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Sistema Politico dell'Unione Europea (Le Politiche dell'UE), Sintesi del corso di Istituzioni dell'Unione Europea

Il seguente riassunto rappresenta un efficace mezzo riassuntivo per inquadrare gli argomenti principale. DAL CAPITOLO 1 AL CAPITOLO 9

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 11/02/2023

ManuDem
ManuDem 🇮🇹

4.3

(3)

30 documenti

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Scarica Sistema Politico dell'Unione Europea (Le Politiche dell'UE) e più Sintesi del corso in PDF di Istituzioni dell'Unione Europea solo su Docsity! Capitolo 1 – La storia dell’UE La Storia dell’UE Un momento simbolico della nascita dell’UE è da ricercare nel discorso di Wiston Churchill a Zurigo nel 1946 in cui auspicava gli Stati Uniti d’Europa. Le decisioni di far maturare un’Unione Europea dipendeva da due fattori: Fattore Esterno • Nuovo ordine internazionale (blocchi USA e URSS) • Nuova configurazione della sicurezza in Europa • Nuovo approccio alle relazioni intergovernative basato sulla cooperazione Fattore Interno • Necessità della ripresa economica • Questione tedesca (limitare futuri attacchi) Il percorso di integrazione europea si apre nella stagione del 1948 con il Congresso de L’Aja nel quale viene firmata la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU). Successivamente Robert Schuman, ministro degli esteri francese propone di creare un mercato comune del carbone e dell'acciaio con la Germania ed eventualmente con altri paesi dell'Europa occidentale. Il trattato di Parigi, così si chiamerà, viene firmato nel 1951. I sei membri fondatori sono il Belgio la Francia la Germania l'Italia il Lussemburgo e i Paesi Bassi e tutti e sei i membri fondatori avevano l'intenzione di avviare il processo di unità europea riunendo le industrie strategiche del carbone e dell'acciaio in un mercato comune. Nel 1954 il governo francese proporrà l’istituzione un altro organo europea denominato Comunità Europea di Difesa (CED). Il cane falli in quanto l'assemblea nazionale francese si rifiuta di ratificare il relativo trattato per timore che potesse limitare la sovranità francese. Il fallimento della CED rese evidente quanto sarebbe stato più facile trovare un consenso su obiettivi economici e industriali piuttosto che politici. Nel 1957 venne firmato il Trattato di Roma in cui si formarono la comunità economica europea (CEE), la comunità europea dell'energia atomica (Euratom) con i rispettivi trattati. Nel 1967 invece gli Stati membri decisero di riunire con il Trattato di Fusione le tre comunità separate (CECA, CEE ed EURATOM) in un'unica struttura nota come comunità europea (CE). Nel 1965 nell’ambito della crescita economica venne istituita la Politica Agricola Comune (PAC), oltre che l’Unione doganale, la politica commerciale comune e le politiche di Cooperazione. I processi decisionali che approvavano le politiche passavano per il voto a maggioranza in seno al Consiglio che venne decretato come minaccia alla sovranità nazionale dalla Francia. Si creò la prima crisi europea, la CRISI DELLA SEDIA VUOTA (1965) risolta con il Compromesso di Lussemburgo che introduceva il diritto di veto nel caso in cui uno Stato membro avesse considerato una decisione europea come minaccia alla sovranità, imponendo quindi un allungamento ai negoziati (venne di fatto introdotta l’unanimità) Capitolo 2 – Una storia senza fine Una storia senza fine? Il boom economico del dopoguerra che si è concluso negli anni ’70 , da cui iniziò un generale appiattimento della crescita europea che obbligò governi nazionali a cercare altri modi per proteggere gli interessi economici nazionali in particolare diminuendo la spesa pubblica e svalutando la propria moneta. L’integrazione delle economie europee si bloccò e si sviluppò la cosiddetta “Eurosclerosi”, termine che viene usato per indicare una situazione del mercato del lavoro europeo con alti tassi di disoccupazione ma anche di crescita. Tuttavia durante questi anni ci furono diversi cambiamenti all’interno delle istituzioni europee. Avvenne il primo allargamento dell'Unione Europea. Nel 1973 aderirono all’UE tre nuovi paesi (Danimarca l'Irlanda e il Regno Unito) portando il numero degli Stati membri a 9. Inoltre nel vertice dell'Aja del 1969 verrà proposto l'accrescimento del ruolo del Parlamento europeo nel processo di bilancio. Viene concesso ai cittadini il diritto di voto per i loro rappresentanti del Parlamento a partire dal 1979. Infine, si ha la formalizzazione del Consiglio Europeo. Ciò che è più rilevante è che tutti i leader convengono di avviare una cooperazione in materia di politica economica e monetaria. Tale decisione porta al Rapporto Werner del 1970, che propone di allineare le diverse economie per la creazione di un'unica moneta. Questa proposta sarà formalizzata nel 1979 con la creazione del sistema monetario europeo (SME). Sul solco di una politica più liberale di Margareth Thatcher, che non voleva l'intervento dello Stato all'interno del mercato tutti i partiti politici di tutti gli Stati membri europei hanno avviato politiche nel segno di una riduzione del ruolo dello Stato nella società e nell'economia. Il processo ha portato a due riforme a metà degli anni 80 ovvero l'adozione dell'atto unico europeo nel 1986 e dell'unione economica monetaria UEM nel 1992 con il trattato di Maastricht. L'atto unico europeo era un impegno formale a realizzare l'obiettivo del trattato di Roma ovvero quello di realizzare un mercato comune nell'unione europea. La Ue ha costretto gli Stati membri ad attuare nel 1992 quasi 300 misure che garantissero la realizzazione del mercato comune. L’AUE ha inoltre introdotto il voto a maggioranza qualificata per tutte le questioni relative al mercato unico disarmando così il potere di veto degli Stati membri. La UE ha introdotto inoltre la procedura di cooperazione per il processo decisionale nei settori coperti dal voto a maggioranza qualificata. Il consiglio europeo di Roma del dicembre 1990 istituisce due conferenze intergovernative (CIG) per trattare l'UEM e la creazione di un'unione politica. I leader europei si incontrano quindi nella città di Maastricht dando via al trattato di Maastricht del 1992 noto come trattato sull'unione europea (TUE). I cambiamenti situazionali decisi a Maastricht hanno radicalmente riorganizzato i poteri delle istituzioni europee ma anche la modalità di adozione delle decisioni. Maastricht ha dato una nuova architettura istituzionale appoggiata su tre pilastri: il primo pilastro era noto come quello della Comunità Europea che riguardava adesso quasi tutti i settori di attività economica. Ha inoltre integrato tutte le altre comunità storiche come la CECA o l’EURATOM. Il processo decisionale nel primo pilastro era il metodo comunitario cioè il voto a maggioranza qualificata. Il metodo intergovernativo del secondo e terzo pilastro rispettivamente quello della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e quello della giustizia e affari interni (GAI). In questi casi il modello decisionale si basava su decisioni assunte all'unanimità dai governi nazionali. • In terzo luogo, le teorie e gli approcci possono aiutarci a spiegare perché l'unione europea è importante • Infine, nel caso dell'integrazione la questione è cercare di capire perché gli Stati sovrani abbiano deciso di governare insieme ambiti di policy che inizialmente ricadevano sotto la loro esclusiva competenza IL REALISMO E INTERGOVERNATIVISMO Sotto l'etichetta di realismo, possiamo trovare diversi approcci. (insieme di teorie che portano degli stessi presupposti per descrivere la realtà). Per il realismo il sistema internazionale è anarchico privo di un'autorità sovranazionale che possa garantirne l'ordine. Gli unici attori rilevanti sono gli Stati sovrani che possono contare solo su di loro per la sopravvivenza. Un altro appunto del realismo è che le relazioni tra gli Stati sono sempre di potenza relativa e a somma zero, cioè le azioni che rafforzano il potere di uno stato comportano la debolezza di un altro stato. il realismo non nega che gli Stati possano essere cooperativi, infatti essi possono scegliere di stipulare accordi multilaterali e dare vita ad organizzazioni internazionali solo nella misura in cui garantiscono la salvaguardia degli interessi nazionali. Nella costruzione dell'unione europea gli Stati sono considerati gli unici attori legittimi. L'Intergovernativismo è l'adattamento della teoria realista sull'integrazione europea e sostiene che sono state le preferenze degli Stati che perseguono propri interessi nazionali a guidare il processo di integrazione. Gli intergovernativi visti hanno sostenuto che gli Stati non rinunciano alla sovranità in settori chiave che garantiscono la loro sicurezza e la loro sopravvivenza, ma accettano semplicemente una maggiore cooperazione su questioni economiche e commerciali. Realisti e intergovernativisti sostengono che anche l'integrazione europea fosse il risultato della decisione degli Stati sovrani di promuovere i propri interessi senza cedere il controllo ultimo a un'istituzione sovranazionale grazie al diritto di veto. Con il nuovo millennio si è sviluppato anche un nuovo intergovernativismo, un tentativo di comprendere un'apparente paradosso: l'integrazione europea dopo il trattato di Maastricht non ha portato a grandi cambiamenti costituzionali alle istituzioni sovranazionali, Questo perché gli Stati hanno intensificato la loro cooperazione ma attraverso strutture che garantiscono la difesa dei propri interessi nazionali. Neofunzionalismo e liberalismo Un altro importante approccio alle relazioni internazionali è il liberalismo. Il liberalismo e il realismo condividono lo stesso assunto di base: l'anarchia del sistema internazionale. Il liberalismo tuttavia sostiene che le istituzioni internazionali possono cambiare il modo in cui gli Stati si comportano creando una fiducia sufficiente a far sì che la cooperazione cominci ad essere a somma positiva vale a dire che può portare vantaggi assoluti per tutte le parti. L'integrazione europea si presta bene ad interpretazioni di tipo liberale. L'unione europea infatti è sempre stata utilizzata come caso empirico per sostenere che il sistema internazionale non è solo costituito di stati che perseguono i loro interessi in un gioco a somma zero. La principale teoria liberale delle relazioni internazionali e il funzionalismo. I funzionalisti hanno sostenuto che parti della società possono condividere interessi e obiettivi comuni al di là dei confini nazionali e questo incentiva gli Stati a cercare la cooperazione piuttosto che l'auto aiuto. È infatti facile vedere l'impronta funzionalista che ha creato la CECA per la quale Monnet è stato molto influenzato dalle argomentazioni funzionaliste negli anni 40 e ha capito come avesse potuto essere prematuro un progetto politico di ampio respiro per una sorta di Unione politica negli anni 50. Quindi, come una semplice integrazione degli interessi comuni di un settore industriale ha creato un'unica comunità del carbone e dell'acciaio. A suo avviso e ad avviso dei funzionalisti i grandi schemi istituzionali non sono necessariamente importanti per l'integrazione quanto lo sono le decisioni razionali degli attori che vogliono risolvere problemi comuni. Il trattato di Roma ha però sollevato interrogativi sui meccanismi alla base della teoria funzionalista. Alcuni studiosi sostennero che l'integrazione funzionale di un settore avrebbe potuto creare uno slancio per l'integrazione di altri settori. Quello che ne è emerso è un approccio che è diventato noto come neo funzionalismo. Esso sostiene che la complessità delle politiche pubbliche e moderne si traduce in ricadute (spill overs) in quanto l'integrazione di un settore ha necessariamente conseguenze per gli altri. Ogni passo per l'integrazione infatti scoraggia l'uscita dalla cooperazione. A differenza del funzionalismo, il neo funzionalismo ha visto le istituzioni sovranazionali assumere un ruolo importante nel governare l'interdipendenza e le sue ricadute il neo funzionalismo sosteneva che le stesse istituzioni sovranazionali avrebbero potuto iniziare ad agire sulla base delle loro scelte per promuovere un'ulteriore integrazione. L'Intergovernativismo considera l'integrazione europea poco più che una cooperazione rafforzata mentre il neo funzionalismo la considera la base di un nuovo tipo di ordine internazionale questi però condividono un punto importante entrambi considerano la politica interna incapace di definire completamente le scelte statali. l'Inter governativi afferma che il comportamento dello Stato e plasmato dalla distribuzione del potere nelle relazioni con gli altri Stati e non dalla politica interna. Il neo funzionalismo considera invece la politica interna vincolata quanto più l'integrazione va avanti tanto più elevati sono i costi per uscirne è tanto più probabile che le preferenze interne siano costrette ad accettarle. Dopo la firma del trattato di Maastricht è nato l'Intergovernativismo liberale. Secondo gli studiosi, gli Stati agiscono in base a preferenze che emergono da lotte tra diversi gruppi sociali ed economici. Gli Stati sono attori razionali ma non sono necessariamente unitari come sostengono realismo e intergovernativismo classico. Federalismo A seguito della seconda guerra mondiale si rilancio l'idea di una Europa federale. Nacque infatti un manifesto chiamato manifesto di Ventotene scritto nel 41 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi che chiedevano un'europa libera e unita e guardavano a un modello di Europa federale che avrebbe soppiantato lo stato nazionale. Anche Jean Monnet aveva affermato di avere in mente un’idea di Europa Federale. Aspetto interessante è il federalismo per l'integrazione europea sta nel fatto che ha una concezione molto fluida della sovranità, nel senso che ritiene che su un dato territorio ci possano essere più unità di governo che possano esercitare sovranità. Il federalismo presuppone che ci sia un grande progetto politico. Spinelli e il suo movimento federalista europeo hanno contribuito a elaborare un progetto federale per l'Europa che non ha però avuto un ampio consenso tra gli Stati dell'unione europea. Il dibattito sulla Governance europea Definizione di governance: concetto che descrive i processi di governo e si riferisce all'esercizio di questi processi; insieme di regole relative al modo in cui vengono esercitati i poteri dell'unione europea. La governance parte da una premessa: la società deve trovare il modo di risolvere problemi collettivi che non rispettano i confini artificiali delle strutture di governo. La governance è tutta concentrata sulla ricerca di chi è coinvolto nella soluzione di problemi comuni. Gli approcci di governance condividono molto con il funzionalismo in particolare l’agnosticismo sul ruolo dello Stato e il primato attribuito agli attori sociali razionali che cercano di trovare soluzioni per promuovere i loro interessi. Alcuni studiosi hanno considerato l'unione europea come una forma specifica di quella che veniva chiamata governance multilivello. Si sostiene infatti che i complessi processi decisionali nell'unione europea si svolgono attraverso il coinvolgimento di attori di più livelli istituzionali cioè le istituzioni locali regionali nazionali ed europee ma anche superando il tradizionale divario fra pubblico e privato. foto si tratta di un approccio fluido e flessibile in quanto è aperto a considerare i modi in cui gli attori sociali possono risolvere problemi comuni. la governance multilivello è sia descrittiva (cerca di offrire strumenti per capire come vengono prese le decisioni) che prescrittiva (perché si propone di identificare un modo di governare l'unione europea). Essa non pone gli Stati sovrani in una posizione privilegiata nel processo decisionale europeo. Europeizzazione Il concetto di europeizzazione è stato ampiamente utilizzato negli studi europei a partire dagli anni 90. L'Europeizzazione un modo di concettualizzare le relazioni tra le istituzioni dell'unione europea e gli Stati membri e di guardare a come la presenza delle prime cambia il funzionamento dei secondi. Analizza l’impatto dell’integrazione europea sulle politiche pubbliche e sul processo decisionale degli stati membri, cercando di capire come e perché alcuni stati sono più capaci di adattarsi alle politiche europee rispetto ad altri. Quanta influenza ha l’UE sulla politica domestica? Perché questo impatto varia tra Stati Membri? Fattori: Grado di ‘sintonia’ (fit) o distonia (misfit) tra la politica e le politiche interne e gli impegni che gli stati hanno assunto a livello europeo. Il Neoistituzionalismo Il nuovo istituzionalismo parte dalla premessa che le istituzioni contano e sostiene che le istituzioni politiche formali non sono semplicemente aree in cui gli attori razionali prendono decisioni ma delle soluzioni per far fronte alla crisi economica del debito sovrano scoppiata fra il 2007 e il 2008. Esso è diventato il luogo privilegiato di discussione dell'Unione bancaria, dichiarazione di meccanismi di salvataggio per i paesi in difficoltà e della promozione di investimenti. 4. Il quarto ambito è quello dell'azione esterna. Il Consiglio europeo individua gli interessi strategici dell'Unione, fissa gli obiettivi e gli orientamenti generali della politica di sicurezza Comune di difesa. Le conclusioni del Consiglio europeo contengono sempre più spesso dichiarazioni su questioni di politica internazionale che riguardano ad esempio le recenti controversie internazionali fra Russia e Ucraina. 5. Il quinto ambito di intervento riguarda quello della giustizia e gli affari interni. 6. Infine, il sesto ambito riguarda le nomine, il Consiglio europeo è chiamato a fare. Guarda nel suo stesso Presidente, ma anche l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, il Presidente e il Vicepresidente, i membri del Comitato esecutivo della BCE, oltre che il Presidente della Commissione europea. Il processo decisionale Il regolamento interno stabilisce che il Consiglio europeo si riunisce per due volte a semestre, tuttavia il Consiglio può essere convocato anche in riunione straordinaria o informale a Bruxelles. I lavori durano generalmente due giorni. Il Presidente del Consiglio europeo assicura la preparazione e la continuità dei lavori Anche in base ai lavori del Consiglio Affari generali. È tuttavia quest'ultimo che ne prepara le riunioni. Agenda delle riunioni piuttosto densa alcuni temi sono sempre presenti a causa della loro rilevanza, mentre altri entrano nell'agenda a seconda della rilevanza che vengono da superare nel corso del tempo. Nell'agenda possono anche entrare temi di cui si è trovato un accordo a livello di Consiglio dell'Unione europea. Durante i lavori, il Presidente del Consiglio europeo ha il compito di favorire il raggiungimento del più ampio accordo possibile di regola il Consiglio europeo si pronuncia per consenso, l'unanimità si ritiene raggiunta, non quando tutti i partecipanti sono d'accordo, ma in mancanza di espliciti voti contrari vige però anche nel Consiglio europeo la cosiddetta regola dell'astensione. Invece la votazione è valida solo se sono presenti almeno i 2/3 dei membri del Consiglio europeo. Nel caso della nomina del proprio presidente, il Consiglio vota anche a maggioranza qualificata. Alcune, benché poche decisioni, possono essere prese anche a maggioranza semplice. Il Segretario generale redige un verbale di ogni riunione. Philippe de Schoutheete enuncia cinque caratteristiche essenziali del consiglio europeo: 1. Autorità: nel consiglio siedono i massimi rappresentanti degli stati membri, ovvero coloro che possono prendere decisioni di grande rilevanza; 2. L’informalità 3. Flessibilità: grande adattamento ai diversi contesti politici 4. Seniority 5. Dimensione del paese Il Consiglio europeo, comunque, presenta anche alcuni elementi di debolezza, tra cui ricordiamo il numero limitato delle riunioni e la difficoltà a raggiungere l'unanimità. Capitolo 5 – Il Consiglio dell’Unione Europea (Consiglio dei Ministri) Il consiglio dell’unione europea Il Consiglio dell'Unione europea (chiamato anche Consiglio dei ministri) è l'istituzione principale dell'Unione europea, formata dai rappresentanti degli Stati membri. Esso è il luogo in cui i vari rappresentanti di diversi interessi nazionali si incontrano per trovare un punto di convergenza. La composizione Il Consiglio dei ministri è composto da un rappresentante di ciascun Stato membro a livello ministeriale, Ciò significa che ogni Stato membro ha un rappresentante di governo. I temi che il Consiglio deve affrontare sono numerosi e in ambiti molto diversi, il Consiglio si articola quindi per diverse formazioni. Le informazioni che il Consiglio assume sono stabilite con decisione del Consiglio europeo a maggioranza qualificata. Il Consiglio comunque, rimane un unico soggetto giuridico, indipendentemente dal numero e dal tipo di formazioni. Ne derivano tre conseguenze: 1. Qualsiasi formazione del Consiglio può adottare un altro giuridico relativo a una materia che ricade nelle competenze dell'UE. 2. L'assenza di gerarchie fra le diverse formazioni. 3. le norme applicabili alla Presidenza valgono per tutte le persone che esercitino la Presidenza in una delle varie formazioni di consiglio. Raramente si possono ottenere delle riunioni congiunte di formazioni diverse, dette sessioni jumbo. In ogni caso gli unici due consigli che trovano un riferimento nel TUE sono il Consiglio Affari generali, che è composto dai ministri degli Affari europei degli Stati membri e ha il compito di garantire la coerenza dei lavori di tutte le formazioni del Consiglio e il Consiglio Affari esteri formato dai ministri degli Esteri degli Stati membri che elabora l'azione esterna dell'Unione secondo le linee strategiche del Consiglio europeo. Anche il Consiglio economia e finanza merita un'attenzione specifica. In quanto è composto dai ministri dell'Economia ed è responsabile della politica economica. Prepara inoltre il bilancio annuale dell'Unione europea e si occupa degli aspetti giuridici e pratici della moneta uno. Questo Consiglio coordina le politiche economiche degli Stati membri e in più coordina le posizioni dell'Unione alle riunioni di livello internazionale. Dal 1998 i ministri interessati dei paesi che hanno aderito all'Unione europea monetaria hanno dato vita a un organo informale chiamato Eurogruppo, che si occupa anche delle preparazioni del Vertice euro. La sede del consiglio è Bruxelles o a Lussemburgo. I lavori del Consiglio sono preparati dal Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti presso l'Ue). È formato dai rappresentanti permanenti, cioè gli ambasciatori degli stati membri. Esso si divide in due parti, il Coreper, dove si siedono i rappresentanti permanenti aggiunti, e il Coreper II in cui siedono i delegati dei rappresentanti permanenti. Il Coreper non è un organo decisionale dell'Unione europea, ma sostanzialmente un organo preparatorio dei lavori e delle decisioni del Consiglio. La sua funzione è infatti quella di coordinare e prepararli. I lavori del Coreper sono preparati dai comitati specializzati. Noti come organi preparatori del Consiglio, essi possono essere suddivisi in due grandi categorie, i comitati istituiti dai Trattati o da atti del Consiglio, che tendono a essere stabiliti nel tempo e avere un Presidente nominato eletto e i comitati e gruppi istituiti dal core per incaricati di seguire materie molto specifiche. Due comitati importanti sono quello economico e finanziario e di politica economica oltre che quello per l'agricoltura. Nell'ambito di sicurezza troviamo il comitato politico e di sicurezza. I gruppi di lavoro sono generalmente istituiti tramite una decisione del Coreper. Sono formati da delegati di ciascun Stato membro. Ad esempio, un gruppo di lavoro può essere il gruppo energia. Dal 2009 la Presidenza del Consiglio, con l'importante eccezione del Consiglio Affari esteri, è esercitata da gruppi di tre Stati membri per un periodo di 18 mesi (sei a testa). Tali trii di Presidenza sono composti secondo un sistema di rotazione paritaria degli Stati membri. I compiti della Presidenza sono articolati. Il regolamento interno del Consiglio ha stabilito che essi riguardano sia la preparazione delle riunioni che il loro svolgimento. Nel primo caso la Presidenza vigila affinché il Coreper discuta solamente dei fascicoli che hanno sufficienti prospettive di progresso. Nel secondo caso la Presidenza persegue l'efficienza. La Presidenza, inoltre, agisce da mediatore, il suo compito è quello di inquadrare il dibattito e di seguire testi di compromesso. E lo svolgimento della sua funzione. Il Consiglio è coadiuvato dal Segretario generale, Un membro del quale assiste a ogni riunione a qualsiasi livello del Consiglio. I poteri e il processo decisionale Il Consiglio dell'Unione europea svolge quattro funzioni, legislativa, esecutiva o orientativa, di discussione La funzione legislativa avviene su una proposta della Commissione in cooperazione con il Parlamento europeo in ambito legislativo. Il Consiglio opera sulla base di una proposta elaborata dalla Commissione europea. Ma ciò non vuol dire che il Consiglio non abbia alcun potere di iniziativa, perché può chiedere alla Commissione di procedere a degli studi che ritiene opportuno. Il ruolo decisionale del Consiglio non si limita alla discussione e all'approvazione degli atti legislativi, ma è responsabile del coordinamento delle politiche degli Stati membri in ambiti come la politica economica o quella di bilancio. Il Consiglio ha anche importanti poteri esecutivi. E attraverso i comitati creati composti di funzionari nazionali che essa agisce, questi comitati non sono formalmente parte del Consiglio, ma adesso sono legati. Il potere esecutivo si nota maggiormente nell'ambito di politica di difesa. In cui al Consiglio spetta di stabilire gli obiettivi e la durata delle operazioni militari, oltre che il dispiegamento delle forze inviate in aree di crisi. Il Consiglio inoltre è un luogo di confronto e di mediazione fra gli interessi nazionali dei diversi paesi. Il processo decisionale all'interno del Consiglio è lungo e articolato. Innanzitutto il Consiglio adotta a maggioranza semplice l'ordine del giorno. Che si articola in deliberazioni legislative e attività non legislative. Ciascuna di queste sezioni si articola in punti A e B. I punti A sono quelli per i quali si ritiene possibile un'approvazione senza dibattito. Mentre i punti B riguardano gli ordini in sospeso, i punti senza accordo e le questioni più importanti. 3. Infine, la Commissione ha compiti di relazioni con gli Stati terzi in quanto negozi agli accordi internazionali in materia di politica estera e di sicurezza. Gli accordi sono negoziati dall'Alto rappresentante. In alcuni ambiti la Commissione dispone di un potere di iniziativa legislativa limitata. La sua azione si esplica principalmente attraverso la formulazione di raccomandazioni o pareri e questo è il caso dell'Unione economica e monetaria in cui la Commissione spetta il potere di presentare il Consiglio. Raccomandazioni per il progetto di indirizzi di massima. I Trattati impongono poi alla Commissione il compito di assicurare la corretta applicazione dei Trattati stessi E laddove si riscontri la violazione da parte di uno Stato membro, la Commissione può avviare contro questo la procedura di infrazione. Questa si articola in tre fasi: 1. Fase informale in cui la Commissione invia allo stato una lettera in cui chiede spiegazioni e dettagliate osservazioni. 2. Parere motivato se lo Stato non risponde, la Commissione invia una formale richiesta di conformarsi al diritto UE. 3. Fase giurisdizionale/formale: se il paese continua a non conformarsi, la Commissione si rivolge alla Corte europea di giustizia. Se dopo la sentenza il paese continua a essere inadempiente, propone una sanzione pecuniaria. La Commissione è titolare anche di competenze di esecuzione, ossia attiva nella gestione e l'implementazione delle politiche comunitarie. Alcune di queste competenze esecutive sono conferite dai Trattati. La Commissione, inoltre, responsabile della gestione dei fondi stanziati tramite pacchetti di salvataggio finanziario come il MES. Altre competenze esecutive sono delegate dal Parlamento e dal Consiglio nel caso in cui siano necessarie condizioni uniformi per eseguire gli atti. I limiti dell'azione della Commissione sono fissati in appositi regolamenti. Il principale di questi regolamenti stabilisce che la Commissione adotta questo tipo di atti attraverso una procedura di esame o una procedura consultiva. Parliamo degli atti di esecuzione, da non confondere con gli atti delegati. Infine, i Trattati conferiscono la Commissione il potere di formulare raccomandazione, di presentare relazioni e pareri in numerosi casi essi prevedono anche che la Commissione sia consultata per talune decisioni. Il processo decisionale La Commissione prende le sue decisioni in maniera collegiale. Le riunioni del Collegio dei Commissari sono tenute almeno una volta a settimana e comunque ogni volta che il Presidente lo ritenga opportuno, ma le riunioni della commissione non sono pubbliche e la discussione che vi ha luogo a carattere di riservatezza. La decisione della Commissione sono presa nelle riunioni del Collegio dei Commissari a maggioranza del numero dei membri. Tale maggioranza è necessaria, qualunque sia il contenuto e la natura delle decisioni. Esistono comunque altre forme di adozione delle decisioni, come l'accordo dei membri della Commissione che può essere anche constatato attraverso un procedimento scritto. Le priorità della Commissione sono stabilite in un documento che ne esplicita gli orientamenti politici, il Presidente ogni anno si reca di fronte al Parlamento per pronunciare un discorso sullo stato dell'Unione in cui presente i risultati raggiunti dalla Commissione nel corso dell'anno precedente. Le priorità o iniziative per l'anno successivo. Sulla base di questi argomenti, ogni anno la Commissione redige il suo programma di lavoro annuale. L'adozione di una decisione da parte del Collegio dei Commissari è solo l'ultimo passaggio di un lungo processo interno di natura amministrativa. La preparazione concreta di proposta legislativa spetta alla Direzione generale o al Servizio responsabile della politica entro cui ricade la decisione da prendere, che svolge il ruolo di capofila. All'interno delle Direzioni generali un'unità è incaricata di: 1. Far includere l'iniziativa nel progetto della Commissione 2. avviare una prima consultazione 3. giustificare l'iniziativa valutandone anche l'impatto della proposta 4. scrivere la proposta in accordo con le linee guida della stesura della legislazione e con il supporto del servizio giuridico 5. consultare tutte le direzioni generali e servizi interessati dal provvedimento. Prima di essere discussa dal Collegio, la proposta deve essere approvata dal direttore generale e dal Commissario competente. Il ruolo del gabinetto del Commissario è determinante: nei contatti costanti tra la questo e i funzionari delle DG si compie il passaggio tra il livello amministrativo e quello politico della commissione. Capitolo 7 – Il Parlamento Europeo Il parlamento europeo Il Parlamento europeo è una delle più importanti Istituzioni europee, in quanto eletto direttamente dai cittadini. Il Parlamento europeo è un vero e proprio colegislatore, con gli stessi poteri del Consiglio. Esso ha sede a Strasburgo per le sedute plenarie, Bruxelles per le riunioni delle commissioni parlamentari a Lussemburgo, dove si trova il Segretario generale. Questa pluralità di sedi è stata ampiamente criticata ed è considerata una delle disfunzionalità più evidenti dell'Unione europea. Il Parlamento è originale anche per altri due motivi, è l'unica assemblea legislativa sovranazionale al mondo che è eletta direttamente dai cittadini ed è caratterizzata dal multilinguismo. La composizione Il trattato di Lisbona stabilisce che il Parlamento europeo sia composto da un massimo di 705 deputati più il Presidente. Rappresentante dei cittadini, è garantita in modo digressivamente proporzionale. Gli Stati più piccoli ottengono più seggi nel collegio elettorale di quanti la loro popolazione darebbe loro diritto, aumentando quindi la rappresentanza. Fu la decisione del Consiglio del 2002 a modificare i principi comuni della rappresentanza digressiva mente proporzionale ed è l'incompatibilità fra mandato nazionale, quindi essere membro del governo, del Parlamento nazionale e quello di parlamentare europeo. Ogni paese ha tuttavia la possibilità di adottare il suo sistema elettorale in base alle prassi e alle leggi nazionali. Di conseguenza, nei vari paesi europei verrà decisa la forma di voto che più si preferisce. Anche la data delle elezioni varia sulla base delle norme prassi nazionali. Le elezioni europee, infatti, si tengono in media ogni 5 anni e la data e l'ora esatta vengono stabilite in modo autonomo dallo Stato membro. Le elezioni europee sono sempre state al centro dell'attenzione degli studiosi per le basse percentuali dei votanti che vi partecipano. La scarsa partecipazione è stata ricondotta a tre spiegazioni essenziali. La prima è che le elezioni del Parlamento europeo non sono decisive quanto le elezioni politiche nazionali, esse non servono a identificare una maggioranza che poi eleggerà il governo e non servono a produrre cambiamenti sostanziali nell'orientamento delle politiche. Sono essenzialmente delle elezioni nazionali di secondo ordine, i partiti politici parlano soprattutto ai loro elettori nazionali e servono come un grande sondaggio dello stato del consenso ai partiti nazionali. Infine, l'investimento politico ed economico dei partiti e spesso assai limitati. I partiti politici sono gli attori essenziali della vita politica del Parlamento europeo. Essi possono essere studiati secondo tre prospettive diverse: 1. partiti politici europei 2. gruppi politici all'interno del Parlamento europeo 3. partiti nazionali I partiti politici europei sono composti da partiti nazionali, i principali partiti politici europei sono il Partito popolare europeo e il Partito dei socialisti europei, oltre che l'Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa. Le aspettative rispetto ai partiti politici europei sono sempre state alte in quanto considerati elementi importanti verso la creazione di un sistema di partite europee. Essi però sono rimasti deboli in quanto le loro risorse dipendono in modo preponderante dal Parlamento. I gruppi politici sono il principale strumento di attivazione politica del Parlamento europeo. Un gruppo politico è composto da un minimo di 25 deputati e dal punto di vista politico i gruppi politici sono un fattore di identificazione ideologica. Se l'affinità ideologica non è riconosciuta dagli stessi membri, il Parlamento europeo può procedere con gli scioglimento del gruppo. Ciononostante la vicinanza ideologica non basta indurre lo stesso grado di disciplina parlamentare registrata nei gruppi politici nazionali. I motivi sono vari: • Il Parlamento Europeo non sostiene un vero e proprio governo, perciò non vi è la logica tipica della divisione fra maggioranza e minoranza. • I parlamentari sono generalmente cittadini di un determinato Stato membro, perciò possono essere indotti a preferire un voto orientato dall'interesse nazionale. • I parlamentari sono liberi di organizzare intergruppi al fine di svolgere scambi informali di opinione su argomenti specifici, con la partecipazione di membri di commissioni parlamentari diverse. Alcune debolezze dei gruppi politici europei sono però controbilanciate da alcune dinamiche tipiche del Parlamento europeo. Per esempio, molte delle questioni spingono i tre maggiori partiti a collaborare. Infine, il processo decisionale e il dialogo interistituzionale sono organizzati in modo tale da favorire sempre il compromesso. I gruppi politici svolgono una funzione fondamentale, nominano i presidenti delle commissioni parlamentari. Anche i partiti nazionali sono coinvolti nel In ambito politico il potere del Parlamento dipenderà dalla sua capacità di controllo della Commissione e dalla sua capacità di dialogo con il Consiglio europeo. Infine, a livello di organizzazione interna, il Parlamento dovrà ulteriormente procedere sulla strada della razionalizzazione dei suoi processi di decisionali. Capitolo 8 – La BCE, la Corte di Giustizia e le altre istituzioni La Banca centrale europea e la Corte di giustizia europea sono istituzioni particolarmente importanti per l'integrazione europea. Si tratta di istituzioni a cui è riconosciuta una particolare indipendenza autonomia dalla politica. Tra le Istituzioni dell'Unione europea occorre anche citare la Corte dei conti, il Comitato economico e sociale, il Comitato delle regioni. La Banca Centrale Europea Fu creata nel 1998 prendendo il posto dell'Istituto monetario europeo. In tale anno prende avvio la terza e ultima tappa della creazione dell'unione economica monetaria, quella della fissazione dei tassi di cambio reversibile e della nascita della moneta unica, l'euro. La BCE opera nell'ambito del Sistema europeo delle banche centrali che riunisce tutte le banche dei paesi dell'Unione europea. la BCE e le banche centrali dei paesi che hanno aderito all'euro formano l'eurosistema o Eurozona. Oggi 20 paesi fanno parte dell'eurozona, dopo l’adesione della Croazia nel 2023. Le funzioni del SEBC sono principalmente quello di mantenere la stabilità dei prezzi è quello di sostenere politiche economiche generali nell'Unione, al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione europea. Inoltre, fra i compiti fondamentali dell’SEBC c’è quello di definire e attuare la politica monetaria dell'Unione europea, svolgere le operazioni sui cambi, detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri, promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali sono abbastanza indipendenti, in quanto non possono sollecitare o accettare istruzioni dalle altre istituzioni o dagli organi comunitari né da qualsiasi altro organismo. Indipendenza però non significa isolamento. Il trattato di Lisbona precisa che la BCE è una delle istituzioni europee (prima non lo era) e che in quanto tale essa deve cooperare con le altre istituzioni. Il secondo principio caratterizza l'operato della BCE, la trasparenza in base al quale la BCE fornisce al pubblico ai mercati in modo aperto, chiaro e tempestivo tutte le informazioni rilevanti su strategia, valutazioni e decisioni di politica monetaria. Gli organi decisionali della BCE sono il Consiglio direttivo (a cui spettano le decisioni di politica monetaria) e il Comitato esecutivo che sovrintende alla loro implementazione, alla gestione corrente della Banca centrale europea. Il Consiglio direttivo è formato da sei membri del comitato esecutivo e dai governatori delle banche centrali dei paesi dell'area euro. Il Consiglio direttivo adotta gli indirizzi e prende le decisioni necessarie ad assicurare l'assolvimento dei compiti con l'adesione della Lituania nella zona euro il 1 gennaio 2015 i governatori delle banche nazionali detengono, a rotazione mensile, il diritto di voto in seno al Consiglio direttivo. In generale, il Consiglio direttivo decide per consenso, ma in caso di voto si applica il principio della maggioranza semplice. Tuttavia, quando la BCE vota su questioni finanziarie, i voti sono ponderati in base alla quota di capitale sottoscritto della BCE detenuto da ciascuna Banca centrale europea. Il comitato esecutivo è composto dal Presidente e dal vicepresidente della BCE (Attualmente la Presidente Christine Lagarde) e da altri quattro membri. Tutti devono essere personalità di riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario bancario e sono nominati di comune accordo dai governi dei paesi dell'area euro e nel Consiglio europeo su raccomandazione del Consiglio dei ministri e previa consultazione del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo della BCE. Tra i compiti esecutivi del comitato esecutivo vi sono quello di preparazione delle riunioni del Consiglio direttivo, Di attuare la politica monetaria dell'area euro, conformemente agli indirizzi e alle decisioni del Consiglio direttivo e di trasmettere le istruzioni alle banche centrali nazionali. Il Presidente della Banca centrale è anche la figura più esposta pubblicamente. Inoltre, il Presidente della Banca centrale europea, il Vicepresidente, i governatori delle banche centrali nazionali formano il Consiglio generale. Il compito del Consiglio generale è quello di elaborare i rapporti sui progressi compiuti in materia di convergenza dei paesi dell'UE che non hanno ancora introdotto la moneta unica. Gli organi decisionali dell'Unione europea sono affiancati nello svolgimento dei loro compiti dai comitati del SEBC. L'indipendenza e caratterizza la BCE le ha permesso di essere un attore importante. Allo scoppio della crisi economica. Non è esagerato affermare che la BCE è uscita dalla crisi economica come la più sovranazionale delle istituzioni UE. La Corte di Giustizia dell’UE La Corte di giustizia dell'Unione europea è deputata a dirimere le controversie che possono insorgere fra gli Stati membri, fra le Istituzioni dell'Unione europea o fra le Istituzioni e gli Stati. Oltre a pronunciarsi sulle controversie che vadano contrapposte Persone fisiche e giuridiche, diverse dagli Stati Istituzioni dell'Unione europea. La Corte di giustizia rappresenta un caso unico nel panorama degli organi di giurisdizione internazionale o sovranazionale. la Corte, infatti, un organo giurisdizionale gerarchicamente superiore agli organi omologhi degli Stati membri. La Corte di giustizia nasce a Lussemburgo nel 1952 e nel corso del 1988 gli allargamenti e l'aumento delle competenze dell'Unione hanno indotto il Consiglio a creare un tribunale. Articolo 19 del Trattato stabilisce che la Corte di giustizia comprende la Corte di giustizia, il tribunale e i tribunali specializzati e assicura il rispetto del diritto nell'interpretazione e nell'applicazione dei Trattati. la Corte di giustizia è composta da un giudice per Stato membro, è assistita da 11 avvocati. I giudici eleggono tra di loro un presidente che guiderà i lavori identificando un giudice relatore dei vari casi considerati. Il Tribunale è composto da almeno un giudice per Stato membro. Giudici e avvocati sono scelti tra le personalità che offrono le garanzie di indipendenza e sono nominati di come un accordo dai governi degli Stati membri. Il loro mandato dura sei anni ed è rinnovabile. I candidati devono essere poi valutati da un apposito comitato, giudici, avvocati generali prestano giuramento prima di assumere le proprie funzioni. Ci sono diversi modi per rivolgersi alla Corte • Rinvio pregiudiziale: i giudici nazionali possono rivolgersi alla Corte di giustizia per chiarire l'interpretazione del diritto dell'Unione. Il rinvio pregiudiziale serve a tre funzioni principali: 1. Aiutare le Corti nazionali ad emettere sentenze in linea con il diritto europeo 2. favorire un'interpretazione uniforme a livello nazionale del diritto europeo. 3. Favorire il rapporto fra privato cittadino e la Corte UE • Ricorso per inadempimento: Consente alla Corte di giustizia di controllare l'adempimento da parte degli Stati membri degli obblighi stabiliti dal diritto dell'Unione europea. • Ricorso per annullamento: chi fa ricorso chiede l'annullamento di un atto di un'istituzione, un organo o un organismo dell’UE. Si tratta di un controllo di legittimità. • Ricorso per carenza: La Commissione può verificare se l'inerzia di un'istituzione sia legittima oppure no. • Impugnazioni limitate alle questioni di diritto contro le sentenze e ordinanze del Tribunale il procedimento prevede una fase scritta ed eventualmente una orale. La fase scritta ha lo scopo di esporre alla Corte le posizioni degli argomenti delle parti del procedimento. la Corte può così conoscere l'oggetto della causa sottoposta al suo giudizio e le sue implicazioni nella successiva fase orale. I giudici hanno la possibilità di incontrare le parti per raccogliere migliori informazioni per ascoltare le dichiarazioni dell'avvocato generale. Le sentenze hanno efficacia immediata e diretta all'interno degli Stati membri, non richiedono di essere recepite e obbligano gli Stati ad adottare tutti i provvedimenti necessari ad assicurarne l’osservanza. Attraverso le sue sentenze, la Corte di giustizia ha fissato i principi fondamentali del diritto europeo, a partire dalla sentenza “Van Gend & Loos” del 1963, la Corte ha introdotto il principio dell'effetto diretto del diritto comunitario negli Stati membri, che consente attualmente ai cittadini europei di far valere direttamente le norme dell'Unione dinanzi ai loro giudici nazionali, nel 1964 la sentenza Costa ha stabilito invece la supremazia del diritto comunitario sulla legislazione nazionale. Altre sentenze che hanno avuto un impatto diretto sulla vita dei cittadini europei possono essere la sentenza Cassis de Djon, che stabilisce la libera circolazione delle merci La sentenza Kraus del 1993 che ha stabilito invece che l’ottenimento di un diploma universitario postlaurea che agevoli l’accesso ad una professione è tutelato dal diritto comunitario. La Corte ha emesso sentenze in una serie ampissima di ambiti. Essa, inoltre, ha avuto un ruolo essenziale nel definire la natura legale dell'Unione europea, non solo perché ha chiarito alcuni principi essenziali, ma anche perché non si è limitata all'interpretazione delle norme, ma ne ha anche prodotte. Le altre istituzioni L'ultima Istituzione dell'Unione europea, e la Corte dei conti ha il ruolo di controllare che i fondi europei siano raccolti, utilizzati correttamente e contribuisce a migliorare la gestione finanziaria dell'Unione. La Corte dei conti è stata istituita nel 1977 su iniziativa del Parlamento e nel 1993 è diventata istituzione dell’UE. 2. Il transgovernamentalismo intenso: La Commissione europea condivide in maniera marginale con gli Stati membri il potere di iniziativa legislativa. Il Parlamento europeo ha un ruolo marginale, spesso solo consultivo. L'obiettivo è quello di promuovere la cooperazione fra governi nazionali e non una nuova legislazione. Tutte le decisioni fondamentali sono adottate o dal Consiglio Dei ministri o dal Consiglio europeo. 3. Il centralismo sovranazionale. Le decisioni sono prese o dalla Commissione europea o dalla BCE o dalla Corte di giustizia europea. 4. Le nuove modalità di governance le grandi linee di policy sono definite a livello comunitario dal Consiglio, esse rimangono volontari senza valore legale. I paesi sono chiamati a dare seguito a quegli obiettivi adottando misure specifiche a livello nazionale e monitorate dalla Commissione, senza che però essa possa emettere sanzioni. La Commissione, invece può produrre rapporti sullo stato di avanzamento di tali obiettivi e facilitare la diffusione di best practices. Le quattro dinamiche istituzionali si applicano nei diversi ambiti di policy. A seconda delle diverse competenze dell'UE, laddove l'Ue ha competenze esclusive prevarrà il metodo comunitario o quello del centralismo sovranazionale, nelle materie in cui l'Ue esercita solo il compito di sostegno o di coordinamento prevarrà il transgovernamentalismo Tutta la legislazione europea viene adottata tramite il metodo comunitario. Gli atti legislativi sono fondamentalmente tre: • I regolamenti, hanno portata generale valgono per tutti (Stati e gli individui) sono obbligatori in tutti i loro elementi e direttamente applicabili in ciascuno degli Stati membri; hanno diretta applicabilità. • Le direttive, che vincolano lo Stato membro a cui sono rivolti circa il risultato da raggiungere, ma non rispetto alla forma e ai mezzi che restano di competenza nazionale e non hanno diretta applicabilità. • Le decisioni che sono obbligatorie e direttamente applicabili in tutti i loro elementi, ma solo per i loro destinatari. Vi sono anche due atti legislativi privi di valore vincolante: • La raccomandazione che permette alle Istituzioni europee di rendere note le loro posizioni, di suggerire le linee di azione. • Il parere che permette alle Istituzioni europee di esprimere la loro posizione senza imporre obblighi giudiziari ai destinatari. Vi sono tre procedure legislative principali. In ciascuna di esse l'equilibrio tra le due Istituzioni, il Consiglio del Parlamento, varia in modo molto importante. La prima e più rilevante dinamica istituzionale è la procedura legislativa ordinaria. Introdotta dal Trattato di Maastricht, si basa sul principio di parità fra Parlamento e Consiglio. Nessuno dei due può adottare un atto legislativo senza che vi sia un accordo fra entrambi. La procedura legislativa ordinaria comincia con una proposta legislativa dalla Commissione europea che viene inviata al Parlamento europeo in prima lettura. Questo adotta la sua posizione a maggioranza semplice. Il testo passa quindi al Consiglio che adotta la sua posizione con maggioranza qualificata, se il Consiglio approva la posizione del Parlamento, l'atto è adottato. Se invece il Consiglio propone degli emendamenti, il testo torna al Parlamento europeo per una seconda lettura entro tre mesi. Il Parlamento deve decidere se approvare la proposta o respingere la posizione del Consiglio a maggioranza assoluta. Ciò comporta la bocciatura dell'atto e la fine della procedura. Oppure ancora può adottare a maggioranza assoluta, emendamenti alla posizione del Consiglio che sono trasmessi alla Commissione al Consiglio perché si esprimano il proprio parere. Il Consiglio esamina quindi il test in una seconda lettura, nel caso in cui lo approvi entro tre mesi. L'atto è adottato. Nel caso di mancata approvazione del testo entro sei settimane è convocato il comitato di conciliazione (terza lettura). Qualora l'accordo non venga trovato, la procedura finisce. Se l'accordo trova il consenso dei membri del comitato di conciliazione, il testo deve essere prima approvato entro sei settimane dal Consiglio e dal Parlamento. Occorre notare che la Commissione può modificare o ritirare la sua proposta in qualsiasi momento. E prima della deliberazione del Consiglio. Allo stesso tempo, ciascun Parlamento nazionale ha a disposizione 8 settimane per inviare un parere motivato. La seconda procedura legislativa è quella di consultazione, prima di adottare una decisione, il Consiglio deve prendere atto del parere del Parlamento europeo, è obbligato a farlo, dato che l'assenza di tale consultazione rende illegittimo l’atto e passibile di annullamento da parte della Corte di giustizia. Poi vi è la procedura di approvazione, questa si applica, per esempio all’adesione di nuovi membri. Il Parlamento esamina un progetto di atto trasmesso dal Consiglio e decide se approvarlo senza però poterlo modificare. Un altro processo decisionale la procedura di bilancio, che permette di fissare l'importo complessivo e la distribuzione delle spese annuali dell'Unione europea e delle entrate necessarie a coprirle, nonché di controllarne l'utilizzo. Il Parlamento europeo, il Consiglio sono posti su un piano di assoluta parità. La seconda dinamica istituzionale che caratterizza alcuni processi decisionali Ue transgovernamentalismo intenso. In questo caso ogni decisione viene negoziata a lungo da parte del Consiglio europeo e del Consiglio con il coinvolgimento, se necessario, dei gruppi di lavoro. Ricadono in questa dinamica anche le procedure di revisione dei Trattati. Tali modifiche avvengono su proposta di uno Stato membro del Parlamento della Commissione e la decisione finale spetta di comune accordo. Ai governi riuniti nel Consiglio europeo. Anche la procedura di adesione viene decisa dai governi nazionali, pronunciandosi all'unanimità. Il Consiglio europeo decide se lo stato richiedente soddisfi o meno le condizioni richieste per aderire all'Unione. Il Consiglio europeo ha anche l'istituzione principalmente coinvolta nella procedura di recesso, lo Stato membro interessato notifica la propria intenzione di lasciare l'Ue. Al Consiglio europeo, conformemente alle proprie norme costituzionali, entro due anni il Consiglio è lo Stato membro interessato, devono concludere un accordo. Uno Stato membro può essere sottoposto a una procedura di sanzione per violazione grave e persistente dei principi dell'Unione. La decisione finale spetta comunque al Consiglio europeo, che decide all'unanimità, senza la partecipazione dello Stato membro interessato, la sospensione dello Stato membro da alcuni diritti e decisa dal Consiglio a maggioranza qualificata. L'ambito di policy più caratterizzato dal transgovernamentalismo è quello della PESC. La proposta di decisione può venire su impulso di uno Stato membro dell'Alto rappresentante della Commissione, ma la decisione finale spetta solo al Consiglio europeo o al Consiglio. Sempre in ambito di PESC, alcuni Stati possono decidere di avviare una cooperazione rafforzata che viene decisa all'unanimità dal Consiglio. La terza dinamica istituzionale e quella del centralismo sovranazionale. Gli Stati membri hanno riconosciuto che fosse meglio assegnare delle competenze solide alle istituzioni sovranazionali per evitare che le decisioni prese a livello europeo fossero implementate in modo difforme dagli Stati membri. L'esempio più calzante del centralismo sovranazionale e la politica della concorrenza. Questa non doveva essere oggetto di interpretazione da parte dei governi e hanno quindi attribuito un ruolo estremamente rilevante alla Commissione europea. Un'altro esempio di centralismo sovranazionale della gestione politica monetaria per i paesi dell'eurozona da parte della Banca centrale europea. Infine, la quarta dinamica è quella della nuova modalità di governance, si tratta di un'ampia varietà di strumenti utilizzati per promuovere una convergenza in alcune politiche pubbliche. La caratteristica principale di questi elementi, che sono basati sul soft Law, è mirano a promuovere cooperazioni di ambiti giudicati troppo sensibili. Prendere decisioni più vincolanti, l'esempio più evidente delle nuove modalità di governance e il metodo aperto di coordinamento.
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