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Sintesi del libro "La chimera" ed analisi dei personaggi, Appunti di Italiano

In questi appunti troverete la breve sintesi del capolavoro di Vassalli "La chimera" con un'analisi dei personaggi principali

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 20/10/2022

gabrielenappi
gabrielenappi 🇮🇹

4.5

(4)

13 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Sintesi del libro "La chimera" ed analisi dei personaggi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! SINOSSI LA CHIMERA Il libro, ambientato nel Piemonte del Seicento, ci fa vivere la storia di Antonia dalla sua “rinascita” alla sua morte. Antonia è nata da un adulterio e perciò viene abbandonata alla Casa della Carità di San Michele, detta anche Casa Pia, nella quale crescerà diventando sempre più bella e matura. Rimase alla Casa fino al giorno nel quale si presentò una famiglia con l’intenzione di adottarla. Inizialmente è triste di abbandonare le sue compagne ma successivamente si ambienterà a Zardino e ai suoi nuovi genitori. Tuttavia gli abitanti non si abitueranno mai a lei e infatti non la vedranno mai di buon occhio e la soprannomineranno “stria” ovvero strega. Nonostante Antonia si dimostri sempre un’anima buona, gli abitanti le affibbieranno le colpe di alcuni fatti particolari a loro inspiegabili. Il susseguirsi di questi fatti inspiegabili è accompagnato da alcuni altri avvenimenti particolari che porteranno i cittadini alla sua denuncia al tribunale dell’Inquisizione. I testimoni, che hanno tutti qualcosa da recriminare o ad Antonia o alla sua famiglia, convinceranno l’inquisitore Manini a interrogarla. Dopo l’interrogatorio Antonia prima verrà imprigionata, in seguito torturata e infine condannata al rogo. Morirà bruciata viva nella collina di Zardino suscitando molta felicità ai cittadini come ad una festa paesana. Don Teresio Don Teresio è un uomo di giovane età, circa 25 anni, ha una corporatura magra e la pelle chiara, occhiaie incavate, guance lisce con un poco di barba sul mento. Egli arrivò a Zardino da Novara un sabato d’ottobre vestito come un pellegrino. Giunto in città passò davanti all’osteria e si recò verso la casa di Don Michele dove entrò senza esitazioni come se fosse casa sua. Durante la notte buttò dalla finestra tutti i vasi di porcellana che c’erano dentro la casa di Don Michele. Don Teresio nel mentre era ritto davanti alla porta della Chiesa aspettando di poter celebrare la messa. Durante la celebrazione della messa Don Teresio ordinò a tutti i cittadini di Zardino di confessarsi entro la domenica successiva, precisando che chiunque non l’avesse fatto avrebbe visto il proprio nome affisso alla porta della Chiesa e sarebbe stato scomunicato. Precisò, inoltre, che gli scomunicati non sarebbero stati seppelliti con i propri parenti, in terra consacrata, ma in un posto sconsacrato e che i vermi si sarebbero nutriti delle loro carni e che il diavolo avrebbe preso la loro anima. Don Teresio è un cristiano fanatico, ortodosso e insofferente verso qualsiasi tipo di peccato. Egli è convinto di essere il cristiano perfetto, al contrario di don Michele che invece è legato alla religione dal punto di vista prettamente economico. Anche Teresio è molto interessato ai soldi anche se non lo da a vedere a primo impatto come Don Michele lo fa infatti in maniera più meschina e infatti più volte i cittadini di Zardino lo criticano per ciò. Inoltre si relaziona con i cittadini di Zardino in modo minaccioso e prepotente. Egli però, guidato da degli ideali positivi, è convinto che facendo così riuscirà a portare i suoi fedeli alla salvezza del Paradiso ed è molto determinato a portare a termine questo compito. CACETTA Giovan Battista Caccia è nato a Briona nel 1571. Era basso e sproporzionato di statura, infatti aveva la parte superiore del corpo robusta mentre le gambe erano corte e fini. Cresciuto tra i palazzi di Novara a Milano e nel castello di Briona e aveva come maestro un prete di Alciato, che lo fece crescere assecondandogli tutti i vizi e i capricci, così crebbe come un uomo presuntuoso e arrogante e diventò un criminale, compiendo razzie e atti vandalici. Prima ancora di compiere vent’anni, senz’amore, sposò Antonia Tornelli e ne ebbe un figlio che chiamò Gregorio. GASPARO Gasparo Bosi è il più noto tra i camminanti. Era chiamato Tesetto ed era il moroso di Antonia. Egli era piuttosto basso di statura, biondiccio, con gli occhi grigi e una faccia rotonda da briccone, senza barba né baffi. Vestiva con abiti appariscenti e volgari: grandi maniche a bande gialle e nere, farsetto giallo, braghe aderentissime, portava appesi alla cintura una pistola e un coltello e un cappello piumato. S’incontrarono per la prima volta alla Fonte di Badia. Egli era camminante già dalla nascita. Sua madre l’aveva tenuto con sé sino all’età di 10 anni, poi lo affidò al padre, un vagabondo, di nome Artemio che lo abbandonò in giovane età. All’età di 18 anni venne ingannato da un vecchio genovese, che lo ingaggiò come buonavoglia su una nave in partenza per la Sardegna. Durante il primo incontro con Antonia, lei s’innamorò subito di Tesetto. Egli però non era un uomo che cercava l’amore o una relazione stabile, ma una semplice storia. Infatti Gasparo era falso e ipocrita, era una persona che prometteva senza mai mantenere ed è anche tanto superficiale da abbandonare Antonia durante il processo senza neanche cercare di salvarla. Per questo motivo, durante il processo, Antonia parlando dei suoi incontri notturni che venivano visti come “sabba” assimila la persona di Gasparo con il diavolo. IL VESCOVO CARLO BASCAPÈ Carlo Bascapè nasce in una famiglia nobile e già dall’infanzia riceve una raffinata educazione, conosce il latino, lo spagnolo e l’italiano, ed è un bravo scrittore sia in italiano che in latino. Bascapè era il pupillo di Carlo Borromeo, un arcivescovo di Milano, conosciuto perché voleva che tutti i suoi preti e tutte le sue suore diventassero santi, fu anche consigliere di due papi, Gregorio XIV e Innocenzo IX, ed era anche lui in corsa per diventarlo. Purtroppo per lui venne eletto papa Ippolito Aldobrandini, che appena divenne papa, gli tolse i suoi incarichi e lo mando a fare il vescovo a Novara. Anche se venne mandato in un paesino lontano rimase fedele alla sua missione ovvero rendere la religione più innovativa. Per questo motivo decise di rendere Novara “La nuova Roma” della quale si era innamorato da giovane. Infatti appena arrivò a Novara fece dei cambiamenti, proibì i canti, i balli, il riso, l’allegrezza e la festa. Però allo stesso tempo migliorò l’igiene e il vitto della Casa Pia, e aumentò il numero di messe e di preghiere quotidiane. A causa del suo comportamento i suoi seguaci avevano cercato di ucciderlo più volte, ma tutte le volte è sopravvissuto. Una mattina Bascapè doveva recarsi alla Casa Pia perché dovevano fare una festa in suo onore e proprio in quell’occasione Antonia avrebbe dovuto recitare una preghiera per lui. Il suo abito era tutto bianco, aveva il viso sciupato e sembrava più vecchio di quanto era, però veniva visto dalle persone del paese come un uomo vigoroso e che aveva un certo fascino se pur avendo 49 anni. Bascapè con il passare del tempo diveniva sempre più malato e debole fino a quando nel 1610 non ha raggiunto la forma perfetta del “cadavere vivo” come un morto vivente. Il cadavere è come una prigione
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