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Guide e consigli
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La Camera Chiara: La Fotografia secondo Barthes, Sintesi del corso di fotografia

Storia della FotografiaStoria dell'Arte ModernaTeoria della fotografia

Roland barthes esplora la natura essenziale della fotografia, dalla sua origine alla sua estetica e significato. Come la fotografia riproduca il reale, la sua relazione con la storia, l'emozione che provoca e la sua relazione con la pittura. Barthes analizza la fotografia come punto di incontro tra due procedimenti, chimico e fisico, e la sua relazione con la morte.

Cosa imparerai

  • Come la fotografia è legata alla morte secondo Barthes?
  • Come la fotografia riproduce il reale secondo Barthes?
  • Che cosa significa per Barthes la fotografia?

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 01/09/2021

graphicsandmore
graphicsandmore 🇮🇹

4.4

(18)

31 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La Camera Chiara: La Fotografia secondo Barthes e più Sintesi del corso in PDF di fotografia solo su Docsity! La camera chiara - R. Barthes -Foto dell’ultimo fratello di Napoleone, Girolamo (1852) > stupore, sto guardando gli occhi che hanno visto il re. Amava la Fotografia in opposizione al Cinema, ma non poteva separarli. Desiderio ontologico di sapere cos'è la fotografia in sè. Ripartizioni > empiriche: professionisti / dilettanti. retoriche: paesaggi / oggetti / ritratti / nudi. estetiche: realismo / pitturalismo. La fotografia riproduce all'infinito ciò che ha avuto luogo una sola volta, ripete meccanicamente ciò che non potrà ripetersi esistenzialmente. Designa la realtà, indica ciò che è esattamente così. La foto non si distingue dal suo referente (ciò che rappresenta) o almeno non subito e non per tutti. Per cogliere il significante fotografico occorre essere professionisti o riflettervi. Senza qualcosa o qualcuno non vi è foto alcuna, e ciò porta ad una scelta del soggetto (Calvino). Noi non vediamo la foto in sè, la foto è invisibile, noi vediamo ciò che è dentro una foto. Il referente aderisce. Vari linguaggi (critico ed espressivo) e diversi discorsi (sociologici, semiologici, psicoanalitici). La foto è oggetto di tre pratiche (o emozioni o intenzioni): fare, subire o guardare. Lui non è un fotografo perchè ha bisogno di vedere subito il prodotto del suo lavoro ma la Polaroid è deludente se non sei un bravo fotografo. Attraverso il foro stenopico l’operator guarda, limita, inquadra e pone in prospettiva. La fotografia è il punto di incontro tra due procedimenti, chimico (azione della luce sulle sostanze) e fisico (formazione dell'immagine tramite un dispositivo ottico). Quando ci si mette in posa si fabbrica istantaneamente un altro corpo, ci si trasforma anticipatamente in immagine. Il vero io di una persona non coincide mai con la propria immagine (pesante, immobile e tenace, la società vi si appoggia). Il vedere se stessi è un atto recente, la fotografia è un'astuta dissociazione della coscienza d'identità. Prima del 1840, per far impressionare le lastre dei primi ritratti serviva un tempo di posa lungo sotto vetrate in pieno sole, diventando oggetto, fu inventato il poggiatesta. Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente quello che credo di essere, quello che vorrei si creda io sia e quello che il fotografo crede io sia e quello che serve per la sua arte. Quando ti fotografano diventi oggetto in mano d'altri, ma bisogna difendere il nostro diritto politico di essere soggetti. Barthes non ama tutte le foto (i tronchi di Atget, i nudi di Boucher o Krull), però di Stieglitz ama la sua foto: «Il capolinea del tram a cavalli (1893), NY. Le foto in sè non sono vive o animate, ma animano l'osservatore. Barthes vuole tracciare le linee di una scienza eidetica della Fotografia, e non solo lo studio fisico, chimico, ottico, dell'estetica, della storia e sociologia. -Soldati pattugliano le strade (1979) in una rivolta in Nicaragua, Koen Wessing > dualità con le suore sullo sfondo che camminano (punctum). -Genitori davanti al cadavere del figlio (1970) K. Wessing, Nicaragua. Non riusciva a trovare lo studium (interessamento intenso) cioè entrare in armonia con le intenzioni del fotografo tramite la cultura che è un contratto tra creatori e consumatori, o il punctum (elemento che punge e ferisce). -Il 1° maggio a Mosca (1959) William Klein, info su come vestono i russi > la fotografia ha con la storia il rapporto che il biografema ha con la biografia. La Pittura è il fantasma della Fotografia, ma i pittori utilizzavano la Camera Oscura, la nascita della Fotografia è dovuta alla scoperta della chimica. Daguerre si impadronì dell'invenzione di Niepce e gestiva un teatro. La fotografia è accomunata al Teatro dalla Morte > questa smania di rendere vivo tramite una foto è la negazione mitica dell'ansia di morte. Lo shock fotografico è diverso dal punctum perchè non traumatizza ma rivela ciò che è nascosto. -Nell’incendio di Pubblici Apestéguy fotografa una donna che sta saltando da una finestra -Harold D. Edgerton fotografa al milionesimo di secondo la caduta di una goccia di latte. -Germaine Krull, Kertész, W. Klein usano volontariamente certi difetti (inquadratura scentrata, sfocamento, falsamento delle prospettive). Per sorprendere si fotografa il notevole, poi si capovolge e si rende notevole ciò che si fotografa. Grandi ritrattisti: Nadar raffigura la borghesia francese, Sander i tedeschi della Germania prenazista (fu censurato perchè i suoi volti non corrispondevano all’archetipo nazista della razza) e Avedon la high-class di NY. -William Casby, nato schiavo (1963), Richard Avedon. -Notaio, Sander. Il drammaturgo Brecht era ostile alla Fotografia perchè aveva scarso potere critico, ma secondo Barthes nemmeno il suo teatro a causa della sua acutezza e qualità estetica. La fotografia pubblicitaria ha il suo picco in pochissimi ritrattisti, mentre per l'accozzaglia delle “buone fotografie” si può solo dire che l'oggetto parla e induce a pensare. | redattori di Life rifiutarono le foto di Kertész perchè parlavano troppo. «Alhambra (Granada), Charles Clifford (1854-6) > foto antica lo commuove perchè vorrebbe vivere lì, col clima mediterraneo. La Fotografia unaria (attraverso una sola concatenazione è generata) trasforma enfaticamente la realtà senza sdoppiarla, il soggetto deve essere semplice > foto di reportage (non c'è punctum, al massimo lo shock senza turbare, mi ci interesso come mi interesso al mondo ma non le amo) o pornografica (senza secondi fini, non come Mapplethorpe che fotografa le maglie dello slip, non è più unaria, perchè mi interesso alla trama del tessuto). -Ritratto di famiglia (1926) James van der Zee, “negri” americani, lo studium esprime rispettabilità, familiarismo, conformismo per essere come i bianchi, ma il punctum è la larga cinta della sorella o figlia e le scarpe col cinturino, un particolare démodé commovente. - Monelli di un quartiere italiano di NY (1954) W. Klein, punctum denti brutti di un ragazzino. - Tzara con il binocolo (1926) Kertész, punctum unghie poco pulite. - Violinista tzigano cieco guidato da un bambino (1921) Kertész, punctum strada in terra battuta tipica di Ungheria e Romania. - Andy Warhol, Duane Michals, nasconde il viso dietro le mani, studium è il nascondino, punctum unghie a spatola annerite. La veggenza del Fotografo non è “vedere”, ma trovarsi là. -Istituzione mentale, New Jersey (1924), Lewis H. Hine > io mi spoglio di ogni sapere, ogni cultura, vedo solo l'enorme colletto inamidato del bambino e il dito fasciato della ragazza. - Savorgnan de Brazza e “Negretti vestiti da marinai” (1882), Nadar, uno dei due ha posato una mano sulla coscia di Brazza, ma il punctum sono le braccia conserte dell’altro mozzo. - Robert Mapplethorpe, Phil Glass e Bob Wilson (mi attrae ma non so perchè). Kafka: “Si fotografano le cose per allontanarle dalla propria mente”. La fotografia deve essere silenziosa. -La regina Vittoria (1863) Wilson, il servitore con il kilt scozzese che tiene il cavallo. «Giovane con braccio disteso, Mapplethorpe, erotismo allegro, momento giusto, kairos del desiderio. Foto della madre morta (“Foto del Giardino d'inverno): risalire verso l'assenza, ridiscendere senza averla contemplata e ricominciare da capo. «Madre o moglie di Nadar, Nadar (il più grande fotografo del mondo). Barthes la curava durante la sua malattia, era diventata figlioletta, bambina essenziale come in questa foto, senza parlare perchè senza dirselo condividevano l’insignificanza del linguaggio. Banalità: dire ciò che il mondo vede e sa. Singolarità: recuperare la banalità con slancio ed emozione che appartiene solo a me. Referente fotografico: non la cosa facoltativamente reale a cui rimanda l’immagino o il segno, ma la cosa necessariamente reale posta davanti all'obiettivo [interfuit: ciò che vedo si è trovato là]. La posa è una intenzione di lettura, guardando la foto penso a quell’istante in cui la cosa reale si è trovata lì. Noema della fotografia: qualcuno ha visto il referente (oggetti o persone). Non è stato possibile fino a che non hanno scoperto la sensibilità alla luce degli alogenuri di argento, permettendo di captare i raggi emessi da un oggetto illuminato (referente). La fotografia è un'immagine rivelata, spremuta dall'azione della luce. Il colore è un'intonacatura successiva alla verità originaria in b&w. Anche se la foto del g.d. della madre è in b&w i suoi capelli emanano dei raggi, così come la sua pelle e il suo vestito, quel giorno.
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