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sintesi de "La storia moderna" di Paolo Prodi, Sintesi del corso di Storia Moderna

Sintesi completa dell'opuscolo di Paolo Prodi sulla storia moderna.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 25/01/2022

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Scarica sintesi de "La storia moderna" di Paolo Prodi e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! PRODI, LA STORIA MODERNA CAPITOLO 1: IL MESTIERE DELLO STORICO Dobbiamo avere un approccio alla storia che non parte dal manuale. Certo il manuale deve esserci utile per comprendere delle cose, per guidarci nella comprensione degli eventi storici ma non dobbiamo fondare il nostro studio della storia soltanto sullo studio del manuale. Poi dobbiamo interrogarci sul significato della storia come DISCIPLINA nelle sue doppie accezioni: definizione di un settore del conoscere e acquisizione dei metodi necessari per apprendere un mestiere. La parola storia anche ci dice tutto e niente perché ci testimonia l’origine della storia come antenata di tutte le scienze dell’uomo e perché il moltiplicarsi delle scienze dell’uomo sembra l’abbia privata della sua specificità. La storia non studia il passato in generale (se no si chiamerebbe antiquariato), ma studia IL PASSATO CHE E’ IN NOI IN FUNZIONE DELL’OGGI. Per Droysen la storia è funzionale alla politica, lo storico è lo scienziato della società mentre il politico è uno storico pratico. La storia non è la ricostruzione impossibile di un passato tramontato ma più che altro una scienza che ci aiuta a comprendere il presente. Nel Novecento si è poi sottolineata l’importanza della storia per capire come si comporta l’uomo nella società, la storia come studio della civiltà in cui viviamo, comprendere il presente mediante il passato ed il passato mediante il presente (Marc Bloch). E rispetto ad altre scienze che studiano il presente immobile, lo storico guarda invece alla parte dinamica facendo un passaggio a ritroso. Lo storico sa che non può ricostruire per filo e per segno gli accadimenti precedentemente avvenuti, ma si fa delle domande riguardo al presente e cerca delle risposte nel passato. Noi siamo ancora convinti di poter dare una giustificazione allo studio della storia. Lo studio della storia e la disciplina dello storico non sono soltanto degli sforzi intellettuali ma servono ad adempiere dei compiti che cambiano negli anni. Nel passato la storia era uno strumento di potere opprimente per educare le nuove generazioni all’obbedienza (Nietzesche si lamenta di questo). Nei tempi recenti, poi, (post 68)c’è il pericolo contrario, cioè uno sbandamento dovuto alla mancanza di identità collettive e uno stadicamento che costringe tutti a una precarietà impossibile da sostenere anche a livello psichico individuale e a un oggi senza passato. Per sopravvivere abbiamo bisogno del nostro passato e di identità collettiva in cui affondare le nostre radici così come abbiamo bisogno di una identità individuale. Quindi la storia ora assume un altro significato e un altro compito, il compito di formare un’individualità collettiva in cui riconoscersi. CAPITOLO II: IL TEMPO E LO SPAZIO Prodi sfata due miti: 1) Legato al tempo: la divisione delle varie epoche della storia è soltanto qualcosa di puramente immaginario che serve soltanto a scopo didattico, coloro che vivevano nell’Ottocento non pensavano di star vivere nel Medioevo. Un altro concetto importante è quello di struttura poiché si cerca di mettere insieme a grandi linee delle tendenze generali di una determinata epoca a livello temporale. Ma le strutture non sono delle certezze su cui ci possiamo basare che non hanno eccezioni. 2) Legato allo spazio: la storia locale non è meno importante o meno valida della storia generale. E capire cosa succede a livello geografico è fondamentale, per questo lo studente deve sempre consultare un atlante storico, per avere una visione geografica più complessa e ampia. CAPITOLO III: L’OGGETTO DELLO SGUARDO: STORIA GENERALE E STORIE SPECIALI Lo storico o chiunque studi storia deve avere INTERESSE, tutto da qui deve partire. Perché alcuni non hanno interesse, anche fra gli accademici e questo porta a lezioni di storia noiose che portano i ragazzi ad allontanarsi dalla storia. Chi si interessa alla storia si interessa all’uomo e come esperimento deve provare a leggere le prime pagine del giornale: se leggere il giornale non gli interessa allora non deve studiare la storia, mentre se è interessato può continuare. Prodi spiega che lui ha spiegato il suo approccio alla storia ai suoi alunni dicendo che ha cominciato ad interessarsi alla storia per capire la ricucitura della democrazia dopo la seconda guerra mondiale (quando faceva il liceo). Lo studente, inoltre, deve capire che conoscere l’autore di un libro è importante quanto capire il libro stesso e contenere il libro nella sua identità storica, quindi se possibile non studiare dalle fotocopie. Negli ultimi anni c’è stato un frantumarsi continue delle scienze in discipline sempre più specializzate e diverse. Inizialmente, inoltre, la storia era la “scienza madre” intorno alla quale si sviluppavano altre scienze ausiliarie come la filologia, l’archivistica, l’epigrafia, la paleografia, l’archeologia. Ora, invece, queste discipline hanno preso una loro strada ma lo storico deve comunque avere delle conoscenze in anche queste discipline per essere completo. Per esempio lo storico della chiesa medievale deve conoscere la paleografia, la codicologia, la diplomatica ecclesiastica, l’archivistica, la filosofia, ecc. Quindi prima era la storia al centro e tutte le altre scienze intorno, ora è un sistema a rete nel quale le discipline coinvolte interagiscono tra di loro e variano di volta in volta nei loro rapporti. Alcune discipline, ovviamente, hanno un rapporto più stretto e continuo con la ricerca storica e una parentela più stretta. Quindi la storia cos’è e cosa deve fare? Pur avendo perduto il suo trono di regina delle scienze della società ha mantenuto una sua funzione fondamentale. Funzioni inalienabili della storia: 1) Studio del punto di intersezione delle storie particolari tra di loro, queste lasciate a se stesse non risultano comprensibili e solo poste in relazione tra di loro e nei loro punti di intersezione e possono tentare di avvicinarsi alla vita concreta degli uomini dato che esiste solo l’uomo nella sua complessità della vita quotidiana 2) Studio del punto di intersezione in cui le singole storie degli uomini si confrontano con il problema del POTERE, con il conflitto fra la libertà e il dominio che caratterizza in tutte le epoche il grande percorso della convivenza umana. Si può così definire la storia come POLITICO-COSTITUZIONALE (che veniva chiamata storia etico-politica da Benedetto Croce). Storia generale come insieme dei rapporti che governano la vita degli uomini e che tendono continuamente a consolidarsi e a modificarsi nella convivenza, nelle regole e nei comportamenti. Quindi la disciplina particolare studia la storia interna secondo una logica interna, la storia generale analizza lo stesso problema in relazione ai rapporti istituzionali, all’organizzazione della scienza come riflesso negli altri settori della vita, alla modificazione dei rapporti di potere. Es: lo storico della chiesa tende a cogliere la logica interna della vita religiosa in relazione al pensiero teologico e quindi la chiesa governata dalle leggi proprie, lo storico generale studia la storia della chiesa come espressione della società senza prescindere dalla vita interna ma mettendola in rapporto con tutto ciò che tocca la vita degli uomini nel suo complesso. Definizione di storia moderna di VOLTAIRE: la storia che diviene veramente interessante per noi anche grazie alla nascita della stampa che ce la rende meno oscura e meno falsa. L’Europa cambia faccia, i Turchi, nella loro espansione, cacciano le belle lettere da Costantinopoli e fioriscono in Italia, Francia, Germania. Una nuova religione toglie al papa il controllo di metà Europa, si commercia più facilmente verso la Cina, si scopre l’America, si aprono nuove rotte. Le arti conoscono un punto mai toccato prima. Don Giovanni Bosco dice che la storia moderna è tutto progresso, tutto scienza e tutto incivilimento. PERIODIZZAZIONE DELLA STORIA MODERNA Più facile è individuare la fine dell’età moderna: si è concordi che l’età moderna (prima) si conclude all’inizio dell’Ottocento, in concomitanza, per esempio, del Congresso di Vienna. In quel momento, infatti, il processo di modernizzazione sembra aver coinvolto tutti i settori della società, da quello politico a quello della produzione (con l’espansione della rivoluzione industriale). Diverso è, invece, il caso della data a quo, dalla quale partire. Possiamo sicuramente dire che condividiamo l’indicazione di Voltaire come data di partenza che corrisponde al XV secolo come punto di passaggio al moderno, a condizione di intendere l’epoca moderna come baricentro di un periodo più grande e non di un’epoca chiusa, baricentro di un sistema di forze, di elementi che si muovono anche nei secoli precedenti e che possono produrre effetti complessivi in questo periodo soltanto nella misura in cui tali elementi erano già arrivati a maturazione, anche se solo in alcune aree e in alcune dimensioni. Non è da considerare che la storia moderna inizia nel Settecento, come sostengono gli pseudo-illuministi che individuano alla base della modernità il Settecento poiché è il momento in cui si fa affidamento alla ragione e cercano, poi, di capire la crisi della razionalità che sovrasta la natura all’interno dei disastri del Novecento. CAPITOLO II: IL VERSANTE ANTROPOLOGICO: INDIVIDUO, FAMIGLIA, SOCIETA’ Approccio moderno che costituisce l’idea della NASCITA DELL’INDIVIDUO. In questo momento, infatti, si passa dall’HOMO HIERACHICUS all’HOMO AEQUALIS (Luis Dumont). Si passa da una struttura sociale legata alla casta, come collocazione all’interno di una gerarchia preordinata e immobile della società, ad una nuova concezione basata su un rapporto egualitario e mobile tra gli esseri umani. Al concetto di individuo è strettamente legato il concetto di rivoluzione non solo nel suo significato politico ma in senso culturale molto più ampio. Nell’età moderna assistiamo ad una rivoluzione dei valori che sembra essersi prodotta durante i secoli nell’occidente cristiano. Nell’Europa moderna si diffonde il concetto di io separato dalle strutture sociali e in dialettica con esse. In età moderna si ha l’abbandono della concezione della divisione in tre grandi ordini in cui si ripartiva l’umanità medievale: i preti, i militi e i lavoratori e delle loro sottospecie. Nello schema medievale ogni persona era inserita in un corpo e ogni corpo all’interno di un ordine prestabilito. In età moderna tutto questo viene meno e si afferma una mobilità sempre maggiore all’interno dei corpi sociali (stati) nei quali viene superato il concetto di casta con una mobilità basata soprattutto sul dato economico. Si afferma la centralità del terzo stato e della borghesia. Non vengono meno i privilegi dell’aristocrazia ma si definiscono sempre più come privilegi e in questo senso l’accanimento che si manifesta in loro difesa durante i secoli dell’età moderna è rivelatore non di un dominio immobile della nobiltà ma del suo tramonto. L’età moderna è anche il momento in cui si sviluppa la famiglia moderna, mononucleare, basata sulla coppia e sui figli. È un esperimento nuovo rispetto alla composizione medievale della famiglia allargata e patriarcale. La nuova famiglia viene esclusa dalla sfera pubblica. Viene ridefinita come cellula di base della sfera privata ma svuotata di ogni significato politico. Il matrimonio è soggetto a riconoscimento dell’autorità politica e religiosa sia nei paesi che hanno aderito alla riforma sia a quelli cattolici. Nei paesi cattolici si sviluppa un controllo sulla vita sessuale dei singoli teso a distinguere il rapporto sancito e i rapporti al di fuori della famiglia. La donna viene considerato come individuo dimezzato, uscita dalla passività la donna conquista un suo ruolo come soggetto giuridico nella sfera privata e patrimoniale e viene identificata tale nel contratto matrimoniale e come partecipe al processo produttivo. CAPITOLO 3: IL VERSANTE RELIGIOSO: DE-MAGNIFICAZIONE, RIFORMA, CONFESSIONALIZZAZIONE L’UOMO SENTE LA PERDITA DELLA VISIONE PREESISTENTE DI UN MONDO SACRO, DI UN Cosmo governato da un Dio supremo ma animato da entità sfuggenti alle stesse leggi divine e della natura. Questo processo è stato definito da Weber come DEMAGNIFICAZIONE o DISINCANTO DEL MONDO. Scontri religiosi nell’età moderna. Idea di secolarizzazione CAPITOLO 4: IL VERSANTE POLITICO: LO STATO MODERNO Lo stato moderno è l’unico soggetto di tipo collettivo dotato di sovranità. Fasi che portano dall’ancient regime allo stato moderno. 1) Stato confessionale: cuius regio eius religio, il suddito deve seguire la fede religiosa del proprio sovrano. In questa fase le confessioni religiose servono da primo cemento dell’identità collettiva statale moderna in cui si identifica il suddito- fedele: è il papato che unendo alla funzione di comando anche la funzione di formatore ed educatore dell’individuo diventa un prototipo dello stato moderno e della nuova politica che tende a formare e a controllare l’individuo. In questo senso capiamo le guerre di religione e l’esclusione e la repressione delle eresie ma anche le radici del disciplinamento moderno, del controllo della vita quotidiana dell’individuo, dell’anagrafe. 2) Assolutismo illuminato: le strutture statali e il controllo ideologico si rafforzano per permettere l’affermazione della ricerca dello stato nell’ordine e nella feliticà pubblica indipendentemente da ogni richiamo politico e religioso. Il sovrano perde la sacralità incorporata che aveva precedentemente e diventa primo servitore dello stato rimanendo asoluto ma mutando la giustificazione ideologica del proprio sapere. In questo quadro si ha la tolleranza religiosa da cui sono esclusi gli atei o tutti coloro che non danno garanzie di sottomissione al potere. 3) Stato-nazione: lo stato come organismo che riesce a penetrare e centralizzare tutte le funzioni della società civile con l’idea di nazione e di patria come anima collettiva in cui il cittadino è assorbito. Il motto più efficace è il pro patria mori, l’amore per la patria sino a morire per essa nelle guerre e a orientare al suo servizio tutta la vita diviene la religione secolarizzata, il martirio o testimonianza suprema dell’uomo moderno sino alla generazione dei nostri padri. Emergono i principi fondamentali presenti all’interno delle carte costituzionali che sono oggetto di un patto collettivo e reggono tutto l’ordinamento statale. CAPITOLO V: IL VERSANTE CULTURALE E SCIENTIFICO: UNIVERSITA’, STAMPA, ISTITUZIONI EDUCATIVE Nell’età moderna una componente importante è lo sviluppo della tecnica vicino allo sviluppo delle scienze che è qualcosa di completamente nuovo e mai sperimentato. In questo periodo nascono e si sviluppano molto le università come luoghi autonomi rispetto al potere politico e al potere religioso con strutture in dialettica fra loto e in lotta per il predominio. Sono caraterzzate dall’autogpoverno interno per difendere la propria autonomia dagli altri centri di potere ma anche per l’affermazione della figura del dottore come interprete del mutamento della società (non a caso i cardinali devono possedere il grado dottorale). In questo quadro si sviluppa la filosofia scolastica, il diritto canonico e civile. Lo sforzo di questo momento è l’applicazion della ragione al mondo delle conoscenze acquisite, dalla teologia del diritto al corpo umano e all’universo e questo sarà superato nell’età moderna con la fuoriuscita di tutte le scienze dall’orbita della teologia e della filosofia. La città è il luogo in cui si sviluppa la nuova cultura. Un’altra componente importante è quella dell’invenzione della stampa che è fattore di mutamento ma anche una conseguenza dello sviluppo della società e della cultura. Senza la stampa tutto l’avanzamento in campo culturale precedente non avrebbe avuto modo di resistere e svilupparsi. La stampa apre anche la cultura a più persone, riduce il numero di analfabetizzazione, permette ai cittadini non specializzati di avvicinarsi anche passivamente al ruolo della cultura. Nasce così anche l’attenzione all’istruzione. C’è anche una molto più preponderante presenza della matematica all’interno della realtà. È presente e diventa molto più comune il concetto di misura che entra nella vita quotidiana degli individui, a partire dalla misura del tempo e lo sviluppo dell’orologio, ecc. L’uomo è al centro di un universo che si dilata sempre di più e che appare regolato da leggi che corrispondono a quelle della ragione. Anche se ricordiamo che non è uno sviluppo di tutto ciò a livello globale e uguale in tutte le situazioni. Sono più avvantaggiate in questo le città per esempio. In tutto questo cambia anche il rapporto e l’approccio con Dio. Dio non è visto come un’entità che entra continuamente nel destino dell’uomo ma è il mondo in cui si manifesta la sua onnipotenze e che ha delle leggi sue che l’uomo deve scoprire. La religione non è solo partecipazione ai rituali collettivi ma anche concezione di un Dio creatore e legislatore dell’universo e quindi anche giudice supremo, così si torva spazio anche per la coscienza individuale. Ma, per esempio, abiura forzata di Galileo. Differenza fra cultura popolare e cultura d’elite. La cultura dei dominati e dei vinti è più una cultura che non ha lasciato tracce scritte e non può essere cultura dominante. Quella scritta si afferma con l’alfabetizzazione e tende a distruggere le tracce della cultura inferiore con la repressione e l’assimilazione. CAPITOLO 6: IL VERSANTE ECONOMICO: LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Rivoluzione industriale: se parliamo di rivoluzione economica per l’età moderna dobbiamo intendere il punto di passaggio da un’economia di sussistenza e di commercio a breve distanza che nella storia aveva conosciuto momenti di up e momenti di down ma sempre alternati a periodi di depressione e di miseria ad una fase dinamica di mutamento in cui i mercati si espandono e l’innovazione produce innovazione. Ma la cosa che interessa di più allo storico moderno è che senza tutto lo sviluppo precedente non si sarebbe arrivati ad una “rivoluzione” di questo tipo. E quindi allo storico interessano le motivazioni che hanno portato allo sviluppo della rivoluzione. Quindi non i suoi fattori interni ma le conseguenze che ha avuto sulla società, sulla politica e sulla religione. Ma perché la rivoluzione industriale è avvenuta soltanto in Europa? In Europa c’è stata, in età moderna, una crescita esponenziale della ricchezza. Alla fine del Medioevo notiamo che i paesi orientali e l’oriente era molto più ricco dell’Europa ma nei due secoli successivi l’Europa
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