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Sintesi manuale Fondamenti di dialettologia italiana, Sintesi del corso di Dialettologia

sintesi manuale Fondamenti di dialettologia italiana

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 19/04/2021

Andrea176
Andrea176 🇮🇹

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Scarica Sintesi manuale Fondamenti di dialettologia italiana e più Sintesi del corso in PDF di Dialettologia solo su Docsity! FONDAMENTI DI DIALETTOLOGIA ITALIANA CAP. 1 – DIALETTOLOGIA GENERALE E DIALETTOLOGIA ITALIANA CHE COSA SONO I DIALETTI  Lingue e dialetti secondo i parlanti o Giudizi riguardo i il dialetto Simbolo di arretratezza culturale, inferiorità e marginalità sociale Corresponsabili della criminalità organizzata, mafia Manifestazione autentica ed emblematica delle virtù del popolo Residui della società retta dalla tirannide, superstizione Salutare contrappeso al deficit emotivo della società Strumento per ritrovare l’identità di gruppo Motivo di trasgressione e sovvertimento politico Strumento di discriminazione Bandiera di micronazionalismi xenofobi e razzisti Alterità liberatoria e legame di istanze ecologiste Inutile scoria del passato Principale ostacolo all’insegnamento della lingua nazionale Simbolo di radicamento culturale  Lingue e dialetti secondo i linguisti o Dialetto (dizionario)  Sistema linguistico parlato in un’area spaziale ridotta  Produzione letteraria e scritta limitata  Non utilizzato in ambito ufficiale o tecnico-scientifico o Classificazione di lingua e dialetto nello stesso modo  Sistema (tralasciando caratteristiche storico-culturali)  Di Suoni articolati distintivi  Di Forme grammaticali o morfemi  Di Parole  Di Locuzioni e strutture sintattiche  Tramandato e usato come mezzo di comunicazione da una comunità di individui  Termine che deve di volta in vola venire  Disambiguato  Ricondotto a specifiche determinanti o Geografiche, etniche, storico-culturali  Difficoltà nella definizione di lingua e dialetto I QUATTRO CRITERI DI VALUTAZIONE  Per distinguere un dialetto da una lingua  Il criterio spaziale o Dialetto  Sistema di isoglosse  Linea immaginaria che unisce i punti esterni di un’area geografica caratterizzata dalla presenza di uno stesso fenomeno linguistico  Incluso in una lingua comune o Lingua storica italiana  Comune iperonimo di lingua comune e dialetti o Famiglie linguistiche che non sono diventate lingue comuni  Non incluse nei raggruppamenti delle lingue comuni  Sardo  Retoromanzo  Francoprovenzale o In realtà è un criterio storico-culturale 1  Storia della “lingua comune italiana” e dei suoi dialetti o Dialetto  Di origine colta  Stile letterario (dialetto omerico)  Sottovarietà locale del greco antico  In senso moderno è caratterizzato da  Un limitato spazio geografico occupato  Contrapposizione con la lingua comune  Il termine emerge per la prima volta negli anni 70 del XVI sec. o Consapevolezza di differenziazione geografica  De Vulgari Eloquentia  Appennino tosco-emiliano come principale confine interno delle parlate italiane o Repertorio linguistico italoromanzo dell’Alto Medioevo  Latino  Lingua scritta  Continuatore del latino letterario  Parlate romanze  Derivate dal latino parlato  In continua evoluzione  Uso scritto di una parlata romanza (volgare)  Si pone in rapporto o Diamesico e diafasico con la parlata romanza da cui trae origine o Diamesico, diafasico, diatopico e diglossico con le altre parlate o Diafasico con il latino o Volgare fiorentino trecentesco  Adottato come lingua veicolare nel Rinascimento  Scritto  Ristrutturazione del repertorio italo romanzo  Volgari non toscani vengono abbandonati  Rapporto diafasico volgare fiorentino/latino tende a scomparire  Contrapposizione tra norma=lingua e non norma=varietà non toscane  Trasforma le vecchie parlate in dialetti o Varietà eteronome aventi la lingua come varietà autonoma di riferimento fisso o Firenze riesce in ciò grazie a  Colossale operazione culturale  La Toscana ha il monopolio della lettura e dell’informazione  Sprovincializzazione linguistica delle cancellerie  Progressiva italianizzazione dei ceti dirigenti  Fiorentino trecentesco come codice esclusivamente scritto  Eredita la funzione del latino umanistico  Tipi di variazioni o Diamesica  Orale o scritta  Dipende dal mezzo attraverso cui la comunicazione verbale viene trasmessa o Diafasica  Diversi registri  Dipende dalla situazione comunicativa, dell’interlocutore o Diastratica  Dipende dai diversi strati sociali di una stessa comunità linguistica o Diacronica  Dipende dal tempo  Diglossia 2  Varietà dei dialetti italiani come risultato del diverso modo con cui le nazioni hanno imparato il latino  Classificazione ragionata dei dialetti  Criterio storico-etnografico  Sistema sonoro delle lingue  Importanza del sistema concettuale (sintassi)  Meno soggetto a mutare risetto alle parole, suoni e grammatica  Innovazioni metodologiche  Confronto di versioni dialettali di un unico testo o Trascrizione secondo una grafia unificata  Per un confronto diretto  Studio dei mutamenti generazionali dei dialetti o Quattro livelli di analisi  Sistema sonoro o fonetico  Morfologia  Sistema concettuale o sintassi  Lessico  Dialetti come realtà a sé stante  Consapevolezza della variabilità diatopica, diacronica e diastratica dei dialetti  Zone in cui un dialetto si va mutando negli altri  La dialettologia di Graziadio Isaia Ascoli o Procedimento descrittivo ascoliano  Contrapposizione sistematica tra le singole articolazioni del latino e gli esiti nelle parlate romanze o Definizione del gruppo dialettale ladino (o retroromanzo) o Definizione del franco-provenzale o Concetto di sostrato secondo Ascoli  Spiegazione sostratica è fondata solo se non è in contraddizione con tre prove:  Prova corografica o Coincidenza geografica tra  Dato linguistico odierno  Area occupata in età preromana dal popolo  Prova intrinseca o Corrispondenza tra  Dato stesso  Evoluzione propria della lingua preromana  Prova estrinseca o Presenza dello stesso fenomeno ance in parlate che si sono sovrapposte al medesimo sostrato etnico  Diverso modo di pronunciare la parola latina da parte delle popolazioni romanizzate  Reazione etnica che giustifica il trapasso fonetico osservato  Solida motivazione storica nel mutamento linguistico  Sviluppo fonetico come fenomeno storico-sociale o Classificazione dei dialetti italiani  Fondata su una ragione storica  Dialettologia italiana dopo Ascoli o Limiti del procedimento ascoliano  Deve ancora molto alla teoria schleicheriana dell’albero genealogico  Rappresentazione convenzionale e eccessivamente semplificata del dialetto  Concetto di isoglossa utilizzato in maniera inappropriata  Un’unità dialettale non è individuabile mediante isoglosse o Impossibilità di tracciare confini geografici netti tra una varietà e l’altra  Il termine isoglossa rientra nell’impostazione del metodo neogrammatico  Concezione dell’area linguistica unitaria e statica o Benvenuto Terracini 5  Riformulazione concetto di sostrato  Sostrato come caso particolare di innovazione o Punto di partenza = condizione di bilinguismo del parlante  Si parla di sostrato quando nel parlante bilingue impera in lui un sentimento di piena fusione culturale  Causa del fatto sostratico nella mancanza di senso di distinzione CAP. 3 – I DIALETTI IN ITALIA  Criteri di classificazione dei dialetti d’Italia o Dante, De vulgari eloquentia (1304)  Prima classificazione dei dialetti italiani  Distinzione tra lingue  D’oil  D’oc  Del sì  14 volgari individuati nel Latinum (Italia)  Appennino o Confine che li divide in due gruppi da 7  Divisione fondata su criteri geografici ed etnici  Divisioni interne alle regioni fondate su criteri di coscienza linguistica comune o Carl Ludwig Fernow (1808)  Criteri geografici  Porre il toscano al centro della ripartizione o Francesco Cherubini (1850)  Commistioni tra  Criteri geografici  Criteri che mostrano una visione dialettologicamente avvertita o Ascoli (1882-1885)  Atto di nascita della dialettologia in Italia  Principio classificatorio storico-genealogico  Modello comparatistico  Dialetti che dipendono da sistemi neo-latini non peculiari all’Italia o Provenzali o Franco-provenzali o Ladini  Dialetti che si scostano dal tipo italiano o toscano o Possono entrare a formare con il toscano uno speciale sistema di dialetti neo-latini o Veneziano o Corso o Siciliano o Napoletano o Clemente Merlo (anni ’30 del 900)  Distingue 3 grandi gruppi a discriminante etnica  Dialetti settentrionali o Sostrato celtico  Dialetti centro-meridionali o Sostrato italico  Dialetti toscani o Sostrato etrusco o Gerhard Rohlfs (seconda metà del 900)  Criteri esclusivamente geolinguistici  2 fasci di isoglosse 6  Nord di La Spezia-Rimini = dialetti settentrionali o Lenizione consonanti occlusive sorde intervocaliche (fratellu > lomb. Fradel) o Palatalizzazione della vocale (a) tonica latina (cavare > tor. Gavel) o Presenza di vocali turbate o arrotondate (y) e (oe) (tor. Myr=muro) o Uscita in consonante per caduta delle vocali latine e romanze diverse da –a e da –i o Caduta delle vocali atone (tor. Den = denaro) o Palatalizzazione del nesso consonantico latino –CT- (tor. Lajt = latte) o Degeminaione consonantica  Sud di Roma-Ancona o Metafonia o Risoluzione dei nessi consonantici medianti anaptissi vocaliche o Assimilazione nei gruppi consonantici –ND-, -MB- o Sonorizzazione delle consonanti sede postnasali (nt>nd = indre, dentro) o Affricazione della fricativa dentale dopo nasale o laterale (ns>nts = nzegnà, insegare) o Posizione in enclisi dell’aggettivo possessivo (fratemo) o Giacomo Devoto (1970)  Combinazione tra  Metodo geolinguistico classico o Reazione diversificata a fenomeni linguistici)  Metodo dell’accettazione  I dialetti non sono immobili  Azione livellatrice del superstrato della lingua letteraria latina  Tentativo di quantificare i fenomeni linguistici  Punteggio ad ogni regione da 1 a 0 o Minore o maggiore stabilità rispetto all’età romana o Fiorentino = varietà più vicino al latino o Zarco Muljacic (1972) = Pellegrini, Francescato, Sobrero  Principio di differenziazione reciproca  Tra le lingue romanze  Raffronto progressivo tra coppie di dialetti  Metodo di classificazione  40 tratti analizzati binaristicamente (presenza/assenza) o Pellegrini (1977)  Rappresentazione cartografica + completa  5 sistemi linguistici per l’italo-romanzo  Ladino  Dialetti alto-italiani  Dialetti toscani  Dialetti centro-meridionali  Sardo  Criterio sociolinguistico  Considerare come discriminante o Il richiamo culturale verso un polo italiano o altri  Dialetti d’Italia più che dialetti italiani  Dialetti collocati nello spazio geografico, politico, amministrativo dell’Italia  Tradizionali criteri misti  Atti extralinguistici interagiscono con fatti linguistici interni, diacronici e sincronici  Le parlate alloglotte o Comunità alloglotte o minoranze linguistiche in Italia 7  Presenza di vocali centralizzate o ī - ĭē - ĕ - āă - ŏ - ōŭ - ū > i ɛj e a oe u y o Fenomeni vocalici  Anafonesi  Chiusura della vocale tonica [e] proveniente dalla [ĭ] latina davanti alle consonanti laterali o nasali palatali ɲ [gnocco] e ʎ [glielo]  Chiusura delle vocali toniche [e] ed [o] davanti a consonante nasale seguita da velare sorda o sonora o » GRAMINEA > gramégna > gramiɲa o e> i / ʎ:, ɲ: o e> i o o> u / n + k, g  Dileguo (o caduta) vocali atone  Tocca vocali pretoniche e postoniche  Afèresi se o La vocale che cade è all’interno della parola  Apòcope se o La vocale che cade è in posizione finale di parola  Dialetti settentrionali in misura superiore o In posizione finale  La [a] non cade mai  La [e], la [i] cadono quasi sempre  Dialetti meridionali o Napoli  Riduzione a indistinta o ammutinamento delle vocali finali atone  Forma debole di caduta  Epentesi vocalica  Generata dal dileguo  Incontri di consonanti non previsti dal sistema fonologico dei dialetti interessati o Rimin. Am ar’ kord > mi ricordo  Metafonia o metafonesi  Mutamento di timbro della vocale tonica di una parola o Condizionato dalla presenza, a fine parole, di una vocale chiusa  Assimilazione a distanza  Di fase volgare o di prima fase romanza  Modificazione della vocale tonica delle parole o Terminanti con le vocali alte –i lunga ed –u breve  Sviluppo di un compenso qualitativo  Chiusura o dittongazione delle vocali toniche  Assente in Toscana  Zone in cui è presente o Logudoro (Sardegna)  Mutamento metafonico della vocale tonica  Permanenza della vocale finale o Dialetti umbri  Le vocali finali restano intatte o Area siciliana e salentina  Metafonia come difesa preventiva di  Tendenza di –e, -i finali a fondersi in –i o Dialetti settentrionali  Metafonia agisce solo sulle forme che avevano –i finale o Dialetti meridionali non estremi 10  Indebolimento finali e atone intermedie  Metafonia tocca soprattutto le vocali medioalte (o chiuse) o Dialetti Italia mediana  Effetto metafonetico si riflette su  Vocali medie  [a] o Può dar luogo a  Palatizzazione  Dittongo  Riassorbimento dittongo stesso  Palatalizzazione  Interessa vocali e consonanti  Tendenza ad avanzamento del punto di articolazione di suoni  Vocali maggiormente coinvolte nel fenomeno o ū: indipendentemente dalla posizione atona o tonica o ā  Dialetti italo-gallo-ladini  Trasformando la vocale etimologica in  [ɛ], [e], [i]  Dittongo palatale o ă  Dialetti francoprovenzali del Piemonte o Vocale resta immutata  Dialetti galloitalici del Piemonte o Palatalizzazione incondizionata a  [a] della desinenza dell’infinito presente della prima coniugazione  Condizioni emiliane dal Piemonte meridionale o Vocale [a] palatalizza in modo regola e intenso quando  Si trova in sillaba libera  Quando è seguita da un nesso consonantico che comprende  Una liquida ([r], [l]) davanti a una consonante  Armonia vocalica  Assimilazione a distanza o La vocale tonica condiziona l’atona finale  Dialetti piemontesi (confine ovest est)  Vocale finale sempre –e o Se la tonica è [a, ɛ, ɔ, o, oe, aj, aw, ej, ew, oj]  Vocale finale sempre –i o Se la tonica è [e, i, u, y]  Dittongamento  Dittongamento spontaneo o I vernacoli toscani tendono a sviluppare e vocali medie breve latine ĕ ed ŏ toniche in sillaba libera (hĕri > jɛri)  Provenzale, catalano, aragonese, leonese, portoghese ignorano la dittongazione  Epitesi  Aggiunta di una vocale in finale della parola  Tocca le varietà dialettali che non ammettono terminazione consonantica della parola o Dialetti centro-meridionali  Colpisce i prestiti dalle lingue straniere o Consonantismo  Assimilazione 11  Tendenza ad adattare in modo completo o parziale quello che precede a quello che segue, o viceversa  Presente in tutte le lingue  Assimilazione per contatto o Quando le articolazioni sono adiacenti  Assimilazione a distanza o Quando i suoni non sono adiacenti o Metafonia e armonia vocalica  Assimilazione totale o Quando la consonante mutata si identifica nella consonante modello o [sotto < lat. tardo SUBTU]  Assimilazione parziale o Quando solo alcuni dei tratti del fono assimilato si adattano a quelli del fono assimilante o [skolare > zgolare]  Assimilazione progressiva o Quando la consonante che subisce l’assimilazione viene dopo o [monno < lat. MUNDU]  Assimilazione regressiva o La consonante-bersaglio è quella che precede o [otto < lat. OCTO]  Nei dialetti italiani o Assimilazione totale progressiva  Per contatto o Assimilazione totale regressiva  Assimilazione gruppo consonantico latino -CT-  Assimilazione in -TT- o Toscano, veneto, emiliano-romagnolo, centro-meridionale  Palatalizzazione  Si incrocia con assimilazione in particolare  Nei dialetti italiani o Palatalizzazione delle occlusive segnate da C, G  Affricata palatale pura dei dialetti meridionali [ʧento]  Fricativa palatoalveare dei dialetti toscani [ʃento]  Affricata o fricativa alveolari dell’Italia meridionale [tsento]  Assibilazione completa dei dialetti liguri e del veneziano [sento, sentu] o Palatalizzazione dei gruppi consonantici latini CL, GL, PL, BL, FL  In Toscana  Palatalizzazione lieve, costante ed omogenea  Palatalizzazione e vocalizzazione della consonante laterale L [chiamare < CLAMARE]  In Piemonte, Lombardia ed Emilia  Palatalizzazione identica a quella toscana o Nei gruppi con velare iniziale (CL, GL)  Dialetti meridionali  Tendenza a conguagliare gli esiti dei gruppi con consonante labiale sul modello degli esiti dei gruppi con velare [caɲ:e < piangere < PLANGERE]  Dialetti liguri  Concordano con i dialetti meridionali  Lenizione  Fenomeno non attestato nel latino 12  Conguaglio con forme di tipo me, te, se o meo, teo, seo o Sud  Forme dissimilate  Condizionale  Consente di dare forma ad una modalità che in latino confluiva nel grande contenitore del congiuntivo  Altri fattori notevoli  Area abruzzese e molisana o Uso delle desinenze neutre in -ora  Per raccogliere la categoria della generalità o Metaplasmi di declinazione nei sostantivi femminili  Dialetti toscani o Risolvere le avverbiazioni mediante la suffissazione in -mente  Dialetti settentrionali o Prevalgono i sintagmi preposizionali con valore avverbiale (da bun, veramente)  Dialetti meridionali o Frequente uso dell’aggettivo con uguale funzione  Lettura di carte linguistiche o La carta ‹‹piangere, noi piangiamo›› nell’Atlante parlato del Piemonte (APP)  Livello di lettura lessicale  Il lessico evidenzia bene l’opposizione tra o Piemonte occidentale  Occupato dagli esiti di lat. PLORARE  Galloromanzo o Piemonte orientale  Occupato dal tipo lessicale + ampliamente rappresentato nella Romània orientale (lat. PLANGERE)  Significato originario: battere, percuotere  Significato odierno: battersi il petto per il dolore  Galloitalico o italoromanzo  Livello di lettura fonetico: gli sviluppi di –PL  Forme che presentano in posizione iniziale il gruppo PL- o Quelle che discendono da plorare o Quelle che discendono da plangere  Conservazione del nesso o Romània occidentale, sardo e parlate retoromanze  Palatalizzazione della consonante laterale [pj-] e l’intero nesso [c], trasformazione in affricata è [ʧ] o Parlate italoromanze  Sviluppo semivocale palatale in sostituzione della consonante laterale o In Piemonte o PLORARE conduce a [pju’re] o PLANGERE giunge ai vari [pjanz], [pjanze]  Si possono isolare due isofone o Nella parte meridionale  Separa gli esiti piemontesi dagli esiti in [ʧ] o Piccola area occidentale  Il gruppo PL- si conserva inalterato  Livello di lettura fonetico: gli esiti di -ARE  Aree in cui A tonica latina si è conservata  Aree in cui A tonica latina si è palatalizzata in [ɛ] o in [e]  Livello di lettura fonetico: l’esito di –E in plangere  Nel Piemonte orientale 15 o La vocale –E si evolve in [e], [i], [ø], [o, a]  Livello di lettura morfologico: noialtri  Pronome personale o L’areale della conservazione di –S finale di lat. NOS coincide con il settore occidentale dell’area di conservazione di [a] nell’infinito di prima coniugazione  La desinenza della quarta persona  Le terminazioni -AMUS, -EMUS, -IMUS (latino volgare) sostituite da quella del congiuntivo –EAMUS o La carta 9 ‹‹Quando mio figlio…›› dell’AIS  Esiti di I tonica di lat. FILIUS (tratti fonetici)  Esiti di O i lat. Volg. FILIOLUS  Esiti conguagliati o differenziati di -i ed -u atoni finali di lat. QUANDO e di lat. FILIU  Esito di -F iniziale di lat. FILIUS  Esito di -L intervocalica del suffisso lat. -OLUS  Esito del nesso consonantico -ND- di lat. QUANDO  Esito del nesso -LJ- di lat. FILJU  Esito di -l finale romanzo di fiò(l)  Spostamento dell’accento da lat. Classico filìolus a lat. Volg. Filiòlus  Posizione dell’aggettivo possessivo rispetto al nome cui si riferisce  Esiti lessicali diversi per la coniugazione temporale «quando» (tratto lessicale)  Esiti diversi del suffisso diminutivo-affettivo -OLU (tratto sintattico)  Esito della consonante labiovelare QU- in inizio parola  Presenza/assenza dell’articolo determinativo davanti al possessivo con nome di parentela  Esiti di FILIUS  Isoglossa separatrice o Italia settentrionale  Alla base FILIU è stato aggiunto il suffisso –OLU o Italia centro-meridionale  Sostantivo latino continua senza aggiunte suffissali  Analisi congiunzione “quando”  Aree in cui è rinvenibile un successore del lat. QUANDO o Vallate meridionali del Piemonte occitano o Colonia valdese di Guardia Piemontese o Svizzera retroromanza  Indagini di fonetica storica o Evoluzione labiovelare iniziale  Elemento labiale della consonante labiovelare [k] cade: [kan, kant, kandu]  Liguria, Piemonte occidentale, Valle d’Aosta, Sardegna o Sviluppo del nesso consonantico latino -ND-  Territorio osco-umbro  Posizione del pronome possessivo rispetto al nome  Isoglossa che taglia in due la penisola o Marche, Umbria, Lazio o Al nord si trova la preposizione o Al Sud si trova la posposizione  Presenza o meno dell’articolo determinativo  Due grandi nuclei di presenza dell’articolo determinativo o Toscana e Lombardia o Umbria come Toscana  Permettendo l’articolo 16 o Lazio  Possessivo non preceduto dal determinativo o Italia centro-meridionale  Presenza sporadica dell’articolo  Risultati del gruppo -LI- in posizione intervocalica  Processo di palatalizzazione in tutta Italia o Tranne Sardegna o Rafforzare la palatale già presente  A scapito della consonantica laterale (fio) o Palatalizzazione della consonante  Forme con la laterale palatale [ʎ] CAP. 4 – L’USO DEL DIALETTO IN ITALIA: ASPETTI SOCIALI E PRAGMATICI  Varietà di lingua e di dialetto a contatto o Repertorio linguistico di una comunità  Insieme delle varietà di lingua e di dialetto  Simultaneamente disponibili ai parlanti della comunità  In un certo periodo di tempo  Varietà  Insieme di forme linguistiche (lessicali, morfologiche, sintattiche, foniche) o Riconoscibile e riconosciuto in quanto tale  Ogni lingua o dialetto può contenere + varietà  Repertorio linguistico della comunità italiaa  Varietà dell’italiano  Varietà dei dialetti o Italiano standard (e neostandard)  Insieme dei tratti linguistici unitari della lingua italiana  Coincide con l’italiano scritto nei manuali di grammatica  Struttura con impronta fiorentina  Nel parlato è molto raro  Tratti del neostandard  Sostituzione dei pronomi soggetto o Egli/ella/essi/esse con lui/lei/loro  Abbandono di il quale sostituito da che o Nelle forme oblique, da cui  Uso ridondante del ne  Uso esteso del che o Per soddisfare anche funzioni temporali e causali  Uso non canonico dei tempi verbali o Passato prossimo x passato remoto o Presente x futuro  Uso “normale” di termini in passato stigmatizzati  Uso della frase scissa o Non è che non ti voglio bene  Uso del c’è presentativo o C’è uno che ti cerca o Varietà della lingua  Varietà geografiche o diatopiche  Connesse alla differenziazione geografica  It. reg. settentrionale o Sottovarietà principali veneta e friulana  It. reg. centrale o Sottovarietà principale toscana 17  Dialetto di koinè/dialetto italianizzante  Parlata locale  Competenza linguistica del parlante  Conoscenze relative alla lingua  Competenza comunicativa del parlante  Capacità di utilizzare in modo appropriato la competenza linguistica  Capacità di utilizzare i canali non linguistici a disposizione o Gesti, sguardo, posizione del corpo  Situazioni intermedie tra monolinguismo e bilinguismo pieno  Alternanza di codice o Cambio di lingua o varietà in base alla situazione comunicativa  Cambio di codice o Passaggio da un codice all’altro in base al cambiamento di componenti della situazione o Modalità del cambio di codice  Code-switching o commutazione di codice  Passaggio funzionale di sistemi linguistici  Con un cambiamento nella situazione comunicativa  Sempre al confine tra una fase e l’altra: interfrasale  Code-mixing o enunciazione mistilingue  Combinazione nella frase di elementi diversi o Danno luogo a segmenti mistilingui  Non intenzionale  In qualunque posto nella catena parlata: intrafrasale  Prestito  Adattamento fonologico e morfologico di un altro codice o Funzioni del cambio di codice  Rimediare a una competenza sbilanciata  Segnalare il cambio dell’interlocutore  Segnalare il disaccordo con l’interlocutore  Segnalare il cambio di tema o nuovo sviluppo della conversazione  Segnalare il tipo di discorso  Funzioni relative all’organizzazione del discorso  Autocorrezione  Inizio e fine di una storia  Inizio e fine di una sequenza marginale  Commento  Formule di routine  Saluti  Espressioni di cortesia  Allocutivi  Interiezioni  Intercalari  Riempitivi  Citazioni  Scopo persuasivo o espressivo  Enfasi  Sottolineare con enfasi un passaggio del discorso  Sociolinguistica del dialetto o Interazioni tra dialetto e la società  Costituito attraverso la comunicazone  In massima parte comunicazione linguistica o Varietà degli usi dialettali in relazione alle variabili sociali 20 o Fattori di differenziazione sociale rilevanti differenziazione linguistica  Età  I giovani tendono a preferire le forme innovative o Trasferimento caratteri colloq. a realizzazioni + formali o Uso alternato e misto di varie componenti  Varietà giovanili della lingua  Forte carattere ludico  Duplice funzione sociale o Coesione del gruppo sociale o Delimitazione-contrapposizione con gli altri gruppi  Gergo giovanile o Neologismi o Termini lessicalmente deformati e risemantizzati  Sesso  Alcuni settori verso uno o l’altro sesso  Ruolo innovativo delle donne nel rapporto lingua/dialetto o Dimensione sociolinguistica ed educativa  Stratificazione sociale  Status sociale  Scelta del codice dichiarata nelle interviste o Uso preferenziale/abituale di dialetto/lingua  Scelta di codice esibita o Rilevamenti si interazioni reali  Opzioni all’interno dello steso codice o Della stessa varietà  Livello di istruzione  Persona + scolarizzata o Possesso + sicuro o Ricorre meno ai linguaggi non verbali o Usa strutture linguistiche complesse o Uso + frequente della subordinazione o Varietà lessicale e di registro + ampia  Indice di Havighursst o Indice di status socioeconomico o Formato dal prodotto di  Livello di istruzione  Livello professionale o Relazione fra livello di istruzione e  Uso del dialetto in contesto non familiare  Grado di italianizzazione del dialetto  Tendenze generali a parlare italiano  Donne + degli uomini, con i figli  Giovani + delle persone di mezza età  Persone di mezza età + degli anziani  Piccola borghesia + del ceto operaio o Situazione sociale  Dove avviene ogni scambio linguistico  Fattori costitutivi della situazione sociale  Partecipanti o Emittente o Ricevente o Pubblico 21  Atti o Forma e contenuto di ciò che viene detto  Risultati o Intenzioni dei partecipanti  Localizzazione o Momento e luogo o Ambiente psicologico o Caratteristiche culturali della scena  Agenti strumentali o Canale (mezzo) o Codice (varietà di lingua/dialetto)  Norme o Di interazione o Di interpretazione  Tipi di atti linguistici o Generi o Tipi di testo  Conversazione  Imprecazione  Espressione o Tono o Umore con cui un atto è compiuto e va interpretato  Importanti partecipazione e localizzazione o Quadro delle relazioni di ruolo tra i partecipanti  Su un rapporto formale  Situazione transazionale  Su relazione personali  Situazione personale o Momento in cui avviene lo scambio o Lugo in cui avviene lo scambio  Domini  Classificazione delle situazioni  Situazioni con caratteristiche in comune o Reti sociali  Strutture sociali intermedie  Insieme di relazioni  Ogni persona può far parte di diverse reti  Sovrapposizione e intersecazione delle reti  Rete chiusa  Paese  Poche persone collegate da una rete di relazioni molto fitta  Rete aperta  Città  Relazioni con persone diverse, che hanno relazioni con altre  Densità  Rapporto tra o Numero delle relazioni effettive che esiste tra i nodi di una rete o Massimo numero di relazioni possibili fra gli stessi nodi  Rete sociale densa o Posizione centrale di una persona con tante relazioni  Influisce sul comportamento sociale delle altre persone del gruppo  Modello per il comportamento linguistico degli altri  Il gruppo-rete influisce sul suo comportamento 22  Lingua italiana assunta dai modelli letterari  Puristica  Socialmente esclusiva  Isolata dalle altre varietà del repertorio  Lotta senza quartiere dei dialetti  Considerati come principale ostacolo nell’apprendimento della corretta lingua o Dialettofobia istituzionale della scuola italiana  Si protrasse fino al 1962  Data simbolica in cui fu istituita la scuola media unica, obbligatoria e gratuita o Conseguenze linguistiche dell’urbanesimo  Prestigio maggiore alle varietà urbane vs. rurali  Processi di avanzamento sulla scala sociale  Masse di parlanti dialetto rustico verso varietà urbana o Emigrazione interna e verso l’estero  Spostamenti di intere popolazioni  Fuoriuscita di masse di dialettofoni esclusivi  Contribuì ad alleggerire il peso dell’analfabetismo endemico  Contribuì a ridurre la percentuale dei dialettofoni esclusivi sul territorio nazionale  Diffusione di atteggiamenti favorevoli a  Incremento scolarizzazione  Inquadramento relativistico e funzionale del dialetto o Fattori contribuenti a creare condizioni non favorevoli alla dialettofonia  Aumento burocrazia  Esercito  Stampa  Cinema, radio, televisione o Variazioni quantitative e recenti  Sondaggio DOXA 1982, 88, 91  Scelta del dialetto fortemente legata a o Età o Situazione o Rapporto con l’interlocutore  Dialetto + usato con le persone anziane  Gli uomini usano il dialetto + delle donne o Le donne si sentono investite di un ruolo educativo primario  Aree del paese + dialettofone o Nord-Est o Sud o Isole  Ampiezza dei comuni inversamente proporzionale al grado di dialettofonia  Vistosa diminuzione della dialettofonia complessiva  Incremento italofonia marcato o Variazioni qualitative: l’italianizzazione dei dialetti  Rapporto lingua-dialetto nell’Italia unita = diglossia  Coesistenza di due varietà linguistiche in ogni comunità o Varietà alta = lingua nazionale  Usi formali e ufficiali o Varietà bassa = dialetto  Vita quotidiana  Diglossia senza bilinguismo o Solo pochi dominavano anche l’italiano  Bilinguismo con diglossia 25  Veneto  Italiano diffuso  Sostanziale distinzione degli ambiti d’uso del dialetto e della lingua  Bilinguismo senza diglossia  Ampia e diffusa la competenza di entrambi i codici  Non c’è + distinzione funzionale  Abbandono del dialetto  Nelle aree metropolitane  Regole e forme dell’italianizzazione  Contatto scarso fra dialetto e lingua nazionale in situazioni di diglossia o Italianizzazione  Parlate urbane dei ceti elevati  Varietà dialettali usate ei contatti a largo raggio  Varianti usate nelle circostanze + formali o Forti adeguamenti all’italiano  Parti del lessico usate nei rapporti con gli estranei e sul lavoro o Rigida corrispondenza fra domini e codici nella maggioranza dei casi o Dinamica interna di un dialetto  Dipendeva quasi esclusivamente dai rapporti con altri sistemi dialettali o Inserimento centri intermedi  Metropoli > centro intermedio > centro leader della piccola area > centro minore o Introduzione di prestiti lessicali  Tipo di innovazione + frequente  Termini di strumenti, attività, nozioni nuove, estranee al mondo tradizionale o Incroci tra una parola indigena e l’innovazione italiana o Calchi di un sistema linguistico sull’altro  Contatto diretto tra dialetto e lingua nazionale o Diffusione dei media o Abbandono terminologia locale o Incremento dei prestiti lessicali o L’italianizzazione del lessico  Sostituzione di termini specifici, locali a termini + generici  Solitamente iperonimi  Introduzione termini nuovi nel lessico dialettale  Introduzione sinonimi italiani di parole dialettali nel lessico dialettale  Adattati foneticamente  Coesistenza di una coppia sinonimica o Prima si distribuiscono secondo variabili sociolinguistiche o Successivamente  Una delle due varianti (di norma, italiana) si afferma nell’uso comune  Le varianti hanno specializzazioni lessicali diverse  Solitamente specializzazione della variante dialettale o Es. milanese: søl (dialetto) e pavi’ment (italianismo)  Søl = pavimento sporco  Pavi’ment = pavimento pulito  Penetrazione degli italianismi varia a seconda degli ambiti d’uso o L’italianizzazione della fonologia e delle morfosintassi 26  Adattamento alla fonetica del sistema ospitante riguarda  Vocalismo atono  Consonanti dalla realizzazione fonetica simile o Sorde e sonore o Sibilanti e palatali  Vocalismo tonico e nessi consonantici  Eliminazione unità fonematiche estranee all’italiano  Eliminazione vocali nasalizzate nel monregalese  Scomparsa fricativa laringale /h/ nelle parlate del Bergamasco  Cambiamento delle norme di distribuzionali dei fenomeni  Sotto la pressione dell’italiano  Italianizzazione fonetica è soggetta all’azione di variabili sociolinguistiche e stilistiche  Meno sicura, meno rapida e meno sistematica di quella lessicale o Le opinioni sul dialetto  Chi ha un’opinione positiva del dialetto tende ad avere una larga disponibilità all’uso di forme dialettali  Chi ha un’opinione negativa tende a rifiutarlo o a farne un uso ridotto  “I dialetti e l’Italia” di Walter della Monica (1981)  Brani di interviste scritte con insegnanti e studenti italiani o Classe media  Gli scrittori si dimostrano generic. Comprensivi per l’abbandono del dialetto negli usi comunicativi o Dialetto come prezioso serbatoio di suoni e immagini per la letteratura  I linguisti si soffermano sulle trasformazioni a cui sono soggette le strutture dialettali  Gli insegnanti si mostrano preoccupati o Per il persistere della dialettofonia (che vorrebbero sconfitta) o Per l’avvenuto abbandono dei dialetti in favore di un italiano scorretto, povero e scarsamente espressivo  Studenti ammiratori + accessi del dialetto  Ricerche di Nora Galli de’ Paratesi (anni 80)  Varietà regionali di italiano  Inchieste sociolinguistiche  Giudizi espliciti di 270 giovani su 5 varietà di pronuncia o Milanese (indice di popolarità: +25) o Fiorentino (idp: +133)  Pregiudizio normativo o Romano (idp: -4) o Meridionale (idp: -162)  Pregiudizio sociale o Sovraregionale (accento della RAI)  2 tipi di giudizio o Normativo  Giusto, sbagliato, buono o cattivo italiano  Presenza nel sapere comune del cliché scolastico fiorentino o Sociale  Basato sul giudizio sociale associato al tipo di pronuncia utilizzato  Proiezione del giudizio o Privilegio normativo del fiorentino o Milanese associato all’accento della classe dominante  Varietà dotata di maggior prestigio o Tratti meridionali associati all’arretratezza del Mezzogiorno 27  Basato su una griglia di argomenti  Seguono un filo logico  Preferibile uso del registratore  Possibilità di spaziare il discorso anche su  Memoria  Conoscenze delle generazioni precedenti  Sfera dell’affettività e soggettività  Comunità e codice rappresentanti dall’informatore o L’intervista direttiva  Intervista standardizzata  Basata su un questionario  In genere di lingua diversa  I questionari o Griglia  Insiemed i argomenti dai quali non dsi può prescindere nell’inchiesta  Promemoria iniziale  Dalla griglia si può passare al questionario o Questionario  Segue alla griglia nelle interviste direttive e nel colloquio semidirettivo  Strutturato secondo priorità logiche e concettuali o Questionari fonetici  Fonetico storico  Es. mutamenti dell’articolazione vocalica e consonantica del latino nel passaggio alla lingue e ai dialetti romanzi o Articolazione all’interno della parola e non isolata per ottenere una corrispondenza dialettale  Fonetico fonologico o Questionari lessicali  Nessun questionario fonetico potrà ai soddisfare le esigenze di conoscenza lessicale di un codice linguistico  Dimensioni ampie  Contestualizzazioni in frasi  Suddivisione per ambiti nozionali  Preselezione di ambiti nozionali  In funzione della caratteristiche culturali e ambientali della comunità indagata o Questionari linguistici ed etnografici  Inchiesta etnolinguistica  Quando i suoi scopi sono di indagine lessicale o fraseologica o semantica  Opposizione tra  Onomasiologia o Esercizio del reperimento o Confronto e spiegazione delle diverse denominazione dialettali di uno stesso referente  Semasiologia o Indaga sui diversi significati che uno stesso significante può assumere o Questionari sociolinguistici  Può fare a meno di raccogliere materiale dialettale  Quantificare dati informativi relativi ai rapporti tra i codici in una comunità plurilingui  Quantificare anche le variabili o Classi sociali, gruppi sociali o economici, sesso, professione, scolarità, migrazioni, zona geografica  Risposte = risultato di una reale e naturale dialettica di domanda-risposta  L’elemento umano o Il raccoglitore 30  Ruolo e motivazioni diversi a seconda che coincida o non coincida con il dialettologo  Raccoglitore-dialettologo  Caso + frequente  Miglior raccoglitore  Manifesta solo una parte di ciò che sa  Desideroso di imparare dall’informatore  Si tende a preferire il raccoglitore locale o L’informatore  Modello di informatore durante la dialettologia neogrammatica  Donna  +70 anni  Nubile  Nata e vissuta sempre nel paese dei genitori  Dotata di mezzi fonatori (dentatura) in ottime condizioni  Informatore medio o informatori  Trasformazione dell’informatore ideale  A volte indispensabile la pluralità degli informatori  Campionatura  Deve essere statisticamente rappresentativa dell’universo  Sistemi di trascrizione o Il sistema CDI  Perfezionamento e semplificazione del sistema di Ascoli o Il sistema RLiR  Continua il metodo di Gilliéron  Utilizzato per gli atlanti regionali francesi o Il sistema IPA  Usato soprattutto dalle generazioni + anziane dei dialettologi italiani  Uso specialmente presso i linguisti o Trascrizioni “normalizzate”  Eliminazione segni diacritici  Evitare il ricorso a digrammi o trigrammi  Rapporto con l’articolazione rappresentata biunivoco e inequivoco o L’ ”atlante parlato”  Applicazione della tecnologia elettronica e informatica  Assoluta oggettività filologica  Alcuni suggerimenti e osservazioni o Accorgimenti di carattere deontologico  Atteggiamento di rispetto per l’informatore e per la sua cultura  Ascoltare con grande attenzione ciò che dice l’informatore  Sorvegliare costantemente le sfumature e le intonazioni della propria voce  Evitare di interrompere o di mostrare impazienza  Annotare con discrezione gli appunti relativi a gesti, risa, atteggiamenti e comportamenti cinesici o paralinguistici dell’informatore  Evitare commenti o espressioni facciali che denotino critica o disgusto  Evitare di mettere in imbarazzo l’informatore  Osservare con attenzione i segni di affaticamento degli informatori o Accorgimenti di carattere pratico  Iniziare ogni intervista con la registrazione di un annuncio recante  Nome del raccoglitore e informatore  Età del raccoglitore e informatore  Argomento trattato  Pagina o numero della domanda (se si lavora con un questionario)  Tecnica dell’eco o dello specchio  Ripetere la parola o la frase con lo scopo di o Incoraggiare a proseguire 31 o Correggere (nel caso di incomprensione)  Tecnica del buco nero  Mascherare il vero interesse o fine di una certa domanda o argomento  Imbeccata parziale o suggerimento dubitativo  Nei casi di difficoltà a ricordare da parte dell’informatore  Provocare il ricordo grazie all’accenno di contenuti o forme analoghi  Riascoltare la registrazione al termine dell’inchiesta  Riordino appunti e annotazioni  Giornale di bordo  I materiali etnografici o Paul Scheuermeier  Raccoglitore dell’AIS per l’Italia settentrionale e centrale  Abile esploratore linguistico  Eccellente studioso della vita contadina, tradizioni e cultura popolare  Fotografo di grande perizia o Materiali filmati  Per documentare gli aspetti dinamici della cultura popolare  Per documentare gli aspetti cinesici e prossemici I VOCABOLARI DIALETTALI  Veri e propri obiettivi della ricerca dialettologica  Vocabolari di singoli dialetti o Non può limitarsi a fornire il vocabolo dialettale e la sua traduzione italiana o Deve riportare  La qualifica grammaticale  La sezione semantica  La fraseologia  Le varianti diastratiche  Le variazioni di valore semantico corrispondenti a mutate funzioni grammaticali  I rimandi ai sinonimi  Le forme alterate  Le accezioni con esemplificazione differenziata  Vocabolari storici o Fanno uso di documentazione storica al fine di attestare la presenza della voce trattata in strati diacronici precedenti  I vocabolari ottocenteschi o Scopo di aiutare comunità profondamente dialettofone ad apprendere a lingua nazionale o Lista di corrispondenze o Scarsa attenzione a sfumature nei valori semantici  Vocabolari di area o Propensione a rappresentare gli aspetti normativi dei dialetti indagati o Ampia visione geografica  Derivante dalla pratica degli atlanti linguistici o Accuratezza filologica o Attenzione meticolosa agli aspetti enciclopedici del linguaggio o Intrinseca difficoltà organizzativa e redazionale  Glossari  Vocabolari etimologici interlinguistici o Ordinano alfabeticamente dei lemmi appartenenti a una lingua madre o Raccolgono tutti i materiali lessicali rinvenibili nelle diverse lingue e nei dialetti che derivano dalla lingua madre  Vocabolari etimologici italiani o Entrate costituite da voci della lingua italiana 32
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