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Sintesi "il fu Mattia Pascal", Sintesi del corso di Italiano

Riassunto completo capitolo per capitolo con una sintesi finale dei temi principali del libro, commenti e riflessioni

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 12/01/2023

Margheritabert
Margheritabert 🇮🇹

5

(1)

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Scarica Sintesi "il fu Mattia Pascal" e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! IL FU MATTIA PASCAL: Pirandello ci racconta la storia di Mattia Pascal, giovane ragazzo ligure, che mentre si trova in biblioteca decide di raccontare la sua storia. Egli ci racconta che in precedenza egli viveva insieme alla madre e al fratello Roberto in condizioni agiate grazie al lavoro del padre, che investì soldi in proprietà. Quando Mattia aveva 4 anni il padre morì e così si erano affidati a Batta Malagna. Mattia era stato quindi costretto a cercare lavoro presso la biblioteca. L’amico Pomino è innamorato di Romilda Pescatrice, la quale però si innamora di Mattia, che la sposa. Mattia e Romilda vivono insieme alla suocera. La famiglia e il lavoro rappresentano una trappola per Mattia. Lui e la moglie hanno due gemelle: la prima muore subito  la seconda dopo un anno; poco dopo muore anche la madre, così Mattia decide di andare in America. Si ferma a Montecarlo, dove gioca d’azzardo al casinò per 12 giorni, andandosene con un bottino di 82 mila lire. Mentre in treno escogita un modo per scappare dalla sua vita, legge il suo necrologio: la moglie e la suocera, credendolo morto, lo avevano riconosciuto in un cadavere ritrovato in quei giorni. Mattia decide di iniziare una nuova vita e sentendo due signori discutere sull’iconografia cristiana, ricava il nuovo nome: Adriano Meis. Adriano getta la fede e si inventa un nuovo passato. Decide di operarsi l’occhio strabico, di tagliare barba e capelli e da Milano si trasferisce a Roma. Qui vive in affitto in una camera ammobiliata. Stinge amicizia con l’affittuario, la figlia Adriana e l’altra donna in affitto. Presto si accorge che non avere un passato lo costringe alle bugie: molto iniziano a fargli domande personali, alle quali lui risponde con storie inventate. Adriano continua a ripetere di essere libero, ma molto spesso il ricordo va alla famiglia. Si innamora di Adriana e durante una seduta spiritica la bacia. La vuole sposare ma non può perché Adriano Meis non esiste e sapendo di essere vivo per la morte ma morto per la vita, decide di fingere un suicidio. Lascia vicino al ponte un biglietto d’addio e torna al suo paese. Qui trova la moglie sposata con Pomino con una figlia. Decide di non riprenderla in moglie ma di lasciarla all’amico, fa due giri intorno al villaggio ma nessuno se ne accorge e si dirige verso la biblioteca. Ogni tanto va al cimitero, dove lascia dei fiori per leggere la sua epigrafe. RIASSUNTO CAPITOLO PER CAPITOLO: CAP 1: Premessa. Mattia Pascal inizia raccontando la sua storia dicendo che l'unica cosa di cui era sicuro era di chiamarsi Mattia Pascal. Per 2 anni fece come lavoro il guardiano di libri nella biblioteca che il monsignore volle lasciare morendo al suo paese. Proprio lui che aveva così poca stima dei libri, si stupisce del fatto che sia proprio lui adesso a scrivere un manoscritto, che però dovrà essere letto solo dopo la sua terza e ultima morte. CAP 2: Premessa seconda (filosofica) Don Eligio consiglia a Mattia Pascal di scrivere un manoscritto che racconti la sua avventura e che Mattia lo affiderà a lui non appena sarà terminato. A questo punto si tiene una conversazione filosofica tra i 2 personaggi. CAP 3: La casa e la talpa. Mattia Pascal vive a Miragno, un paesino ligure dove il padre, morto quando Mattia aveva 4 anni e mezzo, lasciò in eredità alla moglie e ai suoi 2 figli una discreta fortuna. Batta Malagna è l'unico amico del Signor Pascal, a cui per questo la madre ha affidato l'amministrazione delle sue ricchezze dopo la morte del marito, cosa che ha naturalmente portato alla rovina della famiglia di Mattia. Per Mattia la figura della madre è stata particolarmente significativa. Ella è una donna molto gracile, ha una voce nasale e viene definita da Mattia stesso una "bambina cieca" che non si accorge di ciò che la Talpa (Batta Malagna) sta facendo alla loro famiglia. È sempre stata molto buona con i suoi 2 figli e non ha mai fatto mancare loro niente, neanche nei periodi nei quali, per colpa del marito, la famiglia era sommersa dai debiti. Mattia ha una vera e propria devozione nei riguardi di sua madre, il rapporto fra i due è di tenerezza e stima. È molto gracile e spesso malata dopo la morte del marito, anche se non si lamenta mai dei propri mali. Ciò che probabilmente più la preoccupa è la sorte dei suoi figli, rimasti praticamente senza nulla dopo la morte del padre e dopo che la stessa signora Pascal aveva lasciato tutte le sue ricchezze e proprietà sotto l'amministrazione di Batta Malagna. Tale amministratore pensa solo al proprio interesse e con il passare degli anni tutti gli averi e le proprietà dei Pascal finiscono in mano sua. Una delle poche persone che faceva visita a sua mamma era la sorella del padre di Mattia, zia Scolastica, zitella bisbetica che si tratteneva pochissimo poiché ogni volta si infuriava e andava via dalla casa senza salutare nessuno. Ella insisteva che la madre di Mattia si risposasse per il bene della famiglia con Gerolamo Pomino, che aveva un figlio con lo stesso nome (amico di Mattia). Zia Scolastica cerca inutilmente di aprire gli occhi alla cognata riguardo Batta Malagna che continua a fregare la loro famiglia. Zia Scolastica è una donna vedova che non ha mai voluto sposarsi perchè considera gli uomini imbroglioni e ritiene che avrebbe commesso un omicidio nel caso avesse scoperto che il suo uomo la stava tradendo anche solo con il pensiero. Mattia ha inoltre un fratello maggiore di 2 anni di nome Roberto, detto Berto. Essi sono molto diversi, infatti Mattia aveva un occhio che tendeva a guardare per conto suo (strabico), una barba rossastra e ricciuta, un naso piccolo piccolo che si trovava perduto tra il barbone e la fronte spaziosa. Berto, al contrario, era bello sia di volto che di corpo. I 2 fratelli non andarono mai a scuola, ma ebbero un precettore di nome Pinzone che veniva a insegnargli a casa. La loro educazione era stata affidata a Pinzone, insegnante di poco conto che volentieri si lasciava coinvolgere dai 2 ragazzi e preferiva spassarsela e divertirsi con i suoi 2 allievi piuttosto che insegnare loro qualcosa di concreto. CAP 4: Fu così. Batta Malagna, dopo la morte della prima moglie, sposa Oliva, ragazza che Mattia conosce bene, con la quale finge di voler intraprendere una relazione adultera al fine di fare un dispetto all'amministratore poiché questo non riesce ad avere eredi e attribuisce la colpa di ciò ad Oliva, non pensando che invece sia lui il "problema".--> Malagna ritiene che sia Oliva sterile e non lui. Alla fine Oliva rimane incinta di un bambino, che però è figlio di Mattia. L'amico Pomino, detto Mino, dice al protagonista di aver scambiato una discussione con una serva, scoprendo così che Malagna sta tramando qualcosa con la cugina, Marianna Dondi, vedova Pescatore; questa gli avrebbe rimproverato di non riuscire ad avere un figlio, conseguenza dovuta al rifiuto di sposare Romilda, figlia della vedova e nipote di Malagna, di cui Pomino è innamorato. Ora lo zio si sarebbe pentito di non aver accontentato la nipote. Mattia e Pomino temono che l'uomo stia complottando con la cugina per avere un figlio da Romilda. Pascal aiuta l'amico, e, giusto per stordirlo un po', gli dice che, per salvare la giovane, Pomino potrebbe sposarla. Con la scusa di una cambiale, Mattia si reca a casa di Marianna Dondi, dove trova anche Malagna. Conosce Romilda e la trova bellissima e molto interessante. Si trattiene poco a casa della vedova Pescatore, per poter tornare ancora da Romilda e dalla madre, che, però, non sembra contenta dell'annuncio di una sua prossima visita. Nonostante il giovane le parli continuamente di Pomino, Romilda si innamora di Mattia, e lui ricambia l'amore. Un giorno, la ragazza, rimasta sola con lui dopo che la madre si è allontanata, gli chiede di portarla via, piangendo. Romilda, viene messa incinta da Mattia e lui, in seguito a quel loro incontro, pensa come preparare la madre alla notizia del suo inevitabile matrimonio. Riceve, però, una lettera da Romilda, in cui lei gli dice che non devono più vedersi. Mattia non comprende il motivo che ha spinto la giovane a chiedergli una cosa simile. Intanto Oliva si reca a casa sua per sfogarsi con la madre di Batta Malagna ha annunciato il prossimo arrivo del suo tanto atteso figlio. Mattia, compresa la ragione per cui Romilda gli ha detto CAP 8: Adriano Meis Ora Pascal poteva e doveva essere l'artefice del proprio destino. Andò da un barbiere per farsi accorciare la barba per cambiare aspetto. Potrà cambiare ciò che vuole ma non quell'occhio che andrà sempre per i fatti suoi ma comunque potrà nasconderlo dietro un paio d'occhiali colorati, si farà crescere i capelli e, con quella bella fronte spaziosa, con gli occhiali e tutto sbarbato, sembrerò un filosofo tedesco. Il nome gli si offrì in treno, partito da poche ore da Alenga per Torino, dal colloquio di 2 passeggeri. Era stato battezzato: Adriano Meis. Mentre era felice e spienserato, gli cadde l'occhio alla fede che portava al dito e la fece sparire per eliminare ogni cosa del passato, forse l'ultima rimasta. Successivamente si mise a pensare ad Adriano Meis, a immaginargli un passato, a domandarsi chi fu suo padre o sua madre, dov'era nato ecc. Decise che doveva essere figlio unico di Paolo Meis, a 3 anni era rimasto orfano di madre e padre, nato in America nell'Argentina, non sapeva bene con precisione perchè il nonno lo ignorava, era cresciuto con il nonno, era senza memoria e senza notizia dei genitori, era venuto in Italia di pochi mesi e attraversato l'oceano si era ammalato di bronchite e per miracolo non ne era morto. Intanto Mattia viveva non nel presente soltanto, ma anche per il passato e per gli anni che Adriano non aveva vissuto. Non volle però immaginarsi una nuova mamma, perchè sembrava di profanare il ricordo della sua vera madre. Viveva soprattutto con lui e di lui, scambiando solo poche parole con albergatori, camerieri ma mai con la voglia di attaccare discorso. Dopo aver viaggiato l'Italia, sentì istintivamente il bisogno di un po' di compagnia. Se ne accorse in una giornata quando vide un vecchio che aveva un cucciolo di cane. E gli domandò se lo vendesse, il signore gli rispose di sì e Adriano decise di comprarlo. Ma ebbe il tempo di riflettere che, comprando quel cane, si sarebbe fatto un amico fedele che non gli avrebbe mai domandato chi fosse realmente, ma avrebbe dovuto pagare una tassa. E per la prima volta, considerò il fatto che la sua vita adesso era bella ma quella libertà così sconfinata era anche tiranna se non gli consentiva nemmeno di comprarsi un cagnolino. CAP 9: Un po' di nebbia Dopo un anno di vagabondaggio, era arrivato un altro inverno e quasi non se ne era accorta tra gli svaghi dei viaggi e nell'ebbrezza della sua nuova libertà. Si mise così a pensare in quale città si sarebbe convenuto di fissare dimora ma proprio non ne aveva idea. Ma una casa sua avrebbe potuto averla? Adriano ora doveva considerare diverse cose. Era libero, liberissimo ma lui poteva essere soltanto così, con la valigia in mano: oggi qua e domani là. Fermo in un luogo, proprietario di una casa, eh allora: registri e tasse subito! E lo avrebbero iscritto all'anagrafe? Sicuramente si ma con un nome falso? E allora forse sarebbero partite indagini segrete intorno a lui da parte della polizia... insomma, imbrogli! Questi erano i pensieri di Adriano che prevedeva di non poter più avere una casa propria con suoi oggetti. Nella trattoria che frequentava in quei giorni, un signore si era dimostrato intenzionato a far amicizia con lui. I discorsi andarono bene fino a quando il signore parlava di lui oppure di argomenti vaghi ma quando l'uomo volle che parlasse Adriano lui rispose solo con brevi risposte (Si, No, Bella) per allontanarsi. Quel signore iniziò a raccontare storie inventate su donne, facendo credere al suo nuovo amico che fossero realmente accadute, ma Adriano non ci cascò. Adriano fece così una riflessione riguardo quell'uomo che ai suoi occhi appariva adesso ridicolo. "Perchè dire certe menzogne?" Pensava Adriano. La ragione per cui quel signore raccontava bugie era perchè lui non aveva alcun bisogno di mentire, mentre invece Adriano era obbligato dalla necessità. Adriano non avrebbe mai più potuto avere un amico, un vero amico con cui confidarsi e non avrebbe dunque potuto raccontare a qualcuno di quel segreto, di quella vita senza nome e senza passato. Ora, questo Adriano Meis che non aveva il coraggio di dir bugie, di cacciarsi in mezzo alla vita, che si appartava in albergo, stanco di vedersi solo e che si rifugiava nei pensieri di Mattia Pascal...doveva ricominciare a vivere! CAP 10: Acquasantiera e portacenere Dopo pochi giorni, arrivò a Roma per prendervi dimora. Scelse proprio questa città soprattutto per 2 motivi principali: prima di tutto perchè gli piacque sopra ogni altra città e poi perchè gli parve più adatta ad ospitare con indifferenza, tra tanti forestieri, un forestiere come lui. Gli costò molta fatica scegliere una casa con una cameretta decente ma finalmente la trovò. La casa si trovava in via Ripetta, alla vista del fiume. Alla sua prima visita, venne ad aprirgli un vecchio sui 60 anni in mutande, scalzo, a dorso nudo, le mani insaponate e i capelli con lo shampoo. Allora lui chiamò sua figlia Adriana che tutta timida mostrò ad Adriano la sua stanza. Era una signorina piccola piccola, bionda, pallida, dal viso dolce. Ella le disse che in quella casa abitavano: suo padre Anselmo Paleari, suo cognato Terenzio Papiano (che adesso si trova a Napoli) e sua sorella era morta da 6 mesi. Inoltre affittano un'altra stanza di là ad una signorina Silvia Caporale che sta con loro da ormai 2 anni e dà lezioni di pianoforte. Il giorno dopo andò ad abitare in quella casa e potè presentarsi con Anselmo Paleari, padre di Adriana, iscirtto alla scuola teosofica. Quel giorno Adriano aveva scoperto nella signorina Silvia Caporale, maestra di pianoforte, sua inquilina, straordinarie facoltà medianiche che si sarebbero sviluppate fino a rivelarsi superiori a quelle di tutti i medium più famosi. Gli occhi di Silvia erano nerissimi e tristi e Adriano scoprì che quella donna soffriva per amore e beveva perchè si vedeva brutta e vecchia. Era Adriana che andava a consolarla fino a tarda notte quando ubriaca tornava a casa. Ella non pagava né l'affitto della camera e nemmeno di quel poco che le davano da mangiare in famiglia. Ma Paleari non poteva mandarla via...come avrebbe fatto Anselmo Paleari per i suoi esperimenti spiritici? C'era però un altro motivo: la signorina Caporale, 2 anni fa, alla morte della madre, aveva abbandonato casa e, andando a vivere dai Paleari, aveva affidato dei soldi a Terenzio Papiano per un negozio che questi le aveva proposto: ma quei soldi erano spariti. Adriana, molto religiosa, si sentiva offesa dalle pratiche misteriose del padre, da quell'evocazione di spiriti per mezzo della signorina Caporale. Adriano si accorse di quanto Adriana fosse religiosa quando, una sera, egli pose un mozzicone spento in un'acquasantiera posta vicino al letto della sua stanza. Il giorno dopo essa non c'era più. Sul tavolino invece c'era un portacenere. Volle così poi domandarle se l'avesse tolta lei dal muro ed ella, arrossendo, le disse che aveva pensato che a lui gli servisse di più un'acquasantiera. E dopo quel discorso Adriano si accorse che non si era più avvicinato alla preghiera e ad una Chiesa da quando era piccolo. Come se non bastasse, il signor Anselmo Paleari parlava solo di morte. E in un discorso tra loro Anselmo gli disse ad Adriano che sua figlia gli ha raccontato dell'acquasantiera ma, l'altro giorno le cadde di mano e si ruppe e così utilizzò solo la conchetta che ora è nella stanza E a quel punto il padre paragonò quell'acquasantiera con la città di Roma: i papi ne avevano fatto un'acquasantiera e gli italiani ne hanno fatto un portacenere. CAP 11: Di sera, guardando il fiume Man mano che la famigliarità cresceva per la considerazione che gli dimostrava il padrone di casa, intanto cresceva anche per Adriano la difficoltà del trattare il suo segreto. Alla sera stava lì affacciato alla finestra a guardare il fiume che fluiva e vedeva, qualche sera, nel terrazzino lì accanto Adriana intenta a innaffiare i fiori. E lui sperava che ella alzasse la testa per incrociare il suo sguardo. Una sera le signorine Adriana e la Caporale gli domandarono se era vedovo e lui rimase a bocca aperta e rispose di no. La Caporale gli domanda inoltre perchè lui si stropiccia l'anulare come se avesse avuto una fede in quel dito ma Adriano come scusa ha inventato che se avesse avuto un anellino per tanti anni e che poi le fosse venuto stretto e fu costretto a tagliarlo via. Adriano notava che Adriana, la quale non le rivolgeva mai alcuna domanda privata, stava comunque tutta attenta ad ascoltare ciò che rispondeva a quelle della Caporale, che andavano spesso un po' troppo oltre i limiti della curiosità naturale. Dopo alcune sere, l'atteggiamento della signorina Caporale erano radicalmente mutati a suo riguardo, sembrava che lei si fosse innamorata di Adriano. Ella si informò se Adriano aveva avuto una qualche passione per una donna nel passato, se riceveva lettere e gli diede consigli per renderlo più bello (come ad es. farsi crescere la barba e a farsi fare un'operazione all'occhio per farselo raddrizzare). Adriano invece si stava innamorando di Adriana e anche per questo motivo decise di sottoporsi all'intervento all'occhio. Pochi giorni dopo, Adriano, assistette ad una scena notturna, nascosto dietro la persiana di una finestra. Mentre era in stanza, sentì una voce di un uomo nel terrazzino e andò a vedere: non era Paleari ma Terenzio Papiano che parlava con Silvia Caporale. Adriano comprese che essi parlavano di lui, quell'uomo era irritato dalle notizie che Silvia gli aveva dato di lui. Terenzio domandò se era ricco e che lavoro facesse. A quel punto chiede di andare a svegliare immediatamente Adriana che vuole parlarle. Quando Adriana e Terenzio rimasero soli, Adriano aprii la persiana e andò a presentarsi con il nuovo arrivato. Dopo le presentazioni e dopo che Terenzio raccontò al protagonista cosa fosse andato a fare a Napoli per copiare dei documenti, andarono nelle loro stanze ma prima, Adriana strinse fortissimo la mano del protagonista, come finora non aveva mai fatto. Tutta la notte Adriano, rimase a pensare il motivo per cui Terenzio era così arrabbiato con lui, cosa aveva detto la Caporale di lui?, egli poteva essere geloso della Caporale o di Adriana?, cosa si nasconde dietro la figura del cognato?. Cosa tratteneva ancora in quella casa con quella famiglia Adriano? La risposta lui la conosceva. CAP 12: L’occhio e Papiano Ad Adriano sembrava che ogni parola, ogni domanda di Papiano nascondesse un tranello e gli nasceva irritazione verso quest'uomo. L'irritazione gli proveniva anche da altre due cause: una era che lui, senza aver commesso cattive azioni, senza aver fatto nulla di male, doveva stare attento a ciò che rispondeva, timoroso e sospettoso di chiunque; l'altra era l'amore per Adriana. Terenzio lo tormentava senza sapere bene il motivo, Adriana, dopo il ritorno di quest'uomo, era tornata schiva e triste come i primi giorni. La Signorina Caporale in presenza di altri dava del lei a Papiano mentre lui la trattava male davanti ad altre persone. Una sera Silvia si confidò con Adriano, piangendo. Parlarono del denaro che la Caporale aveva dato a Papiano e gli domandò il perchè. Lei rispose che gliel'aveva dato per dimostrargli che aveva ben compreso cosa volesse da lei, nonostante la moglie ancora viva. Adesso invece Papiano voleva che la Caporale lo aiutasse in un'azione terribile: convincere Adriana a farla sposare proprio con lui,Terenzio. Un giorno arrivò a casa loro un signore che proveniva da Torino dicendo di essere parente di Adriano Meis. Costui lo aveva portato proprio Terenzio ma perchè? Per quale motivo? Lui si scusò dicendo di aver sentito nominare il suo cognome all'agenzia delle imposte e gli chiese da dove provenisse e combinazione dalla stessa città in cui lui era stato. Adriano aveva il timore che Papiano avesse scoperto qualcosa del suo passato e fu ancora più spaventato quando un giorno sentì una voce famigliare in quella casa, la voce di quello spagnolo che aveva conosciuto nel casinò di Nizza. Fortunatamente fu solo un caso che quell'uomo si trovava in quella città e in quella casa. Per non farsi riconoscere, Adriano fu costretto a farsi correggere il vecchio difetto della sua vita passata: l’occhio. CAP 13: Il lanternino L'operazione era riuscita perfettamente. E dovette rimanere al buio 40 giorni, Adriana era l'unica persona che riusciva a confortarlo. Per procurargli divertimento, Anselmo Paleari decise di preparare gli esperimenti spiritici in camera di Adriano. Gli esperimenti erano fatti in famiglia ed Anselmo mai avrebbe sospettato che la signorina Caporale e Papiano si prendessero gioco di lui. E perchè ingannarlo? Egli era più che convinto e non aveva affatto bisogno di quelle sedute spiritiche per rafforzare la sua fede. Adriana gli faceva visita ogni giorno nella sua stanza ma mai sola e si tratteneva pochissimo, mentre, purtroppo, Papiano stava ore e ore a parlare con Adriano. Papiano faceva di tutto per spingerlo ad andar fuori da quella casa, voleva mandarlo via per frodare Paleari e rovinare Adriana. Egli parlava ad Adriano di una certa Pepita Pantogada, nipote del marchese Giglio d'Auletta, come una bellissima fanciulla, saggia, vivace e formosa. Papiano si era messo in testa che Meis fosse ricco e sperava di farlo sposare con questa ragazza, che tra qualche giorno avrebbe conosciuto perchè sarebbe venuta ad assistere ad un seduta spiritica. Adriana invece si rifiutava di assistere a quegli esperimenti e anche Meis cercò di convincerla dicendo che se prendeva parte persino la nipote del marchese, il cui nonno era clericale, non sapeva perchè non avrebbe potuto partecipare anche lei che era così religiosa. Ma lei rispose che aveva il timore della prova ma Adriano comprese che non soltanto per la religione vietata ella di assistere agli esperimenti. Il giorno seguente, alla seduta parteciparono: Papiano, Paleari, la Caporale, Meis, la nipote del marchese Pantogada, la sua governante Candida, un pittore spagnolo Bernaldez e straordinariamente Adriana. Prima che iniziasse la seduta attorno ad una lanterna che sprigionava colore rosso si spiegarono i significati dei colpi: 2 colpi, sì; 3 colpi, no; 4 colpi, buio; 5, parlate e 6, luce. La seduta iniziò e tutti si concentrarono. CAP 14: Le prodezze di Max Durante la seduta spiritica, i posti a sedere furono modificati dallo spirito di nome Max, che parlava per mezzo della signorina Caporale. Ella mise a sedere vicino Adriano e Adriana che continuavano fosse Romilda e Pomino rispose di fare attenzione per via della bambina. Quale bambina? La loro figlia. Romilda, sentite le grida della madre, entrò nella stanza ed alla vista di Mattia, svenne tra le braccia di sua madre e del suo nuovo marito. Mattia rimase lì con la piccola tra le braccia e provò una strana rabbia nel vedere quanto Romilda amasse quella bambina al contrario della sua. Pensò che non doveva più avere pietà di loro. Le continuavano a chiedere dove fosse stato in quei 2 anni e non credettero alla notizia che adesso Mattia legalmente poteva riprendersi moglie e figlia. Alle urla della vedova Pescatore, egli gridò che gliela lasciava ben volentieri e che non era matto a riprendersi Romilda con la strega di sua madre. Andarono a parlare di là sul tavolo da pranzo e Mattia notò che Romilda era tornata bella come un tempo, anzi di più. Pomino si mostrò geloso e preoccupato che egli volle riprendersela, ma fecero un patto. Mattia disse che non si sarebbe vendicato (come voleva), che non avrebbe fatto valere i propri diritti e non si sarebbe fatto nemmeno riconoscere vivo ufficialmente. Avrebbe lasciato in pace Pomino. Furono poi stanchi per le forti emozioni provate e se ne andò, dicendo "Addio" a tutti loro. Così Mattia si ritrovò solo e sperduto, ancora una volta, nel suo stesso paese. Si avviò guardando la gente che passava, nella speranza che qualcuno lo notasse e si rendesse almeno conto che egli assomigliava al povero Mattia Pascal, ormai morto ma...nulla! Allora si recò alla biblioteca, dove trovò don Eligio Pellegrinotto che aspettò che Mattia si presentò e fu felicissimo di quella notizia e nel rivederlo. Egli lo volle ricondurre al paese e lo presentò a tutti i cittadini vivo! Gli fecero un'intervista che andò sul giornale con il titolo "Mattia Pascal è vivo!". Batta Malagna non si fece più vedere ed era dispiaciuto del suo ritorno. Oliva la incontrò per le vie del paese con il suo bambino (di 5 anni) per mano, florido e bello, come lei.. "mio figlio!" pensò Mattia. Ora finalmente vive in pace in casa di sua zia Scolastica, nel letto in cui morì la sua adorata madre e trascorre gran parte del giorno con don Eligio, che lo aiutò nel trascrivere tutta questa avventura. Mattia portò una corona di fiori promessa (quella che non vi portarono mai Romilda, Pomino e la vedova Pescatore) e ogni tanto si reca ancora a vedersi morto e sepolto là. Qualche curioso a volte lo osserva da lontano e gli domanda "Ma si può sapere voi chi siete?" ed egli risponde "Io sono il fu Mattia Pascal". TEMI PRINCIPALI DEL LIBRO: - Trappola delle istituzioni sociali e familiari: la famiglia e il lavoro come trappola e frustrazione - La maschera che è ciascuna forma fittizia o reale che noi assumiamo. La maschera nasconde i diversi stati psicologici e nasconde la vera identità che però non esiste (identità solida, sicura, vera). - Milano critica la società delle macchine (1904 inizio industrializzazione) - La vicenda viene rievocata sia come protagonista sia come narratore: il punto di vista soggettivo del narratore è quello del protagonista stesso (sdoppiamento). - Procedimento dell'ironia antifrastica: dire il contrario di quello che si vuole comunicare (Parini nel Giorno) COMMENTO E RIFLESSIONI: “Una delle piccole cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo». Dunque il protagonista del romanzo di Pirandello, è all’origine un pirandelliano «uomo senza qualità», appena un nome: il nome era un tempo per il protagonista l’unica certezza, e lo ripeteva a sé e agli altri per riconoscere almeno in quel suono la sua presenza. Il romanzo contiene la rappresentazione del dramma esistenziale di ogni uomo che vaga attraverso la vita alla ricerca di una dimensione e di una identità personale. Di fatto, Pascal scopre che le convenzioni sociali cui ha voluto sottrarsi sono qualcosa di vincolante, ma anche di insostituibile: è inutile che l’uomo cerchi di realizzare se stesso, perché non riuscirà mai a uscire da regole e norme che, mentre lo condizionano, sono altrettanto indispensabili per la sua esistenza. Quindi l’uomo vale solo in virtù di elementi e fattori estranei alla sua realtà di persona. È questa l’ultima conseguenza di quel fallimento globale del mondo ottocentesco: la totale scomparsa dell’eroe, la totale scomparsa di una immagine tradizionale dell’uomo.
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