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Sintesi dettagliata dei libri in programma (vedi descrizione), Schemi e mappe concettuali di Letteratura Contemporanea

PROGRAMMA 2022-23: CORSO SULLA DONNA, VIOLENZA E DESIDERIO Menzogna e sortilegio Fosca lo scialle nero la veste lunga la lupa i promessi sposi tra donne sole una donna traviata tentazione Cosima la ciociara Lui ed io l'amore molesto

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 20/04/2023

Gaiamilly
Gaiamilly 🇮🇹

4.2

(113)

118 documenti

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Scarica Sintesi dettagliata dei libri in programma (vedi descrizione) e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! MANZONI - GERTRUDE MANZONI: - Narratore onnisciente, sa tutto ma usa il dosaggio retorico per creare suspance - reticente sul tema della sessualità - ci presenta Gertrude già come una donna strana (siamo persuasi) e poi la presenta come un’oppressore e anche un’oppressa  lui la ritiene vittima da una parte per quello che le è stato fatto da chi la circondava (padre seduttore e pervertitore, diabolico + no solidarietà + no educazione) ma al contempo la condanna in quando, da cristiano, pensa che ognuno poi ha sempre una scelta, lei non ha saputo cogliere le occasioni, in più è diventata spergiura perché dice di avere una vocazione quando non la ha e non sublima nemmeno  Manzoni non vuole il contagio mimetico - ipersemantizzazione e narrativa realistica - analisi psicologica del personaggio ripresa da La religiosa di Diderot STORIA: Agnese e Lucia vengono portate da padre Guardiano al convento > presentazione della monaca già in carrozza e poi con gli occhi di Lucia che la vede dietro le sbarre > presentazione fisica da parte di Manzoni ed anche delle gestualità e del carattere (serie di contraddizioni) > Getrude chiede di sapere da Lucia la sua storia per aiutarla (= curiosità) + reticenza sullo stupro perché Lucia dice che Rodrigo le dà noia e arrossisce (2 femminilità: positiva - Lucia -, negativa - Gertrude) > entra nel mezzo Agnese che parla per la figlia > Getrude si adira (trauma) > vuole parlare sola con Lucia (tratto mascolino), si ipotizza che Gertrude sia spinta in ciò che chiede FLASHBACK VITA GERTRUDE: famiglia nobile (oppressori), la sua vita è già destinata ancor prima che nascesse > deve fare la monaca perché il patrimonio deve essere tutto dell’erede > appena nasce: educazione perversa > le mettono davanti un unico sbocco di vita: fare la monaca > resta sempre tutto implicito (non se ne parla, bambole da monaca, nome parlante) > seduzione: lei sarà la più importante del monastero + si coltivano le sue imperfezioni, non i suoi pregi. A 6 anni va in convento per farle capire che quella sarà la sua vita > incontra altre bambine e ragazze che son li solo per essere educate > da voler essere invidiata inizia ad invidiarle. Caratteristiche Gertrude: inconsistenza psicologica, no identità e personalità, testa tra le nuvole, altera, un po’ maligna, invidiosa, no solidarietà per le altre ragazze, dipendente dal volere altrui. Entra nell’adolescenza: eros (reticenza). Pensa di poter dire di no al padre (lo immagina ma sa che non è così) > scrive una lettera al padre in cui dice che non vuole farsi monaca > torna a casa: clima del silenzio, non viene considerata, non le viene rivolta la parola, terrore, solitudine, si sente in colpa = logica del silenzio > si infatua di un paggio che la tratta come da sottoposto ma lei si fa un film mentale (non ha rapporti con le persone, quindi non capisce le situazioni, + affettività sregolata) > gli scrive una lettera e viene beccata > il padre va a parlarle: terrore, arcana imperi, ansia, umiliazione, no solidarietà femminile, vergogna e umiliazione sociale > sta troppo male > scrive una lettera al padre in cui dice tutto il contrario di ciò che prova e vuole solo per compiacere il padre ed uscire dalla logica del silenzio e della paura (padre pervertitore che abusa del potere implicito e della fragilità della figlia). Padre va a parlarle: parodia del rito della confessione > la fa sentire in colpa, umiliazione, rifugge dal suo sguardo, posizione di sottomissione > ora lei dovrà fare ciò che lui ha deciso ma lo fa passare come un bene per lei è l’unica cosa che resta da poter fare > è in trappola > il padre va a dire a tutti che si farà monaca. Viaggio per il monastero: il padre le dice cosa deve dire, lei dovrà recitare la farsa creata dal padre per filo e per segno. Arrivano al monastero e lei dice ciò che le ha detto di dire il padre > padre seduce la badessa: contratto come matrimoniale (scambio: soldi per silenzio) + no solidarietà femminile. Dal vicario: ci ha già parlato il padre > lo ha già sedotto, arriva prevenuto: lui non capisce che Gertrude sta mentendo + lei non coglie la sua occasione di salvezza (Manzoni la giudica) > non ha volontà e libero arbitrio > fragilità e inconsistenza. > spergiura, inammissibile per la logica cristiana. > Gertrude personaggio mutevole ma non evolutivo. Incontra Egidio: relazione sessuale > ribellione + rottura degli schemi + Gertrude è sempre contagiata dagli uomini che la circondano. Uccisione della conversa che passa sotto banco…per lei però un peso grosso, non riesce a uscire dal carcere della propria mente. TRAVIATA - VERDI Melodramma dell’800, spazio in cui ogni passione viene estroflessa, le passioni vengono portate all’estremo. La trama viene da un’opera di Dumas ed è una storia vera. Questa opera era difficile da portare in scena al tempo per il tema che voleva rappresentare quindi, per renderlo accettabile, viene imposto a Verdi e Piave di realizzarlo in abiti seicenteschi e con una serie di cautele e censure interne, in più si aggiunge la “giustizia poetica” proprio per fare in modo da poter trattare determinati temi. Nell’opera il modo in cui canta il personaggio lo definisce e tutta la musica ha una funzione specifica in base alla scena che deve accompagnare. TRAMA: Salotto parigino, festa: Alfredo dichiara l’amore che prova a Violetta (prostituta), lei inizialmente prende la cosa sullo scherzo e rivendica le passioni e il piacere fisico rispetto a quello sentimentale che gli dice Alfredo. Lei pare distaccata e quasi lo prende in giro. [canto entusiasta di Alfredo vs canto virtuosistico di Violetta] Lei sviene, lui la soccorre e poi lei chiede come mai si è innamorato di lei > lui dice che l’ha vista come una presenza fantasmatica e si è innamorata nell’immediato. Lei ci pensa un po’ e poi gli dà un fiore e gli dice di tornare quando sarà appassito (spia del fatto che qualcosa l’ha colpita). Cambio scena: casa sua, è da sola e riflette su tutto: questa dichiarazione l’ha scossa, le ha lasciato qualcosa > svalutazione di sé: pensa che dato che è una prostituta non potrà amare nessuno vs lei che inizia a provare sentimenti. Cambio scenario: campagna, abitano insieme, lei paga tutto. > non va bene, questione di onore maschile, deve andare a risolvere la questione in città. Lei è da sola > va da lei il padre di Alfredo, Germont: padre seduttore, padre emissario della legge sociale > vuole che lasci per sempre il figlio perché il futuro marito dell’altra figlia non vuole imparentarsi con prostituta: - etica del sacrificio - svalutazione di sé - stereotipo della prostituta - comportamento eroico di lei Decide di sacrificarsi per questa ragazza che nemmeno conosce > solidarietà femminile + stigma incancellabile della prostituzione Rimane sola: è devastata (clarinetto). Scrive una lettera in cui lascia Alfredo. Quando lui la legge è furibondo, la raggiunge a una festa e insinua che lei sia tornata a fare la prostituta e che sia invaghita di un altro > sfida a duello questo > lei deve mentire per tenere fede alla promessa di Germont > lui la tratta come una prostituta buttandogli una borsa di soldi ai piedi > solidarietà di tutti per lei. Logica della gelosia. Il padre lo accusa: Violetta non è una mala femmina > inizia il pentimento. Cambia la scena: appartamento di lei, lei è morente, la tisi la sta sfinendo. > clima religioso: è sfinita ma moralmente è tranquilla. Germont le comunica che ha detto la verità ad Alfredo e che la sta raggiungendo. Da sfera religiosa a terrena: non vuole più morire pensando che potrà stare di nuovo con Alfredo > eroina laica. Muore rivendicando il sentimento amoroso > viene salvata la dignità del personaggio + viene salvaguardato l’onore pubblico. LA LUPA - VERGA Novella del 1880 che si svolge nelle classi basse. Regressione, impersonalità. TRAMA: In paese c’è questa donna Gna Pina detta La lupa: vedova, “mangia-uomini”, tratti di seduzione e al contempo di malattia; bestialità (meno di un essere umano), occhi da demonio (più di un essere umano), donna soggetto del desiderio, donna che ama rompere le regole e gli schemi. Odiata dalle altre donne del paese e per questo viene isolata. Personaggio che rifiuta e infrange le leggi sociali. Rifiuto dell’età adulta. Corpo degli uomini: ripugnante fisicamente e moralmente. La madre era morta: profondo effetto nella crescita di Didì + perdizione per padre e fratello. Cosa causa in Didì la morte della madre: - solitudine - perdita di identità - non ha più un modello di femminilità - idealizzazione - privazione di identità e di corpo L’unica cosa che potrebbe colmare il suo vuoto è l’amore di un uomo > smania di attesa di qualcosa di ignoto > al contempo c’è il rifiuto dell’uomo e della sessualità > isteria. Cerca la via della sublimazione > lezioni di pittura > il figlio dell’insegnante la bacia > per lei è una molestia (Pirandello, nonostante racconti una scena quasi buffa, mette i puntini di sospensione perché capisce che per lei è stato un trauma) > reazione: si sfrega le labbra fino a farle sanguinare (parallelismo con caso di Dora) > deve punire la parte di se che ha provato piacere e al contempo con lo sfregamento e il sangue ha evocato il momento in cui avrebbe potuto provare la sessualità, cioè la perdita della verginità. Si punisce del piacere che avrebbe provato da questa evocazione. Torna al racconto sul treno: repulsione per fratello e padre > dormivano tranquilli mentre la accompagnavano verso la sua morte simbolica. Pensa che in fondo si potrebbe ribellare (come Gertrude). Vede il farmaco salvavita del padre, velenoso per lei ed inconsciamente, guardando fisso padre e fratello, lo porta alle labbra (coazione a ripetere, rinnova l’atto che l’ha traumatizzata, cioè il bacio) e poi lo beve. I due si svegliano ma non c’è niente da fare, tre ore dopo arriva a Zunica morta. Unica via di libertà nella morte (come Eleonora). FOSCA - TARCHETTI La vicenda è raccontata da un narratore-personaggio che fin da subito capiamo non essere attendibile. (1869) Si presenta come un masochista e affetto da algolagnia nonché un narcisista. Capiamo che soffre di un profondo disagio psicologico: innamorato della sofferenza e di sé stesso. Racconta che va a Milano e trova un amico che lo ospita: nel palazzo scorge una donna, Clara (nome parlante) e se ne innamora subito perdutamente. Lei è sposata ed è una madre ma questo non lo ferma, anzi lo aizza perché rivede in lei la madre da giovane > oscillazione di un desiderio perverso e incestuoso. Riveste la donna di un potere salutifero (stereotipo) > vuole essere curato da lei > santificazione della donna come disconoscimento dell’identità della donna stessa. Lui crede di averla conquistata con la sua unica attrattiva: la sventura e il fatto che stia male. > capisce che la sedurrà con il suo dolore è così succede perché i due avranno anche rapporti sessuali. Feticismo: vuole un oggetto che sia di lei. + ha reazioni isteriche (tipiche femminili) > nella sua identità maschile c’è qualcosa di crepato. Isteria + sogni puerili > immaginario edipico. Le due nature si sono congiunte (infelicità di Clara + infelicità di Giorgio = felicità). Giorgio deve lasciare Milano e va in campagna e trova un alloggio presso dei commilitoni. Casa del tutto maschile + c’è una sola donna: presentata subito come un peso, “isterismo fatto donna”, + tema della solitudine femminile. Legame che già si instaura ma che si consolida quando lui sente le urla isteriche di lei provenire dalla sua camera. Tutti la disconoscono tranne lui. Fosca: personaggio isterico, non compreso, aura di mistero > attrattive per Giorgio. 1º approccio: chiede di farsi dare dei libri di lettura da Giorgio > lui capisce che è una donna intelligentissima e di cultura. Conosce Fosca dal vivo: bruttezza agghiacciante, magrissima, capelli neri lunghi ed occhi entranti > la bruttezza ha deturpato il corpo che potenzialmente era bello e avvenente. > deturpata da sintomi isteria e dolore fisico. Oscillazione tra fascino e repulsione. Atteggiamento maschile di lei: chiede di passeggiare con lui + lei lo vuole vedere sempre più spesso > lei è dominante + è una manipolatrice. Giorgio torna a Milano per un periodo e quando torna scopre che le condizioni di Fosca sono peggiorate drasticamente > va a parlare con il medico che gli consiglia di andare da lei (anche lui è stato manipolato). Giorgio come burattino nelle mani della donna > va da lei. - feticismo (lei gli chiede un fazzoletto) - gli fa dire cose dolci e lo stringe al petto - crisi isterica (perché l’atto era vicino a compiersi) Dopo varie visite Giorgio inizia a stare veramente male > medico gli consiglia di non andarci più sennò morirà > Fosca, nel pieno delle forze, va da Giorgio che è a letto > ambiguità: il godimento di entrambi è dato dalla sofferenza di entrambi. - morde la coperta - chiede di ferirla con un tagliacarte - sintomi isterici - inversione tratti maschili e femminili Fosca femminilizza Giorgio, lo induce a comportamenti femminili (gli porge lo specchio). - si buca la mano > sangue > perdita verginità > allusione all’atto sessuale - masochismo che tende all’autodistruzione Lei ha già provato tutto nella vita: amore, matrimonio, fare figli, quindi principalmente a lei non interessa l’amore di Giorgio ma piuttosto il fatto di farla esistere. - che lui si comporta in maniera isterica (tachicardia ecc), sembra che la spogli > è dominato da lei. Ora lui si è innamorato della donna. Vengono a scoprire di questa relazione: il cugino di lei richiede un duello > non muore nessuno > lei dopo tre giorni muore. Anche morendo ha trionfato con Giorgio. VITA PASSATA DI FOSCA: Ha già comportamenti isterici da piccola: sentimenti estremi, costante bisogno di affezionarsi, amava le cose che amavano gli uomini e non i bambini, infanzia con germe di sessualità. Curiosità violenta + sadismo. 12 anni va in collegio: amore lesbico (la lesbica parla a patto che sia matta e che sia una tappa della vita). A 14 anni si innamora di un uomo di 40 anni (capovolgimento del tema della pedofilia) > quasi incestuoso. Si innamora di lui perché è un oggetto impossibile > desiderio isterico. Lei è una donna soggetto di desiderio. Rapporto con la madre: affetto smisurato, dialettica del rispecchiamento per la bellezza (disparità peso bellezza per uomini e donne). Si sposa con un uomo non tanto perché lo ami ma perché è il primo che la vuole. > farabutto e ladro > lei ha un aborto. ISTERIA Grande studio di isterismo a Parigi > sorta di ospedale apposito realizzato da Charcot. Charcot chiamò la condizione come "istero-epilessia", nome successivamente corretto in "isteria-epilettiforme". Il medico francese compì varie osservazioni, arrivando a definire l'isteria come una nevrosi sprovvista di un danno anatomico specifico, che si manifesta con periodici attacchi. Malattia considerata femminile perché l’etimologia ha a che fare con il femminile poiché in greco significa “utero”. Si intuiscono cause psicologiche ma vengono risolte con qualcosa di fisico, si guarda solo quello. - isteria come modo che la donna ha per chiedere attenzioni - isteria come modo per rifiutare l’attenzione dell’uomo - isteria come segno del fatto che la donna sia incomprensibile - isteria come malattia femminile incomprensibile Freud, allievo di Charcot, arriva ad una risposta diversa: lui ASCOLTA le isteriche e capisce che l’isteria fa parte della stessa famiglia delle nevrosi e che l’origine è un desiderio di ordine sessuale che la donna non accetta ma con la quale deve fare i conti. Tanto più la società è repressiva, tanto più le donne si reprimono e sfocia l’isteria. UNA DONNA - SIBILLA ALERAMO Libro di materia autobiografica (1906) in cui la scrittrice si è ispirata a fatti della propria vita. Ci sono però vari tipi di censura. Da bambina si trasferisce con la famiglia nelle Marche dove il padre gestirà una fabbrica. Padre: modello per la figlia, persona più importante, emancipazione e valori positivi, a 16 anni la mette a lavorare nella fabbrica (uomo di ampie vedute) vs madre: donna schiacciata dal marito, donna di casa, indifferenza e disprezzo della figlia, antimodello di vita. Come ragazza si sentiva diversa dalle altre ragazze e donne, si sente superiore ai fratelli e al pari degli altri operai della fabbrica. Non sa chi prendere come modello femminile (no popolane e no borghesi, no mamma). Un giorno devono andare a cena fuori > padre veloce a prepararsi, la madre ci mette di più > stereotipo della donna vanitosa e civetta > padre la schernisce e la figlia si mette dalla parte del padre condannando la madre che piange > no solidarietà femminile, lei assume il punto di vista maschile stereotipato. Essendo una ragazza inizia anche ad avere le pulsioni di un adolescente, non si sente aggetto del desiderio ma oggetto, cerca di sublimare le pulsioni con nuotate e urli in riva al mare. Nella fabbrica c’è un operaio che le fa la corte (al padre non piace, per lei ha alcune caratteristiche attraenti ed altre no) > le rivela un segreto sul padre: aveva un’amate, doppia vita segreta. Crolla tutto per lei > crisi di identità > a questo punto lei inizia a pensare al passato e si avvicina alla madre poiché si sente vittima pure lei (solidarietà non positiva) > si sente persa. Ha rapporti con questo ragazzo, è come se lui sostituisse il padre > processo di identificazione. Lei affronta il padre con la madre > lui dà dell’isteria alla moglie (diagnosi dell’isteria serve all’uomo per disattivare la donna e sminuirla davanti a verità scomode). Lui per vendicarsi licenzia la figlia > viene così privata della sua identità. Il ragazzo la stupra e lei non oppone resistenza, spenge i sentimenti, è come in balìa dell’evento, replica la condizione della madre con il padre. > atteggiamento di difesa. A questo punto, per non perdere il controllo sulla sua vita e forse per vendetta contro il padre, chiede a questo uomo di sposarla. Lei avrà un aborto e poi rimarrà incinta ancora e avrà un figlio > forte senso materno, vuole allattare ma non può e deve dare il bimbo a una nutrice (crisi per lei). Maternità come un modello di pienezza del proprio essere. Inizia a sentire di avere una vocazione artistica, vuole scrivere un libro. Inizia ad attirare l’attenzione di altri uomini, in particolare di uno > prova l’eros. Il marito non è a casa > entra questo uomo > quando ce l’ha davanti il desiderio di lei cala, la donna rifiuta il proprio desiderio + pensiero che c’è il bimbo che dorme nell’altra stanza. Lui cerca di prenderla con un po’ di violenza, lei lo respinge > lei lo desiderava ma nel momento in cui ha percepito che poteva succedere qualcosa, ha smesso di volerlo. > reazione isterica Figlio come una figura paterna, un super io, deve sottostare a lui, vuole che il figlio sia diverso dagli altri uomini, gli vuole insegnare a rispettare le donne. Si informa sul movimento femminista di Inghilterra e Scandinavia > simpatizza per loro ma non è totalmente d’accordo, per lei sbagliano i valori che portano avanti (per lei le donne devono mettere davanti amore, maternità, grazia). Inizia a prendere consapevolezza di sé: matrimonio infelice + marito stupratore ecc. Inizia a scrivere un libro per sé stessa e per il figlio, per lei serve un cambiamento di vedute: - bisogna riformare la coscienza dell’uomo e creare quella della donna - due fasi della vita femminile: vergine e madre, nel mezzo il mostro - entrambi i sessi sono istradati male all’amore Per lasciare il marito deve lasciare anche il figlio > lo fa per garantire al figlio una madre degna. Rivendica una maternità spirituale e sociale. Libro = lunga lettera per il figlio. Viene proposto un modello femminile per l’Italia del tempo. Per Aleramo le donne devono aver parte della vita culturale portando la loro voce di donne, altrimenti fanno da parodia a libri maschili. Forte intendo pedagogico ed educativo. COSIMA - GRAZIA DELEDDA Con questo libro (1937) la scrittrice parla da un mondo ai margini della modernità e proprio per questo può dire cose della modernità che quelli che son dentro non riescono a vedere. È esponente di una femminilità che si fonda a contatto con la natura. Cosima fa parte di una famiglia piccolo borghese abbastanza numerosa della Sardegna. Successivamente torna Rosaria in scena, Francesco ed Elisa la vanno a trovare spesso e lei alterna momenti in cui vezzeggia Elisa perché assomiglia a Francesco e momenti in cui la schifa perché figlia di Anna e non sua come avrebbe voluto. Sappiamo poi che Francesco andrà più volte a trovare Rosaria da solo. Nel frattempo Anna diventa ancora più schiva. Viene informata della notizia della morte di Edoardo da Concetta (che ormai ha perso il senno) e dalla figlia. Anche Anna perde il segno e inizia a scrivere lettere facendo finta che sia Edoardo a scrivergliele ed in un primo momento le porta anche a Concetta, ma poi le inizia a tenere per sé perché inizia a credere anche lei alle sue menzogne > isteria > pensa di avere un rapporto con Edoardo tanto che dice al marito che lo sta tradendo. Quando Francesco scopre che Edoardo è morto è devastato ed inizia ad avere comportamenti più burberi. Verso la fine Francesco muore a lavoro ed Anna lo segue poco dopo. Elisa viene adottata da Rosaria che non le fa mancare nulla e addirittura le regala un gatto, Alvaro, suo compagno di vita. TRA DONNE SOLE - PAVESE Pavese decide di mettere al centro del proprio romanzo tre personaggi femminili affidando la narrazione a uno di questi, Clelia ed il tema cardine è l’omosessualità femminile. Pavese vuole indagare la psicologia femminile, anche sotto l’aspetto del lesbismo. Clelia va a Torino ed entra in contatto con la borghesia torinese: ad una festa vuole togliersi il dubbio di provare attrazione per le donne e balla con questa donna, Momina > capisce di non provare attrazione ma pensa che lei la provi. La posizione della narratrice è di rifiuto del lesbismo per sé stessa ma non pregiudiziale. Entrano in casa: tema del discorso = divorzio. Il divorzio non esiste in quanto gli uomini tendono a salvaguardare le apparenze. Per Momina un accordo con il marito si può trovare. Clelia non solo non si è sposata ma rifiuta anche relazioni serie con gli uomini, ha un’idea particolare di matrimonio. > personaggio innovativo sullo scenario femminile. > grande rivendicazione di libertà: la donna è indipendente lavorativamente e mette davanti il lavoro al matrimonio e all’avere figli. Altro tema = figli: Clelia non li vuole, ha deciso di non essere madre per portare avanti il lavoro; Momina dice che chi fa gigli accetta la vita perché se ne deve prendere le responsabilità, lei infatti non ne ha voluti perché rifiuta la vita stessa (borghesia decadente nichilista). Per Momina la maternità è la negazione dell’essere donna, avere un figlio ti priva di identità > gravidanza ti sfigura fisicamente e ti toglie anche la bellezza > personaggio egoista. Scena che si svolge al buio, sono Clelia, Momina e Rosetta. Parlano del tentato suicidio di Rosetta: lei tende a sminuire dicendo che non voleva farlo; Momina è entrante, incalzante e sadica, mette in difficoltà Rosetta. Emerge il lesbismo perché Momina chiede se l’ha fatto perché lei è stata troppo o troppo poco > sproporzione tra i due personaggi. Incapacità di vedere per un uomo il rapporto lesbico come partitario, ci si rifà a quello eterosessuale. In più anche Clelia ha un carattere particolare e lo ha a patto da sembrare un “maschiaccio”. Clelia fa domande sul loro rapporto. Momina risponde che Rosetta ne ha fatto un dramma, che in realtà non è stato niente di che e che è stata una cosa fine a sé stessa, Rosetta le va dietro per ripicca, non perché lo pensa anche lei. > disconoscimento del lesbismo + si fa passare il lesbismo come una tappa che poi si oltrepassa. In più il lesbismo passa come una “cosa da borghesi” perché non hanno niente da fare, nessuna occupazione e quindi fanno cose frivole. > emerge un pregiudizio un po’ omofobo (lesbismo associato al vizio). In Momina il lesbismo ha preso la forma del rifiuto della sessualità degli uomini. Rosetta alla fine dice che l’amore è tutta una cosa sporca, ma è un rifiuto aprioristico perché lei non ha mai effettivamente amato e non è mai stata amata (idea che il lesbismo sia legato alla sessuofobia). Pavese si proietta, per ragioni diverse, sia in Rosetta che in Clelia. In questo romanzo si vede la difficoltà per un uomo di entrare nella testa delle donne. LA CIOCIARA - MORAVIA Romanzo del 1957, la protagonista è Cesira, una commerciante di origini ciociare che è rimasta vedova con a carico una figlia che ama, Rosetta. Scoppia la guerra e le due sono costrette a scappare, nel frattempo incontrano anche un ragazzo, Michele, che sarà una figura importante soprattutto per Cesira verso la fine del romanzo. Cesira è un personaggio particolare: è una donna di pugno, pratica ed in particolare lei rifiuta la sessualità. Prova proprio disgusto per la fisicità maschile e non ne prova il minimo interesse. È una donna-madre che rifiuta la sessualità in toto. [il narratore delega la parola a una donna a patto che sia una donna senza desiderio sessuale] È un personaggio con veste eroica. La figlia è l’opposto di Cesira: è religiosa, devota ed ingenua…troppo…lei non conosce il mondo e quindi non ne sta allerta. Topos dell’educazione manchevole delle femmine: lei non è che rifiuta, lei non sa e non conosce. Dopo un po’ trovano rifugio in una chiesa. C’è uno squadrone dell’esercito francese (alleati) composto da marocchini. Questi vogliono stuprarle entrambe. Uno prende Cesira e cerca di stuprarla ma lei riesce a divincolarsi ma poi lui la colpisce e sviene tra le urla angoscianti della figlia; gli altri sono sopra la figlia. Al suo risveglio sente il silenzio, vede la figlia sotto l’altare immobile con la gonna tirata su sopra la testa. Lo stupro non viene raccontato: silenzio di rispetto di Moravia + non si racconta perché Cesira non può raccontare qualcosa che non ha subito lei in prima persona. Cesira piange, la figlia è immobile con gli occhi sbarrati, ha il sangue tra le cosce. Moravia capisce che chi subisce una cosa del genere ha come le emozioni congelate, è una forma di autodifesa. Questa violenza, estesa, è la violenza di tutta la guerra, una violenza senza rimedio. Quando escono incontrano altri alleati e Cesira infuriata racconta cosa hanno fatto alla figlia ma questi se ne vanno > indifferenza di fronte alla violenza. È anche una denuncia delle barbarie della guerra. Cesira chiede a Rosetta di parlare, lei sminuisce tutto > forma di difesa, negare l’importanza del trauma per non sentirlo tale. Si fermano in una capanna per dormire e la mattina seguente Cesira trova Rosetta intenta a pulirsi in un laghetto: lo fa senza pudore > è cambiato il rapporto che Rosetta ha con il proprio corpo. Cesira teme che la figlia abbia accettato la sessualità e anche la degradazione dovuta a come l’ha scoperta. Così infatti è: Rosetta inizia ad avere rapporti sessuali con i “cattivi” che incontra > non sviluppa una sessuofobia, bensì cerca una sessualità degradata > coazione a ripetere. > scopo: cerca di avere controllo lei su questi rapporti. Moravia sente il bisogno di dare un finale positivo: Cesira elaborando il lutto di Michele capisce che vuole cambiare vita e la vuole avere atta ad aiutare il prossimo; Rosetta inizia a cantare e sembra risvegliarsi dall’oblio in cui era caduta dopo la violenza. In questo romanzo la sessualità o viene rifiutata o si ha sotto forma di stupro. LUI ED IO - NATALIA GINZBURG Fa parte della raccolta “Le piccole virtù” ed è del 1962. In questa novella si parla della relazione tra lei e il secondo marito, Gabriele Baldini. Aleggia in tutta la storia l’ironia dell’autrice. Il racconto è la rivendicazione del punto di vista femminile dalla consapevolezza che è schiacciata. La rivalutazione del femminile è implicita. Denuncia, attraverso vari episodi in cui elogia il marito e sminuisce sé stessa, la propria posizione di marginalità attraverso la quale però può vedere cose che il marito, e in generale gli uomini, non vedono. Condizione femminile come sottoposta costantemente allo sguardo maschile > logica della sorveglianza e della punizione. Si capisce però che lei si fa un po’ berla del marito, alla fin fine lei si è innamorata del fatto che lui finge di essere così ma che in realtà non lo è. La donna attua una recita sociale. È un ritratto buffo quello del marito, lo ama perché è un uomo non convenzionale. L’AMORE MOLESTO - ELENA FERRANTE Romanzo del 1992, una sorta di giallo con finale aperto. Parla di Clelia la cui madre viene trovata morta sulla spiaggia di Napoli in circostanze un po’ misteriose, la trovano in intimo. Clelia tornerà a Napoli, città abbandonata perché vissuta male, per indagare sulla strana morte della madre. L’infanzia di Delia è segnata da vari squilibri, in particolare il rapporto tossico tra padre e madre (estrema gelosia di lui) e la ricerca di un’identificazione costante nella madre. Delia vuole identificarsi nella madre, lei vuole proprio essere uguale alla madre, essere La madre. [episodio del foro dell’unghia, lei la vuole succhiare, poi vuole anche lei il foro per essere uguale] La madre è oggetto di desiderio, si sta rompendo lo schema edipico. Lei vorrebbe tornare al momento prenatale, idillico, in cui sono entrambe una cosa sola, inscindibili, infatti vive la nascita come un trauma perché è il momento in cui lei si separa fisicamente dalla madre. Nel corso degli anni Delia ha nutrito un rapporto di amore ed odio verso la madre in quanto vorrebbe identificarsi con lei ma capisce che facendolo perde la sua identità. Delia in tutto il romanzo oscilla tra questi due bisogni. Lei è un soggetto dipendente dalla madre proprio per questa oscillazione. Anche il trasferirsi a Roma è indice del fatto che voglia da una parte staccarsi dalla madre e dal contorno della madre stessa. Scopriamo, andando avanti con il romanzo, che proprio per questo bisogno di identificarsi con la madre ha avuto dei “ricordi di copertura”, cioè dei ricordi plasmati per nascondere qualcos’altro, spesso qualcosa di traumatico. Infatti si scopre che lei ha avuto una molestia da parte di Caserta nonno ma lei, probabilmente per difesa, non lo ricorda e pensa anzi che il rapporto sessuale lo abbia avuto la mamma con Caserta padre, tanto che denuncia questo al padre e lui, insieme allo zio, vanno a picchiarlo. È un ricordo falso che lei immagina per celare un suo trauma. In più lei ha avuto rapporti sessuali con Caserta figlio per imitare quello che pensava la madre facesse con Caserta padre > cerca di identificarsi in lei. Varie altre identificazioni nel presente: si guarda allo specchio e vede il volto della madre, si fa la ceretta e parla come se la stesse facendo alla madre, si mette le mutande della madre, nel negozio di intimo quando dà la carta di identità della madre è truccata a penna come se fosse lei ecc. Alla fine lei ricorda dell’episodio del cinema e si identifica con il padre: madre come oggetto di desiderio ed estrema gelosia nei suoi confronti. Lei non ha mai una propria identità, oscilla sempre in quelle altrui. Alla fine torna alla spiaggia dove è morta la madre, prende la carta di identità e la trucca da lei stessa > si identifica con lei > si piace > si sente meglio come la madre che come sé stessa. Sembra una riconciliazione con la madre ma sappiamo che non ci sarà poiché tutto il romanzo è basato su questo rapporto oscillante che non trova pace. Il libro esprime una difficoltà di fare i conti con l’identità del femminile e in particolare con il rapporto madre- figlia. DALLA PARTE DELLE BAMBINE – BELOTTI Si pone come un’indagine sull’identità sessuale femminile in quanto determinata dall’educazione sociale. In particolare va ad analizzare la differenza di carattere fra maschi e femmine come frutto di una differenziazione dei sessi operata fin dalla prima infanzia, persino prima della nascita effettiva dell’individuo. I concetti di femminilità e mascolinità che ci vengono presentati come caratteristiche innate e istintive degli individui, sarebbero in realtà “fabbricate” dall’ambiente culturale in cui si è immersi. Una prima differenziazione si ha proprio sul genere: le femmine sono viste come un oggetto e considerate in base a quello che daranno, i maschi sono visti come soggetti e considerati per quello che saranno. Nei rapporti con la madre il bambino sicuramente è più privilegiato nei primi mesi (la madre tende a provare più piacere ad allattare un maschio rispetto ad una femmina) ma poi viene un po’ “abbandonato” in quanto il maschio non deve assumere caratteristiche femminili prese dal modello della madre; il rapporto madre-figlia è più complesso in quanto da una parte è un po’ più conflittuale e tende all’imitazione della madre, dall’altra parte però è vero che la bambina può essere più coccolata dalla madre. Già nei giochi è evidente la riproduzione della realtà sociale in cui i bambini vivono: a loro vengono proposti determinati giochi in base al sesso e addirittura sconsigliati altre perché troppo femminili oppure troppo movimentati (la repressione del movimento è più accentuata a carico delle bambine: la bambina più vivace di solito prova, per questo, un senso di colpa e disagio che provoca frustrazione). Anche la letteratura infantile propone solo stereotipi di genere. Anche la scuola materna ha un ruolo attivo nella costruzione stereotipata di genere dei bambini: lo si vede nei giochi, nelle divisioni, nei compiti che si danno ai bambini ecc.
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