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Sintesi - La filosofia nel medioevo, dalle origini patristiche alla fine del XIV secolo - Etienne Gilson, Sintesi del corso di Storia Della Filosofia

Sintesi sistematica con schemi a rientri del classico della storiografia sulla filosofia medievale di E. Gilson. Intero volume sintetizzato.

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015
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Scarica Sintesi - La filosofia nel medioevo, dalle origini patristiche alla fine del XIV secolo - Etienne Gilson e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Filosofia solo su Docsity! 1. Prefazione Critica 1.1.. Sviluppo interesse alla storiografia medievale: Con il canale del romanticismo. 1.2.. Pregiudizio Ideologico II metà dell'800, la curia romana per difendere il pensiero cristiano dagli attacchi (dall’illuminismo in poi) cerca un autore di riferimento; limiti di Gilson: cristiano integralista che concepisce il pensiero filosofico nella storia come una parabola che culmina con Tommaso D’Aquino, già riferimento del pensiero cristiano contemporaneo (Cattolico). 1.3.. Pregiudizio Ideologico II Gilson riempie il testo della sua personale posizione metafisico-ideologica: “metafisica dell’esodo”. 1.4.. Definizione degli autori Ci si riferisce a padri della chiesa come a quegli autori di riferimento vissuti fino al III sec. Circa; per gli altri autori di riferimento relativamente più recenti, a seconda dell’autorità dottrinale ci si riferisce come dottori o scrittori ecclesiastici. 1.5.. Centro Tematico Ci concentreremo sul tema della distinzione tra filosofia e teologia. Nell’incontro tra filosofia e cristianesimo certi termini filosofici assumono carattere teologico. 2. Prefazione e influssi del pensiero cristiano 2.1.. Accenni all’ottica di un medievale Nel medioevo un pensatore si concepisce in piena continuità con le persone e gli autori dell’antichità; infatti gli autori vengono pensati in maniera astorica; a partire dal medioevo si adotta un’interpretazione allegorica dei testi. 2.2.. Chiarificazioni sul testo biblico L’antico testamento comprende 46 libri originariamente sia in greco che in ebraico e aramaico, da essi se ne trae sia la legge con una serie di prescrizioni che una teologia egizia (valore simbolico dei numeri, demonologia sia per dio che per il diavolo, giudizio universale, resurrezione dei corpi) che da quella mazdeista; Il nuovo testamento è di lingua tradizionalmente greca e esprime come concepivano il proprio fondatore e i suoi membri. Il nuovo testamento prende molti motivi dalla tradizione dei culti romani ed etruschi. 2.2...1... Note di traduzione I cristiani del secondo secolo non conoscendo l’ebraico utilizzano traduzioni greche del testo dove ci sono quindi alcune differenze (es. “la giovane donna” diventa “la vergine”). 2.3.. Nascita del cristianesimo II metà del II secolo. Il Cristianesimo nasce come una riforma dell’ebraismo ama già l’ebraismo stesso era scisso al suo interno F 0 E 0(farisei, sadducei, esseni da cui prende le mosse il cristianesimo). 2.3...1... Paolo di Tarso Trasforma il cristianesimo da riforma culturale a comunità universale accessibile a tutti à ottenendo maggiori conversioni vince politicamente l’ideale apostolico; nel concilio di Gerusalemme. Tra Paolo e gli apostoli si giunge ad un compromesso ( i cristiani paolini non devono seguire tutte le leggi à ma non ne seguono nessuna). Paolo è un personaggio molto acculturato, cittadino romano che conosce anche il greco e che è di cultura stoica (tripartizione dell’anima, filosofia del F 0 E 0logos) ma anche egizia presenta le sue tesi monoteistiche anche all’Areopago ad Atene( quando si appella al dio ignoto lo ascoltano ma lo rifiutano quando promette la resurrezione) à effetto di ellenizzazione del cristianesimo. Logos allora assume il significato del Verbo, cioè di Cristo e la metafisica delle idee divine diviene la noetica dell’illuminazione. La visione cristiana del mondo è Giudeo-Cristiana perché eredita dall’Antico Testamento ad esempio le formule “Ex Nihilo”. 2.3...2... Differenze tra il mondo greco e il mondo ebraico-cristiano delle origini I Cristiani a differenza di tutte le filosofie eccetto gli stoici pongono un unico riferimento: a differenza del mondo greco dio crea ex nihilo ed è Dio stesso che è volontà a creare le leggi (i dei greci sottostanno alle leggi e il logos stoico è necessità) sembra sottostare a nulla. Il concetto di amore greco è quello di eros mentre per i cristiani è l’agapè che è il collante della comunità; aIl concetto di uomo per i greci (Platone) è anima che sostiene un corpo; per i cristiani (influenza teologia egizia) è quella della caduta, della tripartizione dell’uomo e della salvezza operata da cristo attraverso la resurrezione dei corpi(infatti li conserviamo bene). La storia viene concepita in maniera ciclica dai greci e in maniera teleologica dai cristiani. 3. Patristica I primi padri vengono chiamati Apologisti (o Apologeti) perché le loro opere principali sono apologie (Nel senso tecnico della parola ovvero quello giurdico) del cristianesimo. 3.1.. Contesto culturale dell’epoca Prenicea (Concilio di Nicea 325) Effetto della delusione della seconda venuta di Cristo s’interpreta in senso platonico, come liberazione dal corpo; Cristo non viene ancora concepito come Dio ma come una sorta di “Angelo Speciale”; I romani non amavano la speculazione perché metteva a rischio il potere à Ecco perché perseguitavano gli speculatori ed in caso anche i cristiani. 3.2.. Incontro filosofia-cristianesimo Per filosofia si intendeva “sapienza pagana” e i primi contatti dei cristiani con la filosofia erano per prendere posizione nei riguardi di essa. 3.2...1... Conflitto elleni-cristiani Si accusano reciprocamente di presentare contenuti osceni nei testi sacri, si difendono reciprocamente con l’interpretazione allegorica; inoltre i cristiani si presentavano come detentori della verità senza aver studiato; è facile contro di loro l’obiezione della storicità come salvezza; sono attaccati di sulla figura cristo come contemporaneamente divino e sofferente. 3.3.. I padri apologisti greci e il rapporto con la filosofia (Prima metà del II secolo) 3.3...1... Giustino Concepisce una continuità tra sapienza ellenica e rivelazione cristiana. Apologista appartenuto a varie comunità filosofiche (tra cui il platonismo che abbandona perché non concepisce nell’essenza di anima l’immortalità ma questa dipende direttamente dalla volontà di Dio) che infine si è di male. La filosofia fatta nella giusta maniera è cosa giusta perché la sapienza è dono di Dio. I due maestri per eccellenza saranno Platone e Pitagora, la teologia stoica è sbagliata perché Dio è immateriale e immanente, rimane comunque buona la morale. Bisogna stare però attenti a non far prevalicare la filosofia altrimenti si arriva allo gnosticismo. A livello pratico questo testo concilia il seguente problema: “Se il messaggio è di povertà, come si salvano i cristiani ricchi?” à “Quello che è importante è la povertà di spirito cioè quella che si rifà all’obbedienza” (Riferimento a Paolo). In Clemente ci sono due Antichi Testamenti: La legge per gli ebrei e la filosofia per i greci (Dio ha parlato ai filosofi attraverso la ragione). 3.4...2....2.....4..... Natura della trinità Fa alcuni progressi rispetto agli apologisti, Dio è al di là dell’uomo e al di sopra della stessa trinità. Conosciamo Dio attraverso il figlio, è influenzato da Ermete Trimegisto. 3.4...2....3.... Origene Allievo di Ammonio Sacca insieme a Plotino à Di Ammonio non si sa niente perché non ha lasciato nulla di scritto. C’è qualche riferimento grazie a Porfirio, infatti probabilmente anticipa il neoplatonismo. Così Origene può conciliare il messaggio cristiano (il testo) con il neoplatonismo per mezzo dell’allegoresi. Della sua immensa opera ce ne rimane soltanto una piccola parte. 3.4...2....3.....1..... Natura della Trinità Anticipando le tre ipostasi di Plotino afferma che il Padre è incorporeo, trascendente, al di là e non si può neanche pensare mentre il figlio è sapienza sussistente, rivelazione del Padre (mediatore dei due mondi). In lui c’è ancora una subordinazione del verbo e dello spirito santo al Padre. 3.4...2....3.....2..... Dottrina della creazione (De principis) Si rivolge a due tipi di lettori i fedeli che desiderano approfondire la fede e tutti gli altri. Questa è avvenuta in seguito a un atto libero di Dio prima ancora dello spazio e del tempo, anch’essi creati; l’uomo è creato dall’eternità e con esso anche una pluralità di mondi; Similmente alla dottrina dell’emanazione di Plotino vi è la concezione del Verbo come un dio primogenito che a sua volta crea da sé altri verbi. Il mondo è creato ex nihilo attraverso il verbo. Inizialmente gli enti spirituali erano tutti quanti uguali ma poi quando Dio chiese loro di seguirlo si differenziarono a seconda della loro risposta: gli oppositori divennero demoni, i seguaci angeli e gli ignavi uomini. Inizialmente gli uomini presentavano un corpo privo di sessualità (ripresa del mito dell’androgino di Platone) che è avvenuta in seguito alla caduta come effetto del peccato. (Quindi inizialmente gli uomini si riproducevano in maniera intellegibile). 3.4...2....3.....3..... La redenzione A livello personale la redenzione è elevarsi dal corpo con lo spirito nella misura in cui il corpo è affetto dal peccato. A livello universale, siccome tutto è buono e dovrà prima o poi tornare al Padre così si avrà un ciclo di “giudizi universali” fino a quando tutti quanti gli spiriti non si sottometteranno all’autorità di Dio (trasforma la concezione dell’eterno ritorno greco in storia lineare e teleologica). Le anime non sono altro che spiriti “raffreddati” che devono ritrovare la virtù divina che gli dona nuovo calore: il Verbo ha offerto la propria anima per riacquistare i diritti che il demonio aveva sull’uomo in conseguenza del peccato. 3.4...2....3.....4..... Aristocraticismo spirituale La Chiesa è composta di semplici fedeli, ci sono cristiani più perfetti che grazie all’interpretazione allegorica dei testi raggiungono la gnosi. Tre classi: 1) Fedeli = si attengono alla verità del senso storico delle scritture. 2) Cristiani perfetti = raggiungono la gnosi attraverso l’interpretazione allegorica dei testi. 3) Cristiani più perfetti = raggiungono il senso spirituale delle scritture tramite la contemplazione. 3.4...2....4.... Plotino Di origine egizia frequenta la scuola di Ammonio Sacca ma va ad insegnare a Roma . 3.4...2....4.....1..... Cosmologia F 0 E 0Tutto ciò che è, è unitario quindi l’essere è solamente un grado posteriore all’Uno (Prima ipostasi) del quale non si può neanche parlare. L’Uno ha liberamente deciso che le cose siano, tutti i gradi e i modi degli esseri sono già nell’Uno; L’Uno decide anche di esserci (difficile parlare dell’Uno perché ne conosciamo soltanto gli effetti però dal momento che si è liberamente creato le cose procedono necessariamente dall’Uno); Dall’Uno procede l’Intelletto: Seconda Ipostasi (nous, essere, logos) che contiene tutte le idee infatti essendo una prima manifestazione dell’Uno è unitario ma continua nella pluralità, infatti è fondamento dell’essere, della volontà e della libertà; Plotino trasferisce le idee platoniche (realtà) all’interno di un Nous. Dall’Intelletto procede la psiche (Terza Ipostasi) quale anima universale che similiarmente al demiurgo di Platone produce le cose (il mondo), ma allo stesso tempo trattiene e solleva l’esistenza del mondo e delle cose, infatti essa è stabile e incorruttibile allo stesso tempo in quanto è una realtà in mutamento e non immutabile. Tutto infine deriva dalla sovrabbondanza della bontà dell’Uno ma l’Uno non produce solo per emanazione le cose ma le abbraccia anche, le tiene unite fino a far risolvere tutte le cose in lui. (Verticalizza il sistema della metafisica platonica) 3.4...2....4.....2..... Antropologia Un frammento dell’Anima, caduto nella materia, produce l’uomo che ha per compito il ritirarsi dalla materia per tornare ad appartenere all’Anima universale e per aspirare a rivolgersi all’Uno. 3.4...2....4.....3..... Gnoseologia La mente umana è obnubilata dalla materia in quanto l’occhio della mente è oscurato e per essere liberato dalla corporeità c’è bisogno della moralità; infatti per Plotino la purezza morale precede l’attività conoscitiva: Per conoscere bisogna essere puri (Fondamento per tutte le dottrine filoneoplatoniche fino al XII). Solo attraverso l’ascesi spirituale si può comprendere la realtà. 3.5.. Padri Apologisti latini fino tra il II e III secolo Non sono a conoscenza del greco e delle dottrine dei padri greci. 3.5...1... Tertulliano Corrispondente latino di Taziano in quanto la filosofia deve essere superata dalla rivelazione cristiana: il cristianesimo è migliore perché è una dottrina semplice; Il credo deve essere seguito ma non capito con la filosofia perché sarebbe assurdo (però per rispondere alle obiezioni utilizza una filosofia stoica semplificata). Da buon romano usa il diritto per spiegarsi. Afferma in opposizione alla metafisica degli gnostici che ritiene inaccettabile che il cristianesimo si impone agli individui come semplice fede (la quale si appoggia sull'incomprensibile). 3.5...1....1.... Dottrina della trasmissione del peccato originale Il peccato originale si trasmette da padre in figlio attraverso il seme, l'anima è un corpo simile all'aria (tutto è corpo per tertulliano, persino Dio). Per riscattarsi, per soddisfare la pena causata dalla colpa nei confronti della legge di Dio e questo riscatto è avvenuto attraverso la morte di Cristo in croce. (Se i greci si esprimono in termini metafisici, i latini si esprimono in termini giuridici) 3.5...1....2.... dottrina del verbo Dio è corporeo e il Verbo è sostanza spirituale che si trova in rapporto a esso allo stesso modo in cui i raggi derivano dal sole. (Si sente corrisposto in questo pensiero dalla dottrina stoica). L'aggiunta dello Spirito Santo alla Diade non ne interrompe l'unità. La sua visione è semplicistica. 3.5...2... Arnobio Non essendo ancora legato come gli altri apologisti latini all’apologetica greca sono gli ultimi ad ignorare la filosofia dei padri greci: vede negativa la dottrina platonica dell’immortalità dell’anima perché quest’ultima divinizza l’anima senza aver bisogno di Dio. 3.5...2....1.... Contro le Nazioni Scritto prima di essere battezzato cristiano (la sua visione è quella di un pagano disgustato dal paganesimo), sostiene la tesi della dannazione (in maniera analoga alla distruzione dell’anima egizia) senza rendersi conto che il paradigma culturale è mutato nel neoplatonismo; Si converte al cristianesimo perché il suo scetticismo gli conferma che non si può conoscere la realtà delle cose e quindi più semplicemente bisogna credere. 3.5...2....2.... Antropologia Va oltre la dottrina platonica dell'immortalità dell'anima, l'anima umana non è semplicemente immortale perchè così stabilisce la volontà di Dio ma l'uomo è un vero e proprio animale (lo prova il suo modo d'essere e i suoi atteggiamenti). all’incorporeo e il corpo viene recuperato come spiritualizzato. (I corpi possono essere spiritualizzati per il semplice motivo che con il neoplatonismo sono anche aggregati di intellegibili). Il percorso di spiritualizzazione viene effettuato attraverso l’amore per Dio della quale il primo momento è la Fede, ma alla fede si accompagna un percorso di ascesi morale e spirituale che è la restaurazione della somiglianza divina cancellata dal peccato. 3.4...2....4.....6..... natura della materia La materia è frutto di Dio che è immateriale, come in realtà i singoli elementi presi in sé sono oggetti intellegibili che con la loro combinazione o mescolanza producono la confusione che noi chiamiamo materia. Tuttavia bisogna comprendere che alla base del sensibile c’è l’intellegibile quale fondo stesso della realtà. 3.4...2....4.....7..... Dottrina del corpo disperso Rifiuta la trasmigrazione delle anime: ammettere che ciascuna anima può animare ogni corpo sarebbe come ammettere che tutte le anime abbiano le stesse caratteristiche (negli uomini “la razionalità”) Ci si chiede qual è la relazione tra l’anima e il corpo prima della redenzione universale: l’anima rimane attaccata al corpo disperso. 3.4...2....4.....8..... Natura della trinità Come l’uomo emette il fiato per esprimere la parola del pensiero allo stesso modo il procedere dal Padre al Figlio è lo Spirito Santo. Come la respirazione procede dall’unità del corpo e dell’anima lo spirito santo procede dal Padre e dal Figlio. 3.7...4... Nemesio di Emesa fonde dottrine aristoteliche con quelle platoniche. Per descrivere il mondo utilizza Aristotele, per descrivere la metafisica si serve invece di Platone per quanto riguarda la metafisica. 3.7...4....1.... Antropologia L'uomo è un microcosmo composto di un corpo e di un'anima razionale. Il suo posto intermedio che occupa tra l'ordine dei corpi e l'ordine degli spiriti definisce il problema del suo destino: egli diventerà simile a Dio o si degraderà. Nemesio si percepisce in linea con Platone rispetto al fatto che l'anima è una sostanza incorporea e completa, tuttavia nei pensatori cristiani questa tendenza platonica è sempre stata frenata dal dogma della risurrezione dei corpi ma Nemesio prende la risposta da Plotino e da Ammonio Sacca: Gli intellegibili sono di tale natura che possono unirsi ai corpi in modo tale da riceverli e tuttavia da rimanerne disuniti. Se rispetto all'anima Nemesio si allontana da Aristotele ci si avvicina per la descrizione del corpo accettando la dottrina aristotelica dei quattro elementi e delle quattro qualità. Inoltre richiama Aristotele per quelle che sono le facoltà dell'anima(immaginazione, intelletto e memoria) tuttavia per definirne le parti riprende sempre Platone (parte appetitiva, irascibile e razionale). Per la morale si rifà ad Aristotele come distinzione tra atti volontari e involontari. 3.7...5... Teodoreto di Ciro Sostiene le solite dottrine dei cristiani contro la sapienza ellenica. 3.8.. Il Platonismo dei padri latini del IV e V secolo Si trovano in quest’ambito sia autori pagani (che risentono dell’influenza di Plotino) che cristiani. 3.8...1... Ilario Di Poitiers (IV secolo) Le preoccupazioni morali prevalgono sulle questioni metafisiche, è arrivato al monoteismo cercando di risolvere il problema della felicità, abbraccia la fede cristiana perchè solo in questa Dio si è incarnato per salvare l'uomo. 3.8...2... Ambrogio(IV secolo) (Unico non influenzato dal Neoplatonismo) Sapeva il greco e non ha tralasciato neanche un approfondimento metafisico. Introduce l'interpretazione allegorica e anche il simbolismo morale degli animali. Anche lui è persuaso del fatto che i Greci abbiano attinto alla sapienza di Mosè. 3.8...2....1.... Morale Ristruttura l’opera di Cicerone (dove il dovere morale risiede nella comunità) ponendo Dio come fonte del dovere morale à Di conseguenza per rispondere alla domanda “Cosa devo fare?” bisogna rivolgersi agli interpreti del volere divino. 3.8...2....2.... Questione dell’Allegoresi Ritiene di poter utilizzare l’allegoresi per la lettura della bibbia così da essere legittimato a forzare il testo. 3.8...3... Mario Vittorino (IV secolo) (Influenzato da Plotino) Riprende gli stessi argomenti dei Cappadoci per rispondere al problema: “ Se Dio è ingenerato, come fa il Figlio a essere divino?” à Riutilizza lo schema delle ipostasi, Il verbo è la prima e principale operazione di Dio: 1) Il padre = Pre-essere. 2) Verbo/Figlio = Ciò che è veramente. 3) Anima = Ciò che è. 4) Enti = Ciò che non è veramente non-essere. 5) Materia = ciò che non è. 6) Impossibile = Ciò che veramente non è. Con questo schema Plotiniano, richiamando il fatto che la prima ipostasi veramente non è, può riconoscere a livello del nous (prima realtà veramente esistente, seconda ipostasi) il titolo di Dio; Conia una terminologia latina per introdurre Plotino nel cattolicesimo. 3.8...4... Calcidio (IV secolo) Importante perché offre al mondo latino una traduzione parziale del Timeo (unica opera di Platone nota ai latini fino al XII secolo) e un commento annesso ad essa. Il mondo è eterno. Rispetto alle tre ipostasi esistono per lui i simulacra (La materia che è sempre esistita ed è possibilità pura, possibilità di essere o non essere un corpo) che si trovano con gli exemplum nello stesso rapporto in cui si trovano gli oggetti sensibili in Platone con le Idee. Tra il mondo della materia e il mondo delle idee esiste un mondo generato nella materia dalle Idee. Idea esiste sotto due aspetti : in sé e nelle cose. 3.8...4....1.... Traduzione della dottrina platonica in ambito latino I principi sensibili sono riconducibili a 3 perchè Dio fa tutt'uno con le idee infatti è il pensiero di Dio che ha modellato il mondo. Rifiuta la nozione di Anima come forma del corpo in quanto la vera natura dell'anima è di essere una sostanza spirituale. 3.8...4....1.....1..... Deus – Ambito del divino che traduce in latino le tre ipostasi (aevum, nous, anima). 3.8...4....1.....2..... Silva – Assume il significato della Materia solamente che traduce in maniere letterale da Hyle (che significava materiale da carpenteria). 3.8...4....1.....3..... Exemplum – Traduzione di Idea, questa è una traduzione interpretata nel senso che le idee sono i modelli esemplari delle cose, non si attiene al significato letterale (ciò che è visto). 3.8...4....2.... Gnoseologia A questi tre gradi dell'essere corrispondono tre gradi di conoscenza: l'idea che è oggetto di scienza, la forma natia che è oggetto di opinione e la materia che non può essere né conosciuta né percepita. La materia non può essere né conosciuta né percepita. 3.8...5... Macrobio (IV – V secolo, Autore Pagano) Traduce in filosofia neoplatonica il sesto libro della Repubblica di Cicerone (Somnium Scipionis). Richiama le tre Ipostasi di Plotino. 3.8...5....1.... Anima Concepisce l’anima umana appartenente all’ambito dell’Anima Mundi: L'anima è rispetto al corpo ciò che Dio è rispetto al mondo. Tuttavia alcune si rivolgono ai corpi e cadono nel mondo corporeo. Passando attraverso gli astri acquistano alcune qualità (fondamento della teologia) . Una specie di brezza fa dimenticare loro la loro origine, tuttavia l’anima resta pur sempre aperta all’ambito divino. Il commento di Macrobio imporrà la differenza tra anima in senso platonico e anima in senso aristotelico al medioevo. 3.8...6... Marciano Capella (V secolo) 3.8...6....1.... Le nozze di Mercurio e Filologia Opera letterale e filosofica in versi (Mercurio vuole prendere in sposa Filologia che però per sposarsi con Mercurio ha bisogno di formarsi attraverso una serie di prove). Questo testo è l’espressione allegorica e il punto di riferimento per la formazione e l’erudizione medievale. Cioè Trivio (Geometria, Retorica, Dialettica) e il Quadrivio (Musica, Astronomia, Aritmetica e Geometria). 3.8...7... Agostino Diviso tradizionalmente in tre periodi: 1) Prima della conversione; 2) Fase Cristiano-Neoplatonica; 3) Pensiero Maturo (o determinazionalista). Una differenza radicale lo distingue dai Neoplatonici: la fede precede la ragione (intellige ut credas, crede ut intelligas) . 3.8...7....1.... Excursus Storico Durante il IV secolo nonostante la libertà di culto, si inizia a consolidare l’idea che un impero per stare unito poteri delle energie divine cioè la teurgia; l’elemento liturgico-religioso e la filosofia platonica vengono fusi insieme (da qui in poi per i prossimi tre secoli non sarà facile separare filosofia e teologia). La Teleistica(?) è la scienza che stabilisce la relazione tra gli esseri divini e quelli materiali (questo contatto per i cattolici è stabilito dall’eucarestia dove però agli occhi dei pagani assume il valore di una teofagia). 3.3...1....6.... Pseudo-Dionigi l’Areopagita gli si attribuiscono gli scritti del Corpus Areopagiticum: Questo autore finge di essere il Dionigi all’interno dell’areopago ovvero una delle due persone convertite dal discorso di Paolo, il futuro vescovo di Atene, tuttavia questo scritto in realtà si fa risalire all’inizio del V secolo ed è di carattere fortemente neoplatonico (infatti contiene alcuni frammenti di proclo). Questi scritti di carattere eterogeneo e neoplatonico contengono: 3.3...1....6.....1.... dottrina del potere Una dottrina del potere centrata sull’autorità del potere divino che si risolve nelle opere. 3.3...1....6.....2.... Metafisica Una dottrina metafisica che richiama l’uno e il divino come realtà trascendente al di là delle cose. L'universo in senso neoplatonico è diretta manifestazione di Dio che per essenza è buono e quindi tutto partecipa di questo bene (il male di per sé è nulla ed è proprio per questo che ci inganna perchè non essenza ma realtà, proprio per questo Dio non lo causa ma lo tollera.) Subordina il mondo delle idee a Dio e l'essere non è che la prima di tutte le forme di partecipazione a Dio e come si è detto condizione di tutte le altre, le idee invece rappresentano la seconda rivelazione dell'unità e del numero. Egli preferisce riferirsi a Dio in senso neoplatonico cioè come Uno. Dio non ha nome, non è né unità né trinità, egli è niente di ciò che non è e niente di ciò che è, trascende ogni essere: infatti non conosce nessuna delle cose esistenti qual è, ma la sua è una sorta di ignoranza mistica nella quale si deve vedere il grado supremo della conoscenza. → Questa concezione significa che si può parlare di dio solo in via negativa, ma la teologia negativa viene superata dalla teologia superlativa in quanto gli attribuiti di Dio possono essere conciliati in un senso inconcepibile per la natura umana. (es. dio non è buono perché il mio concetto di buono mi deriva dell’esperienza, non è nemmeno non- buono quindi è iper-buono). → Problema dei nomi divini: tutti i nomi attribuiti a Dio nelle scritture sono delle modalità per rendere ciò che è intellegibile e innominabile comprensibile a noi esseri sensibili. 3) Solo i purificati possono cogliere dio per mezzo della liturgia. 3.3...1....7.... Massimo il Confessore(VI-VII secolo) Commentatore dello Pseudo-Dionigi (che il medioevo scambierà per la stessa persona) e di Gregorio di Nazianzo, questo autore fonde l’eredità di Dionigi con quella della patristica greca. La Salvezza assume uno schema neoplatonico di ritorno all’unione con il divino attraverso una serie di tappe (1 Estasi, 2 Unione della Mente, 3 ecc.). La conoscenza di Dionigi passa per il medioevo attraverso questo autore, dunque sarà interpretato attraverso la sua lente. Dio è pura monade, monade delle monadi (la fonte indivisibile e non moltiplicabile da cui deriva il molteplice senza alternarne la purezza). 3.3...1....7.....1.... La metafisica Dio pura monade con il suo primo movimento da vita alla diade con la generazione del verbo quale sua manifestazione totale, supera la diade in seguito e produce la triade con la processione dello spirito santo. Il primo momento della monade si ferma qui perchè questa è la sua manifestazione perfetta. → tutto il reale è contenuto nell'infinita potenza di Dio. 3.3...1....7.....2.... Antropologia L'uomo è fatto di un corpo materiale quindi divisibile e perituro e di un'anima immateriale quindi indivisibile e immortale. Egli quindi prende le distanze da Origene affermando che Dio ha voluto i corpi come le anime. Dio quindi ha voluto i corpi simultaneamente alle anime. L'uomo ha la facoltà di unire il molteplice attraverso il suo pensiero riportandolo all'unità divina ma si è rivolto alla molteplicità delle cose sensibili volgendo le spalle a Dio per le cose → Dio per salvarlo si è fatto uomo, nella persona di Cristo per riparare la rottura. (Infatti Gesù Cristo ha preso tutto dell'uomo tranne il peccato per liberarlo dal peccato). Dio stesso è riposo e invita tutti a venire verso lui quindi tutti i termini della nostra agitazione devono essere il raggiungimento dell'immobilità di Dio infatti è lui che muove verso sé stesso, ora essendo il movimento di uno spirito il conoscere muoversi verso Dio significa conoscerlo quindi attraverso la conoscenza l'uomo non fa che risalire a Dio svolgendo il movimento inverso della caduta. 3.3...1....7.....3.... Escatologia Alla fine dei tempi l'universo ritornerà alla sua causa e in questo processo la divisione degli esseri umani in due sessi distinti sarà annullata, la terra diventerà simile al Paradiso Terrestre e diventerà simile al cielo perchè gli uomini saranno divenuti simili ad angeli. Per ultima si abolirà la distinzione tra sensibile e intellegibile. 3.3...1....8.... Giovanni Damasceno (VII-VIII secolo) I suoi scritti più importanti sono La fonte della conoscenza di cui la terza parte, De fide Orthodoxa, è un riassunto della teologia cristiana dove oltre le questioni contenutistiche si evince una certa visione del mondo e alcune prove dell’esistenza di Dio esaminando le dottrine dei suoi predecessori, vuole sistematizzare il sapere perchè sia usufruibile dai teologi e non fare opera di filosofo. Assieme a Massimo il Confessore questo autore si confonde con Dionigi L’Areopagita. Anche in questo autore la dottrina della salvezza assume uno schema neoplatonico quale ritorno all’unione con il divino. In continuità con gli altri autori Dio è ingenerato, immutabile e incorruttibile (questi aggettivi dicono solo ciò che Dio non è), Dio è al di là delle esperienze umane e quindi anche della conoscenza. Il Dio di Giovanni Damasceno . 3.3...1....8.....1.... Dimostrazione dell'esistenza di Dio Presenta anche una dimostrazione di Dio nella misura in cui benchè la visione di Dio sia innata in noi, la malizia di Satana ha contagiato a tal punto l'uomo che lo stolto ritiene che Dio non esiste. → Operando con il principio paolino secondo cui Dio è conoscibile solo attraverso le creature, Damasceno dimostra come tutto il mondo sensibile sia creato a partire dalla mutevolezza delle cose, il mondo ha bisogno di un creatore. 3.10.. Excursus sulla storia dell’Aristotelismo in questi secoli Fino ad ora la mente culturale è impregnata esclusivamente di neoplatonismo, tutte le altre correnti si perdono eccetto l’aristotelismo: Le opere di Aristotele restano in una cantina fino al I secolo, dopo essere state mal tradotte, Andronico di Rodi traduce le sue opere esoteriche, ma Alessandro di Afrodisia, suo grande interprete, cerca di trovare l’unità di queste opere riordinando i suoi testi. 3.3...2....3.... Alessandro di Afrodisia (III secolo)Con questo autore ha termine la lunga tradizione della scuola peripatetica, dopo di lui le dottrine aristoteliche verranno inserite all’interno delle scuole neoplatoniche come introduttive a Platone. 3.3...2....3.....1.... La realtà E’ costituita da individui: l’universale esiste solo nel pensiero come concetto di insieme (già in Aristotele gli universali si dividono in “predicamentali” , cioè le categorie che predicano di una sostanza, e “trascendentali”, cioè universali che valgono per tutto come ente, cosa, ecc.). → Il problema degli universali avrà largo spazio nel dibattito medievale. 3.3...2....3.....2.... L’anima umana Nelle cose viventi la forma oltre ad assumere la funzione di causa formale serve ad animare; in Aristotele l’anima umana , cioè quella intellettiva, presenta al suo interno due intelletti: quello attivo e quello passivo ; Concezione, questa, che Alessandro interpreta in altro modo: l’intelletto attivo è una realtà divina che permette la formazione dei concetti nell’intelletto passivo, il quale, essendo di origine materiale, perisce insieme al corpo. à L’anima umana è mortale. 3.3...2....4.... Giovanni Filopono, detto il Grammatico (VII secolo, cristiano) Unico Neoplatonico contemporaneo a Massimo il Confessore e Giovanni Damasceno attento ancora alle dottrine aristoteliche. Interpreta i due intelletti da due punti di vista differenti: infatti l’intelletto attivo è l’intelletto quando crea i concetti (Intelletto Agente) mentre l’intelletto passivo quando trattiene i concetti (Intelletto Possibile). Concepisce questa realtà come spirituale e diventerà un riferimento per il medioevo latino. 3.3...2....4.....1.... L’interpretazione della fisica Se per Aristotele tutto ciò che muta è fatto mutare da altro, quindi per ogni è mosso è presente un motore (dottrina dei vortici) ; Giovanni introduce la dottrina dell’Impetus dove nel momento in cui il lanciatore lancia un oggetto trasferisce il motore all’interno della cosa (si distacca da alessandro di afrodisia) → Il motore non è più esterno, tra due step si arriverà al principio d’inerzia . 3.11.. Padri Latini tra il VI e VII secolo 3.3...3....3.... Boezio Autore fondamentale per la trasmissione culturale più che per l’innovazione dottrinaria. Svolge un’opera di sistemazione e conia parecchi termini importanti per la teologia. 4.1.. 525: Muore Boezio. 4.2.. VI secolo: 535 guerra gotica, Distruzione di tutte le città e calo demografico à I sopravvissuti fuggono sulle montagne, più protette ma meno produttive à Più tardi l’Italia verrà invasa dai Longobardi e questa situazione si perpetuerà nei secoli fino alla venuta al potere di Carlo Magno accompagnata da epidemie e catastrofi. Questo contesto complica la situazione culturale, gli unici testi rimasti sono quelli di cicerone e quintilliano. 4.3.. VII secolo: I cambiamenti da questo momento in poi si svolgono lentamente e Papa Gregorio I (Gregorio Magno) percepisce a tal punto lo sgretolarsi della cultura che egli stesso si impone l’incarico di insegnare e nel 601 di fronte allo sgretolarsi dell’impero romano e della cultura, ultimo rappresentante dell’antica cultura e anche un grande riformatore della liturgia e del canto della Chiesa. Ha un’idea di cultura e di arti liberali come funzionali a comprendere le scritture. invia degli studiosi in Inghilterra e così si formano autori di origine anglosassone. Nella formazione che avveniva presso queste terre lo studio delle lettere profane aiutava a comprendere le sacre scritture. 4.4.. VIII Secolo: Nell’VIII secolo gli uomini colti anglo-sassoni che si erano formati attraverso i missionari inviati da Gregorio Magno si sentono pronti a “acculturare” i popoli vicini. Tra cui ricordiamo Bonifacio Apostolo della Germania chiamato così proprio perché evangelizzò i popoli germanici. Nelle Gallie poco prima del regno di Carlo Magno la situazione culturale era disastrosa e la religione era persa già da parecchio tempo. Benedetto di Biscop, sacerdote inglese che compie parecchi viaggi tra Roma e Canterbury con alcuni soggiorni per altri luoghi d’Europa, porta con sé nella sua terra natale numerosi testi di cultura ed è importante per la formazione di monasteri e della biblioteca presso la quale si istruirà Beda che vivrà una situazione in cui la cultura latina si è perpetuata in Inghilterra e allo stesso tempo però è scomparsa e non esiste più presso le regioni precedentemente occupate dall’Impero Romano. Si rafforza il Regno dei Franchi e Carlo Magno viene nominato Imperatore d’Occidente, Grande conquistatore, che sconfigge i Longobardi, atttuatore di una serie di Riforme tra cui quella scolastica, sostenuta in particolare da Alquinio. Svolge anche una riforma monetaria, e dei sistemi di misura, sostenuto da Benedetto di Aniano e attua anche una riforma calligrafica (che stabilirà la forma calligrafica occidentale dei secoli successivi fino ai nostri giorni) .L’intento di Carlo Magno era di civilizzare i popoli cristianizzandoli con l’intento di restaurare la cultura che si era sgretolata. Collega le strutture scolastiche a dei monasteri benedettini. 3.5...1....3.... Benedetto di Alcuinio (Benedettino di york) Favorisce la riforma scolastica di Carlo Magno , strutturata sulle opere di età antica. Scrive un trattato sulla natura dell’anima in cui le idee fondamentali sono ispirate da Agostino. Tuttavia non aveva concepito la grandezza dottrinale di questo autore. L’ostacolo principale alla sua opera di missionario fu la mancanza di libri. Sviluppò l’insegnamento e fece in maniera che fossero importati parecchi libri in modo da porre le fondamenta per un terreno speculativo favorevole. (N.B. a causa di questa riforma nel IX secolo le opere che verranno trascritte saranno quelle a disposizione dei secoli successivi). I suoi allievi furono Fredegiso (discepolo di alcuino in francia, VIII-IX) il quale afferma che il nulla e le tenebre sono qualcosa, Dio ha creato il mondo ex nihilo plasmandolo dall’indeterminazione e Rabano Mauro (discepolo di alcuni in Germania, IX secolo) la cui opera culturale in Germania è pari a quella del maestro in Francia, è dotato di grande spirito speculativo, fautore anche di un’enciclopedia. 3.5...1....4.... Benedetto di Aniano sostenitore delle varie riforme politiche, monetarie e dei vari sistemi di misura. Favorisce il monachesimo imponendo il modello di Benedetto da Norcia. 4.5.. Problematiche sviluppate durante questi secoli 3.5...2....3.... Questione del potere (VIII – XI secolo) Nel Medioevo ogni Centro era occupato da un lato dal Vescovo e dall’altro dal Capitolo. Grazie alle famiglie vescovili avevamo anche figure di donne erudite ma il monachesimo imporrà il celibato anche al clero secolare. Il potere veniva concepito come donato direttamente da Dio e si svolgeva da un lato il potere temporale di cui il titolare era l’imperatore, dall’altro il potere spirituale il cui titolare era il vescovo di Roma. Tuttavia queste due erano espressioni di un unico potere, entrambe manifestazioni del volere di Dio: in pratica, il Vescovo di Roma rivendicava di essere il detentore del potere assoluto (Carlo Magno era stato nominato imperatore dal Papa) teorizzando che il potere temporale dovesse confluire nel potere spirituale, tuttavia il vescovo non poteva impegnarsi nelle questioni temporali anche se poteva avere sempre l’ultima parola su di esse. 3.5...2....4.... Questione eucaristica L’eucarestia diventa un fondamento del Cristianesimo, si ci chiede in che senso Pane e Vino siano Corpo e Sangue di Cristo à Questi lo diventano in senso neoplatonico simbolicamente. 3.5...2....5.... Dottrina della predestinazione Gotescalco in eredità ad Agostino si pone il problema di come e perché alcuni vengano graziati e altri no. 3.5...2....6.... viene riscoperto il manoscritto dello pseudodionigi Il principe Carolingio si sposa con una normanna che porta con sé in dote un manoscritto in greco e così pochi conoscitori del greco ereditano questo scritto ellenico. 4.6.. Giovanni Scoto Eriugena (IX secolo, irlandese) Traduce l’opera dello Pseudo-Dionigi il corpus areopagiticum filtrata dalla visione di Massimo il Confessore e si rende immediatamente conto della grandezza dell’opera. Visse alla corte di Carlo il Calvo e la sua filosofia si riassorbe completamente nel corpo della fede Cristiana. Riprende la grazia di Agostino. 3.5...3....3.... conubio fede-ragione in scoto eriugena La natura prova un desiderio innato di conoscere la verità. Comprendere la Natura non era possibile nell’epoca antica prima della rivelazione del Vangelo poiché non se ne conosceva l’autore, tuttavia la rivelazione ebraica aveva già iniziato la propria opera che raggiungerà il proprio apice con il Cristo. La fede derivata dalla rivelazione non deve sostituire la ragione bensì deve accompagnarla fino al momento in cui la fede sparirà di fronte alla “Visione” cui giunge la ragione. (Nisi credideritis non intelligetis, Isaia) E’ potentemente immerso nello schema neoplatonico dal momento che non distingue la ragionevolezza della rivelazione dai limiti della ragione. 3.5...3....4.... Metodo dialettico Il metodo di cui la ragione si serve è la dialettica che a seconda della direzione verso la quale si muove si evincono le sue operazioni fondamentali della divisione e dell’analisi, che non sono semplici metodi astratti di composizione e decomposizione delle idee ma appartengono alle leggi stesse degli esseri, ecco perché in lui la logica corrisponde ad una fisica. 3.5...3....5.... Esegesi delle scritture L’opera di Scoto Eriugena è sostanzialmente una esegesi della sacra Scrittura: bisogna cercare Dio nelle parole che egli ci ha lasciato. 3.5...3....6.... Cosmologia , cosmogonia e ontologia Scrive un De Divisione Natura (dove procede una visione dicotomica e articolata della natura secondo uno schema neoplatonico). 1) Natura che Crea e non è Creata = Dio. 2) Natura che Crea ed è Creata = Figlio/Logos. 3)Natura che non Crea ed è Creata = Il Creato. 4)Natura che non Crea e non è Creata = Fine escatologico del riassorbimento. Concezione della creazione neoplatonica che concepisce i livelli a partire da Dio dove il recupero è il massimo momento di compimento di Dio. La divinità dispiegherebbe tutta la realtà e questa non è che la sua manifestazione, in questo senso la creazione degli esseri da parte di Dio degli esseri è una teofania, in quanto la creazione è rivelazione e la rivelazione è creazione a tal punto che Eriugena riesce a concepire che Dio crea sé stesso creando gli esseri, le idee divine da questo punto di vista sono la prima autocreazione in quanto in essa la natura divina compare contemporaneamente creatrice e creata. L’esplicazione delle idee negli individui si pone secondo un ordine gerarchico dal generale al particolare, questo ordine è la terza persona della trinità: Lo Spirito Santo. Quindi il Padre nell’Essenza, la virtù attiva corrisponde al Figlio, la creazione allo Spirito Santo. Questa creazione concepita come teofania apre la strada a una visione gnoseologica di tipo illuminarista. L’insieme delle teofanie costituisce l’universo che si divide in tre mondi: 1) Le sostanze immateriali. 2) L’uomo che si trova a metà tra i due mondi. 3) Le sostanze visibili. Ricicla la dottrina di Origene per la quale in vista del peccato originale Dio avrebbe donato la sessualità all’uomo che si sarebbe riprodotto per pullulazione istantanea. Separandosi da Dio l’uomo ha così trascinato nella sua caduta l’intero mondo dei corpi, la materia stessa non partecipa della sostanzialità di un ente bensì la sostanzialità è la sua essenza intellegibile. Questa stessa essenza prende il nome di natura in quanto essa è generata localmente ed è fissata da pensiero divino mentre la materia è suscettibile agli accidenti. L’intera anima umana gravita intorno a Dio e ciò è permesso dal fatto che Dio si manifesta come una mancanza o bisogno interiore all’interno 5.3...2... Gli Antidialettici (Manegoldo di Lautembach , Pierdamiani) negano che ci siano degli intermediari necessari tra Dio e il mondo, negano regole interne a questo rifacendosi all’assoluta libertà della volontà e dell’onnipotenza di Dio attaccando violentemente i dialettici: non ha senso studiare perché il mondo non è fatto secondo leggi razionali, l’unica cosa che abbia valore è la rivelazione e solo l’autorità che possiede la rivelazione può interpretare la volontà divina. Per questi autori la filosofia è creazione del diavolo che deve essere convertita in legge monastica. 5.3...3... Conseguenze teologiche con riverberi politici 5.3...3....1.... Berengario viene condannato non per aver messo intermediari tra Dio e il mondo ma per la questione eucaristica in quanto afferma che l’eucarestia ha semplice valore simbolico(teoria consustanzialistica = restano tali ma si crea un legame simbolico). nella dialettica lo strumento per arrivare alla verità in quanto l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di dio e non usare questa dote sarebbe uno spreco. 5.3...3....2.... Pierdamiani interpreta l’eucarestia transustanzialisticamente (l’eucarestia diventano sostanzialmente F 0 E 0corpo e sangue di Cristo) questa teoria vince politicamente per Pierdamiani non ci sono limiti alla volontà divina e non ci sono nessi necessari. Tuttavia questa proclamazione dogmatica ha senso solo se si legge il mondo come formato di sostanze e accidenti (es. sostanza: sangue, accidente: apparenza di vino) cioè aristotelicamente. Queste questioni politiche avranno diverse ripercussioni in ambito filosofico. 5.4.. Lanfranco del Beck e Anselmo D’Aosta Il primo è maestro del secondo ed entrambi si rifanno al primo Agostino, secondo cui per capire bisogna prima purificarsi quindi per “intelligere” non si usa la dianoia ma la noesis: se dunque la ratio è utile esclusivamente alle cose sensibili, le cose intellegibili devono essere colte con l’occhio della mente attraverso una purificazione morale. 3.6...5....2.... Anselmo D’Aosta (Ritorna di moda utilizzare il termini greci) o “anselmo di canterbury”, così chiamato per la cattedra vescovile che riceverà a canterbury; Con lui si risolve la disputa tra dialettici e antidialettici: contesta i primi sul fatto che non si fondino in primis sulla fede ma contesta i secondi del fatto che la fede è il punto di partenza che permette di elaborare attraverso la ragione, infatti una volta che si crede non c’è nessun male nello sforzarsi di capire in cosa si crede (tuttavia è sempre un sed credo ut intelligam)à L’uomo ha due facoltà per conoscere: la fede e la ragione. 3.6...5....2.....1.... Monologion (Soliloquio), voltato a dimostrare Dio attraverso la facoltà della ragione e non con l’intelletto. à Dimostrazione per gradi di perfezione 3.6...5....2.....2.... Proslogion (Discorso per gli altri) Testo che nasce in seguito a una richiesta di un dimostrazione più evidente attraverso l’intelletto: lo stolto dice in cuor suo che Dio non esiste (Essendo sporco moralmente non può vedere la realtà ontologica di Dio che dovrebbe essere evidente all’occhio della mente) ma si contraddice. Infatti à se Dio è “ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore” (cfr. Boezio) à I.Q.M. àPensare tra I.Q.M. esistente e I.Q.M. non esistente implica che il maggiore è I.Q.M. esistente = Dio deve necessariamente essere. [All’interno di uno schema neoplatonico è lecito passare dal campo logico a quello ontologico, infatti l’I.Q.M. non è un concetto ma un’idea in senso neoplatonico]. 3.6...5....2.....3.... Obiezione di Gaunilo Gaunilone Contraddice Anselmo in difesa dello “stolto” perché questo autore è del tutto al di fuori dell’ottica neoplatonica. à Anselmo per rispondere si richiama alla prova del Monologion, unica comprensibile a chi contraddice l’impostazione neoplatonica. Tuttavia, in ultima analisi, Anselmo afferma che pur essendo sporco l’occhio della mente, l’evidenza di Dio per quanto è grande è pur sempre evidente quindi per negare Dio più che stolti bisogna essere malvagi. 3.6...5....2.....4.... Concezione della libertà Premettendo che in quest’ottica neoplatonica l’intelletto funziona correttamente se una realtà superiore gli conferisce conoscenza, la libertà assume il medesimo valore che aveva in Agostino: capacità di fare il bene ma ve ne aggiunge alcune precisazioni: - Giustizia: l’attitudine conservata per sé stessa quale conservazione della purezza morale, in questo senso, la libertà assume il significato non tanto di capacità di fare il bene ma di conservare la rettitudine in vista della rettitudine stessa. Infatti (la grazia di Agostino) una volta persa la rettitudine solo una forza superiore può permetterti di riacquistarla. In quest’ottica la perdita di rettitudine non è una capacità bensì una deficienza. Ma per spiegare il primo peccatore (il diavolo) è costretto a riconoscere per la prima volta due tensioni della volontà, dando vita così a una nuova concezione della libertà quale scelta tra bene e male. - Verità: Lo stesso discorso vale per la verità, infatti quest’ultima non è nient’altro che rettitudine in quanto una cosa è vera lo è se è conforme alla sua idea in Dio. à Ne deriva anche che l’unica verità è Dio (continua influenza di Sant’Agostino). 3.6...5....2.....5.... problema degli universali La sua visione neoplatonica lo mette in una posizione opposta al nominalismo di Roscellino necessario, tra l’altro, per il suo argomento ontologico. 3.6...5....3.... Influenze dottrinali circa la morale Nella morale monastica si era strutturata l’idea morale per la quale al piacere corrisponde il male e al dovere il bene. Di qui si iniziano a strutturare una serie di teorie per strutturare un comportamento coerente sia con la rivelazione che con la suddetta dinamica morale (Infatti l’estasi mistica non è affatto piacevole, è un raptus). 3.6...5....4.... Excursus Storico-Culturale Alcuni monasteri divengono centri culturali all’interno dei quali oltre ai problemi morali si iniziano a porre problemi di carattere naturalistico, attraverso un metodo pseudo-empirista senza neanche conoscere Aristotele, questo è l’ambito culturale da cui ne vengono autori tipo Roscellino. 3.6...5....5.... Roscellino (XI-XII secolo) Sviluppa una nuova concezione degli universali non platonica (nonostante la concezione neoplatonica, e quindi realistica degli universali sia utile alla teologia come ad esempio nella giustificazione del peccato originale o della trinità di Dio). Per Roscellino fuori dalla conoscenza l’universale non esiste. Le uniche realtà sono 1) Gli individui della specie. 2) Le parole dell’universale. à Condannato per Trideismo (Dalle sue dottrine, a differenza del platonismo, ne deriva che le tre Persone di Dio non partecipano dell’unica idea divina ma sono separate tra loro). 6. Prima metà del XII secolo E’ un secolo di rinascimento culturale, considerato anticipatore del Rinascimento : rinasce l’interesse per i classici anche se le uniche opere presenti sono l’Organon di Aristotele e una parte del Timeo. Prendono piede le scuole cittadine. Il centro intelletuale e più vivo si trova all’interno della Scuola di Chartre. 6.1.. Scuola di Chartre Si impegnano nella costruzione di una metafisica ma anche di una fisica contro l’indirizzo filosofico del tempo per il quale non era importante la fisica. 3.4...2....2.....6..... Bernardo di Chartre Cit: Siamo umani sulle spalle dei giganti (ma i giganti sono ignoti). E’ un perfetto platonico, con Bernardo la logica invade l’insegnamento della grammatica, di conseguenza in futuro la grammatica verrà concepita come un ramo della logica. Nella sua visione però l’idea divina non è coeterna a Dio ma anche se conferisce all’idea una sorta di eternità essa si presenta in qualche modo posteriore a Dio: costui cristianizzava Platone come aveva già fatto Agostino trasformando le idee Platoniche nel pensiero divino. 3.4...2....2.....7..... Gilberto de La Porres (XI-XII) Anche lui come Teodorico ricostruisce genialmente un sistema neoplatonico sulle poche fonti a lui disponibili. Distingue due punti di vista: 1)I teologi: Hanno il compito di spiegare qual è l’origine delle cose. 2)I Naturales: Hanno il compito di spiegare come sono fatte le cose. 3.4...2....2.....7......1..... Cosmologia Parla della realtà che riceve in eredità da Boezio: 1)Sussistente ( o sostante): Cosa, ente. (sostanza in senso aristotelico) E’ un individuo attualmente esistente che è una sostanza che sostiene diversi accidenti. 2)Sussistenza: Ciò che determina il sussistere delle cose, ciò che fa sì che le cose siano. La sostanza priva dei suoi accidenti. (forma in senso aristotelico). Nota: Riscopre Aristotele senza conoscerlo ma non ne può utilizzare la terminologia non conoscendolo. In questa visione gli enti assumono il valore di aggregato di intellegibili, ma interpreta fisico il dominio della ragione divina e all’ambito etico il dominio della volontà divina. 6.5.. Abelardo e i suoi avversari Molto famoso per le sue vicende biografiche, Autore particolarmente interessato alla dialettica e alla retorica. Opponendosi al suo maestro Guglielmo di Champeaux si guadagnò l’inimicizia di lui e dei suoi condiscepoli, tanto che costrinse il maestro ad abbandonare la sua dottrina realista degli universali rovinando la fama del maestro a vantaggio di quella del discepolo. In seguito si dirige da Anselmo di Laun per studiare teologia ma disgustato se ne allontana e a questo periodo risalgono le vicende del suo amore con Eloisa. La sua opera è interessante sia dal punto di vista filosofico che teologico. Autore molto legato a una concezione di autorità non in senso arbitrario e a una concezione di filosofia come speculazione ai fini di verificare le verità di fede. 6.5...1... Etica dell’intenzione La sua etica si evince dalle sue opere teologiche: fonda un’ etica dell’intenzione, (comporta una serie di problematiche ed entra in conflitto sia con l’etica monastica dove i criteri morali sono quelli del piacere e del dolore e in conflitto anche con i libri penitenziari) quindi l’azione morale è quella conforme nella coscienza al comando divino. E nel caso si rifiuti deliberatativamente la volontà divina, la conseguenza è il peccato. Tuttavia questa struttura morale riconosce i suoi limiti nel caso non si conosca la volontà divina. - La struttura di quest’etica dove la bontà morale è semplicemente onestà morale nei confronti della rettitudine divina si scontra con l’etica monastica nella misura in cui se per Abelardo rimane uno spazio per la discussione, nell’etica monastica, esclusivamente l’autorità detta i precetti morali. 6.5...1....1.... Bernardo di Clairvaux (Funzionale al dibattito etico con Abelardo) (Monaco Cistercense) Nei suoi interessi speculativi da monaco vertono esclusivamente sull’antropologia e sulla dottrina della salvezza. Crede che l’uomo sia creata a immagine e somiglianza di Dio che ha perso a causa del peccato originale che per recuperare ha bisogno di andare alla “Scuola della carità” (percorso ascetico e spirituale quale soluzione alla corruzione dai piaceri che permette di curare la propria volontà che nell’atto pratico si traduce in umiltà ed obbedienza come rinuncia a sé stessi per raccogliere l’Io divino) à Perché solo essendo simili a Dio si ci può unire a Dio. Infatti la caritas non è amore ma è volere ciò che vuole Dio. Peccare significa seguire la volontà propria e non quella di Dio (le istituzioni sono atte a interpretare la volontà di Dio). Per questo autore raggiungere l’apice dell’umiltà significa anche raggiungere il primo gradino della verità, questo autore viene anche classificato sotto la voce di mistica speculativa, gli altri gradini sono il sentimento della compassione e l’ardore della contemplazione. Questo autore inoltre ha fondato una dottrina dell’estasi attraverso l’esperienza personale quale unione statica dell’anima con Dio. In quest’ottica il peccato significa volere sé stessi e non volere il volere divino. 6.5...1....2.... Conflitto tra Bernardo e Abelardo Dal punto di vista di Bernardo, Abelardo è peccatore perché non obbedisce ma ragiona (lo fa condannare eretico dal sinodo di Senz) . 6.5...2... Pietro Lombardo (Chierico secolare, allievo di Abelardo, XII secolo) La sua opera principale è il Libri Sententiarium dove raccoglie tutte le sentenze di autorità della Chiesa (tra le quali i testi biblici e i Padri della Chiesa). Importante perchè commentatissimo nel XIII e XVI secolo. 6.5...3... Dialettica La chiamiamo dialettica perché alcuni argomenti cedono alla logica. 6.5...3....1.... Problema degli universali sul piano Logico Il problema si pone dal momento che bisogna far cadere sotto una determinata specie un determinato ente. - Abelardo riconosce che in definitiva l’universale è la validità logica di un predicamento rispetto a un soggetto quindi essenzialmente una funzione logica; il passo oltre Roscellino sta nel non ridurre l’universale a Flatus Vocis per il quale non sarebbe importante la validità logica ma ridotto proposizione grammaticale strutturalmente corretta. à In definitiva non essendo cose, gli universali si riducono a status delle cose, questa soluzione non comporta nessuna esistenza e l’universale si riduce a racchiudere determinati elementi che si trovano all’interno dello stesso status senza dargli nessun tipo di consistenza ontologica. 3.4...2....2.....7......2......2...... Dibattito con Guglielmo di Chartre Guglielmo afferma al tempo di Abelardo la tesi di Anselmo d’Aosta cioè il realismo degli universali. - Abelardo: il principio di non-contraddizione afferma che esistono solo gli individui perché sarebbe contraddittorio che gli enti partecipassero delle essenze contemporaneamente. (se io mi volessi dire “Animale razionale” dovrei avere tutte le qualità dell’Animalità e tutte le qualità degli esseri razionali. -Guglielmo risponde con la teoria della non differenza (per richiudere gli individui all’interno di una specie si assume come criterio di unificazione una via negativa la quale di non differenti). -Abelardo mostra come la teoria della non differenza non permetta a livello ideologico una garanzia di identità in quanto si muove in via negativa. 6.5...3....2.... Problema degli universali sul piano Gnoseologico Con quel poco che ha di Aristotele elabora la teoria dell’astrazione in modo personale e diverso da Aristotele (N.B. Aristotele à l’intelletto può estrarre la forma di un ente e renderla presente). Per Abelardo l’astrazione produce un pensiero, il pensiero produce un fictum (un prodotto, un concetto), qui si sente l’influsso del maestro Roscellino che distrugge l’ontologia neoplatonica; L’unica realtà che risponde al pensiero sono le cose stesse cioè lo status delle cose. Tuttavia l’universale in quanto è semplicemente pensiero che corrisponde a comunanza di status lo si può disegnare come un’immagine confusa a differenza dell’individuo che è un’immagine volontaria à le conoscenze più precise sono quelle degli esseri particolari. 6.6.. Guglielmo di san Teodorico (Allievo di bernardo di clairvaux) La sua dottrina come quella di Bernardo si sviluppa al’interno di un quadro monastico, differisce dal maestro per la ripresa della dottrina agostiniana della memoria: infatti l’amore di Dio è stato da lui inserito nel cuore della sua creatura solo che con il peccato originale l’uomo si è allontanato da Dio e allora l’anima deve riavvicinarsi a Dio secondo il moto naturale dalla creatura al creatore. Infatti l’anima conoscendo se stessa si riconosce come fatta a immagine e somiglianza di Dio. Dio ha lasciato una sua immagine in noi affinchè noi possiamo sempre ricordarci di lui. 7. Seconda metà del XII secolo 7.1.. Contesto Culturale C’è una rinnovazione dal punto di vista logico, metafisico e gnoseologico con l’inizio dell’entrata in scena dei testi non latini, ci si pone il problema di dimostrare Dio in maniera non neoplatonico-agostiniana in quanto bisogna contestare credenze diverse à si sviluppano nuovi sistemi logici e seguendo la tradizione di Boezio si distinguono i predicamentali (le categorie che si riferiscono alla realtà) dai superpredicamentali (cioè quei trascendentali da attribuirsi a Dio), scompare così la vecchia dottrina della purezza morale e dell’ascesi filoplatonico-agostiniana ma per il cambio di paradigma c’è bisogno di aspettare l’arrivo di una nuova gnoseologia non neoplatonica; I fattori che determinano questa rivoluzione culturale sono : 1) Spostamento delle scuole dall’ambito monastico a quello cittadino. 2)L’insufficienza teoretica della “Conversione” per dimostrare l’evidenza della verità a culture non latine. Cessa il connubio tra religione e filosofia. 7.2.. Alano di lilla Influenzato dal neoplatonismo di Chartre tuttavia non si riallaccia a nessuno dei gruppi citati finora. Questo autore si trova a fronteggiare nelle sue opere quelli che dal suo punto di vista erano concepiti come eretici sia all’interno del cristianesimo con le sette cristiane sia all’esterno con ebraici ed islamici. Da qui egli elabora una serie di controtesi per ribattere alle teorie eretiche di gruppi confessionali come quelli dei Catari e dei Valdesi motivandole razionalmente e rifacendosi in continuazione all’esegesi scritturale. Nel De fide Orthodoxa vuole costruire la teologia come scienza a partire dai dati scritturali che egli fonda a partire da principi (Il suo schema è d’impianto neoplatonico). 7.3.. Nicola di Amiens In questo autore più di Alano le esigenze metodologiche sono ancor di più spinte lontano. Questo autore è consapevole del fatto che contro confessioni diverse il principio di autorità non conta niente. Così anche tutta la sua opera si fonda su postulati e assiomi che stabiliscono il significato dei termini, usa ad esempio dimostrazioni sillogistiche, tanto da assumere lineamenti teologici quasi “spinoziani”). 8. Le filosofie orientali Nel 529 l’imperatore giustiniano decretava la chiusura delle scuole filosofiche di Atene. Così l’impero di oriente si chiude definitivamente agli influssi ellenici tuttavia il pensiero greco iniziava a guadagnare terreno verso oriente. In Siria e in Mesopotamia il greco era funzionale alla diffusione del cristianesimo per leggere i testamenti inoltre chiusa la scuola di Edessa nel 489 i umana è una sostanza intellegibile emanata dall’anima dell’ultima sfera. 3.8...6....4.....2.....1..... Dimostrazione dell’esistenza di Dio Seguendo il ragionamento metafisico, sta semplicemente nell’esplicare la necessità di una causa che rende esistenti gli enti che sono semplicemente possibili. 3.8...6....4.....2.....2..... Fisica (d’origine metafisica) Riprende la dottrina di Plotino dell’emanazione dall’Uno fondandolo con il motore di Aristotele à Dall’Uno si procede alle altre ipostasi alle quale seguono i cieli e infine il mondo sublunare. 3.8...6....4.....2.....3..... Antropologia Non tutti gli uomini hanno lo stesso grado di capacità di unirsi all’intelletto agente: alcuni sono appena capaci e altri attraverso sforzi vari riescono a comunicare semplicemente con l’intelligenza divina. Quest’utlimo stato che vede una coincidenza tra uomo e intelletto agente è chiamato intellectus sanctus ed è quello posseduto dai profeti. 3.8...6....4.....2.....4..... Dottrina dell’anima Sulla linea degli autori precedenti fonde l’intelletto agente di Aristotele e il nous di Plotino; tuttavia non appartenendo alle singole anime questo intelletto agente (ma essendo unico per tutta la specie umana) per Avicenna, per ottenere l’immortalità bisogna coltivare e “Riempire” l’intelletto possibile à Aristotele interpretato alla luce di Platone. 3.8...6....5.... Al-ghazzali (XII secolo) Autore scambiato nel mondo latino come seguace di Al-farabi e di Avicenna tuttavia questo autore si proponeva di esporre il pensiero dei due autori per confutarli in un’opera successiva, in realtà era uno spirito scettico e antifilosofico che poneva la fede di fronte la spiegazione razionale. 3.8...6....6.... Avempace(Ibn-Baggiah, XII secolo) Arabo della spagna, il problema di questo autore è quello di conciliare l’individuo razionale con l’intelletto agente da cui egli trae la beatitudine. 3.8...6....7.... Averroè (Ibn-Rushd, XII secolo) Pensatore arabo dell’Andalusia in spagna, questa regione si stacca dall’impero islamico, tuttavia gli autori di questa terra sono figli della cultura islamica. 3.8...6....7.....1.... Antropologia e rapporto tra filosofia e religione Classifica tre tipi di uomini: 1) Quelli inclini alla dimostrazione: devono esser portati all’islam attraverso la dimostrazione (filosofi). 2) Quelli suscettibili alla dialettica: cioè quelli che devono esser portati all’Islam attraverso argomenti probabili. 3) Quelli suscettibili all’esortazione cioè quelli che devono esser portati all’islam con l’appello alla rappresentazione, linguaggio immediato. Questo significa che non ci si può appellare alla filosofia con la seconda e la terza categoria perché non sono in grado di comprendere, solo il linguaggio della religione può far comprendere a queste categorie la verità. à La pretesa di spiegare filosoficamente la verità a chi non capisce determina il pullulare di dottrine. Uno spirito non deve mai elevarsi al di sopra del grado di intellezione di cui è capace. 3.8...6....7.....1.....1..... Doppia verità In occidente qualcuno travia la sua dottrina facendola passare per quella della doppia verità ma in realtà per Averroè i due linguaggi sono semplicemente incommensurabili: il problema non è a livello di verità ma a livello di linguaggio. 3.8...6....7.....2.... Questioni interpretative Primo pensatore ad affermare che il pensiero di Aristotele non corrisponde a quello di Platone. Infatti questo viene spiegato nei suoi commenti, recuperando la Fisica di Aristotele e la sua dimostrazione di Dio; Inoltre elabora attraverso Aristotele una concezione di ente in senso analogico e non più univoco superando così il neoplatonismo. Tuttavia pur traducendo la logica aristotelica in maniera molto fedele il suo impianto resta neoplatonico (è consapevole del fatto che un’interpretazione del genere di Aristotele si discosti molto da quelli che sono le inclinazioni della religione). 3.8...6....7.....3.... Gnoseologia e ontologia Rifiuta le dottrine precedenti riguardo agli intelletti. Concepisce l’intelletto agente e quello potenziale come esterni, negando l’intelletto ai singoli individui, l’intelletto potenziale è semplicemente l’intelletto dell’intera umanità. Ora i singoli individui possono partecipare di questo intelletto attivandolo attraverso le esperienze sensibili particolari di ogni singolo individuo, ognuno dotato di un intelletto passivo. Infatti i pensieri diversi derivano da esperienze diverse ma è grazie all’intelletto dell’umanità che fra uomini si riesce a comunicare. Per studiare la metafisica utilizza la logica tuttavia riconosce che per studiare questa è necessario ammettere che le cose sensibili siano al tempo stesso intellegibili. Causa del reale è un intelletto che ha prodotto il reale e proprio per questo possiamo comprenderlo, l’universale non è una sostanza ma l’opera dell’intelletto. La scienza non ha per oggetto l’universale ma il particolare. L’universale quindi non è altro che ciò che può essere predicato di parecchi individui, tuttavia gli individui non sono semplici, la loro forma è l’atto di ciò che è, la materia è la potenza attualizzata della forma, ecco così che la sostanza è composta dalle due quindi composta di forma e materia la sostanza significa che è composta di atto e potenza. 3.8...6....7.....4.... Fisica e cosmologia Riprendendo buona parte di Aristotele, a partire dalla prova che tutto ciò che è mosso deve essere mosso da qualcos’altro si distinguono così tre classi: “i mossi che non muovono”, “ i mossi che muovono” e “ gli esseri che muovono senza essere mossi”. Il Muovere è un Atto puro (la sua attualità è perfetta in quanto privi di potenzialità e di ), i motori appartenenti alla terza classe sono quindi anche immateriali, muovono essendo immobili cioè suscitano nel mosso (una sfera) un desiderio particolare che essa prova nei confronti di un atto puro da cui dipende à quindi ogni corpo celeste possiede un intelletto (38 in tutto). Donando movimento ai corpi questi motori donano anche la forma ma essendo anche oggetto del loro desiderio sono anche il loro fine. à Deve esserci un termine primo in rapporto al quale si misura il grado in cui ciascuno di essi è principio quindi deve esserci un principio assolutamente primo, fine ultimo e desiderato da tutto il resto, causa agente del tutto, primo motore e prima intelligenza separata, la cui unità garantisce l’unità dell’universo à Questa intelligenza è il Dio del Corano à così da Dio emanerebbero i motori del cielo fino al motore della luna di cui il motore immobile sarebbe causa agente dell’intelletto per tutto il genere umano. 3.8...6....8.... La filosofia ebraica Anche questi autori prendono le mosse dalla filosofia neoplatonica e spesso partono con l’obiettivo di conciliare sulla scia degli arabi le dottrine filosofiche con la loro confessione religiosa. 3.8...6....9.... Avicembron (Ibn-Gebirol, XI secolo) Autore ebraico neoplatonico il cui testo di riferimento è La fonte della vita. 3.8...6....9.....1.... Ontologia Tutto ciò che non è Dio è composto da materia e forma (anche le sostanze spirituali) . Interpreta la diade platonica sotto forma di intellegibile à Ileimorfismo . Ciò che distingue un corpo particolare da un altro corpo particolare è una o più forme complementari. Se per un aspetto il mondo costituito da forme incastonate per Avicembron è di impianto potentemente neoplatonico, su un altro aspetto pone una visione propriamente ebraica dal momento in cui lo sviluppo cosmologico diviene una cosmogonia. In questo impianto neoplatonico l’uomo occupa la solita posizione mediana. 3.8...6....9.....2.... Dottrina della creazione Fonde il neoplatonismo con il creazionismo ebraico à le cose non scaturiscono dalla natura di Dio (con uno sviluppo dialettico) ma dalla volontà di Dio. (Questo è più il dio della Genesi che quello del Timeo). Volontà che fissa tutti gli esseri e tutte le forme nella materia. à Questo è un universo neoplatonico voluto da Dio; 3.8...6....10.... Mosè Maimonide Autore fondamentale che influenzerà Tommaso, segue contemporaneamente le tracce del neoplatonismo e di Aristotele. Il suo testo fondamentale è “La Guida dei perplessi”. I perplessi sono coloro che conoscono sia la fede e sia la filosofia e hanno bisogno fi conciliarle in qualche maniera. Infatti se per Averroè i due linguaggi sono incommensurabili, per Maimonide la filosofia è stata rivelata prima agli ebrei che ai greci, ciò comporta che i greci hanno preso spunto dalle sacre scritture e che hanno messo in evidenza alcune verità che nelle scritture erano presenti in forma criptata. Lo scopo della filosofia per questo autore è quello di confermare razionalmente quella che è la legge. 3.8...6....10.....1.... Dottrina della rivelazione della verità In che modo Dio rivela la verità? 1) La verità rivelata dipende da Dio in quanto è lui a decidere cosa 2.2...2....2... Antropologia generale presso i Francescani Generalmente per i francescani l’uomo possiede tre forme (aristoteliche) e concepiscono la volontà come la facoltà umana più profonda quale capacità di essere dominatori di sé e la ragione ne è subordinata nella misura nella quale si decide di ragionare; I francescani muovono una critica contro Tommaso in quanto si presenta come contraddittorio in quanto rende la libertà solo apparente dal momento che utilizza il principio della fisica aristotelica (tutto ciò che muta è fatto mutare da altro à In ambito antropologico implica il determinismo). In realtà per i francescani l’uomo è in profondo libero e autodeterminato. 2.2...2....2....1.... Pier di Giovanni Olivi (Mai citato perché condannato) Francescano che per confermare il fatto che noi siamo dotati di libertà risponde che essendo dotati di sentimenti spirituali è necessario per essere questi sensati che l’uomo sia libero. 2.2...3... Parigi Si entra a 13 anni per studiare per 8 anni le arti liberali e si presuppone la conoscenza del latino. In seguito si decide se studiare diritto canonico per 8 anni o teologia per 7-8 anni, in seguito si è abilitati all’insegnamento. L’università di Parigi si sarebbe costituita anche senza l’intervento del Papato ma vi si studiava teologia e il Papa ebbe larga influenza su questa università stabilendo che non si sarebbe insegnato diritto romano ma soltanto diritto canonico e istituendo una vera e propria teocrazia intellettuale, questo dà un posto centrale all’università di Parigi. Per Gregorio IX e per Innocenzo III infatti l’università di Parigi non poteva che essere il mezzo d’azione più potente per diffondere la religione cristiana. 3.3...1....6.....3.... questione dei testi aristotelici Come accennato la chiesa si trovò in difficoltà di fronte all’influenza di nuovi testi sia di Aristotele che dei commentatori arabi tanto che l’arcivescovo di Sens proibisce sotto pena di scomunica a partire dal 1210 lo studio delle opere sulla filosofia naturale di Aristotele : tutti i libri della fisica e della metafisica; restano leciti soltanto i libri di logica già presenti sin da Boezio; tuttavia a Tolosa lo Stagirita non era ancora proibito. A Parigi avviene una rivolta studentesca e gli studenti minacciano di passare all’università di Tolosa. Allora Gregorio IX per evitare l’emigrazione degli studenti istituì un’assemblea per purgare i testi aristotelici della Fisica e della Metafisica (la quale però non avrà nessun esito). I primi approcci al testo aristotelico furono quelli di integrare le dottrine aristoteliche all’interno dell’impianto neoplatonico. Il divieto verrà più volte rinnovato ed esteso all’università di Tolosa dai Vescovi di Roma che succederanno a Gregorio IX senza però sorbire alcun effetto dal momento che i testi aristotelici si saranno a tal punto integrati nella cultura universitaria da risultare inefficaci. 3.3...1....6.....4.... Scontro tra Francescani e Domenicani I professori dell’università di Parigi erano essenzialmente Domenicani. Alla morte di uno di questi che si era convertito al Francescanesimo si scatena il primo scontro tra francescani e domenicani sul possesso della cattedra. 3.3...1....6.....5.... Scontro tra Domenicani e Chierici (Secolari) Lo scontro si attua per il diritto di docenza nell’università di Parigi. Questo scontro si svolge tra Tommaso D’Aquino (Domenicano) e Guglielmo di Santamur. 3.3...1....6.....5.....1.... Guglielmo di santamur Concepisce il corpo docenti come una comunità religiosa per affermare che non si può partecipare a due comunità religiose e quindi il frate non può insegnare. 3.3...1....6.....5.....2.... Tommaso Il collegio dei docenti non è una comunità religiosa bensì una professione à Questa posizione vince sul piano politico à Le conseguenze sono che la docenza assume un carattere laico e quindi l’università diventa un collegio di professori. 3.3...1....6.....5.....3.... Risoluzione Il 23 ottobre 1256 il papa conferma a Domenicani e Francescani il diritto di occupare le cattedre a Parigi e designa nominativamente i fratelli Tommaso D’Aquino dell’ordine dei predicatori, e Bonaventura dell’ordine dei Minori ad occuparle. 3.3...1....6.....6.... Primi tentativi di ricezione di Aristotele in un impianto teologico: 3.3...1....6.....6.....1.... Guglielmo d'Auxerre (Chierico secolare, Prima metà del XIII secolo) Uno dei primi incaricati all'opera del comitato di purificare i testi aristotelici, tuttavia egli si è anche interessato a problemi morali come il libero arbitrio, le virtù e il diritto morale. Inoltre Filippo il Cancelliere gli attribuisce il primo trattato sulle proprietà principali dell'essere (l'uno, il vero e il bene). Cioè problemi filosofici integrati da Filippo in un'opera essenzialmente teologica. 3.3...1....6.....6.....2.... Filippo il Cancelliere (Chierico Secolare, Prima metà del XIII secolo) La sua opera si presenta come sistemazione di elementi di Guglielmo D'Auxerre , e riprendendo alcuni temi di Giovanni de La Rochelle. 3.3...1....6.....6.....3.... guglielmo di auvergne (chierico secolare, Prima metà del XIII secolo) Per il suo modo di pensare si ricollega alla fine del XII secolo, è filoagostiniano. L’opera di Guglielmo è un’opera di riflessione della vecchia scuola sulle nuove filosofie arabe che entrano a far parte della cultura occidentale nel XIII secolo. 3.3...1....6.....6.....4.... Ontologia Imbocca la via di distinzione tra essenza ed esistenza a partire da Al-Farabi e Avicenna e a partire da questo principio muove le varie dimostrazioni di Dio. Per Guglielmo l’esistenza sarebbe una sorta di accidente dell’essenza che si aggiungerebbe dall’esterno al quod est. (Fa la distinzione tra contingente e necessario, l’esistenza vale più dell’accidente e della sostanza). Esplicita semplicemente che è proprio in virtù di questo che il tutto dipende dalla volontà del creatore. 3.3...1....6.....6.....5.... cosmologia Influenzata dal Timeo e tuttavia si distacca da Avicenna in quanto respinge gli intermediari (intelligenze) tra Dio e le cose. 3.3...1....6.....6.....6.... gnoseologia Anche qui si contrappone alla teoria aristotelico-avicenniana dell’intelletto agente in quanto l’illuminatore dell’anima non può essere nient’altro che Dio. Gli universali non possono esercitare una funzione sull’anima dal momento che non esistono, tuttavia non è un realista degli universali. In un anima come la concepisce Guglielmo tutto viene dall’interno (l’anima ha piena capacità di cogliere le cose) in occasione agli stimoli che subisce dall’esterno (che gli forniscono sempre particolari i quali per astrazione trasforma in concetti universali), il tutto sotto l’azione interna della luce divina à ritorno ad Agostino, tutto si riduce a una sorta di intuizionismo intellegibile.1 3.3...1....6.....7.... Alessandro di Hales (francescano, prima metà del XIII secolo) Ispirato al pensiero di Agostino come buona parte degli autori francescani fino al XIII secolo, tuttavia doveva risolvere il problema che gli si poneva innanzi alla scoperta di Aristotele, diede la spinta ai suoi successori di assimilare il nuovo sapere filosofico con i principi posti da Sant’Agostino. 3.3...1....6.....8.... giovanni di rochelle(francescano, prima metà del XIII secolo) Successore di Alessandro di Hales, concepisce con Avicenna che l’anima razionale è una sostanza semplice capace di vivificare il corpo e compiervi molteplici operazioni. Tuttavia Giovanni divide le facoltà dell’anima a partire dai loro oggetti: 1)Senso: Percepisce il corpo. 2)L’immaginazione: percepisce la somiglianza dei corpi. 3)La ragione: la natura dei corpi. 4) L’intelletto: gli spiriti creati. 5) L’intelligenza: l’immutabile, cioè Dio. à Le sensazioni sono il risultato dell’azione esercitata sugli organi dei corpi, questi dati vengono accentrati dal senso comune che combinati quindi formano i sensibili comuni (sensus formalis di Avicenna) per liberare da queste immagini le nozioni astratte bisogna far intervenire la facoltà intellettiva. L’astrazione consiste semplicemente nel riaggruppare le somiglianze eliminando le differenze. Anch’egli fonde la dottrina greco- araba dell’intelletto agente con la dottrina illuminazionistica agostiniana. 3.3...1....6.....9.... Alberto Magno (Alberto di colonia, Domenicano, prima metà del XIII secolo) Autore eclettico che prende spunto da Aristotele ma è fondamentalmente agostiniano. Attinge dall'influenza greco-araba imponendosi sul lavoro di assimilazione e rielaborazione, si pone l'obiettivo di completare a suo modo il lavoro aristotelico fino a confondere il suo lavoro di interpretazione con quello di compilazione guadagnandosi la fama più che di filosofo, di compilatore. Rivendica il diritto della speculazione filosofica distaccandola dalla teologia. A partire da Alberto Magno si arriva alla concezione che filosofia e teologia hanno uguale importanza in ambiti separati. Tuttavia in un eventuale disaccordo tra le due scienze, ovviamente contro il pagano, ha maggior voce Agostino. La sua opera è troppo polimorfa per produrre una scuola albertina propriamente detta. 3.3...1....6.....9.....1.... Cosmologia Non avendo una propria concezione si 3.3...1....6.....12.....3.... Problema del male Riprende la tesi agostiniana che definisce il male come nulla cioè come mancanza di essere. 3.3...1....6.....12.....4.... Creazione Tommaso afferma che al vertice della creazione si trovano gli angeli, cioè creature incorporee e immateriali (contro i francescani che affermano che ogni creatura si compone di una materia e di una forma) in una serie di gerarchie fino a discendere all'uomo richiamando la sua solita natura particolare di sostanza con un'anima che appartiene alla serie degli esseri immateriali quale sostanza intellettuale che è la forma di un corpo costituito di materia. Il mondo è costituito essenzialmente da materia e forma delle quali la prima particolarizza e la seconda universalizza. 3.3...1....6.....12.....5.... Problema della temporalità del mondo Per Tommaso è indimostrabile sia la tesi che il mondo abbia tempo finito sia la tesi che il mondo abbia tempo infinito. Noi però ci affidiamo alla fede. 3.3...1....6.....12.....6.... Antropologia Segue Alberto Magno e Maimonide: l’anima è forma del corpo à Nasce il solito problema dell’immortalità à Per Tommaso l’anima è una forma sussistente à Problemi: 1) Dimostrazione: Per far permanere la forma dell’anima al corpo afferma che l’anima umana è immateriale (anche la mente è immateriale), nel senso che assume il valore di una forma speciale che è sussistente (confonde l’immaterialità rappresentativa con l’immaterialità ontologica). 2) Legame tra Anima e Corpo : La forma umana è sussistenza nella misura in cui la sua esistenza non dipenda dal corpo (eclettico perché trasforma un’entità da agostiniana a pseudo-aristotelica à Intermedio tra i due à Anima intesa come forma ma non dipende totalmente dal corpo, ha esistenza per sé); Quando il corpo muore, l’anima resta legata al corpo disperso (alternativa all’Ossicino Durissimo di Maimonide). A differenza degli Agostiniani il corpo non viene percepito come un male da cui ci si deve liberare, tuttavia a sopravvivere è pur sempre l’anima intellettiva e quindi tutte le potenze sensitive scompaiono. 3.3...1....6.....12.....6.....1..... Attacchi alla dottrina antropologica di San Tommaso 1) L’anima espropriata della memoria e della sensibilità non è nulla. 2) Bonaventura: La forma sussistente non garantisce la sua immortalità nella misura in cui essa è forma per il corpo. 3) Sigeri di Brabante (Integralista Aristotelico) : Sulla scia di Averroè concepisce l’anima come qualcosa di appartenente esclusivamente all’umanità. Contesta che se l’anima ha un’attività che va al di là del corpo non si può dire che l’anima-corpo è una sostanza: se c’è l’unità non si salva l’immaterialità e viceversa. L’unica modalità per concepire l’anima come immateriale è solo ed esclusivamente come intelletto agente che viene da fuori: l’aristotelismo non funziona con l’immaterialità individuale.à A questa contestazione Tommaso scrive l’unico testo in risposta ad una critica Sull’unità dell’intelletto contro gli Averroisti . 3.3...1....6.....13.... Gnoseologia La sua dottrina è il risultato della fusione di più dottrine: un oggetto afferisce sui miei sensi esterni à un agente trasferisce questa modifica dai sensi esterni a quelli interni à I sensi interni: 1) Immaginazione 2) Collettore (fonde i diversi canali dei sensi in maniera unitaria, questo è propriamente il senso interno) 3) La memoria 4) Estimativa o Cogitativa (ciò che prepara il pensiero ). Il senso interno è una realtà materiale mentre i concetti sono realtà immateriali, spirituali: il contenitore di questi concetti quindi deve essere anch’esso una realtà immateriale à L’intelletto passivo (o potenziale) à A questo punto è necessario l’intervento di un agente che operi il passaggio dalla realtà materiale dei sensi interni (Phantasma) a quella spirituale dell’intelletto possibile à Questo operatore è l’intelletto agente quale possibilità di sapere. Sulla scia di Alberto Magno, Tommaso colloca l’intelletto agente all’interno dell’uomo in quanto Alberto Magno affermava che se Dio ha dato all’uomo la facoltà all’uomo di conoscere questo significa che gli ha fornito tutti gli strumenti per conoscere. Questa funzione che permette di conoscere l’intelletto possibile è una sorta di “dio in miniatura” quale totalità in atto di tutte le conoscenze a differenza degli agostiniani che seguendo la dottrina dell’illuminazione fanno corrispondere l’intelletto agente con dio. Sulla scia di Alberto Magno per descrivere il mondo intellettuale e il mondo sensibile usa rispettivamente le dottrine gnoseologiche di Agostino e Aristotele. Pur essendo un eclettico e quindi assumendo elementi aristotelici in linea con Agostino egli ha una visione religiosa: la filosofia non è mai distinta da questa à La purificazione precede la conoscenza. 3.3...1....6.....14.... Sigieri di Brabante e Boezio di Dacia (Decadi centrali del XIII secolo, aristotelici integrali, Laici della facoltà delle arti di Parigi) Concepiscono ancora la rivelazione come concezione giusta della realtà bensì filtrata dalla visione aristotelica à la loro gnoseologia è astrazionistica. Questi sono i primi autori per i quali la filosofia sostituisce la religione per l’accesso alla verità: sono integralmente aristotelici (per quanto possibile nel XIII secolo).La loro dottrina è la manifestazione della ricezione più tarda del nuovo Aristotele e vennero entrambi colpiti dalla condanna di Etienne Tempier nel 1277. 3.3...1....6.....14.....1.... Sigieri di Brabante Riguardo alle discordanze che venivano incontro tra rivelazione e filosofia aristotelica, Sigieri fondava il suo insegnamento sulla doppia autorità di Aristotele e il suo commentatore Averroè. Riconosce che Dio non è né la causa finale, né la causa efficiente delle cose e non gli si può attribuire la prescienza dei futuri contingenti perchè Aristotele dimostra che conoscerli significherebbe renderli necessari. Il mondo e le specie terrestri sono eterne come dimostra la ragione e inoltre riconosce che gli avvenimenti nell'eternità si ripetono in maniera indefinita poiché il mondo sublunare è soggetto all'azione determinante della rivoluzione dei corpi celesti che necessariamente passano per le stesse fasi. (Una sorta di predecessore dell'eterno ritorno). 3.3...1....6.....14.....2.... Boezio di Dacia Questo autore concepisce il bene supremo (che fa tutt'uno con la vita filosofica) non come il bene in sé cioè Dio, ma quel sommo bene accessibile all'uomo tramite la ragione, tramite la facoltà dell'intelletto che in senso pratico lo porta al compimento della felicità e in senso speculativo alla conoscenza del vero quindi risalendo di causa in causa con l'intelletto il filosofo viene condotto alla prima di tutte che non ha altra causa che sé stessa, è eterna, immutabile e perfettissima, dalla quale tutto il resto dipende. I suoi interpreti lo riconoscono in maniera opposta sia come puro pagano razionalista sia come profondo religioso: è il solito problema della doppia verità attribuita all'averroismo nella misura in cui Boezio di Dacia non contraddice la fede ma piuttosto la ignora (eccetto qualche riga). Siamo di fronte a un cristiano che parlava da filosofo in nome della sola ragione riferendosi al sommo bene della vita terrena. 3.3...1....6.....15.... Bonaventura da Bagnoreggio (Giovanni di Fidanza, decadi centrali del XIII secolo, francescano di stampo agostinista) Autore tradizionalista e agostinista che però utilizza termini di matrice aristotelica infatti spiega la vecchia dottrina dell’illuminazione con termini aristotelici. Autore con un forte senso di subordinazione della filosofia alla fede, la sua speculazione nasce per il bisogno di avere ragioni per la propria fede (un’idea di continuazione e di completamento tra filosofia e teologia come due vie che tendono a Dio). Il peccato ha condotto l’uomo all’ignoranza nello spirito e nella concupiscenza della carne, il tutto seguendo perfettamente agostino si risolverà in uno sforzo costante della volontà con l’aiuto della grazia divina per risollevare l’uomo verso Dio. à (ovviamente prima ci si purifica e dopo si conosce). Elabora una dottrina del riavvicinamento a Dio strutturato secondo tappe dove il sensibile e la concupiscenza interpongono i veli tra noi e la verità, Dio stesso illumina la nostra anima e noi non possiamo far altro che cercarlo guardando all’interno della nostra anima dove in essa troveremo l’immagine di Dio - Riconosce l’anima come una che ha varie facoltà a seconda degli oggetti a cui si applica però essa è una sostanza intellegibile completa in sè che può sopravvivere alla morte del corpo. 3.3...1....6.....15.....1.... gnoseologia La conoscenza sensitiva è a partire da un’azione esercitata da un oggetto esterno sull’organo sensoriale, ora l’anima subisce la medesima azione essendo essa stessa in una delle sue funzioni organo del corpo, rispondendo immediatamente con un giudizio il quale corrisponde con la conoscenza sensibile. Vuole conciliare la dottrina della conoscenza agostiniana con quella aristotelica. Le immagini sensibili sono astrazioni dell’intelletto possibile portando a universali i dati dei particolari. Così l’intelletto possibile non è più soltanto una potenza pura ma è anche una facoltà, tuttavia a permettergli di seguire l’astrazione è l’intelletto agente quale intelligenza agente separata che però sono funzioni distinte di una sola e medesima anima. Tuttavia questo accade quando l’intelletto si intrinsecamente inseparabili invece nelle cose l’esistenza dipende dalla volontà divina. à Infatti se per Avicenna necessariamente le idee (quali essenze delle cose nella coscienza divina) scaturiscono necessariamente mentre per Enrico alcuni possibili esistono come frutto della volontà divina ed è in questo senso che egli intende la creazione. 3.3...2....3.....3.....1.....1..... Teoria dei tre modi di essere Divide le categorie di Aristotele in tre modi di essere cioè l'essere in sé (sostanza), l'essere in altro (accidente: qualità e quantità), l'essere in rapporto ad un altro (relazione: le altre sei categorie); Applica questa teoria per risolvere il problema della trinità quali tre modi d'essere di Dio e inoltre deduce che l'essere in rapporto a un altro (quindi la relazione) non ha essere proprio tranne quello relativo arrivando a conclusioni simili a Gilberto Porretano. 3.3...2....3.....3.....2.... antropologia L’uomo è unione di un corpo e di un’anima razionale, il corpo ha una sua propria forma quindi l’anima non informa direttamente questo. Questo significa che nell’uomo sono presenti due forme, quella del corpo come tale e quella del composto umano; elevata al di sopra del corpo l’anima rimane aperta alle influenze intellegibili attenendosi alla distinzione ormai classica di intelletto possibile e di intelletto agente. 3.3...2....3.....3.....3.... gnoseologia Per conoscere inizialmente questo autore parte dalla dottrina dell’astrazione, tuttavia l’astrazione stessa ci da soltanto l’esistenza di qualcosa e non la sua essenza, l’essenza può essere soltanto sostituita dall’illuminazione dell’intelletto agente che questo autore fa coincidere con l’illuminazione divina agostiniana. 3.3...2....3.....4.... Matteo d’acquasparta (Francescano agostinista, seconda metà del XIII secolo) Questo autore è un importante commentatore del maestro Bonaventura in esso si ritrovano le classiche tesi agostiniste del XIII secolo per contrastare la messa in discussione da parte del tomismo della composizione ileomorfica dell’anima e la dottrina delle ragioni seminali in opposizioni della dottrina tomistica della causalità. 3.3...2....3.....5.... Egidio Romano (Eremitano di Sant'Agostino, Difensore e sostenitore dell'eclettismo Tomista, Seconda metà del XIII secolo) Autore considerato a suo modo come tomista anche se da considerare come molto relativa questa definizione; Probabilmente ha studiato anche come allievo di Tommaso. Altri invece non lo considerano assolutamente tomista, in definitiva è probabile che abbia seguito una propria strada e che abbia numerose corrispondenze con la dottrina tomista. Infatti sostiene come Tommaso la differenza reale di essenza ed esistenza con un accento differente, fondandosi sul neoplatonismo di Proclo. Infatti nel mondo di Egidio le forme non hanno bisogno di essere astratte in senso tomista in quanto richiede soltanto la necessità che l'intelletto agente informi l'intelletto possibile. 3.3...2....3.....6.... Pier di giovanni olivi (Francescano autonomo, seconda metà del XIII secolo) Francescano che si sviluppa in maniera autonoma rispetto ai componenti del suo ordine, sostenitore della pluralità delle forme, gerarchicamente determinatesi le une sulle altre in ogni sostanza composta, in lui inoltre sono presenti temi generali dell’agostinismo del tredicesimo quale ad esempio la concezione ileomorfica dell’anima (che con la tesi della pluralità delle forme comporta che il corpo è informato dall’anima vegetativa e sensitiva) benchè questa in toto non consista in unità con il corpo, l’anima intellettiva non è la forma (posizione che verrà condannata nel Concilio di Vienna). Egli tuttavia si dissocia dall’agostinismo per alcuni punti fondamentali tra i quali abbandona la dottrina delle ragioni seminali e non è in grado di risolvere le obiezioni mosse nei confronti della dottrina dell’illuminazione. 3.3...2....3.....6.....1.... fisica In questo periodo importante innovatore in quanto primo sostenitore della dottrina dell’impetus opponendosi ad Aristotele (dottrina affermata poco prima dal domenicano Roberto di Kilwardby ). 3.3...2....3.....6.....2.... psicologia (Teoria della colligantia) Riforma la dottrina agostiniana per la quale l’inferiore non possa agire sul superiore, egli l’argomenta: per questo autore la sensazione può concorrere alla formazione del concetto attraverso la “solidarietà” delle facoltà dell’anima, infatti le varie forme dell’anima (vegetativa, sensitiva e intellettuale) hanno in comune una materia spirituale ciò significa che l’azione dell’una può muovere la materia comune, quindi escludendo ogni azione diretta di una forma sull’altra ne riconosce una indiretta in ragione della solidarietà naturale delle forme unite in una comune. 3.3...2....3.....7.... Pietro di trabes (francescano autonomo, seconda metà del XIII secolo) Nega esplicitamente che Dio sia la luce dell’intelletto in ogni conoscenza perché significherebbe ammettere che ogni essere intellegibile vede l’essenza di Dio. Qui si separa dunque da Agostino più nettamente di Olivi, tuttavia mantiene la posizione ileomorfica dell’anima che verrà condannata tra poco con il concilio di Vienna negando che questa sia forma del corpo in quanto riconosce con il maestro Olivi che a esser forma di questo bastino la vegetativa e la sensitiva. Inoltre accetta la teoria della colligantia di Olivi. 3.3...2....3.....8.... Vitale di four (francescano autonomo, XIII – XIV secolo) Ammette negli esseri creati che l’esistenza è uguale all’essenza, infatti non ammette che l’essenza della creatura possieda l’esistenza di primo diritto, questo privilegio non appartiene che a Dio, tuttavia insegna che l’esistenza non aggiunga null’altro all’essenza ma è semplicemente un’ attuazione di questa. Per quanto riguarda conoscenza individuale delle cose esterne vitale riconosce che questa derivi dall’atto per il quale l’anima sperimenta l’attualità di un’esperienza all’esterno di sé, infatti l’esistenza si trova simultaneamente sperimentata e conosciuta e allo stesso tempo presente nell’oggetto. Allora l’intelletto attraverso successive astrazioni arriva a conoscenze più alte e agli universali. Invece per quanto riguarda il senso interno riprende interamente la dottrina agostiniana sulla conoscenza intuitiva che l’anima ha di sé stessa e dei suoi atti. 2.3...5... Oxford 3.3...2....4.....2.... Roberto Kilwardby (successore di Fishacre alla cattedra di teologia, domenicano, Seconda metà del XIII secolo, Agostiniano) In corrispondenza a Stefano di Tempier tentava di condannare le proposizioni che proponevano una teologia di stampo aristotelico ma lo fa in maniera più semplice. Le sue posizioni Agostiniane si possono evincere dalle tesi condannate; Tuttavia nonostante la sua intenzione di conservatore gli esiti della condanna di Kilwardby. Paradossalmente a partire dalle sue condanne si fonda la possibilità di un terreno fertile per nuovi orizzonti scientifici. Gli succede alla cattedra Giovanni Peckham. 3.3...2....4.....3.... Roger Bacon (Allievo di Grossatesta, Francescano, Seconda metà del XIII) Sulla scia del maestro segue la metodologia della fisica non-aristotelica (cerca anche di convincere le autorità scolastiche della sua fisica) tuttavia il suo progetto da teologo è di utilizzare questo metodo della fisica anche per la metafisica. Infatti per Bacone fisica e matematica sono già presenti nella Bibbia, l’esegesi biblica passa attraverso la matematica (lui non sviluppa il progetto concreto di sviluppare una fisica ma semplicemente desidera di svilupparla, prima dei filosofi del rinascimento). Quindi si esalta l'interesse rivolto ai metodi scientifici dove accanto alla matematica va ad aggiungersi la conoscenza sperimentale. Molte sue proposizioni sull'astrologia vengono condannate da Tempier nel 1277, fu spesso oggetto di persecuzioni ( a causa anche dei suoi continui vituperi contro il disordine e la decadenza della filosofia del suo tempo e delle sue modalità profetiche) eccetto il breve periodo in cui suo amico e protettore divenne papa Clemente IV (1265-1268);In effetti egli si richiamava ad eliminare gli ostacoli che ostacolavano lo sviluppo del sapere ad esempio l'autorità Egli come Bonaventura riduce tutte le arti alla teologia considerata la sapienza perfetta dove tuttavia fondamentali per il suo sviluppo sono il diritto canonico e la filosofia. → Questa riduzione è data dalla supposizione di una concezione della conoscenza influenzata dalla dottrina agostiniana dell'illuminazione. La filosofia di per sé è subordinata alla teologia perchè anch'essa è il risultato di una illuminazione divina, inoltre ne è la prova il fatto che la filosofia è frutto di rivelazione ( i greci hanno dunque copiato gli ebrei). Se da Oxford eredita l'approccio matematico al francese Pietro di Maricourt deve l'interesse alla necessità dell'esperienza. (Autore di un'opera sul magnetismo che afferma la necessità di completare il metodo matematico con il metodo sperimentale); La scienza sperimentale supera gli altri saperi sia perchè genera una conoscenza completa e inoltre ha i mezzi per andare avanti ove altre scienze sono costrette a fermarsi. 3.3...2....4.....4.... Giovanni Peckham (Francescano in senso bonaventuriano, seconda metà del XIII secolo) Rinnovatore della condanna di Kilwardby e suo successore al seggio arciepiscopale di Canterbury, tenta questa volta di superare le sintesi aristoteliche in senso bonaventuriano. Denuncia le innovazioni delle proposte filosofiche e si richiama a tutti quegli autori che si erano rifatti ai Padri in senso Francescano. Peckham non disapprova la filosofia, per egli si tratta di gnoseologici di Scoto verranno contestati da Ockham. 3.3...3....3.....15.....1.... Rottura dello sposalizio tra filosofia e teologia In Scoto si sentono gli effetti del 1277 in quanto si rende conto che dopo una lunga frequentazione di teologia e filosofia non si possono più piegare le tesi teologiche su concezioni filosofiche, così tutta una serie di tesi che fino ad allora erano competenza della filosofia vengono rinviate alla teologia. In quanto la ragione naturale non è in grado di dimostrare l'anima, Dio, l'assoluta onnipotenza di Dio senza rendere intellegibile l'esistenza di cause seconde, non può spiegare il male nel mondo. Tuttavia Scoto era innanzitutto un teologo e riconosce tuttavia quelli che sono i limiti e i domini della ragione, da qui deriva la necessità per la metafisica e la filosofia di utilizzare una nozione univoca di essere che è differente dall'essere infinito che è Dio. Nessuno scotista svilupperà questa critica sulla filosofia e sulla ragione. 3.3...3....3.....15.....2.... Rapporto tra filosofia e teologia L'oggetto della filosofia (o meglio, della metafisica) è l'essere, anche se noi non abbiamo alcun concetto diretto che si possa applicare alle sostanze intellegibili o immateriali come gli angeli o Dio perchè ignoriamo la loro natura (e inoltre la parola “essere” applicata ad essi non ha significato) → Ne deriva che per salvaguardare la metafisica bisogna applicare la stessa nozione di essere a tutto ciò che è. Scoto concepisce una nozione univoca di Essere nel senso che non scinde il significato di essere tra Dio e il creato: fa ciò per salvaguardare l'unità dell'oggetto della metafisica dalla sua condizione di possibilità, e quindi per salvaguardare l'unità del suo oggetto, egli si richiama a una nozione univoca di essere intesa solo nel suo ultimo grado di astrazione nel senso di “tutto Ciò che è” e quindi come punto di partenza di tutta la metafisica à se usassimo la nozione di esistenza in una modalità diversa rispetto a come la usiamo concretamente non sapremmo di cosa stiamo parlando. 3.3...3....3.....15.....3.... Ontologia Concepisce il mondo in sostanze e accidenti à Tutto il mondo eccetto Dio è fatto di materia e forma à Tuttavia si pone alcuni problemi: 1) Ogni sostanza partecipa di più forme (es. uomo = animale + razionale) à queste per Scoto sono delle “Formalità” cioè componenti dell’unica forma. 2)Il rapporto tra accidenti e sostanze à gli accidenti Ineriscono alla sostanza à la loro realtà è quella di essere i Modi della sostanza. (Le intensità e i gradi in cui questi ineriscono). 3.3...3....3.....15.....4.... Esito sugli Universali Arriva ad esiti differenti da quelli Averroisti à Contesta tutti gli autori che concepiscono contraddittorio e problematico il realismo degli universali. Concretamente per Scoto c'è bisogno che l'universale non si fondi solo ed esclusivamente per astrazione ma che vi sia una corrispondenza tra la forma e la cosa (altrimenti non ci sarebbe più differenza tra metafisica e logica) quindi bisogna considerare l'essenza come egualmente indifferente all'universale e all'individuale e l'universale è semplicemente il prodotto dell'intelletto nel suo fondamento nelle cose. Tuttavia il reale non è in sé né pura universalità né pura individualità. gli autori precedenti a lui hanno pensato l’universale come una realtà numerica, Scoto constata che il reale ha un grado inferiore all’unità numerica. Questa unità si chiama “Natura” o “Essenza Comune” (Natura Communis, per sé indeterminata all'universalità come alla singolarità ma individualizzata dall'ultima attualità della sua forma, l'ecceità). 3.3...3....3.....15.....5.... Immortalità dell'anima Aristotele non ha dimostrato l'immortalità dell'anima infatti non è possibile dimostrarla né a priori né a posteriori in quanto si è impossibilitati in entrambi i casi. 3.3...3....3.....15.....6.... Gnoseologia Il linguaggio della mente per Scoto è in grado di Smontare le strutture che abbiamo enunciato nell’ontologia in modo da coglierle. 3.3...3....3.....15.....7.... Dimostrazione di Dio Critica la dimostrazione Tomista di Dio in quanto riconosce: 1) Dio non è il motore immobile. 2) Dio non può essere dimostrato a partire dal mutamento poiché il mutamento potrebbe anche non esserci. à Scoto sposta il livello del discorso dalla realtà fattuale alla realtà possibile (La possibilità di ciò da cui l'essere è causabile non comporta necessariamente la sua esistenza attuale ma ciò che esclude ogni causa estrinseca o intrinseca riguardo al suo essere non può non esistere). à Essendo la realtà fattuale qualcosa di contingente ha bisogno di partire da qualcosa di necessario. à Essendo i causabili possibilità che si causi qualcosa tutto ciò che potenzialmente muta lo deve poter fare a causa di altro à fino ad un possibile motore primo à Deve esserci un fondamento della possibilità di tutti i possibili (della realtà possibile) à Questo fondamento deve esistere necessariamente perché se non ci fosse deve esserci qualcos’altro che ne fondi la possibilità (anche questa dimostrazione come quella Tommaso ha il difetto di ricorre al principio logico di possibilità di regressum ad infinitum). In questo senso Dio è il fondamento di tutti i possibili. Il principio primo rispetto a qualcosa che è anteriore alla realtà fattuale cioè quella possibile. Scoto sposta le permesse delle conclusioni tratte dal possibile perchè spostando il discorso sul possibile si ammettono anche le premesse che si ricavano dall'atto ma non viceversa in quanto si può dedurre il necessario dal contingente ma non il contingente dal necessario. Ciò porta anche alla conclusione che nell'intelletto divino c'è un'infinità di intellegibili. - La differenza fondante da Avicenna di Duns Scoto è che per Avicenna il possibile era emanato necessariamente dal necessario, mentre per Duns Scoto (da Francescano) il primato ontologico lo possiede la volontà divina caratterizzata da un'infinita libertà. - Questa dimostrazione rappresenta addirittura dal punto di vista di Scoto un sistema geniale che fonda filosoficamente il sistema di Pierdamiani à ha dimostrato razionalmente la totale assenza di “istanze” superiori alla volontà divina. (N.B. ricorda la fallacia della volontà). 3.3...3....3.....15.....8.... Giacomo di Metz (Domenicano, Parigi, prima metà del XIII secolo) Appartiene a quegli autori che in seno all'ordine domenicano si oppongono alla dottrina tomista e discute con il dottore della chiesa principalmente sul problema dell'individuazione: a individuare una sostanza non è, come per San Tommaso, la materia ma la forma. Dove c'è sostanza, c'è una forma che informa la materia stessa ed è quindi quest'ultima la principale responsabile dell'individuazione. Si distacca anche perchè cercando di conciliarsi con Agostino riconosce sia alla conoscenza sensibile la presenza delle specie ma non alla conoscenza intelligebile, inoltre anche dove è necessaria la presenza delle specie si richiama comunque a un intelletto agente che deve illuminare l'intelletto dell'individuo (possibile) . Questo autore in definitiva è più preoccupato delle tesi agostiniane che di quelle tomiste.Riprende la teoria di Enrico di Gand nella quale riconosce alla relazione essere solo in rapporto ad altro. 3.3...3....3.....16.... Excursus Concilio di Vienne (1311-1312) decreta che l'anima è forma del corpo. 3.3...3....3.....17.... Durando di Sanporziano (Domenicano, Parigi, Prima metà del XIII secolo) Insieme con Giacomo di Metz è uno di quegli autori che in seno all'ordine domenicano si oppone al tomismo. Con il suo commento alle Sentenze si procurò parecchie difficoltà all'interno del suo ordine ma a causa di una missione diplomatica fu nominato da Giovanni XXII primo e ultimo Vescovo di Limoux. Questo spirito indipendente e preoccupato della libertà filosofica si richiamava al semplice concetto che in tutto ciò che non è articolo di fede conviene fondarsi sulla ragione piuttosto che sull'autorità di un dottore. Partendo dalla teoria dei modi d'essere di Enrico di Gand e ridiscussa da Giacomo di Metz, riconosce che la relazione ha un fondamento diverso dal soggetto della sua relazione e ne deduce che la maggior parte delle relazioni sono nel pensiero eccetto una sola che è quella di causa alla quale riconosce una valenza ontologica. 3.3...3....3.....17.....1.... Antropologia e Gnoseologia Concepisce l'uomo come unione del corpo e dell'anima che ne è la forma tuttavia questa nozione rende difficile dimostrare razionalmente l'immortalità dell'anima. La conoscenza dipende direttamente dall'intelletto e non dal suo atto: senso e intelligenza hanno causa dall'intelletto stesso cioè facoltà e operazione sono la stessa cosa nel senso che l'intelletto non è più qualcosa di potenziale che si attualizza. Per Durando l'intelletto conosce solo dei simboli tuttavia alcuni di esssi hanno qualcosa in comune come ratio comune esiste veramente nelle cose. Alla quale l'intelletto fornisce unità dando vita all'universale quale unità logica. 3.3...3....3.....18.... Pietro Aureolo (Francescano, autonomo, Parigi, Prima metà del XIV secolo) Anche questo è un autore che è andato contro il proprio ordine in maniera dottrinale. Questo autore era a senso tutte le differenziazioni e le sottigliezze che ha posto Scoto. 12.2...4... Rapporto teologia-filosofia In Ockham si sviluppa la polemica contro il necessitarismo greco-arabo che era stato accolto dalla teologia cristiana: in generale Ockham preferisce disellenizzare la teologia purgandola del platonismo (anche quello di Aristotele). Le verità di fede restano alla fede, la critica inizialmente sviluppata da Scoto prende ancor più vivo fervore in Ockham. Le influenze di Ockham sono una tendenza di ripiegamento della teologia su sé stessa e si colloca in maniera autosufficiente della teologia rispetto alla filosofia. - In effetti rispetto all'esistenza di Dio, appellandosi all'esperienza quale unico criterio di conoscenza razionale ne rifiuta ogni dimostrazione razionale: non abbiamo possibilità di risalire alla causa prima nel momento in cui attraverso l'esperienza abbiamo solo presenti le cause attuali e anche se riuscissimo a risalire a questa, rimarrebbe da dimostrare che questa prima causa equivalga a Dio. Inoltre potrebbero esserci più mondi con una prima causa e inoltre siamo incapaci di dimostrare positivamente gli attributi di Dio. - In dubbio è anche la sostanzialità dell'anima dal momento che non è intuibile. 12.2...5... Gnoseologia Vuole semplificare il sistema gnoseologico contro Tommaso e Scoto in quanto se si pongono tutta una serie di complicazioni e di intermediari tra la mente e le cose, si rischia di allontanarsi dalle cose (infatti per Ockham se ci sono degli intermediari l’intelletto conosce l’intermediario e non le cose, per Ockham la conoscenza intuitiva è la sola che ci permette di raggiungere l'esistenza ) :è il linguaggio della mente che monta e smonta concettualmente le cose: è il linguaggio che è capace di tagliare le unità o di comporle à La mente ha un linguaggio naturale. ( Cosa: Concetto = Fuoco : Fumo) à Il linguaggio si impone alla realtà. à Richiama la dottrina del linguaggio archetipo neoplatonica infatti in Agostino le cose non sono nascoste all’animo umano e la mente è capace di afferrarne direttamente la natura. E’ un nominalista ma nel senso che intende il linguaggio mentale come presa diretta sulle cose della realtà. Tutta questa modalità di semplificazione del sistema gnoseologico serve a contrastare ogni forma di scetticismo. È assurdo concepire l'universale come unità inferiore all'unità numerica grazie alla natura communis poiché questa non è nessun tipo di unità né nessun tipo di universalità. Di reale esistono solo ed esclusivamente gli individui tutto ciò che è concepito come generi, specie, sono nulla al di fuori del pensiero ed essendo nulla non si pongono nemmeno come problematici. I concetti non sono universali ma sono cose particolari attribuite a parecchi individui. 12.3..Excursus contestuale dopo Ockham In seguito a Ockham i seguaci di Tommaso e Duns Scoto vennero chiamati reales o antiqui mentre i sostenitori di Ocham vennero chiamati nominales o terministae ma anche moderni per il loro nuovo modo di interpretare Aristotele, in modo particolare nella facoltà delle arti di Parigi. - Nel 1339 Ockham è oggetto di condanna e nel 1340 vengono proibite un certo numero di tesi ockhamiste, tuttavia questa proibizione come non ebbe effetto nel secolo precedente con Aristotele non servì ad evitare l'influenza di Ockham sul pensiero seguente. 12.4..Tommaso di Bradwardine (Chierico secolare, Università di Oxford, Prima metà del XIV Secolo) Riprende il realismo delle idee influenzato dalla tradizione scotista in opposizione a Ockham. E' in perfetta linea con la tradizione scientifica inglese, la sua opera teologica ne mostra i caratteri in maniera innovativa pone la nozione di Dio che viene concepito come essere perfetto e che logicamente non implica nessuna contraddizione. Da qui sviluppa tutta la sua teologia con un rigorismo matematico e per questo motivo viene definita come una “teologia deterministica” (insieme con quella di Wycliff). 12.5..Roberto Holkot (Domenicano, Oxford, decadi centrali del XIV secolo) Si accentua il separatismo filosofia-teologia e dimostra che molte proposizioni della teologia non sono dimostrabili logicamente. Mai nessun filosofo ha dimostrato razionalmente la proposizione Deus Est dando alla parola Dio il senso che essa ha nel pensiero di un cristiano. 12.6..Adamo Wodeham (Francescano Occamista, oxford, Decadi centrali del XIV secolo) Scolaro di Ockham, si lamenta dei contemporanei che rifiutano la logica, introduce nella logica del maestro il nuovo concetto del protervire, cioè di rifiutare di accetare una qualunque proposizione fintantochè resta un'obiezione da opporle. Qualunque sia la tesi proposta finché il protervus, l'irriducibile, vi troverà ancora qualcosa da ridire non si è raggiunta la sicurezza, si resta nella probabilità. 13. Seconda Metà del XIV Secolo 13.1... Gregorio di rimini (Eremitano di Sant'Agostino, pensatore autonomo, Parigi, Seconda metà del XIV secolo) In generale lo si può definire come il fautore di un agostinismo che si adatta a certe conclusioni dell'occamismo. Riguardo all'oggetto della conoscenza specifica, essendo questi necessariamente universale e necessario ed essendo allo stesso tempo la realtà individuale e contingente, deve necessariamente essere di natura mentale; tuttavia se l'obiettività dell'oggetto scientifico sia affidata all'illuminazione agostianiana o sia opinabile non ci è dato di sapere. 13.2... Giovanni di Mirecourt (Monaco Cistercense, Occamista, Parigi, Seconda Metà del XIV secolo) Al primo ordine di evidenza introdotto da Ockham (l'esperienza) aggiunge un secondo ordine di evidenza che ritiene più importante ed è quello del principio di non contraddizione che lo porta a elaborare logicamente la certezza dell'esistenza attraverso una dinamica che preannuncia il cogito ergo sum. 13.3... Nicola D'autrecourt (Chierico Secolare, Occamista, Parigi, Seconda Metà del XIV secolo) Riprende gli argomenti di Ockham e li estremizza attraverso la logica sino ad arrivare a conclusioni scettiche, per alcune analogie spesso il suo pensiero verrà accostato a quello di David Hume. Distingue sei principi logici a cui pone come base il principio di non contraddizione che individua come criterio di verità e non come punto di partenza da cui far derivare tutte quante le conoscenze per il soggetto. Sempre dal principio di non contraddizione fa derivare l'impossibilità di stabilire un qualunque nesso di causa ed effetto, motivo per cui rinnegherà anche la plausibilità di una causa finale all'interno dei rapporti tra le cose (l'unica conoscenza possibile del nesso causa-effetto è possibile quando abbiamo conoscenza diretta della coesistenza dei due momenti). Il suo pensiero ha alcune concordanze con quello di Al-Ghazzali con cui entra in contatto diretto o tramite la lettura di Averroè. 13.4... Giovanni Buridano (Parigi, Maestro della facoltà delle arti, Seconda Metà del XIV secolo) Prende le mosse da Aristotele e sviluppa la dottrina dell'impetus di cui si ritrovano già alcuni frammenti all'interno della dottrina di giovanni filopono (per aristotele il moto rettilineo uniforme è un mutamento di una causa prima) che teorizza come un'interpretazione del pensiero di Aristotele: - Dal momento che viene lanciato un proiettile questa forza viene inclcata come motore dal lanciatore del proiettile (non contraddice aristotele ma colloca il motere all'interno del proiettile) → è uno dei passaggi che porterà al principio d'inerzia. Autore che si è interessato in maniera particolare oltre che di fisica anche dell'ambito della logica, come per Ockham, Buridano pone il termine come riferente ad un individuo. È stato a lungo classificato come nominalista ma nell'analizzare meglio la sua dottrina si ricava una distinzione tra intenzione prima (quella dell'individuo) e intenzione seconda (quella che potremmo definire dell'universale). Si oppone a Nicola D'Autrecourt per il suo scetticismo fondato sul principio di non contraddizione: Buridano a riguardo afferma che “non c'è termine medio più evidente del verbo est”. 13.5... Alberto di Sassonia (Chierico Secolare, Vescovo e Rettore dell'università di Parigi e Vienna, Seconda metà del XIV secolo) Seguace di Buridano, segue Ockham e nei suoi trattati riassume la logica modernorum assicurando ad essi una larga diffusione.In fisica respinge la tesi – che circolava in ambienti occamisti – della rotazione della Terra attorno al proprio asse; sviluppa la teoria dell’impetus; studia l’accelerazione nella caduta dei gravi. Riguardo quest'ultima distingue per le cose due centri di gravità uno in superficie e l'altro centrale (negli oggetti perfettamente simmetrici questi si equivalgono, nel caso di oggetti asimmetrici invece sono separati e ne determinano i moti gravitazionali.). 13.6... Oresme (Chierico Secolare, Collegio di Navarra, Parigi, Seconda Metà del XIV secolo) Teorizza una nuova cosmologia, prima di lui lo spazio era un oggetto sferico chiuso fatto di sfere concentriche dove non vi era niente al di fuori dell'ultima sfera: oresme teorizza che dio è lo spazio e il tempo eterni all'interno di cui si colloca l'universo. A lui si attribuiscono diversi studi per la caduta dei corpi (per la quale si ispira a Giovanni Buridano), il moto del cielo diurno e l'uso delle coordinate. Da Alberto di Sassione deduce che lo spazio percorso da un corpo varia in maniera uniform nel tempo (ha scoperto il moto uniformemente accellerato e decellerato). Oresme, nonostante questa teoria fosse accennata già
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