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La Sociologia: Scienza Sociale e Forme d'Associazione - Georg Simmel e Max Weber, Sbobinature di Sociologia

La sociologia come scienza sociale che supera i limiti del sapere sociologico comune, studiando le forme d'associazione in maniera analitica. Georg simmel e max weber sono due teorici chiave in questo contesto. Simmel introduce la divisione del lavoro e la conseguente individualizzazione, mentre weber studia le azioni sociali e il ruolo della solidarietà sociale. Anche il ruolo della religione, la cultura e il linguaggio nella società.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 01/02/2024

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Scarica La Sociologia: Scienza Sociale e Forme d'Associazione - Georg Simmel e Max Weber e più Sbobinature in PDF di Sociologia solo su Docsity! ELEMENTI DI SOCIOLOGIA CAP.1: CHE COS’È LA SOCIOLOGIA? La sociologia viene presentata come scienza sociale che supera i limiti del sapere sociologico comune, patrimonio di ognuno per orientarsi nella vita sociale. Studia le diverse forme di vita umana: perché quei soggetti stanno insieme e condividono qualcosa. Essa dispone di qualche strumento in più per superare i limiti della sociologia ingenua di senso comune, ma non può prescindere da quest’ultima. Mentre il sapere sociologico comune ci offre soltanto le conoscenze minime necessarie ad affrontare i problemi di tutti i giorni, la sociologia formula interrogativi sulla base di una riflessione teorica sedimentata e cerca risposte a questi interrogativi. La sociologia quindi può aiutarci a capire meglio il mondo che viviamo ma non può darci certezze. L’oggetto della sociologia è la società. il concetto di società è usato in contesti molto diversi ed eterogenei, ad esempio: l’unione di un gruppo di finanziatori che mettono insieme i loro capitali per dare vita a una società per azioni. Anche altre scienze si occupano della società (economia, scienza politica…) ma in che modo la sociologia si differenzia dalle altre scienze sociali? Sono state date varie risposte: - SOLUZIONE GERARCHICA: dà alla sociologia una posizione privilegiata in un ordine che parte dall’astronomia e dalla fisica, per arrivare infine alle scienze sociali e alla sociologia. Quest’ultima è destinata quindi a completare il processo evolutivo che ha condotto la conoscenza umana. - SOLUZIONE RESIDUALE: il sociologo inglese Walter Runciman sostiene che rientra nel campo di studio della sociologia tutto quanto non è, o non è ancora, oggetto di un’altra scienza sociale specializzata. La sociologia studia lo stesso ambito di fenomeni che è oggetto anche delle altre scienze sociali. I confini tra le discipline identificano dei modi di guardare ai loro aspetti politici (ad esempio un’impresa industriale comporta senza dubbio aspetti politici) - SOLUZIONE ANALITICA O FORMALE RISALE A GEORG SIMMEL: la sociologia è definibile in base ad una prospettiva analitica che dall’infinita varietà dei fenomeni sociali, oggetto delle singole discipline, isoli le forme di associazione dissociandole dal loro contenuto particolare. Essa studierà quindi le forme di dominio, la competizione e la concorrenza, l’imitazione, la divisione del lavoro, i conflitti ecc. Formulare una definizione accettabile di che cosa sia la sociologia è un’impresa, è necessario accontentarsi di una definizione tautologica, indicando con ciò l’insieme delle ricerche di coloro che si riconoscono e sono riconosciuti da altri sociologi. Si inizia a parlare di sociologia nella cultura europea intorno alla metà del 19° secolo. Come mai proprio in quel periodo vi era l’esigenza di una disciplina scientifica che studi in modo sistematico i fatti sociali, una scienza della società? è necessario far riferimento a tre rivoluzioni che sono alla base del mondo moderno: l’avvento della scienza moderna (rivoluzione scientifica), la rivoluzione industriale e la rivoluzione francese.  RIVOLUZIONE SCIENTIFICA: (1700) La sociologia segue l’esempio di tutte le scienze moderne che si sono staccate dal pensiero filosofico e hanno acquistato una loro autonomia. Alla fine del 17° secolo comincia a diffondersi la fiducia nella possibilità di estendere allo studio dell’uomo, delle società e della cultura gli stessi principi del metodo scientifico che stanno dando risultati ottimi nello studio dei fenomeni naturali. (positivismo)  RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: (1800) a seguito delle trasformazioni dei meccanismi di produzione e dei cambiamenti si verificano nel sistema economico, si inizia a riflettere sulle interdipendenze tra i gruppi sociali coinvolti nel processo economico e c’è chi vede nelle trasformazioni in atto l’irruzione di interessi senza limiti che minacciano l’ordine sociale. In questo periodo si trasformano quelli che sono i modi di pensare e di vita dei soggetti, perché la fabbrica cambia il modo di lavorare degli individui. Periodo in cui vi furono gli spostamenti dei soggetti dalle campagne alle città, quindi cambia anche la vita perché prima vi erano ritmi lenti ma con la fabbrica arrivano i ritmi frenetici della società. La sociologia quindi nasce nel momento in cui cambia la società.  RIVOLUZIONE FRANCESE: segna uno spartiacque decisivo nella storia delle società europee, ma anche la caduta di un ordinamento politico fondato sul principio dinastico e il potere assoluto: il potere passa nelle mani del popolo quale i governatori ricevono la legittimazione. In questo periodo la disciplina sociologica trova terreno fertile. Essa nasce perché vi era l’esigenza di una disciplina che andava a spiegare il perché della rottura dell’equilibrio sociale, ma anche per rispondere a interrogativi posti dalle trasformazioni che la società ha subito (cioè da quando gli esseri umani hanno incominciato a praticare l’agricoltura). La società emerge come oggetto di studio quando l’ordine viene scombussolato. Tra il 19° e il 20° secolo furon9o scritte le opere principali degli autori “classici” ovvero coloro che verranno9 chiamati i padri fondatori della sociologia: Herbet Spencer in Inghilterra, Émile Durkheim in Francia, Ferdinand Tonnies, Max Weber e Georg Simmel in Germania, Vilfredo Pareto in Italia. PARADIGMI E DILEMMI TEORICI: l’uomo comune rimane in genere sconcertato di fronte alle discussioni tra esperti di scienze sociali, perché molto spesso questi non sono d’accordo sui presupposti dai quali partire. Thomas S. Kuhn, uno storico della scienza americano, ha proposto di chiamare PARADIGMI SCIENTIFICI quegli assunti di base di natura teorica e metodologica sui quali una comunità di scienziati in un determinato campo sviluppa un consenso storicamente accettato da tutti. Nelle scienze sociali siamo sempre di fronte a una pluralità di paradigmi in competizione tra loro, abbiamo: paradigma dell’ordine, del conflitto, della struttura e dell’azione.  PARDIGMA DELL’ORDINE: ha come obiettivo quello di capire che cosa unisce e che cosa divide la società? che cosa determina l’ordine sociale? Prima degli sconvolgimenti di natura rivoluzionaria, l’ordine sociale appariva assicurato dalla credenza in qualche entità trascendente e il mondo veniva spiegato in prospettiva religiosa. Il fondamento dell’ordine sociale doveva essere ricercato altrove, ma all’interno della società stessa. Thomas Hobbes (STATO): risolve questo problema chiedendo un patto di soggezione mediante il quale gli uomini, sottoponendosi all’autorità coercitiva dello dello stato, erano riusciti a controllare la loro natura egoistica. Adam Smith (MERCATO) vede nel mercato e nella “mano invisibile” che regola gli scambi, l’elemento collettivo capace di tenere insieme individui e gruppi che perseguono interessi diversi. Queste due risposte non bastano ai sociologi, perché l’ordine sociale deve trovare fondamento in qualche meccanismo che operi nella struttura dell’organismo sociale. I sociologi ritengono che la spiegazione dell’ordine vada ricercata nella società, si inizia così a parlare di modelli organistici. Per Spencer e Comte la società è concepita come un organismo le cui parti sono connesse tra loro da una rete di relazioni di interdipendenza; l’equilibrio che si crea è dinamico. Il motore del processo è la competizione tra le specie. Per Georg Simmel la divisone del lavoro fa in modo che i vari compiti e funzioni vengano svolti da organi specializzati, ma anche che la conseguente eterogeneità tra gli appartenenti della società crea le basi per l’accentuata individualizzazione tipica della modernità. Per Durkheim il problema dell’ordine, di che cosa tiene insieme la società è un problema centrale e lo riconduce al nesso tra le forme della divisione del lavoro e le forme della solidarietà sociale. Egli parla di solidarietà meccanica: ciò che unisce è un vincolo di solidarietà fondato sulla credenza in una comune origine o identità (la divisione del lavoro è scarsa). Nelle società moderne invece parliamo di solidarietà organica: dove il vincolo di solidarietà è di natura interna, è fondato sui nessi di interdipendenza tra le varie funzioni e professioni svolte da individui e gruppi sociali. Per Tonnies i termini “organico” e “meccanico” hanno un significato opposto a quello attribuito da Durkheim. Organica è la comunità (gemeinshaft) che emerge in forma embrionale all’interno della famiglia, intimità, riconoscenza, significati, abitudini determinano i rapporti tra le persone. Meccanica è la società (gesellshaft), all’interno della quale gli individui vivono isolati e ciò che mette in relazione gli individui è il rapporto di scambio dove i contraenti non danno più quello che ricevono. La società è una costruzione artificiale, convenzionale e composta da individui separati, quindi nulla viene fatto senza aspettarsi una contropartita.  PARADIGMA DEL CONFLITTO: per Marx in ogni società i rapporti sociali fondamentali sono quelli che si instaurano nel sistema di produzione e di distribuzione di beni e servizi che servono alla società per farla funzionare. La struttura portante della società è la struttura di classe schiavo-padrone. Marx ed Engels scrivono nel “manifesto del partito comunista” del 1848, che la storia è stata finora di lotta di classe. il conflitto quindi è la forza della storia, motore del mutamento. Per Weber il conflitto non si riduce alla lotta di classe. le classi nascono dalla contrapposizione di interessi economici che si scontrano dove si formano dei mercati. La sfera economica non è l’unica nella quale si manifesta il  le società moderne sono investite da un processo di razionalizzazione che investe molti ambiti del vivere. La razionalità moderna è quindi una “gabbia d’acciaio” che imprigiona un mondo angusto e disincantato, dominato dalla burocrazia.  “l’etica protestante e lo spirito del capitalismo”: caratteri culturali del protestantesimo e del capitalismo. Il nucleo morale dello spirito del capitalismo è un “effetto involontario” dell’etica religiosa. CAP 2: LA FORMAZIONE DELLA SOCIETÀ MODERNA L’IDEA DI “MUTAMENTO” Vi sono nella storia epoche in cui il tempo sembra scorrere lentamente, in queste fasi della storia, il mondo e la vita degli uomini possono venire sconvolti da eventi fortunati o funesti (vittorie, sconfitte). I concetti di società statica e di società dinamica sono evidentemente concetti relativi, nessuna società è in sé statica o dinamica, ciò che cambia è la velocità del mutamento, che può essere molto lento, oppure molto accelerato. Il concetto di “capitalismo”. Il concetto di capitalismo è stato formulato per la prima volta da Karl Marx, egli sostiene che per capire una società bisogna innanzitutto rendersi conto di come in essa gli uomini provvedono a soddisfare i propri bisogni e di quali rapporti si instaurano tra di loro nella sfera della produzione. Nella storia si sono succeduti diversi sistemi economici Marx parla di modi di produzione. il modo di produzione capitalistico si distingue da quelli che lo hanno preceduto per il fatto che in esso dominano i detentori del capitale (materie prime, fabbriche..) che pongono al loro servizio il lavoro solitario. La teoria di Marx resta importante anche.se è stata fortemente criticata per il carattere deterministico dello sviluppo storico che essa postula: Per capitalismo intendiamo un'organizzazione economica di scambio, in cui collaborano, due diversi gruppi di popolazione, i proprietari dei mezzi di produzione e i lavoratori nullatenenti. a) Il capitalismo è un’economia di scambio e in particolare un’economia monetaria b) sul mercato non si scambiano soltanto merci ma anche prestazioni lavorative tra una classe di capitalisti e una classe di proletari c) l'orientamento delle mete dei capitalisti e verso l'accumulazione del profitto come in sé il suo reinvestimento nell'ambito dell'impresa d) l'organizzazione della produzione e la gestione d'impresa sono importante a criteri di razionalità economica L’AGRICOLTURA La struttura dell’agricoltura feudale presenta da un lato una grande moltitudine di famiglie contadine legate alla terra che coltivano e dall'altro una cerchia più o meno di stretta di proprietari terrieri. I signori feudali non hanno né le competenze tecniche nella volontà di occuparsi della conduzione dei fondi, il loro unico interesse consiste nello spremere il più possibile la popolazione contadina al fine di incrementare il flusso della rendita che risulta comunque sempre insufficiente rispetto alle loro esigenze onorifiche e militari. I capitalisti agrari, a differenza dei signori feudali, hanno tutto l'interesse ad introdurre innovazioni nella coltivazione e nell’allevamento per aumentare la produttività e quindi per accrescere i profitti e fu così che nasce l'agricoltura moderna. IL RUOLO DELLE ATTIVITÀ MERCANTILI Il capitalismo mercantile ha preceduto e creato le condizioni per il capitalismo industriale mentre in altri casi ciò non è avvenuto. eppure questo straordinario sviluppo del capitalismo mercantile non ha trascinato con sé lo sviluppo nell'ambito della produzione agricola e industriale. i mercanti e i banchieri non si trasformano in imprenditori e in capitalisti industriali. ben diversa fu la penetrazione del capitale mercantile nell’attività industriali. Il sistema del lavoro a domicilio costituisce in proposito un importante forma di transizione all’impresa capitalistica. LA FORMAZIONE DELL’IMPRENDITORIALITÀ La nascita del capitalismo è innanzitutto l'opera di uomini nuovi che provengono da strati e ceti diversi. gli imprenditori sono essenzialmente degli innovatori, novano nei prodotti nelle tecniche di lavorazione e di gestione. per far questo devono affrontare e vincere l'ostilità della cultura dei ceti aristocratici ed ecclesiastici che vedono nell’attività economica qualcosa di morale e poco dignitoso. l'innovazione garantisce a chi l'ha introdotta un vantaggio. ogni innovazione è infatti destinata a diffondersi e quindi non essere più tale, ma il processo descritto di distruzione creatrice induce all’imprenditore a ricercare sempre nuove innovazioni. imprenditore razionale non è orientato al consumo e ai piaceri della vita, al contrario lui e la sua famiglia conducono una vita sobria e il profitto deve essere accumulato per essere reinvestito nell’impresa. La tesi dell’origine religiosa dello spirito del capitalismo Per Weber ha fondamento dello spirito del capitalismo vi è un atteggiamento di tipo ascetico. si tratta tuttavia di un’ascesi mondana che non fugge dalle cose terrene ma che opera nel mondo per dominarlo e trasformarlo. un atteggiamento ben diverso dall’ascesi extramondana dei monaci per il quale la salvezza dell'anima poteva essere raggiunta solo attraverso pratiche di contemplazione mistica. Lo stato moderno nell’epoca dell’assolutismo. Nello stato feudale domina la dimensione localistica. nell'ambito del loro territorio, i signori feudali esercitavano una vasta gamma di poteri: riscuotevano la rendita della popolazione contadina, amministravano la giustizia, e assicuravano la protezione dei loro sudditi di fronte alle costanti minacce esterne. Avevano anche degli obblighi, prevalentemente militari e talvolta anche fiscali in particolare nei confronti del re e dell'imperatore. Ogni società ha la sua gerarchia di valori a seconda delle quali e delle competenze che in essa sono necessarie per acquisire ed esercitare il potere. questo sistema di rapporti di potere durò in Europa per secoli fino a quando dalle lotte dalle guerre delle alleanze e dei matrimoni tra dinastie non emerse come vincitore è un potere capace di sottomettere i poteri concorrenti. Si trattò di un processo di pacificazione, che su un territorio prima conteso oggetto di guerre di conflitti, si viene ad instaurare un monopolio della violenza legittima vale a dire il diritto esclusivo di usare la forza cioè le armi da parte del potere sovrano. Questo processo di creazione di vasti regni sottoposti al potere di un unico sovrano non avvenne ovunque e non avvenne con gli stessi tempi e seguendo le stesse modalità. nell'area italiana e tedesca il processo di unificazione statuale si realizzi o molto tardi, il motivo di questo ritardo è che le città potevano trovare risorse di Comune di difesa o vantaggi nell’organizzazione economica stabilendo tra loro quali azioni temporanee ma allo stesso tempo, trovavano facilmente un accordo per impedire che un acquistasse il predominio sulle altre. Il processo di unificazione\pacificazione fu accompagnato da una serie di momenti decisivi come la creazione di grandi eserciti tali eserciti erano composti da un corpo di ufficiali e da soldati equipaggiati e stipendiati dallo stato. Le crescenti spese pubbliche, in particolare quelle militari, imponevano un cambiamento radicale dei meccanismi di prelievo fiscale, In epoca pre-moderna, il prelievo fiscale avveniva essenzialmente mediante un sistema di appalti, il signore stabiliva in base alle proprie esigenze quale fosse l’ammontare delle imposte da ricavare e ne affidava la discussione ha un appaltatore. In un certo senso lo stato pre-moderno era costretto a concedere loro benefici e non inferire con il modo arbitrario. Con la formazione dello Stato moderno, il ruolo del funzionario cambia radicalmente. - in primo luogo, la sua retribuzione è posta a carico dell'erario - in secondo luogo, il suo operato viene sottratto all’arbitrio dei rapporti di natura personale. Parallelamente al monopolio militare e al monopolio fiscale si instaura anche un terzo, il monopolio monetario, circolava in Europa una grande quantità di monete diverse poiché ogni signore territoriale esercitava il potere di battere moneta. insieme a questi poteri bisogna infine ricordare un altro, ovvero il monopolio dell’amministrazione della giustizia. nell'ambito dello Stato moderno, non è legittimo farsi giustizia da sé quando si ritiene di aver subito un torto è lo stato a garantire la protezione giuridica. i poteri decidere sulla pace e sulla guerra, di riscuotere imposte e di battere moneta, costituiscono il nucleo centrale del concetto moderno di sovranità, Il sovrano concentra nelle sue mani questi poteri e la esercita legittimamente nei confronti dei propri sudditi. Il concetto di legittimità molto importante. VI è potere in ogni situazione nella quale per qualcuno che comanda e qualcuno che obbedisce. Si può comandare con la forza e si può obbedire per paura. In questo caso il potere non è legittimo lo diventa quando ubbidisce lo fa perché ritiene che chi comanda abbia il titolo per farlo. IL CONCETTO DI CITTADINANZA E LA NASCITA DELLO STATO DI DIRITTO L'ascesa della borghesia nella sfera delle attività economiche, la crescita di competenze tecniche giuridiche, sono tutti fattori che minano alle fondamenta il potere assoluto del sovrano. Le grandi rivoluzioni del XVII e XVIII Secolo segnano l'avvento di una nuova concezione dello Stato e che vede nel insieme anche i cittadini. i cittadini si armano per conquistare e difendere la libertà di autogoverno e di regolare i loro rapporti in modo autonomo rispetto al diritto feudale. i diritti di cittadinanza che si affermano con le rivoluzioni inglese, americana e francese Presentano dei caratteri nuovi. il re non è più il sovrano assoluto, il potere risulta regolato e limitato da una costituzione che accanto a quello del re sancisce il potere del tutto autonomo del Parlamento nel quale si esprime la volontà popolare. Fondamento del potere autonomo del Parlamento e il principio della separazione dei poteri, Nasce così l'idea dello Stato di diritto, vale a dire di una forma di organizzazione politica in cui tutti gli organi dello Stato sono vincolati al rispetto della legge. Weber parla in proposito di potere legale-razionale. LA CULTURA DELLA MODERNITÀ individualismo il razionalismo sono le correnti culturali più strettamente connesse alla formazione della società moderna. INDIVIDUALISMO. Vi sono due figure in larga misura imprenditore e il cittadino, sono due figure che si possono distinguere solo analiticamente, poiché l'una riguarda la sfera economica e l'altra la sfera politica, un imprenditore e in genere anche un cittadino, mentre non è necessariamente vero l’inverso. con l'aumento della società moderna che pone il riconoscimento della libertà di autorealizzazione dell'individuo assurge come valore dominante. In passato, il valore di un essere umano rifletteva il valore che era attribuito al gruppo di appartenenza, fosse questo gruppo la famiglia, il clan, la stirpe. Tali caratteristiche derivano perlopiù dalla nascita e un uomo li portava con sé per tutta la vita, così come avrebbero fatto poi i suoi figli e i suoi nipoti. Se uno nasceva servo padrone tale sarebbe rimasto con molta probabilità per tutta la vita. La posizione che una persona occupava nella società, il suo status sociale, era in modo prevalente determinata dalla sua origine e si può dire che gli status ascritti cioè derivati dalla nascita prevalessero sugli status acquisiti ovvero sulla base dei meriti e della capacità. In campo religioso la religiosità individuale prende il sopravvento sulla religiosità di chiesa, quello che conta è il rapporto immediato tra l'individuo e la divinità, il suo modo di sentire, di credere e di agire. in campo politico, sia il riconoscimento di esprimere le proprie opinioni e soprattutto , di partecipare attraverso i propri rappresentanti al controllo e all'esercizio del potere di governo. i concetti di “uguaglianza” e di” libertà” sono alla base dell’affermazione del valore dell'individuo - Per UGUAGLIANZA Si intende che tutti gli uomini hanno alla nascita uguale dignità e uguali diritti a prescindere la famiglia, dal ceto, dalla classe. - Per LIBERTÀ Si intende autonomia e indipendenza nel governare la propria esistenza. l'idea moderna del DIRITTO NATURALE e l'idea di CONTRATTO SOCIALE, inteso come patto stabilito tra uomini liberi che limitano la propria libertà per dar vita allo stato costituiscono i fondamenti filosofi e politici dell'individualismo moderno. RAZIONALISMO Accanto all’individualismo, Anche il razionalismo è un componente essenziale della modernità, le sue origini sono il rintracciarsi nell’incontro di due componenti culturali - da un lato le religioni monoteiste della tradizione ebraico -cristiana Che hanno segnato il distacco della religione dalla magia - dall'altro la cultura filosofica e giuridica greco romana chi ha posto le basi di una concezione quando diventa di tutti aumenta la sensibilità degli esseri umani alle situazioni nelle quali viene negato. Fanno parte dei valori universali: il rispetto della vita, la pace, la libertà ecc… Nelle scienze sociali per istituzioni si intendono modelli di comportamento che in una determinata società sono dotati di cogenza normativa. Per i sociologi il termine istituzione ha un significato più ampio: non si riferisce solo ad apparati con funzioni di interesse pubblico, ma ci si riferisce a modelli di comportamento che abbiano elementi normativi vincolanti (MATRIMONIO, LINGUAGGIO). Valori, norme e istituzioni costituiscono il nucleo centrale di una cultura. Alcuni comportamenti sociali sono dettati da informazioni depositate nel patrimonio genetico e ci sono anche forme di organizzazione sociale che si fondano sulla cooperazione ottenuta attraverso la comunicazione e il linguaggio oltre che sull’accumulazione di informazioni che vengono trasmesse mediante processi di apprendimento. L’insieme di queste informazioni costituisce la cultura. Il POTERE per la sociologia è l’energia sociale di cui dispone una persona (attore sociale) nel condizionare l’azione di un altro. Per Weber “è la possibilità di trovare obbedienza a un comando che abbia un determinato contenuto” AUTORITÀ: riguarda le relazioni all’interno delle quali sono previsti diritti di dare ordini e doveri di ubbidire, considerati legittimi da entrambi gli attori; l’autorità è il potere legittimato. La legittimazione di un potere è un modo di incanalare l’energia per i bisogni del funzionamento della società; relazioni di autorità sono previste in tutti i gruppi primari e secondari. Se ogni regola di autorità lascia margini di incertezze si apre un campo di conflitti, adattamenti e contrattazioni tra soggetti, che sono parte normale dell’interazione all’interno di ogni gruppo. CONFLITTO: azioni orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e la resistenza di altri. All’interno dei gruppi, non solo è normale che ci sia il conflitto, ma può essere considerato essenziale per la formazione e/o persistenza del gruppo. Esso svolge alcune funzioni per il gruppo: - Stabilisce e mantiene i confini rispetto all’esterno, perché chi ne fa parte acquista la consapevolezza della propria identità e senso di appartenenza al gruppo - Aumenta la coesione interna - È più intenso tra i gruppi che richiedono un impegno totale della personalità, ma se questi esplodono tendono a essere di particolare intensità e potenzialmente distruttivi delel relazioni di gruppo. - Può generare nuovi tipi di interazione fra antagonisti, perché molto spesso il conflitto è il modo attraverso cui due persone o due gruppi entrano in contatto. Un gruppo è un insieme di individui che interagiscono tra loro con continuità, sulla base di aspettative di ruolo stabilizzate. Si distingue dal gruppo il COMPORTAMENTO COLLETTIVO ovvero insieme di individui sottoposti a uno stesso stimolo, che reagiscono e interagiscono fra loro in situazioni senza sicuro riferimento a ruoli definiti e stabilizzati. Tra i più importanti di comportamento collettivo sono: o PANICO: è una reazione collettiva spontanea, che si manifesta di fronte al rischio di subire gravi danni da un evento in corso o annunciato come immediato. Il pericolo può essere reale come un incendio o solo immaginato. o FOLLA: è un insieme di persone riunite in un luogo, che sviluppano umori e atteggiamenti comuni, ai quali possono seguire forme di azione collettiva; la folla può esprimere comportamenti violenti o pacifici. -folla espressiva: è lo sfogo di tensioni sociali e psicologiche con comportamenti inconsueti come balli -folla attiva: l’attenzione e i comportamenti sono orientati all’esterno, su persone o cose che diventano l’obiettivo di azioni conflittuali. o PUBBLICO: insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema, hanno opinioni diverse su come affrontarlo e discutono tra loro a questo riguardo. LE RETI La società può essere vista come il prodotto di una miriade di azioni di persone in interazione tra loro. La network analysis è un campo di ricerca che considera, con apposite tecniche e in riferimento a proprietà via via messe in luce, le reti di relazioni tra le persone. Le reti possono essere a maglia larga: quanto più le persone che un individuo conosce non si conoscono tra loro, ma anche a maglia stretta: quanto più le persone che un individuo conosce si conoscono tra loro. In una piccola società, comunità sicuramente le persone che si conoscono tra loro sono tante, c’è un livello di prossimità molto vicino tra chi abita nello stesso paese, questo per quanto riguarda le reti a maglia stretta. Reti a maglia larga possiamo pensare ad esempio alle persone che vivono in una grande metropoli, dove la possibilità che gli individui si si conoscano tra di loro è minore. Uno psicologo americano ha condotto un’indagine negli ultimi anni, ed è riuscito ad analizzare come tra persone che non si conoscevano affatto e che vivevano in due località opposte, ci fossero persone che riuscivano a mettere in contatto persone che non si conoscevano affatto. Le reti sociali quindi sono quella cerchia di persone con le quali un soggetto è in contatto e frequenta. I legami tra le persone collegate nelle reti variano per: intensità, durata, frequenza e contenuto. CAPITALE SOCIALE Nella società moderna, dove il contatto la relazione, l’interazione sono la norma per poter accedere a qualsiasi servizio o soddisfare semplici, gli individui hanno dovuto imparare a coordinare le loro interazioni, creando apposite strutture artificiali nelle quali cooperare. Tale processo è detto organizzazione sociale: essa non riguarda solo i gruppi formali, ma comprende anche quei tipi di relazione e interazione che rappresentano il tessuto intimo della società. Il CAPITALE SOCIALE è il patrimonio di relazioni di cui dispone una persona e che questa può dunque impiegare per i suoi scopi e ci permette di capire il problema complesso dell’organizzazione sociale. I GRUPPI ORGANIZZATI Fino a un secolo fa, quasi tutta la vita sociale si svolgeva nell’ambito di piccoli gruppi primari. Oggi il passaggio sociale è dominato da organizzazioni grandi e impersonali, che influenzano la nostra vita fin dalla nascita. ASSOCIAZIONI= gruppi progettati per raggiungere alcuni limitati scopi, che si basano su regolamenti stabiliti e in cui la partecipazione dei soggetti è volontaria, libera e gratuita. Gli abitanti degli Stati Uniti imparano da piccoli che bisogna contare su se stessi, e dunque che ci si appoggia all’autorità pubblica solo quando ciò è indispensabile. Da questo spirito nasce una spinta ad associarsi pe ri fini più diversi: commerciali, politici, letterari, religiosi, ricreativi. Per Tocqueville (uno dei primi a studiare le associazioni) la differenza fondamentale tra l’Europa e gli Stati Uniti era legata proprio al maggior numero di associazioni presenti in quel paese. Le associazioni dovevano essere considerate un segno di vitalità della società e un antidoto contro un pericolo interno alla democrazia= quello che gli individui, resi uguali con l’abolizione di vecchi legami, privilegi e obblighi basati sulla famiglia e la comunità locale, diventino deboli nei confronti di uno stato che ha accentrato i poteri di controllo. SOCIETÀ CIVILE: spazio che le libere associazioni occupano facendosi largo tra le istituzioni portanti della società: in particolare, tra lo stato e i gruppi ai quali si appartiene per nascita, come la famiglia. ORGANIZZAZIONI: gruppi progettati per raggiungere alcuni limitati scopi, che si basano su regolamenti stabiliti e in cui la partecipazione dei soggetti è strumentale (lavoro in cambio di denaro). Per Weber la forma moderna di organizzazione è la burocrazia (governo da parte di un ufficio) basata sui principi universalistici e di razionalità. I caratteri distintivi della burocrazia sono: - Una divisione stabile e specializzata di compiti: studiata in vista degli scopi dell’organizzazione e stabilita da regole, che prescrivono come comportarsi a seconda delle situazioni. - Una struttura gerarchica, con una catena di comando ben definita: chi occupa una posizione ha i poter compiere gli atti che a quella posizione competono, può dare ordini ad altri che da lui dipendono - Competenza specializzata per ogni posizione: preparazione adeguata di chi occupa quella posizione; esercizio a tempo pieno e continuativo della professione. - Remunerazione in denaro per le prestazioni effettuate per una certa posizione: pagata dall’organizzazione e mai dai clienti di questa; nessuna possibilità di appropriarsi del posto definitivamente, di cederlo ad altri o di passarlo in eredità. Secondo Weber la burocrazia è il modo più efficiente per affrontare le richieste della complessa società moderna, in quanto essa si fonda su un’organizzazione razionale, dove potere e controllo sono esercitati sulla base della conoscenza e della competenza. Chi ha studiato empiricamente le organizzazioni si è accorto che tale principio è spesso disatteso e la burocrazia molto spesso non è efficace e neppure efficiente. EFFICACIA: capacità di un’azione di raggiungere i risultati che si propone. EFFICIENZA: capacità di valutare il dispendio di risorse impiegate per ottenere i risultati voluti. Perché, l’organizzazione spesso non è efficiente o efficace come ci aspetteremmo? I sociologi hanno sviluppato diverse interpretazioni del fenomeno, costruendo modelli teorici di spiegazione più o meno complicati: - Il sociologo francese Michel Crozier (afferma che all’interno delle democrazie ci sono sempre giochi di potere) ha suggerito di osservare le relazioni di potere, vale a dire la possibilità di interferire sul comportamento di altri al di là degli ambiti di autorità previsti dall’organizzazione. Questo si verifica in quanto il comportamento di ciascuno non è mai perfettamente previsto e visibile: ogni incertezza nella regolamentazione di un ruolo organizzativo comporta l’esistenza di un certo potere discrezionale nelle mani di chi svolge quel ruolo. Potere che può essere da lui utilizzato per “contrattare” la propria partecipazione nell’organizzazione, in vista di vantaggi particolari: -i privilegiati cercheranno di conservare le fonti di incertezza alla base del loro privilegio -i danneggiati cercheranno di sottometterle al controllo. - Teoria delle cinque configurazioni organizzative di Mintzberg: per ottenere un’organizzazione efficace ha individuato cinque modelli organizzativi, che tengono conto delle dimensioni, della tecnologia impiegata e della prevedibilità dell’ambiente: -struttura semplice: il controllo è esercitato direttamente dal vertice, il quale accentra tutte le funzioni di direzione. -burocrazia meccanica: coordinata attraverso la standardizzazione dei compiti e la gerarchia. -burocrazia professionale: coordina i dipendenti con un lungo tirocinio di formazione esterno all’organizzazione; una volta assunti hanno un’ampia discrezionalità nello svolgimento del lavoro. -struttura divisionale: il coordinamento si ottiene fissando obiettivi generali e compatibili tra loro a settori con funzioni diverse, che poi sono indipendenti nelle loro scelte sul come raggiungerli. -adhocrazia: gruppi di lavoro con compiti specifici, formati da persone che si conoscono bene e lavorano insieme fidandosi delle rispettive competenze, senza vincoli di gerarchia e regole precise, ai quali sono assegnati compiti che richiedono alta professionalità, ma anche capacità di inventarsi procedure e regole. LA RAZIONALITÀ ORGANIZZATIVA E I SUOI LIMITI La razionalità è sempre una razionalità limitata, che mira a ottenere risultati soddisfacenti, semplificando la realtà in modelli che trascurano la catena delle cause e degli effetti oltre un certo orizzonte. La razionalità limitata è la razionalità possibile e concretamente perseguibile in normali condizioni di incertezza. Assumendo il concetto di razionalità limitata, si può distinguere tra: - Razionalità sinottica: consiste nel poter fare delle scelte che tengano conto di tutti i dati rilevanti, in relazioni ad obiettivi condivisi e chiari, predisponendo i mezzi necessari ai fini. - Razionalità incrementale o strategica: si riferisce ad attori che all’inizio non hanno idee chiare e coincidenti sulle strategie da mettere in atto. Essa riconosce definiti alcuni obiettivi di massima, la possibilità di trovare in un momento successivo mezzi e occasioni che prima non si vedevano o non erano disponibili, creando accordi e soluzioni soddisfacenti. - Razionalità individuale/razionalità collettiva: l’organizzazione dev’essere tale da permettere che una decisione soggettivamente razionale rimanga razionale quando è riesaminata dal punto di vista del gruppo. - Razionalità funzionale: è quella di chi si adatta a ordini ricevuti eseguendoli senza errori, senza discuterli. - Razionalità sostanziale: è quella di chi cerca di comprendere come diversi aspetti di una situazione siano collegati tra loro, interrogandosi sul loro significato e valutandoli in base ai propri criteri di giudizio, anche rispetto ad altre possibilità. CAP.4: CULTURA, LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE Alla base della società, delle relazioni e interazioni vi è il linguaggio che è una componente fondamentale della cultura, ci permette di stare in società. afferma Malinoski che la cultura stessa sarebbe inconcepibile senza il linguaggio. Il concetto di cultura presuppone la presenza del linguaggio. Molti si sono domandati, interrogati LA CONOSCENZA TACITA: gli aspetti apparentemente più ovvi della vita, quelli a cui pensiamo di meno e che meno mettiamo in discussione, rappresentano in realtà gli elementi cruciali della nostra esistenza. Sono le conoscenze implicite di un determinato ambiente sociale e culturale. Molte di queste conoscenze sono tacite e la loro assimilazione comportamentale è data dall’uso quotidiano che l’individuo e gli altri nel suo ambiente ne fanno. Ai mass media compete oggi la maggior responsabilità nella costruzione del senso comune. Sono la sua qualità spontanea, la sua trasparenza a renderlo importante. GLI STEREOTIPI: il termine è tratto dal mestiere del tipografo. Una forma predefinita viene impressa nella memoria, nel pensiero, nella cultura, nelle relazioni, persino nelle leggi. Una forma semplificata con la quale si descrive una realtà complessa. Quando tale semplificazione è applicata alla realtà umana ed in particolare ai rapporti tra i generi, è la pretesa di descrivere non solo la complessità, ma anche la molteplicità e differenza del maschile e del femminile, fissandola in modelli rigidi e in luoghi comuni. Ripetuti nel tempo, portano a ritenere normale ciò che suggeriscono. Sono veicoli di senso comune, ma non sempre sono innocui perché valgono come motivi di esclusione/inclusione all’interno di un gruppo. Difficilmente la comunicazione che veicolano è all’insegna del cambiamento. Gli stereotipi vengono trasmessi e accolti spesso in modo inconsapevole: è quindi importante capire come funziona il meccanismo di trasmissione e renderlo e visibile, per poter cambiare i contenuti dei messaggi. Gli stereotipi di genere sono una sottoclasse degli stereotipi e sono tra i più diffusi nella società. quando si associa senza riflettere, una categoria o un comportamento a un genere, si ragiona utilizzando questo tipo di stereotipi. Gli esempi sembrebbero banali, ma hanno anche conseguenze sul modo di agire e sulla società. Non è un caso se la maggior parte di noi associa un ingegnere o uno chef a un uomo, mentre secondo le nostre mappe mentali l’insegnante è una donna. Tutte queste sono associazioni che scattano nella nostra mente automatiche e che quindi sono molto difficili da cambiare. PREGIUDIZI: gli stereotipi producono pregiudizi, uno giudizio anticipato rispetto alla valutazione dei fatti. È un atteggiamento sfavorevole ed ostile che presenta caratteri di superficialità, indebita generalizzazione e rigidità, implicando un rifiuto di mettere in dubbio la fondatezza dell’atteggiamento stesso e la persistenza a verificarne la consistenza e la coerenza. (nei mass media: lo stereotipo in azione. Format fisso: un giornalista e una show girl: lui fa informazione, lei intrattenimento. All’uomo l’autorevolezza, alla donna la leggerezza; all’uomo la capacità di dibattere temi seri e importanti, alla donna la competenza di diete, moda e trucchi.) LE COMUNICAZIONI DI MASSA Si è palato di comunicazioni di massa, essa è stata vista inizialmente in termini negativi, come qualcosa di amorfo, cioè priva di forma e composta quindi da individui privi di individualità. Ci sono stati sociologi esponenti nella scuola di Francoforte che hanno teorizzato la critica nei confronti della comunicazione di massa. Questi ultimi sostenevano che i mezzi di comunicazione fossero strumenti di manipolazione e che a lungo andare anche questo bombardamento continuo avrebbe addirittura attuato veri e propri lavaggi di cervello sulla massa. Non è un caso che questo concetti si presenti contemporaneamente con i grandi regimi totalitari del XX secolo e con l’avvento del mercato di bene standardizzati di largo consumo. In entrambi i casi, sono i mezzi di comunicazione a creare le condizioni per la comparsa di questi fenomeni. La comunicazione interpersonale non è l’unica forma di comunicazione. La diffusione e le logiche della comunicazione di massa hanno prodotto un progressivo interesse sui suoi meccanismi ed effetti. Gli esponenti di questa scuola: Horkheimer, Adorno e Marcuse, sono stati i fondatori della TEORIA CRITICA DELLA SOCIETÀ: critica della cultura di massa e dei mezzi di comunicazione che la veicolano, questi sono visti come strumenti di manipolazione in mano ad interessi economici e politici, che ne servono per fini di profitto e creando falsi bisogni. Queste interpretazioni sono state criticate per la loro unilateralità in quanto non terrebbero in considerazione che la massa è un’entità assai differenziata. Il concetto di massa è stato abbandonato per adottare il concetto più neutro di “pubblico”, indicato spesso nell’uso corrente con il termine inglese audience. Nel processo di selezione e costruzione delle notizie del settore dell’informazione operano molteplici fattori di condizionamento. La stessa visibilità è a usa volta amplificata dai mezzi di comunicazione in un processo a spirale che si autoalimenta: chi ha più visibilità, più ne avrà. Una volta scelti i fatti da trasformare in notizia, inizia la vera e propria fase di confezione del messaggio. Qui sono all’opera diversi processi di selezione, infatti anche l’attenzione durante la lettura o l’ascolto è selettiva. Secondo Harold Lasswell, per descrivere e spiegare un atto comunicativo è necessario rispondere alle seguenti domande:  CHI?: EMITTENTE  DICE CHE COSA? : CONTENUTI DEI MESSAGGI TRASMESSI  ATTRAVERSO QUALE CANALE?: MEZZO UTILIZZATO E TIPO DI LINGUAGGIO  A CHI?: DESTINATARI E LORO CARATTERISTICHE  CON QUALE EFFETTO? : LE RISPOSTE COMPORTAMENTALI DEI DESTINATARI La ricerca sociologica sulle comunicazioni di massa ha affrontato tutte e cinque queste domande. Ci si è resi conto che gli effetti delle comunicazioni: - Non variano soltanto a seconda della segmentazione del pubblico lungo le consuete dimensione sociodemografiche (età, sesso, classe sociale ecc…) - Ma anche a seconda delle reti di relazione, nelle quali gli individui sono inseriti: il pubblico è composto da individui che vivono in contesti di relazione (Katz e Lazarsfeld hanno parlato di un flusso di comunicazione a due stadi: per indicare che tra emittente e ricevente vi è un elemento intermedio spesso costituito dalle relazioni di gruppo.) Lazarsfeld et Al (1994) hanno studiato come gli effetti sul comportamento di voto della propaganda elettorale siano prodotti dalla mediazione dei cosiddetti “opinion leaders”: cioè colo che nell’ambito delle relazioni informali influenzano i modi selezione, ricezione e interpretazione dei messaggi. In quale misura i messaggi propagandistici siano effettivamente efficaci nell’influenzare il comportamento elettorale resta un problema aperto. Sicuramente l’efficacia è modesta nel caso di elettori che hanno già sviluppato un orientamento definito. LE NUOVE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE Le ICT (INFORMATION AND COMMUNICATION TECHNOLOGIES) sono destinate a modificare i modi di comunicare, i modi di lavorare, di apprendere, di interagire di tutte le popolazioni che vivono su questo pianeta. Caratteristiche dei nuovi media:  Selettività: l’utente ha la possibilità di selezionare le informazioni alle quali desidera accedere  Interattività: la possibilità di inviare comunicazioni  Multimedialità: possibilità di combinare sia in entrata sia in uscita diversi tipi di messaggi  Virtualità: possibilità di creare dei mondi artificiali con i quali entrare in rapporto e interagire. IL RAPPORTO TRA GIOVANI E MEDIA La relazione giovani-media è stata descritto attraverso letture che ne descrivono l’utilizzo con troni allarmistici. Comunicazione impoverita che invade lo spazio quotidiano modifica i processi formativi e i rischi sono fonte di preoccupazione per genitori e insegnanti. Aumenta la quantità di informazione ma non la qualità. LE TECNOLOGIE SONO VISTE, DA UNA PARTE, COME CREATRICI DI NOVITÀ IMPORTANTI SUL PIANO CIVICO E PARTECIPATIVO E RISPETTO ALL’EMPOWERMENT DEI SOGGETTI; DALL’ALTRA PARTE, COME VETTORI DI PERICOLI CONNESSI ALLA PRIVACY, ALL’AUMENTO DELLE DISUGUAGLIANZE SOCIALI, ALLA DIPENDENZA…” (BUCKINGHAM, 2008) UN RAPPORTO POLARIZZATO • «APOCALITTICI VS INTEGRATI: CONTRAPPOSIZIONE ORIGINARIA PROPOSTA NEL 1964 DA UMBERTO ECO PER DEFINIRE MODI ANTITETICI DI INTERPRETARE I MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA TRADIZIONALI (TV, RADIO, GIORNALI ECC.), I LORO EFFETTI SULLA SOCIETÀ E LA CULTURA DA ESSI GENERATA • “NUOVI APOCALITTICI” VS “NUOVI INTEGRATI”: LA CONTRAPPOSIZIONE SI RIPROPONE OGGI A PROPOSITO DEGLI EFFETTI DI INTERNET E DEI NUOVI MEDIA • I “NUOVI APOCALITTICI” DIPINGONO LA RETE IN MODO UNIDIMENSIONALE COME STRUMENTO DI CONTROLLO SOCIALE DI TIPO ORWELLIANO. • I “NUOVI INTEGRATI” DIPINGONO I NUOVI MEDIA “ESASPERANDO” IL POTERE “LIBERATORIO” DELLA RETE VISIONI DISTOPICHE • l’anonimato consentito da internet rende la rete il regno degli abusi, delle minacce, delle frodi. • internet diventa causa dello sviluppo di nuove pratiche, tra cui l’hate speech (incitamento all’odio), genere di parole e discorsi che non hanno altra funzione a parte quella di esprimere odio e intolleranza verso una persona o un gruppo, e che rischiano di provocare reazioni violente contro quel gruppo o da parte di quel gruppo. VISIONI UTOPICHE • Ideologia Californiana (o tecnoliberismo): la diffusione di internet porterà a un accesso diffuso a sapere e informazione, e quindi cancellerà le differenze di potere tra consumatori e produttori, tra lavoratori e datori di lavoro, tra stato e cittadini. • Il flusso libero dell’informazione porterà con sé una radicale democratizzazione della politica e una nuova economia più flessibile NUOVI MEDIA E SOCIALIZZAZIONE • I NUOVI MEDIA SONO LO STRUMENTO CHE PIÙ DI TUTTI HA INFLUENZATO IL MONDO DELLA COMUNICAZIONE E GLI STILI DI APPRENDIMENTO • INNOVAZIONE: CREAZIONE DI UN AMBIENTE A RETE DI TIPO ORIZZONTALE (WIKIPEDIA) • SMARTPHONE, DA «STATUS SYMBOL» AD APPENDICE UMANA E IL RISCHIO È LO SVUOTAMENTO DELLE RELAZIONI • 3 CAMBIAMENTI PRINCIPALI NELL’ADOLESCENTE DIGITALE (ANDREOLI): 1) TRASFORMAZIONE DEI SENSI (POTENZIAMENTO DELLA VISTA E DELL’UDITO) 2) SVALUTAZIONE DELLA MEMORIA NUMERICA E VERBALE 3) MODO DI PENSARE SEMPRE MENO RAZIONALE E SEMPRE PIÙ BASATO SULL’ESPERIENZA CHE MODIFICA IL LINGUAGGIO: FRASI SINTATTICAMENTE COMPLESSE SONO IN DIMINUZIONE IN FAVORE DI FRASI LE CONSEGUENZE PERICOLOSE DELLA FUGA NELLE NUOVE TECNOLOGIE… • SCARSITÀ DI REALTÀ NELLE RELAZIONI CHE ALLA LUNGA RISULTA INSOSTENIBILE DAL PUNTO DI VISTA SOCIALE • CONCEZIONE DELLA CONOSCENZA CHE EMERGE MAGICAMENTE DALLE RETI, UNA SPECIE DI «SAGGEZZA DELLE FOLLE INTERCONNESSE» CHE SVALUTA CREATIVITÀ E RESPONSABILITÀ DELL’INDIVIDUO • LA PERDITA DEI RAPPORTI CON LA REALTÀ: IL MONDO VIRTUALE È ATTRAENTE, ANCHE PERCHÉ SE QUALCOSA NON CI PIACE LO SI FA SPARIRE CON UN CLICK COME È CAMBIATA LA COMUNICAZIONE? OPPORTUNUTA’ VS RISCHI AUTONOMIA ETERONOMIA CONNESSIONI SOLITUDINE ATTIVAZIONE PIGRIZIA ACCESSIBILITA’ DISINFORMAZIONE ANONIMATO RINTRACCIABILITA’ EMPATIA CINISMO
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