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L'Edema: Concentrazione Ionica e Scambi an Roma Capillare, Sbobinature di Fisiologia

PatologiaBiochimicaAnatomia umanaFisiologia Umana

L'edema, la differenza di concentrazione ionica del liquido intracellulare e extracellulare, la struttura e i tipi di capillari, e i processi di scambio di massa. Vasi sanguigni, capillari continui e fenestrati, osmosi, trasporto attivo, pompe ioniche, e ruolo del sistema linfatico.

Cosa imparerai

  • Come avviene il processo di filtrazione e riassorbimento di liquido interstiziale?
  • Come funzionano i capillari continui e fenestrati?
  • Come influiscono le pompe ioniche sulla differenza di concentrazione di ioni tra il plasma e il liquido interstiziale?

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

Caricato il 22/08/2022

fisio12
fisio12 🇮🇹

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Scarica L'Edema: Concentrazione Ionica e Scambi an Roma Capillare e più Sbobinature in PDF di Fisiologia solo su Docsity! DOMANDE FISIOLOGIA FORMAZIONE e RIASSORBIMENTO del LIQUIDO INTERSTIZIALE. L’EDEMA La differente concentrazione ionica fra liquido intra ed extracellulare. Concetti di ematocrito, plasma e siero. Origine e caratteristiche della rete capillare e tipi di capillari. Scambi a livello dei capillari il flusso di massa: le forze in gioco che favoriscono la formazione e l’assorbimento di liquido interstiziale. Per ematocrito intendiamo la percentuale di volume, presente in un campione di sangue intero, occupata dai globuli rossi dopo separazione in provetta per centrifugazione spontanea. Per plasma intendiamo invece la componente fluida, di color giallastro, del sangue; quindi intendiamo il sangue deprivato degli elementi figurativi ma che contiene i fattori della coagulazione (questi sono 13 e attraverso una serie di reazioni reagiscono fra loro dando origine al processo di coagulazione del sangue). Per siero intendiamo quel liquido giallastro che si separa dal sangue quando questo viene lasciato coagulare; corrisponde a quella componente del sangue liquida che rimane dopo la rimozione degli elementi figuranti e del coagulo di fibrina. I vasi sanguigni non hanno tutti le stesse caratteristiche e non tutti svolgono le stesse funzioni. I vasi di calibro maggiore infatti (arterie, arteriole, vene e venule) sono vasi deputati principalmente al trasporto del sangue, mentre vasi minori, come i capillari, sono quelli deputati alla formazione del liquido interstiziale e quindi allo scambio di sostanze con le cellule. La rete capillare comprende tutti quei piccoli vasi che originano da un’arteriola, si ramificano a costituire reti locali, e poi si riuniscono a formare la venula. I capillari non si distinguono in capillari venosi o arteriosi, ma si distinguono semplicemente gli estremi di essi (estremo arterioso ed estremo venoso). Strutturalmente sono formati tutti da un unico strato endoteliale ma ciò nonostante presentano comunque delle differenze e possono infatti essere divisi in: capillari continui, caratterizzati da cellule endoteliali strettamente unite e giunzioni permeabili che consentono all’acqua e ai piccoli soluti in essa disciolti di passare (le grandi molecole vengono in questo caso trasportate tramite vescicole), e i capillari fenestrati caratterizzati da ampi pori che permettono a grandi volumi di fluido di passare rapidamente. Come accennato in precedenza, nel letto capillare avviene la maggior diffusione di liquido e sostanze a livello tissutale. Nella parte arteriosa del capillare infatti fuoriescono nell’interstizio ossigeno e sostanze nutritive: glucosio, aminoacidi, acidi grassi … mentre nella parte venosa entrano sostanze di rifiuto: acido urico, creatinina, ammoniaca ed anidride carbonica. La maggior parte di questi scambi avviene per diffusione seguendo un processo definito flusso di massa, in cui le sostanze di scambio si muovono seguendo la direzione della massa d’acqua e dei soluti dettata dall’azione della pressione idrostatica e colloido-osmotica. Il sangue arterioso, una volta giunto in prossimità della rete capillare, è soggetto ad una pressione idrostatica che spinge il fluido attraverso i pori dei capillari al di fuori del vaso sanguigno (processo di filtrazione). Il liquido e le sostanze vengono riversate nell’interstizio dove sono sottoposte ad una nuova forza in contrasto alla precedente: la pressione colloido-osmotica o di richiamo. Quest’ultima, determinata dalle differenze di concentrazioni di soluti tra i due compartimenti della membrana, permette a livello venoso di riassorbire il liquido interstiziale. In particolare, il processo di riassorbimento non è principalmente dovuto alla pressione colloido-osmotica, che resta costante lungo tutto il corso del capillare, quanto più alla variazione della pressione idrostatica che, diminuendo progressivamente man mano che ci si sposta dall’estremo arterioso del capillare a quello venoso, una volta raggiunto un valore inferiore a quello dell’altra forza permette il riassorbimento del liquido stesso. È importante inoltre sottolineare che questi processi di scambio sono facilitati anche dall’area della sezione totale dei capillari, che risulta particolarmente alta rispetto a quella degli altri vasi sanguigni, e dal fatto che la velocità del flusso sanguigno in essi è veramente minima. Inoltre, se mettessimo a confronto la concentrazione ionica delle principali specie ioniche (sodio, cloro e potassio) presenti a livello del liquido intracellulare (o citosol) con quella presente a livello del liquido exracellulare, noteremo come i loro valori non risultino essere poi così differenti gli uni dagli altri. Ciò significa che la concentrazione ionica presente fra interno ed esterno della cellula è molto simile. L’elemento su cui porre invece la propria attenzione è il valore della concentrazione delle proteine, che risulta pari al 16% nel plasma mentre pari al 2% nel liquido interstiziale. La variazione così elevata di tale valore è data proprio a livello della rete capillare dove le uniche sostanze che riescono ad essere facilmente riversate nell’interstizio sono l’acqua e i vari soluti. In tale sede le proteine, soprattutto quelle di grandi dimensioni, non riescono a raggiungere il liquido interstiziale andando così a creare una marcata differenza di concentrazione di tali sostanze fra plasma (contenuto nelle arteriole) e liquido interstiziale. Diffusione semplice, facilitata, osmosi. I processi di trasporto attivo: caratteristiche dei canali ionici, delle pompe ioniche e loro funzioni (integrare con il testo). Diffusione semplice, facilitata, osmosi e processi di trasporto attivo sono tutti meccanismi differenti attraverso i quali le sostanze che si trovano ai due lati della membrana cellulare possono attraversarla, in una direzione o nella direzione opposta. La diffusione semplice, è il processo di trasporto di sostanze, come detto dalla parola, più semplice. Per diffusione le sostanze dal fluido extracellulare possono entrare all’interno della cellula sia attraverso il doppio strato fosfolipidico della membrana cellulare sia attraverso i canali proteici. Sono per lo più piccole molecole idrofobiche e piccole molecole polari senza carica netta (es. CO2, O2, H2O, N2) ad attraversare liberamente la membrana “selettiva” lungo gradiente di concentrazione. Sostanze cariche elettricamente come i piccoli ioni o molecole con dimensione maggiore vengono invece trasportate attraverso specifici canali proteici, dando origine così alla diffusione definita facilitata. Tali sostanze, impossibilitate ad attraversare la membrana cellulare, vengono incanalate all’interno di queste molecole proteiche, che agiscono come dei veri e propri trasportatori e che attraversano per intero tutto lo spessore della membrana cellulare stessa. Ogni carrier (molecola proteica) trasporta una sola specifica categoria di ione o molecola e ha il compito di accelerare una reazione già termodinamicamente favorita (perché è già secondo gradiente di concentrazione) legando il soluto da trasportare. Quando il soluto si lega alla proteina, questa cambia la sua conformazione perdendo affinità con il soluto e scaricandolo dal lato opposto della membrana. Sono presenti inoltre, alcuni canali ionici che richiedono, per essere attivati, la partecipazione di specifiche molecole chiamate “ligandi”. Il legame fra il ligando e il suo recettore, collocato nella parte più esterna della proteina carrier, attiva il trasporto ionico. Quando parliamo invece di osmosi, intendiamo quel meccanismo per mezzo del quale il nostro organismo riesce a mantenere equilibrata la concentrazione di soluti e solventi fra liquido intra e extracellulare non spostando i soluti quanto più l’acqua. È il solvente in questo caso che, spinto dalla differente pressione osmotica creata dalla differenza di concentrazione dei soluti ai due lati della membrana, attraversando per diffusione la membrana cellulare stessa (permeabile all’acqua ma non hai soluti) ristabilisce l’equilibrio fra le due parti. I processi di trasporto attivo comprendono tutti quei processi che richiedono molta energia nel trasportare sostanze ma che allo stesso tempo consentono di spostarle contro un gradiente ad esempio di concentrazione.
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