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sintesi dei primi cinque capitoli di Stanley Kubrick. 2001: Odissea nello spazio., Sintesi del corso di Teoria Del Cinema

sintesi dei primi cinque capitoli di "Stanley Kubrick. 2001: Odissea nello spazio. Percorsi dentro, attorno e oltre il film" a cura di Marco Dalla Gassa e Flavio Gregori

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 10/12/2021

giuliazuppa
giuliazuppa 🇮🇹

4.5

(2)

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Scarica sintesi dei primi cinque capitoli di Stanley Kubrick. 2001: Odissea nello spazio. e più Sintesi del corso in PDF di Teoria Del Cinema solo su Docsity! 2001; Odissea nello spazio Capitolo 1: Il lavoro sulla sceneggiatura e sui paratesti dentro gli archivi di Stanley Kubrick di Elisa Pezzotta Kubrick aveva un'idea chiara del suo scopo, ovvero creare un film sulla relazione tra l'uomo e l'universo, cosa mai tentata prima in tutta la storia del cinema. La scarsità di grandi produzioni di genere pose grandi sfide alla sua realizzazione: il mondo diegetico avrebbe dovuto essere credibile sul piano scientifico e tecnologico, e resistente da un punto di vista narrativo (richiamo all'epica chiamandolo “Odissea"). Kubrick rinunciò alla rappresentazione degli alieni a un anno dall'uscita del film, gli extraterrestri sono suggeriti solo dai monoliti e dalla stanza in Stile Impero, e sono, come HAL, una presenza- assenza. Si pensa che Kubrick abbia costruito una storia basata su teorie scientifiche e fantascientifiche e le abbia poi omesse, togliendo il prologo e la voice-over. Nella prima sceneggiatura del luglio 1965 la voice-over era presente, per legare tutto il film e dare informazioni per la comprensione della storia, ma, a novembre del 1967, il regista decise di toglierla. Stessa cosa per il prologo, di tipo documentaristico, con una serie di interviste volte ad aiutare il pubblico a capire che l'argomento di cui parla il film sono fatti possibili. Il prologo avrebbe anche accresciuto le distanze tra 2001 e i film di fantascienza dell'epoca. Eppure, dopo la prima proiezione per i dirigenti della MGM (16 marzo 1968), Kubrick decide di tagliare il prologo, e in seguito alla prima mondiale (2 aprile 1968), tagliia anche altri diciannove minuti. Questi tagli e omissioni denotano un approccio sottrattivo, ermeneutico e speculativo. Il regista erige un mondo d'invenzione, in cui è sempre vero che alcuni misteri non sono stati spiegati scientificamente, e in cui il non dichiarare la presenza degli alieni in modo esplicito riesce a far passare da una possibilità in potenza a una verità reificata. Capitolo 2: Il volto come schermo, dentro i modi di recitazione di Alberto Scandola La recitazione secondo Kubrick è sia strumento per la costruzione dell'emozione, sia il ruolo assoluto e decisivo del regista, che fa da vero e proprio acting-coach. Kubrick è da sempre stato un abilissimo selezionatore, per lui l'attore doveva avere talento, essere consono alla parte, e sapere a memoria le battute, per potersi immedesimare meglio nelle emozioni del personaggio. Egli cercava di stabilire un compromesso tra il suo stile cinematografico e la recitazione degli attori, pur prediligendo sempre, in caso di divergenze e difficoltà tra i due ambiti, la recitazione. In 2001 è carattersistica la tensione emotiva vista unicamente attraverso la mimica del volto, in particolare degli occhi, da uno sguardo che passa da stabile (inquadratura fissa) a fluido (macchina a mano). Gli occhi di Dullea (Dave) si limitano ad irradiare luce, come gli oggetti spaziali e le bianche pareti del Discovery One. Queste immagini ci illuminano perchè non perfettamente penetrabili, non sempre decodificabili, come le espressioni degli attori. Sia HAL che Dave guardano nell'occhio della cinepresa, e si guardano quindi attraverso di noi. | corpi dei mimi e degli attori sono inoltre sempre coperti, ecco perchè gli occhi sono fondamentali, il fulcro dell'attenzione della cinepresa. Sono tanti i primi piani di Dave e di HAL. Gli attori del cinema di Kubrick gravitano tra due poli opposti dell'espressività, tra underacting e overacting, ma in entrambi i casi più che di volti potremmo parlare di maschere, di paesaggi espressivi raggelati e immobili, come il volto di HAL. Infatti negli occhi degli astronauti e dei primati si possono leggere delle emozioni, in HAL no, le emozioni trapelano solo alla fine, attraverso la sua voce (Douglas Rain). Questa voce è un acusma particolare, in quanto sempre vicina all'orecchio dello spettatore, viene percepita come over, come un narratore extradiegetico. HAL, secondo la teoria ejzenstenjniana, è un corpo attoriale ex-statico, prodotto da un conflitto di forme e forze. Il momento della scoperta del monolito è costituito da un montaggio fatto di raccordi scoperti, dove al campo non segue direttamente il controcampo. Kubrick non ci mostra il contenuto dello sguardo delle scimmie (il monolito visto in soggettiva), ma un totale della scena. Capitolo 3: Religiosità, psichedelia, controcultura. Dentro le strategie di promozione del film di Andrea Minuz In 2001 vi è una completa reinvenzione dell'ambiente, con i maestosi movimenti dell'astronave attraverso i cieli, in cui vengono esaminati e sfruttati i parametri di movimento, grandezza, direzione e intensità. Vi è una reinvenzione del linguaggio cinematografico su nuove basi, cinetico- visive. C'è l'idea di film experience, che trasforma la visione in viaggio psichedelico, attraverso anche il Super Panavision 70 proiettato in formato Cinerama. Nel 2018, al Cinquantesimo anniversario di 2001, al festival di Cannes Nolan dirige la proiezione della pellicola 7Omm restaurata. Eppure Nolan stesso definisce la copia “un-restored”, in quanto ha voluto evitare qualsiasi modifica o correzione digitale invasiva. Il restauro cinematografico consiste infatti nelle procedure tecniche, editoriali e intellettuali tese a compensare la perdita o il degrado degli artefatti filmici, deve riportare l'opera al suo stato originario e non sovrapporvi una nuova estetica modema. Capitolo 4: Il rettangolo e il cerchio. Attorno al movimento metamorfico di Anna Caterina Dalmasso La colonna audio di 2001 è invasa dalla musica sinfonica e in assenza di una voice off che assicuri i passaggi logici e temporali. Alexander Walker lo definisce il primo film mainstream. La visione filosofica tratta della crisi della Ragione moderna, della concezione illuministica del progresso, dell'aurora del superuomo nietzschiano, del dominio-disvelamento di Heidegger dell'essere attraverso la tecnica, della prefigurazione della singolarità e del postumanesimo, del mito dell'eterno ciclo della reincarnazione. La colonna visiva si organizza come una continua oscillazione tra due forme geometriche opposte e fondamentali, il cerchio e il rettangolo. Il dinamismo del movimento consente il passaggio dall'una all'altra forma, il moto rettilineo si trasforma così in moto circolare, come nello stacco netto tra osso e shuttle, o i movimenti a 360 gradi della ruota del Discovery One. Solo in alcuni fotogrammi chiave le due forme si trovano a coesistere, come ad esempio quando il monolito appare in allineamento con la Luna, poi con Giove e i pianeti. La contrapposizione tra linee curve e perimetri quadrangolari la si ritrova anche nella stanza finale, in cui letto e reticolo del pavimento sono contrapposti alla sfera della capsula e all'ovale dipinto sul soffitto. Questa alternanza di figure detta il movimento oscillatorio del film. La figura del parallelepipedo è quella scelta per rappresentare il monolite, lucido e nero, come lo schermo di uno smartphone. In Kubrick c'è abbondanza di schermi orizzontali, ma inizia ad introdurne anche di verticali, come il monolite. Parlando della scena dell'osso, l'effetto dello slow motion sottolinea il carattere decisivo e sacrale del gesto, enfatizzando il carattere del movimento in termini dinamici. Una simile soluzione la si ritrova anche nelle immagini psichedeliche del viaggio finale di Dave verso Giove. Il raccordo osso-astronave concretizza il nesso costitutivo tra pensiero e immaginazione, poichè impone un gesto inferenziale e interpretativo. 2001 è il primo film a rendere la visione della macchina attraverso un'inguadratura soggettiva, cosa che si nota dal fatto che vi sia un gioco di reciproche riflessioni: del volto di Dave nell'occhio rosso di HAL, dell'obiettivo di HAL sul casco di Dave.
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