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Sintesi 3° sezione di "Arte. Una storia naturale e civile" (volume 3) di Settis-Montanari, Sintesi del corso di Storia dell'Arte Moderna

Sintesi della 3°sezione (capitoli 9-10) del terzo volume, dettagliata e di chiara comprensione. Possibili errori di battitura.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 01/08/2022

lostilosti
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Scarica Sintesi 3° sezione di "Arte. Una storia naturale e civile" (volume 3) di Settis-Montanari e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! Sezione 3 Rinascimento e rinascenze: la pittura fiamminga e francese Lineamenti storici  Il 17 luglio 1453 a Castillon l'esercito inglese subì una sconfitta decisiva da parte di quello francese: finì così la Guerra dei cent'anni, che aveva opposto per più di un secolo Francia e Inghilterra. Il vincitore era Carlo VII, che alla morte del padre si era ritrovato a essere il suo legittimo successore, ma senza la corona, reclamata dall'erede al trono d'Inghilterra Enrico VI. Gran parte della Francia settentrionale inoltre era allora occupata dagli inglesi e fu solo nel 1429 che l'esercito francese, guidato da Giovanna d'Arco, riuscì a liberare la città di Orléans. Nello stesso anno Carlo fu incoronato e nei decenni successivi riuscì a recuperare i territori che per lungo tempo erano rimasti inglesi; non mancò di dare vita a una corte in cui prosperarono le arti, ed ebbe al suo servizio Jean Fouquet, il più gran pittore francese del ‘400.  Il Ducato di Borgogna rappresentò per quasi un secolo uno stato cuscinetto tra la Francia e le regioni dell'Impero germanico. Negli ultimi decenni del ‘300 Filippo l'Ardito seppe allargare i confini dei suoi domini, aggiungendo alla regione borgognona le contee delle Fiandre. Era un Ducato di rilievo strategico e molto ricco, grazie alle terre borgognone e ai mercati fiamminghi. L'ultimo duca di Borgogna sarebbe stato Carlo il Temerario: alla sua morte il Ducato cessò di esistere e la Borgogna tornò al re di Francia Luigi XI. Inevitabilmente coinvolti nelle vicende della Guerra dei cent'anni, i duchi di Borgogna patteggiarono di volta in volta per la Francia o per l'Inghilterra, a seconda dei propri interessi, e la guerra ebbe una svolta favorevole alla Francia solo dopo il Trattato di Arras, con il quale il duca di Borgogna Filippo il Buono, chiuso un lungo periodo di ostilità con Carlo VII, divenne suo alleato.  Intorno alla corte borgognona vi erano artisti di rilievo: il principale centro artistico fu la capitale Digione, dove lavorò Claus Sluter. In seguito, Filippo il Buono seppe apprezzare le novità della pittura fiamminga, nominando Jan van Eyck pittore di corte, altro protagonista del periodo è Rogier van der Weyden. Questo nuovo linguaggio pittorico, di veemente realismo, si impose nelle città mercantili fiamminghe e della Borgogna, che per il resto conservavano il loro aspetto gotico. Anche le città di Carlo VII continuavano ad avere questo aspetto, perché i rapporti che intercorrevano tra queste regioni e l’Italia influivano molto sulla pittura, ma non incidevano sull’immagine della città. Capitolo 9 Nel corso del 400 tra l'Italia e le Fiandre intercorsero rapporti molto stretti: una rete di relazioni mercantili e finanziarie imponeva contatti quotidiani anche i committenti, gli artisti e le loro opere facevano parte di questo circuito. In terra fiamminga ebbe grandi interessi Cosimo de’ Medici. In questo contesto nacque un nuovo tipo di pittura, dove gli artisti indagarono la realtà delle cose con una luce e uno sguardo nuovo e molto acuto, attenti ai minimi particolari grazie anche all'utilizzo della tecnica a olio. È un “Rinascimento” alternativo rispetto a quello di Firenze, e le due tradizioni presero coscienza della loro diversità, non sempre in modo pacifico: Michelangelo, per esempio, ebbe un'opinione pessima della pittura fiamminga. Ma la pittura italiana e quella fiamminga non furono assolutamente incompatibili, vi furono infatti continui scambi. Filippo Lippi, Madonna di Tarquinia (1437); cornice gotica, ma linguaggio masaccesco, lo attesta il gruppo solido della Madonna col Bambino. Quello che appare senza confronti è l'ambientazione del dipinto nella prospettiva di un interno: una camera da letto è rischierata da una luce tenue che entra dalla finestra laterale e si riverbera sulle superfici dei marmi del trono. Filippo, con minuziosa attenzione, si dedica ai dettagli degli oggetti, come per esempio il libro poggiato sul bracciolo e il cartellino che in basso reca la scritta 1437 in numeri romani. Lo scenario, l'illuminazione e i dettagli di questa prima natura morta non hanno nulla a che fare con la pittura di Masaccio, ma sono ispirati alle novità della pittura fiamminga, che cominciava a diffondersi in quegli anni a Firenze. Filippo Lippi, Annunciazione Martelli (1440 circa); pala di formato quadrato, l’episodio viene illustrato in uno spazio unificato da un’ingegnosa scenografia architettonica. La scena si compie oltre due arcate di un loggiato all’antica, aperto sul fondo a mostrare la fuga prospettica di un rigoglioso giardino delimitato da palazzi. Nell'arcata di destra si vede Gabriele di fronte a Maria, stupita accanto ad un elegante leggio; a sinistra, per bilanciare, sono presenti due angeli. Particolarissimo il dettaglio dell’ampolla di vetro in primo piano, messa appositamente in una nicchia e riempita a metà di acqua, pronta ad ospitare il Giglio dell’Arcangelo. Questo amore per i dettagli può essere spiegato solo attraverso la conoscenza di van Eyck, che aveva una forte predilezione per questi piccoli oggetti. Elementi cardine della pittura fiamminga:  Utilizzo della pittura ad olio, che permette di avere colori più brillanti e una resa luministica più brillante.  Volontà di rappresentare analiticamente la realtà, che si realizza nella descrizione minuta di ogni dettaglio.  Assenza di una scatola tridimensionale, i pittori fiamminghi non conoscono infatti la prospettiva brunelleschiana. Jan van Eyck, Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434); grande verismo dei particolari: si guardino gli zoccoli, il pavimento, la frutta sul davanzale, il lampadario e lo specchio (si noti il riflesso del pittore che li ritrae). Sono tanti brani di natura morta amalgamati in un clima di intimità domestica, reso attraverso la luce che si irradia dalla finestra sugli arredi a offrire un fotogramma di una coppia di sposi nella propria camera. Questo è sicuramente un ritratto celebrativo che commemora il fidanzamento tra i due, e dove l'attenzione al dettaglio riguarda anche la descrizione delle fisionomie, delle carni e delle vesti preziose dei personaggi, disposti frontalmente e di tre quarti. Jan van Eyck, Uomo col turbante rosso (1433); figura a mezzo busto e di tre quarti, in cui colpisce la resa veristica della stoffa del turbante, della pelliccia, del viso e dello sguardo, il tutto grazie alla pittura ad olio e alla luce utilizzata, che fa risaltare il volto sul fondo scuro. Jan van Eyck, Polittico dell’Agnello mistico (1426-1432); è una macchina da altare contraddistinta da sportelli dipinti sia davanti che dietro, così da poter alternare due immagini differenti. Quando gli sportelli del politico sono chiusi si vede ritratto in basso il committente con la moglie inginocchiato di fronte alle statue dei santi Giovanni Battista ed Evangelista, mentre nel registro soprastante vi è la scena dell'Annunciazione, e nel coronamento sibille e profeti. Aprendo i battenti ci si ritrova in un lussureggiante giardino, al centro del quale c'è l'Agnello divino, simbolo di Cristo, adorato dagli angeli e da una varia umanità; nello scomparto superiore dominano le figure di Dio, della Vergine e del Battista, affiancate da un gruppo di angeli cantori e, nelle ante laterali, dalle figure di Adamo ed Eva. Attenzione ai dettagli delle vesti, delle corone, degli strumenti musicali, delle fisionomie. Paesaggio illustrato in ogni minimo dettaglio, senza rigore prospettico. Jan van Eyck, Madonna del cancelliere Nicolas Rolin (1430-1434); pala di formato quadrato, ambientata in una sontuosa dimora che, oltre alle figure del devoto con una veste di broccato e della Vergine col Figlio incoronata da un angelo, si apre su un loggiato. Da qui si getta lo sguardo su un sottostante hortus conclusus, delimitato da una merlatura da cui si affacciano due uomini di spalle. Il paesaggio è solcato da un fiume che riverbera lo stesso colore del cielo, e presenta rigogliose colline. Capacità di raccordare alla descrizione minuziosa e realistica di un interno la lettura del paesaggio naturale.
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