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Sintesi e approfondimento punti salienti Lettera ad una professoressa, Sintesi del corso di Sociologia dell'Educazione

Sintesi e approfondimento dei punti salienti di lettera ad una prof. per il corso di Sociologia dell'educazione, comprensivo di tappe riforme della scuola in Italia

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022
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Scarica Sintesi e approfondimento punti salienti Lettera ad una professoressa e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia dell'Educazione solo su Docsity! Scuola di Barbiana Lettera ad una professoressa : approfondimenti e punti salienti Collocazione geografica: Barbiana, piccola frazione del comune di Vicchio famosa per l'esperienza pastorale e umana di Don Lorenzo Milani. Siamo in Toscana. Barbiana era un borgo sperduto praticamente senza strade e senza elettricità nelle case, i figli degli abitanti erano quindi enormemente svantaggiati e Don Milani capì subito che il suo scopo era dare degli strumenti a questi ragazzi. Che cos’è la scuola di Barbiana: è un'esperienza educativa sperimentale avviata e animata da don Lorenzo Milani. L’esperienza viva di Lettera a una professoressa e quindi di questa scuola, era studio duro 10 ore al giorno per tutti i giorni, compreso la domenica, le feste e l’estate. Era una scuola esigente, dagli interessi vasti, dove si approfondiva tutto a lungo e dove si indicava al ragazzo un obiettivo alto: studiare per uscire insieme dai problemi. Tra i metodi messi a punto da Don Milani quello della scrittura collettiva. L'ideale alla base della pedagogia di Don Milani sosteneva che la scuola non dovesse "selezionare" i migliori, ma far arrivare tutti a un certo livello culturale, che permettesse loro di muoversi nella vita, in maniera tale di dare a tutti le stesse opportunità a prescindere dall'agiatezza della famiglia di provenienza. Idee che sembravano richiamare il socialismo, e che per questo furono avversate dalla chiesa. Quando? Dal 1954 al 1967 L'innovativa scuola provocò un ampio dibattito sulle innovazioni da apportare in materia di pedagogia. La prima volta che don Lorenzo accenna alla stesura della Lettera a una professoressa, è scrivendo il 14 luglio 1966 ad alcuni suoi ragazzi che si trovavano all’estero durante l’estate, per perfezionarsi nella lingua studiata. A chi è indirizzata la lettera? inizialmente don Lorenzo e i ragazzi pensavano di scrivere una lettera a una professoressa in carne ed ossa che si era accanita su alcuni ragazzi, bocciandoli. Con il tempo dalla protesta si passa all’accusa e da questa alla proposta. Alla fine del 1966 il libro ha già preso forma e don Lorenzo comincia a sottoporre il lavoro ad amici per avere consigli, soprattutto per verificare se il testo fosse chiaro e comprensibile per tutti. Mauro, un ragazzo che aveva lasciato la scuola di Barbiana per tornare a Vicchio a lavorare, è il Gianni del libro. All’inizio voleva si lasciasse il suo vero nome, ma alla fine lo fece cambiare. Se il Gianni di Lettera a una professoressa è un ragazzo con una precisa fisionomia e una reale storia scolastica e umana alle spalle, lo stesso si può dire di “Pierino del dottore”. Quel Pierino sa tanto di autobiografico. Se sostituiamo Pierino del dottore con Lorenzino del dottore, viene fuori la storia del futuro priore di Barbiana. Cosa contiene il testo? Si tratta di un testo che raccoglie tutti i principi più importanti della pedagogia di Don Milani. In questo testo si denuncia che la scuola italiana fondamentalmente era classista e favoriva i figli delle classi più agiate, provenienti da famiglie e da contesti che li favorivano in partenza. Un metodo anche abbastanza miope, visto che in quegli anni l'analfabetismo in Italia era diffusissimo ed era una vera e propria piaga. Si esorta a non bocciare, perché questo porta all’evasione scolastica e strappare i bambini da un destino segnato. Viene trattato il tema delle ore di lavoro dell’insegnante, mettendole a confronto con quelle di un operaio e di chi, in generale, lavora e fatica molto di più. Si esorta al tempo pieno. Si indicano gli insegnanti come “speciali” perché accampano scuse per non lavorare e per farlo male. Viene inoltre trattato il tema delle “mode” come quelle del calcio o altre, che attrae i giovani e che distoglie l’attenzione dalla necessità di formarsi, di farsi una cultura (tema quanto mai attuale). Il fine della scuola dovrebbe essere quello di permettere ad un ragazzo di essere uomo, di dedicarsi al prossimo, ma il principale è intendere gli altri e farsi intendere. Chi fa la riforma della scuola non conosce la situazione effettiva delle classi più disagiate, facendo parte di una classe agiata. La cultura di chi viene bocciato non è inferiore, è diversa. Ma anche il bambino inizia con il tempo a pensare che siano inferiori quei suoi compagni persi per strada. Glielo fa credere il maestro. Una scuola che seleziona distrugge la cultura. La cultura vera è fatta di due cose: possedere la parola e appartenere alla massa. La preparazione dei maestri era sempre più svogliata e generica. Per fare un buon maestro occorre una scuola chiusa che non dia sbocco a nulla. Non dovrebbe essere adatta a chiunque ( per es. chi lo fa per ripiego). La scuola è l’unica differenza tra l’uomo e l’animale. Si potrebbero fare 2 scuole: una Scuola di servizio sociale dai 14 ai 18 anni per chi vuole aiutare gli altri con una dedizione totale ( prete, maestro), magari con un anno di specializzazione. Le altre scuole sarebbero “Scuole di servizio dell’Io” cioè quelle attuali. L’ossatura della scuola dell’epoca deriva dalla legge Casati del 1859, nonostante le riforme successive. Una legge imposta con le armi, dice il libro. contadini in particolar modo, erano spesso svogliati e se a questa svogliatezza non si dava un freno, fornendo un aiuto concreto, il bambino finiva per perdersi e, una volta cresciuto troppo, la sua unica strada era il lavoro. Accadeva che questi bambini venissero bocciati più volte, frequentando così classi formate da bambini più piccoli e seguendo un programma non adatto a chi era più grande. Ma ai maestri non importava. Guardavano solo il voto come segno da apporre sul registro in base all’esito del compito. Della realtà sociale dei bambini più disagiati, non gli importava. Questo viene denunciato nella Lettera, insieme alla sconcertante e tanto attuale verità, secondo cui la scuola fosse una scatola vuota, priva di spunti, priva di contenuti davvero utili. I ragazzi di Don Milani volevano fare gli insegnanti nonostante provenissero da una situazione molto disagiata e non avessero acquisito tutti i concetti che la scuola richiedeva. Tanto è vero che venivano bocciati ripetutamente all’esame delle magistrali ( pur essendo in grado di insegnare). Viene citata spesso la Nuova Media facendo riferimento ai cambiamenti fatti dal Ministero dell’istruzione ma che non erano sufficienti a colmare i divari sociali. La scuola prima e con Don Milani La situazione della scuola al momento della unificazione dell’Italia nel 1861, era molto diversa nei vari territori perché questi avevano leggi diverse fra loro. Per arrivare alla scuola che conosciamo oggi le riforme furono moltissime. Eccone alcune: • La Legge Daneo-Credaro del 1911 fece diventare la scuola elementare, statale, (infatti fino a quel momento era gestita dai Comuni) e istituì i Patronati Scolastici Comunali, che avevano il compito di consegnare vestiti, scarpe, libri alle famiglie degli alunni più poveri, in modo che queste potessero assolvere all’obbligo scolastico. • La Legge Gentile del 1923 è la prima grande riforma della scuola, portò l’obbligo scolastico a 14 anni di età. La riforma prevedeva 5 anni di scuola elementare, dai sei ai dieci anni, uguale per tutti i bambini che avevano diritto ad essere iscritti in base all’anno di nascita. Prima di questi 5 anni, vi erano tre anni di scuola materna. La riforma Gentile attribuiva il primato al Liceo classico, che veniva considerata l’unica scuola in grado di garantire la preparazione ai compiti di governo e delle classi medie e dirigenti. • Nel 1938 si arrivò alla Carta della Scuola, ovvero una proposta di riforma di tutta la scuola italiana, scritta da Giuseppe Bottai. Tuttavia, a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale la riforma non venne mai totalmente attuata; venne però emanata una legge nel 1940 che prevedeva la costituzione della Scuola media, triennale, e che prevedeva l’unificazione dei corsi inferiori di Licei, Istituti tecnici ed istituti magistrali, La struttura della scuola italiana rimarrà sostanzialmente invariata fino al 1962. • La Costituzione del 1948 (art.34) prevede l’istruzione pubblica per tutti, gratuita e obbligatoria per almeno 8 anni (scuola elementare e scuola media). Quindi obbligo scolastico fino a 14 anni. Inoltre, è previsto che tutti i meritevoli e capaci, anche se privi di mezzi hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi e sottolinea l’impegno dello Stato a rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale al proseguimento degli studi. • Una legge quasi dimenticata, la 478 del giugno 1961, un provvedimento presentato e difeso come semplice misura tecnica dall’allora ministro Bosco che determinò l’abolizione dell’esame di ammissione alla scuola media, portando ad un’esplosione delle iscrizioni e spianò di fatto la strada alla chiusura delle scuole di avviamento professionale e all’istituzione, nel 1962 con la 1859, della scuola media statale unica e per tutti. • La Legge n.1859 del 31/12/1962 prevede l’abolizione della scuola di Avviamento professionale e di altre scuole particolari, viene istituita una unica Scuola Media per tutti che consente al termine dei tre anni di accedere a tutte le scuole superiori. Si supera la divisione tra classi femminili e classi maschili e vengono favorite le classi miste. L’articolo 34 della Costituzione lo dichiara in modo esplicito: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Eppure, il Parlamento della Repubblica italiana ha impiegato 15 anni (dal 1° gennaio 1948 al 31 dicembre 1962) per dargli concreta attuazione. L’obbligo di istruzione fino a 14 anni era già stato adottato dalla cosiddetta Riforma Gentile, nel 1923, ma prevedeva la possibilità di assolverlo scegliendo di frequentare o la scuola media o le scuole di avviamento professionale, con il risultato di creare ampi fenomeni di evasione scolastica, soprattutto nelle zone più povere del Paese. Quindi è solo con la legge del 62 che si ha un incremento delle licenze medie. Una delle questioni su cui vertevano i dibattiti riguardo alle riforme scolastiche, era all’epoca il latino e l’obbligo di studiarlo (materia assai ostica ai più poveri e quindi causa di numerose problematiche all’interno della scuola). I programmi della nuova scuola media “unica” rimasero per molto tempo del tutto omologhi, con l’eccezione del diverso trattamento del latino, a quelli della scuola media precedente. Ne conservarono tutti gli elementi di selettività e di sostanziale disattenzione nei confronti di una popolazione studentesca ancora prevalentemente dialettofona e scarsamente preparata all’astrazione disciplinare, come denunciarono con vigore Don Milani e i suoi allievi di Barbiana nella loro Lettera a una professoressa, nel 1967. Fu necessario aspettare la Legge 348 del 1977 per avviare l’elaborazione dei nuovi programmi che nel 1979 sancirono l’abolizione totale del latino, il potenziamento degli insegnamenti scientifici, l’introduzione dell’educazione musicale, in un quadro settimanale di 30 ore. Con tutti i suoi limiti, la 1859 rappresenta comunque un punto di svolta epocale dalla scuola tradizionale alla scuola contemporanea. E’ da essa che parte in Italia il fenomeno della scolarizzazione di massa. • Nel 1968 venne istituita la scuola materna Statale. • Nel 1969 vennero liberalizzati gli accessi all’università • Nel 1971 nelle scuole elementari viene introdotta la scuola a tempo pieno. • Nel 1974 viene introdotta la presenza di insegnanti di sostegno. • Nel 1977 viene eliminato il voto nella scuola elementare e media e vengono aboliti gli esami di riparazione per la scuola media. • Negli anni Novanta il cambiamento maggiore si ha alle elementari dove il maestro unico viene sostituito da tre insegnanti per ogni classe. La scuola materna prende il nome di Scuola dell’Infanzia. Vengono riorganizzati gli Istituti Professionali. • Nel 1995 nelle scuole superiori vengono aboliti gli esami di riparazione e si introducono i “debiti formativi”. • La Legge Berlinguer del 1997 prevede l’obbligo scolastico fino a quindici anni. • Nel 2000 l’obbligo scolastico viene portato a 16 anni e vengono introdotte le lauree triennali e lauree specialistiche. Vengono equiparate le scuole private a quelle pubbliche. • La Legge Moratti del 2003 prevede che i bambini possano accedere alla scuola per l’infanzia dopo aver compiuto 28 mesi e non più 36. Nelle scuole elementari viene introdotto lo studio della lingua inglese e l’uso del computer già dalla prima elementare e viene abolito l’esame di quinta. La riforma Moratti prevede anche il progetto alternanza scuola-lavoro. • La legge proposta dal Ministro Fioroni, Legge 296 del 2006 sancisce l’obbligo scolastico a 16 anni • La riforma del 2008 promossa dal Ministro Gelmini riporta il maestro unico nelle scuole elementari, la valutazione numerica nelle scuole elementari e medie e del voto in condotta. Viene introdotto lo studio della educazione civica • La riforma della “Buona Scuola” del 2015 ha come obiettivo principale quello di riaffermare il ruolo centrale della scuola, di migliorare le competenze degli studenti, di contrastare le diseguaglianze e prevenire l’abbandono scolastico. • Nel 2019 le prove invalsi sono diventate requisito fondamentale per essere ammessi all’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione e sono state apportate modifiche anche all’esame. • Dall’a.s. 2020/2021 viene introdotta come materia obbligatoria Educazione civica; vengono cambiate anche le valutazioni degli studenti nella scuola primaria prevedendo quattro livelli: avanzato, intermedio, base, in via di prima acquisizione. • Un apposito “decreto sulla scuola” si è reso necessario a seguito della emergenza Covid che ha portato come novità principale quella della introduzione della DAD
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