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sintesi L'ARTE DEGLI ETRUSCHI - Mario Torelli, Sintesi del corso di Archeologia

Riassunto dell'evoluzione dell'arte e della cultura materiale etrusca dalle origini fino al tardo ellenismo. il testo non si sofferma sulle pitture tombali.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica sintesi L'ARTE DEGLI ETRUSCHI - Mario Torelli e più Sintesi del corso in PDF di Archeologia solo su Docsity! MARIO TORELLI_ARTE DEGLI ETRUSCHI CAP 1: LA FASE FORMATIVA L’età del bronzo La civiltà della penisola in questo periodo è la civiltà APPENNINICA (XV-XIII sec), nei suoi esiti finali prende il nome di SUBAPPENNINICA o PROTOVILLANOVIANA (XII-X sec) L’artigianato è ristretto alla sola produzione metallurgica L’età del ferro Nella penisola in questa fase si possono rintracciare una pluralità di culture che corrispomdono grosso modo alle ripartizioni etniche di età storica la cultura più estesa e più diffusa territorialmente è la cultura VILLANOVIANA (IX-VIII sec), si tratta di: • Cultura protourbana • Insediamenti a villaggio con capanne • Mancano segni di sacro o politico • La cellula fondamentale della società è la famiglia nucleare allargata, dove il paterfamilias, il capo di questo gruppo, è guerriero e sacerdote; il villaggio è costituito da poche o una sola cellula del genere. • solo la metallurgia è una produzione specializzata, la produzione ceramica avviene invece in ambito domestico, si tratta di ceramica di impasto Le ceramiche del periodo a noi note sono per lo più ceramiche funerarie; tipico di questa cultura è il cosiddetto biconico, un’urna cineraria. Sempre in questo periodo si sviluppa una ricca decorazione ad incisione e a impressione, le decorazioni esaltano le forme del vaso, i motivi sono di tipo GEOMETRICO (meandri, metope, svastiche). CERAMICA Nel corso dell’VIII sec ci sono profondi cambiamenti: • Aumentano le forme • Nelle tombe i vasi aumentano, si iniziano a differenziare i corredi in base al ruolo sociale, la ricchezza è forse qualificativa dei capi, i paterfamilias. • Le appendici plastiche sono più numerose • Diminuisce la decorazione geometrica sostituita da figure zoomorfe soprattutto anatre ed uccelli schematici • È introdotto il tornio, la produzione eramica esce dalla sfera domestica, si produce più ceramica fine a discapito della ceramica ad impasto • Assistiamo alle prime importazioni euboiche (prima dell’VIII sec le importazioni in generale non erano molto consistenti) • Alla fine del secolo si stabiliscono a Vulci e forse anche a Tarquinia alcuni ceramisti greci METALLURGIA Il metallo più lavorato in questo periodo è il bronzo, sia laminato che fuso. Il bronzo laminato era usato per armi come elmi, scudi, foderi di spade oppure per realizzare cinturoni, bracciali, vasellame e per i cinerari biconici e a capanna. Io bronzo fuso era usato per realizzare spade e pugnali, gioielli, attrezzi da lavoro ed applicazioni. Il bronzo laminato viene ornato a sbalzo (puntini o borchie) o con decorazioni grafita o bulinata a motivi geometrici (come le ceramiche del periodo). Appaiono anche decorazioni zoomorfe e molto spesso la barca solare. Le correnti commerciali del periodo erano • Orientale, sicuramente fenicia • Greca-euboica, attestata ad Ischia Cap 2: LA CULTURA ORIENTALIZZANTE (730-580 a.C.) Antico: 730-670 Medio: 670-630 Recente: 630-580 Si definisce orientalizzante il periodo dall’VIII sec ai primi anni del VI sec; è un periodo che vede l’adozione e la diffusione presso le nascenti aristocrazie etrusche di mode, stili e tecniche di lavorazione provenienti dall’oriente. Tutti i materiali importati sono oggetti di prestigio molto richiesti dall’ élite; piano piano si cerca di avviare una produzione in loco di questi oggetti, prima ad opera di artigiani stranieri poi anche di maestranze locali, oltre ai prodotti si spostano infatti anche gli artigiani di provenienza orientale che possiedono tecniche di lavorazione più avanzate rispetto a quelle conosciute durante l’età del ferro. Si moltiplicano molto gli empori commerciali etruschi come conseguenza del grande sviluppo urbano, (soprattutto di Populonia, Vulci, Vetulonia, Tarquinia e Cere) è proprio questa attività commerciale che fa entrare gli etruschi in rapporto con i fenici ed i greci, ed è grazie a loro che i motivi orientalzzanti entrano in etruria; sono in particolare i fenici il principale vettore di collegamento con l’oriente. N.B. Alle due correnti commerciali di epoca villanoviana si aggiuge ora quella greca coloniale facente capo a Cuma. In questo periodo l’etruria acquisisce la scrittura, uno strumento di controllo sociale per le classi dominanti. Dal VII secolo si inizia anche ad usare la formula bimembre per quanto riguarda l’onomastica. URBNISTICA Gli abitati più importanti e più avvantaggiati dal punto di vista delle risorse o delle vie di comunicazione assumono ormai fisionomia urbana: sorgono le prime mura come terrapieni preceduti da fossati. Abbiamo pochi dati riguardo l’urbanistica di questa fase, sappiamo solo che non era di tipo pianificato e che gli impianti urbani di questo periodo sono frutto di continuità evolutiva con i centri precedenti, è stata una crescita spontanea degli abitati. Possiamo indicare come esempio di abitato orientalizzante Acquarossa; l’abitato sorge su un altopiano, le abitazioni sono distribuite per piccoli nuclei di case separate da orticelli. Sorgono i primi palazzi come quello di Murlo o la stessa Acquarossa. ARCHITETTURA All’inizio del VII secolo le case sono ancora le capanne protostoriche di forma rettangolare con pareti di paglia e argilla con copertura vegetale, solo a metà del secolo verranno introdotte coperture pesanti di tegole in terracotta, di conseguenza i muri diventano più spessi, di mattoni crudi con fondazioni di pietra. Queste architetture sono di evidente matrice greca. Informazioni sulle abitazioni principesche di VII sec ci vengono dal palazzo di Murlo e Acquarossa o dalle tombe a camera (realizzate su modello delle architetture domestiche). All’inizio del secolo nell’Etruria meridionale nascono le prime sepolture a tumulo, si tratta di camere ipogee originariamente create per ospitare una sola A livello ceramico si specializzano alcune particolari produzioni. • Bucchero, prodotto pressocchè ovunque, officine di bucchero stampigliato sono però presenti solo a Vulci, Orvieto e Tarquinia; • Ceramica comune dipinta (ma non figurata) invece è tipica delle città etrusche meridionali; • Ceramica a figure nere è invece specialità di Vulci, Orvieto, Cere e Capua. • A questo periodo risale la coppa di Oltos, con dedica ai Tinas Clenar, ai Dioscuri. Per quanto riguarda la coroplastica, viene superata una cosiddetta PRIMA FASE che comunque dura fino al 520 a.C. caratterizzata da lastre di rivestimento con lunghi fregi figurati a stampo e tegole di tipo siciliano, ricche di inclusi e rosse in cottura; è un sistema decorativo di ascendenza ionica usato in Magna Graecia. LA SECONDA FASE prevede fregi realizzati con motivi vegetali stilizzati eseguiti sempre a stampo o anche solo dipinti, hanno però un altro impasto, più sabbioso e giallastro in cottura; ci sono grandi analogie con le decorazioni magnogreche o siceliote, il che fa pensare all’ingresso in etruria di equipes greche. Urbanistica e architettura In questo periodo si completa il processo di urbanizzazione di alcune città etrusche a discapito degli insediamenti minori. La nuova organizzazione si basa sul modello delle poleis greche ma rimane ancora ancorata alle arcaiche strutture economico-sociali di produzione, basate su forme di dipendenza semi servili. L’unico esempio di urbanistica etrusca di impianto regolare è la città di Marzabotto in quanto è stata fondata come città coloniale, l’acropoli accoglie gli edifici sacri mentre la città bassa presenta una via principale e tre strade che tagliano ortogonalmente questa; riflette l’impianto urbanistico greco. Risalgono al secondo quarto del VI sec i primi templi; a parte rari casi di templi peripteri, la tipologia templare etrusca prevede due modelli: • Cella unica con o senza colonne sulla fronte ( modello gia noto in grecia e in oriente) • Triplice cella con doppia fila di colonne sulla facciata ( modello originale, tipico etrusco detto tuscanico) Possiamo anche considerare una terza soluzione a metà tra le precedenti due: un'unica cella fiancheggiata da corridoi chiusi da muri ( tipo ad alae) o da colonnati (tipo del periptero sine portico) Il tempio etrusco non poggia su una gradinata (krepidoma) come quello greco, ma poggia su di un basamento che ha una sola scala fontale. Fino all’epoca classica questo basamento venne decorato con modanature dal profilo rigonfio. Questa sopraelevazione è dovuta a motivi di ordine religioso, viene separato lo spazio riservato alla divinità dallo spazio circostante, templum significa infatti “spazio ritagliato”. Il tipo tuscanico è di derivazione domestica, come dimostra la triplice ripartizione della cella (riprodotta anche nelle tombe gentilizie). L’esempio più antico di tempio tuscanico è il tempio C di Marzabotto, più recente è poi il tempio A di Pyrgi e il tempio di Giove Capitolino a Roma. La scultura A livello scultoreo in questo periodo vengono realizzati soprattutto: • statue di "guardiani di sepolcro", sfingi, leoni, cavalli alati e ippocampi cavalcati da figure giovanili che alludono al viaggio nell'aldilà. Queste statue sono decorate in maniera minuta solo su parti come ali i zampe, lasciando larghe parti non decorate. • Grandi sarcofagi (che sono in realtà cinerari) • piccoli cinerari a forma di arca • stele in pietra • cippi tronco-piramidali con scene di banchetto, giochi o danze funebri (fine VI inizio V) Nell'Etruria meridionale assistiamo all'abbandono della scultura di pietra a favore di quella di bronzo o di terracotta che con lo sviluppo delle tecniche di produzione diverrà elemento principale della plastica locale. A Chiusi invece si avvia una produzione di scultura a bassorilievo, un esempio è • Il sacofago dello sperandio di Perugia realizzato a Chiusi intorno al 500 a.C. Principali centri di produzione scultore furono Cere e Veio. In particolare abbiamo a Cere la produzione di lastre fittili e antefisse a protome femminile per il rivestimento di edifici, acroteri o grandi sarcofagi • Sarcofago degli sposi: Cere 530-520 a.C. Conservato a Roma nel museo di villa Giulia Molto forte è ancora l'elemento ionico; avvicinandoci invece alla fine del secolo possiamo già cogliere nelle opere alcune delle caratteristiche che saranno proprie dello stile severo nei panneggi, nelle capigliature e o barba, la policromia, la nudità. A Veio invece si realizzano terrecotte di "prima fase", qui prevalgono elementi espressivi a discapito dell'eleganza ionica di Cere. Opera veiente sono le statue acroteriali fittili del tempio di Portonaccio di Veio dedicato ad Apollo, raffigurano scene di argomento delfico, sono cariche di movimento, presentano correzioni ottiche con torsioni esagerate, sono esempi: • la statua detta Apollo di Veio (510-500 a.C.) • Latona con in braccio il piccolo Apollo Entrambe conservate al museo di villa Giulia a Roma La bronzistica e l'oreficeria Per quanto riguarda la scultura in bronzo abbiamo solo pochi esempi. In questo periodo abbiamo la produzione di piccoli bronzi fusi, sia statue votive (figure antropomorfe o animali) sia appliques a tutto tondo di vasellame. Centri di produzione furono Populonia ed Arezzo; particolari di Chiusi sono invece vasi canopi di bronzo usati come cinerari. Vulci produce vasellame in bronzo fuso. Orvieto punta sul bronzo sbalzato con frontali di carri o lamine • l'esemplare più eccezionale di bronzo etrusco del periodo è la lupa capitolina Per quanto riguarda i metalli preziosi, questi vengono utilizzati ormai quasi esclusivamente per la produzione di ornamenti personali come gioielli ormai tutti in stile greco-orientale. La ceramica La produzione ceramica di Vi secolo si concentra soprattutto nel bucchero decorato a stampo con appendici plastiche molto complesse. La ceramica dipinta vede un generale tramonto, soprattutto a livello di ceramica figurata; le principali botteghe del periodo sono: • quelle del pittore detto di Paride (a Vulci) che avvio una produzione detta "pontica" di ceramica di lusso; realizza in modo particolare piccoli vasi all'inizio con decorazione estremamente complesse e temi narrativi importanti, successivamente si orienta su soggetti più banali con una perdita di dettagli. • L'altra bottega è quella del maestro delle "idrie ceretane" specializzato nella produzione di idrie da simposio con scene mitiche complesse e di altissima qualità pittorica • La terza bottega è quella dei “dìnoi” a Cere, meno aperta ai grandi temi narrativi. La grande pittura In questo periodo assistiamo alla realizzazioni delle prime pitture parietali nelle tombe di Tarquinia e ai prima pinakes fittili a Cere, probabilmente opera molte volte degli artisti sopra citati. A livello cronologico le tombe più antiche sono quelle “della capanna” e quella “delle pantere” , databili al secondo quarto del VI secolo, le quali ci introducono al tema della falsa porta (come simbolo della porta degli inferi) che poi diverrà nel corso degli anni una consuetudine simbolica. I primi pinakes risalgono al 570 a.C. Ci sono giunte vari frammenti di lastre, le meglio conservate appartengono a due serie: - quelle "della Gorgone" che rivestivano le pareti di un tempio - quelle "Boccanera" che rivestivano le pareti di una tomba Entrambi sono grandi pannelli di terracotta rossicci dipinti con un alto zoccolo a larghe fasce verticali, un fregio figurato ed un coronamento con motivi decorativi o figurati minori CAP 4: IL V SECOLO Per tutto il corso del V secolo e negli inizi del IV, una serie di sommovimenti economico- politico-sociali hanno determinato ciò che viene comunemente detta "crisi del V secolo" e che riguarda non solo l'area etrusca ma anche latina e greca. Tra 480 e 479 a.C con la fine della pax persica in oriente si determinano profondi capovolgimenti anche ad occidente dove i cartaginesi, alleati degli etruschi, subiscono una sconfitta da parte di Siracusa ad Imera nel 480 seguita sei anni dopo dalla stessa sconfitta etrusca nella battaglia navale di Cuma (474 a.C) Altre cause sono da ricercare nelle tensioni all'interno delle società urbane che porteranno alla distruzione dei centri di Murlo e Acquarossa e negli spostamenti di popolazioni sabelliche e celtiche ai margini della penisola. In realtà la vera crisi investe i ceti intermedi, le scelte economiche e politiche dell'oligarchia sono infatti a sfavore di queste classi emergenti. Conseguenze: - l'emporio di Gravisca chiude a presenze esterne -si inaspriscono i prelievi fiscali - i doni funerari si riducono e si concentrano in poche tombe -scompaiono le opere pubbliche - cessa il commercio marittimo verso le Gallie città del sul perdono i loro territori che diverranno colonie o terreni da affittare, si tratta soprattutto di terre appartenenti al ceto medio, i possedimenti dei nobili etruschi non furono toccati dal momento che erano loro stessi a favore del controllo romano. Alcune città del nord come Chiusi, Volterra, Arezzo e Perugia stringono invece patti con Roma. La nuova potenza si fa strada nei traffici commerciali sottraendo l'egemonia che prima era etrusca, quella ricchezza e splendore economico che prima era proprio delle città etrusche adesso si spegne eclissato da quello romano. La vera fine della società etrusca si consuma a partire dalla guerra sillana, porterà al declino dei princeps etruschi (che manterranno comunque un ruolo di prestigio come senatori si roma), fino alla totale riduzione dell'Etruria a regione augustea dopo l'ascesa di Ottaviano. La lingue era invece già stata sostituita dal latino all'epoca della guerra sociale. L'artigianato La stagnazione artigianale di questo periodo è testimoniata soprattutto dall'architettura: a partire dal terzo secolo viene rifiutata ogni novità tecnica e non si sperimentano nuove forme né a livello pubblico né a livello privato. L'artigianato corrente viene affidato a mani servili, come attestano alcuni sigilli su vasi a vernice nera, rossa o acrome: gli officinatores hanno nomi di schiavi. Il consumo di bronzistica corrente e monumentale si riduce, perfino la coroplastica etrusca è messa in ombra da quella romana. Architettura A livello architettonico a questo periodo risale la costruzione delle mura di Perugia con le due importanti porte: - la porta di Marzia con una balaustra dove si affacciano le divinità protettrici della città - l'arco di Augusto Tipico del periodo è il capitello corinzio italico con fiori e foglie. Plastica La cultura prevendente va perdendosi, si realizzano teste fittili molto sommarie e statuette realizzate a stampo con la tendenza ad allungare le forme. Particolari sono le statuette bronzee votive, si tratta quasi di barrette metalliche a cui sono applicate testa e braccia, a livello monumentale il bronzo più diffuso dell'epoca è - l'arringatore, prodotto ad Arezzo, può sembrare una scultura completamente romana; si tratra di un ex voto o di una dedica pubblica di un aristocratico Le officine di Arezzo rimangono molto attive ancge per il secolo successivo, sono impegnate soprattuto nella realizzazione di copie di statue classiche per uso pubblico o per arredamento di lusso. Sempre ad Arezzo è stata forse prodotta la copia di una statua raffigurante Atena e identificabile forse con l’ Athena Sthennis dedicata nel tempio della concordia di Roma. Per quanto riguarda la plastica fittile per la decorazione architettonica troviamo: frontoni pieni, introduzione del fregio per ornare le pareti della cella, introduzione di motivi decorativi di ordine dorico per le lastre (patere, metope a rosette, triglifi). Molto frequenti sono anche i temi dionisiaci. Agli inizi del primo secolo, a Roma, viene inventata una nuova lastra di rivestimento, la “lastra campana” con fregi figurati e non, che fa seria concorrenza alla coroplastica locale. Per quanto riguarda la sfera funeraria troviamo urne e sarcofagi con le tipiche figure recumbenti sul coperchio, in pietra, terracotta o alabastro (soprattutto a Volterra). POSTFAZIONE Possiamo quindi dire che il mondo etrusco, nel corso dei secoli, si è profondamente nutrito di cultura greca a partire dall’arte e dall’artigianato per finire al pantheon. Quella etrusca è stata più che altro un’emulazione che una copia passiva degli aspetti greci; gli aristocratici etruschi sentono il mondo dell’aristocrazia graca simile al loro e si assimilano per questo ai greci (come ci attesta un esempio fra tanti la tomba François) ma tutto ciò non ha trasformato l’etruria in un’appendice della grecia, tute le forme adottate dal mondo greco sono impiegate per esprimere concetti legati al mondo ideologico, religioso e funerario dell’élite etrusca.
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