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Sistemi sociali comparati 1ª parte prof. Santoro, Appunti di Sociologia

Capitoli 1/2/4/5/6/8/9/10/11/12/13

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 27/10/2023

Seree08
Seree08 🇮🇹

5

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10 documenti

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Scarica Sistemi sociali comparati 1ª parte prof. Santoro e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Sistemi sociali comparati 03/04 Come accedere a mylab : - indirizzo email valido - codice di accesso a MYLAB è presente sulla copertina del testo - codice classe fornito dal docente: AU6T4I2N Capitoli Santoro: 1,2,4,5,6,8,9,10,11,12,13 Capitoli Aureliani: 3,7,14 Concetti di base Pe, — gli individui sono esseri sociali connessi ad altre persone in tanti modi diversi. ‘ssi interagiscono costantemente con altri esseri umani, non solo a tu per tu ma anche attraverso la partecipazioni a gruppi, associazioni, organizzazioni in determinati contesti... Gli esseri umani hanno bisogno di interazione perché sennò potrebbero compromettere il loro sviluppo cognitivo e le abilità che noi diamo per scontate ma che invece sono il risultato di processi sociali. Es. un bambino che non viene a contatto e non comunica con gli essere umani, non riuscirà a comunicare, non potrà sviluppare il linguaggio. Nel momento in cui io parlo, esprimo dei concetti che ho acquisito attraverso l’interazione con gli altri esseri umani, è qualcosa che fa parte della mia cultura, esprimo concetti e simboli che hanno lo stesso significato per me che parlo e chi mi ascolta perchè altrimenti non ci sarebbe comunicazione. — Senza la comunicazione tra individui gli esseri umani non potrebbero arrivare al massimo delle loro potenzi; e non potrebbero sviluppare tutte le loro capacità e la loro cultura. I social media sono la testimonianza di quanto gli esseri umani abbiano bisogno di comunicare, in una società in cui la comunicazione faccia a faccia è diventata difficile, i social media hanno una grande importanza. lo tramite questi comunico ed entro in gruppi e comunità, ho interazione anche con sconosciuti e posso essere facilmente collegato a persone che condividono i miei stessi interessi. Ci aiutano a: - comunicare = raccontare, condividere - “seguire” ed “essere seguiti” - unirsi a creare società Le nostre esistenze, dunque, sono connesse, non si svolgono e non si spiegano in isolamento l'una dall’altra. L'interazione sociale implica un’azione e una reazione all’azione altrui. Il sistema di azione e reazione è incanalato in un sistema normativo che mi dice cos'è giusto e cos'è sbagliato. Ruolo — io so come comportarmi quando svolgo un determinato ruolo, se io sono in aula sono uno studente e so che devo fare silenzio ed ascoltare la lezione. Il ruolo dell'insegnante è quello di spiegare, ecc... Il concetto di interazione è legato a relazioni sociali + due o più persone sono in relazione tra loro, agiscono reagendo alle azioni altrui. Con l'interazione si realizza, si produce e cambia nel tempo il contenuto della relazione. Es. la relazione tra alunno e professore è una relazione “istituzionale”, tutto è prevedibile, le regole e le norme sono ben chiare. Di solito questo tipo di relazioni sono molto stabili nel tempo, altre invece non sono così formali e tendono a cambiare nel tempo. Un esempio possono essere le relazioni tra amici: io sempre esco con una persona e poi ad un certo punto preferisco non vederla più per determinati motivi. Interazioni e relazioni si concatenano e creano: - Reti sociali: gruppo di individui connessi tra loro da diversi legami. - Gruppi sociali: insieme di persone in interazione tra loro con continuità secondo schemi prevedibili. La maggioranza delle nostre azioni e reazioni sono assolutamente incanalate in un percorso di assoluta prevedibilità: ordine sociale → io so cosa fare quando prendo la metro, facciamo queste azioni senza neanche renderci conto che dietro ci sono una serie di norme e regole sociali che ci indicano che dobbiamo rispettare determinati comportamenti. Anche a casa, noi sappiamo dove si trova tutto, conosciamo bene com’é organizzata. Disordine sociale → rottura delle norme che permettono la prevedibilità del mio comportamento. Però anche quando noi vediamo il disordine, dietro questo può esserci l’ordine. 04/04 Contesto sociale La sociologia si occupa di come gli individui partecipano alla società e sono influenzati da questa, studia come gli individui vivono insieme→ ci riferiamo a questa influenza della società sugli individui con il termine contesto sociale. Osserviamo questa foto, tutti i bimbi nascono in un contesto sociale differente che dipende soprattutto dalle condizioni economiche e culturali nella quale il bambino vivrà. I fattori che influenzeranno la vita di questi sono: - famiglia, il loro livello di istruzione, la ricchezza. - il quartiere e la comunità locale in cui il bambino crescerà. - scuole che frequentano. - tipi di organizzazioni a cui prenderà parte (chiese,club,gruppi). - il tipo di occupazione che troverà. Altri contesti più ampi sono: - il paese (ricco, povero o in rapido sviluppo). - il periodo storico, cercare lavoro negli anni 90 e oggi è completamente diverso. Le nostre scelte che ci sembrano libere ed autonome, sono in realtà il risultato della nostra storia personale e il contesto in cui siamo vissuti. Es. → Posso nascere in una famiglia con un background culturale economico elevato ma la sfortuna vuole che uno dei due genitori si perda in età giovane e questo può determinare anche il mio percorso, ad esempio quello scolastico perché un trauma così grande può ostacolare il raggiungimento dei miei obiettivi. Importanza del contesto sociale sull’individuo → le caratteristiche, le preferenze, i gusti, i comportamenti e perfino le emozioni sono il prodotto del contesto sociale in cui si trova una persona. Es. → se io vado ad un funerale non mi metto a ridere. In determinati contesti bisogna mostrarsi tristi, in altri allegri (sociologia delle emozioni) . Ci accorgiamo che nostri determinati modi di comportarci non sono consoni in certe situazioni. Oltre al contesto sociale, è tutto prodotto anche da una serie di processi, forze, fattori che sono inerenti a questi contesti. Contesti sociali o altri fattori L’individuo non è solo contesto sociale, ci sono altri fattori che determinano le sue scelte e quello che gli accade. Altri fattori che influenzano l’individuo sono fattori psicologici, economici, o dati da circostanze casuali (random come ad esempio perdere una persona o vincere alla lotteria). Es. → che cos’ha influenzato, determinato, contribuito al fatto che io oggi sia docente universitaria? - fattori/cause sociali: famiglia, città di nascita, scuola e università, contesto nazionale… Noi percorriamo strade o prendiamo una deteriminata decisione anche in base ad esperienze anche indirette come ad esempio se mio padre ha fatto il professore allora è molto probabile che io segua la sua strada. - fattori (macro)economici, psicologici e circostanze casuali (nel momento in cui io ho terminato il mio corso di studi c’erano molti concorsi e grazie a questi ho potuto trovare il mio lavoro da docente). istituzioni → sono basate sulle norme e forniscono i modelli su cui si basa l’esistenza quotidiana degli individui. L’università in termini sociologici è un’istituzione sociale perché è un’istituzione durevole nel tempo dove le sue norme tendono a perdurare nel tempo. Anche la famiglia è un’istituzione. Importanti perché dobbiamo risponderne frequentemente. Le strutture sono limiti e opportunità (sappiamo che le strutture danno all’individuo determinate opportunità ad esempio un posto di lavoro ci fa migliorare la nostra condizione sociale). Struttura sociale vs processo sociale→ la prima include gli assetti duraturi e regolari, intesi come istituzioni quale la famiglia, lo Stato e quindi è esposta al cambiamento ma in maniera lenta, il secondo è l’aspetto dinamico e indica il continuo cambiamento del mondo sociale. 13/04 Immaginazione sociologica → Potremmo definirla come la capacità di riflettere su quanto cose da noi percepite come problemi personali, siano in realtà questioni sociali ampiamente condivise da altri individui nati in un periodo e ambiente simile al nostro← Essa ci aiuta a porre delle domande non scontate sui mondi sociali che abitiamo e cercare delle risposte. Questo termine deriva da un libro di Charles Wright Mills pubblicato nel 1959 nel quale egli sosteneva la capacità dei sociologi di guardare i dati in un particolare modo di riflettere sul mondo circostante. Egli quindi dice che l’immaginazione sociologica è un atteggiamento mentale che permette allo studioso di vedere oltre il proprio ambiente e la propria personalità, al fine di comprendere le strutture e le relazioni in una data società. Egli dice che essa ci permette di afferrare biografia e storia e vedere il loro rapporto nella società. Es. → se io vado a studiare un determinato fenomeno, questo non può essere separato dal contesto storico in cui si presenta. Basti proprio pensare che prima determinati comportamenti non potevano essere assolutamente possibili, oggi vengono accettati. Un esempio potrebbero essere le nascite al di fuori del matrimonio, prima era stigmatizzato, veniva inserita nei documenti la sigla NN (nomen nescio) per indicare che non si conosceva il nome del padre. Ad oggi un 35% dei bambini nasce al di fuori del matrimonio. Per Mills, non tutti possiedono l’immaginazione sociologica, questa deve essere esercitata e, chi la possiede: ● è capace di fare un certo ordine nell'ambiente sociale che lo circonda, dove si vede una disorganizzazione dell’ambiente, il sociologo ha, attraverso la sua capacità interpretativa, di andare a guardare come la società è organizzata e come in un determinato periodo storico e culturale gli individui fanno sì che quella società sia strutturata in una maniera anziché in un’altra. ● è in grado di riconoscere la sua condizione come simile a quella di altre categorie di persone. Il sociologo deve essere cosciente di quale categoria appartiene, quali sono le sue condizioni mentali. ● è in grado di capire che la propria esperienza e il proprio destino possono essere compresi solo collocandoli dentro la propria epoca. Non è possibile interpretare i fenomeni se non vengono collocati in un contesto temporale preciso, questo ci aiuta anche a comparare come quella persona/azione si sarebbe potuta esplicitare in un altro periodo. ● riesce a distinguere difficoltà personali, circoscritte all’ambiente immediato e in questo affrontabili, da problemi pubblici che nascono nella più grande organizzazione della società e nel funzionamento delle sue istituzioni. La capacità dell’immaginazione sociologica è quella di connettere questioni private a problemi pubblici → la nostra scelta universitaria e quello che faremo dopo è sicuramente determinata dalle nostre valutazioni che riguardano il mercato del lavoro e a nostre aspirazioni personali (se sto studiando in questo corso sicuramente non volevo fare il medico o l’avvocato). → L’immaginazione sociologica, in sostanza, è la capacità di comprendere, per quanto si riesce, come la società è fatta e funziona, nell’ambiente prossimo e più generale, perché in essa diventi possibile vivere con consapevolezza e, in certa misura almeno, autodeterminazione. Capire com’è fatto il mondo significa anche autodeterminarsi, ovvero essere più consapevoli delle nostre scelte. E’ la capacità di porre domande non scontate e difficili e non accettare immediatamente risposte preconfezionate (stereotipi). Esempio di immaginazione sociologia → questo porta ad una deresponsabilizzazione perchè io non ho una relazione con quella persona e mi posso permettere di giudicarla nei social senza neanche conoscerla. → attraverso il processo di socializzazione sbagliano ancora di più la loro alimentazione (es.usanze del luogo come ad esempio nel sud si consuma molta più pasta rispetto al nord). Molto spesso cadiamo negli stereotipi→ credenze false o esagerate relative a membri di un gruppo che sono spesso vittime di discriminazione. Gli stereotipi portano alla generalizzazione. Ritornando all’esempio di Richard e Paula… Perché Richard ha un lavoro meglio retribuito di Paula? Nel Gender pay gap possiamo vedere la differenza di stipendio tra uomini e donne. In Italia il gap non è altissimo, solo il 4.2. Il gap è più elevato nelle professioni elevate, tipo tra i manager, una donna manager guadagna molto di meno rispetto ad un uomo a parità di studio, in italia ce ne sono poche donne ecco perché. Il gap non c’è perché ci sono poche donne impiegate ai massimi livelli. Perchè gli uomini hanno in media i lavori più prestigiosi e meglio pagati delle donne in tutti i paesi Europei? ● cos’hanno in comune tutte le donne? ● cos’hanno in comune tutti gli uomini? ● quali contesti sociali condividono? Le donne di solito sono portate a dover sforzarsi di più per ottenere certi incarichi rispetto agli uomini. E, inoltre, di solito queste, come abbiamo detto prima, si impiegano in settori a basso salario come l’assistenza, l’istruzione o la sanità. Di solito, quindi, circostante e comportamenti tipici derivano da contesti e fattori contestuali condivisi da più persone. L’immaginazione sociologica ci aiuta ad uscire da quel qualcosa che ci sembra naturale ma non lo è, è una costruzione sociale invece. Il fatto che le donne debbano fare più lavori domestici non è possibile ma noi sappiamo che le bambine fin da piccole sono molto più collaborative a casa anche perchè si pretende molto di più da loro. (per riassunto vedi slide 15 ppt seconda lezione) Senso comune Importante perché anche i sociologi sanno che noi siamo vittime di questo. In quanto membri della società, tutti gli individui hanno delle immagini, rappresentazioni, narrazioni della società stessa. Attraverso tali immagini e rappresentazioni interpretiamo la realtà e diamo significato ai fatti sociali. - E’ una coscienza ordinaria e condivisa, intersoggettiva, starebbe ad indicare quello che tutti sanno. Sarebbe un'interpretazione di alcuni fatti sociali che noi ci scambiamo. Di solito sono aspetti della vita quotidiana che vengono anche dati per scontati. - Il senso comune è uno schema percettivo, una volta che una cosa è entrata in quel modo nella nostra testa, noi la interpretiamo sempre così. Un esempio è che noi pensiamo che gli immigrati arrivano sempre via mare ma i dati ci dicono che non è assolutamente così. Categorie del senso comune: - Valutative → mescolano il giudizio morale (valutazione) alla descrizione. (Es. i casi di violenza contro le donne sono aumentati perchè le donne non sono abbastanza prudenti, escono troppo spesso da sole la notte e si vestono in modo troppo appariscente). - Errate → offrono spiegazioni unilaterali, per un fenomeno io dò solo una spiegazione (Es. le donne non fanno figli perchè hanno problemi economici). - Parziali → confondono la spiegazione con ciò che si vuole spiegare (Es. la bassa fecondità è legata al fatto che le donne non vogliono più fare figli, oppure i giovani non lavorano in un certo ristorante perchè non vogliono fare sacrifici, ci si deve invece chiedere il perchè proprio in quel ristorante non vanno a lavorare). La nascita della sociologia Essa è una disciplina che nasce con la modernità. In generale, tutte le scienze sociali sono legate alla modernità → la filosofia è la madre di tutte le scienze e da lì, mano a mano che la società si modernizza, si comincia a necessitare di alcune discipline che interpretano la società. Sono stati due gli sviluppi fondamentali che hanno stimolato la nascita della sociologia: industrializzazione e urbanizzazione. Le 3 rivoluzioni: 1. Francese (politica), essa è importante perchè è la sintesi di quei cambiamenti che sono stati messi in atto dall’illuminismo. Si caratterizza per il trionfo della ragione e si amplificano le funzioni di centralizzazione, burocratizzazione, monopolio dell’utilizzo della violenza. 2. Industriale (economica), essa nasce in Inghilterra nel XVI sec. Impone una trasformazione totale dei processi produttivi, nascono quindi i processi produttivi di larga scala, emergono anche delle nuove classi sociali (classe operaia e i produttori) e si presuppongono delle relazioni a livello lavorativo che prima non esistevano. Si afferma un’economia capitalista. 3. Scientifica (nuovi metodi di ricerca), si sviluppano le scienze in senso moderno basate sull’osservazione, la formulazione delle ipotesi, l’esperimento, la formulazione di una teoria universalmente valida. Essa ha fatto sì che il metodo scientifico che abbiamo appena spiegato dovesse essere anche applicato alle scienze sociali, quindi lo studio della società doveva essere sistematico e si doveva arrivare a delle leggi universali di regolazione della società, cosa impossibile perchè ogni società è diversa dall’altra. Questo tipo di concezione di scienza fa sì che la concezione medievale che il sapere è conosciuto solo da dio cada. Tutte e tre, a livello sociale, hanno portato: - ad un forte Dinamismo, ovvero un elevato livello di cambiamento. Si dice che l’epoca della modernità, ovvero quella a partire dalla seconda metà del 500, quando si forma lo Stato- Nazione, ha la caratteristica di evolversi molto velocemente. - al dominio della razionalità in ogni ambito, significa che l’aspetto divino si fa da parte per dare più importanza alla ragione dell’uomo. - centralità dell’idea di progresso, l’idea è che l’umanità migliori la propria condizione. - individualismo, al centro dei cambiamenti ci sta l’individuo. 17/04 Altri cambiamenti - grandi scoperte scientifiche, tra cui quelle geografiche che creano la consapevolezza dell’esistenza di altre culture e forme sociali differenti. Questo è stato molto importante per la sociologia perché si è cominciato a capire che lo studio della società andava fatto anche attraverso la comparazione. Si esce dalla logica secondo cui la propria cultura è la migliore e la più avanzata. - fine dell’egemonia del clero, la chiesa non è più l’unica istituzione che può interpretare il mondo. Non c’è più dio al centro, la realtà diventa interpretabile da una pluralità di punti di vista. - mutamenti demografici come urbanizzazione, emigrazione dalle campagne e calo della mortalità. - maggiore mobilità sociale tra i diversi strati della popolazione, c’è maggiore possibilità di migliorare la posizione occupata nel sistema di stratificazione sociale. Si comincia a prestare attenzione non più a caratteristiche ascritte ma a caratteristiche acquisitive. Caratteristiche ascritte → vengono acquisite per nascita. Tra queste caratteristiche, e alcune non possono essere modificate nel tempo, sono le “variabili strutturali” ovvero le cose che non possono essere moditicate come l’etnia, il sesso, la classe sociale (se nasco in una famiglia di commercianti la mia classe sarà media, se sono dei dirigenti sarà alta)… E’ vero che la classe sociale nel tempo potrebbe cambiare, ma qui stiamo facendo riferimento a quella di nascita. Essa prende in considerazione il conflitto, la società viene concepita come un’arena dove i gruppi sociali lottano tra loro per il potere che può essere economico, politico, culturale …. Il controllo del conflitto si esplicita nel fatto che per un determinato periodo un gruppo prevale su un altro. Mentre nella teoria funzionalista i valori sono utili per mantenere l’ordine sociale, qui invece questi sono degli strumenti utilizzati dai gruppi al potere per raggiungere i propri obiettivi e quindi controllare gli altri gruppi e continuare a detenere il potere. Interazionismo simbolico (micro) Il termine è stato coniato da Blumer. L’interazionismo simbolico va a studiare l’interazione tra gli individui. La prospettiva degli interazionisti è cercare di capire cosa sta succedendo in un luogo nel momento in cui si arriva. Si concentra sull’interazione tra il mondo interiore dell’individuo (pensieri ed emozioni) e il comportamento sociale, per Blumer bisognava analizzare le interazioni quotidiane (anche le più comuni come mangiare) perché attraverso queste prendono forma sia le identità individuali che la società. Gli individui sono artefici del proprio comportamento attraverso un processo di valutazione della situazione individuale di quello che sta succedendo. E’ molto importante il pensiero. Etnometodologia L’interesse dell’etnometodologia è capire come le persone trovino un senso alle attività di tutti i giorni, i metodi che adottano per dare senso al loro mondo sociale. L’enfasi è posta sulla descrizione dei metodi che la gente impiega per attribuire senso al proprio mondo, sulle interpretazioni utilizzate dalle persone per dare senso all’assetto sociale. 18/04 Marx Marx non si è mai definito né considerato un sociologo però alcuni suoi scritti hanno suscitato un acceso dibattito all’interno della disciplina sociologica. Il centro dei dibattiti è il mutamento sociale. Per lui l’origine di questo è la lotta di classe e i cambiamenti della struttura economica. E’ fortemente determinista ma ha anche un visione del cambiamento sociale unilaterale e unica. Weber sarà, infatti, un suo nemico e critico per la sua visione unilaterale. La sua visione era molto incentrata sul sistema economico→ egli credeva che questo influenzasse la sfera politica e culturale e che quindi, per comprendere certe idee sociali in una società, fosse necessario analizzare il suo sistema economico. Incentrava tutto su questo concetto perchè secondo il suo pensiero tutte le società producono un surplus, ovvero più beni di quelli necessari e che ci fossero delle competizioni che potevano anche sfociare in rivoluzioni tra i gruppi per chi si dovesse appropriare di questo → egli definiva questi gruppi classi e il criterio di distinzione tra queste era la proprietà dei mezzi di produzione. Nasce all’inizio del 1800 in Germania e muore a Londra. Le sue opere principali sono: Tra il 1841 e il 1848 - Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. - Per la questione degli ebrei. - Manoscritto economico- filosofico. - L’ideologia tedesca. - La sacra famiglia. - Miseria della filosofia. - Manifesto del partito comunista. Dopo il 1848: - Per la critica dell’economia politica. - Il Capitale (I libro pubblicato nel 1867, gli altri 3 dopo ed è un’opera incompiuta). La parte a cui avrebbe dovuto dare una definizione a classe sociale non è mai stata compiuta per cui non ha mai dato una definizione a questa. Elementi importanti del pensiero di Marx - . Forze di produzione — insieme di strumenti utilizzati per produrre beni. Esse si dividono in forza lavoro e mezzi di produzione (mezzi che servono a produrre, quindi gli strumenti tecnologici e anche le conoscenze tecniche e scientifiche). - Rapporti di produzione — modo in cui le persone si organizzano per svolgere le attività che servono a produrre quei beni. Sono delle forme di relazione tra individui che stabiliscono chi esegue determinati compiti, chi altri. Ha, quindi, a che fare con la materia, per Marx questi si esprimono nei rapporti di proprietà, ovvero in chi possiede cosa e sono legati alle classi sociali. I rapporti di produzione sono necessari e indipendenti dalla volontà degli individui, a seconda del contesto storico in cui nasciamo ci saranno dei rapporti di produzione diversi. Ogni rapporto di produzione impone un rapporto di subordinazione tra chi possiede i mezzi di produzione e chi ne è escluso, perciò tra classe dominante e classe dominata. Essi sono alla base della struttura della società che è economica, sono quindi legati a rapporti economici. Dalla struttura economica deriva tutto quello che lui chiama “sovrastruttura”. - La sovrastruttura è tutta la società. La religione, l’arte, la cultura deriva dalla struttura economica. Questo significa che è la classe dominante che decide e attraverso la sovrastruttura domina la classe dominata. In che modo le forze di produzione si legano ai rapporti di produzione? Un determinato grado di sviluppo delle forze di produzione generano determinati rapporti di produzione. Per rappo: sociali sono intimamente connessi alle forze di produzione, | rapporti di produzione sono legati alle forze e ne dipendono. Quando le forze di produzione cambiano, si modificano nella storia, gli individui modificano il loro modo di produrre beni, di guadagnare e quindi anche i loro rapporti sociali. Es. un modo di produzione incentrato sul mulino a braccia (che richiede la forza umana), darà la società con il signore feudale e il mulino a vapore la società con il capitalista industriale. O ancora a rapporti di produzione di tipo feudale corrispondono forse di produzione di tipo agricolo. Egli quindi dice che visto che l’organizzazione del lavoro è di tipo agricolo, è chiaro che ci sarà il servitore della gleba dominato dal feudatario. - Struttura economica E' la base da cui deriva una sovrastruttura (scuola, stato, chiesa). Egli, infatti, dice che il fondamento di ogni società va ricercato nel sistema economico. Esso è il modo in cui gli esseri umani producono ciò di cui hanno bisogno per vivere. Il sistema economico crea delle relazioni che determinano il funzionamento della società tramite le sue istituzioni e quindi la struttura — ad esempio per Marx l'università è una sovrastruttura che deriva dalla classe dominante. - . Modi di produzione + la storia dell’uomo può essere compresa ricostruendo la storia dei diversi sistemi economici quindi alla base del mutamento sociale c'è il sistema economico. Ogni sistema economico è caratterizzato da un modo di produzione diverso: 1. antico — vedela contrapposizione tra schiavi e uomini liberi, patrizi e plebei. 2. medievale/feudale — società agricole con un numero ridotto di proprietari terrieri. 3. capitalista — proletari/capitalisti (il modo di produzione, quello più recente ad oggi, si basa sul mercato libero, economia industriale, capitale, profitto ed investimento). Stato, aggiungeremo la società senza classi e senza proprietà privata. Il capitale di Marx (parole chiave per capire + borghesia, proletariato, classi sociali; merci; plusvalore; contraddizioni; condizioni di lavoro del proletariato che genererà coscienza di classe e rivoluzione proletaria). Classi sociali - insieme delle condizioni oggettive che definiscono la posizione di un gruppo di individui rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione (aggregato di individui che in una determinata società si trovano nella stessa condizione economico-sociale...) QUESTA NON É LA DEFINIZIONE DI MARX MA UNA DEDUZIONE. - ma potremmo dire che la gerarchia delle classi sociali non può essere definita solo dal punto di vista economico. Potrebbero esserci gruppi sociali che sono estremamente privilegiati dal punto di vista economico ma non a livello di istruzione o prestigio o viceversa + es. i prof. universitari godono di un certo livello di prestigio a livello sociale, ma a livello economico no. Weber ha fatto una distinzione tra classi sociali e ceti → i ceti condividono un medesimo prestigio mentre le classi sociali condividono l’aspetto economico. Il pensiero di Weber è molto più complesso rispetto a quello unilaterale di Marx. E’ sbagliato pensare che Marx vedesse il capitalismo come un’organizzazione economica incentrata esclusivamente su due classi, egli considera altre classi ma, secondo lui, la contrapposizione di borghesia e proletariato porterà al cambiamento sociale. Il motore della storia è proprio questa contrapposizione. Quindi le classi sociali non sono solo due per Marx. Borghesia - possiede i mezzi di produzione e quindi il “capitale”. - deve rivoluzionare continuamente i modi di produzione perché l’obiettivo dei capitalisti è sconfiggere la concorrenza e incrementare i propri profitti. Proletariato - non possiede i mezzi di produzione e ma solo la propria forza lavoro che vende per sopravvivere. - <<esercito industriale di riserva>> . Marx si domanda come i proletari siano condannati ad avere un salario minimo, la causa è l’esercito industriale di riserva → l’offerta di lavoro è maggiore della domanda e questo fa sì che il capitalista se non assume un lavoratore ne può assumere un altro e quindi i salari sono bassi. - Per Marx, questo esercito è il risultato delle crisi cicliche del capitalismo. Questa è una delle sue intuizioni più vicine alla realtà. Egli era convinto che il capitalismo non poteva essere esente da crisi cicliche. - Marx affermava che la condizione del proletariato sarebbe rimasta uguale fino a quando non avrebbero acquisito la coscienza di classe necessaria per organizzare la rivoluzione e creare una società socialista (teoria della lotta di classe con abolizione della proprietà privata). Per Marx c’è il passaggio tra classe in sé e classe per sé, ovvero una classe senza coscienza a una che la possiede, un classe consapevole che si contrappone materialmente e realmente alla classe dei capitalisti. Egli sostiene che è proprio l’organizzazione del lavoro nella fabbrica che farà sì che il proletariato, grazie alla comunicazione all’interno della fabbrica, riuscirà ad acquisire la coscienza. Come viene sfruttata la classe operaia? Per capire bisogna fare riferimento alla merce. Essa ha un: - valore d’uso→ i bisogni che ogni merce è in grado di soddisfare. E’ la funzione che la merce ha. - valore di scambio→ implica una valutazione quantitativa dell’oggetto. E’ determinato dalla quantità di lavoro umano che in media è necessario per produrre tale merce. Quanto deve lavorare l’operaio per produrre quell’oggetto? Quanto costa il tempo che egli impiega? Secondo Marx lo sfruttamento del proletariato sta alla base del plusvalore. Il capitalista se ne impossessa. Esso è la parte di lavoro svolta dal proletario che non gli viene retribuita e di cui si appropria il capitalista. L'operaio produce con il proprio lavoro un valore maggiore di quello che gli viene pagato nel salario, quindi il plusvalore è il lavoro che l'operaio offre gratuitamente al capitalista. Ecco cosa sta proprio alla fonte del profitto. Come può essere superato il capitalismo? Per Marx il capitalismo nel momento in cui si è sviluppato, al suo interno ha sviluppato il germe del suo stesso superamento. Questo perchè all’interno ha le stesse contraddizioni che lo porteranno ad implodere. Queste stanno tra mezzi e rapporti di produzione: il capitalista per battere la concorrenza con gli altri capitalisti ricerca continuamente nuovi mezzi di produzione. Per Marx il problema è che i mezzi di produzione cambiano più velocemente dei rapporti di produzione. Un altro aspetto è il progressivo impoverimento di una parte della popolazione che è legata alle crisi cicliche del capitalismo. Per il filosofo il capitalismo entra in crisi ed è destinato ad avere queste crisi cicliche perché si cercano nuovi mezzi di produzione che sono in grado di produrre di più. Il capitalismo è a rischio di sovrapproduzione ovvero produrre oltre quanto il mercato sia in grado di assorbire e questo ovviamente va a discapito del profitto del capitalista. Quindi alcuni capitalisti falliscono ed escono dal mercato, creano disoccupazione e questo fa sì che ci siano sempre proletari esclusi dal lavoro e anche loro stessi restano fuori. Marx ovviamente non aveva potuto prevedere la globalizzazione , non aveva potuto prevedere che i capitalisti, al giorno d’oggi, se il mercato non va bene, possono trasferire la loro produzione in altri paesi dove non ci sono normative rigide vincolanti. Egli non aveva neanche potuto prevedere la nascita delle multinazionali che hanno un potere enorme. Egli dice che nelle società premoderne esisteva un tipo di solidarietà diversa rispetto alla società moderna (quella in cui si trova Durkheim quindi quella industriale). La solidarietà meccanica è tipica della società premoderna, poi questa diventa organica. - Nella società premoderna c’era una grande differenziazione tra individui, l’individualità viene scoraggiata. C’era un forte controllo sociale perché di solito i contesti sono molto piccoli, è con il processo di industrializzazione e quindi con la nascita delle cittá che questo diminuisce e diventa minimo. La coscienza collettiva prevale su quella individuale, l’individuo si conforma a tutte le credenze. Ci troviamo in piccole comunità dove tutti si aiutano e non occorre una grandissima divisione del lavoro. La solidarietà è basata sulla somiglianza tra gli individui in senso di pensieri, comunitá, comportamenti simili. Il diritto ha carattere di espiazione→ siccome il controllo sociale è molto elevato e le norme sono condivise, nel momento in cui una norma viene violata, la reazione punitiva è molto forte e violenta. In queste società erano previste le pubbliche esecuzioni, questo serviva alla popolazione per ribadire la forza della norma che era stata violata e l’importanza di rispettarla. L’esistenza era governata da imperativi e divieti sociali. - Il passaggio alla società moderna avviene con il cambiamento del lavoro. La società aumenta di dimensioni, abbiamo una forte differenziazione sociale, c’è una divisione del lavoro molto netta e quindi le persone cominciano a non condividere più la medesima visione del mondo. Ogni compito deve essere utile al funzionamento globale della società. Le esigenze diventano diverse. La coscienza collettiva è meno estesa, l’individuo é al centro e c’è minore controllo sociale su questo. Il diritto penale è restitutivo e vuol dire che è improntato sì sulla punizione che anche sulla riabilitazione nella società. Devi capire dopo che hai scontato la pena che devi rispettare le norme. La solidarietà sta nel fatto che gli individui sono più liberi di esprimere i loro gusti e i loro interessi e la società non cerca di spingere i propri membri a conformarsi agli stessi valori morali. Anomia Viene dal greco nomos che significa norma/legge. Esso è preceduto dall’alfa privativa, infatti (a)nomia significa assenza di norme / di leggi. Egli sostiene che la società industriale è carica di Anomia, è una società in cui le norme che gli individui devono seguire sono venute meno, c’è un’assenza di regolazione. Questo fa sì che gli individui si sentano persi, si sentano vuoti, senza orientamento. - Come si è creata questa anomia? Secondo lui il problema sono stati i cambiamenti sociali e scientifici che sono avvenuti troppo rapidamente. La società non ha avuto tempo di organizzarsi. - Cosa crea un nuovo ordine morale? Egli dice che questo compito lo devono svolgere le corporazioni lavorative che possono fornire le giuste direttive, e quindi delle norme stabili che permettano alla società di organizzarsi secondo le nuove regole/norme. Il suicidio Opera pubblicata nel 1897, essa ha richiesto un lavoro di moltissimi anni. E’ la sua opera principale. Essa non è tanto importante per il contenuto in sé ma è importante il metodo che egli ha utilizzato per studiare il suicido. Metodo ancora oggi usato. La ricerca sociale può essere di tipo: - quantitativo → Durkheim - qualitativo → Weber Il suo metodo è quantitativo, statistico e molto rigoroso. —> Egli dice che il suicidio è un fatto sociale e non individuale perchè è universalmente riscontrabile in tutte le società del mondo. Di solito il tasso di suicidio è stabile. Ci si interroga su questo quando il livello si alza. Esso, in quanto fatto sociale, deve essere spiegato riferendosi ad altri fatti sociali che sono cose e devono essere trattati da tali. Le cose possono essere spiegate con altre cose e quindi i fatti sociali con altri fatti sociali. Per Durkheim e, in generale per i sociologi, prima di parlare di qualsiasi cosa deve essere data una definizione. Secondo lui il suicidio è un caso di morte derivata direttamente o intirettamente da un’azione positiva (persona che si spara, immediata) o negativa (azione che non viene fatta ai fini di morire, come ad esempio non mangiare) compiuta dalla vittima stessa e che quest’ultima sapeva che avrebbe dovuto produrre questo risultato. Esso è sicuramente volontario. Egli si domanda perché in alcune società (o piccoli gruppi con det. caratt.) un tasso è inferiore e in altre è maggiore. In generale i tassi sono stabili nel tempo. Come mai studia il suicidio? - egli dice che il suicidio è il fatto più individuale che possa esistere. Se questo viene escluso dalla partecipazione o dall’inserimento di fatti sociali, io spiego che il fatto più individuale possibile è in realtà un fatto sociale e puó essere spiegato attraverso altri fatti sociali. I tassi di suicidio non variano: - in presenza di eventi climatici, la variazione di luce o il clima non sono cause di suicidio. - non sono causati da malattie mentali. - non da fattori ereditari. - non dall'abuso di alcolici e quindi dalle dipendenze. Egli, invece prende in considerazione altri fatti: - appartenenza religiosa dimostra che i protestanti hanno un tasso di suicidio maggiore dei cattolici. - questione familiare, c’è un tasso di suicidio maggiore delle donne divorziare e senza figli che quelle sposate con figli. O tra le donne vedove e quelle non. - città o campagne, nelle città ci sono più suicidi che nelle campagne. Egli, per spiegare come mai ci sono determinati gruppi con determinate caratteristiche (familiare, religiose…) che hanno livelli di suicidio più elevati rispetto ad altri, prende in considerazione: Livello di integrazione (alto o basso) indica il grado in cui una persona è integrata nella società: - elevato→ individuo assorbito nella società. - basso → individuo si allontana dalla società. Segue delle regole che disattendono le norme sociali. Regolazione sociale (alta o bassa) → grado di controllo che la società esercita sugli individui. - elevato → individuo oppresso dalla societá che gli sta addosso. - basso → anomia, individuo totalmente svincolato dalle norme. Il concetto di anomia è negativo per Durkheim, l’individuo per vivere bene deve avere delle norme. 4 tipologie di suicidio: 1. egoistico→ livello di integrazione basso, l’individuo non si sente parte della società. È scarsamente integrato e si suicida. 2. altruistico→ eccessiva integrazione nella società, egli è spinto dalla società stessa a suicidarsi. Ci si sacrifica per il bene della collettività. Si è talmente integrati nella società che nel momento in cui non ci si può far parte per come lo richiede la società, ci si suicida. Ad esempio gli Eschimesi quando si sentono troppo anziani possono allontanarsi dalla società e andare a morire. 3. anomico→ legato da una mancanza di regolazione , quando un individuo non ha più norme a cui fare riferimento e si sente perso. Potrebbe essere un qualsiasi tipo di suicidio, come quello dei giovani dopo il covid che ha creato un livello di anomia. 4. fatalistico→ contrapposto a quello anomico. Eccessiva regolazione, individuo troppo oppresso dalle norme, le prescrizioni sono talmente oppressive che l’individuo non può esprimersi. Un esempio sono gli schiavi. 27/04 Le forme elementari della vita religiosa, 1912 La religione è alla base di tutte le categorie di pensiero e lo studio di questa può aiutarci a capire come la società si imponga all’individuo. Egli dedica un'intera pubblicazione a questa, è molto attento all’evoluzione della società e il cambiamento sociale è legato alla morale e alla solidarietà, è quindi chiaro che la religione c’entra con tutto questo. Egli fa lo stesso ragionamento che fa con il suicidio → è l’atto più individuale che esiste ma si trova in tutte le società. Dice che ci dobbiamo interrogare e dobbiamo dimostrare che questo atto non è proprio individuale ma ha un fondamento sociale. Non esiste nessuna società che non ha sviluppato una qualche forma di religione, per questo essa è alla base di tutte le categorie di pensiero sociale. Lo studio di questa ci aiuta a capire come la società si impone all’individuo. La sua definizione di religione Durkheim definisce la religione un «Sistema unitario di credenze e di pratiche relative alle cose sacre….credenze e pratiche che legano in un’unica comunità morale, chiamata chiesa, tutti coloro che aderiscono ad essa». Due dimensioni delle credenze religiose: - sacro: ispira e incute sentimenti e ha valore morale, esso per Durkheim non fa necessariamente riferimento alla sfera soprannaturale : possono essere sia quindi oggetti come la Bibbia e il Corano oppure altri oggetti come ad esempio la bandiera del proprio paese. - profano: tutto ciò che è mondano e terreno. Chiesa: «organizzazione cerimoniale, sociale istituzionalizzata di credenti» con precise regole che riguardano un gruppo di fedeli. Totemismo australiano La società è organizzata in clan, il totem indica l’identità del clan, è un oggetto a cui si attribuiscono qualità speciali. Teoria dei rituali→ viene ripresa dai sociologi quando studiano determinati fenomeni sociali. I rituali sono pratiche che regolarmente gli individui che fanno parte di una comunità religiosa mettono in atto, per noi ad esempio possono essere la messa o la processione. Essi sono forme di azione sociale in grado di ricreare i sentimenti di appartenenza e gli oggetti che simboleggiano tale appartenenza. Caratteristiche: - implicano la riunione fisica di un gruppo di persone, è l’elemento più importante. - implica che chi fa parte al rituale è attento ad un unico focus, presa attenzione su un unico oggetto che può essere il sacerdote che fa la messa, il papa… - provoca sentimento ed emozione comune→ questo genera solidarietà nel gruppo. L’individuo si cala perfettamente nel contesto. Ad esempio il tifoso allo stadio, gli individui che partecipano al rituale è come se perdessero la propria identità e si calano completamente in quella realtà. - ogni rituale comporta la presenza di un simbolo di appartenenza su cui un gruppo concentra l’attenzione. - chi viola il rituale nel momento in cui questo si svolge, viene sanzionato. Ovviamente ad esempio a messa dobbiamo stare in silenzio sennò distraiamo il focus e, se qualcuno disturba viene richiamato. - I simboli sacri creano le linee fondamentali della moralità e dall'immoralità. Perché la religione è così diffusa in tutte le società? La religione è ciò che mantiene unite le società e i gruppi sociali. Essa fornisce agli individui una serie di credenze comuni, rafforzando sia gli individui che la società. Max Weber Anche lui è tedesco, nasce nel 1864 e muore nel 1920. Le sue opere più importanti: 1904: L’oggettività conoscitiva della scienza sociale della politica sociale 1904-1905: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo 1920-21: Sociologia Delle Religioni (postumo) 1922: Economia E Società (postumo) Concetti fondamentali: 1. metodologia delle scienze sociali → Durkheim ha elaborato la sua teoria tramite il suidicio, Weber si spinge oltre, scrive proprio un libro sulla metodologia e si distacca dalla tradizione precedente. Egli vuole esplicitare il suo metodo che deve accompagnare tutte le scienze sociali. 2. agire sociale 3. origine del capitalismo 4. il potere 5. gruppi di status «organizzazione razionale dell’industria orientata secondo le congiunture del mercato e non secondo probabilità politiche o irrazionalmente speculative» I termini più ricorrenti in questa definizione sono “razionale e irrazionale” → Weber distingue il capitalismo dalla brama di sopraffazione con il fatto che il capitalismo abbia di per sé la persecuzione razionale di un obiettivo ben preciso. L’obiettivo è la tendenza di guadagno in una razionale e continua impresa capitalistica alla rendibilità, quindi il capitalismo è un fenomeno che vede le persone che sono coinvolte accumulare in modo razionale. La ricerca del profitto è una ricerca con l’obiettivo di reinvestire quello che si guadagna, quindi il profitto che a sua volta deve rendere nuovamente. → Nell’ottica di Weber non c’è nulla che ha a che vedere con la sete di guadagno e di potere, il capitalista non investe per sé stesso, ma lo fa per reinvestire. Questa è una definizione idealtipica di capitalismo perché esistono vari tipi di capitalismo e stiamo parlando del capitalismo ai suoi esordi adesso, ovvero ci troviamo nel momento in cui questo è nato. Le imprese capitaliste hanno come scopo: - il massimo del profitto attraverso l’organizzazione razionale del lavoro e della produzione. - il continuo reinvestimento degli utili. Weber si rende conto che il capitalismo, che dobbiamo sapere che è un fatto occidentale, non è uguale in tutta europa, esso è presente solo in alcuni stati, ovvero quelle nazioni dove il protestantesimo era più diffuso, parliamo di paesi come Norvegia, Danimarca, Ungheria… (paesi luterani e calvinisti). Per spiegare questo fenomeno fa riferimento a due tipi ideali: ascetismo protestante e spirito del capitalismo. Weber lega la spiegazione alla concezione della predestinazione per i calvinisti e i luterani. Per i cattolici, se ti comporti bene potrai raggiungere il paradiso, per il protestantesimo niente e nessun tipo di azioni che io faccia in terra mi può assicurare che io sia salvato, quindi che Dio mi ha predestinato alla salvezza, nulla in questa terra che io faccio mi può aiutare. L’unica cosa che possiamo fare è lavorare per la gloria di dio, ovvero che il mio lavoro sia reinvestito in modo da glorificare dio in terra. Secondo l’ottica di Weber, il protestante/calvinista è spinto a lavorare per calmare l’angoscia di non sapere qual è il suo futuro ultraterreno. Il protestante sente il lavoro come un dovere → la professione si trasforma in una professione come vocazione (Beruf), ovvero adempimento dei propri doveri. Egli vuole fare intendere che ci si sente portati e spinti ad assumere quella professione come qualcosa a cui ci dobbiamo dedicare tutta la vita. L’ascesi ultramondana dei monaci cattolici → mira a raggiungere un livello di spiritualità tale da elevarsi e poter raggiungere un avvicinamento a dio. Qui invece ci troviamo di fronte ad un’ascesi intramondana → le opere che il capitalista svolge sono opere che compie in terra, nella vita quotidiana. Il capitalista non accumula per se stesso. L’etica del protestante è l’unica spiegazione della nascita del capitalismo? NO Il fenomeno può essere studiato da una pluralità di punti di vista e Weber ha privilegiato quello che gli consente di mettere in luce un aspetto significativo del fenomeno che voleva studiare (la nascita del capitalismo). Un determinato risultato per spiegare un determinato fenomeno connettendolo alle motivazioni dell’azione individuale. Noi abbiamo la nascita del capitalismo attraverso un insieme di azioni individuali che sono le azioni del capitalista che fa una cosa rispetto allo scopo che è l’accumulazione per l’investimento per rendere gloria a dio e placare la sua angoscia. Nell’ottica di Weber questo tipo di azione è razionale rispetto allo scopo. Processo di razionalizzazione Noi sappiamo che i fattori di cambiamento sociale per Marx sono le classi sociali, per Durkheim è la solidarietà ovvero il passaggio dalla solidarietà meccanica a quella organica, per Weber è il processo di razionalizzazione. Secondo lui questo è il cambiamento come effetto dell'avvento del capitalismo, questo ha creato un accudirsi del processo di razionalizzazione. Egli dice: «La crescente intellettualizzazione e razionalizzazione non significa dunque una crescente conoscenza generale delle condizioni di vita alle quali si sottostà. Essa significa qualcosa di diverso: la coscienza o la fede che, se soltanto si volesse, si potrebbe in ogni momento venirne a conoscenza, cioè che non sono in gioco, in linea di principio, delle forze misteriose e imprevedibili, ma che si può invece – in linea di principio – dominare tutte le cose mediante un calcolo razionale» (Weber, La scienza come professione) Lui dice che l’azione razionale razionale rispetto allo scopo è l’azione predominante della società capitalistica. Per capire il processo di razionalizzazione bisogna parlare della burocrazia → essa è una gabbia d’acciaio, tutto viene sottoposto a regole amministrative che sono quelle della burocrazia ed essa rappresenta un apparato molto efficiente e si muove attraverso una serie di azioni che sono razionali rispetto allo scopo. Per Weber al processo di razionalizzazione si arriva attraverso il processo di disincantamento → gli individui si liberano delle superstizioni e arrivano all’applicazione di una logica strumentale e razionale. Uno degli effetti è quello della burocratizzazione crescente → la burocrazia controlla la società e intrappola gli individui. Non siamo più di fronte al capitalismo delle sette protestanti, questo è più avanzato adesso, esteso a tutti i paesi occidentali. Il potere per Weber→ possibilità di raggiungere i propri obiettivi senza ostacoli. Io raggiungo il mio scopo attraverso la forza coercitiva o le minacce. autorità→ possibilità di trovare obbedienza presso certe persone a un comando determinato. Io devo guadagnare la mia autorità ovvero la possibilità di avere obbedienza, ovvero che un certo gruppo di persone mi seguano. Per trovare l’autorità ci deve essere la legittimità. Questo sta alla base del potere che esercita di solito chi governa → con le elezioni si legittima una persona a governare ad esempio, queste non dovrebbero essere pilotate da azioni violente. Per Weber il potere può essere: 1. Tradizionale→ potere legittimato dalla tradizione (monarchie ereditarie). 2. Carismatico→ qualità eccezionali attribuite al capo. In italia un partito carismatico è Forza Italia di Berlusconi. 3. Legale-razionale→ secondo Weber è quello che emerge con il capitalismo perché è classico della burocrazia. Legittimità che si fonda su regole esplicite. Status e Ceti «Noi parleremo di "classe" quando a una pluralità di uomini è comune una specifica componente causale delle loro possibilità di vita, nella misura in cui questa componente è rappresentata semplicemente da interessi economici di possesso e di guadagno - nelle condizioni del mercato dei beni o del lavoro ("situazione di classe"). Le classi sociali per Weber sono quelle che condividono i medesimi interessi economici, però egli dice anche che le persone non si distinguono solo dal possesso di beni ma anche dal prestigio quindi dobbiamo considerare i ceti. Ceti → sono delle comunità in composizione alla “situazione di classe”, determinata in modo economico, definiamo “situazione di ceto”, ogni componente tipica del destino di un gruppo di uomini, la quale sia condizionata da una specifica valutazione sociale, positiva o negativa dell’onore che è legato a qualche qualità comune di una pluralità di uomini. Situazione in cui una persona può non avere una situazione economica notevole però può avere un prestigio notevole o viceversa delle persone che hanno una condizione economica elevata perché benestanti ma non hanno un prestigio. Egli parla di “ceto di comunità”, chi detiene il prestigio se lo tiene stretto perchè è un fattore di inclusione o esclusione. Egli dice anche: Questo onore può anche dipendere da una situazione di classe: le differenze tra le classi si intrecciano nelle relazioni più varie con le differenze di ceto, e il possesso in quanto tale [...] raggiunge alla lunga anche una validità nell'ambito del ceto; ciò almeno come regola generale. [...] Ma l'onore di ceto non è necessariamente legato a una "situazione di classe", essendo piuttosto di regola in netto contrasto con le pretese del puro e semplice possesso» Neo-marxismo → esso cerca di sanare quelli che erano i limiti della teoria marxista e marxiana. Esso va a studiare lo stato capitalista, cioè le istituzioni della società capitalista. Lo stato capitalista risponde alle condizioni delle classi meno agiate, Il neomarxirmo ha una concezione delle classi molto più complessa della concezione marxista o marxiana. (vedi neo-marxismo) 04/05 Teorie femministe La teoria sociale femminista si sviluppa negli anni ‘70 del XX secolo. - Approccio incentrato sull’analisi del genere e delle disuguaglianze di genere, ad esempio nell’istruzione, lavoro familiare, risultati professionali. Una delle prime figure ad influire e contribuire allo sviluppo della teoria fu la filosofa Simone de Beauvoir. Nei suoi scritti, vengono messi in evidenza gli sviluppi della teoria sociale classica mostrandone la tendenza ad adottare una prospettiva maschile. Nel classico il secondo sesso del 1952, la donna si concentra e riflette sulla patriarchia come sistema sociale in cui le donne sono sistematicamente controllate dagli uomini e svalutate (ad esempio nel contesto lavorativo). Secondo la sua opinione, la società fa sì che le donne appaiano differenti ed inferiori agli uomini. → A lei si deve la distinzione tra sesso e genere: il primo è qualcosa di biologico (iscritto nei corpi e nelle loro forme), il secondo è invece qualcosa che non è derivante dalla biologia ma il significato sociale di essere “uomo” o “donna”. Il genere, quindi, comprende tutti quegli aspetti culturali che fanno sì che una persona possa essere definita “donna” e una “uomo”. Una sua famosissima frase è donne non si nasce ma lo si diventa, significa che tutto ciò che riguarda il destino delle donne nel mondo del lavoro, familiare ecc.. è culturalmente determinato e non biologicamente. → Secondo Beauvoir, genere e femminilità sono costruzioni sociali, è la società a creare le categorizzazioni di genere, che non sono quindi il risultato di differenze biologiche. Questo ha ovviamente delle ripercussioni a livello di identità e psicologico. Femminismo Marxista «Qual è lo scopo delle femministe [borghesi]? Ottenere nella società capitalista gli stessi vantaggi, lo stesso potere, gli stessi diritti che possiedono adesso i loro mariti, padri e fratelli. Qual è l'obiettivo delle operaie socialiste? Abolire tutti i tipi di diritti che derivano dalla nascita o dalla ricchezza. Per la donna operaia è indifferente se il suo padrone è un uomo o una donna» Il femminismo marxista dice che alla fine nella lotta per la rivendicazione dei propri diritti, le donne vogliano raggiungere le stesse condizioni degli uomini nella loro stessa condizione sociale (classe) e le operaie vogliono avere gli stessi diritti (a livello economico come io salario, o l’accesso all’istruzione) degli uomini. Inoltre per loro non è importante se il suo padrone sia uomo o donna, per loro è importante superare questa condizione di subordinazione e poi non importa se questa deriva da un’uomo o una donna. Il femminismo marxista post(anti)coloniale ha sostenuto che la colonizzazione e il patriarcato sono strumenti identici dell’accumulazione del capitale che deriva dal maschio occidentale bianco. Un altro concetto fondamentale che anche adesso è ancora in voga, è l’intersezionalità. La prima a parlarne è stata Angela Davis ma poi il tema è stato approfondito da Patricia Hill Collins, vuol dire che i fattori di discriminazione o di disuguaglianza non sono mai unici, non possiamo mai prendere in considerazione il genere ad esempio e fare di questo un unico fattore di disuguaglianza. Di solito i fattori di disuguaglianza si intersecano tra razza, classe e genere. Quindi non bisogna mai guardare questi fattori singolarmente ma insieme. Ad esempio il caso di una donna nera → essa vive di una doppia disuguaglianza, quello di essere donna e quello di essere nera, questo aggrava la sua situazione. Interpretazione a posteriori → quando mi rendo conto di aver percepito male quello che qualcun altro voleva dirmi e comporta un’azione riflessiva. La definizione che hanno gli altri di me può anche diventare una gabbia per me. Bambini e gioco (fasi dello sviluppo del Self) Situazione di play: è la prima forma di gioco. E’ un gioco disorganizzato nel quale il bambino finge di essere qualcun altro. E’ il primo stadio di essere altro rispetto a sé. I bambini di solito in questa fase tendono a giocare soli e non sono organizzati. Situazione di game: lo stadio successivo è rappresentato dai giochi organizzati (nascondino, calcio…). I giochi organizzati rappresentano uno stadio più avanzato dell’organizzazione del sé. Questo stadio implica la formazione dell’altro generalizzato nella personalità individuale. Il bambino in questa fase inizia a capire qual è il suo ruolo e quale quello dell’altro, si mette nei panni dell’altro quindi. Per Mead l’altro significativo è colui che ci è abbastanza vicino da poter avere una forte capacità di motivare il nostro comportamento. I sociologi chiamano le collettività che influenzano il nostro comportamento “gruppi di riferimento”. 08/05 Le componenti del Self Forte influenza da parte di Freud, cosiccome egli aveva pensato a tre componenti dell’identità, anche Mead le prende in considerazione e dice che tutte hanno delle radici sociali. 1. Me→ rappresenta l’aspetto socializzato della personalità individuale. Attraverso di esso l’individuo si riconosce gestore di particolare ruolo. E’ la parte più controllata, parte in cui l’individuo riesce ad essere incanalato in quella serie di regole che deve seguire se riveste un determinato ruolo. Ad esempio la parte che adesso emerge di noi è il me perchè siamo calati nel ruolo di studenti e sappiamo bene cosa fare. 2. Io→ capacità dell'individuo di rispondere agli atteggiamenti degli altri, è la componente creativa. E’ quella risposta che magari la persona con cui stiamo comunicando non si aspetta. Capita ovviamente che una persona reaziona in modo diverso da quello che pensiamo. 3. Altro Generalizzato→ parte che si sviluppa più tardi, è il risultato dell’interiorizzazione dei ruoli sociali. Rappresenta gli atteggiamenti, le norme comportamentali dell’intera comunità che l’individuo assume come propri. L’individuo riesce a comunicare con gli altri in maniera adeguata attraverso la capacità empatica. Ad esempio noi sappiamo benissimo che non possiamo lavorare nudi, indossare i vestiti è dato per scontato a tal punto che non è necessaria una regola a riguardo. Quindi, noi abbiamo la consapevolezza di cosa dobbiamo fare e cosa no. La socializzazione Essa è il processo attraverso il quale l'individuo diventa membro della società, giunge a comprendere le aspettative e le norme del nostro gruppo, così come i ruoli che assumiamo nel corso della vita e con cui interagiamo. * Tramite la socializzazione capiamo come dobbiamo comportarci nella società in generale o in particolari ambienti sociali * → i sociologi definiscono “cultura”, i sistemi di credenze e conoscenze del mondo dato per scontato in cui siamo stati socializzati. La cultura coincide con i confini del nostro paese ma non necessariamente. Patrimonio culturale : insieme di valori, norme, conoscenze, linguaggi che consente alla società di esistere e di adattarsi all’ambiente esterno e di modificare a sua volta l’ambiente esterno a se stessa. Il patrimonio culturale si divide in: - competenze sociali di base, sono le cose che vengono acquisite nei primissimi anni di vita, e quindi durante la socializzazione primaria. Ad esempio il linguaggio e tutto quello che consideriamo parte della sfera buona educazione. Le competenze rimangono lì, non vengono scalfite nel tempo. - competenze sociali specifiche, riguardano la socializzazione secondaria. Adesso ad esempio io sto acquisendo queste competenze specifiche che riguardano il mio corso di laurea e che mi serviranno per svolgere un lavoro in questo campo. Le componenti della socializzazione sono il patrimonio culturale (che viene acquisito, è, infatti, il risultato di un processo di apprendimento) e il patrimonio biologico (è soggettivo e legato all’istintualità). Quindi quando vengo socializzato la mia parte istintuale non viene totalmente repressa ma la cultura fa molto. Socializzazione primaria Agenzie di socializzazione → agenzie preposte alla socializzazione. - Ha una durata limitata, avviene in famiglia di solito o magari insieme al nido ed è il periodo precedente all’accesso della scuola del bambino. La famiglia è un luogo affettivo, ecco cosa la differenzia con la socializzazione secondaria, nella seconda non ho relazioni affettive. - Ci troviamo in un ambiente positivo, rassicurante e gratificante per il bambino. Egli imparerà che nel momento in cui ha bisogno, qualcuno verrà ad accudirlo. In questa fase il bambino svilupperà anche una fiducia con l’ambiente esterno → sicurezza ontologica, sicurezza che se ho bisogno, qualcuno ci sarà ad aiutarmi. Quindi nel momento in cui si esce dall’ambiente familiare si sarà sicuri che anche gli altri saranno accoglienti, chi non la sviluppa vive gli altri ambienti in modo ostile. Caratteristica è: - inevitabilità, il bambino non può scegliere i suoi genitori, non può cambiare ambiente, deve assumere il mondo in cui vive come l’unico mondo possibile. E’ nel momento in cui esce che da questo che si rende conto che ce ne sono altri. - Il bambino assume pian piano tutti i ruoli ed elabora una serie di comportamenti che deve adottare per soddisfare le richieste dei genitori. Inizialmente non riesce a capire cosa i suoi genitori vogliono da lui, piano piano inizia a capire come vogliono che egli si comporti. - i genitori stabiliscono delle regole comportamentali che creano aspettative reciproche di comportamento: il bambino a sua volta avrà delle pretese nei confronti dei genitori, saranno loro che dovranno veicolare queste richieste. Questo avviene di solito attraverso il sistema premio-punizione. Se il bambino piange perchè ha fame la mamma lo fa mangiare (premio), se invece lui piange perchè si vuole arrampicare in un luogo pericoloso la mamma non glielo permette (punizione). Egli, quindi, piano piano, capisce cosa deve fare e no e si mette nel ruolo dei genitori, riesce ad anticipare cosa farebbe arrabbiare la mamma o no. → si forma l’altro generalizzato, egli ha capito come funziona il mondo. “Il bambino non interiorizza il mondo delle persone per lui importanti come uno dei molti mondi possibili: lo interiorizza come il mondo, l’unico mondo esistente e concepibile, il mondo tout court. Per questo il mondo interiorizzato nella socializzazione primaria è tanto più saldamente radicato nella coscienza di quanto lo siano i mondi interiorizzati nelle socializzazioni secondarie” (P.L. Berger e T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, 1966) La socializzazione primaria termina quando si forma l’altro generalizzato, quindi le tre componenti del self sono complete e si va a formare la personalità di base. Da qui si formeranno tutte le altre esperienze sociali. Socializzazione secondaria La differenza con la primaria è che questa non ha una durata limitata, non si finisce mai. Questa non termina perchè tutta l’esistenza dell’individuo è segnata dall’assunzione di nuovi ruoli e dall’abbandono di vecchi ruoli → continuo processo di adattamento. Essa viene attivata quando mi trovo a dover affrontare delle nuove situazioni sociali. Ad esempio io entro nel mondo del lavoro e quindi devo imparare quello che c’è da fare e come comportarmi. Ovviamente questa cosa è automatica e, a differenza della prima forma, non coinvolge emotivamente l’individuo. → Ri-socializzazione: disimparare i vecchi comportamenti, norme e valori per impararne altri. Essa inizia con l’entrata nel sistema scolastico e attraversa tutta l’esistenza dell’individuo. La scuola é la prima agenzia di socializzazione ed é sicuramente la piú importante. Agenzie di socializzazione sono tantissime→ la famiglia e la scuola sono le principali , la prima per la primaria e la seconda per la secondaria. Poi in tutta l’esistenza dell’individuo ci sono anche agenzie che svolgono funzioni in modo indiretto perchè non sono istituzionalizzate ma informali come i partiti politici, associazioni sportive, aziende, chiesa. Ci sono poi delle agenzie che sono strumenti di socializzazione che si rivolgono alla collettività come i mass media. 09/05 Goffman E’ un sociologo molto importante e famoso per i suoi studi, scrive negli anni ‘50-’60. Non esiste sociologo che non lo abbia citato almeno una volta. Egli è legato all’interazionismo simbolico ma va oltre. - studia l’interazione sociale faccia a faccia ovvero in situazioni di co-presenza, gli individui sono esposti l’uno all’immediata percezione dell’altro. In qualsiasi contesto in cui ci troviamo l’attore sociale si chiede cosa c’é da fare e di solito già lo sa ma alcune volte puó capitare che mal interpreta la situazione e Goffman studia proprio questo. - egli rompe con la tradizione sociologica precedente perché per lui qualsiasi situazione presente nella vita quotidiana è utile per studiare l’interazione sociale. - osserva la vita quotidiana, ritagli di giornale, manuali, libri di memorie, romanzi,enunciati verbali…. è un attento osservatore. Dice: L’interazione è un ordine a sé stante → autonomo dal suo ambiente strutturale e psicologico. L’interazione sociale ha delle regole proprie indipendenti da qualsiasi altro ordine. L’interazione sociale non è dipendente dalla dimensione personale dell’individuo. Qualsiasi contesto in cui avviene l’interazione può essere valido per studiarla. Quali sono i luoghi dove posso capire le regole che sovrastano l’interazione? sono i luoghi in cui queste regole vengono disattese e quindi i manicomi. Per Goffman l’identità è pubblica e non è niente di individuale. Le azioni dell’attore sociale hanno come obiettivo dare un’immagine di sé stesso positiva all’esterno. Egli dice che è molto importante e l’attore sociale ci tiene perchè dice che una volta che l’immagine è stata offuscata, è difficile recuperarla. Il sociologo, quindi, sostiene che ci sono dei comportamenti che noi adottiamo che rientrano in una serie di azioni che noi mettiamo in atto che possono essere definiti dei veri e propri rituali di deferenza o di contegno. Deferenza → è esprimere apprezzamento verso gli altri o un determinato simbolo, un esempio potrebbe essere inginocchiarsi in chiesa, salutare una persona per strada (è un rituale di deferenza perché io mostro attenzione nei confronti di quella persona). Ci sono poi per esempio dei rituali che sono collegati alla deferenza che sono ad esempio: → es. lo studio di Durkheim che sostiene che negli anni 60 dell'Ottocento chi nasceva per esempio in Sassonia aveva più probabilità di suicidarsi rispetto a chi nasceva in Italia. Ci sono, quindi, delle influenze sociali che possono determinare determinati fenomeni. → nel 2020 un cittadino afro-americano ha una probabilità di essere ucciso dalla polizia 3,23 volte maggiore rispetto a un cittadino bianco. → in Italia nel 2019 uno straniero arrestato ha una probabilità molto minore di ottenere regimi alternativi alla detenzione in carcere (tipo la semi-libertà) rispetto ad un italiano arrestato. Quindi le strutture sociali sono differenze sistematiche tra gruppi che si spiegano con l’esistenza di strutture sociali che influenzano collettivamente comportamenti e circostanze individuali. In base agli esempi che abbiamo fatto possiamo dire che una struttura sociale è: - sicuramente un pregiudizio legato alla razza che è legato alla struttura di una società che fa sì che lo straniero arrestato extracomunitario abbia molte meno possibilità rispetto agli italiani di accedere a dei regimi alternativi al carcere come per esempio gli arresti domiciliari. La struttura fa sì di produrre dei comportamenti individuali che possono avere delle ripercussioni su determinati gruppi o determinati individui, ma nello stesso tempo anche crea anche delle circostanze individuali. Le strutture sociali sono un qualsiasi elemento all'interno della società che esiste separatamente ed è indipendentemente dai singoli individui ma ne determina i comportamenti e anche visioni del mondo. - esse determinano: tendenze, trend, regolarità. - costituiscono il contesto o background dell'azione individuale, quindi ogni attore sociale si muove all'interno di un contesto che è strutturato. Un esempio è la classe sociale che è sicuramente una struttura, il fatto di provenire dalla determinata classe sociale piuttosto che un'altra vuol dire che io agisco in un determinato contesto che è strutturato. - esistono a diversi livelli, ad esempio delle norme che governano l'interazione in gruppi intimi di amici (a livello micro), possono essere ruoli e gerarchie in una scuola (a livello meso), oppure le caratteristiche della forma di governo o struttura economica di un paese (macro). Quindi le norme che regolano le nostre relazioni quotidiane sono tutte strutture. Caratteristiche delle strutture viste come degli edifici, è come se viviamo all’interno di questi e ci dobbiamo adattare all’architettura di questi: - solide - invisibili a occhio nudo, tutte le norme che li riguardano e i limiti che ci pongono noi non li percepiamo. - durevoli nel tempo - sorreggono l’edificio (società), lo mantengono, lo tengono insieme (evitano la frammentazione, conflitti). - influenzano percorsi e azioni degli individui, influenzano i nostri orientamenti, le nostre visioni del mondo e le nostre scelte. - vincolano future modifiche, espansioni dell’edificio. Le strutture sociali determinano i nostri destini (es. della classe sociale e la storia di Paula e Richard). La struttura è qualcosa di estremamente immateriale, è talmente invisibile che non riusciamo a percepirla. Strutture sociali come sentieri di campagna → - sono pratiche stabili nel tempo. - sono state create da individui e, una volta creati hanno una vita propria, indipendente dagli individui. Riferimento a Durkheim perchè lui diceva che la società è formata dagli individui ma essi vengono sovrastati. La società è formata dagli individui ma è autonoma come le strutture sociali. - influenzano, orientano, guidano, attraggono i percorsi degli individui (scelte, azioni, comportamenti) ma non li costringono o determinano del tutto: * è possibile camminare fuori dal sentiero ma ci saranno più difficoltà * due persone di fronte agli stessi sentieri possono scegliere due azioni diverse - possono essere cambiate ma questo richiede un grande sforzo e impegno collettivo nel tempo (ad esempio attraverso i movimenti sociali). Dimensioni delle strutture sociali: - Come emergono le strutture sociali? - Come funzionano e mantengono l’ordinamento della società? - Come e perché cambiano nel tempo? - Come influenzano la vita delle persone? A queste domande è possibile rispondere attraverso i ruoli, le gerarchie, le norme e le istituzioni. Differenza tra status e ruolo Status → posizione all’interno di un sistema sociale occupata da una persona. Ogni persona ha molti status (ad. esempio marito, moglie, madre, padre, insegnante…). Ruolo → come mi comporto rispetto allo status, insieme di regole e aspettative associate con una certa posizione in una società o gruppo. Possiamo avere più ruoli. Ad ogni status corrisponde un determinato ruolo → essere moglie o marito impone un determinato ruolo e relazionarsi in un determinato modo. Nell’immagine vediamo 4 status e ciascun ruolo che di conseguenza occupano. Ciascuno occupa diversi ruoli in diversi momenti della propria vita: - in sequenza - contemporaneamente Il ruolo influenza il comportamento dell’individuo che lo occupa, diversi ruoli implicano diverse regole da seguire e aspettative altrui sul nostro comportamento, ma non determina interamente il comportamento individuale. Gli individui hanno flessibilità, margine di libertà all’interno di un ruolo. Differenze tra ruoli e gerarchie I ruoli si differenziano in base allo status e quindi la posizione sociale che si occupa, all’autorità, potere, privilegi, accesso a risorse → è quindi chiaro che a seconda del ruolo io avrò un diverso potere, una diversa condizione sociale e potrò accedere ad un maggiore quantità o maggior numero di risorse o meno. Status → implica il livello di prestigio, quindi uno status elevato implica più risorse e più potere. Potere → capacità di influenzare il comportamento altrui. Privilegio → possibilità e capacità di avere accesso a determinate risorse. Potrebbe capitare che abbiamo l’accesso a risorse importanti ma non necessariamente avere uno status elevato. Gerarchia → divisione di persone in gruppi caratterizzati da status, potere, o privilegi diseguali. A seconda della posizione che occupo in un sistema gerarchico ho accesso a più o meno risorse, avrò più o meno poteri o privilegi. Una gerarchia esiste ogni volta che i membri di un gruppo sono in grado di usare una risorsa o attributo per ottenere vantaggi o opportunità che i non-membri del gruppo possono avere. Quindi i sistemi gerarchici indicano l’inclusione o l'esclusione. La posizione di un individui nelle gerarchie sociali ne influenza drasticamente le possibilità di vita. Effetti ambivalenti di ruoli e gerarchie Se da una parte essi promuovono la coesione sociale, danno ordine, organizzano interazioni, facilitano la collaborazione e cooperazione tra persone → esempio gerarchia professore/studente, genitore/figlio. Dall’altro lato, creano disuguaglianza ed esclusione, tensioni e conflitti, ogni volta che il gruppo ha accesso maggiore o esclusivo a una risorsa a cui tutta la collettività dà valore, si crea discontento tra i gruppi esclusi. Ci possono essere anche delle disuguaglianza avvalorate a livello ad esempio politico → discriminazione sociale di gruppi che vengono esclusi legalmente ad esempio le leggi razziali. Ecco il classico esempio di esclusione sociale, in questo caso è il colore della pelle ed è legalizzato. Un altro esempio sono le leggi che erano comuni negli Stati Uniti del sud dove si limitava il diritto di frequentare scuole di propria scelta, sposare chi si voleva o competere alla pari con i lavoratori bianchi per un posto di lavoro. Come cambiano ruoli e gerarchie nel tempo e come cambiano? - cambiamento delle dimensioni relative di un gruppo che può creare la competizione tra gruppi per risorse e senso di minaccia che un gruppo percepisce da parte di un altro gruppo. - processi democratici ed economici quindi il cambiamento di strutture occupazionali possono lasciare spazio ad un determinato gruppo rispetto ad un altro. - immigrazione, la crescita delle dimensioni di gruppi etnici/nazionali può creare competizione e può dare origine a fenomeni discriminatori per mantenere la gerarchia ma con il passare del tempo il gruppo può avere un ruolo centrale importante per superarla e acquisire un potere. 15/05 Differenza tra norme e valori Valori→ obiettivi comportamentali e quindi a determinati valori corrispondono determinate norme. Ad esempio se il valore di una società è il successo lavorativo, la norma sarà lo studio. I valori sono infatti i fini che si perseguono aderendo alle norme. Le norme orientano il nostro comportamento, ci indicano cosa è giusto e cosa non lo è. norme formali→ ben chiare ed evidenti, un esempio sono le norme legali, sono quelle che sono condivise da tutti. norme non formali→ sono quelle non tacite a cui ci conformiamo per stare nella società. Norme e valori sono poste quasi in una posizione gerarchica, le norme sono la proiezione di determinati valori, vengono dopo perché sono in pratica cosa noi dobbiamo fare per rispettare un determinato valore. Norma → derivazione del valore e linee guida del nostro comportamento quotidiano, la nostra vita quotidiana è dominata da norme ma noi neanche ce ne rendiamo conto. Esse sono il mezzo attraverso cui le strutture sociali esercitano potere sulla vita degli individui, l’inconsapevolezza dell’insieme di comportamenti che metto in atto è perchè vengono imposte dalla società, dalle strutture, i nostri comportamenti sono estremamente strutturati ma questo non vuol dire che io non mi senta libero → il rispetto della norma è legato al mantenimento dell’ordine sociale che è quel qualcosa che ci permette di essere liberi all’interno della società. → creano il “sentiero” entro cui tendiamo a muoversi. La distinzione tra norma e regola è a volte vaga ma in generale le regole sono più formali, scritte, fisse e stabilite da organizzazioni rispetto alle norme che sono più ambigue, incerte e soggette a diverse interpretazioni. Le norme non possono essere cambiate da un singolo individuo, esse possono essere cambiate gradualmente, attraverso azione collettiva. Mi accorgo della norma quando questa viene violata. La violazione di una norma fa scattare la sanzione→ la sanzione fa sì che il mancato rispetto di una norma sia costoso (in termini economici e non) questo crea incentivi a seguire le norme e mettere in atto dei meccanismi di riparazione. Istituzioni Le norme diventano potenti e vincolanti per gli individui quando vengono incorporate nelle istituzioni → queste le trasformano in modi di fare consolidati e duraturi. Le norme istituzionalizzate sono molto durature e potrebbero essere formali ma non è sempre così. Le istituzioni fanno sì che le norme siano rispettate e siano prevedibili.
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