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Il Colonialismo e le Origini del Totalitarismo in Italia e Germania, Schemi e mappe concettuali di Storia

L'ingresso dell'italia e della germania nella prima e seconda guerra mondiale, il collasso della repubblica di weimar e la nascita del totalitarismo in italia, germania e spagna. Il testo illustra come le politiche aggressive di questi paesi e l'instaurazione di dittature rivoluzionarie contribuirono alla seconda guerra mondiale. Vengono inoltre trattati i patti lateranensi e la fondazione della onu.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

In vendita dal 26/02/2024

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Scarica Il Colonialismo e le Origini del Totalitarismo in Italia e Germania e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! SINTESI DI STORIA PER ESAME DI MATURITA’ 1) GIOVANNI GIOLITTI ASPETTI E VICENDE DEL PERIODO GIOLITTIANO Quando in Italia sale sul trono il figlio Vittorio Emanuele III (1869-1947) che affida il governo al liberale Giuseppe Zanardelli, egli nomina ministro degli Interni Giovanni Giolitti. Per spiegare Giolitti bisogna fare un inquadramento storico su quello che succede un po' prima in Italia tra la fine dell’800 e i primi del ‘900. 1. Operai e contadini lottano per ottenere salari più alti e condizioni di lavoro più umane. (Sciopero) 2. Gli scontri vengono respinti con le armi: Si spara sulla folla (repressione armata di Bava Beccaris ) 3. Re Umberto I viene assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci. I 10 anni di Governo di Giolitti Il nuovo Re Vittorio Emanuele III, nomina Giolitti capo del Governo. Lui è un liberale; vuole che la libertà e i diritti inviolabili dell’uomo vengano garantiti dalla legge. Attua: · politica di mediazione. · Non usa più la repressione armata · riconosce il diritto di sciopero e di associazione: Nascono i sindacati Il suo obiettivo è · coinvolgere grandi movimenti di massa (tante persone) nella gestione dello stato per …. · ottenere una maggioranza stabile. La sua politica interna Trasformismo - politica dei pesi e contrappesi: In parlamento fa accordi con politici e/o gruppi politici che hanno idee distanti dalle sue. Giolitti ottiene così la maggioranza, ma in parlamento si fanno strada pratiche poco trasparenti: § corruzione § opportunismo (io faccio qualcosa per te perché tu fai qualcosa per me: io ti do se tu mi dai) § clientele § … sono “pratiche” che ci sono anche adesso. · Si sospettano anche accordi con la malavita per ottenere i voti al sud La conquista però è una delusione. Gli Italiani scoprono che la Libia non ha terre fertili, né ricche di minerali, né di materie utili all’industria. In realtà la Libia ha dei ricchi giacimenti petroliferi, ma questi vengono scoperti alla fine della seconda guerra mondale, quando la Libia non è più colonia italiana… PARTITI E MOVIMENTI POLITICI IN ETÀ GIOLITTIANA I cattolici. Durante l’età giolittiana, in campo cattolico si sviluppa il movimento democratico- cristiano guidato da un sacerdote marchigiano, Romolo Murri, la cui azione è fortemente osteggiata da papa Pio X, che arriva a scomunicarlo. Questo, però, non impedisce lo sviluppo del movimento sindacale cattolico e la formazione di «leghe bianche». In Sicilia il movimento contadino cattolico si sviluppa sotto la guida di don Luigi Sturzo. Sul piano politico, le forze clerico-moderate stabiliscono alleanze elettorali, in funzione conservatrice, con i liberali: tale linea politica riceve piena consacrazione, nelle elezioni del 1913, con il Patto Gentiloni, in virtù del quale i cattolici accettano di votare per quei candidati liberali che si impegnino, a loro volta, ad opporsi a qualsiasi legislazione anticlericale. II socialisti. Il socialismo si sviluppa nei primi anni del Novecento. La corrente riformista interna al PSI è favorevole alla politica di Giolitti, in quanto i suoi leader — tra cui Turati — pensano che solo tramite la collaborazione con la borghesia progressista sia possibile ottenere delle riforme. Durante il congresso di Bologna del 1904, le correnti rivoluzionarie ottengono però la guida del partito e pochi mesi più tardi indicono il primo sciopero generale nazionale italiano, che mostra tutti i gravi limiti organizzativi del Partito socialista. Nel 1912, dopo l’espulsione dei riformisti, i rivoluzionari tornano a controllare il partito. Uno dei leader di spicco degli intransigenti diviene il giovane Benito Mussolini, eletto nello stesso anno direttore del quotidiano «L’Avanti». I nazionalisti. Il movimento dei nazionalisti, sorto intorno alla rivista «Il Regno», si estende grazie all’eloquenza di Gabriele D’Annunzio e nel 1910 diviene una forza politica a carattere antiliberale, antiparlamentare e militarista. Dopo la guerra di Libia, i nazionalisti guadagnano supporti più ampi dichiarando il loro disprezzo per la cosiddetta «Italietta» di Giolitti e la loro volontà di avere un’Italia potente e militarmente forte. LA FINE DEL GIOLITTISMO Giolitti si dimostra sempre meno in grado di controllare la situazione politica e nel 1914 rassegna le dimissioni, indicando al re, come suo successore, Antonio Salandra. Nei progetti giolittiani c’è l’idea di un ritorno al potere, ma la situazione è molto cambiata: il contrasto tra destra e sinistra provoca un inasprimento delle tensioni sociali, che si sarebbero poi sedate solo alla vigilia della «grande guerra». Tra il 7 e il 14 giugno del 1914, il paese è scosso dalla cosiddetta «settimana rossa»: un’ondata insurrezionale contro il divieto governativo di svolgere manifestazioni antimilitariste. A capo del movimento di protesta si trovano: Pietro Nenni, Benito Mussolini ed Enrico Malatesta. L’uccisione di tre dimostranti provoca un’ondata di scioperi in tutto il Paese. LA PRIMA GUERRA MONDIALE Allo scoppio del conflitto e alla sua successiva estensione su scala mondiale concorrono una serie di tensioni preesistenti, nonché di errori tattici e di valutazione dei paesi interessati. Innanzitutto, la Germania ha imboccato la strada di una rapida industrializzazione, cosa che preoccupa molto l’Inghilterra, che teme soprattutto la perdita della sua supremazia navale. In secondo luogo, la Francia nutre propositi di rivincita (revanscismo) contro la Germania e l’ambizione di recuperare l’Alsazia e la Lorena. Infine, i rapporti tra impero austro-ungarico e Russia sono molto tesi per i continui scontri dei rispettivi interessi nei Balcani. Questi i motivi principali, cui si aggiungono i sentimenti nazionalisti che animano gli europei e che si acuiscono soprattutto nelle popolazioni che aspirano all’indipendenza. GLI ATTORI E LE STRATEGIE L’evento che scatena la Prima guerra mondiale è l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, il 28 giugno 1914 a Sarajevo. L’Austria reagisce inviando un duro ultimatum che la Serbia, forte del sostegno offertole dalla Russia, accetta solo in parte; il 28 luglio 1914 l’Austria dichiara guerra alla Serbia e immediatamente il governo russo ordina la mobilitazione generale delle forze armate. La Germania interpreta l’intervento russo come una minaccia e invia alla Russia un ultimatum. Al rifiuto dello zar, dichiara guerra (1° agosto). Nello stesso giorno, la Francia, legata alla Russia da un trattato, mobilita le sue forze armate, la Germania risponde con un ultimatum e con la dichiarazione di guerra (3 agosto). La tattica tedesca — «piano Schlieffen» — prevede di invadere la Francia passando attraverso il Belgio, nonostante la sua neutralità sia sancita da un trattato firmato anche dalla Germania, per poi dirigere il grosso delle truppe contro la Russia. Il 5 agosto, dopo che la Germania ha invaso il Belgio, la Gran Bretagna scende in campo contro gli imperi centrali. Guerra di posizione. Gli eserciti scesi in campo nella «grande guerra» non hanno precedenti per dimensioni, ma le strategie sono ancora legate alle esperienze del secolo precedente e puntano, in particolare, sulla tattica della guerra di movimento e non di posizione. Agli inizi dello scontro bellico, i tedeschi pensano di poter conquistare facilmente il territorio francese, ma, una volta giunti lungo il corso della Marna, vengono bloccati dalle truppe transalpine e comincia la cosiddetta guerra di logoramento ovvero la guerra di posizione. A quel punto, la vera protagonista del conflitto diviene la trincea: la vita monotona ma dura che vi si svolge è interrotta solo saltuariamente da grandi e sanguinose offensive, prive di reali risultati. LA POSIZIONE DELL’ITALIA: DALLA NEUTRALITÀ ALL’INTERVENTO Allo scoppio del conflitto, l’Italia si dichiara neutrale (3 agosto 1914), forte del fatto che la Triplice Alleanza ha carattere difensivo, mentre in questo caso l’aggressore è l’Austria. Successivamente, le forze politiche e l’opinione pubblica si dividono tra interventisti e neutralisti. Interventisti. Nella schiera degli interventisti, appoggiati dalla monarchia, confluiscono: gli irredentisti, i social-riformisti, i radicali (che concepiscono la guerra come l’ultima campagna risorgimentale contro l’Austria per la liberazione di Trento e Trieste), i nazionalisti (che esaltano gli ideali imperialistici di «sacro egoismo» e di potenza) e Benito Mussolini che, espulso dal Psi, sul suo nuovo quotidiano, «Il Popolo d’Italia», predica le virtù rigeneratrici e rivoluzionarie della guerra. Neutralisti. I neutralisti, che rappresentano la maggioranza del paese, sono invece: i socialisti (di tradizione pacifista e antimilitarista), i cattolici (per le direttive pacifiste del pontefice Benedetto IV) e Giolitti (favorevole a trattative diplomatiche per recuperare i territori). Intanto il governo Salandra-Sonnino apre trattative con l’Intesa, con la quale stipula il Patto di Londra (26 aprile 1915) che impegna l’Italia ad entrare in guerra entro un mese a fianco di Inghilterra, Francia e Russia in cambio del Trentino, del Sud Tirolo, della Venezia- Giulia, della penisola istriana (esclusa la città di Fiume), di parte della Dalmazia e delle isole adriatiche. L’Italia entra in guerra. Per intimidire la Camera dei Deputati, chiamata a ratificare il Patto di Londra, gli interventisti inscenano violente manifestazioni (le «radiose giornate»), così l’Italia il 23 maggio 1915 dichiara guerra all’Austria. Il comando dell’esercito viene affidato al generale Luigi Cadorna, che si appresta ad affrontare le truppe austriache lungo il corso dell’Isonzo e sulle alture del Carso. Cadorna sferra quattro attacchi — le prime quattro battaglie dell’Isonzo — senza alcun successo. Nel giugno 1916 l’esercito austriaco passa al contrattacco, tentando di penetrare nella pianura veneta passando dal Trentino. L’offensiva, nota come Strafexpedition («spedizione punitiva»), coglie gli italiani di sorpresa: è un duro colpo psicologico, che costringe il presidente del Consiglio a rassegnare le dimissioni. Salandra viene sostituito da un ministero di coalizione nazionale presieduto da Paolo Boselli. Nel corso del 1916 vengono poi combattute altre cinque battaglie dell’Isonzo, tutte sanguinose ma senza alcun risultato. Il 1917 è l’anno più difficile della guerra; le truppe di Cadorna sono stanche e anche la popolazione civile dà segni di malcontento. Il comando tedesco decide di rafforzare l’esercito e attacca le truppe italiane sull’alto Isonzo, nei pressi del villaggio di Caporetto. La manovra ha successo e i soldati italiani sono costretti alla resa, lasciando in mano al nemico un’enorme porzione di territorio e 30.000 prigionieri. Cadorna addossa le colpe della disfatta ai suoi uomini, ma l’errore è stato del comando, sicché è sostituito da Armando Diaz, mentre a capo del governo viene posto Orlando. La sconfitta di Caporetto trasforma la guerra nella difesa del territorio nazionale, il che contribuisce a rendere le truppe italiane più combattive. Nel giugno 1918, gli austriaci tentano il colpo decisivo lungo il Piave, ma vengono respinti. Il 24 ottobre gli italiani lanciano la loro offensiva e, anche grazie alla defezione delle truppe di nazionalità non tedesca presenti nell’esercito austriaco, sconfiggono i nemici nella battaglia di Vittorio Veneto e li costringono a firmare l’Armistizio di Villa Giusti, che entra in vigore il 4 settembre. LE FASI DEL CONFLITTO Il fronte orientale. Le truppe tedesche attaccano i russi sconfiggendoli nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri. In questa prima fase del conflitto i tedeschi ottengono alcuni successi: prima contro i russi, che devono abbandonare la Polonia, poi contro la Serbia, che viene invasa e conquistata. Nel corso del 1916, i russi recuperano parte dei territori persi l’anno precedente, il che induce i rumeni a intervenire nel conflitto a fianco dell’Intesa, ma la Romania subisce la stessa sorte della Serbia. Nel 1917 la rivoluzione bolscevica in Russia porta alla disgregazione dell’esercito e spinge il governo rivoluzionario di Lenin a chiedere una pace «senza annessioni e senza indennità». La Pace di Brest- Litovsk, stipulata il 3 marzo 1918, comporta per la Russia gravi perdite territoriali, ma Lenin riesce a salvare il nuovo Stato socialista. Il fronte occidentale. Nell’estate del 1914 i tedeschi invadono la Francia passando attraverso il Belgio e si attestano lungo il corso della Marna, a pochi chilometri da Parigi. Le truppe francesi comandate dal generale Joffre riescono però a respingerli e a farli arretrare lungo i fiumi Aisne e Somme. Gli eserciti contrapposti restano pressoché immobili per tutto il corso del 1915. All’inizio del 1916 i tedeschi cercano di attaccare la piazzaforte di Verdun; l’attacco dura quattro mesi e si risolve in una carneficina che costa ai due schieramenti 900mila morti. Nel marzo 1918 i tedeschi entrano a Saint Quentin e ad Arras e nel mese di giugno sono nuovamente sulla Marna. L’Inghilterra invia truppe in aiuto degli alleati francesi, che in agosto, ad Amiens, infliggono ai tedeschi l’unica vera sconfitta da essi subìta sul fronte occidentale. È allora che l’alto comando germanico capisce di aver perso la guerra. Trotzkij, che giudica Stalin «un traditore degli ideali comunisti», si è reso fautore della teoria leninista dell’espansione del processo rivoluzionario nel mondo fino alla completa distruzione del capitalismo, mentre Stalin propende per la teoria del «socialismo in un solo paese». La collettivizzazione. Nel 1928 Stalin decide di porre fine alla Nep e di dare inizio all’industrializzazione forzata. Il primo ostacolo sulla via di un’economia collettivizzata e industrializzata sono i kulaki (ricchi contadini), che vengono eliminati fisicamente. Più in generale, tutti coloro che si oppongono alla collettivizzazione vengono arrestati, deportati in Siberia o fucilati. I piani quinquennali. Il vero obiettivo della collettivizzazione non è aumentare la produzione agricola, bensì favorire l’industrializzazione. A tale scopo, nel 1928 è varato il primo piano quinquennale per l’industria, al termine del quale, nel 1932, la produzione industriale risulta aumentata del 50%; nel 1933 è poi varato il secondo piano quinquennale, che aumenta la produzione del 120%. II produttivismo di massa culmina nello stachanovismo. Le «grandi purghe». I successi economici dell’URSS aumentano di pari passo con l’inasprirsi del carattere repressivo del governo di Stalin, che attua con epurazioni di massa dei dirigenti bolscevichi, dei quadri dell’industria di stato e dei vertici militari. Ciò avviene nel periodo delle cosiddette «grandi purghe» (19341938), gigantesche repressioni poliziesche che fungono da veri e propri strumenti di terrore e vengono condotte con estremo arbitrio, al punto che le vittime sono spesso prelevate, deportate o fucilate senza sapere neanche di che cosa siano accusate. SOCIETA’ DI MASSA Per società di massa si intende quella società nella quale la maggioranza della popolazione partecipa attivamente alla produzione, alla distribuzione e al consumo dei beni, nonché alla vita politica e culturale attraverso l’uso dei mezzi di comunicazione. I cittadini vivono nei grandi agglomerati urbani, a stretto contatto tra di loro; i loro rapporti tuttavia non fanno più a capo a piccole comunità solidali, ma alle grandi istituzioni: gli Stati, i Partiti, i Sindacati e le altre organizzazioni di massa. I cittadini non producono più ciò che consumano ma partecipano attivamente ai meccanismi dell’economia di mercato (comprando ciò di cui hanno bisogno). Grazie alle trasformazioni politiche- economiche- culturali della Seconda Rivoluzione Industriale si è sviluppata una società uniformata e omogenea. Con la Terza Rivoluzione Industriale, la società di massa si diffonderà in tutto il pianeta dando luogo alla globalizzazione. Alla fine dell’800, in Francia, Germania, Svizzera introdussero il suffragio universale maschile; in Italia avvenne solo nel 1912. L’estensione del diritto di voto alle masse provocò un mutamento sostanziale nella politica degli Stati: Si formò il Partito politico di massa. Contemporaneamente sorsero le organizzazioni sindacali a livello nazionale che superava l’impostazione tradizionale basata sulle associazioni di mestiere, che potevano contare su milioni di iscritti, con una limitata presenza sul territorio. Nacquero in Inghilterra, Francia e in Italia. Lo sciopero era lo strumento di lotta, utilizzato per dare più forza alle rivendicazioni operaie. La diffusione dei beni di consumo migliorò la vita di molte famiglie; insieme all’illuminazione elettrica, acqua potabile e alle automobili; si diffusero i mass media (radio, tv, quotidiani). Fu la stampa quotidiana e periodica a incrementare maggiormente la produzione e la vendita. Nell’economia assunse un ruolo importante il Terziario (i servizi); nel campo scolastico, l’istruzione venne considerata un’opportunità da offrire a tutti i cittadini. Nella prima metà dell’800 si affermò l’idea di nazione in Europa, a partire dal 1850 assunse un ruolo reazionario e militaresco; fino a diventare ideologia di guerra (I e II conflitto mondiale), questo mutamento viene spiegato con la distinzione tra principio di nazionalità e nazionalismo. Il razzismo consiste nel ritenere che esistano razze superiori e inferiori, la razza superiore ha il diritto di sottomettere quella inferiore. Il razzismo tedesco affondò le sue radici nel mito del popolo, il volk, concepito come comunità di sangue legata alla terra. Il successo del razzismo fu legato ad un’isteria collettiva che pervase l’Europa fra ‘800 e ‘900. IL PRIMO DOPOGUERRA Il dopoguerra è caratterizzato da una grande crisi economica che sconvolge tutto l’Occidente. Non desta minor preoccupazione la svolta repressiva che di lì a pochi anni porterà all’affermazione del fascismo e del nazismo. In Germania Hitler prende il potere, in URSS a Lenin succede, Stalin, in Spagna un altro dittatore, Franco si impone con un colpo di Stato. Negli Stati Uniti si afferma la politica proibizionista che incrementa il gangsterismo. In Cina c’è l’ascesa al potere di Mao Tse- tung. IL MALCONTENTO ITALIANO ALL’INDOMANI DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE Nel primo dopoguerra in Italia si assiste alla crisi della classe dirigente liberale, che favorisce la nascita nel 1919 del Partito Popolare Italiano (PPI), fondato dal sacerdote don Luigi Sturzo, e l’incremento del Partito socialista che si afferma come primo partito d’Italia. La divisione interna del PSI in tre schieramenti (gruppo riformista, gruppo massimalista e gruppo comunista) rende più debole la sinistra, incapace di superare la crisi sociale. La situazione è resa ancor più difficile dall’insoddisfazione per i territori che l’Italia avrebbe dovuto ottenere nella Conferenza di Parigi (“vittoria mutilata”). La protesta sfocia nell’occupazione di Fiume da parte di D’Annunzio e di alcuni militari ribelli che proclamano l’annessione di Fiume all’Italia e vi istituiscono una reggenza provvisoria. Tra le organizzazioni di ispirazione nazionalistica si distinguono i Fasci di combattimento, un movimento fondato nel 1919 da Benito Mussolini, cui aderiscono soprattutto ex combattenti disoccupati. L’AVVENTO DEL FASCISMO Nel 1919 Benito Mussolini fonda il MOVIMENTO DEI FASCI DI COMBATTIMENTO, che inizialmente si schiera a sinistra dichiarandosi repubblicano e chiedendo riforme sociali. L’ESALTAZIONE DELLA FORZA E DELLA VIOLENZA rimane una costante del nuovo movimento che, nel 1919, si struttura militarmente: i militanti, vestiti di una camicia nera, sono inquadrati in squadre di azione. Ha inizio, così, il fenomeno dello squadrismo, in virtù del quale le CAMICIE NERE cominciano a compiere spedizioni punitive contro le organizzazioni socialiste e popolari, sostenute dagli industriali e da vari organi dello Stato. Nelle elezioni del 1921, l’inserimento dei fascisti nella lista blocco nazionale permette il loro primo ingresso in parlamento. Nello stesso anno MUSSOLINI FONDA IL PARTITO NAZIONALE FASCISTA (PNF- 1921) per meglio inserirsi nel gioco politico ufficiale. Durante il congresso fascista tenutosi a Napoli pochi mesi dopo, viene DECISA UNA MARCIA SU ROMA che ha luogo il 28 ottobre. Il governo Facta dichiara lo stato d’assedio: L’ESERCITO POTREBBE FACILMENTE SBARAZZARSI DELLE SQUADRE FASCISTE, MA IL RE VITTORIO EMANUELE III SI RIFIUTA DI FIRMARE LA PROCLAMAZIONE DELLO STATO D’ASSEDIO E, DOPO LE DIMISSIONI DI FACTA, INCARICA MUSSOLINI DI FORMARE UN NUOVO GOVERNO. Il 30 ottobre migliaia di «camicie nere» entrano a Roma. 1922-1924 FASE LEGALITARIA DEL FASCISMO Nel 1923 il filosofo Gentile fu incaricato di riorganizzare la scuola, che fu organizzata separando la formazione professionale e tecnica da quella liceale ed esaltando la cultura umanistica rispetto a quella scientifica. La distinzione a livello sociale era netta: i licei per formare la classe dirigente matrimonio religioso, insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, libertà di azione per le organizzazioni cattoliche e mantenimento del clero da parte dello stato. PS Ricordare la guerra franco- prussiana. Nella battaglia di Sedan (1870) Napoleone viene sconfitto da Bismarck. La chiesa perde la protezione della Francia. Il contenzioso tra chiesa e stato italiano parte da lì e si chiude solo coi patti lateranensi nel 1929 I poteri del duce. Al re spettano il comando supremo delle forze armate, la scelta dei senatori, la nomina e la revoca del capo del Governo. In realtà, pur lasciando formalmente in vigore lo Statuto albertino, Mussolini lo priva di ogni significato. Inoltre, il potere legislativo viene delegato al governo, mentre assume una valenza istituzionale il Gran consiglio del fascismo, il cui parere, a partire dal 1928, diventa obbligatorio per le questioni di carattere costituzionale. LA COSTRUZIONE DEL CONSENSO MUSSOLINI SI RIVOLSE AI GIOVANI CHE FURONO INQUADRATI IN ORGANIZZAZIONI CHIAMATE OPERA NAZIONALE BALILLA, DOVE I BAMBINI VENIVANO “ADDESTRATI” AD OBBEDIRE E A SVOLGERE ATTIVITÀ GINNICHE. I GIOVANI VENIVANO DIVISI PER FASCE D’ETÀ: I FIGLI DELLA LUPA (LE RAGAZZE FIGLIE DELLA LUPA), FINO AGLI OTTO ANNI; I BALILLA (PICCOLE ITALIANE), FINO AI DODICI E GLI AVANGUARDISTI (GIOVANI ITALIANE) FINO AI GUF ( GIOVANI UNIVERSITARI FASCISTI). IL SUO MOTTO ERA “LIBRO E MOSCHETTO, FASCISTA PERFETTO”. MUSSOLINI SI CONCENTRÒ MOLTO SUL GIORNALISMO PER RAGGIUNGERE IL CONSENSO. RADIO E CINEMA ERANO ESSENZIALI PER COMUNICARE CON UN POPOLO ANALFABETA. ANCHE LA STAMPA ERA SOTTOPOSTA A RIGIDI CONTROLLI. IN PARTICOLARE, IL CINEMA FU UN FORTE STRUMENTO DI PROPAGANDA E UN’ARMA POLITICA CON LA NASCITA DELL’ISTITUTO LUCE E DI CINECITTÀ, IN QUANTO LO STATO FINANZIÒ NUMEROSE PELLICOLE STORICHE PROPAGANDISTICHE. CAMPO SOCIALE La Politica demografica del regime aveva come obiettivo portare la popolazione italiana da 40 a 60 milioni. Inserita una tassa sul celibato. In particolare, fu fondata l’Opera nazionale per la maternità e l’infanzia (il regime dava molta importanza ai figli, anche nati fuori dal matrimonio), che assisteva le madri e i bambini bisognosi e l’Opera nazionale dopolavoro, con il compito di mettere a profitto il tempo libero. Le mamme con il maggior numero di figli venivano premiate. Inventato INA istituto nazionale assicurazione. L’istituto nazionale della previdenza sociale era già stato creato dalla sinistra storica di Crispi. Il progetto della sbracciantizzazione prevedeva la Bonifica dei territori italiani ( 6%) in modo che braccianti e mezzadri avrebbero potuto diventare piccoli proprietari terrieri . Non va in porto la sbracciantizzazione che non si realizza perché il regime difende gli interessi dei proprietari terrieri e degli imprenditori La politica interna. Il fascismo crede di individuare nel corporativismo la terza via tra capitalismo e socialismo. Il corporativismo fascista, i cui principi generali sono enunciati, nel 1927, nella Carta del lavoro, vengono poi istituzionalizzati con la creazione delle CORPORAZIONI (1934), raggruppanti imprenditori e lavoratori nelle diverse categorie, e con la fondazione della Camera dei fasci e delle corporazioni (1939), che sostituisce la Camera dei deputati. Le corporazioni erano nate per ridurre le conflittualità imprenditori/lavoratori ma l’obiettivo non viene raggiunto perché il regime difende gli interessi dei proprietari terrieri e degli imprenditori. Nel 1925, intanto, lo Stato è già passato a una linea protezionistica, puntando sulla deflazione, sulla stabilizzazione della lira e su un maggiore coinvolgimento del settore pubblico in campo economico (Stato imprenditore). L’intervento statale maggiore si ha in campo industriale e creditizio con la creazione dell’IMI (ISTITUTO MOBILIARE ITALIANO) e DELL’IRI (ISTITUTO PER LA RICOSTRUZIONE INDUSTRIALE): il primo ha il compito di sostituire le banche nel sostegno all’industria; il secondo, valendosi di fondi statali, rileva le partecipazioni industriali dalle banche in crisi, acquisendo il controllo di alcune importanti imprese. LIRI esiste ancora oggi. La ripresa dalla crisi avviene anche grazie a una forte riduzione dei salari e dei consumi. LA POLITICA ESTERA Mussolini aveva raggiunto una situazione stabile con le altre potenze europee, e l’Italia aveva rafforzato i suoi rapporti con l’Austria fermando Hitler ed evitando l’inclusione dell’Austria alla Germania, espressamente proibita dagli accordi della Pace di Parigi. Questo intervento era coerente con la politica di collaborazione con Francia e Regno Unito e culminò nell’accordo in funzione 13 milioni di azioni, a meno della metà del loro valore nominale. Successivamente le banche che avevano fatto investimenti fallirono e chiusero. Tra gli effetti negativi di questo avvenimento troviamo: la caduta degli investimenti da parte delle aziende, la contrazione dei consumi, la successiva caduta dei prezzi dei beni e infine la vastissima disoccupazione. Questa situazione aggravò in particolar modo la Repubblica di Weimar, in quanto, nonostante la ripresa economica data dal Piano Dawes, era ancora in una situazione di precarietà. Il popolo tedesco impaurito e insicuro, si fidò del partito di destra. Hitler promise uno Stato forte, capace di riconquistare il ruolo di grande potenza. Così alle elezioni del 1930 i socialdemocratici si confermarono il Partito più forte e i nazisti diventarono la seconda forza del Parlamento. Alle elezioni del 1932 i nazisti diventarono il primo partito del Paese, ma Hitler, che non aveva la maggioranza parlamentare non voleva stringere un’alleanza con i partiti moderati, infatti il suo obiettivo era quello di rovesciare il sistema vigente per imporre il proprio potere personale sulla Germania. CI fu una situazione di stallo che richiese il ricorso a nuove votazioni pochi mesi dopo le precedenti, dove le squadre armate di Hitler raggiunsero il massimo e la Nsdap conquistò 196 seggi. HITLER AL POTERE E CADUTA DI WEIMAR Il 30 gennaio 1933 il presidente Hindenburg decise di offrire l’incarico di Cancelliere a Adolf Hitler. Di lì a poco la Repubblica di Weimar (essa ebbe vita breve, dal 1919 al 1933) CROLLÒ A CAUSA DELLE DURISSIME CONDIZIONI DI PACE IMPOSTE ALLA GERMANIA ALLA FINE DELLA GUERRA, della mancata riforma della burocrazia e dell’esercito imperiali e dalla debolezza della vita parlamentare tedesca causata dalla litigiosità delle forze tedesche. Inoltre, LA CRISI ECONOMICA seguita al crollo di Wall Street e, in particolare, la presenza di Hitler come leader che non voleva governare con le regole della democrazia portarono alla caduta della Repubblica di Weimar. Una volta divenuto cancelliere Hitler chiese a Hindenburg (il presidente) lo scioglimento immediato del Reichstag e nuove elezioni. POCHI GIORNI PRIMA DELLE ELEZIONI L’EDIFICIO DELLO STESSO REICHSTAG ANDÒ DISTRUTTO IN UN INCENDIO. L’attentato sembrò provenire dai nazisti che però diedero la colpa ai comunisti, rendendo così possibile la sospensione dei diritti dei cittadini e consentiva gli arresti arbitrari. Il clima di intimidazione fece ottenere il 44% dei voti alla Nsdap e successivamente i deputati furono minacciati di violenze personali, così Hitler ottenne l’appoggio dei cattolici e il 23 marzo 1933 OTTENNE PIENI POTERI PER QUATTRO ANNI, eliminando la democrazia tedesca. Il programma nazista si attuò attraverso le seguenti misure: La Costituzione fu immediatamente sospesa; I sindacati furono sciolti e tutti i partiti politici, ad eccezione di quello fascista, furono aboliti; Comincia l’accentramento politico; La magistratura si mostrò pronta a emettere sentenze di morte contro gli oppositori; Gli elementi sgraditi furono espulsi dall’amministrazione pubblica e sostituiti con personale fidato. Nel novembre 1933 ci furono nuove elezioni, cui nessun oppositore poté partecipare e la Nsdap ottenne il 92% dei suffragi. Il 2 agosto 1934 Hidenburg morì e HITLER OTTENNE LA CARICA DI PRESIDENTE, DIVENTANDO CAPO DEL PAESE, DEL GOVERNO E DELLE FORZE ARMATE. La carica di presidente fu però sostituita dal titolo di Fuhrer, successivamente, i tedeschi confermarono questa decisione attraverso un plebiscito e così HITLER DIVENNE CAPO DEL TERZO REICH FINO ALLA SUA MORTE. Nel 1934 Hitler si liberò anche degli avversari interni, ovvero le SA, seguaci di Ernst Rohm. La notte del 30 giugno venne nominata “NOTTE DEI LUNGHI COLTELLI” in quanto Hitler ne ordinò l’eliminazione violenta, centinaia di commilitoni di Rohm vennero prelevati e uccisi. L’operazione avvenne con l’appoggio delle forze armate, ma A ESEGUIRE GLI ORDINI MATERIALMENTE FURONO LE SS DI HIMMLER, CREATE COME GUARDIE PERSONALI DI HITLER. Negli anni del regime le SS diressero la GESTAPO, OVVERO LA POLIZIA SEGRETA ed ebbero il controllo dei Lager (il primo fu Dachau), ovvero campi di lavoro forzati in cui venivano rinchiusi oppositori o coloro ritenuti diversi. LEGGI RAZZIALI In particolare, gli ebrei furono al centro delle persecuzioni naziste a causa dell’impostazione razzista del Mein Kramp. Hitler avviò la discriminazione degli ebrei e renderlo possibile, fu fondamentale un pacchetto legislativi noto come “Leggi di Norimberga” (1935), con i quali gli ebrei furono definiti “razza inferiore” dal punto di vista biologico e sociologico. Le leggi privarono agli ebrei la cittadinanza e il diritto di voto, la pratica professionale e l’accesso alle scuole. Inoltre, furono espropriati dei loro beni ed erano limitati nella libertà di movimento. Infine, furono impediti i matrimoni misti e rapporti tra ebrei e cittadini di razza ariana: questi furono i primi provvedimenti eugenetici. L’eugenetica è il complesso di teorie e pratiche che hanno lo scopo di “perfezionare” la razza umana, selezionando i soggetti ritenuti migliori ed evitando la trasmissione di quelle che sono considerate tare ereditarie. Il nazismo da riferimento a convinzioni pseudoscientifiche diffuse nella seconda metà dell’Ottocento. Per il raggiungimento di questo obiettivo vennero sterilizzati i malati mentali e i bambini affetti da malattie fisiche o psichiche vennero soppressi. Inoltre, cominciò l’“Operazione T4” dove vennero uccisi nelle camere a gas disabili e malati mentali. Tutto ciò fu accompagnato da intimidazioni e violenze, in particolare, la notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, denominata “notte dei cristalli”, furono distrutti 7000 esercizi commerciali di RIVOLUZIONE D’OTTOBRE La seconda parte della Rivoluzione avvenne nella notte tra il 24 e il 25 ottobre quando fu assalito il Palazzo d’inverno, la sede dello zar russo. Io 25 ottobre si formò un governo rivoluzionario, presieduto da Lenin e Stalin. Il governo rivoluzionario emanò diversi provvedimenti fondamentali: Decreto sulla pace, la Russia annunciava la volontà di abbandonare la guerra; Requisizione delle terre ai proprietari terrieri; Il controllo delle fabbriche passò agli operai e agli impiegati; Nazionalizzazione delle banche. Inoltre, si costituì una nuova polizia segreta: la Ceka, che aveva il compito di imprigionare gli oppositori. ELEZIONI 1918 Nel gennaio 1918 si riunì l’Assemblea Costituente, elette a suffragio universale, con il compito di dare una nuova Costituzione alla Russia. I seguaci di Lenin (bolscevichi) avevano ottenuto 175, mentre i social-rivoluzionari (menscevichi) 410. Lenin scioglie con la forza l’Assemblea e non accetta l’esito delle urne. Proclamò come unici centri di potere i soviet e il partito bolscevico (che prese il nome di partito comunista) e si instaurò la dittatura rivoluzionaria del partito. furono venduti 13 milioni di azioni, a meno della metà del loro valore nominale. Successivamente le banche che avevano fatto investimenti fallirono e chiusero. Tra gli effetti negativi di questo avvenimento troviamo: la caduta degli investimenti da parte delle aziende, la contrazione dei consumi e la successiva caduta dei prezzi di dei beni e infine la vastissima disoccupazione. Questa situazione aggravò in particolar modo la Repubblica di Weimar, in quanto, nonostante la ripresa economica data dal Piano Dawes, era ancora in una situazione di precarietà. In America, Keynes idealizza una teoria secondo cui un rafforzamento delle infrastrutture avrebbe potuto far riprendere l’economia, ma ciò non accade in Germania. Il popolo impaurito e insicuro, si fidò del partito di destra, infa9 Hitler promise uno Stato forte, capace di riconquistare il ruolo di grande potenza. Così alle elezioni del 1930 i socialdemocratici si confermarono il Partito più forte con 143 seggi e i nazisti conquistarono 107 seggi, diventando la seconda forza del Parlamento. Alle elezioni del 1932 i nazisti ottennero 230 seggi diventando il primo partito del Paese, ma Hitler, che non aveva la maggioranza parlamentare non voleva stringere un’alleanza con i partiti moderati, infatti il suo obiettivo era quello di rovesciare il sistema vigente per imporre il proprio potere personale sulla Germania. CI fu una situazione di stallo che richiese il ricorso a nuove votazioni pochi mesi dopo le precedenti, dove le squadre armate di Hitler raggiunsero il massimo e la Nsdap conquistò 196 seggi. HITLER AL POTERE E CADUTA DI WEIMAR Il 30 gennaio 1933 il presidente Hindenburg decise di offrire l’incarico di Cancelliere a Adolf Hitler, la scelta fu spinta da Von Papen e dalla destra conservatrice. Di lì a poco la Repubblica di Weimar (essa ebbe vita breve, dal 1919 al 1933) crollò a causa delle durissime condizioni di pace imposte alla Germania alla fine della guerra, della mancata riforma della burocrazia e dell’esercito imperiali e dalla debolezza della vita parlamentare tedesca causata dalla litigiosità delle forze tedesche. Inoltre, la crisi economica seguita al crollo di Wall Street e, in particolare, la presenza di Hitler come leader che non voleva governare con le regole della democrazia portarono alla caduta della Repubblica di Weimar. Una volta divenuto cancelliere Hitler chiese a Hindenburg lo scioglimento immediato del Reichstag e nuove elezioni. Pochi giorni prima delle elezioni l’edificio dello stesso Reichstag andò distrutto in un incendio. L’attentato sembrò provenire dai nazisti che però diedero la colpa ai comunisti, rendendo così possibile la sospensione dei diri9 dei cittadini e consentiva gli arresti arbitrari. Il clima di intimidazione fece ottenere il 44% dei voti alla Nsdap e successivamente i deputati furono minacciati di violenze personali, così Hitler ottenne l’appoggio dei cattolici e il 23 marzo 1933 ottenne pieni poteri per quattro anni, eliminando la democrazia tedesca. CREAZIONE DEL CONSENSO La Hitlerjugend, ovvero la “Gioventù italiana”, raccoglieva gli adolescenti e li formava all’a9vità fisica. Gli insegnanti che non mostravamo fedeltà al regime vennero estromessi e i programmi di studio e i libri di testo furono uniformati perché rispecchiassero la visione nazista del mondo e della storia. La gestione del tempo libero fu aEdata all’organizzazione “Forza attraverso la gioia, che permetteva di andare in vacanza, fare gite e visitare musei. Venne inoltre introdotta la Volkswagen, ovvero la macchina del popolo. Inoltre, anche i mezzi di comunicazione venivano controllati e utilizzati come mezzo di propaganda, il compito fu aEdato a Joseph Goebbels. Nel Mein Kampf Hitler sostiene che per liberare la nazione tedesca dal pericolo di perire o di servire altri popoli sia necessario conquistare nuovi territori e allargarsi dal punto di vista geografico (lo definisce “spazio vitale”), in particolare si concentra sulla Russia. IDEOLOGIA NAZISTA Idea della purezza razziale; Il popolo tedesco discende da una razza superiore e deve liberarsi da quelle inferiori; Massima protezione per i tedeschi; Si richiedeva partecipazione da parte dei cittadini. GLI EFFETTI DELLA RIVOLUZIONE RUSSA Il 23 febbraio 1917 scoppiò la Rivoluzione russa che fu seguita da uno sciopero generale. Questo avvenimento fece perdere al governo il potere: nessuno seguiva gli ordini dello zar. Si formarono immediatamente due centri di potere in competizione tra loro: da un lato i Soviet (organismi di rappresentanza di operai e contadini, erano legati alla vita di fabbrica nell’o9ca della lotta di classe) di Pietrogrado e dall’altro lato stava il governo provvisorio guidato da L’vov, che avevano l’obie9vo di trasformare il regime zarista in una monarchia costituzionale, continuando la guerra. I punti in disaccordo tra i due furono molti: continuare o meno la guerra; dittatura del proletariato o meno. In quel periodo il Paese fu guidato dai Soviet, composto in maggioranza di menscevichi e socialrivoluzionari, convinti che la Russia non fosse pronta per una dittatura del proletario. Il soviet si trovò in una situazione contrastante: la base la base premeva per una radicalizzazione dello scontro politico, mentre L’vov e i suoi ministri tergiversavano. Il Governo provvisorio andò in crisi quando annunciò che voleva mantenere gli stessi obie9vi di guerra dello zar, i soviet non condividevano e si opposero. Ad aprile Lenin e una trentina di bolscevichi in esilio tornarono a Pietrogrado. Al rientro in Russia, cambiò la propria posizione, sostenendo che fosse possibile realizzare il comunismo senza passare per la fase matura del capitalismo industriale. Lenin dichiarò la sua opposizione a collaborare con L’vov e il 4 aprile presentò la “tesi di aprile”. Essa era centralizzata sui seguenti punti: attribuzione del potere ai soviet; il ritiro dalla guerra e l’accettazione della pace con gli Imperi centrali; la confisca delle terre e il loro aEdamento ai soviet; la nazionalizzazione delle banche e il controllo della produzione industriale; la creazione di una nuova Internazionale. RIVOLUZIONE D’OTTOBRE La seconda parte della Rivoluzione avvenne nella notte tra il 24 e il 25 ottobre quando fu assalito il Palazzo d’inverno, la sede dello zar russo. Io 25 ottobre si formò un governo rivoluzionario, presieduto da Lenin e Stalin. Il governo rivoluzionario emanò diversi provvedimenti fondamentali: Decreto sulla pace, la Russia annunciava la volontà di abbandonare la guerra; Requisizione delle terre ai proprietari terrieri; Il controllo delle fabbriche passò agli operai e agli impiegati; Nazionalizzazione delle banche. Inoltre, si costituì una nuova polizia segreta: la Ceka, che aveva il compito di imprigionare gli oppositori. ELEZIONI 1918 Nel gennaio 1918 si riunì l’Assemblea Costituente, elette a suffragio universale, con il compito di dare una nuova Costituzione alla Russia. I seguaci di Lenin (bolscevichi) avevano ottenuto 175, mentre i social-rivoluzionari (menscevichi) 410. Lenin scioglie con la forza l’Assemblea e non accetta l’esito delle urne. Proclamò come unici centri di potere i soviet e il partito bolscevico (che prese il nome di partito comunista) e si instaurò la dittatura rivoluzionaria del partito. Lenin firma nel 1918 la Pace di Brest-Litovsk uscendo dalla guerra e ciò comporta numerosi problemi. Dal punto di vista economico il governo adotta il “Comunismo di guerra”: i raccolti vengono requisiti e controllati dallo Stato (ci fu un vertiginoso declino del raccolto che fu la causa di numerose morti); il commercio al dettaglio fu abolito; vennero introdotte le tesse annonarie per il razionamento del cibo; la manodopera industriale fu militarizzata. POLITICA ECONOMICA Dal punto di vista economico Stalin si concentrò sulla stesura di un piano d’intervento quinquennale, con l’obiettivo di trasformare l’economia sovietica da agricola a industriale. La programmazione fu guidata dalla Gosplan, che decideva quali beni dovevano essere prodo9, in quali quantità, in quali fabbriche e in quali proporzioni. Questo piani riscosse grande successo: la produzione era triplicata e la disoccupazione ridotta, l’Unione Sovietica divenne la seconda potenza industriale del mondo. Un altro intervento fu la collettivizzazione forzata nel 1929 al fine di trasformare l’economia. Il governo sovietico lanciò una battaglia contro i contadini agiati, i kulaki, e avviò la costituzione di aziende agricole collettive, i kolchoz e i sovchoz. Nel 1934 il potere di Stalin venne definito “Grande Terrore”. Egli aveva avviato una dura epurazione interna alla burocrazia del partito. Gli oppositori del dittatore furono uccisi dalla polizia politica o spediti nei campi di lavoro forzato e milioni di cittadini sovietici furono accusati di tradimento dello Stato e condannati a morte. In questo contesto il termine “ purga” fu utilizzato non solo per indicare l’espulsione di un membro di un partito sgradito, ma anche per indicare i processi farsa nei quali i condannati venivano condannati e giustiziati. Le “Grandi purghe” danneggiarono anche l’Armata Rossa che perse decine di migliaia di uEciali. Gli strumenti utilizzati da Stalin per la repressione furono: La polizia politica (Nkvd), che agiva in segreto e praticava abitualmente arresti, fucilazioni e deportazioni non arbitrarie; I campi di lavoro forzato, i gulag, che ospitavano milioni di prigionieri, in particolare presunti oppositori politici. I condannati vivevano in condizioni durissime e morivano con facilità a causa di mancanza di cibo e cure mediche. TOTALITARISMO Il concetto di totalitarismo fu coniato dai liberali per indicare le condizioni degli italiani sotto il regime fascista, che controllava ogni aspetto della loro vita (a differenza delle dittature che si limitano all’obbedienza e alla gestione della politica e dell’economia). All’inizio aveva intenti denigratori, ma poi Mussolini lo adottò per sottolineare la fiera volontà totalitaria fascista “Tutto nello Stato, nulla contro lo Stato, niente al di fuori dello Stato”. In particolare, Mussolini, definì il carattere rivoluzionario che risanò la vita politica e quella statalista, dove lo Stato era presente in tutto. Successivamente il termine fu usato in senso generale e diventa rappresentativo di tuo e tre i regimi dittatoriali: comunismo (Russia), fascismo (Italia) e nazismo (Germania). Alcuni storici hanno individuato le caratteristiche del totalitarismo: Costruzione di un’ideologia onnicomprensiva, che porta ad una rilettura del mondo a cui il cittadino deve aderire; La vita politica è controllata da un unico partito, che media tra le masse e il potere (capo del regime); E’ presente un sistema di controllo terroristico di polizia, per cui la contestazione al regime era resa possibile da tale sistema di repressione; Totale controllo sui mezzi di comunicazione di massa, grazie a cui manipolava le informazioni a proprio favore usandoli come mezzi di propaganda; Totale controllo delle forze armate da parte del partito; Controllo centralizzato di ogni attività economica, da cui deriva una forte burocratizzazione e la limitazione dell’iniziativa economica individuale. Tu questi punti caratterizzano i tre regimi, con la distinzione che la totale negazione dell’iniziativa privata in economia si ebbe solo in Russia. Inoltre, a capo di tutti e tre vi era un dittatore carismatico, detentore del potere Statale, per cui si affermò un vero e proprio culto delle loro persone e le masse erano indottrinate grazie a diverse organizzazioni. Il totalitarismo italiano è definito da alcuni storici come “imperfetto” per due ragioni principali: durante la dittatura fascista vi era al trono il re e, come altra autorità era presente la Chiesa, forte, la quale non fu mai sottoposta pienamente all’ideologia. Inoltre, per le leggi, era necessario l’intervento del Parlamento La seconda guerra mondiale CAUSE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE 1 )La politica aggressiva della Germania hitleriana e dei suoi alleati, Italia e Giappone. 2) La guerra era connaturata all’ideologia dei regimi nazifascisti: essa era considerata lo strumento principale per conquistare e mantenere prestigio e potere. 1937 o L’Italia sostenne i nazionalisti di Franco nella Guerra civile spagnola. o L’Italia firmò il patto anticomintern con Germania e Giappone. 1939 o Le truppe italiane occuparono l’Albania, che venne annessa al Regno d’Italia. o Patto d’acciaio con la Germania: il patto impegnava le due potenze dell’Asse a darsi reciproco aiuto militare in caso di conflitto. LA SECONDA GUERRA MONDIALE 1939 1 settembre L'esercito tedesco (Wehrmacht) iniziò l'invasione della Polonia; la strategia militare tedesca era basata sulla guerra-lampo. 3 settembre Francia e GB dichiararono guerra alla Germania 27 settembre Le forze tedesche entrarono a Varsavia. Contemporaneamente i sovietici invadevano il paese da est (in base al patto Ribbentrop-Molotov). La Polonia venne conquistata e spartita tra Germania e URSS. 1940 maggio - luglio ➢ Aggressione tedesca a Danimarca e Norvegia ( d e m o c r a z i e l i b e r a l i d i v e n u te p a e s i c o l l a b o r a z i o n i s t i c o i t e d e s c h i d o p o l’occupazione nazista). ➢ Attacco tedesco alla Francia: i tedeschi sfondarono la linea Maginot (sistema difensivo lungo il confine franco-tedesco) e occuparono Parigi. * Venne firmato l'armistizio franco-tedesco in base al quale la Francia fu divisa in due zone: - nord → controllo tedesco diretto (occupazione militare); - sud → governo collaborazionista retto dal maresciallo Pétain. ➢ Intanto l'Urss occupava la Bessarabia, le repubbliche baltiche e attaccava la Finlandia. ➢ A partire dal luglio 1940 l'aviazione tedesca (Luftwaffe) colpì Londra e altre città inglesi con bombardamenti a tappeto (scopo: terrorizzare la popolazione in modo da indurre il governo, guidato dal conservatore Winston Churchill, a chiedere la pace). La “battaglia d’Inghilterra” vide infine prevalere gli inglesi grazie: 1) all’efficace difesa della loro aviazione (utilizzò il radar per la prima volta) e 2) agli aiuti ricevuti dagli Stati Uniti. Hitler dovette abbandonare il progetto di invadere la Gran Bretagna. N. B. Durante la Seconda guerra mondiale venne a cadere ogni distinzione tra obiettivi civili e obiettivi militari per i tedeschi e, in un secondo momento, anche per gli Alleati, diventò legittimo massacrare migliaia di civili pur di raggiungere obiettivi strategici. 10 giugno L’Italia entrò in guerra (allo scoppio del conflitto aveva dichiarato la non belligeranza). Inizialmente Mussolini aveva annunciato a Hitler che l’Italia non sarebbe entrata in guerra prima del 1943. L’inarrestabile avanzata tedesca, tuttavia, indusse Mussolini ad anticipare l’intervento, nell’errata convinzione che la guerra si sarebbe conclusa rapidamente. Strategia: guerra parallela a quella della Germania, con azioni autonome volte ad ampliare influenza italiana nei Balcani e nel Mediterraneo. * • L’esercito italiano invase la Grecia MA la controffensiva greca lo fece ripiegare in Albania. Sbarco britannico a Salonicco. l’Italia è costretta a chiedere l’aiuto della Germania che, con un attacco fulmineo, invade la Iugoslavia e la Grecia, conquistando l’egemonia sui Balcani. • L’esercito italiano invase la Somalia britannica e attaccò l’Egitto ma fu travolto dalla controffensiva inglese. Anche sul fronte africano solo l’arrivo delle truppe tedesche, guidate dal generale Rommel, riequilibrò il confronto con gli inglesi. * L’andamento delle operazioni militari rese manifesta l’impossibilità per l’Italia fascista di condurre una guerra autonoma dalla Germania e la conseguente subordinazione dell’Italia agli interessi del potente alleato tedesco. 1941 ormai non più sostenuto né dal re né dalle gerarchie militari (il dissenso polare verso il regime e la guerra era aumentato progressivamente dall’inizio del 1943). 25 luglio Vittorio Emanuele III ordinò l’arresto di Mussolini dopo che il Gran Consiglio aveva votato la sua destituzione. Il re incaricò il maresciallo Pietro Badoglio di guidare il nuovo governo e comunicò ai tedeschi che la guerra sarebbe continuata al loro fianco. CONTEMPORANEAMENTE vennero intavolate trattative segrete con gli anglo- americani che si conclusero con la firma di un armistizio. 8 settembre 1943 Fu annunciato l’armistizio tra il governo italiano e gli anglo-americani. * 1. Badoglio ed il re fuggirono da Roma senza emanare alcun ordine e si rifugiarono a Brindisi nel sud Italia, controllato dagli Alleati, ricostituito uno stato, il REGNO DEL SUD (re e governo Badoglio). 2. L’esercito italiano si dissolse: i tedeschi fecero centinaia di migliaia di prigionieri; circa 600 000 soldati italiani che si rifiutarono di collaborare con gli ex alleati furono internati in Germania e in Polonia a lavorare per il Reich (da 40 000 a 50 000 ne moriranno). 3. L’Italia settentrionale e centrale fu occupata dai tedeschi, che conquistarono Roma e arrestarono l’avanzata anglo-americana a Cassino, in Lazio. 4. Nella parte centro-settentrionale occupata dai tedeschi, Mussolini, liberato dalla sua prigionia, fondò un nuovo stato fascista: la Repubblica sociale italiana (Rsi) = stato collaborazionista insediato a Salò, la cui autonomia rispetto alla Germania era molto ridotta Nasce la Resistenza italiana cioè il movimento di lotta popolare, politica e militare, che si determinò durante la Seconda guerra mondiale, in Italia come nel resto dell’Europa, nelle zone occupate dai tedeschi e dai loro alleati. I protagonisti della Resistenza erano i partigiani = appartenenti a formazioni armate irregolari che agivano su un territorio invaso dal nemico. Essi all’inizio agivano in montagna con imboscate mentre in città eseguivano azioni di guerriglia; solo dal 1944 essi costituirono le brigate, forme di inquadramento più rigoroso che raggruppavano diverse centinaia di uomini impegnati in azioni vaste e articolate. La Resistenza fu - una guerra patriottica combattuta per la liberazione dall’occupazione tedesca; - una guerra civile, che oppose partigiani e fascisti della Repubblica di Salò; - per socialisti e comunisti una guerra di classe legata all’obiettivo della rivoluzione sociale. Tutti i combattenti, monarchici, liberali, socialisti, comunisti, lottarono per il comune desiderio di ridare all’Italia la libertà, la possibilità di scegliere dopo anni di passività legata alla dittatura e contro l’occupazione nazista. * Nel settembre del 1943 i partiti antifascisti (il Partito liberale, il Psiup = partito socialista di unità proletaria, la Democrazia cristiana, il Partito d’azione e il Partito comunista) diedero vita al COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE (CLN), con il compito di organizzare la resistenza contro i nazifascisti e di assumere la guida politica del paese. * Il nuovo organismo chiese l’abdicazione del re, ritenuto responsabile dell’ascesa al potere di Mussolini e delle successive tragiche vicende, ma gli anglo-americani non erano disposti a concederla. La situazione si sbloccò solo quando tornò dall’Unione sovietica il segretario del PCI Palmiro Togliatti. Egli, attuando la cosiddetta “svolta di Salerno” invitò tutti i partiti ad accantonare momentaneamente la questione istituzionale e a formare un GOVERNO DI “UNITÀ NAZIONALE”, che nacque nell’aprile del 1944 si formò un fronte comune antifascista appoggiato dagli Alleati. Conseguenze: 1) Vittorio Emanuele III accettò di trasferire provvisoriamente i suoi poteri al fliglio Umberto; 2) il presidente del Cln Bonomi sostituì Badoglio alla guida del governo. - 24 marzo 1944: massacro delle Fosse ardeatine (= uccisione di 335 prigionieri italiani operata dai nazisti come rappresaglia per un attentato partigiano che aveva provocato la morte di 32 soldati tedeschi). - Nel giugno del 1944 gli Alleati liberarono Roma. 1944 Nella conferenza di Teheran Roosevelt, Churchill e Stalin decisero l’apertura di un secondo fronte in Europa. * Il 6 giugno lo sbarco in Normandia, un’imponente operazione guidata dal generale Eisenhower, condusse gli anglo-americani a liberare il Belgio e quasi tutta la Francia. Ad agosto gli Alleati entrarono a Parigi dove il generale De Gaulle, che aveva guidato 8 maggio La Germania, occupata dall’esercito anglo- americano e da quello sovietico, firmò la resa incondizionata. Italia. Le forze alleate, sfondata la Linea gotica, avanzarono nella pianura padana; contemporaneamente il 25 aprile 1945 il Clnai, per far sì che le città del nord si liberassero prima dell’arrivo degli Alleati, ordinò l’insurrezione generale: nelle città del nord confluirono i reparti partigiani e le fabbriche vennero occupate dagli operai Genova, Torino e Milano si liberarono (morirono 40 000-50 000 combattenti). 28 aprile Mussolini, in fuga verso la Svizzera, fu catturato dai partigiani nei pressi di Como e fucilato. Estremo oriente. ▪ 6 agosto 1945 un aeroplano statunitense sganciò una bomba atomica su Hiroshima causando c irca 100 000 v itt ime (a l la preparazione della bomba lavorava dal 1940 un gruppo di grandi scienziati, soprattutto europei). ▪ 9 agosto 1945 sganciata una seconda bomba su Nagasaki (40 000 vittime). Il numero dei morti raddoppiò negli anni seguenti per effetto delle radiazioni. * Il 2 settembre il Giappone firmò la resa incondizionata. Fattori che spinsero gli USA ad utilizzare la bomba atomica: 1) Il presidente Harry Truman, eletto nel 1945 dopo la morte di Roosevelt, giustificò questa scelta sostenendo che essa avrebbe indotto il Giappone alla resa, evitando un’invasione del paese che sarebbe costata la vita a migliaia di americani. Gli storici tuttavia si sono chiesti perché gli USA non abbiano fatto esplodere la bomba in territorio disabitato come strumento di pressione psicologica. * 2) Alcuni storici hanno sostenuto che il vero obiettivo, in senso politico e non militare, dell’atomica non fu tanto il Giappone (era già un paese sconfitto quando le bombe furono sganciate) ma l’Unione Sovietica. I TRATTATI DI PACE Nel 1947 furono firmati i trattati di Parigi con i paesi che erano stati alleati della Germania (Bulgaria, Romania, Ungheria). Essi ricevettero un trattamento diverso, secondo il comportamento che avevano tenuto nel corso della guerra e le relazioni che avevano stabilito con le potenze vincitrici. Le più importanti modifiche territoriali dell’Europa però erano già avvenute nel corso della guerra: milioni di tedeschi e di polacchi abbandonarono le terre assegnate rispettivamente a URSS e Polonia. L’URSS acquistò VASTISSIMI TERRITORI nell’Europa orientale. La POLONIA ottenne le regioni tedesche della Slesia e della Pomerania. La GERMANIA, uscita dalla guerra in condizioni drammatiche, rimase divisa in quattro zone d’occupazione. La linea di divisione che passava attraverso la Germania era la stessa che separava l’est dall’ovest dell’Europa. LE CONDIZIONI DI PACE IMPOSTE ALL’ITALIA L’Italia non ricevette un trattamento ostile da parte degli Alleati in virtù del suo contributo alla lotta contro la Germania dopo l’8 settembre 1943. Perdite territoriali dell’Italia: • Briga e Tenda (territori nell’area alpina) cedute alla Francia; • Libia, Etiopia, Eritrea e Somalia (ormai comunque tutti gli imperi coloniali erano al tramonto a causa dei moti d’indipendenza nelle colonie); • Parte della Venezia Giulia e l’Istria assegnate alla Iugoslavia, che aveva rivendicato anche Trieste (assegnata all’Italia nel 1954) quei territori, infatti, erano stati liberati e occupat i dai partigiani comunisti iugoslavi comandati dal maresciallo Josip Broz, detto Tito. Sul confine orientale italiano nel settembre- ottobre 1943 (nel “vuoto di potere” seguito all’8 settembre 1943) e nel maggio-giugno del 1945 (dopo che l’esercito di liberazione iugoslavo aveva Dicembre 1948 ➢ Venne approvata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che proclama i diritti innati di ogni essere umano, per la prima volta riuniti e codificati in un unico documento. Essa si ispirava alla Dichiarazione americana del 1776 e a quella francese del 1789. “Il disconoscimento e il disprezzo per i diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità: l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani possano godere di libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dalla povertà è stata proclamata come la più elevata aspirazione della gente comune […]. Tutti gli esseri umani sono nati liberi e con uguali diritti e dignità” (Prologo e Articolo 1). IL PROCESSO DI NORIMBERGA 1945-46 ➢ PROCESSO DI NORIMBERGA = un tribunale militare internazionale processò 22 alti gerarchi nazisti per crimini contro la pace e contro l’umanità questo processo, unito a molti altri, portò alla condanna di alcune migliaia di nazisti. Nel 1961, a Gerusalemme, si svolse invece il processo ad Adolf Eichmann, considerato il principale organizzatore delle deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento nazisti. L’atteggiamento di Eichmann durante il processo, che si dichiarò sempre non colpevole perché si era limitato ad eseguire degli ordini, ispirò ad Hannah Arendt la sua celebre opera La banalità del male. L’ITALIA NEL SECONDO DOPOGUERRA Nel 1945 l’eredità della guerra per l’Italia era pesantissima: - crisi economica (l’apparato produttivo era andato distrutto, disoccupazione, gigantesco debito pubblico) - crisi politico-istituzionale (era necessario dotare l’Italia di un nuovo sistema istituzionale e costruire uno stato nuovo, democratico ed efficiente). * Il difficile compito della ricostruzione del paese fu assunto dai partiti politici antifascisti prima alleati nel Cln: dopo la liberazione essi governarono l’Italia per due anni accantonando temporaneamente le divergenze ideologiche e politiche che li dividevano. Questi partiti erano: 1. DEMOCRAZIA CRISTIANA (DC) or ientamento cattolico. Erede del Partito popolare di Don Sturzo, guidata da Alcide De Gasperi. In essa si riconoscevano sia i contadini e gli operai poveri (in virtù della dottrina sociale della chiesa) sia quel la componente cattolico-moderata e conservatrice che aveva costituito la base di massa del regime fascista (burocrazia, esercito, ceti medi e, in un secondo momento, anche la borghesia industriale e finanziaria). 2. PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) orientamento socialista; guidato da Pietro Nenni e caratterizzato da profonde divergenze interne. 3. PARTITO COMUNISTA ITALIANO (PCI) orientamento comunista; guidato da Palmiro Togliatti: anche se non aveva mai messo in discussione il legame con l’Unione Sovietica, egli si era proposto di costruire un partito dal carattere nazionale e democratico, s f u m a n d o l ’ a s p e t t o p i ù m a r c a t a m e n t e rivoluzionario del Pci. 4. PARTITO D’AZIONE si ispirava al movimento democratico risorgimentale, chiedeva riforme economiche e un assetto repubblicano dello Stato. Il primo governo dell’Italia liberata fu presieduto dall’azionista Ferruccio Parri. 5. Partito liberale orientamento liberale; raccolse inizialmente il consenso dei gruppi dirigenti dell’economia che poi però si indirizzarono verso la Dc che, a differenza del Partito liberale, era un partito di massa. Giugno-novembre 1945. Governo Parri → suscitò vivaci aspettative di rinnovamento soprattutto tra i ceti popolari ma non agì con risolutezza (anche perché ostacolato nella sua azione r iformatr ice dalle forze conservatrici) e si dimise a novembre del 1945. Dicembre 1945. Primo governo De Gasperi: governo di coalizione con i principali partiti antifascisti, ebbe un orientamento più moderato del governo Parri. * Togliatti, ministro della Giustizia, concesse un’ampia amnistia che ridusse l’epurazione dei funzionari pubblici e dei dirigenti economici più compromessi col fascismo
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