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Sintesi “Storia della moda XVIII-XXI secolo” di E.Morini, Sintesi del corso di Ideazione, progettazione e industrializzazione dei prodotti moda

Sintesi file al test di ammissione al corso di fashion design per le Accademie di Belle Arti

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 14/10/2023

vantroisi
vantroisi 🇮🇹

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Scarica Sintesi “Storia della moda XVIII-XXI secolo” di E.Morini e più Sintesi del corso in PDF di Ideazione, progettazione e industrializzazione dei prodotti moda solo su Docsity! Il lusso, la moda, la borghesia Il lusso Il lusso è una delle chiavi per comprendere la moda occidentale. Il termine abbigliamento nella civiltà occidentale è inteso come rifiuto della nudità e dell’obbligo di ricoprire il corpo di indumenti. Quindi l’abbigliamento riguarda tutta la società, la moda é usata, a partire dal Medioevo, per manifestare il ruolo gerarchico all’interno di una comunità, veniva utilizzata quindi dalle classi più ricche per affermare il loro prestigio e potere. “Far vedere ed essere visti”: mostrare i segni della ricchezza e del potere (regola del Ancien Régime). Moda come sinonimo di lusso e seduzione. Ancien Régime: sistema di governo che aveva preceduto la rivoluzione francese (1789) Il lavoro era considerato una condanna per l’umanità e in alcune situazioni un mezzo per raggiungere la salvezza. L’accumulo di denaro invece era considerato come un segno di avaria, lo sperpero poteva essere considerato una virtù. Le battaglie contro la vanità non furono mai rivolte contro i ceti di potere, ma contro quelle classi sociali che potevano permettersi beni di lusso ma che non appartenevano all’aristocrazia. Gli aristocratici e uomini di chiesa con il loro potere cercano di difendere la loro posizione reprimendo questi ‘’arrampicatori sociali’’ con la persuasione moralistica e con l’emanazioni di legge suntuarie. Si giunse alla conclusione che l’aspetto esteriore non ha collegamenti con il ruolo sociale che ricopriva l’individuo, e modestia e moderazione diventano le vere doti da comunicare attraverso l’abito. Abiti borghesi Il lusso per la borghesia era un modello di consumo, un modo per far girare merci e produrre ricchezza. Nel modello maschile l’esibizione dell’abbigliamento fu utilizzata per comunicare qualità come l’intelligenza, la saggezza. Il ruolo della donna borghese è sempre stato quello della cura dei figli, una funzione che eliminava anche la possibilità di qualsiasi ruolo pubblico. L’abito divenne lo specchio di questa virtù; colori chiari, nastri passamanerie, merletti. Indumenti leggeri e comodi. La moda maschile secondo i dettami di Lord Brummel si concentrava più sui particolari: il tessuto, le cravatte, i gilet, la pulizia, la stiratura, la distinzione, il portamento. Le donne rispecchiavano lo status dei loro mariti attraverso i loro abiti. Le professioni della moda Nell’Ancien Regime c’era distinzione nella fase di ideazione e realizzazione, la prima fase sicuramente apparteneva al cortigiano mentre la seconda ad artigiani che creavano il capo d’abbigliamento. L’unica fase autonoma era quella della fabbricazione dei tessuti, che richiedeva competenza e capitali da investire, ciò portò alla nascita di una potente schiera di mercanti e di centri di produzione la cui ricchezza si basava sul commercio di stoffe preziose. Il tessuto era così costoso che spesso era il segno più lussuoso di un’abito e in molti casi misurava l’importanza gerarchia del proprietario. I sarti, i ricamatori, e tutti gli altri artigiani che lavoravano nella realizzazione dell’indumenti erano semplici operatori che lavoravano su commissione. In Francia un punto di svolta in fatto di creazione sartoriale si ebbe con la nascita delle “merchandes de modes”, si iniziarono infatti a proporre nuove decorazioni e invenzioni personali. Simbolo di questa svolta fu Madame Rose Bertin (modista di Maria Antonietta). *Le Merchandes de modes vendevano tutto ciò che riguardava le acconciature e gli ornamenti per gli uomini e per le donne. Con la pubblicazione de l’Encyclopédie gli artigiani della moda venivano considerati al pari con le altre arti. Quella dei ‘mercanti della moda’ divenne poi una corporazione. Le corporazioni Nasce una corporazione femminile, ossia quella delle lingeres, le quali vendevano ogni tipo di tela (lino, canapa) all’ingrosso o al dettaglio e tutto ciò che veniva confezionato con questi materiali; camicie, brache, calze, babbucce ecc. Ci fu anche un aumento del commercio della biancheria intima in ragione delle nuove norme igieniche dettate dall’Illuminismo. Altra corporazione erano i merciers, avevano il monopolio della vendita delle stoffe più ricche come quelle tessute con oro e argento. La loro intermediazione con la corte e la società giocava un ruolo nel sistema moda, ai fabbricanti trasmettevano i gusti del pubblico utile per indirizzare la produzione, per il mercato dell’importazione era utile per guidare gli acquisti. La moda e i modelli vestimentari settecenteschi I modelli base più diffusi in Francia furono: *Robe à la française: sopravveste femminile con ampie pieghe sul dorso *Panier: estensioni laterali indossati per estendere la larghezza delle gonne lasciando la parte sul davanti e sul retro piatte “la robe à la française’’ che si indossava con il ‘’panier’’ ed era composta da una sopravveste, una sottana e una pettorina “robe à l’anglaise” che prevedeva un corpetto attillato e una gonna montata a piccole pieghe in modo da risultare più abbondante senza ricorrere al panier, il quale venne sostituto da una sottostruttura detta “tournure”. La gonna poteva venire sollevata utilizzando nastri, lacci; questa moda fu definita “à la polonaise” Libertà Nel 1793 fu decretata la totale libertà di abbigliamento. Si comunicava attraverso simboli, primo fra tutti fu il berretto frigio di panno rosso, che stava a simboleggiare gli schiavi dell’antica Roma. Anche nelle riviste di moda si registrava un disordine vestimentario. La coccarda era d’obbligo e la rivoluzione non stabilì regole e in questo modo lanciò il passaggio da una moda che esibiva le separazioni di classe sociale ad una moda che proclamava le proprie idee politiche. La moda Durante il periodo della rivoluzione, le marchandes de modes realizzarono nuove acconciature, abiti e accessori. Venivano utilizzati pizzi, coccarde tricolore, abiti femminili a righe bianche, rosse e blu. La moda neoclassica Le mode del Direttorio Con la caduta di Robespierre finì la fase della rivoluzione, si diffusero i “Bals de victimes”, erano balli nei quali potevano partecipare solo persone che avevano perso familiari durante la rivoluzione. La moda femminile si evolse, le donne iniziarono a portare i capelli tagliati, scialli rossi, un nastro rosso al collo che ricordava il taglio della ghigliottina e un nastro incrociato intorno al busto detto “croisures à la victime” (fig.1). L’abbigliamento maschile si ispirava quello inglese. La tunica femminile Dopo la caduta di Robespierre le donne cominciarono ad indossare abiti dritti di mussolina bianca, ma anche tuniche classiche che ricordavano le figure allegoriche nelle feste rivoluzionarie. Un fattore che influenzò l’immaginario collettivo fu il teatro, che l’illuminismo consideró educativo per la nuova società. Nel momento in cui le riviste smisero di essere pubblicate la moda si basava sulle proposte delle merchandes de modes. Nel 1797 i modelli di abiti erano scollati e dalle maniche cortissime. I giardini Tivoli iniziarono ad ospitare molte attrazioni, si assisteva a danze, spettacoli, giochi. L’abito femminile si adeguò, vennero eliminate le sottostrutture, l’abito era una camicia di cotone con la vita alta; ai piedi delle scarpine dette “coturni” con lacci alla caviglia. Come borsa, una sacca detta “réticule”. La moda non si basava sull’uguaglianza, bastava guardare se l’abito era fatto di lino o mussolina, tessuti di due costi diversi. Nel 1798 i soldati di Bonaparte portarono dall’india gli scialli di cachemire, i quali divennero oggetto di moda per le nobildonne, anche i gioielli tornarono in voga. Moda e società Nel 1795 si proclamò una nuova costituzione che era basata sulle proprietà e sul censo. Le merveilleuses erano donne che seguivano la moda, non temevano l’esagerazione e questo loro modo di vestire si diffuse in tutta Europa. Nel 1798 ricominciarono ad uscire le riviste di moda (una fondata da Selleque e Pierre). Alla fine del secolo Parigi era tornata ad essere il fulcro della moda. La moda imperiale La moda come strumento politico Nel 1799 Napoleone prese il potere con un colpo di stato. Napoleone ripristino la logica del fasto promuovendo feste mondane. L’abbigliamento femminile consisteva in un abito a vita alta con trasparenze , una giacca corta con le maniche lunghe, immancabile era anche lo scialle in cachemire. Gli uomini indossarono di nuovo l’habit à la française con le culotte corte (fig.1). L’assedio di Lione causò una crisi nella produzione di seta, Napoleone intervenne reintroducendo l’abito di corte in seta. Lo stile impero si rifaceva al modello di abito a vita alta, vennero poi aggiunte delle maniche lunghe. Le nuove mode nascevano con le campagne militari dell’imperatore, come l’Egitto che portò il turbante e gli scialli, la Polonia, la Russia e la Prussia che scatenarono l’amore per le pellicce. L’italia si inserì nel gusto neoclassico attraverso i gioielli all’antica. Il grand habit di corte L’abito di corte non era più una questione di moda, ma la sua funzione doveva essere simbolica. Napoleone per la sua incoronazione indossò: una tunica di raso bianco, ricamata in oro e bordata di una frangia, e un mantello di velluto porpora foderato di ermellino. Un diadema a foglie di alloro, lo scettro (fig.3). L’abito di Joséphine era di raso bianco broccato d’argento, ricamato in oro e un manto di velluto porpora foderato di ermellino e ricamato in oro (fig.4). potevano poi essere utilizzati dalle sarte per creare abiti. I grandi magazzini Nel 1848 si verificò una crisi economica che segno la fine della prima fase dello sviluppo industriale, due anni più tardi ci fu una ripresa. Le esposizioni universali in particolare quelle a Parigi e a Londra, divennero mete per il turismo. I magazzini rimasero i luoghi nei quali la merce poteva essere acquistata e si basavano sul metodo di vendita dei magasins de nuoveautés. Pubblicità e riviste di moda La pubblicità veniva fatta utilizzando mezzi diversi: vetture per la consegna a domicilio con scritto sulle fiancate il nome del magazzino, manifesti con cui tappezzare i muri, cataloghi e riviste. I cataloghi uscivano in maniera stagionale. Immagini e iconografia della moda L’iconografia della moda prevedeva una figura umana o due caratterizzata secondo l’ideale di bellezza in voga: il/la modello/a era semplicemente utilizzata per trasmettere i codici di bellezza e per mostrare l’abito che indossava. La capacità di scegliere Ogni donna appartenente a qualsiasi ceto sociale trovava nei magazzini ciò che desiderava in merito alle proprie possibilità economiche. Le mode si susseguivano senza avere promulgatori, erano proposte date dalle modiste e sarte. Nasce la figura del commesso. In questo momento Charles Frederick Worth fece il suo ingresso nel mondo della moda parigina. Charles Frederick Worth Svolse il suo apprendistato in due ditte di tessuti londinesi. A Parigi lavorò come commesso poi divenne assistente alle vendite di un importante magazzino (Gagelin). La società del secondo impero La nuova borghesia era affamata di ricchezza, e la moda si adeguò a ostentare questo lusso con gonne ampie dato che la crinolina raggiunse dimensioni esagerate. La moda di Worth Per Worth tessuto e forma erano correlati, l’abito veniva arricchito di decorazioni. E risultava ancora più lussuoso per il raddoppiamento del tessuto necessario. Worth aveva intenzione di conquistare l’imperatrice e le sue dame, obiettivo raggiunto quando la principessa Pauline von Metternich ordinò dei modelli. Da allora tutti i membri dell’alta società iniziarono a frequentare la maison. Raggiunta la fama cominciò ad apportare delle modifiche all’abito femminile. Creò infatti un abito la cui lunghezza arrivava alle caviglie, venne introdotto il tournure (fig.). Dal secondo Impero alla Terza Repubblica La riduzione del diametro delle gonne in favore ai drappeggi rappresentò il passaggio fra il secondo impero e la terza repubblica. Propose un nuovo tipo di abito detto “princess”(fig.1), eliminò la divisione tra gonna e corpetto e allargò la gonna verso l’orlo. Utilizzava stoffe lussuose arricchite con ricami e decorazioni vistose. Il trionfo del revival Worth negli anni ‘80 cominciò a prendere spunti dal passato, i tessuti e le decorazioni si arricchivano di richiami al passato; vennero infatti ripresi i colletti a lattuga o le ampie maniche. Gli anni novanta Il figlio propose una serie di abiti ispirati allo stile orientale. Venne nuovamente abbandonato il tournure, la gonna infatti venne alleggerita dai decori e prese una forma a campana. Il ruolo del couturier Il couturier non era più un semplice artigiano ma rivendicava un ruolo da professionista, un mestiere dove sapienza e creatività erano importanti per affermare e confermare il suo successo. Ognuna delle sue clienti apparteneva ad un gruppo sociale diverso, riusciva abilmente a coordinare tutte le loro esigenze. Le clienti della Maison Worth Worth utilizzava le riviste non per far pubblicare i propri modelli così che le sarte potessero copiarli, ma per accrescere la sua fama. Nell’ultimo periodo si affidarono a lui importanti famiglie dell’alta borghesia di New York e Boston. Antimode e abiti d’artista Nel 1851 la moda femminile considerata scomoda e eccessivamente decorata si rifece alla moda borghese basata sulla sobrietà. In questi anni Mrs. Bloomer decise di adottare un abbigliamento più pratico, introdusse corti gonnellini con pantaloni alla turca (fig.1), ciò creò scandalo (donna con i pantaloni). L’idea dei pantaloni per la donna venne ripresa nel 1881. I Preraffaeliti Le donne di questo periodo venivano ritratte con i capelli sciolti e gli abiti non richiedevano né il busto né la crinolina. L’abbigliamento femminile si ispirò alla scoperta della cultura giapponese, molti pittori vestivano le loro modelle con dei kimono. L’abito estetico uscì dalla cerchia degli artisti e divenne un segno di riconoscimento delle signore della società intellettuale. Il Künstlerkleid (abito da artista) Nel 1900 in Germania venne organizzato una mostra dedicata all’abbigliamento d’artista, la prima volta che degli indumenti venivano esposti in un museo e considerati a essere opere d’arte. Gustave Klimt disegnò abiti ispirati alle tradizioni orientali. A Vienna nasce la scuola di arti applicate, la Wiener Werkstätte, con un laboratorio dedicato alla moda. L’abito alla greca Molti pittori si ispirarono al mondo classico, anche la moda venne influenzata da questo stile. Il vero interprete moderno dell’abbigliamento greco fu Mariano Fortuny. I futuristi Successivamente realizzò la jupe-culotte (fig.6), pantaloni da portare in casa sotto una tunica, ciò creò scandalo. Il nuovo album fu affidato a Lepape, un giovane disegnatore. La festa della Milleduesima Notte Organizzó un tour nelle più grandi città europee con al seguito nove indossatrici, le quali indossavano tutte lo stesso vestito composto da un tailleur blu e un cappotto beige, a completare un cappello con una P ricamata. La secessione viennese e l’atelier Martine La Russia e l’Europa fornirono al Sarno nuove idee per i suoi capi. Nel 1911 aprí l’atelier Martine, dove un gruppo di ragazzine dava sfogo alla creatività. Creó anche un profumo è una serie di prodotti di bellezza. Insieme alla moglie iniziò un viaggio pubblicitario negli Stati Uniti. Gli anni di guerra Allo scoppio della guerra la Francia tentò di utilizzare il settore moda come sostegno alla crisi che stava emergendo. Poiret prestò servizio come sarto. Venne anche organizzata a New York una festa, per cercare sostegni per la Francia in guerra. Il dopoguerra Per affrontare le difficoltà del dopoguerra fu costretto a vendere parte delle sue proprietà. Insieme ai figli partí per un viaggio in Marocco, dove si lasciò ispirare. Infatti le sue collezioni diventarono ancora più lussuose (con ricami elaborati ed ispirazioni esotiche). Il successo iniziale scomparve lentamente, affidò la sua maison ad una società di banchieri e fu costretto anche a vendere la sua collezione di pittura. En habillant l’époque L’America influenzò le culture di Parigi e dell’Europa. Le donne rifiutarono lo stile proposto da Poiret, adottarono un abbigliamento semplice e comodo. Successivamente aprí per un breve periodo una seconda casa di moda. Coco Chanel Gli inizi La vita privata fu fondamentale nel suo percorso creativo e attraverso gli abiti comunicava la sua personalità. Le sue fonti di ispirazione erano le persone che amava, gli ambienti che frequentava. Dopo la morte della madre venne abbandonata dal padre e trasferita in un orfanotrofio e poi in un istituto. Compiuti i 18 anni si trasferì a Moulins, dove lavorò come sarta e commessa. Si trasferì poi insieme ad un ufficiale di cavalleria (Étienne Balsan) e con lui scoprí il mondo della cavalleria e iniziò a elaborare un nuovo modo di concepire l’abbigliamento. Si cimentò inizialmente nel modificare cappelli, aprí una modisteria a Parigi insieme a Lucienne Rabaté e conobbe Boy Capel. Successivamente trasferì la sede a Rue Cambon. Tra il 1910-11 i suoi cappelli indossati da attrici vennero pubblicati sulle riviste. Trasferitasi in Normandia (a Deauville) con Boy aprí una boutique e provó a realizzare dei capi in maglia ispirati all’abbigliamento maschile e ciò ebbe successo (la collezione comprendeva marinare in maglia, pullover sportivi, blazer di flanella) (fig.). La guerra Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale Chanel decise di rimanere a Deauville e qui, la sua boutique fu l’unica aperta in questo periodo. Rifece il guardaroba delle donne che si trasferirono li con tessuti in jersey (tessuto utilizzato solo per l’intimo maschile). Ritornò a Parigi in un clima difficile e dove le donne svolgevano mansioni che prima spettavano agli uomini (in seguito alla loro partenza per la guerra). Aprí un’altra sede a Biarritz, la quale ebbe successo nell’élite spagnola. Durante la guerra, il settore moda fu in grado di sostenere il bilancio del paese. In questo periodo le stoffe scarseggiavano, quindi Chanel iniziò a utilizzare il jersey. I suoi modelli vennero pubblicati su varie riviste. Inoltre i suoi abiti vennero richiesti anche in America. La moda del dopoguerra Nel dopoguerra iniziò a produrre abiti da sera realizzati in raso, velluto, chiffon e in pizzo chantilly. Terminò anche il suo rapporto con Boy. Gli artisti e le avanguardie Nel 1919 trasferisce la sede della sua maison al 21 di Rue Cambon e inizia a realizzare abiti teatrali. Il profumo e l’influenza russa In questo contesto Chanel conobbe il duca Dimitrij. Grazie a lui scopri il mondo della profumeria. Realizzò insieme a Beaux il suo iconico profumo, lo Chanel N.5. Nelle collezioni successive l’influenza russa la portò a produrre pellicce. Fra il 1924-25 i modelli assunsero una linea ‘a tubo’ con la vita bassa, una gonna che poteva essere dritta e l’orlo si alzò fino ad arrivare al ginocchio. Successivamente presento un abitino nero che poteva essere indossato in qualsiasi occasione. Stile inglese, gioielli e bijoux Le collezioni comprese tra il 1927 e il 193 comprendevano completi con giacca diritta di modello maschile, gonna e blusa coordinata, cui si aggiunsero gilet a righe e cappotti sportivi ispirati alla sartoria inglese (spunto che ebbe dall’armadio del suo amante, il duca di Westminster). I tailleur venivano realizzati in tweed che Chanel fece tessere in Scozia. Quando il suo stile si affermò iniziò ad utilizzare vistosi gioielli, i quali erano falsi. Infatti decise di aprire un laboratorio di produzione di tali ma esagerando nei colori e nelle dimensioni. Lo stile degli anni venti In questi anni lo stile di Chanel si affermò, abiti dritti e semplici, giacche e blazer sportivi, colori neutri. Il cinema e l’America Dopo il crollo della borsa di Wall Street la clientela americana si allontanò dalla moda parigina. Il nuovo mezzo con cui si diffuse la moda fu il cinema. Chanel parti per l’America e vestí numerose dive di film. Bijoux de diamants Le venne commissionata la realizzazione di alcuni gioielli che realizzò in siete a Paul Iribe. Moda anni trenta Chanel non era più una stilista all’avanguardia, si affermarono infatti lo stile di Madleine Vionnet e di Elsa Schiaparelli. In questo periodo quindi, si dedicò nella realizzazione di bijoux. Nelle collezioni di questi anni la ricerca della geometria fu graduale, ricercò di più gli effetti di caduta, dalle balze allo studio delle frange (ecc.). Si aggiunse anche lo studio di un modo che permettesse di ricamare sullo sbieco, Albert Lesage infatti per evitare effetti indesiderati iniziò a lavorare sull’abito finito (tecnica “vermicelle au droit fil o au carré). Vionnet considerava il ricamo un elemento connesso all’abito e non una decorazione. 50, Avenue Montaigne La proposta di moda di Vionnet si diffuse a Parigi ma anche in America. Trasferì la maison in un edificio più grande. Fondó una cassa di soccorso per le malattie, i congedi di maternità e le ferie pagate. Nel 1927 istituì anche un corso con la durata di 3 anni in cui insegnava a delle apprendiste l’uso dello sbieco. Il copyright Uno dei problemi dell’alta moda era la diffusione delle imitazioni, si erano formate delle industrie che si occupavano della contraffazione dei capi. Venne perciò introdotto il copyright dei modelli. La stessa Vionnet fece pubblicare su delle riviste il modo per riconoscere i capi originali attraverso l’etichetta (numero del capo, impronta digitale è il logo). Prêt à porter La stilista presentò una collezione primaverile a New York e nacque una nuova società (la Madleine Vionnet Inc) finalizzata alla vendita di abiti in taglia unica. L’ipotesi era quella di soddisfare l’esigenza statunitense che era abituata ad acquistare abiti confezionati. Aprí una boutique anche in America. Stile anni venti I modelli si semplificarono, scomparve tutto ciò che forniva volume al capo. Con il crollo della borsa di Wall Street (1929) Vionnet divenne un importante punto di riferimento. Gli anni trenta Il corpo modellato dallo sport che si iniziò a praticare durante gli anni venti venne preso come simbolo per una bellezza statuaria, sinuosamente accarezzata da abiti. Il metodo del taglio a sbieco di Vionnet era il più adatto per sottolineare il corpo. La gonna ampia Nel 1934 ci fu una svolta nella produzione, la stilista presentò durante la collezione invernale un vestito dalla gonna largacoperta da file di volant. Gli abiti si fecero più lussuosi, in modo da soddisfare anche la clientela hollywoodiana. Invento nuove tecniche di decorazione, procedimenti di tintura dei tessuti. Elsa Schiaparelli Una giovinezza inquieta Nata a Roma, proveniva da una famiglia aristocratica. Avrebbe voluto fare l’attrice, ma no le fu permesso. Partí per Londra e qui ebbe il primo approccio con la sartoria, realizzò per un ballo un abito. Qui si sposò, ma con lo scoppio della guerra si trasferirono negli Stati Uniti. Dopo il matrimonio fallito si occupò da sola della figlia e cercò un lavoro. Tornò a Parigi dove lavorò presso un antiquario. Cominciò a creare abiti quando un giorno accompagnò una sua amica alla maison di Paul Poiret e rimase affascinata dai suoi capi. Lo sport e la maglia Lo sport femminile si stava diffondendo, quindi cominciò a realizzare capi sportivi. Acquistò una piccola sartoria ma la sua prima collezione venne presentata nel suo appartamento. La collezione prevedeva capi di maglieria dai colori brillanti, tessuti di cachemire. Il golf “armeno” Il capo che la lanciò nella moda fu un golf. Lo vide indosso ad un’amica e scoprí che venne realizzato a mano da una donna di origini armene. Il golf trompe-l’œil era un golf con un grande fiocco sul davanti come una sciarpa, realizzato con due fili di lana (bianco e nero) (fig.1). Ebbe molto successo, ne realizzò di altri con disegni di cravatte, scialli. Venne anche imitato dal mercato della contraffazione. Dallo sport all’haute couture La diffusione del nuoto e le vacanze al mare il costume utilizzato non prevedeva più le braccia e le gambe coperte, ma ampie scollature vennero realizzate sulla schiena. Realizzò anche il pigiama da spiaggia. Nei primi anni trenta iniziò a presentare i tailleur di tweed e le gonne pantalone, anche i decori cominciavano ad essere più provocatori. La moda secondo Schiaparelli Dopo la grande crisi del 1929 la ricchezza tornava a essere un bene raro e la stilista iniziò a creare abiti, cappelli e accessori lussuosi e particolari (saranno la firma della stilista). Nacque la silhouette a grattacielo che mascherava la vulnerabilità femminile, si diffusero perciò linee verticali e spalle larghe con il seno protetto dai revers (risvolto). Aprí anche una sede a Londra. Nel 1933 propose la linea “a scatola” (fig.) con cappe che scendevano diritte dalle spalle formando angoli retti. Nel 1934 propose la linea “cono” con berretti alati, ali alle spalle di un capo. Nello stesso periodo sperimentò una grande quantità di materiali, come il rayon (fibra che si ottiene dalla cellulosa, chiamata seta artificiale). *Rayon vegetale che chiamò “ciragrill” Le collezioni a tema Ogni collezione era concepita intorno a un tema che faceva da filo conduttore tra gli abiti, gli accessori, la loro presentazione in sfilata. Per la collezione estiva propose abiti ispirati all’Oriente, con piume, cappe. La collezione invernale prevedeva abiti neri, pantaloni porpora. In ottobre presentò la collezione ‘’ESkimo’’ basato sull’uso d’inserti di pelliccia a scopo decorativo. Il rapporto con il surrealismo Nel 1936 Elsa venne travolta dalle correnti artistiche dell’avanguardia, in particolare Salvador Dalí. *abito aragosta, rosa shocking, cappello a forma di scarpa con il tacco La moda, l’inconscio, l’immaginazione poetica La stilista voleva creare un modo di vestire che comunicasse la dimensione interiore della donna, il corpo e l’indumento erano una sorta di foglio bianco dove poi dava sfogo alla creatività. Le sfilate presentate iniziarono a essere sempre più teatrali (una dedicata al circo, al cosmo). L’intento di Dior era quello di ripartire dopo la guerra offrendo alle donne abiti che esaltassero la loro femminilità, introdusse di nuovo il corsetto. Carmel Snow, giornalista e madrina della nuova collezione, fu lei a definirla “New Look”. Gli elementi caratteristici di questo stile furono, gonna ampia che arrivava al polpaccio, cintura, un minuscolo cappello, scarpe con il tacco, pennacchio e spilloni. La seconda collezione per l’autunno-inverno del ‘47 confermò la linea del New Look, vene presentato l’abito “Diorama”. Bousac e Dior avevano come obbiettivo conquistare la clientela americana, i quali volevano una moda che comunicasse i loro valori borghesi, la ricchezza. Offrí loro l’immagine di una donna-fiore. La collezione ‘’Milieu De Siecle’’ per l’autunno inverno 1949-1950 rappresentò una svolta per Dior: non più una sola linea, ma un’infinita variazione dei modelli. La donna Dior Gli abiti di Dior potevano essere indirizzati solo alle donne di alta società, le quali avevano ripreso a pieno ritmo i riti anteguerra, con la richiesta di avere un guardaroba per ogni tipo di occasione. I suoi abiti vennero inviati anche in Inghilterra, la quale aveva conservato le leggi suntuarie, tra le prime clienti ci fu la principessa Margareth che commissionò un sontuoso abito da gala per la festa del suo 21esimo compleanno. I suoi abiti rappresentavano uno stile di vita lussuoso, tanto che per essere indossati c’era bisogno di una domestica. Dior si occupò anche della realizzazione di abiti per molti film americani e francesi. L’America Nel 1947 si recò in America per ritirare l’Oscar della moda. In America si era formato anche un club di donne contrarie al New Look. In quegli anni in America si abrogò la legge che limitava la produzione vestimentaria, i grandi distributori affidarono a Dior il compito di diffondere il New Look. Molti magazzini riproducevano gli stessi modelli ma con tessuti di minori qualità ma rispettavano il nuovo stile che si stava diffondendo. Le donne vestivano New Look con pochi dollari. Il mercato della moda Il mercato più ricco era quello rappresentato dall’America. Il pubblico americano era composto dall’élite, la quale poteva permettersi i lussuosi abiti dello stilista e dall’altra la massa che cercava un buon prodotto ma con un costo inferiore. Decise perciò lanciare il prêt à porter di lusso, e venne aperta una maison anche negli Stati Uniti e la prima collezione venne presentata nel 1948. Seguirono una serie di licenze, la prima riguardava la produzione di calze e la seconda la realizzazione di cravatte. Per arginare il mercato delle copie decisero di vendere i modelli degli abiti delle collezioni dando ai buyer due possibilità: potevano scegliere tra il modello in tela corredato di tutte le informazioni per realizzarlo o il modello in carta che lasciava quindi la scelta dei materiali e degli accessori al fabbricante. L’immagine dell’alta moda Nella sua casa in campagna Dior progettava i suoi modelli e le sfilate. Dopo aver selezionato i disegni questi venivano inviati alla maison per essere realizzati. I modelli che venivano scelti per la collezione si attribuiva un nome. Ogni collezione comprendeva dai 160 ai 200 modelli. La sfilata era composta da compratori, giornalisti i quali non potevano fotografare i capi. Lo stile Dior Il New Look durò per sette anni e raggiunse il culmine con la linea “Ligne Muguet”. La stagione successiva venne presentata la “linea H”, con vita stretta (fig.4). Nel 1955 invece vennero presentate: la “linea A” (fig.5) la silhouette è caratterizzata da spalle strette, fianchi sottolineati da una gonna a vita bassa e svasata e la “linea Y” presentava giacche con grandi risvolti è una gonna affusolata (fig.6). Nel 1957 lo stilista morí e lasciò le redini della maison ai suoi collaboratori. I quali introdussero nella maison un giovane stilista emergente: Yves Saint Laurent. Il quale nella sua prima collezione presentò dei modelli ispirati a Dior. La moda italiana Gli Stati Uniti e la moda italiana La moda italiana è nata nel secondo dopoguerra. Il processo di rinnovamento del settore tessile e moda fu favorito dal rapporto con gli Stati Uniti. La sartoria di alta moda Dopo la fine del conflitto le sartorie avevano riaperto, ed erano imprese giovani come le Sorelle Fontana, Simonetta, Gattinoni. L’invenzione del nuovo necessitava di punti di riferimento anche nel campo della moda, si riprese infatti ad andare a Parigi per guardare e comprare modelli. In questa fase storica la capacità progettuale di molte sartorie era limitata, si riprese una pratica diffusa nell’ottocento, ossia si acquistavano schizzi di disegnatori occasionali o professionisti. Gli unici stilisti che si occuparono personalmente della progettazione dei propri modelli furono Emilio Pucci e Germana Marucelli. Emilio Pucci, pieno di debiti, iniziò a progettare modelli di sandali e abiti con gli artigiani di Capri. In poco tempo elaborò uno stile basato sullo sportwear. Negli anni 50 l’alta moda italiana si ispirò alla cultura sartoriale francese. Il mercato americano aveva assegnato alla produzione italiana il compito di fornire capi di alta moda a un prezzo ridotto e sportwear di gusto europeo. Tessuti italiani La professione di stilista: Walter Albini Il primo a cogliere l’eccezionalità della situazione fu Walter Albini. Fu il progettista di cinque collezioni presentate a Palazzo Pitti e in altri eventi. Capí che era necessario non disperdere la proposta dello stilista in molti canali, ma presentarsi sul mercato con un’unica idea. Lo stile Il secondo obiettivo dei professionisti fu quello di sviluppare uno stile in grado di farsi riconoscere ma soprattutto differenziarsi dagli altri. Ad esempio Missoni si concentri sui materiali e i colori della maglieria, Krizia elaborò uno stile che si rifaceva alla pop arte e alle avanguardie storiche. Liza Minelli e Robert Redford entrarono nello star sistema internazionale con i film ‘Cabaret’ e ‘Il grande Gatsby’. La seconda generazione Nel 1975 Milano divenne la capitale del prêt à porter e iniziarono a comparire nomi nuovi come Versace, Armani e Ferré. Pochi anni più tardi venne fondata Federtessile, una fiera della moda confezionata. Il casual Gli stilisti italiani iniziarono a dedicarsi al casual, primo fra tutti Armani. L’abbigliamento casual prevedeva indumenti ispirati: all’Oriente come camicie lunghe e dritte, colori come l’arancio, il rosso, il fucsia, al mondo arabo con cappotti in stile beduino, cafetani. Si trattava quindi di capi dalla struttura sartoriale molto semplice che però potevano essere realizzati dall’industria. La giacca Armani Il casual italiano comincia con la giacca, la generazione del dopo guerra si ritrovò ad indossare abiti da adulti più adatti al mondo del lavoro, gli abiti colorati dovettero essere abbandonati. Missoni creò un cardigan fatto di maglia, realizzato con filati colorati. Armani invece portò in passerella una giacca la quale poteva essere indossata sia dall’uomo che dalla donna. Realizzata con tessuti morbidi, eliminó fodere e imbottiture. Negli Stati Uniti il successo fu immediato tanto che le venne assegnato un premio per essersi distinto nel campo della moda. Stilisti e industria L’industria assunse il ruolo di semplice produttore delle collezioni firmate da uno stilista, si occupava anche della loro comunicazione e distribuzione. Restaurazione anni ottanta I giovani trascinati dal modello di John Travolta e del film “La febbre del sabato sera” iniziarono a concentrarsi nelle discoteche, si diffusero i vestiti di lurex, lycra, paillettes, strass e lustrini. Anche per gli adulti ci fu un ritorno allo stile di vita borghese. Le nuove parole d’ordine del 1980 furono carriera, successo, denaro e potere. Anche i giovani si lasciarono travolgere da questa nuova frenesia del lusso, iniziarono ad indossare abiti e accessori alla moda e frequentavano i fast food, passarono alla storia con il termine di paninari. Le seconde linee Le sfilate presentate nel 1981 si suddivisero in “linee”: -la prima linea era destinata un pubblico di élite, i capi venivano realizzati con tessuti ricercati e lavorazioni innovative -la seconda linea era destinata alla vendita di massa con una produzione industriale dei capi -la terza linea invece era destinata ai giovani, i quali cercavano capi a prezzi contenuti, ad esempio Armani e Galeotti fondarono la linea giovanile del marchio “Emporio Armani”. Il look e gli stili I ricchi degli anni ‘80 provenivano dal commercio, il loro obiettivo era quello di ‘esibire’ e si cominciò a parlare di ‘look’ (struttura comunicativa fatta di abiti e oggetti di consumo). Gli stilisti decisero quindi di abbandonare i riferimenti al passato, decisero inoltre di organizzare le sfilate in spazi diversi e individuali. Il tailleur indossato dalla donna nel mondo del lavoro comunicava un’identità maschile alla quale veniva attribuita forza, una divisa seducente e lussuosa la quale poteva essere abbinata con minigonne, pantaloni e scarpe con tacchi alti. Il successo del Made in Italy Stava quindi nascendo una moda che metteva a disposizione, anche nel ceto medio, la fascia più alta della produzione. Le boutique monomarca (punto vendita che dipende dall’azienda che gestisce il prodotto) sostituì l’atelier del couturier e divenne il luogo dove acquistare o vedere le ultime novità. Armani divenne sinonimo di un abbigliamento funzionale, mentre Versace si specializzò in un abbigliamento aggressivo. Mode di strada, ricerche d’avanguardia, produzione industriale La tendenza che si diffuse nasceva dalle mode di strada, i pionieri di questo stile furono tutti quei gruppi di stilisti giovani, a Parigi con Jean Paul Gaultier e a Londra con Vivienne Westwood. Il potere si manifestava attraverso il consumo, declinato in un modo non vistoso e privo di eccessi. In Francia comparve lo stilismo nipponico con Kenzo, Kawakubo e Yamamoto. La moda italiana si basava su abiti ricercati, ricchi di effetti revival barocchi e rococò. Fra i grandi degli anni ‘80, Armani e Dolce & Gabbana mantennero intatta la loro posizione anche sul mercato internazionale. Vecchi marchi e industria del lusso Un capitolo particolare della storia degli ultimi decenni fu affidato al rilancio di vecchi brand come Gucci o Pucci. Nel 2000 il gruppo LVMH acquistò il marchio di Emilio Pucci e decise di riproporlo sul mercato. Per quanto riguarda Gucci, a Dawn Mello le venne affidato il compito di rinnovare immagine e prodotto. Nominò poi Tom Ford, responsabile delle collezioni uomo/donna che della comunicazione. In una sfilata Tom Ford propose una rivisitazione degli anni settanta, per l’uomo pantaloni a vita bassa, velluto; per la donna invece camicie in raso, ampi revers. Nuove forme di consumo Il successo di catene come Gap, Zara, H&M, nasce dal fatto che i consumatori sono sempre meno attratti dall’abito di qualità, preferiscono infatti un acquisto legato al fatto di poter cambiare il proprio aspetto/guardaroba grazie a tendenze brevi. Il successo di questa moda è legato al fatto che vengono svolte analisi di mercato e dei consumi. Haute couture e industria del lusso: Chanel Nel 1982 la Maison Chanel annunciò di aver affidato a Karl Lagerfeld il ruolo di consulente artistico per l’haute couture. Lagerfeld era nato ad Amburgo (Germania), vinse insieme a Yves Saint Laurent il primo premio al concorso del ‘Secrétariat International de la laine’. Era considerato uno degli stilisti più famosi nel panorama di moda d’avanguardia, artefice del successo di marchi come Chloé e Fendi. Lo stilista era ancora legato contrattualmente a Chloé quando le venne proposta la direzione artistica
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