Scarica Situazione dell'Italia nel primo '900 - Ruolo dell'intellettuale e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ITALIA DEL PRIMO ‘900 Nei primi anni del ‘900, in Italia del nord ha inizio un processo di industrializzazione che ha come conseguenza una serie di problematiche sociali, come la questione meridionale, che a sua volta porta all’emigrazione all’interno della nazione. Questa situazione da il via a una politica coloniale in Libia, argomento trattato anche da Pascoli. Il processo di industrializzazione porta necessariamento alla crescita delle città, sebbene le campagne siano sempre molto popolate, e alla presa di coscienza dei tanti lavoratori dei centri urbani che si trasformerà in tumulti e scioperi. Dal 1903 al 1914 la scena politica è dominata da Giovanni Giolitti. Questi anni sono caratterizzati da una politica di accordo tra i partiti; Giolitti, essendo un liberale, tenta inizialmente un accordo con la parte più moderata dei socialisti, ma quando arriverà alla rottura, si rivolge ai cattolici con il patto Gentiloni ricercando una collaborazione e cercando di mediare gli interessi tra le parti. Questo perché è suo interesse risanare i debiti pubblici, ma vuole anche che l'industrializzazione italiana diventi sempre più veloce e presente e che le classi sociali non siano più in contrasto tra di loro. Non a caso Giolitti sarà il primo a introdurre dei provvedimenti a tutela dei lavoratori (limiti all’orario di lavoro, salario minimo). Uno dei provvedimenti più importanti dal punto di vista dei diritti è quello del suffragio universale maschile perchè, se prima si trattava di un suffragio censitario a cui solo i più ricchi potevano partecipare, adesso riguarda tutti gli uomini di maggiore età. l’Italia entra in guerra nel 1915, sebbene fosse iniziata dall’anno precedente; questo perchè il re stava facendo accordi segreti (Patto di Londra) con le potenze alleate, Inghilterra e Francia, contro Austria e Germania, e perché l’opinione pubblica era molto divisa. Ci sono infatti i favorevoli e i contrari, tra cui anche Giolitti. I contrari erano formati da liberali (si rendevano conto che l'Italia non era in condizione di poter partecipare a una guerra in modo da vincerla), cattolici (la guerra viene visto come un strumento malvagio e per questo deve essere rifiutato) e socialisti (i proletari non devono fare la guerra tra di loro per tutelare gli interessi dei capitalisti). Tra i favorevoli invece troviamo i nazionalisti, che volevano riproporre e ricostruire la grandezza dell’Italia, gli irredentisti che volevano che tutti i territori italiani facessero parte del regno d’Italia, e gli intellettuali. IDEOLOGIE Alla fine dell’800 il positivismo entra in crisi; crisi che porterà ad un vero e proprio tramonto. Vi sono alcune novità che fanno vacillare i principi di base, cominciano a far pensare che la fiducia nel positivismo si fondasse su delle basi teoriche non complete. Una di queste novità è la teoria della relatività di Albert Einstein, annunciata nel 1905, che dimostrava come le scienze esatte, cioè la matematica, la fisica e la geometria, si fondasse su presupposti convenzionali e relativi. Ciò significa che se vengono cambiati questi presupposti, anche le leggi “esatte” cambieranno. Un’altra importante novità è la psicologia di Freud; comincia a teorizzare che no tutto ciò che fa parte dell’essere umano sia controllabile: quello che noi possiamo controllare è la parte della coscienza, ma esiste anche una parte sfuggente che è l'inconscio, il quale sfugge alla coscienza razionale. Con queste teorie si passa dalla concezione della realtà come fatto oggettivo, riducibile a una visione schematica, a una percezione della complessità della realtà. Quindi al posto del positivismo subentrano delle teorie che esaltano la parte NON razionale dell’essere umani: ● NIETZSCHE: con l’irrazionalismo contesta la visione tradizionale, razionalista e cristiana negando l’esistenza di una verità oggettiva. Questo ha come conseguenza il