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Significato mobile e contraddizioni in Antigone: comprensione del testo greco., Schemi e mappe concettuali di Filosofia

Filosofia grecaStoria della letteratura grecaLinguistica Classica

La comprensione storica e attuale del testo greco di Antigone, con un focus sulla dinamica del significato e sulla relazione tra i versi, la metrica e la musica usata nella rappresentazione. anche dell'importanza del contesto e di ulteriori riferimenti per comprendere il primo incontro di Antigone e Ismene al palazzo di Tebe all'alba. la provocazione di Antigone verso Ismene e la sfida tra la dignità e i valori liberali individuali e gli ideali comunitari arcaici. Il testo conclude con la solitudine di Antigone e la sua separazione sociale drastica.

Cosa imparerai

  • Come la metrica dei versi recitati nel prologo di Antigone influenza il materiale musicale usato nella rappresentazione?
  • Come la solitudine di Antigone cambia la sua relazione con la collettività originale?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 24/08/2022

giulia-caggiano-6
giulia-caggiano-6 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Significato mobile e contraddizioni in Antigone: comprensione del testo greco. e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! Le Antigoni, George Steiner. (2° pt.) PARAGRAFO 1  Comprendere un testo greco, come quello dell’Antigone nello specifico, consiste in una comprensione storicamente ed attualmente dinamica: il significato è sempre mobile.  Tra noi e il testo esiste ‘’un ponte levatoio’’ della comunicazione. (Colerdige)  Il traduttore è il postino del pensiero e del sentimento umano. In ogni nodo temporale e spaziale, le correnti di energia della civiltà sono trasmesse dalla traduzione.  La traduzione è quel ponte levatoio che gli uomini, dopo Babele, hanno utilizzato x raggiungere ciò che Heiddeger chiamava ‘’la casa del loro essere’’.  Nessuna traduzione è commisurata all’originale e si presentano crepe sottili tra fonte-destinatario. Nessuna traduzione sarà totale, nessuno può trasferire in un altro idioma l’intero ammontare di implicazioni, toni, connotazioni e il contesto implicito che interiorizzano e dichiarano i significati presenti nel significato.  La parola è intimamente legata al pulsare dell’essere umano, rappresenta il contesto vivente dell’esistenza umana, come il respiro. Nessun uomo può riprodurre perfettamente il respiro di un altro uomo.  RICHARDS: definiva il trasferimento di interi significati come il tipo di evento più complesso mai prodotto, tale evento è sempre sottoposto a 2° pressione. La maggior parte delle traduzioni sono errate, ma a proprio agio nell’errore. Le sublimi traduzioni falsificano di più perché pongono tra noi e l’originale la loro radiosità oscurante e il loro virtuosismo.  CONSEGUENZA: LEGGIAMO LA TRADUZIONE=LEGGERE IL TRADUTTORE.  La difficoltà maggiore è che nessuno può imparare a parlare il greco antico nel senso normale e significativo del termine.  Chi si avvicina a Sofocle con una traduzione si affida alla trasposizione dello studioso. LA DIFFICOLTA’ PIU’ GRANDE: l’organizzazione mentale e il bagaglio di consapevolezza e di sensibilità negli studiosi dell’antichità, nei grammatici e nei commentatori sono, in sé, fattori incisivamente riduttivi.  Conflitto perenne: classicista specializzato-critico letterario/traduttore-poeta.  Lo studioso più preparato e il profano con traduzione sono entrambi prodotti della cospicua eredità storica.  DISTINZIONE: LASCITO DELLA FILOLOGIA e L’EREDITA’ DELLA CRITICA: Nel processo esegetico-testuale vi è cooperazione: si chiariscono errori e si hanno, di conseguenza, manoscritti migliori. Nella critica, invece, è un’impresa sincronica e autosovversiva. Ma in tutti e 2 il passato è un’incarnazione attiva all’interno del giudizio presente. PARAGRAFO 2  La metrica dei versi recitati nel prologo dell’Antigone ci è accessibile, ma non il rapporto di questi e della loro struttura tonale e metrica con il materiale musicale usato nella rappresentazione. Il contesto e ulteriori riferimenti ci mostrano che i 2 personaggi (Antigone/Ismene) si incontrano davanti al palazzo di Tebe. All’alba.  Nel teatro di Dioniso, sono le parole che permettono di decodificare l’ora e le temporalità significative.  PRIMO VERSO: parola COMUNE: 2° SIGNIFICATO=solito, generale/imparentato x sangue. Sulle labbra di Antigone questa parola è carica di un senso fatale. Antigone e Ismene sono sorelle/figlie di Edipo. Questo le lega alle mostruose necessità delle origini umane. Nel contesto della loro storia, la loro parentela è uno scandalo. Il significato di COMUNE in Antigone oscilla tra gli accenni ad una indistinzione primordiale e alle con-fusioni della consanguineità + la singolarità di una separazione sociale così drastica da rendere lei e Ismene un solo essere, comune.  L’esistenza di Ismene, in quel contesto, consiste nell’essere SORELLA DI SUA SORELLA.  L’essere figlie/nipoti di Giocasta e figlie/sorelle di Edipo, rende impareggiabile la loro sorellanza.  LA TESTA DI ISMENE: cioè l’identità di Ismene, la sua essenza, il suo spirito. Si ritiene che la testa di un individuo ne incarni l’individualità. Nella penombra, Antigone riconosce la sorella dall’inclinazione della testa. La testa di Ismene è ora solo la testa di una sorella.  La provocazione di Antigone verso Ismene ruota sulle contraddizioni tra la dignità e i valori liberali dell’individuazione da un lato, e gli ideali/riflessi comunitari più arcaici, ma eternamente ricorrenti, dall’altro.  Quanto Antigone invoca le sciagure che Zeus scaglierà su ‘’noi due’’, usa il DUALE dove 2 soggetti agiscono. Dopo il rifiuto di Ismene x seppellire Polinice, Antigone non farà più ricorso a forme duali. L’uso del duale nei primi versi suggerisce: che le 2 sorelle sono accoppiate a quell’altra unità sancita da una morte simultanea e reciproca: Polinice e Eteocle. 4 personaggi condannati diventano 2. (DUALISMO)  All’ordine di Antigone, Ismene risponde utilizzando l’aggettivo possessivo ‘’MIO fratello’’, ma è proprio qui che Antigone sfodera il dualismo. Polinice è il fratello condiviso da Antigone/Ismene in totale simbiosi.  VERSI 71/72: L’ ‘’IO seppellirò’’ è indicatore, ora, della solitudine di Antigone, della forzata rottura con l’unisono della parentela.  VERSO 90: risposta di Ismene ‘’Sei innamorata, appassionata, dell’impossibile’’. Dal coro vengono usate 3 volte parole costruite sulla radice della nostra parola MECCANICO. Una volta questa parola viene usata da Creonte, e designa ciò che appartiene specificatamente all’ambito del materialismo producente. Nel VERSO 90, invece, viene usata almeno in 2 direzioni: 1) REALTA’: seppellire Polinice, da sola, x antigone è un’impossibilità pratica. 2) LIVELLO FONDAMENTALE: ciò che non è più possibile, ma che Antigone esige costantemente, è l’unione tra gli individui in un’unità organica. 2 versi dopo, Ismene rinnova l’accusa: Antigone tenta l’impossibile.  In tutto il resto della tragedia: accento contrappuntistico posto sull’individualità ‘’MECCANISTA’’ da un lato, e sulle correnti più antiche dell’ecumenismo generico e psichico dall’altro. Il coro oscilla tra questi 2.  NEL 5° STASIMO: il coro raggiunge la disponibilità all’arrivo del Dio Dioniso.  Solo con un ritorno alle tenebre, Antigone potrebbe trovare la collettività originale: Edipo-Polinice-Eteocle. Ma Antigone non è certa che la morte non sarà x lei solitudine come quella che sta ora vivendo dal rifiuto di Ismene.  Antigone viene ridotta dal realismo ammonitorio di Ismene e dalle ambivalenze del coro a diventare l’agente più solitario, individuale e anarchicamente egotistico. In ciò risiede l’ironia e la falsità del destino di Antigone.  E’ l’esplorazione pulsante della FORMA DUALE a fare dei 2 capitoli dedicati a Ulrich e ad Ahathe nell’Uomo senza qualità di Musil la miglior traduzione/commento del 1° verso dell’Antigone. PARAGRAFO 3  Versi 198/206: Creonte lancia una triplice accusa a Polinice: 1) Polinice, l’esiliato da Tebe, che fa di un semplice ritorno un tradimento, stava facendo ritorno nella città solo per mettere a ferro e fuoco la terra di suo padre 2) Voleva bere e cibarsi del sangue dei suoi 3) l’intenzione di Polinice era di ridurre in schiavitù i tebani sopravvissuti e abolire lo statuto civico dei suoi concittadini.  VERSI 286-287: Creonte sviluppa la sua 1° accusa. Se anche fosse vero ciò che dice Creonte, si apre qui il dibattito morale, la pietà: le sue parole suscitano consensi e disapprovazione: 1) MAZON: le sue parole non sono solo retorica ma una sincera convinzione, 2) ALTRI: le parole di Creonte come furbizia e un tentativo di far aderire i cittadini ed il coro ad una sua pretesa dispotica 3) ALTRI: le parole di Creonte come, prese in sé, una verità.  MA CREONTE: perverte fatalmente l’applicazione etica e pragmatica delle sue accuse: comportandosi con Polinice come Polinice, secondo lui, si sarebbe comportato con la sua famiglia e con il resto dei Tebani, Creonte mette in moto l’automatismo fatale dell’odio e dell’autodistruzione. PARAGRAFO 6  Antigone verso la morte. Tragedia nella tragedia. Virtuosismi della retorica raggiungono l’apice della densità intorno alla morte di Antigone.  Possibile supporre che il dramma tragico si sia evoluto sul dialogo tra un coro e una voce a solo.  Abbiamo il lamento di Antigone, il contrappunto delle risposte corali, l’intervento brutale di Creonte, l’orazione finale di Antigone e la sua breve invocazione quando esce di scena.  Le tensioni tra la collettività organica e la solitudine dell’individuo, che si distacca e oppone alla stessa, sono parte integrante della struttura delle forme tragiche.  Ricondotti alle origini del genere drammatico anche dalla fondamentale interazione tra la comunità corale e la delineazione e delimitazione del personaggio individuale.  SOFOCLE MAESTRO DI SOLITUDINI.  Mai il terrore esistenziale della solitudine, della separazione dalla comunità è stato reso penetrante come nell’ODE ALL’UOMO dell’Antigone.  Ciò, salvo le scene finali delle Baccanti, rievoca e sviluppa al tempo stesso sia la vera fonte del teatro tragico che la sua realizzazione poetica perfetta.  ISOLAMENTO VOLONTARIO: da qui l’identificazione di Kierkegaard con Antigone.  VERSO 941: Antigone si definisce ‘’L’ultima figlia di Edipo’’. Cancella Ismene dal numero dei vivi. X lei la vita stessa si è identificata con un impegno totale nei confronti dei doveri della parentela. EPPURE, proprio lei, durante la tragedia ha sostenuto che questi diritti/facoltà trascendono il comportamento buono o cattivo.  La tragedia ci suggerisce un senso di straniamento di Antigone così forte, che i riflessi dell’isolamento non colpiscono solo chi la circonda ma anche lei stessa. Il lamento e l’addio di Antigone si possono capire solo se visti come un tentativo disperato di ritornare a quella che è per lei la sola verità dell’essere.  Antigone non conoscerà nozze. Dev’essere privata di quei riti di sepoltura nei quali ella vedeva l’unica consacrazione. Il modo in cui morirà le consegnerà un limbo mostruoso. ANTIGONE NON APPARTERRA’ NE’ AI MORTI NE’ AI VIVI. (Ciò per conseguenza del modo in cui ella viene ‘’seppellita’’). ‘’LO STRANIERO IBRIDO’’. Ma L’allontanamento dalla normalità sociale è nulla in confronto all’espulsione dalla vita e dalla morte implicata nella sepoltura viva di Antigone.  IL DISCORSO FINALE DI ANTIGONE: violenta verità della contraddizione e al tempo stesso appartiene al topos dell’ultima esitazione prima del sacrificio voluto ed accettato. (Similitudini con Gesù nell’Orto degli Ulivi o con Giovanna d’Arco). Senza questa esitazione non ci sarebbe la conoscenza di se stessi che dà a quel sacrificio lucidità e significato.  Creonte è in scena, ma le parole di Antigone non sono rivolte né a lui né al coro. Si rivolge a coloro che non possono/vogliono ascoltarla. Parla a se stessa e ai suoi morti.  VERSI 898-899: Antigone dice x 3 volte in forme diverse la parola TALISMANO e per la prima volta chiama per nome Polinice.  Antigone si sta battendo ferocemente x impedire l’irruzione del dubbio e della disperazione. Non sono venuti in suo aiuto né Persefone né Polinice. Antigone è all’oscuro del sostegno ribelle di Emone.  CONTA la manifesta capacità di Antigone di trovare la pace dell’anima. La logica coercitiva della sua apologia lascia Antigone completamente sola.  La costruzione teologica è quella del melodramma: l’abbandono e le tentazioni della disperazione arrivano al 4° atto.  La tragedia assoluta è una forma eccezionalmente rara perché nega il dibattito, il movimento pendolare verso la speranza.  Antigone è condannata dalla sorte, predestinata alla sfortuna. (senso shakesperiano)  Ma Sofocle articola il discorso in modo da indurre Antigone a chiedersi se non sia stata la sua autonomia a scegliere di agire senza gli dei o senza l’Olimpo.  Come nell’Aiace, nell’Antigone l’arte sofoclea lascia aperta la possibilità del nichilismo, di quell’abisso di nulla dopo la vita che la religiosità occidentale, l’idealismo metafisico e l’immaginazione comune rifiuterebbero. Antigone si vede entrare in un’estinzione vuota o in un’incerta riconciliazione con i morti della sua famiglia.  La stessa azione di Antigone ha generato un’ingiustizia odiosa. A quale motivazione può appellarsi x il palese rifiuto degli dei di aiutarla, è incomprensibile o è un chiaro segno che Antigone ha agito nell’errore? RISPOSTA: (3° ipotesi) evidente nell’Antigone: gli dei sono ingiusti o impotenti. L’uomo mortale se insiste nell’agire eticamente deve lasciarsi gli dei alle spalle. (questo giudizio lo troviamo anche alla fine delle Baccanti di Euripide)  Antigone non accetta ciò che le dice il coro: non accetta la condanna immeritata o l’accettazione della mancanza di aiuto divino dovuto alla maledizione ereditata. E’ figlia di Edipo, ribelle nella conoscenza. Antigone VUOLE SAPERE.  SE gli dei hanno giudicato in favore di Creonte o SE è stata condannata x empietà, lei accetterà il suo errore. Ma ciò non significa che ella abbia smesso di credere alla fondamentale giustizia del proprio comportamento.  VERSO 926: possibilità che Antigone si convinca dell’errore dopo esser stata condannata a morte, davanti a lei potrebbe aprirsi un’eternità di castighi subiti e voluti. COMMETTERE UN ERRORE INVOLONTARIO/CONSUMARE UN’AZIONE COLPEVOLE (o tutte e 2). Avendo usato questa frase a 2° taglio contro se stessa, ora la rivolge verso i suoi nemici. Se essi hanno peccato, possano non sentire mali più grandi di quelli procurati a lei ora.  Antigone, nel suo canto d’addio, sembra ricongiungersi con la casa di Laio, a livello figurato questo corrisponde alla sua discesa nella tomba di roccia.  Che la polis di Laio attesti di chi sono le mani che compiono l’esecuzione capitale di Antigone (con disprezzo Antigone non chiama Creonte x nome). Nelle parole di congedo di Antigone la sfumatura di fiducia non è una fede trascendente ma un temperamento eroico.  VERSO 934: Antigone aveva gridato il suo terrore ascoltando Creonte lamentarsi x la lentezza con cui le guardie eseguivano il suo ordine. In Sofocle, l’eroismo non smorza la tragedia, la rende PIU’ VANA. PARAGRAFO 7  Un grande poeta è un innovatore sia della lingua che della sensibilità.  Può consegnare alle parole usate connotazioni, valori tonali, significati estranei e diversi da quello comunemente utilizzato.  Il personaggio della tragedia può avere categorie percettive e forme espressive completamente fuori dalla norma.  Il teatro è stato il terreno di prova dei potenziali di espressione e di comportamento umano.  Siamo i ‘’bambini di Edipo’’.  Sempre più spesso possiamo riconoscere nei movimenti modernisti occidentali una fame di origini, di ritorno alle forme arcaiche essenzialmente greche.  Questa volontà di ritorno alle origini, di fusione tra passato e presente, + viva nelle rappresentazioni della politica tragica della nostra epoca.  La controcultura dei drogati e i figli dei fiori= Ha trovato nelle Baccanti un’immediata identificazione.  MOLTI ASPETTI DELLO SCONTRO TRA ANTIGONE E CREONTE SONO CONTEMPORANEI.  BENJAMIN: un testo antico ha in sé qualcosa che aspetta la nostra scoperta e che i testi vitali compiono un viaggio verso riconoscimenti e interpretazioni future. NON SONO DA SOTTOVALUTARE GLI OSTACOLI CHE LA PERTINENZA PONE ALLA COMPRENSIONE. L’immediatezza infiamma ed acceca allo stesso tempo.  VERSI 1064/1076: La profezia di Tiresia è sia precisa che indistinta. PRECISA perché presagisce una rottura imminente. INDISTINA perché accende in Creonte la falsa speranza che il male possa ancora essere debellato, che la pronta sepoltura di Polinice possa salvare la città.  La morte di Emone e Euridice sono implicite. Nell’equilibrio del crimine e della punizione, Antigone è divenuta un elemento quasi casuale. Creonte deve pagare x i suoi crimini con la carne della sua carne e il sangue del suo sangue.  ‘’Tu conservi, qui sulla terra, uno di coloro che appartengono propriamente a quelli di sotto’’.  Creonte ha invertito la cosmologia della vita e della morte. Antigone deve vivere da morta sottoterra e Polinice deve essere un morto vivente sulla terra.  Nella percezione greca: luce=vita. Essere vivi significa vedere il sole ed essere visti dallo stesso, i giorni dei morti sono bui. Viva Antigone è gettata nelle tenebre, morto Polinice viene lasciato alla luce del sole.  Se il sole è sacro lo stesso vale x l’Ade. Creonte ha contaminato sia la luce che le tenebre, sia il giorno che la notte.  Quando Tiresia dice a Creonte che le Erinni ‘’ti stanno tendendo un’imboscata’’, la formula è Omerica.  La visione di Tiresia x noi, oggi, è una straordinaria attualità: è una lucida descrizione di un pianeta dove massacri o guerre nucleari hanno lasciato un numero infinito di morti non sepolti, dove i vivi aspettano la fine del buio nei rifugi sotterranei, caverne o catacombe.  E Tiresia enuncia proprio queste prospettive, l’uccisione della vita stessa da parte della politica dei vivi, politica che come quella di Creonte, ha le sue dubbie pretese di dignità e razionalità. Il significato pieno delle azioni di Creonte risulta a noi molto familiare. PARAGRAFO 8  La comprensione totale di un’opera è una finzione, non possiamo girarci intorno come fosse una scultura.  Non si può sperare di spiegare cosa sia stata l’Antigone x Sofocle.  Il metodo è quello del COMPROMESSO E DELLA SCELTA TRA LE OPZIONI PRATICHE.  Anche la produzione intenzionalmente più attinente eliminerà degli aspetti x evidenziarne altri.  Il senso che l’attore ha del dramma è a sua volta un collage affascinante.  L’Antigone dell’attore è un riassunto soggettivo e frammentario di un testo più grande, in parte nascosto. La tragedia di Creonte non sarà mai la stessa di Antigone, nessuno dei 2 avrà la stessa percezione che possiamo trovare nel messaggero.  Il testo teatrale è soggetto a questa molteplicità di decostruzioni più di qualsiasi altro genere letterario.  Il filologo che studia il testo non vuole escludere niente.  La ricomposizione neutra e disinteressata operata dal filologo scompone un testo letterario più radicalmente di ogni altro approccio. E’ al tempo stesso una banalità/enigma.  La prospettiva filologica è proprio quella che postula un’equazione tra la totalità della presenza significante e l’aggregato di unità formali distinte. Questo spiega perché c’è un conflitto tra il pensiero e la ricerca testuale, tra il positivismo del metodo filologico e gli intenti ri-creativi dell’ermeneutica che si fondano sulla metafora.  Nella critica non esiste nessuna garanzia di lucidità. L’occhio del critico è soggettivo.  La critica letteraria onesta è semplicemente quella che rende le proprie elaborazioni più chiaramente visibili e aperte alla sfida.  Il contesto pragmatico appartiene alla dinamica della lettura quanto la psicologia del singolo lettore. Il contesto, come la psiche, sono in movimento costante e interattivo.  Persino nella più scrupolosa delle letture lente, la visione che emerge dall’insieme del testo è angolare e selettiva.  Nessun’opera rimane intatta nell’attenzione e nella memoria. Con ogni nuova lettura vi è una nuova costruzione.  MB: ODE ALL’UOMO nell’Antigone e la profezia di Tiresia possedevano un peso morale e una portata filosofica superiori a quelli della semplice letteratura. Collegava il testo di Sofocle alle notizie della guerra e dell’occupazione, degli ostaggi e dei morti insepolti che arrivavano quotidianamente.  Anche dietro alla versione più divulgativa si estende un continuum di filologia e di critica esegetica.
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