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La Vita e Opere di Alessandro Manzoni: Biografia e Contesto Culturale, Sintesi del corso di Letteratura Classica

Cultura IlluministaBiografia di scrittori italianiStoria della letteratura italiana

La vita e le opere di Alessandro Manzoni, uno scrittore e intellettuale italiano nato a Milano nel 1785. Il testo traccia la sua infanzia e formazione, il contatto con la cultura illuminista e francese, le sue idee democratiche e anticlericali, la conversione religiosa e la sua carriera letteraria. Vengono inoltre esposti i suoi principi letterari e la sua visione della storia e del ruolo della letteratura.

Cosa imparerai

  • Che principi letterari ha Alessandro Manzoni sostenuto?
  • Che anni ha Alessandro Manzoni nati?
  • Come la cultura illuminista ha influenzato Alessandro Manzoni?

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 09/05/2022

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martynaples2 🇮🇹

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Scarica La Vita e Opere di Alessandro Manzoni: Biografia e Contesto Culturale e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Classica solo su Docsity! Alessandro manzoni Alessandro Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785 dal conte Pietro Manzoni e da Giulia Beccaria, figlia del filosofo illuminista Cesare Beccaria. Riguardo alla sua vera paternità, tuttavia, sono sempre stati sollevati dubbi; oggi si ritiene che il padre naturale sia stato Giovanni Verri, al quale la madre era legata da una relazione extraconiugale. Pietro Manzoni e Giulia Beccaria si separarono dopo pochi anni di matrimonio e il piccolo Alessandro visse con grande sofferenza la difficile situazione familiare. Suo padre lo manda in collegio all’età di 7 anni e nonostante l'educazione cattolica ricevuta, Alessandro, in questo periodo, si sente attratto dalle idee democratiche e libertarie che provengono dalla Francia rivoluzionaria e anticlericali. Si appassiona subito di letteratura e inizia a scrivete versi sin da giovane. La sua formazione culturale è fondata dallo studio di classici latini e italiani e degli autori neoclassici come Parini e Monti. Passa la sua adolescenza a Milano, dove entra in contatto con la cultura illuministica, in cui domina la valorizzazione del concetto di libertà. Quando compì vent’anni, Alessandro Manzoni raggiunse la madre a Parigi. Tra i due si instaurò subito un rapporto strettissimo che segnò la vita del giovane. La madre lo introdusse nei raffinati circoli intellettuali francesi, che diedero all’aspirante scrittore l’opportunità di approfondire la sua conoscenza del classicismo. Durante il soggiorno francese, frequentò un gruppo di intellettuali, e, in modo particolare, Claude Fauriel (1771-1844), che lo indussero ad abbandonare l'estetica neoclassica e a confrontarsi con tendenze già aperte alla sensibilità romantica. Nel 1808, a ventitré anni Manzoni sposò Enrichetta Blondel. Il loro fu un matrimonio che fece discutere perché la ragazza non vantava nobili origini ed era di religione calvinista. Lo stesso anno i due ebbero una bambina, prima di dieci figli. Secondo molti, fu proprio l’influsso di Enrichetta che nel 1810 favorì la conversione religiosa dello scrittore. Pare che un giorno del 1810 Alessandro, mentre si trovava a Parigi, smarrì la moglie Enrichetta in mezzo alla folla e cadde in preda ad una crisi di panico. Per fuggire alla folla si rifugiò nella chiesa di San Rocco e lì ebbe una sorta di illuminazione, che lo spinse ad abbracciare in pieno la fede cristiana, abbandonando l’atteggiamento polemico verso di essa che lo aveva accompagnato negli anni della gioventù. Nel giugno 1810 Manzoni si stabilì a Milano con la moglie, scegliendo di dedicarsi esclusivamente alla letteratura. Ha inizio un’intensa stagione creativa, In questo periodo infatti scrive molte delle opere più importanti. Qui incomincio la stesura della prima redazione del romanzo Fermo e Lucia conclusa nel settembre del 1823, e, subito dopo, al suo rifacimento: nel 1827 pubblicò la prima edizione dei Promessi sposi. Insoddisfatto del risultato, soprattutto dal punto di vista linguistico, dal luglio all'ottobre 1827 si stabilì a Firenze per «risciacquare i panni in Arno», cioè per studiare la lingua parlata dalla borghesia fiorentina; era la lingua che egli aveva deciso di utilizzare nel suo romanzo. Nella città toscana entrò in contatto con il gruppo di intellettuali liberali"; ebbe così modo di conoscere Leopardi e diventare membro dell'Accademia della Crusca. I numerosi lutti come quello della moglie, della figlia e della madre indebolirono la sua salute e affievolirono la sua creatività artistica. A parte la pubblicazione dell'edizione definitiva dei promessi sposi (uscita a dispense tra il 1840 e il 1842), Manzoni tentò inutilmente di riprendere a comporre poesie e si limitò a pubblicare saggi di argomento storico e letterario. Nel corso della sua lunga vita, Manzoni fu insignito di numerosi riconoscimenti e onori: Nel 1870 ricevette la cittadinanza onoraria di Roma, come riconoscimento del contributo, attraverso le sue opere, all'unificazione del paese. Morì a Milano il 22 maggio 1873. Il pensiero e la poetica Gli anni della prima formazione e attività artistica di Manzoni si snodano tra l'età della Rivoluzione francese e quella della parole, la poesia è approfondimento, non alterazione arbitraria della storia. La letteratura propugnata da Manzoni deve avere • una funzione educativa («l'utile per iscopo»), utile a formare i cittadini da un punto di vista morale e a ispirare loro sentimenti civili e patriottici; • attingere alla verità storica («il vero per soggetto»), unica garanzia di insegnamento morale in quanto non contaminata dalla presenza dell'"invenzione"; • trattare argomenti interessanti («l'interessante per mezzo») e proporli in un linguaggio di facile comprensione per il grande pubblico.come egli stesso scrive nella lettera al marchese Cesare D'Azeglio, meglio nota come Lettera sul Romanticismo. Quello che Manzoni ha in mente è un genere in cui sia possibile realizzare un intreccio di voci, capace di restituire una visione complessa e totale della realtà, rendere giustizia agli umili e, insieme, arrivare a conoscerne la storia. Lo scrittore deve seguire e dipanare l'intreccio degli eventi e rappresentare la molteplicità dei punti di vista dei personaggi. Da questa ricerca nasce la scelta del romanzo storico, che nella concezione manzoniana si propone come un sistema di conoscenza e d'interpretazione totale della realtà, collocabile al confine tra drammaturgia e saggio. Da qui la sostanziale differenza tra il compito dello storico e quello del poeta: lo storico deve illustrare i fatti realmente accaduti («vero storico»); il poeta deve portare alla luce i motivi psicologici che hanno animato le azioni dei grandi personaggi («vero poetico») e che, solitamente, sono taciuti dagli storiografi. Per fare ciò, il poeta deve ricorrere all'«invenzione», ma questa deve essere «verosimile », cioè deve rispettare la verità storica evitando di falsificare i fatti in maniera «romanzesca». Questa tormentata ricerca di oggettività e di verità storica porta, in realtà , alla rinuncia della possibilità di far rivivere il passato attraverso la finzione letteraria. Il vero storico non è conciliabile con il vero poetico. Manzoni è alla ricerca di una lingua che sia in grado di rendere fedelmente una realtà a più livelli, stratificata nelle sue componenti sociali. Il dialetto lombardo, che sembra la soluzione più logica per rappresentare con realismo una storia ambientata in Lombardia, presenta due problemi: da un lato esso non è in grado di rendere lo scarto linguistico tra i vari personaggi (e i vari contesti sociali); dall'altro, esso non consentirebbe di raggiungere un largo pubblico, Manzoni infatti dare le finalità educative della sua scrittura - intende rivolgersi alla borghesia dell'intera penisola. Egli si pone dunque il problema di trovare una lingua che sia, al tempo stesso, letteraria e d'uso. Giunge alla scelta definitiva che la soluzione linguistica ottimale sia quella del toscano colto, parlato dai letterati, che assomma in sé il prestigio della tradizione culturale e la ricchezza e la spontaneità del parlato. Confronto tra Scott e Manzoni: i personaggi di Manzoni sono umili, non sono tra coloro che “fanno la storia”, ma tra coloro che ne sono immersi (visto che il romanzo deve avere funzione moraleggiante, bisogna concentrarsi sui moti intimi delle persone comuni) Inoltre rinuncia alle tinte gotiche e “fantasiose” del romanzo storico anglosassone, preferendo una rappresentazione fedele della storia, creando una fusione tra finzione e vero.
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