sviluppò con l’istituzione del consiglio dei 10, che limitò sempre di più il potere del doge, capo della città. Venezia avviò una politica di espansione, affiancando al suo “stato da mar“ uno “stato da tera”. Per difendere il proprio dominio sul mare Venezia si era scontrata con Genova nella decisiva guerra di Chioggia. Genova venne sconfitta, ma Venezia perse alcuni domini. Fu così che si convinse della necessità di espandersi nella terraferma. Nel 400 Venezia aumentò enormemente enormemente i propri possedimenti, in seguito del conflitto con il Ducato di Milano: con la sconfitta di Filippo Maria, Repubblica occupò Venezia Padova, Verona, l’intero patriarcato di Aquileia, Bergamo e Brescia. Nel 1428 la Repubblica di Venezia venne chiamata Serenissima per la sua stabilità interna. LO STATO TERRITORIALE FIORENTINO Nel XIII secolo Firenze era una città molto popolosa. In città prosperavano numerose compagnie di banchieri che avevano accresciuto la propria importanza cedendo finanziamenti a pontefici e sovrani. Firenze manteneva l’organizzazione comunale: il governo era affidato a sei priori, un podestà e un capitano del popolo. In caso di crisi il governo veniva sospeso e si istituiva la balia, una commissione straordinaria con pieni poteri che, una volta risolta la crisi, veniva sciolta. Dopo l’espulsione dei ghibellini dalla città a seguito della battaglia di Benevento, i guelfi rimasero soli al potere: i guelfi si dividono in due gruppi, i guelfi bianchi, capi capeggiati dei Cerchi, i guelfi neri capitanati dai Donati. Firenze decise di sperimentare la signoria: il potere fu affidato a figure di prestigio, anche se per periodo ridotti e fra aspre contese. Questa situazione ebbe come conseguenza un restringimento oligarchico. Firenze viene colpita dalla crisi del trecento. Il re d’Inghilterra Edoardo III, che aveva ricevuto ingenti prestiti dalle banche fiorentine per finanziare la guerra in Francia, provocò la bancarotta delle famiglie di banchieri più importanti. Ai gravi problemi economici e finanziari si aggiunsero le epidemie di peste e le tensioni sociali che culminarono nel tumulto di Ciompi. Nonostante questo periodo di instabilità, Firenze non aveva rinunciato ad espandersi: furono annesse allo Stato fiorentino, a volte con armi a pagamento di somme di denaro, numerose città come Arezzo, Pistoia, e Pisa. Tra le famiglie fiorentine e più fluenti, vi sono gli Albizzi e i Medici. Cosimo de’ medici, riuscì abilmente a conquistare sempre maggior prestigio e potere in città, fu alla guida per trent’anni e trasformò Firenze in una signoria, assegnando tutti i posti chiave dell’amministrazione a uomini di sua fiducia. LO STATO DELLA CHIESA In assenza del Papa le città rafforzarono la loro autonomia e signori ricominciarono esercitare un potere personale. La città di Roma si dedicò all’espansione del Lazio. Dovette affrontare difficoltà dovute alla mancanza delle attività legate alla curia: Roma fu scossa da una serie di conflitti durissimi tra i baroni (scontro tra fazioni Orsini e colonna) COLA DI RIENZO Cola di Rienzo era un notaio di grande abilità oratoria e di vasta cultura; Cola si pose a capo a capo del movimento popolare della città, presentandosi come un tribuno della plebe. Prese il potere cola riuscì inizialmente a frenare la prepotenza dei baroni a stabilire nel governo di stampo popolare. Ma a mano a mano che consolidava la propria autorità, emergeva anche la sua incapacità di gestirla: cola si procurò in breve tempo molti nemici; i baroni riuscirono a pilotare contro di lui una sommossa e a cacciarlo dalla città. Le sue idee avevano riscosso successo tra molti intellettuali e anche presso la curia: Papa Innocenzo 6 pensò di servirsene per ritornare al papato a Roma e inviò nuovamente cola nella città dopo averlo nominato senatore. La fortuna di cola di Rienzo durò pochi mesi poiché a quello stesso anno fu trucidato dalla folla. IL PAPA RECUPERA IL CONTROLLO SULLO STATO DELLA CHIESA Innocenzo 6 nel 1354 aveva mandato a Roma il cardinale spagnolo Egidio di Albornoz. Dotato di grande capacità strategica, egli riuscì in pochi anni a ripristinare l’unità dello Stato della Chiesa. Il cardinale emanò le costituzioni Egidiane , e suddivide il territorio della Chiesa in cinque province governate da rettori che rispondevano direttamente al Papa. Fu poi Papa Martino V a riprendere il controllo di Roma dello Stato della Chiesa grazie all’aiuto dei colonna. Il Papa provvide a riorganizzare la gestione del territorio sulla quale riscuoteva le imposte insediando vicari pontifici. I comuni maggiori persero completamente l’autonomia. Lo Stato della Chiesa diventa una monarchia centralizzata e il Papa un sovrano pontefice. IL REGNO DI NAPOLI Nel sud Italia la pace di Caltabellotta aveva stabilito la separazione fra il regno di Napoli governato dagli Angiò, e il regno di Sicilia, in mano agli Aragona. Sotto Roberto d’Angiò, il regno di Napoli visse un particolare momento di splendore. Napoli fu eletta capitale del regno e divenne un centro commerciale importante. L’attività dei mercanti stranieri favorì la produzione e commercio interno. Roberto d’angio morì nel 1343, Carlo d’angio, suo figlio era morto prima di lui, nel 1346 divenne regina di Napoli sua figlia, Giovanna I . La sua incoronazione garantì l’inizio di una lunga crisi dinastica del regno. La dinastia degli Angiò si estinse nel 1435, quando l’ultima regnante angioina morì senza eredi. Ne approfittarono allora gli Aragona: nel 1442 il re di Sicilia Alfonso V, detto il magnanimo, riuscì a impossessarsi del regno di Napoli e lo unificò al regno di Sicilia.
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