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Sintesi anno 2022/2023, Sintesi del corso di Pedagogia

Sintesi anno 2022/2023 lingue e letterature straniere e culture moderne

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 20/09/2023

dianeitor
dianeitor 🇮🇹

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Scarica Sintesi anno 2022/2023 e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! 6/2/23 ESAME: 1 domanda per libro (tutti e 3 i punti valgono uguale, devo superare ognuno dei 3 punti) Cos’è la pedagogia? La pedagogia si articola al suo interno in discipline specifiche (si chiama pedagogia generale e, genericamente potremmo dire che il suo oggetto prendo il suo significato più ampio insegna l’educazione intesa nel suo sinonimo di apprendimento, processo di scolarizzazione). L P.G è grande ed ha al suo interno oggetti di studio specifici che possono riguardare ad esempio la scuola, la famiglia (che è un’agenzia educativa), la società, la cultura (nella quale ognuno di noi è immerso). Ogni ambito della pedagogia affronta snodi specifici che riguardano l’educazione in senso lato. L’educazione e anche la pedagogia sono cambiate nel tempo, esistevano dall’antica Grecia e, nei secoli hanno avuto evoluzioni e cambiamenti. Considerando la contemporaneità è diverso insegnare a un bambino, a un giovane o ad un adolescente e quindi nell’ambito della P vi sono ambiti di studio che affrontano le diverse età della vita. La pedagogia studia la formazione dell’uomo (espressione recente come quelle di istruzione e formazione, prima genericamente si parlava educazione). La psicologia è una disciplina diversa e distanta dalla pedagogia ma la riguarda in qualche modo perché l’oggetto di studio di essa ovvero la psiche umana riguarda l’educazione e quindi l’oggetto di studio della pedagogia. I processi di aorendimento sono processi spesso spiraliuformi, onfdulatorui (non lineari), quiondu l’apprendimento visto come una scala è una rappresentazione falsa. Quando parliamo di P parliamo di qualcosa di complesso, di molto articolato: riguarda ambiti di studio, età della vita ed approcci differenti. L’insegnante ha una funzione educativa (a qualunque età). Cos’è l’educazione? E’ importante la parola morale (che spesso si confonde con la religione, la morale ovvero pensieri forti non sono valori necessariamente legati alla dimensione religiosa e, i valori sono qualcosa che noi apprendiamo per assorbimento) e, quando si parla di educazione è una dimensione è fondamentale. Il valore è qualcosa di universale dal punto di vista della morale. In pedagogia vi sono due dimensione della morale: il piano etico (etica riguarda i comportamenti che ognuno di noi mette in attorno solo e non tanto sulla base delle condizioni personali ma in vista di una convivenza civile) ed il piano dei valori religiosi. L’educazione si occupa della regolazione dal punto di vista etico, non dice quali sono i valori più importanti ma si occupa di convivenza civile e, di conseguenza lo fa la pedagogia. La P e l’educazione sono chiamate a formare la personalità dell’individuo e si occupano di favorire quel processo di scoperta personale di ciascuno, ognuno di noi è portatore di interessi che scopre nel corso della vita e di desideri che, l’educazione e gli educatori devono favorire (non reprimere) e, per favorire la cultura ha un ruolo fondamentale. Il compito dell’insegnante è far conoscere agli studenti, i quali, a loro volta capiranno quale è mitico di loro interesse personale. Eureca= momento in cui vi è una connessione tra sapere e soggetto e, l’ingente dovrebbe lavorare li ( è il momento in cui chi studia capisce) . L’educatore non inculca valori ma fa conoscere, insegna e favorisce la conoscenza personale e la relazione con gli altri. 7/2/23 LA RICERCA PEDAGOGICA: ha per oggetto l’educazione >educare: nutrire, alimentare, far crescere >educare: trarre fuori, condurre (andare insieme verso un percorso per cercare la conoscenza), allevare >edocere: istruire, insegnare, ammaestrare. Rapporto tra educatore ed educando, abbiamo qualcosa che viene immesso. In segnare letteralmente non significa mettere dentro ma lasciare una traccia, un segno, questa è la vera concezione dell’insegnamento. Ammaestrare ha un accezione più asseverativa e dogmatica, significa condizionare l’altro, conduco l’altro con strategie più o meno esplicite verso una direzione che conosco già e che io come educatore decido. 1 Queste tre residenze della medesima parola diventano tre stili educativi differenti e, non ve ne è uno che sia da prediligere ma la pedagogia è complessa perché deve avere tutte queste esigenze. Maieutica socratica, per Socrate l’azione dell’educatore è quella di far emergere dall’educando ciò che l’educando già possiedesenza saperlo. Tutti i dialoghi platonici sono tra il maestro Socrate e i suoi allievi, il dialogo. Socrateascolta le domande che gli vengono poste dai giovani, gli chiedevano risposte ma lui non la da subito, l’educatore risponde facendo domande= contro-azione educativa che rappresenta un vero e proprio scambio. ???’ Questa rappresentazione è diventata cosi importante dal punto di vista storica culture perché ha più vie di lettura: la relazione tra educatore ed educando non è unirelazionale ma è una relazione di scambio, il compito dell educatore non è soddisfare gli interessi e le curiosità ed i bisogni di conoscenza ma è quello di mostrare come trovare la risposta, vi è una rappresentazione della conoscenza come di qualcosa non n già dat e non estraneo, esterno all’uomo ma è qualcosa che è dentro l’essere umano e che l’essere umano contribuisce a creare. Questi elementi sono validi al di là delle epoche storiche e sono fonte d’ispirazione echirimento ancora oggi. Noi siamo abituati a pensare che la conoscenza si aqualcosa che esiste e che noi per acquista dobbiamo andare a prenderla da fuori, chi non la possiede deve cercarla da chi ce l ha e chi la possiede deve trasmetterla ma questa concezione è sbagliata ma è l’essere umano che costruisce la conoscenza. Molti esperti hanno òavoraro sul fatto che noi eserim umani non siamo separati dalla conoscenza (non è qualcosa di esterno a noi) ma si tratta di scoprire, avvicinare, m di sapere meglio ma non sis tratta mai di acquisire qualcosa che noi non possediamo assolutamente. Nel linguaggio pedagogico contemporaneo l’espressione diffusa ‘trasmettere la conoscenza’ è un espressione dal punto di vista pedagogico arcaica e piuttosto scorretta (significa pensare che vi è un travaso tra chi la conoscenza la possiede e chi no > immagine del vaso da forgiare della pedagogia medievale in cui si ritiene che l’educando sia un contenitore vuoto nella quale immettere saperi). Scienze hard: studiano a partire da un analisi empirica dei dati, studiano la ricorsività di un certo fenomeno, individuano gli indicatori che sono sentinella di un certo fenomeno (ad esempio malfunzionamento apparato digerente), analizzano in laboratorio la fonte Diu questo problema, studiano con campioni differenziati per un certo tipo con un protocollo scientifico molto specifico. Si lavora su quelle che, non a caso in medicina si chiamano evidenze e, un evidenza è data da una complessa causa di fattori messi insieme in un calcolo matematico. Mantre nelle scienze umanistiche il successo non è dato dal’obbiettività e molto scienze umanistiche hanno al loro interno settori di studio che usano la ricerca empirica, indicatori, dati, statistiche e, altri ambiti della stessa scienza che non lo fanno e la oedagoigia è una di queste (vi sono ambiti di studio che usano lo studio due dati e altri che non lo fanno). Sappiamo che vi sono approcci di studio differenti ma è difficile distinqguere tra scienze Hard e Soft. Educazione, istruzione e formazione sono i tre concetti chiave della pedagogia contemporanea. 1) educazione: oggi ci riferiamo prevalentemente a famiglia, società e cultura di riferimento. Noi siamo educati prima di tutto dalla famiglia nella quale nasciamo, da questa, la quale ci capita in sorte e no scegliamo, impariamo quasi tutto quello che ci struttura come soggetti, stabiliamo da subito un rapporto di dipendenza. E’ una relazione educativa particolare, per molto tempo della nostra vita dipendiamo dalla nostra famiglia (peculiarità dell’essere umano rispetto alle altre specie animali). La famiglia ci nutre psicologicamente, culturalmente ed economicamente. Fin da molto piccoli, sin da quando iniziamo ad usare pienamente la facoltà della vista, acquisiamo una rappresentazione del mondo. Noi impariamo dai rumori che sentiamo, oltre a quello che vediamo, impariamo dalla qualità, dal gusto del nostri nutrimento alimentare e quella diventa la misura con il quale misuriamo il mondo (come se noi sin da piccoli fossimo dotati di un metro): questa misurazione che noi facciamo per assorbimento, diventa il mondo che 2 Il lavoro educativo e progettuale dev’insegnate dovrebbe consistere nel riempire di contenuti e di metodi le competenze richieste, quindi un lavoro che dovrebbe superare quello di seguire un programma. L’insegnate deve promuovere l’offerta formativa della scuola in cui lavora. Gli Open day servono proprio a promuovere la suola come istituzione e mostrare la loro proposta formativa. L’insengnate è anche una figura esistenzialmente significativa che promuove capacità individuali, consapevolezza critica, qualità sociale. Insegnare è lasciare una traccia e nel corso dell’esistenza dell’allievo la figura dell’insegnate è fondamentale per sviluppare la propria consapevolezza critica e le prorie capacità individuali. Queste cose dovrebbero emergere nel percorso di scolarizzazione grazie agli insegnati i quali sono chiamati soprattutto ad individuare le qualità e anche i limiti di ciascuno in modo da valorizzarli il più possibile ed in modo da concedere a ciascuno di scegliere quali talenti sviluppare vale a dire chi diventare. Questo corrisponde un po’ all’orientamento. La scuola è uno strumento che dovrebbe favorire la mobilità sociale. Per questo gli storici della pedagogia prestano particolare interesse alle fasi di governo dittatoriali perché una delle prime struttura di governo che viene controllata ed assorbita è la scuola e, questo non è un caso perché il dato tempo che noi passiamo a scuola stabilisce le nostre convinzioni personali, capacità relazionali e della comprensione della realtà. La seconda cosa che si fa nelle dittature è mettere le mani sui Media. L’insegnate è il primo aduso di riferimento nella nostra esistenza al di fuori del nucleo famigliare, che hanno un intenzione educativa esplicita su di noi. SPECIFICITÀ DELL’INSEGNAMENTO NELLA SCUOLA SECONDARIA: > di contenuto: preparazione iniziale solida delle materie insegnate (università), ma sempre in itinere (formazione di servizio che non è obbligatoria, normata, non vi è un incentivo e quindi molto spesso gli insegnati non la fanno). > di contesto: preparazione relativa agli aspetti pedagogici e formativi che riguardano: l’ordine e il grado di scuola (secondaria di primo e secondo grado; tipo di scuola: licei, istituti tecnici, istituti professionali); la relazione tra scuola e territorio ( gli istituito sono collocati in base ad una caratterizzazione sociale di un luogo, in periferia vi saranno gli istituti professionali e cosi via i licei in centro poiché sono più portati a frequentare quella scuola le persone che stanno in quel luogo); la relazione educativa insegnante/ studente; la comprensione e la rielaborazione dei processi formativi in atto > formazione iniziale (Università), ma sempre in itinere (formazione in servizio). > di metodo: preparazione relativa agli aspetti metodologico didattici e operativo relativi alla disciplina insegnate loro collocazione nella situazione specifica > formazione iniziale (università), ma sempre in itinere 8formazione in servizio. Inter-testualità anche detta più in generale inter-discplinarietà se noi ci focalizzassimo su un aspetto, questo può essere letto da più discipline diverse dai loro differenti punti di vista. Ogni sguardo non è solo disciplinare diverso dall’altro a ognuno di questi può essere e generalmente è determinato da una varietà di terrore o di approcci teorici diversi (per cui non vi è una pedagogia ma vi sono le teorie pedagogiche e gli approcci pedagogici, non vi è una letteratura e solo le epoche diverse ma vi è una teoria della letteratura che supporta sguardi diversi anche in un lasso di tempo uguale). Questa ramificazione rende molto più complessa un analisi approfondita da una parte ma dall’altra evita un pericolo fondamentale he è quello di una visione monolitica. SE avessimo un’unica definizione dell’adolescenza in pedagogia saremmo in presenza di qualcosa di cui dovremmo rispettare e si chiama dogmatismo culturale (ovvero un unica versione dei fatti). Quel che rende possibile il pensiero critico è il fatto che vi siano più versioni. Lo studioso è disinteressato dalle opinioni altri, compresa la propria, e il suo compito è studiare un fenomeno con parametri che le comunità scientifiche ritengono affidabile e rigorose dal punto di vista del tempo e soprattutto scientifico. 13/2/23 5 Che cos’è la pedagogia generale? (Cap.2) Nel corso del tempo cambia la figura dell’uomo e quindi anche la concezione dell’educazione, legata all’idea di umanità che s’intende costruire. Quando parliamo di educazione abbiamo sempre di finte una prospettiva. L’educazione riguarda non tanto e non solo l’uomo che c’è già ma l’uomo che verrà. Le confezioni di uomo e di educazione si modificano nel tempo. Nella Grecia antica (V- II secolo a.C.)vi sono una concezione dell’uomo e di natura legate al concetto di PAIDEIA= racchiude i saperi sull’uomo. Quindi l’educazione riguarda il pensare ed il concepire l’essere umano (che cambia a seconda del tempo) le prassi ovvero come orientare lo sviluppo dell’essere umano e contemporaneamente pensiamo che ogni essere umano acquisisce il suo statuto di umanità on rapporto alla società. Da questa concezione antica, radice della civiltà europea, permangono tratti propri anche della pedagogia odierna. I tratti permanenti che rimangono oggi sono: la riflessività, la prassi ed il rapporto tra individue e società. La dimensione costitutiva di progettualità che riguarda l’idea di educazione, quindi la pedagogia sussiste proprio g5azie all’elemento di rapporto tra indviduo e società (l’essere umano non è inteso come singolo, ma la personalità del singolo si costruisce se si ha in mente un’idea praticabile di società e l’educazione è la pratica che aiuta il singolo individuo aggravare se stesso e a collocarsi da adulto in una dimensione sociale che a sua volta è un organismo, non è mai la somma dei singoli. Vi è quindi un rapporto dialettico tra d’individuo e società, l’uno costituisce l’arto reciprocamente. Riflessività e prassi non possono essere mai isolate le une dalle altre (esistono pedagogie teoriche e pratiche ma non sono mai isolate). I nuclei costitutivi della pedagogia li rinveniamo nella cultura Greca Antica. Socrate: educazione si dispiegai una dimensione interiore e dialogica (rapporto tra individue e società) gli strumenti dell’educazione interiore sono: l’ironia, la dialettica, la maieutica (arte della levatrice, colei che aiuta a partorire, è l’arte del trarre fuori, Sicurate assume il compito della levatrice aiutano il singolo a tirar fuori da se tuo che esso sa o è già) e l’aporia (quando ci troviamo di fronte a un problema che ha 2 risposte ugualmente giuste e plausibili, quindi dal punto di vista razionale non vi è una prospettiva che può prevalere uno sull’altro) (l’aporia rinvia un po alla dimensione della dialettica che è quando vi sono 2 concezione opposte. He si confrontano e il dialogo serve per esplorare le qualità delle due posizioni). Nella concezione socratica dell’educazione che lascia traccia nel corso della sorta della civiltà europea sino a i giorni nostri: l’educazione non ha soluzioni definitive ma è un processo di scoperta, confronto, conoscenza. Il dialogo non è solo un metodo educativo ,a consiste nel mostrare come la propria posizione per esserci abbia bisogno della posizione dell’altro. Nella concezione socratica dell’educazione, questa è un processo che non finisce , che arriva a risultati sempre provvisori. Se noi guardiamo a questo modello dell’antichità capiamo subito che l’educazione non è qualcosa di lineare e cumulativo ma qualcosa che implica sempre ricerca. La connotazione dialogica dell’educazione socratica sei basa su una dimensione etica molto forte (per Socrate l’educazione e la pedagogia sono etica, il dialogo aiuta ed indirizza a concepire la propria presenza nel mondo come una presenza orientata eticamente ovvero ogi individue esiste se impara ad agire eticamente. L’uomo e consapevole di se di coappartenza alla società ed avere questa consapevolezza significa essere chiamati ad agire eticamente). Platone: assumono una rilevanza particolare la sofistica (entriamo nel merito del ruolo sociale dell’educatore perché P so confronta con al figura socialmente più diffusa dell’educatore che è il pedaggi nel suo tempo. Oggi la parola pedagogo è arcaica e quando è usata ha un accezione negativa invece prima era il precettore privato, il maestri che le famiglie abbienti assoldavano per educare i propri figli. Per Platone è una figura con una precisa funzione sociale, una figura esistente, reale ma la posizione di P è critica nei confronti del pedagogo nel suo tempo: il Pedagogia doveva insegnare la tecnica l’arte della retoriche era l’arte della persuasione. Il pedagogo non era un educatore ma un’allenatrice l’arte retorica ed essendo pagato dalle famiglie che lo incaricavano dove rispondere a ciò che le famiglie desideravano, aveva quindi una funzione limitata dalla commessa che gli veniva attribuita ed in questo modo il sofista insegnava ad argomentare opportunamente a prescindere dal giustezza, non si poneva il problema del vero, del bene e del bello anzi, il suo lavoro era un altro. Platone ha una posizione critica nei confini di questa figura perché separava la forma dalla sostanza (il sofista insegnava la forma e non la sostanza) mentre secondo Platone il compito dell’educatore è questione di forma ovvero trovare il vero, il bello e il giusto, recuperando l’arte della retorica alla sua funzione principale ovvero sostenere il bello e il giusto. Questo per ragioni di politica, sciali, perché un society che funzione 6 secondo P è una società che si regge su queste principi universali e una società che non persegue il vero ed il giusto è antidemocratica ed inesorabilmente finirà per soccombere.) e la retorica. Questo fondamento di Platone fa dell’educazione una questione politica (rispetto accorate l’etica non sparisce ma si regge in funzione della dimensione politica. Aristotele: prende centralità l’elemento della ragione > logica, giudizio. L’uomo deve imparare ad usare la logica, l’esperienza che deve far capo alla dimensione irrazionale (sentimento, piacere, affettività) vanno controllate e governare dalla ragione, dalla razionalità. Compito dell’educazione è sviluppare la logica che è l’unica che può portare alla formazione di un giudizio che deve essere giusto e vero. A concepisce la cultura come un enciclopedia di saperi (enciclopedia: racchiude tutti i saperi ed è caratterizzata dalla circolarità poche i saperi sono connessi e questa connessione deve emergere dall’educazione). Cosmopolitismo: A guarda al di là dei propri confini di riferimento e pensa anche in dimensione politica a un insieme di comunità, di governi che riescano a convivere pacificamente. Nella concezione di Aristotele tra etica e politica non ve n’è una che prevale ma si compenetrano vicendevolmente. Cultura latina: oratoria ed eloquenza hanno peso fondamentale, ricompone forma e sostanza (la dimensione del bello acquista nuovamente una funzione importante), l’etica torna ad esser il principio che regola le vite dell’essere umano sempre accompagnate da una dimensione di piacere e bellezza. L’etica è la pratica delle virtù e l’educazione è il principio regolatore della vita. Nell’apprendimento vi è una dimensione di piacere, io apprendo se provo piacere a farlo. La conoscenza tiene in primo piano, conoscere signifca apprezzare, amare, coltivare, non abbandonare. Medioevo e Cristianesimo: vi è un nuovo ideale (fino a prima vi era la paiedeias) Abbiamo una dimensione storica poiché l’humanitas è il possesso della cultura dellea tradizione contestualmente la coltivazione delle arti liberali. Scompare, sostanziosamente è depotenziata la dimensione politica, comunitaria e sociale: l’ideale politico spetta ai governanti. L’educazione deve occuparsi della trasmissione della dimensione culturale che deve esser curvata nello sviluppo dell’interiorità / spiritualità che deve avvenirere attraverso un ideale teologico. L’educatore ideale è dio e l’educazione è un processo di avvicinamento alla percezione divina avendo che lui mo mai arruvira alla perfezione divina ma deve guardare a dio come un modello verso il quale tendere. L’educazione è imitazione di questo modello. Gli educatori in quest’epoca sono ecclesiastici (non esistono maestri lasci o pedagoghi provati, l’educazione è ancora riservata ai più abbienti e vi è un impossessamento teologico dell’educazione. Gli strumenti educativi, i testi di riferimento sono tutti legati alla Bibbia. Il testo sacro non poteva esser interpretato ma ne dava lettura il mostro, l’educatore che essendo un ecclesiastico dava una versione che era quella accreditata dalla chiesa ed era l’unica valida possibile). 400 vi è una prepotente inversione di tendenza: vi è una riscoperta dell’arte dell’argomentare (questione preclusa nel medioevo in cui si doveva solo acquisire), si ricoscoprono le Humane listare in genere (quindi testi diversi da quelli sacri) l’uomo è guidato non solo dalla propria fede ma anche dall’arte e la dimensione politica torna esplicitamente nelle pratiche e negli orizzonti dell’educazione perché siamo in presenza delle città (primi nuclei delle città che non sono solo questione di urbanistica ma anche di milita e di ideale di uomo cittadino. Nascono gli stati nazione (rivoluzione politica), infezioni tra cui una delle più importanti quella della stampa ( che cambia il modo di concepire l’educazione perché con la diffusione della stata si diffonde la conoscenza, la ripetibilità tecnica di un testo lo rende disponibile a più persone). L’ideale di libera formazione umana si inizia Ada affacciare nel 400 ma siamo soprattuto nell’epoca dell’homo faber (costruttore di mondi, di brevetti, un uomo intraprendente che crea da solo e non ha bisogno di dio, uomo che non è solo creato ma anche creatore). 500: i fermento del 400 si stabilizza e diventa patrimonio comune e dal 500 comincia la pedagogia moderna, della differenziazione sociale, cominciano le educazioni. Fino a qui l’educazione riguardava pochi. Fino a prima l’educazione era riservata a pochi abbienti gli atri erano educati nei comportamenti in un certo modo ma sostanzialmente potevano vivere vite e generazioni intere incolti, il poplo era incolto. Nel 500 si inizia a differenziare socialmente le diverse educazioni. I codici di condotta, i comportamenti iniziano ad essere plurali. (Galateo di Della Casa i codici di condotta iniziano a pluralizzarsi, riguardano diversi strati sociali, a ogni ruolo sociale corrisponde un’educazione di un certo tipo, tutti esplicitamente devono essere educati in base alla propria collocazione sociale). Vi è poi un pieno recupero della dimensione estetica, del vivere bene (sacrificio e pentimento sono alle spalle) si passa da una educazione di stampo ecclesiastico ad una di tipo individuale e viene recuperata anche la dimensione progettuale. Si tratta anche di immaginare il mondo che volgiamo è vi è la nascita delle grandi utopie (Moro, Campanella e Bacone). (Quando noi oggi parliamo di utopia, ha assunto una connotazione negativa, si fa 7 Il 900 è il secolo della crisi della cultura europea che si è indebolita e sono saltati, diventati inaccettabili i fondamenti, i pilastri della cultura europea che sono stati edificati dall’antichità greca fino al 900. Nel 900 con le feroci differenze tra la prima e la seconda metà si sviluppano i cosi chiamati “ismi” teorie che dinoccolo in ismi, esperienze culturali. Idealismo, ruolo fondamentale enlella prima meta del 900 in contrasto con positivismo che ha vinto . Ma anche esistenzialismo, marxismo… secolo di ripensamento culturale per cui anche in pedagogia sono ripensati alla radaiche i fondamenti dell0’educazione. Non era più possibole dare per scontato che tutti sanno che cosa sia l’educazione, ci siamo riproposti su larga scala questa domanda. Apertura a una dimensione internazionale che poi diventerà globalizzazione tra 20 e 21 secolo. In questa ridefinizione articolavamo cio che chiamiamo educazione nei suoi diversi aspetti: ed. Interiore (uomo in traportò con se stesso); ed. sciale e politica (uomo in rapporto al mondo), ed. Culturale (uomo in rapporto al sapere). Uno dei primi miti che cade nel 900 è quello della bildung ovvero che l’essere umano possa essere unità armonica, rimane un ideale e, l’idea stessa di ideale crolla. Dal secondo 900 in poi non possiamo più fare appello ad un ideale, prima tutto discendeva da un ideale pedagogico (la cultura aveva un ruolo di guida perché definiva un ideale che andava seguito sempre) > nel secondo 900 questo impianto crolla (non è più un ideale che guida l’educazione ma lo farò la lettura della realtà, l’ideale tramonta). Maestri del sospetti: Nietzche, Marx e Freud. A cavallo tra fine 800 e 900, pensatori che hanno profetizzato quello che poi si sarebbe realizzato, maestri del sospetti perché hanno messo in crisi proprio quei andamenti, con una forma enorme. N. L’ha fatto dal punto di vista morale con la metafora della morte di Dio, ha profetizzato la fine dei valori correnti. Aveva visto che i valori su cui si fondava la civiltà europea esistevano contenitori vuoti, avevano perso la loro eloquenza ed era rimasti nella loro formalità. Muore il principio universale della somatizzazione della morale, quello che da senso alla morale. Marx sul piano economico: aveva visto la fine del lavoro come esperienza di completezza esistenziale, di nobilitazione della vita dell’essere umano e la sua riduzione al denaro, al principio dell’utile. Cambia la semantica, il senso che noi diamo al senso di lavorare. Freud, ribalta la concezione dell’uomo, dell’infanzia come segnata dall’innocenza. Impone una nuova visione dell’essere umano guidato naturalmente da forze irrazionali. Visione completamente diversa dell’essere imano. 900 versante psicologico: perché la pedagogia è una scienza che interagisce attivamente con diversi ambiti del sapere soprattutto umanistici ma non solo e la psicologia è una di queste. Pedagogia= dal 900 influenzata dalla psicologia Freud: nasce la psicoanalisi (diversa dall psicologia che nasce come disciplina sperimentale in laboratorio come studio dei comportamenti animali) che ha a che fare con il funzionamento della psiche umana ma non corrisponde alla psicologia ma è un tipo particolare di psicologia. F. Concepisce la vita come un0’economia dell’energia nervosa, studia la vita della psiche come gestione delle energie nervose. Comincia i suoi studi da medico specializzandosi in ipnosi che allora era una tecnica decisamente praticata e F. In questo modo aveva già intuito che nella psiche umana vi era qualcosa al di la del visibile a cui non si poteva accedere nel momento della veglia, che vie ra un livello oscuro e nascoste della psiche e la stessa visione gli è confermata nello studio dell’isteria (considerata malattia fenminile che è una parte incontrollata della psiche umana e diventa la cura della parola, del parlare). F sostiene che come l’energia della fisica concessa ma si trasforma, allo steso modo accade per l’energia psichica che è dinamica, si muove, si trasforma, cambia in funzione della pulsione sessuale (che è anche la pulsione di morte). F. immagina una struttura della psiche umana tripartita: es, io, supero. Non sono tre fasi dello sviluppo, non sono tre modalità separate tra loro ma sono 3 componenti che si attivano contemporaneamente ogni volta che ciascuno attiva un’azione o un pensiero. L’es è la pulsione, la parte prevalente, la parte dell iceberg che sta sotto la superficie del mare quindi è la parte più grossa ed influente ma anche quella più oscura, da qui si generano le energie psichiche e quindi le pusioni. L’es non è dotato di pazienza, ha bisogno di una soddisfazione immediata, nella primissima infanzia questo è visibile in maniera chiara. lIO nasce perché l’es è potente ma non e sempre capace di scovare da solo la soddisfazione ai suoi bisogni, L’io è la parte che noi vediamo ed è la razionalità, la nostra coscenza e consente all’es di soddisfare il suo bisogno ma in maniera accettabile per il mondo, organizza razionalmente le azioni necessarie per soddisfare il bisogno dell’es e questo F. Lo chiama principio di realtà. 10 Grazie all’io ci difendiamo psicologicamente da un vuoto che entra angoscia e l’io serve a stemperare quest’ultima. E’ come se l’io bilanciasse l’es, Jha un ruolo di monitoraggio e gestione della dimensione irrazionale ma è capace solo parzialmente a soddisfare i bisogni dell’es (sono fenomeni ricorrenti fenomeni come la rimozione, quando io ho esercitato su qualcuno un azione traumatica ma non lo ricordo, è talmente forte lo shock che la mia mente non archivia nella memoria il fatto, l’io agisce tramite l’es per far ricordare questo trauma, riportandolo alla razionalità dell’io quindi dopo primo momento di trauma felice posso governarlo e non ripeterlo). La psicoanalisi è andare alla ricerca nell’es di questo trauma che deve essere riportato alla luce per poter essere governato. E’ meno gravare prendere coscienza del trauma che stando peggio tenendolo rimosso per sempre. Proiezione nell’altro: io ho un caratteristiche di sofferenza prodotta da atteggiamento nella quale non voglio riconoscermi e la proietto sulla’altro molto visino, atti di crudeltà che attribuisco all’altro ma invece sono artefice io. Meccanismo invisibile a chi lo pratica., spesso accompagnato da vittimismo (sempre vittime di qualcuno ma intelata perché si proietta su qualcosa la propria inadeguatezza). Regressione: quando non si vuole farrointare il rischio e prevale la paura, incontrollabile la paura per il futuro per cui non ci si proietta in avanti ma si regredisce nel passato e si blocca lo sviluppo mentale e di rappresentazione di se. Si rimane prigionieri di un autorappresentazione regressiva. Fissazione: altra forma di incantamento, si elegge un oggetto o evento privilegiato al di la del quale non si riesce ad andare, ci si fissa spesso nel momento della perdita. Negazione: quando si negano comportamenti che sono state compiute, anche questa è una forma di incantamento di blocco. Il supremo, terzo elemento della struttura psichica nasce dopo il complesso di Edipo, per cui chi non lo supera non sviluppa il superio con il quale si interiorizzano i modelli di comportamento dei genitori e si libera per il passaggio all’età successiva, ovvero quella puberale. Chi non si livera del complesso di Edipo resta in una fase prepuberale. Emerge qui tutto il sistema di azioni negate che l’io compie su se stesso: scatti di rabbia che liberiamo sempre in maniera controllata ovvero in una maniera socialmente sopportabile, inibizioni, sensi di colpa, proibizioni che la patte razionale della nostra mente agisce consapevolmente. Noi sappiamo che dobbiamo contenerci. Il superio tenta di liberarsi dell’es e dell’io ma allo stesso tempo vigila sui comportamento e sui pensieri. F. Ha studiato i sogni, momento in cui la nostra razionalità non è presente. Stadi dello sviluppo mentale: > Orale: chiamato cosi perché la conoscenza del mondo avviene per via orale (0-1 anno), attaccamento all madre, la bocca è il primo intermediario tra l io e il mondo legato alla presenza fisica della madre quindi all allattamento > Anale: (1-3 anni): gestione della pulsione vitale dell’evacuazione imparando a gestire e riconoscere rigidità e rilassamento > Fallica: (3-5 anni): scoperta e stimolazione genitale, fase in cui si realizza il complesso di Edipo (proiezione forte nel rapporto con il genitore del sesso opposto che il genitore del proprio sesso diventa un ostacolo, ma vi è anche conflittualità del senso di colpa e questo incasina le cose perché i complesso di Edipo prevede l’0evirazione del parere, la distruzione della sessualità paterna per il maschio e viceversa per la femmina, il superamento di questo complesso e fondamentale per la socializzazione perché nel momento in cui avviene questa passeggio simbolico si introiettano le regole del gioco sociale. Ad esempio l’auto inibizione, io non posso avere tutto ciò che desidero) che sta alla base della socializzazione. > Latenza (5-pubertà): scuola, abilità cognitive, valori culturali, pulsioni si latenizzano. E’importante dal punto di vista pedagogico la latenza perché la scolarizzazione, il fatto di essere costretti a intrattenere relazioni con i propri parti latentizza le pulsioni ovvero le rende secondarie. Nella scuola conta la razionalità, il fatto di imparare che sono le abilita cognitive ed intellettuali. L’io domina questa fase di latenza e continua e si sedimenta con la scolarizzazione la dimensione della scolarizzazione. > Genitale (adolescenza): ricomparsa delle pulsioni sessuali in funzione dello sviluppo biologico. Esplosione fissa, ormonale della fase puberale sino all’età dell’adolescenza, i genitali tornano ad essere protagonisti perché vi è una trasformazione fissa importa che ha conseguenza per tuto il corpo. Ricompare la dimensione pulsione in funzione dello sviluppo biologico particolarmente evidente per il genere femminile (menarca). F. Ha una concezione agonica della vita, concepita come una lotta di energie contrapposte sis spende tutta nel controllo di queste pulsioni irrazionali. Dalla psicoanalisi di F emerge un immagine di essere umano data dalla sua volta di controllo su di se. La razionalità vuole controllare, vuole 11 che l’io diverte elemento più eventi rispetto all es soprattutto ma anche al superio e questa lotta è abbastanza a rischio (F spiega per primo in modo diverso la malattia mentale che è un malfunzionamento non della psiche ma di questo equilibrio, la dimensione razionale e di superio non riescono a controllare in maniera sufficiente l’inconscio, la ooulsione di morte, la razionalità non è strutturata abbastanza, non è efficace abbastanza da controllare le pulsioni irrazionali. Questo tipo della concezione della malattia mentale e dei comportamenti che oggi chiameremmo borderlime trovano in F una lettura non cosi pataologizzante e colpevolizzante come fare poi la medicina della sue epoca). 15/02/23 Erik Erickson (1902-1994) è stato allievo di Freud, fa parte dell’istituto psicoanalitico di Vienna. Ripresa della concezione stadiale dello sviluppo della mente, già di Freud, ma con accentuata attenzione alla dimensione non solo individuale, bensì sociale (cosa che era stata rimproverata alla psicoanalisi freudiana). Erickson pone attenzione anche al contesto sociale di riferimento. Altra importante variazione è il fatto che con lui, per la prima volta, si prende in considerazione tutto l’arco della vita, stadi non più legati a uno sviluppo biologico e sessuale dell’individuo, ma stadi che si sviluppano in tutto il corso della vita, fino alla senilità. Il focus su cui lavora è quello della crisi, altra differenza importante, perché in ogni stadio egli individuerà due tensioni opposte, stadi non più governati da un elemento principale, ma da due elementi contrapposti che costituiscono l’elemento di crisi e quindi, nella sua idea di sviluppo, ogni stadio è caratterizzato da questa tensione, lo sviluppo avviene solo tramite il superamento di esso. Il suo lavoro si concentra sull’identità, dice che il perno su cui ogni soggetto lavora sul corso della sua esistenza è l’identità personale. Essa si costruisce per elementi di rottura che mettono in crisi la rappresentazione di sé, ma ciò permette di comprendersi meglio e di accettarsi. In questo quadro, l’adolescenza e la giovinezza sono un’età fondamentale. Possiamo dire che nel suo modello, si amplia lo spettro di analisi e si complica rispetto a quello freudiano. Per Freud lo sviluppo della psiche è legato allo sviluppo biologico dell’aspetto sessuale – per Erickson, l’aspetto di maturazione biologica ha un suo peso, ma è altrettanto importante il peso della cultura d’appartenenza che può favorire o inibire lo sviluppo di alcuni aspetti dell’identità. Ha un potere molto forte, pari a quello dello sviluppo naturale fisiologico. Otto fasi: 1) Sentimento di fiducia e sfiducia: da 0-1 anno. I bisogni hanno il primato, razionalità non ancora sviluppata. Sentimento in base al fatto se i miei bisogni primari vengono soddisfatti, angoscia e sensazione di non vederli soddisfatti, ciò spiega la disperazione dei bambini quando non vengono nutriti o non ricevono attenzione. 2) Autonomia contrapposta a vergogna, oppure dubbio: corrisponde allo stato freudiano anale. Tra 2-3 anni. Questo corrisponde al fatto che il bambino impara ad essere autonomo. Già un inizio di controllo rispetto a fiducia/sfiducia, se sa che il suo bisogno sarà soddisfatto, sarà in grado di attendere. Vergogna per il fatto di avere questo bisogno. 3) Iniziativa/senso di colpa: tra 4-5 anni. Il bambino esplora il proprio corpo, senso di colpa ma anche curiosità. 4) Industriosità/inferiorità: 6-pubertà. Elemento di crisi= senso di inadeguatezza. Ingresso nel mondo della scuola, sanno che i genitori hanno aspettative, nella scuola c’è l’ignoto. Scuola come momento di prova, i bambini devono impegnarsi in qualcosa che li mette in uno stato di confronto con gli altri. Vengono introdotte figura nuove, come gli insegnanti, dai quali i bambini cercano la stima. 5) Identità/rifiuto degli opposti: adolescenza. 12 dalla società, ma luogo di sperimentazione, scuola come comunità in miniatura, anche la classe. L’insegnante deve prendere la decisione di ascoltare i bambini, che quindi imparano a parlare uno per volta, ascoltare le posizioni degli altri, convincere gli altri che la propria idea è migliore sviluppando capacità argomentativa e se non c’è devono imparare ad adattarsi alla posizione degli altri: in democrazia vince la maggioranza. Scuola e classe come laboratorio sperimentale di democrazia dove l’insegnante guida ma non è protagonista. Educazione per trasformare la società in una dimensione democratica, perché vi era una scarsa integrazione delle minoranze a quel tempo. Democrazia come forza di governo popolare, tutti devono imparare a stare in uno stato democratico, ma anche a tenere viva la democrazia. Insegnata attraverso la scuola, strumento di massa che ci permette di sperimentarla. Democrazia come forma più avanzata delle società di massa. Lavorare sull’interesse del bambino è l’unico modo affinché l’insegnamento si efficacie. Compito dell’insegnante di assecondare l’interesse facendo partecipare tutti o per lo meno la maggioranza. La didattica deve seguire la legge naturale del fanciullo. Noi non impariamo niente in maniera durevole se quello che impariamo non ci interessa. Educazione moraleà capacità di apprendere a stare insieme, intelligenza sociale. Valorizzare anche la propria capacità di autocontrollo, per cui in classe non si parla sopra agli altri. Il capoclasse è meglio dell’insegnante. Nelle sue scuole, esso non veniva scelto dall’insegnante, ma veniva riconosciuto ed eletto dagli altri, altro tipo di esperienze, leadership e lavoro di mediazione. Ruolo fondamentale dell’immaginazione e della dimensione estetica, gioco non come intrattenimento, ma momento in cui si sviluppa capacità immaginativa. In questo senso, non solo l’arte, ma anche scienza, storia, chimica, fisica diventano strumenti culturali funzionali all’immaginazione. Il sapere disciplina la vita. L’esperienza non si limita al fare stesso, è sempre legata alla dimensione riflessiva. L’efficacia si può ottenere senza che la riflessione rientri, ma l’apprendimento non è duraturo (posso prendere 30 ma non ricorderò cosa ho studiato). Se si separa esperienza da riflessione, non si ha un risultato soddisfacente. 20/2/23 CHE COS’ E’ LA PEDAGOGIA GENERALE? Traccia storica: >dalla cultura greca alla seconda metà dell’ 800: “pedagogia” (oggetto: educazione) >dalla seconda metà del 900: “pedagogia generale” e “scienze dell’educazione” > cambiano le immagini dell’uomo e le funzioni della pedagogia Si impone una nuova visione, nascono quelle che oggi conosciamo come scienze dell’educazione che sono l’articolazione nei vari ambiti di studio di tutti quegli approcci che in passato facevano capo genericamente alla pedagogia. Vi è quindi una moltiplicazione di ambiti di studio che vengono formalizzati in scienze dell’educazione. All’inizio degli anni 90 si concretizza questo passaggio a scienze dell’educazione ad empio nei corsi di laurea universitaria: non si parla più di laurea in pedagogia ma indirizzi di laurea di scienze dell’educazione. Tuto questo implica una revisione dei curricula e quindi dei piani carriera (quali esami bisogna fare per laurearsi in scienze dell’educazione a seconda dell’indirizzo scelto). Cambia quindi istituzionalmente l’approccio agli ambiti educativi, cambia la ricerca pedagogica e cambia anche la percezione comune di quello che è l’educazione. Nel 9000 vi sono diversi approcci ai temi dell’educazione, esistono approcci: psicologici, comportamentismo, pedagogico generale, Brumer (formazione della teoria dell’istruzione su come va articolato il curricula a seconda delle diverse fasce d’età)… Le scienze dell’educazione sono uno sguardo specialistico su un ambito specifico allora che ruolo ha la pedagogia generale rispetto alle scienze dell’educazione? A questa domanda si è provato a rispondere negli anni 70/ 80 in 3 modi: 1) la p.g è un’introduzione alle scienze dell’educazione, 2) a p.g non è la disciplina che introduce le s. Dell’ed. Male sintetizza, 3) non è ne un introduzione ne una sintesi ma è invece trasversale a tutte le s.dell’educazione e che questa posizione di trasversalità sia determinata dal suo essere una scienza riflessiva (ovvero che mette in dubbio monitora e amplia lo sguardo delle singole scienze dell’educazione). DIAGRAMMA DI VISALBERGHI: posizione empirista, pensava che i saperi pedagogici dovessero articolarsi in tante specializzazioni che avevano ciascuna una dignità di scelta. Lui prova a mettere 15 in ordine un diagramma che rappresenta le scienze dell’educazione. Il diagramma è diviso in 4 ambiti: settore psicologico, settore sociologico, settore metodologico didattico, settore dei contenuti. Ogni settore ha al suo interno ambiti specifici. In questo diagramma della proposta di V. La grande assente è la pedagogia. Nelle sue intenzioni non vi è che la pedagogia generale non ci fosse ma era concepita il sapere comune ovvero è lo sfondo, quello su cui tutti e 4 i settori si devono poggiare. Concepisce la p.g. come introduzione e come sintesi. Nel momento della svolta scientifica ovvero passaggio a scende dell’educazione l’0attenzione era posta alla proliferazione di queste scienze specifiche anche perché in generale vi era l0influenza del cognitivismo di Broomer (presupponeva il primato dell’ordine razionale quindi era necessario specificare i contenuti delle s. Dell’ed). Vi è stata una moltiplicazione delle s.dell’ed. e la ricerca si è specializzata nei singoli settori dando risultati circoscritti. Oggi scienziato non comunicava con gli altri e pugni ambito era fatto di perse mentre oggi la p.g assume una connotazione trasversale fondamentale perché è la disciplina che mete in relazione le diverse scienze, ne vagli il risultato e interroga nuovamente la ricerca dandole spinta vitale. Oggi le scienze dell’educazione si dividono in 2 settori: saperi pedagogici e saperi extra-pedagogici. La pedagogia generale ha una funzione generativa regolativa, uno stile critico- riflessivo (filosofico) ed ha un ruolo trasversale sintesi critica (è una rielaborazione dei risultati), legittimazione critica (risultato troppo parziali, visioni troppo miopi non hanno dignità scientifica di essere visibili) e focalizzazione critica. (Domanda esempio di scienza dell’educazione: devo dire questa distinzione dei saperi e fare qualche esempio). LA p.g solleva un tema e lo pone all’attenzione delle scienze dell’educazione dando una visione di insieme (per cui non può più succedere che via sia uno specialista così spinto da diventare irrilevante nei risultati. La p.g garantisce una regolamentazione della formazione ne dell’istruzione e i risultati non sono mai assunti come traguardo definitivo ma sono sempre posti in una lice plurale per cui vanno sempre visti gli aspetti di rischio. La p.g. garantisce alle scienze dell’educazione una criticità e problematicità che altrimenti andrebbe persa > p.g ha questa funzione di salvaguardia. I saperi pedagogici come sono organizzati dal punto di vista disciplinare? Settori scientifico disciplinari delle scienze dell’educazione: M-PED/01 pedagogia generale e sociale, M-PED/02 storia della pedagogia, M-PED/04 didattica e pedagogia speciale, M-PED/04 pedagogia sperimentale. DIDATTICA: studia le pratiche di insegnamento (obbiettivi, metodi, strumenti) e la loro organizzazione. Lavora sull’efficacia dei metodi (didattica per obbiettivi, didattica e progettazione per competenza…) ed è in stretta relazione alle metodologie e tecnologie dell’istruzione. PEDAGOGIA SPERIMENTALE E METODOLOGIE TECNOLOGICHE DELL’ISTRUZIONE: studia tempi, procedure, metodi, strumenti dell’azione didattica. Lavora??????????????? 16 DOCIMOLOGIA: studia i sistemi di valutazione dell’apprendimento, dell’insegnamento e della ricerca nell’azione didattica. Lavora sulla definizione e sul perseguimento degli obbiettivi, sull’attendibilità e sulla validità dei metodi di valutazione. PEDAGOGIA SPECIALE: studia i bisogni educativi, disabilità e disagio nel senso più ampio di categoria socio-culturale (si intende ciò che sta per produrre un deficit, ovvero si interviene sul piano della prevenzione). Lavora sui deficit per ridurre lo svantaggio e rendere l’individuo più autonomo possibile sul proprio progetto di vita. La sociologia della scuola studia la scuola come istituzione, non vi entra, la pedagogia invece si. La pedagogia dell’infazia entra in contatto con i bambini e studia le forma di psicologia diversai dal normale sviluppo psicologico, quelle forma in cui vi è un malfunzionamento dello sviluppo mentre in ambito pedagogico tutte le psicologie infantili hanno uguale peso. La psicologia dell’apprendimento ottimizza le diverse forma di appone deimeneto tenandi di ottenere il risultato massimo guardando solo all sviluppo psicologico mentre dal punto di vista pedagogico tenere unicamente questo punto di vista non c’è ma, vanno tenuti insieme anche altri punto di vista. La pedagogia ferale ha quindi sempre una funzione di congiuntivite e di raccordo. Il sapere pedagogico è un sapere specifico che al contempo ha bisogno di attingere ad altri saperi per avere una visione completa (e non corre il rischio della miopia scientifica e non ha alcuna forma di arroganza scientifica che invece spesso le altre scienza hanno). COMPITI DELLA PEDAGOGIA GENERALE: >osservazione dei cambiamenti sociali mentre avvengono e non sostanzialmente li descrive ma tratta spunti di ricerca per intervenire su qui cambiamenti finche sono ancora in atto ed in questo senso è un sapere dinamico >studio della problematicità di educazione formazione e istruzione ed è quindi un sapere complesso che tiene insieme tutte e 3 quelle dimensioni >osservazione e gestione operativa delle situazioni educativo formative, è un sapere teorico e pratico >studio dei fenomeni educativo/ formativi, è un sapere interdisciplinare >raccordo e analisi critica dei risultati delle scienze dell’educazione, è un sapere aperto e critico- regolativo (i risultati sono sempre provvisori) PEDAGOGIA GENERALE COME RIFLESSIVA TRASVERSALE: >vi è una generazione di problemi, quindi domande pedagogiche che emergono dai contesti ma devono essere interpretati e regolati >poi vi sono gli apporti delle teorie di riferimento che devono essere conosciute tutte perché possono risultare utili o meno utili a seconda dell’ambito del problema che si sta analizzando. Le teorie devono coordinarsi tra loro (diversi approcci scientifici daranno diverse visoni dei problemi e questo è un modo per vedere in maniera più chiara quel problema)La pedagogia generale deve tornare al piano della realtà, al problema iniziale (INTENZIONALITA’ PEDAGOGICA) >tornando al problema iniziale la pedagogia deve proporre dei modelli di riferimento 21/02/23 La pedagogia generale aiuta le altre scienze ad uscire da una ricerca puramente empirica e quantitativa. Ogni scienza dell’educazione ha teorie di riferimento ma sono molto circoscritte mentre la pedagogia generale offre uno sguardo più ampio e generale, che si avvicina all’onnicomprensivo (contiene una pluralità di sguardi ed approcci). I modelli che emergono da questi studi non sono modelli che si propongono come ampio e poi vanno modificati e tarati sulla situazione specifica perché la grande sfida delle ricerche di ambito pedagogico è che difficilmente possono essere generalizzate. Molte sono le differenze infatti che caratterizzano una situazione educativa e che la rendono una realtà a se con specifiche caratteristiche. I modelli in PG sono indicati e non semplicemente applicati alla realtà come un adesivo e questo non succede mai in educazione i modelli sono modelli di riferimento generali. La PG è un sapere di pareri quindi complesso ed è una rete ampia di saperi diversi. Pur essendo una rete è tuttavia una scienza autonoma con un canone, uno statuto ed un linguaggio suo proprio. Questo aspetto decisivo viene dalla svolta scientifica perché sino a quel momento la 17 La formazione è però quel processo attraverso il quale, se ripesiamo all’educazione che abbiamo ricevuto, inglobiamo e facciamo i conti con la nostra educazione. Formazione come superamento, rielaborazione e scelta personale. Essa ingloba e supera l’educazione, rapporto di discontinuità. Cosa succede se questo passaggio non avviene? Se siamo semplicemente figli dell’educazione ricevuta e non rielaboriamo la storia personale dell’educazione ricevuta, neanche riuscendo ad individuare quali educatori sono stati più importanti per noi qui il panorama si articola perché un educatore può essere stato importante per noi anche se ora lo vediamo negativamente, ci ha insegnato ad esempio qualcosa che noi non vogliamo essere, può averci insegnato la percezione che un altro ha di noi e qual è la differenza tra come noi vogliamo essere percepiti. Bisogna ad essere persuasivi nelle relazioni con gli altri, raccontando davvero chi siamo. Pensare quante cose abbiamo imparato senza nemmeno sapere che le stavamo imparando. Quante convinzioni di altri sono diventate le nostre convinzioni. Rielaborando la nostra esperienza, impariamo a ricostruire la nostra vita passata, dandole un senso che è nostro, senza essere né giusto né sbagliato. La consapevolezza è alla base di ciò. Senza sapere chi si è e da dove si viene, non sapremo mai dove andare. Sono possibili vite in cui questa presa di coscienza non c’è, ma sono vite dimezzate, alle quali vengono sottratte possibilità. Vite che probabilmente non hanno il senso della problematicità, meno problematiche ma anche meno consapevoli. Tendenzialmente viene sottratto il tempo per pensare ed elaborare. La nostra autobiografia cambia perché cambiamo noi, infatti diamo interpretazioni diverse a uno stesso evento del passato, la nostra percezione varia. Noi maturiamo in continuazione, anche da anziani daremo un altro significato al nostro passato. Non usare parole ‘’trasmette e conforma’’, poiché l’educazione la riceviamo, mentre la formazione in parte la riceviamo, in parte la creiamo. Lo scopo dell’educazione è sempre la socializzazione, quello della formazione è invece la personalità, processi di soggettivazione. Nella terza parte del manuale. Pedagogia generale e sociale. Criterio temporale con pedagogie delle diverse età della vita. Criterio spaziale, di contesto scolastico (gradi), extrascolastico (associazionismo, tempo libero, lavoro, ambiti ludici e sportivi). Pedagogia sociale integrato nel life long learning. Sistema formativo integrato costituito dalla rete di istituzioni educative o di contesti educativi che incontriamo nel corso della nostra esistenza. Pedagogia dell’infanzia ambito nato a partire del ‘800, secolo in cui l’infanzia assume connotati specifici che non sono più liquidabili come semplicemente impotenza. Mentre in passato, si aspettava che i neonati crescessero, nel ‘900 si capisce che i bambini avevano caratteristiche tipiche non trascurabili. Caratteristiche non sempre esclusivamente positive. I bambini non sono più angeli, asessuati o buoni per natura, anzi mostrano l’ambiguità e pluralità dell’essere umano. Grazie a Freud (il caso clinico del piccolo Hans, 1908) si rompe uno stereotipo relativo all’infanzia. Con Freud capiamo che i bambini hanno una libido e quindi amano e odiano. Nell’800 Piaget ci insegna che i bambini hanno schemi mentali elementari grazie ai quali imparano a percepire e conoscere ciò che li circonda. Apporto di Maria Montessori, era anche lei medico. Nelle scuole montessoriano i bambini possono agire in autonomia, non hanno bisogno della sostituzione dell’adulto. Struttura architettonica dell’ambiente costruite a misura, armadi e sedie basse. Non è corretto parlare a un bambino senza chinarsi alla sua altezza, questo rende la conversazione più normale e paritaria, consentendo al bambino un rapporto diretto di sguardi. Anche attività senso-motorie per far sviluppare le loro attitudini creative e intuitive. I bambini fin da piccoli hanno capacità cognitive su attività che noi consideriamo molto complesse, come la geometria. Poi c’è il fatto che i bimbi stanno in compagnia. Mettendo loro a disposizione ciò di cui hanno bisogno, può risolvere conflitti. Educatore in secondo piano, molto a servizio dell’autonomia del bambino, figura che non deve apparire essenziale. Per Montessori, il bambino deve imparare ad essere autonomo, perché un giorno dovrà esserlo. Attenzione specifica al bambino da parte dei ricercatori, anche del punto di vista socio-culturale. Essi non vengono più recepiti come proprietà dei genitori. Dalla seconda metà dell’800 due modelli ben distinti di educazione: borghese o popolare. Dal ‘900 in poi, le diverse componenti vengono tenute insieme. Sul finire del secolo, avviene anche la tutela dei diritti dei bambini e delle bambine. Fra questi diritti possiamo contare il gioco, l’affettività, l’ascolto e il dialogo. Video visto in classe i bambini ci sono sempre stati, ma l’infanzia no. Molti venivano uccisi addirittura, quasi visti come un peso se erano troppi. Venivano considerati adulti in miniatura, in 20 attesa che crescessero. Nel ‘500 con la stampa, aumentano gli adulti che sapevano leggere, così i bambini dovevano imparare, si capisce che avevano necessità diverse. Più avanti, istruzione con punizioni per regolamentare i bambini, tanti strumenti come manipolazione e umiliazione. Scuola come lusso inutile, gli adulti della classe più bassa non potevano pensare a un luogo in cui l’infanzia venisse protetta, erano proprie privata da sfruttare a fine di lucro. Erano piccoli operai, contadini e persino soldati. Con le conquiste sociali, compaiono molte leggi che tutelano i bambini, differenziandoli dagli adulti. Continuano però a essere tanti i motivi di sofferenza per bambini in paesi lontani da noi. Anche noi però abbiamo carenze, troppa tecnologia ad esempio. Generalizzata adultizzazione anche, qui non avvertiamo nessun senso di colpa ma è sbagliato. Tagli sui servizi educativi, riducendone la qualità. 27/2/23 PEDAGOGIA DELL’INFANZIA Dal 900 vi è il riconoscimento dell’infanzia in quanto tale in chiave scientifica e socio-culturale. Conoscenza delle sue diverse articolazioni ( sviluppo bio-naturale, gioco, fantasia, avventura, manipolazione, affettività, socializzazione, autonomia…) > emancipazione infantile Diritti: al gioco, alle relazioni socio-affettive, all’ascolto, al dialogo… Seconda metà dell’ 800: modello borghese/ modello popolare. PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA Altro ambito di studio della pedagogia generale che va distinto dalla pedagogia famigliare che, consiste in un azione, educatori che fanno attività con genitori per migliorare le relazioni famigliari. Oggi è una delle urgenze, molti genitori chiedono l’intervento di strutture competenti perché avertono di non riuscire ad essere genitori adeguati. Questa inadeguatezza spesso arriva prima di avere dei figlio, per cui le coppie non diventano famiglie. La pedagogia della famiglia è: >riflessione teorica sull’educazione famigliare >riflessione teorica e monitoraggio sui mantenimenti della configurazione famigliare Modello famiglia patriarcale + famiglia borghese > fino al ’68 (Gerarchia dei ruoli immutabile, autorità paterna, trasmissione nome e educazione morale) Studia come è cambiata la famiglia nel corso del tempo, quali sono le problematiche che emergono dall’educazione famigliare e studia le nuove configurazioni famifliari. Come per la pedagogia dell’infanzia gli ultimi decenni del 900 hanno trasformato la famiglia: favorendo il lavoro femminile (da anni 80/ 90 le giovani famiglie hanno avuto entrambi i genitori a lavoro e questo ha cambiato ruoli e funzioni all’0interno del nucleo famigliare), redistribuzione di compiti, strutture di sopporto (fine anni 60 introduzione del tempo pieno a scuola veniva anche dal fatto che le donne iniziavano ad essere lavoratrici e, la scuola ha iniziato a farsi carico anche di attività integrate negli orari pomeridiani). Negli anni 60’ è venuta meno la configurazione patriarcale della famiglia (rappresentabile come una piramide, in cui il padre gestiva le sorti economiche di sviluppo del nucleo famigliare, aveva un ruolo decisionale e, questo ruolo è diventato sempre più debole). Questa trasformazione è recente così come quella da nucleo madre, padre e figli considerato in maniera permanente. Dagli anni 90 è diventato più frequente la separazione dei genitori biologici e l’ampliamento ad altre famiglie da ramo materno o paterno (famiglie allargate= genitori biologici che costituiscono famiglie con altri). Questi cambio di forma della famiglia ha riguardato soprattutto alcuni elementi: autonomia dei singoli (ha a che fare con i processi di individualismo sviluppati con la globalizzazione) e quindi ciascuno nelle fasi della sua vita è più propenso a salvaguardare e sviluppare se stesso che non a condividere (=dividere con > sacrificare); processi di autoritarismo (pratiche oggi socialmente sanzionate). Questa struttura educativa autoritaria è stata sostituita dal principio dell’autorevolezza, che il genitore deva imparare a conquistarsi da parte dei figli (forme di comportamenti e attitudini sbagliate > non avviene più la correzione in maniera violenta ma persuasiva). Famiglia come istituzione socio-culturale: cambia forme e funzioni. I cambiamenti sono esogeni che vengono dal cambiamento socioculturale, dall’interno. Vi sono poi i cambiamenti endogeni che vengano dal cambiamento dell’adualità. Di cui si occupa L’EDUCAZIONE DEGLI ADULTI. >conoscenze + sviluppo civile e democrazia: cittadinanza Oggi: superata la coincidenza tra formazione e in tenessi produttivi: >società della consovienza= elaborazione di nuove conoscenza personali per il lavoro 21 >servizio: anni ’80 “capitale umano” (immateriale), contenuti anche relazionali, continuità formativa, ricapitalizzazione dei contenuti >fabbrica: anni 70’ mercato libero della formazione professionale poi “qualità totale” Oggi vi è un vasto campo di attività di formazione per gli adulti che non riguardano il lavoro (non riguardano nemmeno l’attività lavorativa in corso). Fin o anni 70 le attività lavorative organizzavano da se stesse corsi per lavoro oggi sono a se stanti e , questo si sviluppano da quando inizia a contare l’attività del capitale umano e, nell’età adulta si da importanza al fatto che si può imparare ancora anche al di fuori dal proprio ambito lavorativo. Oggi siamo nella società della conoscenza e il punto è che è il lavoro a non essere più stabile e continuativo per cui è molto facile che nel corso della vita adulta e le posizioni lavorative cambino ed è necessario essere dotati di un set di competenze diverse tra loro perché questo consente al potenziale la lavoratore di muoversi su più piani diversi. Vi sono anche campi di educazione per adulti che non hanno a che fare con il lavoro ma con le proprie passioni: circoli di studio (circoli spontanei in cui si aggregano adulti interessati agli argomenti più disparati e, da soli organizzano attività e seminario invitando esperti per il gusto di capire e di sapere). Iniziativa di avvio di molte esperienza di educazione familiare ad empio avvengono grazie a questi circoli di adulti che si trovano ad autogestire le loro attività e sento l’esigenza di approfondire argomenti di problematiche famigliare, adolescenziali…. 28/2/23 LEZIONE CON OSPITE DA DOVE ARRIVANO I GENDER STUDIES? Argomento che risale antichità ma la vera esplosione si ha dalla seconda meta del 900 e vi sono tre aree che raccolgono l’eredità degli studi di genere Primo grosso debito è il femminismo che ha avuto 3 ondate: fine 800/ inizio 900, seconda parte 900 (creato campo di studi del Wimen Studies creati nel 69. Concetto di genere approfondito in area statunitense principalmente. Wimen studies sulla spinta del femminismo di seconda ondata da usa si diffondono in tutto il mondo. Parallelamente si forma il men studies con origini più complesse da rintracciare, in reazione alle idee femministe si inizia a mettere in crisi quale è l’identità maschile. I men studies si evolvono e affrontano aspetti quali la corporeità, sociologia, idea di praticato come forma egemonica di sessualità, ruolo importante svolto dalla pedagogia dove il concetto di genere nasce. Fine 1900 iniziano ad essere indagate altre forme di sessualità: origine Queer Studies . Nominati nel 1991. All’interno dei Wimen e Men Studies si iniziano a studiare altre forme di sessualità non eterosessuali. Nella seconda meta del 900 iniziano anche moti rivoluzionari dell’lgbt. Moti di Stone Wall: bar attaccato negli Usa da polizia, si sono iniziati poi a formare movimenti e associazioni in supporto alla crisi dell ADS. Questa associazioni rivendicano i diritti delle persone LGBT e rivendica il termine Querr= in inglese significa strano e inizialmente usati per indicare in modo dispregiativo persona Gay. Termine ufficializzato nel 1991. Nel concetto di genere e quello di sessualità vi è stata una forte evoluzione nel tempo. Genere androgino: genbere da ponte tra due posti femminile e maschile,. 1895 Inghilterra, processo a oscar wild per il quale funimprigionatra ma già molto prima una serie i auto iniziano a chiedersi come definire l’omosessualità in modo scientifico. In quel periodo era vista come forma deviante dalla sessualità etero che era quella dominante. Inizio 1900 inizia poi a ridefinirai non come giusto o sbagliato ma con una serie di studi dove il concetto di genere viene ripensato e ricostruito sino ad oggi dove il dibattito è ancora molto forte. Da questi dibattiti è essenziale dare una definizione per la definizione sessuale di gente. Sono 4 componenti: 1) Sesso biologico (con il quale si nasce) 2) Identità di genere (rapporto psicologico e fisico della persona con il proprio sesso biologico, può essere di identificazione o non e segna una serie di varietà a livello fisico e bilogico) 3) Ruolo di genere (aspettativa del ruolo assegnato della società) 4) Orientamento sessuale (omosessualità, eterosessualità ma anche altri mondi, in messo vi è un insieme di orientamenti sessuali diversi) Al posto di orientamento si preferisce usare il temine di preferenza sessuale. Scala di Kensey: da 0 a 6 Griglia di Klein: da 0 a 6 con variabile temporale (come cambiano nel tempo le preferenze sessuali e i 3 valori sono: passato, presente e futuro) 22 Anni 60: >si sviluppa l’idea di formazione come critica dell’educazione (si prendono le idee educative dominanti e si pongono al vaglio della critica). Da allora la pedagogia èp la scienza che critica se stessa. Critica la sua stessa idea di educazione per vedere se funzionano o se stanno andando in un altra direzione. Da anni 60 in poi quando si parla di educazione non vi è più il tabù di parlare dei processi direttivi. L’educazione è direttiva per definizione. >Formazione come affermazione dell’interpretazione, smascheramento dell’intenzione direttiva dell’educare >Formazione come affermazione della cura sui, come coltivazione dell’io Storicamente l’educazione era un rapporto verticale in cui l’educatore guidava. Vi era un vincolo di dipendenza tra educatore ed educando. Dal punto di vista etimologico il termine autorità: si rifà al termine austro che significa creatore, fautore, colui che rende possibili le relazioni sociali e le relazioni di conoscenza. L’educatore crea le condizione perché ci sia conoscenza. La ‘creazione’ che regola l’auctoritas non può prescindere dalla relazione inter-soggettiva, deve esserci partecipazione interattiva (l’educando deve partecipare dell’educazione stessa. Non vi è una creazione astratta ma condivisa, mediata). Autonomia= quando il soggetto di libera, si emancipa dall’educazione ricevuta. Un soggetto diventa autonomo quando gah rielaborato l’educazione impartita e non ne ha più bisogno perché in qualche modo la porta con se in maniera consapevole e critica. Eteronomia= vige ancora un traportò di dipendenza per cui noi siamo eteronormati ovvero guidati, costretti da qualcun’altro. Nella relazione autonomia e eteronomia, liberà ed autorità sono sempre compresenti. (Cosi come deve sempre essere presente anche il paradigma autonomia e libertà) Nell’educazione classica. La liberta individuale ad empio è una conquista che si raggiunge attraverso la comprensione dell’esogenza di autolimitardi lungo il periodo della propria formazione, dove l’imitazione del modello del maestro è lo strumento èprvilegiato per giungere alla propria liberazione. In questo senso, l’esercizio della propria libertà consiste anche nello scegliere di autodeterminarsi secondo un modello che implica, necessariamente, il riconoscimento delle autorità altrui. Secondo i greci noi siamo liberi quando abbiamo imparato i nostri imiti personali e quando impariamo ad auto limitarci. Lo scopo dell’educazione per i gruppi era l’auto limitarsi, insegnavano che per essere liberi in relata bisogna auto limitarsi se no non viviamo in un contesto sociali ma di marginalità ed isolamento. La libertà era un traguardo che non a caso coincideva con la fine dell’educazione. Il maestro era la testimonianza incarnata due come bisognava essere e di come bisognava auto limitarsi e per l’allievo a due certo punto era necessario essere in grado di liberarsi dal maestro. Essere liberi= non avere più bisogno di qualcuno che insegnasse ad esser e liberi ma se è vero questo è vero anche che url maestro incarna un autorità. Se è modello da imitare è anche qualcuno a cui l’educando volontariamente si subordina (questo accade ogni volta in cui noi imitiamo qualcuno, siano pio che scegliamo si subordinarci ad un modello creando un rapporto di dipendenza, aspettiamo dal modello indicazioni) In larga parte della storia della pedagogia, il maestro/ educatore, concepito come modello o come guida (da Rousseau a Dewey) agisce per l’emancipazione dell’educando. In questo senso si può parlare di autorità funzionale all’autonomia dell’educando. Autorità: puo essere una dimensione esplicita (devi obbedire), una dimensione di persuasione che è una forma di autorità più elaborata (manipolazione in cui io ti convinco che devi obbedirmi). Ma se autorità e libertà non si possono separare, di cosa parliamo con emancipazione=? Freud parlava di ‘ costrizione interiorizzata’ come forma di autodisciplinamento con il consenso del soggetto che si subordina. L’autorità non funziona solo o tanto per imposizione o repressione del subordinato, ma grazie alla libertà di scelta di quest’ultimo di subordinarsi. Questo produce la legittimazione dell’autorità (Max Weber sulla’autorità carismatica, Gustave le Bon sulla psicologia delle folle). E’ proprio questa legittimazione (di massa) che viene messa in discussione e in crisi nel ’68 e nel dibattito culturale che ne è seguito, ritenendo che l’emancipazione consista nella capacità di mettere in discussione tale legittimità. 25 7/3/23 Autorita e liberta in educazione sono compresenti, sono un antinomia, sono costitutive dell’idea di educazione, non vi è una se non vi è l’altra: L’auttorità non è esercitabile nel momento in cui non vi sia una consenso partecipato dia parte del subordinato, altrimenti c’è solo un rispetto formale di alcune regole sociali. Le relazioni interpersonali non hanno alcuna intenzione educativa, ma in qualche modo ci educano. Siamo noi che chiediamo a questi l’esercizio della loro autorità su di noi. L’autorità è legittimata quando noi ci poniamo in subordinazione, quindi, non è un autorità formale pensi legittima. Esistevano già studi tra cui quelli di weber sull’autorità carismatica, quando studiava la figura di un leader carismatico (figura in cui vi è il riconoscimento di un modello. Non basta avere carisma per avere consenso perché quel carisma deve trasformarsi in autorità che deve essere legittimata e riconosciuta dagli altri). Proprio questa legittimizazione (di massa) che viene mesa Ion discussione e in crisi nel 68 e nel dibattito culturale che ne è seguito , ritenendo che l’emancipazione consista nella capacità di mettere in discussione tale legittimità. Gustave le bon studia la psicologia delle folle e cosa accade quando noi cediamo parte della nostra libertà ad un altro. Insieme a quest’ultima in realtà cediamo anche parte della nostra responsabilità. Nelle masse accade questo, non vi è un leader che trascina ma il meccanismo per il quale noi ci sentiamo giustificati nelle nostre scelte, quando scegliamo in base ad una scelta collettiva (che diciamo così fanno tutti) noi, in relata cediamo libertà e responsabilità annessa a qualcosa meno identificabile di una figura carismatica eppure il meccanismo rimane lo stesso. Noi cediamo responsabilità e libertà ad un meccanismo di società che ai nostri occhi giustifica le nostre scelte. Nel movimento del 68 l’oggetto della polemica erano le forma di autorità condivisa, ritenuta assolutamente accettabile, prevalente, che sottraevano responsabilità e libertà all’auto determinazione soggettiva ed alla libertà individuale. La capacità di emanciparsi consisteva nel fatto di riconoscere questi meccanismi. I movimenti del 68 volevano smontare questo meccanismo ritenuto ovvio ed assolutamente accettabile. Hanno criticato la legittimità di questo meccanismo, la legittimità dell’autorità, quelle autorità educative politiche economiche quindi, non avevano il loro consenso. Una caratteristica di questi movimenti è stata quella di tenere insieme critica e proposta. Critica all’autorità dominante e dei processi di identificazione autoritaria e controproposte. Tutto il processo era tenuto insieme= critica + giustifucazione/ motivazione della critica + controproposta. In sintesi nella relazione educativa l’antinomia autorità/ libertà è costruttiva, ovvero caratterizza l’educazione stessa e non è eliminabile. L’antinomia è una contraddizione, un paradossi (che non scinde i due poli ma li tiene insieme), non si può sciogliere facendo prevalere uno dei 2 poli. Pena la perdita di senso dell’educazione stessa. Dopo il 68 sono state avviate nuove sperimentazioni educative in cui ad emporio si partiva da concezione dell’educazione diverse da quelle vigenti. Una sperimentazione riguarda la libertà del bambino e la valorizzazione come principio fondato dell’educazione della sua spontaneità. Il bambino veniva lasciato agire, ripeto ai suoi desideri, alle interazioni con i pari. L’educatore non doveva intervenire ma unicamente assecondare ed ampliare i desideri dell’infante. Questo ha generato un bambino sostanzialmente incapace di vivere nella società q gusto modello è stato chiamato di educazione lassista (il bambino fa quello che vuole e l’educatore incentiva le sue forme spontanee). Questa in realtà non è educazione poiché si creano personalità asolciali= che stanno male nella società, e generano sofferenze. Questa educazione è l’altra faccia della medaglia dell’educazione repressiva. Nemmeno quest’ultima educa. Fare in modo che l’educazione coincida con l’obbedire unicamente alle regole come richiede questo modello non è educazione. Quindi nell’educazione non si può rispettare (come nel primo esempio) solo la libertà e, (come nel secondo esempio) solo l’autorità non si ha educazione. Si produrrebbero individui a sociali ed anti sociali che producano solo sofferenza. A questi due estremi modelli di educazione, non solo non si ha apprendimento ka tanto meno educazione. Movimenti del 68 non sono gli unici ma sono i più vicini a noi in termini storici. Hanno avuto conseguenze sia nel dibattito pedagogico sia per le conseguenze nella ristrutturazione delle istituzioni educative. Uno dei capisaldi della protesta era l’anti-autoritarismo (=rifiuto di qualunque forma di auotorità imposta e la promozione di un’alternativa) e il rifiuto di ogni forma d’autorità (famiglia, esercito, chiese, ospedali, scuole). 26 Per scardinare il modello dia autorità costituita sia usata la scuola di Francoforte ed in particolare Horkeimer (studi dual’autorità e la famiglia, 1936) e Adorno (la personalità autoritaria, 1950). Adorno, a differenza di Weber studia come si formano in particolare le personalità autoritarie nei regimi politici /(nazismo e fascismo). Questi studia guardano a come nasce l’autorità, e un meccani o di subordinazione anche quando questo avviene in un meccanismo masochistico. Come si creano i meccanismo Diu creazione del consenso (che sono molto radicati, ed invisibili e crescono carsicamente). Lo studio di Horkimer guarda alla figura nel padre nella famiglia perché, in questa istituzione l’autorità è patriarcale. Si guarda alla crisi dell’autorità patriarcale come un fattore che non destabilizza la famiglia amo he si sparge nella società. Per cui non avendo più un patriarca forte i figli cercano dei surrogati al di fuori della famiglia ed il leader totalitario e carismatico è un surrogato dell’autorità patriarcale mancata. Vi è un meccanismo di introiezione dell’autoritarismo attraverso la figura reale nel caso della famiglia o simbolica. Marcude e Fromm: introiezione dell’autoritarismo proprio del sistema sociale dominante attraverso la figura reale e simbolica del padre (che è il fulcro della famiglia stessa che funziona cìgraziue all’autorità paterna che dispone i ruoli di ciascuno. Vi è quindi in questo modello il padre autoritario, ovvero che decide ed incarna l’autorità; la madre affettiva; il primo figlio maschio. Il padre governa anche la famiglia dal punto di vista economico. La divisione dei ruoli all’interno della famiglia patriarcale è molto definita ma diversa a seconda dell’estrazione sociale, l’unica cosa sempre uguale è che non p mai in discussione l’autorità paterna). Nel 68 si critica l’autorità paterna e si criticano anche le madri che si sono sottomesse a quest’autorità. Autoritarismo nella scuola: che plasma la personalità. Gli individui sono il ricalco di un modello sociale prestabilito, diventando dei modellini. Questo modello sociale non è in discussione, il fato che la società imponga determinate funzioni a ciascuno non è in discussione mentre, la contestazione mette in discussone proprio questo contesto. Il fatto che la scuola riproduca quel modello sociale. La scuola era concepito in termini di riproduzione sociale (perché se la società mantiene la sua struttura è famcilmente governabile e si crea un oligarchia di pochi che governano i destini). Con il secondo dopoguerra la scolarizzazione di massa cambia, è più avanzata, l?italia produce numero eventi di diplomati, si arriva comunemaneta al traguardo della scuola secondaria di 2 grado, questo anche perché il mercato del lavoro richiede personale scolarizzato e competente. La scuola ha il compito di fare ciò che la società chiede. La visione contestata nel 68 è che la scuola debba essere al servizio del mercato e della riproduzione sociale richiesta Autoritarismo nell’ospedale: riproduce un paradigma di inclusione/ esclusione sociale teso o all’integrazione coatta o alla marginalizzazione del deviante (Anti-psichiatria Franco Basaglia. Ha fatto una critica al metodo di cura delle malattie mentali con elettro scok. Critica queste tipologie di trattamenti coatti del malato mentale che veniva internato in un istituto e separato dalla società. Favorisce una legge che fa chiudere i manicomi. Ora vi sono strutture apposite per la gestione del malato cronico, affetto ad esempio da schizofrenia dalla qual non si guarisce. Basaglia ha lavorato molto sulla dignità del paziente psichiatrico e siamo passato da un momento in cui era considerato una non-persona al fatto che il folle sia considerato una persona). Il modello educativo proposto dalla cultura dominante era. Quindi, considerato autoritario e repressivo perché strutturato sulla conformazione, sul disciplinarmente, dall’educazione alla subalternità o alla conformazione sociale acritica. Non si tratta in nessun caso di un modello emancipati, che tutela e favorisce l’autonomia e la riflessività critica. 8/03 Critica al principio della proprietà: nessun componente della società ha la proprietà di niente -> anche il possesso dell’altro non esiste (libero amore nella vita di coppia). Queste posizioni radicali si sono diffuse nelle comunità hippie che ora sono molte meno. Vengono proposti nuovi nuclei tematici: partecipazione, cooperazione, autogestione, creatività, autonomia - si esce dalla visione ristretta dell’essere umano e si parla di creatività che guarda verso la dimensione sociale ed è funzionale alla società. 27 Le nuove mode e stili musicali vogliono proporre stili musicali e mode orientate ai consumi, alla vendita. In questo modo la questione dell’affiliazione identitaria anche attraverso ad empio un genere musicale viene massificata. >assorbimento dell’industria musicale alla moda >guida ai consumi musicali ed esperienziali >masticazione dell’appropriazione identitaria >conseguente ricerca generazionale di spazi di libera elaborazione e identificazione Educazione informale: non educa intenzionalmente, non conosce i meccanismi educativi. Sono fenomeni come questo della musica, non vogliono educare i giovani, vogliono solo creare successo e popolarità ma dal punto di vista della costruzione del proprio io, questo elemento insieme Aad altri incide nell’auto rappresentazione personale. Da adolescente uno si affilia ad uno stile in virtù ace dei propri giusti musicali. Le generazioni del 68 dei giovani hanno prodotto un identità giovanile sempre difforme. I giovani sono sempre stati imprevedibili, non sono mai trasparenti e facilmente comprensibili. I giovani hanno sempre cercato di creare una forma identitaria che fosse in aperto contrasto con quella dominante. Gli Who hanno incarnato soprattutto dal punto di vista formale la necessità di differenziarsi come generazione da quella dei padri di quel periodo. Canzone “My Generation” aveva la descrizione della generazione dell’epoca nel testo musicale. Vi era le descrizione della generazione ed il contrasto con la generazione adulta. Il testo racconta la distinzione tra i giovani. L’ìatenzione dell’opinione pubblica su questo si è scatenata. Questa canzone che era uno sforzo comunicativa ha portato il pubblico adulto all’educazione dal morte. Vi è un travisante dal punto vista testuale loro intendevano “se devo diventare come te preferisco morire prima”, Il pubblico adulto e i media lo interpretano come se i giovani fossero suicidi, come se amassero l’eccesso a tal punto da amare la morte. Si concentra sulle differenze di classe sociale. La denuncia è rispetto alla staticità della differenziazione sociale. Non erano possibili meticiamenti di classe. Lui dice “se fossi un altro, un proletario, tu non vorresti stare con me”. Il fatto che qualcuno cantasse questa cosa era abbastanza scandaloso perché si raccontava una verità che non doveva essere detta. Lui fa una denuncia e fa vedere questa cosa come qualcosa di negativo. Entrambi chiamano in causa la differenziazione sociale ma anche l’amore. 30 Interpreta il tema dell’amore ma in un modo indiretto. Racconta la forza della passione. Non l’amore Roma antico, innocente, magari travagliato ma racconta come nasce una passione. La passione è fisica, entra nelle ossa, è dirimente e non ci si può trattenere. E’ una legittimazione dell’amore passionale che all’epoca è altra fonte di scandalo. Canzone manifesto perche il cambiamento generazionele è letto come cambiamento storico, lo sguardo si amplia ancora di più. Vi è il confronto con i genitori, con i fratelli e vi è una visione del cambiamento to che è tutt’altro che semplice. Ilc cambiamento non è vissuto e raccontato ne come qualcosa che deve accadere ma è qualcosa che si costruisce e di deve fare. Il cambiamento è prodotto dalla gioventù ed è fonte di 2 sentimenti contrapposti: la malinconia e l’entusiasmo. I temi pedagogi che emergono sono: >contrapposizione generazionale (The Who, Dylan) >fine di un’epoca (Dylan) >cambiamento nelle relazioni amorose (Cocker, Hardin) >differenziazione sociale (Hardin) Il testo era una parte fondamentale. I testi avevano tutti un contenuto, un significato, La canzone aveva senso in funzione prevalentemente della testualità. THE INCREDIBLE STRING BAND: Canzone che raconta le tappe educative. La prima è individuata nell’uscita dall’utero materno (è il premono momento educativo traumatico in cui inizia la separazione dalla madre e anche il afta che ciascuno di noi non è solo un io ma vive in una dimensione sociale, il mondo. Il secondo elemento educativo fondamentale è digrasso a scuola. Poi vi è la dimensione molto aperta di visione verso qualcosa che può essere ma non è ancora, quindi è generico ed idealizzato. Contrasto con qualcosa di molto bene definito (momenti topici della vita di chiunque in cui si definisce che cosa è l’educazione) a quello che invece è il mondo della possibilità (ancora da fare in cui ci si può sbizzarrire). L’impegno dal punto di vista educativo era capire chi si è e chi si voleva diventare e, questo era un tema delle canzonino. Non è possibile tutto ma è possibile molto e questo possibile e da fare e quindi noi lo dobbiamo fare. I sogni non sono irrealizzabili per definizione, ma vediamo come possiamo realizzare la società che immaginiamo. 31 PIER PAOLO PASOLINI DISCORSO DEI CAPELLI: già dal titolo si capisce che i capelli che erano quelli lunghi che andavano di moda che erano una forma di linguaggio dirompente, era uno sfregio al d’oro pubblico. Pasolini vede in questi capelli un discorso, i l fatto di portare i capelli lunghi è gaia tutto un discorso. Questo risale al primo incontro con 2 dai capelli lunghi a Praga, nella home dell’hotel. Dice che i 2 non hanno detto una parola, il loro linguaggio era semplicemente quello di essere capelloni. Il senso del loro messaggio silenzioso era esclusivamente fisico. 15/3/23 “Contro i capelli lunghi” di Pier Paolo Pasolini (articolo pubblicato sul Corriere della sera nel 1973): “il senso del loro messaggio silenzioso ed esclusivamente fisico”. Pasolini dice che all’inizio erano pochi i “capelloni”, ma mandavano un messaggio chiaro e forte, e inizialmente lui si schierò dalla loro parte, successivamente questo loro messaggio era accompagnato da una forte componente politica di sinistra. Durante gli anni sessanta la maggior parte dei giovani era “capellone”, c’è stata una sorte di omologazione tra i giovani, non solo quelli di sinistra lo erano, ma anche quelli di destra. L’essere “capelloni” ha iniziato ad essere associato con l’essere anarchico, dirompente, e controtendenza. Passaggio 1 = conoscenza Passaggio 2 = autogestione La formazione dell’io consiste nel fare qualcosa della propria consapevolezza. Si tratta di conoscere profondamente le nozioni apprese fuori dall’ambito scolastico. Ognuno di noi ha ricevuto una forma, e poi coscientemente si sceglie cosa farne di questa forma, in autonomia. Si può scegliere di conformarsi ai costumi della società o di non conformarsi ad essi. 20/03723 FENOMENOLOGIA > ESISTENZIALISMO Heidegger (analitica esistenziale) Che cos’è l’essere? Ogni uomo ha il suo vissuto, ma l’esistere non è il semplice vivere o essere al mondo, poiché implica un uscita di se= arrivare a una conoscenza/ consapevolezza del proprio esistere. Questo non significa sapere che si è vivi, basti imparare a osservare la propria esistenza e osservarla. Ex-sistere (uscire sé) è uscire dall’immaginazione con se stessi e fare qualcosa con la propria esistenza. Normalmente nella quotidianità (entrata in questo ne nel 900) gli uomini vivono per lo più in maniera inconsapevole, vivono ma non esistono e non attiva o òa distanza che separa l’io dalla propria conoscenza di se. Dice he nella quotidiana immediata, l’essere umano vive in una condizione di impersonalità. Con la chiacchiera identifica il ‘si dice’. Ma la chiacchiere è anche un elemento che impedisce o rende complesso lo sguardo di distanziamento dalla propria spontaneità, dall’immediatezza della vita. Memisi= cui si mimetizza nella massa, nel si dice, nell’è cosi Invece stando al che è possibile vivere senza esistere e che anzi nella maggior parte dei casi è cosi, la denuncia di H è achee questo sottrae dignità all’essere umano. Perché l’esistenza, la vita è caratterizzata da pochi elementi essenziali: dal’essere e dal tempo. Questi due, come titola l’opera più importante di H si congiungono nel momento essenziale che va da quando nasciamo a quando moriamo. L’essre umano p un essere finito ed ius quanto finito è limitato. Questo limite è costituitivo, non si può fare nulla per cambiare le cose e l’uomo è inerme di fronte a questa realtà. Eppure per il fatto che abbiamo a disposizione un tempo limitato (che è anche sconosciuto, l’unica cosa certa è quando nasciamo, lo sappiamo ma non sappiamo quanto tempo abbiamo ancora a disposizione). Questo limite costitutivo è quello che ci favorisce il fatto di dare senso alla nostra esistenza altrimenti, la nostra esistenza è prima di senso. Quindi se nella nostra esistenza non viviamo questo slancio progettuale , non ha senso. Per H è il fatto di sapere che siamo costitutivamente limitati che ci fa essere per la morte (espressione di Hegel). Non significa che l’uomo vive per morire ma H dice che noi tiriamo fuori la nostra essenza perché la nostra morte non sia insignificante. E solo nel momento in cui noi moriamo che la nostra esistenza acquista senso se, l’abbiamo vissuta tenendo a mente questo limite costitutivo. La morte è una specie di bussola per la vita. Se non morissimo mai , il nostro essere sarebbe molto più a rischio Diu non avere senso, nell’arco temporale limitato possiamo agire perché abbia un senso. 32 PEDAGOGIA FENOMENOLOGICA SISTENZIALE Pedagogia fenomenologico-esistenziale Una possibile trascrizione del pensiero fenomenologico-esistenzialista del pensiero pedagogico. Concett fondamentan: situazione, negazione •, soggetavita che attravresa tuth quest ambit. lavorc educativo sull'idea di progettualità. SITUAZIONE: Sartre (nel testo spiega come va intesa ala situazione in ambito pedagogico. Ovviamente non parla di pedagogia ma la ricezione di questi concetti chiave in pedagogia è molto chiare e ormai consolidata). La definisce come ‘la mia posizione in mezzo al mondo’, parte da una prospettiva soggettiva, sono io che non sono isolato ma sono in mezzo ale cose del mondo. Che le cose del mondo siano utili a me o a me avverse non è una caratteristica delle cose. Questa avversità o non non è neanche vero che la stabilisco io, è stabilita dalla relazione tra soggetto e mondo (tra io e cose). Dice la percezione o la realtà di circostanze avverse o favorevoli non è caratteristica delle cose, non è significato puramente soggettivo ma dipende da me in relazione alle cose o alle circostanze. In questo proposito riprende un esempio fatto da lui stesso. Scena in montagna, con davanti a me un paesaggio con un grossa roccia. La roccia di per se, non mi si contrappone e nemmeno mi è favorevole, semplicemente c’è. Anche nel mio immaginario, nel mio dare significato alle cose la roccia non mi è ne ostile ne favorevole, diventa un ostacolo se la circostanza della relazione tra me ed una roccia è quella di una scalata. Se sono li per scaldare la roccia diventa il mio ostacolo perché quella è una modalità della relazione. Ma se io mi trovo in montagna ad ammirare il paesaggio diventerà un elemento estetico favorevole essendo che arricchisce il paesaggio. Questa conto nazione della cosa in se come cosa non portatrice di significato da solo è tipicamente fenomenologia. Holster: noi non fronteggiamo mai l’oggetto in quando soggetto.. Gli oggetti acquistano senso solo quando noi glielo diamo. Anche per Sarte siamo noi che diamo significato alle cose a seconda della modalità della nostra relazione. Questo vale anche nei contesti educativi. Noi siamo la situazione stessa, è la nostra presenza lì. L’uomo sarà innanzitutto quindi quello che avrà progettato di essere. Il significato della relazione tra soggetto e oggetto è quella cosa li che definiamo progettualità (i significato che si danno alla relazione tra cose). Sartre dice che silenziosamente io posso attribuire un significato alla relazione (scolastica ad empio) ma questo significato non incide sulla mia azione, ovvero non produce un qualcosa di diverso dal’indeiverso (non produce azione, trasformazione, intervento) > in questo senso non abbiamo progettualità perché l’uomo sarà quello che ha progettato di essere non quello che ha pensato di essere. In questa determinazione del significato non vi è un giudizio di merito: non è importante che io dia sempre un significato positivo nella situazione in cui mi trovo a è importante che io elabori un significato che retroagisca nell’esistenza producendo azioni. L’educazione quindi non ha come compito il miglior adattamento ma la trasformazione consapevole si se. Allora il fatto di essere in una situazione diventa a sua volta un’esperienza, si potrebbe dire che si basa dal ‘vado a scuola’ al ‘sono a scuola in cui partecipo all’esperienza scolastica in moda da dare senso a quello che sto facendo, positivo o negativo che sia. Questo passaggio da un estreneità alla partecipazione non è affatto semplice e banale poiché accade solo se si presenta una condizione, ovvero quello che si chiama una ESIGENZA ORIGINARIA. Si intende dire che il soggetto non è soddisfatto, non si pacifica ad auto-rapresentarsi o semplicemente come il pezzo di un puzzle ma ha un esigenza di superare il già dato ovvero di dare una versione dell’esperienza che sia personale. Nel momento in cui si presenta quest’esigenza voi è un senso di limite ed insoddifazione inspurebaile e il punto è come attivare questo superamento. Arrivaiamo al secondo concetto fenomenologicamente fondamentale Chee è quello di EPOQUE, che funziona come una negazione. Nel testo si trova nelle parole di Enzio Paci; interprete italiano della fenomenologia, negli anni 50 del 900 ha fatto un operazione di provincializzazione della cultura italiana ovvero ha curato le traduzione dei testi fondamentali che avessero a che fare con la fenomenologia quindi: Holster, Sartre, Merlot Ponti: Ha fatto questo lavoro intenzionalmente pocuebh in quel periodo lui ha favorito la rinascita del pensiero Hosseriano, schiacciato un po dalle coeve vicende storiche. A quest’operazione compagnia una sua elaborazione filosofica e pubblica più tardi nel 61 e nel 73 un breve libretto chiamato “Diaro fan omenologico”. Cosi fa un esplicitazione culturale estremamente chiarificatrice che concentra, spiega e traduce il senso di questo approccio filosofico della fenomenologia premi contaminata da sartre e Ponti. Seleziona alcune pagine del suo diario privato che parlano di cultura senso che era un intellettuale , sceglie 35 un periodo di riferimento e dimostra che la fenomenologia non è una teoria separata dalla quotidianità ma è lo strumento, le lenti attraverso le quali noi possiamo guardare le cose del mondo e comprenderle in un modo particolare, più ricco. La sua intenzione esplicita, detta nell introduzione, è quello di rendere pedagogicamente espressiva la fenomenologia, ovvero di farla intendere a tutti, di far capire che noi viviamo fenomenologicamente anche quando noi viviamo. In questa pagine lui utilizza veramente ciò che aveva scritto nei diari privati (vi sono alcune omissioni di cose private che non aveva senso e non voleva publicare). L’epoche è raccontata da paci in maniera molto immediata. Nel testo dice che non accetta che lue cose non gli siano riconoscibili in maniera diretta, non mediata dalle cose che conosco. Questo non succede per i contesti bensì per gli oggetti correnti. Dire di no è fenomenologicamente porre tra parentesi, esercitare l’ Epoque. Dire di no, questa negazione educativa è figlia fai una volontà di avvicinamento alle cose e, per avvicinarmi alla cosa stessa è necessario mettere tra parentesi, accantonare quello che so già di quella cosa. Perché quello che so già di quella cosa l’ho già appreso indirettamente. … Noi siamo tutti affetti da pregiudizi. Il pregiudizio non ha una connotazione morena, in questo caso specifico, è il giudizio che viene prima della cosa. Quindi il giudizio che ce già in assenza di un esperienza della cosa o della persona. Il giudizio vene prima dell’esperienza, e questo scientificamente si chiama pregiudizio. E quest’ultimo in qualche modo contamina l’esperienza stessa. Il dire di no è proprio il mettere tra parentesi quello che già so. Tutti siamo portatori di pregiudizi anche quando di una cosa non ne abbiamo mai sentito parlare ma ce la siamo immaginate in un certo modo e coltiviamo un attesa di come fare l’esperienza che alla fine non sarà mai come ce la siamo immaginati. La sospensione del giudizio ha a che fare con la percezione, con i modo in cui percepiamo. Merleau Ponty è stato un operatore Fran ce se famoso per il testo “La fenomenologia della percezione”. Studioso di Hosser e della fenomenologia e il suo lavoro si è concentrato sulla percezione perché è il primo atto che ci mette in relazione con le cose. Soggetto e mondo sono in relazione dal punto di vista percettivo, sensibile. Niente è più difficile che sapere esattamente quello che noi vediamo’: frase che dice molto della complessità che si nasconde nell’atto percettivo deche quello che vediamo non è qualcosa che noi conosciamo esattamente ma bensì conosciamo soggettivamente. Sostiene anche che un oggetto in se e per se non è conoscibile da un soggetto. Questo è un limite, non possiamo percepirlo esattamente. La valutazione oggettiva pura è impossibile. Ponty è sconvolgente orche ci fa rendere conto che l’altro è oggetto della mia percezione essendo separato e distante ma è anche Ion tuto e per tutti simile a me. Quindi il passaggio successivo è la presa di conoscenza che per l’altro io sono dal punto di vista percettivo prima di tutto un oggetto della sua conoscenza. Ecco che noi siamo prima ius oggetto della percezione dell’altro e poi diventiamo soggetti. IO non ho mai la percezione oggettiva di me stesso, ho sempre una preczione soggettiva di me stesso eobbiamo saper che per l’altro funziona allo stesso modo. Questa posizione ionsegna alla radice l’umiltà intellettuale nei confronti dell’altro. Noi sappiamo che siamo soggetti come l’altro ma siamo linmitati perché il primo modo in cui conosciamo l’altro è un modo percettivo, che lo separa da noi. La riabilitazione della percezione soggettiva è l’oggetto che ci fa sostare della relazione con altro perché siamo rispettosi del fatto che sappiamo che è soggetto e che in quanto soggetto non possiamo e non dobbiamo conoscere e che pure portano con se la sacralità dell’essere soggetto. Per Ponty noi siamo sempre costruttivamente nelle relazioni. Noi non esistiamo se non vi fossero le relazioni che siano con altri soggetti o con le cose del mondo. Se non esistessero relazioni non potremmo nemmeno dire ‘io’ perché significherebbe mettersi in rapporto con un tu. Il corpo è il tramite di questa relazione. La corporeità è sempre un esperienza relazionale. LAVORO EDUCATIVO: Lavorare pedagogfiuacamente in contesti educatovi significa: è fare propri quegli strumenti lì. Sapere che una situazione pè tale perché noi agimo in esse che non vi è modo di non agire in una situazione, l’immobilità è una scelta, un’azione che connota di significato la situazione stessa. Ogni situazione educativa per essere trasformata, ovvero autenticamente educativa deve essere 36 letta come ulteriorità ovvero superare l’ovvietà delle cose. E per farlo è possibile praticare una negazione, ovvero un époque, negando i significati di cui Simao pregiudizialmente portatori. La relazione educativa porta con se la porgettuaità ed sul lavoro educativo coincide on la progettualità e consiste nella dare sempre e di nuovo significato a quello che noi facciamo quotidianamente (holster, questo lo ripete sempre usando l’espressione ‘sempre e di nuovo’ > Il òavlro educativo consiste nel dare sempre e di nuovo significato a quello che noi facciamo quotidianamente) Questo schema non è pbblicatori ka. È un approccio educativo di un certo tipo ma è utile per non. Perdere di vista la porgettualità come accade spesso oggi perché è confusa con la programmazione. La progettualità è qualcosa anche il singolo individuo deve imparare a scuola, e deve farlo per proprio conto. L’apprendimento ed il sapere devono esser4e di altro profilo poche più lo sono e maggiormente sfavorisco la progettualità. 3/4/23 (Libro 3) Formare nella scuola secondaria Il termine formazione per chi non è pedagogista è ambio ed onnicomprensivo che pero oblitera aspetti fondamentali in pedagogia. SE formazione e performatività coincidono (si da ovvero alla formazione lo scopo preciso di indurre chi apprende ad acquisire conoscenze spendibili e risultati misurabili > si fa della formazione qualcosa di strumentale all’apprendimento). Detto in altri termini formarsi significa apprendere e, questo è un significato parziale perché in pedagogia ha significai molto più ampi. Nella coincidenza del formare con il termine performatività viene meno la dimensione del prendere e del darsi forma. Il lavoro che si fa in questo libro è un lavoro di recupero della pedalai scientifica dove il significato del temerne formazione è molto più ampio, questo recupero attinge alla tradizione della bildung e oggi è esigenza fondamentale per coordinare gli aspetti della vita interiore con quelli di scoielità 8ed anche quindi di prestaazionalità). Siu tratta di far rientrare la dimensione delle proprie capacità di comprendere ed agire nella società dentro il quadro dell’orientamento alla propria formazione soggettiva. Quest’ultimo aspetto è importante nella scuola secondaria in cui, si avvia il processo di autonomia dell’individuo di distacco malinconico dalle reti rassicura neri della propria vita sociale biografica (famiglia, insegnanti) e dil ruolo educativo dell’insegnante da questo punto di vista diventa cruciale perché è chiamato a non più sopperire ma ad accompagnare verso l’autonomia degli allievi L scuola italiana è chiamato ad emancipare gli individui, pregandoli alla gara della vita adulta dotatntdoli delle competenze che serviranno ma ha anche il compiuto di presa di coscienza da parte degli allievi di quelle che sono le proprie individuali caratteristiche (che significa saper in quali ambiti della cultura se più o meno capaci e coinvolti ma anche conoscere se stessi rispetto a queste capacità come le non unite caratteristiche che ci distinguono dagli altri > non siamo solo quello che sappiamo ma siamo soprattutto quello che vogliamo, siamo in gradi di e sappiamo essere). Questa consapevolezza è testa a scuola= palestra in cui ci si esercita con la maggiore apertura possibile su diversi campi del sapere che gli allievi nn sono chiamati solo a registrare e memorizzare ma a fare propri. Troppo spesso l’orientamento (in uscita dalla scuola secondaria) è un momento cruciale da questo punto di vista. Ruolo dell’insegnate: sarebbe giusti verificare se effettivamente ce un autonomia dello studente rispetto al piacere del conoscere quella determinata Matera che possa prescindere dell’insegnanate stesso. (Richard Hogard, Inghilterra negli anni ’50, testo tra analisi scientifica e narrazione letteraria. Figura chiave di un allievo che da una condizione sociale deprivata, meritevole a scuola ma svantaggiato dal punto di vista del contesto culturale . Merittevole di una borsa di studio. Passaggio alla middle-class di questo ragazzo. A scuola lo studente medio è nel suo contesto abituale di riferimento, mentre lui era li per dimostrare che se lo era meritato. Figuara dello scolarship boy in uscita dalla scuola secondaria con una natura socievole diversa da quella di provenienza. Hogart loi dipinge ne l suo percorso come un ragazzo “sradicato” dal punto di vista sociale ma anche esistenziale, ovvero non è più quello che era , cioè appartenente all working class ma al contempo non appartiene ancora alla Middle class. Quando torna a casa dalla scuola non ha le stesse abitudini dei famigliari e dei suoi coetanei , non ha tempo per stare in strada ma deve studiare. E’ sdraiato anche rispetto alle abitudini famigliari > la vita a scuola di questo adolescente è complessa. H dice che la scuola per lui lo “allena”. La differenza quando lo scolarship bouy si diploma e un altro suo compagno della middle class e che 37 che dovrebbe essere la testimonianza che ciò che si è appreso è andato a buon fine. Se per gli allievi manca una ragione forte per gli allievi di imparare, quindi anche di faticare, diventata tutto pii dispersivo ed allora ci si aggrappa al risultato. Il conoscere è agire, ovvero stabilire una relazione tra ma e quello che sto imparando è un azione concatenata con altre, è un processo. Molto spesso questo aspetti che potrebbe sembrare banale, rimane sotto traccia, non siede, gli studenti non sanno, nessuno glielo dice che si parte da qui. Spesso nelle pratiche si trascura il fatto di dare una prospettiva: il docente sa il programma e deve riferirlo agli studenti permettendogli dei avere una prospettiva di ciò che sarà fatto, sono aspetti che contano. L’insegnante deve restituire agli studenti il senso di quello che si andrà a fare: dire il programma, dare un quadro agli allievi di ciò che sarà fatto. L’insegnante deve rendere le cose implicite esplicite dando un idea di condivisione e di progettualità comune. COMPITI DELLA SCUOLA Filosofo dell’educazione e studioso di scuola attento alle dinamiche scolastiche è: Olivier Rebul. Ha scritto cose significative sui compiti dell’insignificante: "la vera carenza della nostra educazione attuale è quella di non educare più, di aver abdicato al proprio compito numero 1: fornire a tutti i giovani il modo di dare un significato alla propria vita”. Il percorso dato dalla scuola non deve perfora coincidere con il quello personale del singolo soggetto ma, il soggetto nel corso del percorso può avere una presa di conoscenza di qual sia il suo percorso. Il compito dell’insegnate nello specifico non è di esporre tutto ciò che sanno ma di giudicare cosa gli conviene dire a chi, in quale momento ed è in questa scelta che si afferma la padronanza dell’indagante rispetto agli allievi ma anche in traportò ai libri e all’istituzione scolastica. Per Rebul un insegnante è libero quando scegli che contenuti trattare e come farlo, stando in relazione con la situazione. IL compito dell’insegnate non è esibire cultura ma dare di dare opportunità agli altri attraverso la culture ed p per questo che deve scegliere cosa e come ed anche un po perché. Il rapporto con i libri (sarei) e l’istituzione scolastica sono le cose dentro il quali l’insegnate si muove Il compito della scuola è fornire ai giovani la possibilità di dare un significato alla propria vita mentre l’insegnante deve veicolare contenuti scegliendo il modo in cui farlo consentono agli allievi di dare un significato alla propria vita. Rebul distingue tra far apprendere e far sapere. Le due cose stono differenti. Far sapere= insegnato informa i suoi studenti, dando un ‘impronta trasmissiva quindi, di conseguenza dogmatica. (L’insegnate informa con verbi all’indicativo presente e gli allievi possono solo memorizzare ma non comprendono, non rielaborano, non fanno proprio) (In realtà nessun contenuto disciplinare è dogmatico Far apprendere= consentire una rielaborazione. Per Rebul si deve educare insegnando, consentendo al contenuto, al sapere di depositario nella capacità rielaborata del pensiero degli studenti perché cosi si apprende davvero, e vista dal lato dell’ingente si educa insegnato. L’insegnate sollecita e guida il meccanismo di riflessione sul contenuto che consente allo studente di rielaborarlo in maniera appropriata ma anche personale. Anche qui basterebbe esplicitare gli impliciti. La rielaborazione avviene quando si legge, si studia ma anche quando si parla di quell’argomento perché siamo chiamati a fare relazioni tra contenuti diversi. La differenza tra le due modalità relazionali di fare apprende e fare sapere con la conoscenza stabilisce una diversa relazione tra insegnato e allevi e mette in chiaro una confusione spesso presente nel processo di insegnamento. La distinzione di Rebul è onnicomprensiva, vale per ogni disciplina e l’obiettivo è far apprendere non far sapere. Bourdieau, determnninuista convinto, sosteneva che la situazione scolastica specifica sia data da pratiche sociali condivise che il soggetto ‘incorpora’ come èporpria Habitus. Per B noi no ci autodeterminiamo ma ci adattiamo alla situazione perché vediamo come funziona e ci adattiamo a stare dentro a quello shema. Questo B lo chiama abitus= noi facciamo nostre uninsime end pratiche condivise che non necessitano di essere esplicitate ma sono cosi e basta. Per B l’educazione è la costruzione di un habitus sulla base di pratiche dominanti. 40 Mentre per Sartre la situazione è data dalle relazioni tra soggetti, vi è quindi un azione reciproca. Noi da una parte apprendiamo come per B, incorporando pratiche sociali ma questo non. Basta e questa incorporazione per B tende alla riproduzione. Mentre per S è che sia falso quello che dice B (lo dice dopo) ma è incompleto: vi è una questa di autodeterminazione del soggetto per la quale l’ habitus non va verso la risoluzione ma per piccoli cambiamenti trasforma quest’acquisizione iniziale. Sartre dice: “Il coefficienza di avversità del mondo mi rivela il modo in cui io tengo ai fini che mi pongo” . Duce che se io mi adatto passivamente ad una situazione non vi tengo molto ma diventa importante che io sappia che quella situazione per me non è importante e che quindi ad empio mi chieda il perché. Sartre invece la resistenza che mi fa il mondo non mi sta bene mi impegnerò a cambiare le cose e, questo mi dimostra il grado di interesse che io ho per un certo contesto. Lo steso discorso vale per gli insegnati: che incorporato un habitus istituzionale di pratiche, di sistemi di valutazione, di relazioni con colleghi ed a prescindere dagli interlocutori riproducono habitus nel tempo oppure possono inserire uno scarto di azione reciproca con contesto ius quest abitudine in cui inseriscono delle varianti ovvero accompagna il cambiamento naturale. In questo quadro diventa importante il concetto di “manovra formativa”, che ha un esplicita intenzione formativa, un azione di inversione di direzione dovrebbe essere posta all’inizio di un processo ovvero come atteggiamento preliminare dell’insegnante. LAVORO DELL’INSEGNANTE PER Alessandro Mariani: aggirare in qualche modo le abitudine anche sui contenuti e sul modo in qui i contenuti sono posti all’attenzione degli studenti. FOTO Il mito della cultura unica e definita è un misto falso. La cultura è molto ricca perché è problematica, non vi è un unica versione della storia. PROPOSTE PRATICHE 1) Pratica della negazione= esercitare un antico all’ovvietà (anche nella presentazione di un certo contenuto, dimostrare come la semplificazione di un contenuto restituisca in realtà una definizione falsa di quel contenuto. Prenderla proprio al rovescio dire che cosa non è) 2) Pratica dell’emersione= fare emergere nuovi campi di intervento (portare alla luce nuovi approcci possibili, nuovi argomenti possibili) 3) Pratica della decontrazione: mostrare un retroscena culturale nascosto disaggregandolbne le parti quindi, distinguendo le orate di un contenuto mettendo il luce la prismatici del contenuto e poi, si ricompone la figura (anche questa è una pratica inversa rispetto a quelle abituali in cui si fa vedere il tutto e poi si smontano le parti invece spesso può sembrare più semplice con questo processo mostrare le parti e poi montare assieme) PICCOLO CAMPIONARIO DI SENSO “Officina del possibile” Dar voce al ‘resto’, a ciò che è laterale, marginale: metafora, paradossi, ironia, non-sente, avventura, gusto, incompiuto, mistero, riso, digressione. Approccio di avvicinamento al senso. Tutto questo significa anche a pensare a come essere ironici sarcastici e come essere comici ed attraverso quali linguaggi. (L’allievo deve imparare questo: come essere tragico, comico…) 12/4/23 (3^ parte) THE CIVIL RIGHTS MOVEMENT. FARE CULTURA ED EDUCARE ALLA DIVERSITA’ NELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO (Francesca Filippini) Ocasione dell’esperimento: come la storia di questa scuola mostri come caratteristica precipuo la valorizzazione delle differenze e come nella sua storia sia stato dinamico il cambiamento dato dalle difese comunità che si sono insediate nel quartiere Atteggiamento preliminare (cosa importante che insegnate deve avere nel suo mestiere): la peculiarità di quyestp atteggiamento individuato da filippini su lei stessa rispetto a questo progetto sui diritti civili è stato d’impegnatesi sa rendere possibile uno studio significativo. L’occazione formale, anniversario della scuola, non era altro che un pretesto per parlare di questo’ argomento estremamente importante che è quello dei diritti civili. Soprattutto in un tempo in cui questo diretti sembrano più consolidati. 41 Per Flippini non è stato solo insegnare una parte di storia degli Usa ma soprattutto di rendere significative quelle vicende che i ragazzi avrebbero studiato per la loro consapevolezza civile Filippini individua questo percorso come educazione alla differenza che deve essere non solo una ricchezza ma anche come questa differenza deve essere tutelata dal punto di vista dei diritti. La circostanza specifica della classe era favorevole. Lsa classa era disposta all’apprendimento con 5 casi di DSA. Il progetto si è articolato in 5 attività da due ore ciascuna Gli obbiettivi sono di apprendimento vero e proprio: >creazione di materiali utili allo studio io al tema > analizzare, comprendere e ricordare gli aspetti più significativi di un tema id civiltà >richiamare conoscenza pregresse (che favorisce un acquisizione più agevole di conoscenza, richiamare sempre il filo del discorso facendo collegamento e con altre cose apprese >promuovere la discussione ed il confronto tra pari >promuovere l’interazione in lingua straniera Questi obbiettivi erano di tipo >linguistico: saper usare un lessico appropriato, comprendere documenti scritti e orali in L2, esprimere opinioni e descrivere oralmente opinioni ed esperienze in L2 >culturale: saper inserire la discriminazione razziale nel suo contesto, enunciare i principali aspetti del CRM, attualizzare e personalizzare il tema, utilizzare diverse fonti >formativo: saper sviluppare pensiero critico, utilizzare le diverse strategie di studio, accettare l’opinione altrui, lavorare in gruppo, mettersi in discussione Non vi sono state divisioni disciplinari ma è stato un continuo e vi è stato anche un aggancio ad altre attività del piano la ortivo annuale. Questa è la scrittura che filippini aveva pensato ma dice che la cosa importante è l’apertura al cambiamento dice: Insegnante struttura e immagina ma deve essere sempre pronti ad ascoltare le voci degli allievi, a sentire quando frenano o accelerano, quando non colgo adeguatamente, quando vi è il rischio dell’incomprensione ed essere sempre pronto a rimodulare il concetto (questo significa essere in situazione). Nel corso dell’attività l’insegnate non solo guida e controlla ma prende anche appunti per se stesso monitorando il proprio operato e scrive ciò che effettivamente sta accadendo. Tutto questo monitorare serve all’insegnate per non disperdere la sua attenzione solo su quello che sta accadendo agli allievi perché quest’atteggiamento mentre sempre l’insegnate al riparo dai propri allievi. L’insegnate deve imparare a vedere doppio: ad agire e a vedersi agire. L’allievo deve essere consapevole del suo contributo: deve dare una prestazione ma anche esserne consapevole. Metodi: lezioni frontali, discussioni, discussioni guidate, lavoratori, peer tutoring, cooperative learning. In questo linsgenate segue e accompagna il flusso tra gli allievi e il sapere. L’insgenate va sullo sfondo perché l’attività è svolta dagli live che entrano in relazione con i xontnuti. Questa partita si gioca in Situazione che può essere immaginata ma non prevedibile. Fasi: >situazione-stimolo (phptp Analysis= perche le fotografie di quegliua nei erano etsrenmamente eloquenti e la fotografia stabilisce subito ius legame prima che di contenuto visivo e genera discussione prece riprende una scena ma quando non si conosce ancora la storia può avere diverse interpretazioni possibili) >emersione delle domande dalla discussione e lavoro di esplorazione: main characters and leaders: Rosa Parks, Martin Luterà King, malcom X; Emmett Till, canozni e film (The Help) > listening comprehension >sintesi: class discussion, summary of concepts > semplici domande di verfica dei contenuti appresi Lezioni di civiltà straniera come servizio di responsabilità e come specchio di ciò che si è. Formazione culturale e formazione linguistica che non possono e non devono essere separate. La formazione linguistica ha senso che sia appresa e viene appresa meglio in un contesto (semantico, di significati: in questo caso CRM). L’attività didattica cime spazio di incontro e di dialogo: esprimersi, ascoltare, argomentare, cambiare idea. 42 Quindi questa cscuoa, non ha progettualmente precotta un azione formativa Il fatt che l’apprendimento sia. Osi funzionale solo alò lavoro per simoncini traduce il fatt che l’esistenza dive ti il loro che faro: io sono il lavoro che faro, e , questo è molto riduttivo. E essendo questa scuola l’ultima occasione formativa di dare significato all’occasione formativa culturale che si ha l’insegnante ha il compito di etica e raccordi tra allievi e mondo in generale , con esperienza culturale in specifico. Progetto ha riguardato tra classi 5, ed è partito dal considerazione che òa scuola dovesse almeno provare ad essere un occasione formativa in cui l’esistenza presente e futura di questi studenti dovesse esce più ampia del mestiere che sdamerebbero andati a svolgere Progett9 dirompente: proposto algli studenti qualcosa che non centrasse nulla con contenuti strumentali al lavoro ma che mettesse al centro lo stupore (legame con il concetto di bellezza). Dimensione osservativa degli insegnati di questo progetto che gli ha fatti preoccupare: svogliatezza degli allievi non solo di fronte alla scuola ma più alla vita in generale, gli insegnati volevano provare ad interrompere questo clima e stupirli, marcando questa aspetto che era sostanzialmente quello che gli mancava. Occasione: andare a vedere Le Turandot al Teatro Regio Studenti hanno avuto una reazione negativa, dicevano che questo non aveva nulla a che fare ne con loro ne con quello che volevano fare nel futuro, quindi anche con la scuola. Vedevano quest’opera come qualcosa che riguardasse un pubblico più abbiente e colto, quanto di più opposti ci potesse essere a loro. L’idea dell’insegnate di italiano e di storia era di usare lo spaiamento e lo scoop di un esperienza mai fatta prima per poter introdurre una concezione e di bellezza che si sposasse con l’elemento positivo dello stupore. Il primo lavoro è stato relazionerai da parte degli insegnanti con questi allievi, creando un apertura possibile nell’idea che ciò che noi non conosciamo non p necessariamente ciò che noi non possiamo conoscerete. Rimaneva da giustificare l’aspetto didattico. Rispetto a questo bisognava predisporre attività che preparassero allo spettacolo stesso, attività che fossero intersidsciplinari, articolando per c iasuna materia coinvolta un focus tematico. Italiano: la donna lunare Inglese: gli enigmi e la donna solare Nella seconda fase hanno aderito unicamente gli studenti che volevano continuare quei’ esperienza. Gli isbgenati precedentemente hanno fato vedere che questo pèregetto poteva incardinarsi bene nella loro esperienza sia scolastica che di vita poi è stato agli studenti scegliere se proseguire o no 8\04 Attività che fanno parte dell’abituale processo di programmazione dell’attività scolastica annuale. Per radicare quest’idea progettuale dentro la prassi didattica e attraverso essa. Atteggiamento preliminare dell’insegnate, è questo che cambia la prospettiva dell’azione didattica e della relazione insegnate-studente. Anteporre all’esito dell’apprendimento una motivazione di significato del percorso. L’insegnante valida all’inizio dell’anno il processo non il risultato. Si struttura l’attività didattica sul processo, non si valuta solo il prodotto. Si valuta da dove si è partiti, la partecipazione attiva degli studenti, etc. l’insegnate è chiamato a valutare i processi e non il voto. Anche in termini meta cognitivi, se lo studente ha elaborato ciò che ha imparato. Progetti rendono più facile questo sguardo dell’insegnante perché c’è una progettualità formativa. Progetto Simoncini: l’intro del bello in una scuola differente. L’aggancio dal punto di vista didattico affrontando Shakespeare , per stimolare la loro intelligenza, con un minimo di previsionalità. Il lavoro relazionare stato ancora più duro. Sulla parte scolastica effettua delle scelte mirate e deve conoscerne molto bene i contenuti. Azione conoscitiva , creativo- immaginativa, progettualità e di scelta. Il lavoro relazionale, invece, meno prevedibile. Risposta negativa poteva avere come esito di una compromissione. Recupero della fiducia degli studenti. Non è possibile lavorare senza. Al di là della convinzione degli studenti della bontà del progetto, là dove cera una resistenza che è diventata a un credo di non essere capace, è troppo difficile, accettare di svolgere l’attività lo stesso si sono messi nelle mani dell’insegnate. Grande responsabilità. Insegnate non può tradire la fiducia dell’insegnate. Reciprocità: studente matura delle attese, insegnate deve o persuadere che quelle attese non sono coerenti oppure deve corrispondere a quelle attese. Rapporto con l’opera letteraria in sé, è un momento individuale 45 (lettura a casa), momento saliente. Momento discriminante a cui gli insegnanti hanno ragionate , perché è necessario verificare se è avvenuta la lettura. (alto tasso di possibilità) hanno deciso di non valutare , di nn valiate l’apprendimento ma il processo. Il fatto di non aver valorato, nel 2 processo ha introdotto il fatto che gli studenti sorpresi della loro capacità di comprendere, tradurre e risolvere il testo, hanno accettato il progetto. Scegliere di provare a confrontarsi con il testo letterario, tanto lo potevano abbandonare perché non venivano valutati. Questo rapporto c’è stato, perché l’hanno letto e hanno capito che il rapporto individuale con il testo è un rapporto intimo, non ha senso perché alcuno lo verifica, ma perché io voglio avere questo rapporto. Questi ragazzi hanno esperito che c’è qualcuno che ha provato gli stessi sentimenti e l’hanno descritto in maniera mirata. Utilità per se. Processo meta-cognitivo, formativo. Utilità di arricchimento personale. La letteratura può essere una forma di conoscenza di sè. Aspetto più rilevante: la rottura del pregiudizio. (Risultato macro) l’idea che quando si diventa adulti si ha una personalità più solida, è il contrario, crescendo si diventa più dubbiosi delle conoscenze. Più si è giovani più si hanno degli ideali, più le cose hanno importanza, le si difende e le si combatte con forza. Potenzialmente da adesso in poi questi ragazzi possono pensare di essere pregiudizi involontari (rispetto a classi sociali ai quali non si appartiene.) Momento cruciale è stato l’evento in sé. Domanda degli insegnanti è stata : cosa vi aspettate ? Loro: di essere stupiti. Hanno individuato il senso del progetto (inversione di rotta). La rottura della noia e del segnino di inadeguatezza che gli accompagna. Uno di loro ha dichiarato all’intervista: pensavo che l’opera fase per ricchi e anziani , ma non è cosi. Risultato pedagogicamente: rottura di un pregiudizio, inizio di una eventuale relazione con la letteratura, idea di offrire un’occasione che non avrebbero potuto avere. IL TEATRO FAVORISCE QUESTO TIPO D RELAZIONI INSOLITE. Ultimo progetto: Giannone (insegnato di spagnolo) Scuola periferica tecnico- turistico In una succursale periferica di una grande scuola. Giannone con altre docenti volevano prevenire la dispersone scolastica, cornice istituzionale che convogliava l’attenzione degli insegnanti su una dispersione scolastica che non è solo l’abbandono(finale e non definitivo) ma anche quelle forme di allentamento di relazione con la scuola (assenze prolungate, ripetenze, calo del rendimento (improvvisi e prolungati)) alcuni sono rincorrenti negli anni. Dispersione scolastica altro nel nord-est e al sud in Italia. Questo fenomeno colpisce più maschi e famiglie con tasso di istruzione più basso. E altre motivazioni non rilevabili e misurabili: una di queste è a scarsa dimostrazione tale loro attese e quello che trovano a scuola e abbandonano, una scarsa relazione con gli insegnanti. Questa scuola è una scuola sensibile alla dispersione. Si parla di una classe 3 di cui 1\3 sono immigrati (difficoltà linguistica). No relazione tra studenti, indifferenza tra loro. Con un’indagine hanno scoperto he hanno molti interessi comuni, non lo sapevano uno con gli altri. Le frequentazione scolastiche si riducevano a gruppi molto ristretti. No legami scolastici. Effetti sensibili sull’apprendimento perché ciascuno in un clima di disseminazione individuale, ogni studente è una monade, fa tutto desolo, studia, affronta le difficoltà. Rendimento più basso. Meglio coesione e conflitto dentro una classe. (Al di là della solidarietà di studio comune ). La situazione imponeva una riflessione sull’utilizzo di pratiche abituali. Categoria dei nn detti che l’insegnante vede e decide come affrontare. Situazione non desiderata dagli allievi (secondo gli insegnanti). In atto allora un progetto, per conoscenza e relazione reciproca tra loro. 1 mossa: progetto che portasse l’insegnate da figura di primo piano a figura di sfondo, studenti protagonisti dell’attività e del processo di apprendimento. (Competenze comunicative ) partecipazione finale uno spettacolo teatrale. Fase preliminare- intermedia di piccoli passi, per non esporre gli studenti a qualcosa da cui potevano sottrarsi. Plurilingue, coinvolgendo un’altra classe che studiavano inglese. La reazione è stata di immediata partecipazione. Dal punto di vista dell’apprendimento linguistico dei piccoli passi: pensare a interviste a personaggi famosi, immagina insieme in piccoli gruppi finali di storie, immaginare dia scrivere brani di una canzone. Sceneggiatura libera, immaginate, fate. Cosa hanno messo in scena ? Hanno voluto radicare la storia a scuola. Hanno immaginato di rappresentare un istituto linguistico un conflitto di classe. Ha consentito di mettere in scena i propri sentimenti latenti, conflittualità delle classe che non si erano manifestate, che non avevano voluto esprimere che avevano a che fare con discriminazioni di varie natura (anche caratteristiche personali , esuberanze etc ) messe in scena quelle liti che nessuno aveva messo in pratica prima in lingua con una sceneggiatura. Gli insegnanti si sono resi partecipi all’interno della 46 sceneggiatura come attori anche loro. Lo studente poteva vestirsi come voleva. Inizialmente non erra necessario correggere grammatica e sintassi. Conflitto interno delle due classi ma nella scena delle due scuole. Questi due istituti a fronte di questi conflitti ci sono persone che passano da una parte e dall’altra. Immaginano una gara linguistica che implica una collaborazione di gruppo (premio vacanza). Quando si è tartassato di predisporre , lì le insegnanti hanno modificato la parte sintattico-linguistica. I più isolati e asociali sono fantastici quando recitano. Si instaurano relazioni tra pari, che prima non c’erano che erano bonificate dal fatto che il conflitto debba essere recitato e loro ne escono liberati. Cosa emerge ? L’acquisizione di strutture linguistiche che sono previste per gli anni successivi , ma gli insegnati non lo dicono. Spiegano le regole per i dialoghi, ma gli studenti lo apprendono in modo istintivo perde è funzionale alla recita perché ha un senso. L’apprendimento è difficolto quanto più non c’è una possibile significazione di ciò che si imparava, si apprende in modo astratto, no ancoraggi. Era importante il processo di arrivare allo spettacolo e non il risultato. Ruolo di mediazione per gli insegna tra le due classi per capire le sceneggiature cosa togliere e mettere. Collocazione progressiva in uno scenario a più livelli di azione ( chi sa cantare, canterà, chi sa ballare ballerà , chi è arabo in lingua farà i dialoghi….) Considerazioni dell’insegnate : fare lavorare gli studenti sull’immaginazione fa lavorare la loro creatività e le loro capacità extracurriculari aiuta la loro relazione extracurricolare e interpersonale. Lasciare aperto l’orizzonte del possibile, convivere con una dose d’ansia che nell’abitudine curricolare non è la stessa. L’inatteso un lamento sgradevole, dirompente, deve essere superato rapidamente. Quando l’insegnate retrocede sullo sfondo, le dinamiche tra studenti devono uscire fuori e poi devono essere update dai insegnato per fargli fruttare per lo studio. La relazione tra apri è molto importante. Competenze linguistiche : rompere lo schema dell’insegnate d’insegnamento, metodi alternativi, dal punto di vista pedagogico sono recepite da molto tempo, ma in pratica è sempre difficile. Se si mette al centro dell’attività didattica un tema , l’apprendimento è più efficace e duraturo. Concetto di competenza: conoscenza + abilità. La scuola è tornata ad essere lo spazio fisico e Temporale, aggregatore sociale. Motivazione: luogo dove è interessante imparare delle cose. Si sposta la dimensione dell’utile verso l’appassionate e l’interessante. Senso dell’apprendimento è diventato più palese. Il fatto di andare a scuola è più interessante. 19/04/23 47 50 51 52 55 56 57 60 61 62 65 66 67
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