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La Coscienza di Zeno: Un Romanzo Psicoanalitico di Italo Svevo, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Literatura Italiana ModernaPsicoanalisi in letteraturaNarrativa italiana

La coscienza di zeno è un romanzo psicoanalitico scritto da italo svevo e pubblicato nel 1923. Il libro presenta la confessione di zeno cosini, un individuo malato e inetto in continua ricerca di guarigione. La narrazione, svolta in prima persona, non segue un ordine cronologico, ma si articola intorno agli eventi principali della vita di zeno. Il protagonista, un commerciante con un rapporto conflittuale con il padre, cerca di scrivere sulla sua vita, ma si perde in divagazioni sui suoi tentativi fallimentari di smettere di fumare, la morte di suo padre, e la sua ricerca di una moglie. Il libro è una analisi della psiche di zeno, che cerca di sfuggire al 'tedio della vita coniugale' attraverso molteplici tentativi, a volte assurdi o controproducenti.

Cosa imparerai

  • Come Zeno cerca di guarire dalla sua malattia?
  • Che tipo di relazione ha Zeno con il padre?
  • Che temi tratta il romanzo 'La Coscienza di Zeno'?

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 24/11/2021

micaela-de-marco-2
micaela-de-marco-2 🇮🇹

4.8

(21)

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Scarica La Coscienza di Zeno: Un Romanzo Psicoanalitico di Italo Svevo e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! La coscienza di Zeno è un romanzo psicoanalitico di Italo Svevo, pubblicato nel 1923 dall'editore Cappelli a Bologna. Nella prefazione del libro il sedicente psicoanalista Dottor S (si pensa che fosse ispirato a Sigmund Freud o più verosimilmente a Edoardo Weiss) dichiara di voler pubblicare "per vendetta" alcune memorie, redatte in forma autobiografica da un suo paziente, Zeno Cosini, che si è sottratto alla cura che gli era stata prescritta. Gli appunti dell'ex-paziente costituiscono il contenuto del libro. Il romanzo è di fatto l'analisi della psiche di Zeno, un individuo che si sente malato e inetto ed è continuamente in cerca di una guarigione dal suo malessere attraverso molteplici tentativi, a volte assurdi o controproducenti. Il romanzo si presenta come se fosse la confessione di Zeno Cosini. La narrazione, svolta in prima persona, non segue un ordine cronologico, ma si articola focalizzandosi sugli eventi principali della vita di Zeno: l'ordine degli eventi è basato dunque sui rapporti analogici tra gli episodi ricordati. Svevo utilizza molto l'ironia e adotta un linguaggio non letterario, ma una lingua di uso quotidiano con dialetto triestino, toscano e qualche termine in tedesco. Zeno Cosini, il protagonista dell'opera, è un commerciante che proviene da una famiglia ricca, vive nell'ozio e ha un rapporto conflittuale con il padre, che si rifletterà su tutta la sua vita. Nell'amore, nei rapporti coi familiari e gli amici nel lavoro, egli prova un costante senso di inadeguatezza e di "inettitudine", che interpreta come sintomi di una malattia. Prefazione È questo uno dei capitoli più importanti, dato che rappresenta una finzione letteraria ben congegnata. Si tratta di poche righe firmate dal dottor S., lo psicanalista che ha in cura Zeno, il quale espone l'origine del libro. A causa dell'ingiustificata interruzione della terapia da parte di Zeno, proprio nel momento in cui essa stava dando i suoi frutti, il dottore, profondamente ferito nel suo orgoglio professionale, decide di vendicarsi del paziente, pubblicando quelle memorie che lui stesso ha consigliato a Zeno di scrivere come parte integrante della cura. Tali memorie, in cui Zeno ha accumulato menzogne e verità, sono i capitoli successivi del libro. È chiaro che questa finzione letteraria è anche una polemica contro la psicoanalisi, una forma di terapia che proprio in quegli anni iniziava velocemente ad affermarsi, soprattutto nell'Impero austro-ungarico, di cui Trieste faceva parte. L'iniziale S sarebbe interpretabile come la prima lettera del nome del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, anch'egli austriaco (di Vienna), ma potrebbe anche riferirsi all'autore stesso. Si è altresì a lungo ritenuto che il Dottor S. fosse l'analista triestino, nonché seguace di Freud, Edoardo Weiss. Lo studioso Giovanni Palmieri ha ipotizzato che si tratti dello psicologo ginevrino Charles Baudouin.!! Preambolo In questo capitolo, Zeno racconta i primi tentativi frustranti di scrivere qualcosa sulla sua vita, e si perde in divagazioni oniriche sulla sua infanzia, condizionate dalla recente visione del nipotino, figlio della cognata Anna Malfenti. Il fumo Il protagonista narra fatti che coprono tutta la sua vita. Oltre all'inettitudine, il suo grande problema è il vizio del fumo, del quale non riesce a liberarsi. Il protagonista, infatti, ricorda di aver iniziato a fumare già nell'adolescenza, a causa del rapporto conflittuale con il padre, al quale inizialmente rubava soldi per comprare le sigarette; in seguito, dopo essere stato scoperto, raccoglie i sigari fumati a metà sparsi per casa. Nonostante più volte si sia riproposto di smettere, non vi riesce proprio, e per questo si sente frustrato. | numerosi sforzi e tentativi non portano però a nessun risultato. Ogni volta che prova a smettere di fumare, Zeno decide di fumare un'"ultima sigaretta" (U.S.) e di annotare la data di questa. Dopo numerosi fallimenti Zeno si rende conto che fumare "ultime sigarette" è per lui un'esperienza piacevolissima, in quanto quelle assumono ogni volta un sapore diverso, causato dalla coscienza che dopo quelle non potrà fumarne più. Zeno si rivolge a facoltosi medici, riempie libri e addirittura pareti con la sigla U.S., ma non riesce a smettere: il tentativo dura moltissimi anni e non si realizza mai, neanche dopo essersi recato in una clinica specialistica dove, una volta pentitosi di avere iniziato la cura, corrompe erroneamente che la moglie lo stia tradendo con il Dottor Muli, il dottore della clinica. Il continuo rimandare un evento è tipico del nevrotico, che, in questo caso, può gustare sempre di più l'ultima sigaretta. Zeno inoltre indica il vizio del infermiera con l'alcol per scappare pensando fumo come causa dei cambiamenti repentini di facoltà universitaria (passa numerose volte dalla facoltà di chimica a quella di giurisprudenza). La morte di mio padre Zeno rievoca il rapporto conflittuale con suo padre, dando particolare attenzione ai suoi ultimi giorni di vita. Si tratta di una relazione ostacolata dall'incomprensione e dai silenzi. Il padre non ha alcuna stima del figlio, tanto che, per sfiducia, affida l'azienda commerciale di famiglia a un amministratore esterno, l'Olivi. A sua volta il figlio, che si ritiene superiore per intelletto e cultura, non stima il padre e sfugge ai suoi tentativi di parlare di argomenti profondi. Il più grande dei malintesi è l'ultimo, che avviene in punto di morte: quando il figlio è al suo capezzale, il padre, ormai incosciente, lo colpisce con la mano. Zeno non riuscirà mai a capire il motivo di quel gesto, se si fosse trattato di uno schiaffo assestato allo scopo di punirlo o soltanto di una reazione inconscia del padre ammalato. L'interrogativo produce un dubbio che accompagnerà il protagonista fino all'ultimo dei suoi giorni. Alla fine Zeno preferisce ricordare il padre come era sempre stato: "io divenuto il più debole e lui il più forte". Da questo capitolo fino al settimo (Storia di un'associazione commerciale) il racconto procede in successione cronologica, dal 1890, anno della morte del padre, al 1895, anno della morte di Guido Speier. La storia del matrimonio Zeno narra le vicende che lo portano al matrimonio. Il protagonista, alla disperata ricerca di una moglie, conosce quattro sorelle, le figlie di Giovanni Malfenti, con cui Zeno ha stretti rapporti di lavoro e per il quale nutre profonda stima, al punto che lo vede come una figura paterna dopo la morte del padre. Egli è accolto in casa Malfenti da una delle quattro fanciulle, Augusta, la quale, non essendo bella e mostrando riguardo verso il protagonista, viene da lui subito "esclusa" per un'eventuale proposta di matrimonio; sono escluse poco dopo anche Anna, in quanto essa ha solo otto anni, e Alberta, diciassettenne dai tratti ancora infantili. Zeno fa dunque la corte alla primogenita Ada, che considera seria, ma il suo sentimento non è ricambiato, perché ella lo considera troppo diverso da lei e incapace di cambiare. Ada, d'accordo con la famiglia, fa sì che Zeno eviti di farle visita per alcuni giorni. Quando Zeno torna a casa Malfenti, vi trova un altro uomo, Guido Speier, anch'egli interessato a Ada, ma ricambiato; questa figura scatena in Zeno sentimenti contrastanti: Guido è un "vincitore", che ha molto più successo di Zeno presso la famiglia Malfenti (ad esempio, suona il violino molto meglio). Infine Zeno, dopo mille ripensamenti, si decide a dichiarare il suo amore ad Ada, ma è respinto. Dopo il rifiuto, Zeno si rende conto di non voler rimanere da solo e soprattutto di non essere pronto a smettere di frequentare la famiglia di Giovanni Malfenti. Perciò la stessa sera fa la proposta di matrimonio prima ad Alberta, la terza sorella - la quale lo respinge perché desidera continuare i suoi studi -, e infine si accontenta di Augusta, la meno attraente delle sorelle, ma disposta a dedicare la sua vita a lui: si rivelerà una moglie ideale, pur consapevole che Zeno non la ama (al punto che considera l'idea di abbandonare Augusta il giorno del matrimonio). Anche la moglie di Giovanni, la suocera di Zeno, non è ingannata dalla grande passione che egli finge per Augusta, mentre Giovanni è convinto che Zeno sia un esempio di amore. Anche Guido e Ada si fidanzano. Anche se ad Augusta Zeno rimane legato da un sincero e tiepido affetto, perché gli garantisce una comoda e sicura vita familiare, ciò non gli impedisce di trovarsi un'amante, Carla. Augusta costituisce nel romanzo una figura femminile dolce e tenera, che si prodiga per il proprio marito. In lei Zeno trova la figura materna che cercava e un conforto sicuro mancatogli nell'infanzia; per lui rappresenta "la salute personificata". La moglie e l'amante Zeno racconta il rapporto con la sua amante. Il rapporto conflittuale di Zeno Cosini con la sfera femminile (la sua patologia è stata bollata dallo psicologo come sindrome edipica) è evidenziato anche dalla ricerca dell'amante. Zeno accenna a tale esperienza come un rimedio per sfuggire al «tedio della vita coniugale». La verità è che però Zeno non lascia la sua amante, è Carla che lascerà Zeno. AI contrario Guido lascerà la sua amante ma troppo tardi perché Ada lo lascerà proprio per quel motivo. Quella con Carla Gerco è un'«avventura insignificante». Lei è solo una «povera fanciulla», che inizialmente suscita in lui un istinto di protezione. All'inizio Zeno e Carla sono legati da una relazione basata sul semplice desiderio fisico, ma successivamente essa viene sostituita da una vera e propria passione. Anche Carla subisce dei cambiamenti: prima insicura, diventa poi una donna energica e dignitosa e finisce con l'abbandonare il suo amante a favore di un maestro di canto, che Zeno stesso le ha presentato e pagato.
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