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simulazione prima prova 2018\2019, Prove d'esame di Italiano

simulazione prima prova italiano - tipologia b esempio 3

Tipologia: Prove d'esame

2018/2019
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Caricato il 26/12/2019

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Scarica simulazione prima prova 2018\2019 e più Prove d'esame in PDF di Italiano solo su Docsity! SIMULAZIONE DI PRIMA PROVA: TIPOLOGIA B ESEMPIO 3 Domanda 1: La prima guerra mondiale ha avuto secondo l’autore un fortissimo impatto sullo stato italiano e sulla pluralità di etnie che vi giacevano prima della Guerra che cambiò per sempre il destino della nazione, ed in particolare di Trieste. Il 4 novembre del 1918 infatti, la guerra terminò, e con il conflitto terminò anche il dominio secolare Austroungarico. A sostegno della sua idea l’autore come primo accenno storico riporta il cambiamento del nome della piazza di Trieste da “piazza dell’unità” a “piazza dell’unità di Italia” , evento che simboleggia a suo parere un primo tentativo di tracciare un’idea di nazione con la forza, non tenendo conto della pluralità etnica e relegando quest’ultima ai confini geografici e storici della nazione. Come secondo accenno storico l’autore riporta l’incanalamento di territori che precedentemente non erano italiani, territori come il Sud-tirolo, in cui vennero proibite le lingue quali tedesco o austriaco. Questo è simbolo di un totale livellamento e appiattimento ad una cultura Italiana, definita indispensabile per l’unità, a questo proposito ad esempio molti cognomi vennero cambiati per decreto. Domanda 2 Trieste era, prima dei conflitti mondiali, un crogiuolo etnico e culturale, una città abitata da persone di etnie e popolazioni diverse. La così detta “diversità Triestina” consisteva proprio nel fatto che tale città non fosse completamente Italiana, per via della convivenza secolare sul territorio di Sloveni, Austriaci, Cechi, Croati, Greci , Ebrei, Armeni e Serbi. La città nel periodo precedente e contemporaneo alla guerra fu oggetto di irredentismo, movimento che aspirava ad un'annessione della città all'Italia. Ad alimentare l'irredentismo erano soprattutto le classi borghesi in ascesa le cui aspirazioni politiche non trovavano pieno soddisfacimento all'interno dell'Impero austro-ungarico. Tale movimento di irredentismo tra l’altro si sviluppò in particolare contro alla minoranza slovena da parte dei Triestini che erano favorevoli all’Italia. Allo scoppio della prima guerra mondiale gli abitanti della città di Trieste si rifiutarono di combattere per l’esercito Austro-Ungarico e subito dopo l'entrata in guerra dell'Italia si arruolarono nell’esercito Italiano, molto spesso segretamente e clandestinamente. Il 4 novembre del 1918 le truppe italiane entrarono a Trieste ma l'annessione formale della città al Regno d'Italia avvenne solo il 12 novembre 1920 con il trattato di Rapallo. Con l'annessione le diversità e unicità della città vennero annullate: Trieste si trovò ad essere semplicemente città di confine con l’eliminazione e abolizione di lingue che fino ad allora erano state parlate dalla maggior parte della popolazione. La città perse di importanza non solo a livello culturale ed etnico ma anche a livello economico, il porto infatti non era più centro di commerci come in passato. Per ovviare a tale situazione lo stato italiano mise in atto nei confronti della città e della sua provincia una politica di economia assistita avviata dall'ultimo governo di Giovanni Giolitti e che durò per tutto il periodo fascista. Domanda 3: Nel suddetto brano l’autore Paolo Rumiz evidenzia come per secoli Trieste sia vissuta di “memorie divise”, ma al fine di comprenderne meglio il significato è utile analizzare le cause e le conseguenze di questo fenomeno che per molto tempo ha caratterizzato la storia di Trieste. Le cause delle memorie sono riscontrabili in primo luogo nella varietà di popoli che vissero sul territorio. Nella città di Trieste infatti, abitavano già da molti secoli persone di lingua italiana ma di cittadinanza austriaca unite a comunità di sloveni e croati. Dopo la fine della guerra vi furono atteggiamenti molto differenti che portarono alla creazione di memorie divise riguardo l’accaduto. Da un lato infatti l’Italia diede avvio ai primi esodi forzati di non-italiani, nonché l’inizio di un processo che mirava alla forzata italianizzazione di queste popolazioni con la conseguente abolizione dell’insegnamento di lingue diverse dall’italiano. Poi successivamente con l’avvento del fascismo la situazione peggiorò notevolmente infatti venne vietato l’utilizzo di lingue diverse dall’italiana non solo nelle scuole ma anche negli uffici pubblici, le scuole croate e slovene vennero chiuse, centinaia di migliaia di persone furono obbligate a vedere il proprio cognome “italianizzato” . Dall’altro lato però le eccessive violenze da parte dello stato italiano per la creazione di un regno unitario avevano portato alla nascita di una Resistenza antifascista iugoslava, sotto al comando del generale Tito. Questa resistenza comunista antifascista fu durissima e provocò la morte, oltre che di moltissimi fascisti e nazisti, anche di molti Italiani innocenti, che vennero massacrati e gettati nelle Foibe. La conseguenza di tale situazione fu la mancanza di una memoria storica unitaria sull’accaduto in quel territorio, vi sono piuttosto differenti punti di vista ed esperienze contrastanti, che danno vita a quella che l’autore definisce “memoria divisa” . Domanda 4: L’autore sottolinea l’importanza di interrogarsi sulla prima guerra mondiale anche oggi, un secolo dopo la sua conclusione, in quanto ci troviamo in una società di massa, ormai pervasa dai social media e dall’ignoranza nei confronti del passato della nazione. Oggi infatti, sottolinea l’autore, l’intera realtà geo- politica si riduce ad un tweet o ad una playstation. Il rischio dell’eccessiva digitalizzazione è che la popolazione, dei giovani in particolare, cada nell’indifferenza aumentando il rischio che eventi tragici che sono accaduti in passato si ripetano in un futuro prossimo. È importante perciò interrogarsi sul conflitto e studiarlo approfonditamente, analizzarne le sfaccettature ed esaminare le differenti teorie al riguardo, solo così si potrà evitare la creazione di confini mentali e culturali che potrebbero alimentare razzismo e rifiuto nei confronti del diverso. Domanda 5: Con l’ammonimento le fanfare non bastano più l’autore vuole evidenziare come non si possa più solo celebrare e parlare delle vittorie che l’Italia ha ottenuto sul campo di battaglia nel corso dei due conflitti mondiali, ciò che è importante è invece mettere in evidenza tutti i crimini e le atrocità che lo stato stesso ha dovuto commettere al fine di poter vincere non solo una battaglia, ma l’intera guerra. L’autore con questa frase vuole evidenziare quanto sia pericoloso continuare ad elogiare gli eroi della guerra dimenticandosi degli aspetti negativi che quest’ultima ha, infatti nel momento in cui la guerra cessa di fare paura, e se ne vedono soltanto gli aspetti eroici, la situazione comincia a vacillare, e tutte le tensioni mascherate sotto atteggiamenti economico politici di collaborazione, emergono. PRODUZIONE: La prima guerra mondiale rappresenta il primo conflitto nella storia dell’umanità ad aver cambiato per sempre la storia non solo di una o due nazioni, quanto più dell’intero globo, l’importanza che riveste nella memoria collettiva è perciò notevole. Tale evento storico però, viene raccontato privato di molti dettagli ed eventi che, altrimenti, metterebbero in cattiva luce stati che oggi sono invece elogiati ed individuati come vincitori. Paolo Rumiz ha analizzato a fondo tale aspetto, ma così come lui anche altri autori nella letteratura italiana, come Carlo Emilio Gadda, hanno messo in evidenza le atrocità e hanno elaborato una visione critica del conflitto e delle cause di quest’ultimo. Autori Come Gadda e Rumiz hanno perciò indirizzato la loro attenzione su come la guerra abbia unito politicamente e territorialmente molte nazioni, ma abbia allontanato l’umanità. La guerra ha infatti creato distanze inimmaginabili tra popolazioni ed etnie diverse, distanze che i popoli hanno dovuto accettare forzatamente. Un esempio inequivocabile è rappresentato dall’intervento dello stato Italiano nei confronti del Friuli-Venezia Giulia operato successivamente al termine del primo conflitto mondiale. Tale territorio ebbe una storia molto travagliata e fu abitato da popoli differenti tra loro per
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