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Il Barocco è una tendenza artistica e letteraria, che si esprime tra il 1600 ed il 1750, determinando profonde trasformazioni. Tali trasformazioni hanno riguardato la sensibilità ed il gusto del passato, soprattutto in Italia e Spagna. Ha mutato, così, il rapporto con la tradizione, ed investito ogni manifestazione creativa, al punto da influenzare anche la società. Per estensione, con il termine “barocco”, ci riferiamo al gusto legato alle manifestazioni artistiche estrose e fantasiose di questo periodo. Possiamo definirlo come un periodo percorso da una corrente classicista e il linguaggio classico ne rappresentava un punto di riferimento. Le Origini La parola barocco venne utilizzata, per la prima volta, dagli scrittori di età neoclassica, come Francesco Milizia (1781). Aveva senso dispregiativo, ed evidenziava i caratteri di irregolarità delle arti figurative del secolo precedente. Con il passare degli anni, il giudizio critico nei confronti del Barocco subì diverse oscillazioni. Una rivalutazione in senso positivo è stata tentata solo alla fine dell’Ottocento dallo storico austriaco Heinrich Wölfflin. Tuttavia, un certo giudizio di negatività non è mai venuto meno nei confronti di questo stile. Tutt’oggi infatti, il termine Barocco è spesso sinonimo di ampolloso e comunque di dubbio gusto. La letteratura, l’arte e la musica danno forma all’infinito e alla ricerca di esso. Ciò attraverso il principio della meraviglia, l’uso abbondante della metafora, del simbolo, l’illusione del sogno. Il barocco si specifica anche nel gusto dell’enciclopedia e del collezionismo come amore per ogni dettaglio del reale. E’ stato delimitato tradizionalmente fra il periodo del Manierismo e del Rococò: è necessario passare dal manierismo per introdurre il barocco. Il Manierismo è una corrente artistica italiana, soprattutto pittorica, del XVI secolo che si ispira alla Maniera. Il Manierismo è lo stile, dei grandi artisti che operarono a Roma negli anni precedenti il Barocco. Ricordiamo Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti , che sono i fautori di un culmine della progressione artistica. Il termine maniera è presente nei trattati del XV e XVI secolo per indicare ciò che noi definiamo stile. Giorgio Vasari definirà i gradi della "maniera" e utilizzerà questo termine per definire i diversi stili pittorici nelle varie epoche. Il Manierismo precede e prepara il mondo dell'arte al Rococò sbocciato fra il 1600 e il 1700. In Italia il più importante teorico dell’estetica barocca fu Emanuele Tesauro (1592-1675), con il testo Il cannocchiale aristotelico. In quest’ultimo, sostiene il concettismo ed esalta l’uso della metafora e dell’analogia. La lirica barocca trovò espressioni di alto livello poetico soprattutto in Spagna e in Inghilterra. Per quanto riguarda la Spagna, emersero due personalità: Luis Góngora (1561-1627), a cui si riconduce la corrente definita gongorismo o culteranesimo. Caratterizzata da un uso così sofisticato della metafora da sfiorare l’oscurità espressiva. Francisco de Quevedo (1580-1645), che, pur aderendo al concettismo barocco, intendeva fare della ricercatezza stilistica lo strumento di espressione di inquietudine e crisi. Comune alla lirica spagnola seicentesca era un forte sentimento della caducità dei beni terreni e una tormentata religiosità. In Inghilterra, invece, troviamo William Shakespeare; nacque il 23 aprile 1564 a Stratford-upon-Avon. Frequentò la King's New School, istituto gratuito per i maschi della cittadina, dove apprese il latino e i classici della letteratura. Tuttavia, non risulta nessuna sua eventuale formazione universitaria, ed è probabile che abbia lavorato come apprendista nel negozio del padre. Nel 1582, a diciotto anni, William sposò Anne Hathaway, di otto anni più grande e dalla quale ebbe tre figli. William Shakespeare Negli anni 1593-94, a causa di un'epidemia di peste, i teatri inglesi rimasero chiusi. Shakespeare, in questo periodo, pubblicò due poemetti, Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia. Tali opere, caratterizzate da forti tematiche erotiche, mostrano il senso di colpa e la confusione morale che derivano dalla lussuria incontrollata. Nell'autunno 1594 la peste abbandonò Londra, e ciò permise la riapertura dei teatri. Shakespeare si unì, o contribuì a formare, una compagnia teatrale chiamata The Lord Chamberlain's Men ("servi del Lord Ciambellano"). Scrisse diverse opere teatrali, come Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate, Amleto, Otello, Macbeth, ecc. Tornando all’Italia, sempre nei primi decenni del ‘600, spiccò la personalità di Giambattista Marino. Nacque nel 1569 a Napoli, dove restò fino ai 31 anni, in quanto suddito del Regno di Napoli. In seguito, a Roma entrò in contatto con diverse accademie, in primo luogo l'Accademia Romana di Onofrio Santacroce. La sua carriera, tuttavia, si svolse prevalentemente al Nord, tra Venezia, Ravenna, Bologna e Torino. Con la produzione di poesia lirica ed il poema mitologico Adone, ottenne enorme successo e diede vita al “marinismo”. Per un periodo nel 1611 fu incarcerato, per motivi non del tutto chiariti; in carcere scrisse La Lira. Giambattista Marino Fu pubblicata nel 1614, ed è divisa in tre parti: le prime due contengono le poesie presenti nelle Rime. La prima si compone di 454 sonetti, la seconda di 140 madrigali e 16 canzoni, la terza di sonetti e madrigali. Nelle poesie c'è il trionfo della vista, che mette fine alla tendenza all'introspezione psicologica: vi si trovano quadri di vita quotidiana, descrizione di particolari, attenzione alle piccole cose fino all'eccesso. Il tutto avvolto in una fredda cerebralità, in una mancanza di coinvolgimento sentimentale, è proprio uno dei motivi di equilibrio stilistico. La Lira Nel 1620 si dedicò interamente a L'Adone, terminato nel 1621, dopo due anni di lavori, e stampato nel 1623. L'opera descrive le vicende amorose di Adone e Venere e costituisce uno dei poemi più lunghi della letteratura italiana. Adone dovrà superare numerose peripezie ed una partita a scacchi, che gli farà ottenere la signoria di Cipro, che rifiuterà. Possiede 5.123 ottave, per un totale di 40.984 versi, poco più dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Marino lo dedicò a Luigi XIII, re di Francia, ed è composto da venti canti. L’Adone Tra i seguaci del marinismo troviamo Claudio Achillini (1574- 1640), Ciro di Pers (1599-1663). In quest’ultimo lo stile barocco è al servizio di una visione pessimistica della vita, e Giacomo Lubrano (1619-1693). Tuttavia, alcuni poeti reagirono al predominante marinismo rifacendosi a un classicismo misurato e composto. Il più noto esponente di questa tendenza antimarinista e antibarocca fu Gabriello Chiabrera; nacque a Savona 18 giugno 1552. Di famiglia aristocratica, visse a stretto contatto con la nobiltà del suo tempo; dalla madre, venne affidato agli zii paterni. Gabriello Chiabrera Per volere di questi, dal 1561 studiò al Collegio Romano e poi, sempre a Roma, frequentò la casa di Paolo Manuzio. Qui conobbe lo scrittore Sperone Speroni, il francese Marc-Antoine Muret che lo indirizzarono verso il gusto della poesia classica/greca. Sempre in quegli anni incontrò, forse, anche il vecchio Torquato Tasso, e conobbe Emanuele Tesauro. A Carlo Emanuele I di Savoia, dedicò nel 1582 il poema Delle guerre de' Goti (più noto come Gotiade). Gli dedicò, inoltre, la tragedia Ippodamia (forse del 1590) e il famoso poema Amedeide. Entrò nella corte dei Medici di Firenze, alla corte dei Gonzaga di Mantova, che lo stipendieranno tutta la vita senza obbligo di residenza. Compose molte opere, come liriche, poemetti, melodrammi, tragedie, poemi epici, sermoni e prose. Tra le prose troviamo la famosa Vita, che scrisse tra il 1633 e 1638, all’età di 80 anni. Essa è la descrizione, in terza persona, che diede di sé e della sua vita. Una esistenza sostanzialmente priva di fatti eclatanti, ma vivace e ricca di soddisfazioni e onori letterari. Il tono è autocommemorativo ed eroico, e lo stile è percorso da un ritmo malinconico. Vita All'università studiò diritto prima a Modena, poi a Bologna, Pisa e Ferrara, dove conseguì la laurea. Si diede per qualche anno ad atti di bullismo, accompagnato da alcuni ragazzi che facevano capo ai signorotti locali. Visse per lo più a Nonantola, da cui fu espulso nel 1595 a causa dei continui episodi di delinquenza. Nel 1597 fu chiamato a Roma dal cardinale Ascanio Colonna in qualità di suo segretario, e al suo seguito andò in Spagna tra il 1600 al 1603. Il 21 giugno 1589 fu eletto accademico della Crusca; ammirò Carlo Emanuele I di Savoia e divenne suo segretario nel 1618, a Roma. In quel periodo romano frequentò i maggiori intellettuali della città ed entrò a far parte dell'Accademia degli Umoristi. L’opera più famosa di Tassoni, è La secchia rapita, che è in aperto contrasto con il gusto del tempo. Un poema eroicomico bizzarro e fuori dagli schemi, una scanzonata parodia del poema eroico preso a modello dalla letteratura tradizionale. Ambientato nel Medioevo, narra la storia di un conflitto tra modenesi e bolognesi; questi si contendono una secchia da pozzo "rapita" dai modenesi, mentre i bolognesi tengono come prigioniero re Enzo di Sardegna. Quest’ultimo era il figlio naturale di Federico II di Svevia; fu stampata nel 1616. La secchia rapita Un importante contributo al dibattito culturale fra "Antichi" e "Moderni“, Tassoni l'ha offerto con il suo Paragone degl'ingegni antichi e moderni. Quest’ultimo rappresenta il decimo libro dell'opera Pensieri diversi pubblicata a Carpi nel 1620. Dopo aver soggiornato a Torino presso i Savoia tra il 1620 e 1621, si ritirò, amareggiato dalla politica, a vita privata. Passò al servizio prima del cardinal Ludovisi e del duca Francesco I d'Este, fino alla sua morte, avvenuta il 25 aprile 1635. Infine, troviamo in questa tendenza antibarocca, anche John Milton (1608-1674), con il suo Paradiso perduto, offre un fondamentale modello di poema d’argomento sacro. Del nuovo stile non va disgiunta la sua profonda aderenza a quella realtà storica con la quale cresce e si sviluppa: le monarchie assolute (Spagna e Francia) e il papato postcontroriformistico contribuiscono, con precetti e imperativi categorici, alla determinazione di alcune forme dell'edilizia. In particolar modo, a quella ecclesiastica e di corte: come la tipologia della chiesa a navata unica. Ne è un modello quella del Gesù del Vignola, che, per la perfetta funzionalità liturgica, si diffonde in Europa e in America. Né si possono trascurare gli aspetti particolari, le elaborazioni nazionali e regionali e tanto meno quelle antitesi dinamiche. In Europa… Tra classicismo retorico e superamento dei canoni (in architettura), tra realismo e decorativismo allegorico (in pittura). Entro cui si configura il Barocco europeo e che coesistono all'interno delle situazioni culturali nazionali. Si possono individuare al suo interno, allora, alcune grandi correnti e aree di influenza che nulla tolgono all'unità di un fenomeno internazionale: una corrente naturalistica e scenografica che dall'Italia e dalla Spagna si diffonde nell'Europa centrale. Questa, tramite la zelante attività degli ordini religiosi, raggiunge le colonie americane; una corrente accademica e classicheggiante in Francia, Inghilterra, Olanda. E infine la grande corrente del realismo caravaggesco, fenomeno apparentemente polemico nei confronti del Barocco nella sua accezione decorativa e scenografica. Roma, che è stata senz’altro la culla del Barocco, ha rappresentato un punto di riferimento per l’arte europea nel ‘600. Nell’architettura la spazialità interna raggiunge eccezionali risultati, grazie a geometrie eterogenee e volumi. Negli esterni, invece, emerge la predilezione per forme plastiche sinuose, per l’uso di linee curve, per l’inclusione della luce. Le rinnovate concezioni spaziali che, nell’alternanza dei pieni e dei vuoti, tendono a modellare le superfici murarie. Dunque la forma più usata risulta essere la curva, infatti, anche le gambe dei tavoli dovevano avere andamenti sinuosi. In Italia… Queste sculture andarono tutte ad ornare la lussuosa villa di Scipione Borghese fuori Porta Pinciana. Tuttavia, sono tutte conservate presso la Galleria Borghese di Roma, e mostrano già una grande padronanza della materia. Anche una concezione dei corpi nello spazio assolutamente innovativa; le ultime due, in particolare, esprimono pienamente la ricerca di dinamismo ed espressività. La ricerca di dinamismo e l’espressività caratterizzano complessivamente tutta l’opera scultorea di Bernini. Oltre che nella scultura di grandi dimensioni, raggiunse risultati notevoli anche nella produzione di ritratti teste con busto. Bernini realizzò ritratti straordinariamente vivi, con le espressioni dei visi, i gesti e pose che conferivano all'opera una propria individualità psicologica. Nel David il giovane eroe è raffigurato nel momento di massima torsione del corpo necessaria a prendere la rincorsa prima di rilasciare la fionda. È un momento carico di tensione come dimostrano anche i particolari della fronte corrugata e delle labbra serrate tra i denti. Nulla di più lontano dalla staticità e dalla consapevolezza della propria forza morale tipica delle rappresentazioni rinascimentali. Questo non è più esempio di “virtus”, ma simbolo di una visione drammatica del mondo, intrisa di incertezza verso il futuro. Il David di Bernini è colto un attimo prima del lancio, in un moto a spirale. E’ bloccato dallo scatto repentino dello sguardo in direzione opposta (il “contrapposto”), verso il nemico; questa rotazione nello spazio, può essere percepita solo osservando la scultura a 360°. David Il medesimo senso del movimento in atto e della torsione del corpo contraddistingue anche il gruppo di Apollo e Dafne(1622-1625). La scena rappresenta le due figure mitologiche del racconto narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (8 d.C.). In particolare rappresenta l’attimo in cui Dafne si trasforma in un albero di alloro. Per fuggire, infatti, all’approccio pressante di Apollo, Dafne chiede al padre Peneo di salvarla. Quest’ultimo la tramuta in una pianta proprio mentre lo spasimante la raggiunge. Apollo e Dafne Dinamismo e spettacolarità contraddistinguono anche il Baldacchino di San Pietro, opera colossale commissionata a Bernini nel 1624 da papa Urbano VIII Barberini. Lo scultore ha solo 26 anni ma ha già dato prova di altissime doti artistiche. La struttura che realizza è collocata sopra l’altare maggiore della Basilica di San Pietro. Segnala il fulcro della costruzione e la tomba dell’apostolo, è un colossale ciborio alto 28,5 m dalle forme mosse ed esuberanti. Dell’antica tipologia di origine paleocristiana conserva solo la pianta quadrata e la copertura superiore. Ma Bernini la trasforma in un oggetto scultoreo di grande dinamismo; le colonne tòrtili, poggiate su dadi marmorei e divise in tre porzioni. Il Baldacchino di San Pietro Le colonne appaiono elastiche come molle grazie al fusto spiraliforme. La copertura, costituita solo da quattro volute angolari unite al centro, presenta un andamento alternativamente convesso e concavo. I drappi che pendono dagli architravi suggeriscono l’immagine delle decorazioni tessili che ornano i fercoli processionali. Nonostante le imponenti dimensioni necessarie per apparire ben proporzionato, il baldacchino è alleggerito dalla particolare scelta cromatica operata da Bernini. Il bronzo brunito, infatti, tende a “snellire” la struttura nel momento in cui si staglia su uno sfondo più chiaro. L’Estasi di Santa Teresa (1647- 52), gruppo scultoreo inserito nella Cappela Cornaro presso la chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. La scena rappresentata al centro della struttura è il momento della transverberazione della Santa, il culmine dell’estasi mistica. E’ l’opera più pienamente teatrale, che Bernini realizza negli anni della sua maturità artistica. Un progetto nel quale fonde mirabilmente architettura, scultura e pittura utilizzando la luce in modo quasi cinematografico. Il momento dell’estasi, con l’angelo che trafigge la donna in deliquio, è messo in scena al centro di un’edicola barocca di marmi policromi. L’Estasi di Santa Teresa Nel 1658 Bernini progetta la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, uno degli edifici più rappresentativi dell’arte barocca. Per gli effetti di movimento e dilatazione nello spazio, per gli stucchi e per la ricchezza dei particolari decorativi. L’uso illusionismo della prospettiva è uno dei suoi stratagemmi con cui modifica la percezione dello spazio. Celebre è la Scala Regia (1663-1666) nel Palazzo Apostolico del Vaticano. In quest’ultima, tutte le superfici sono convergenti in modo da creare una prospettiva “accelerata”. Altre opere L’opera più maestosa di Bernini giungerà nel 1656 con l’incarico per realizzare piazza San Pietro a Roma, da parte di papa Alessandro VII.L’intervento si presentò subito complesso e delicato in quanto i palazzi e la residenza del pontefice vincolavano fortemente lo spazio.Bernini, tuttavia, riuscì a risolvere delimitando uno spazio regolare con un colonnato continuo che funge da filtro tra interno ed esterno.Il colonnato ellittico, costituito da 284 colonne disposte in 4 file radiali, è collegato alla facciata della chiesa attraverso due bracci divergenti.La conformazione trapezoidale del sagrato crea l’effetto ottico, denominato “prospettiva rallentata” (o antiprospettiva), che fa apparire il prospetto sullo sfondo più vicino. Il colonnato di San Pietro Francesco Borromini, nacque a Bissone il 25 settembre 1599, ed è stato un grandissimo architetto barocco. Lavorò soprattutto a Roma dove si recò nel 1620 per lavorare come disegnatore e scalpellino al cantiere di San Pietro. Qui, nel 1631 collaborò con Bernini nel progetto del baldacchino, suggerendo soluzioni che poi furono inserite nella realizzazione finale dell’opera. Presto però i due caratteri risultarono inconciliabili: Bernini l’archistar, il mondano, il genio, Borromini l’artigiano, il perfezionista, l’anarchico; la rivalità durò decenni. Proprio per sbarazzarsi dell’avversario Bernini raccomandò Borromini per fargli ottenere il ruolo di architetto presso La Sapienza. Francesco Borromini Canestra di frutta Una delle opere più note è la “Canestra di frutta” (1597), una natura morta incredibilmente realistica e al contempo carica di significati simbolici. Il quadro mostra un cesto in vimini contenente alcuni grappoli d’uva con foglie di vite, una mela, una pera, alcuni fichi ed altri frutti. Alla ricca composizione posta nella parte bassa della tela a formare quasi un semicerchio, si contrappone uno sfondo ampio e neutro di colore giallo chiaro. L’apparente perfezione fotografica degli oggetti nasconde una natura in decomposizione, un senso di bellezza sfiorita e di transitorietà delle cose terrene: la mela è bacata, l’uva troppo matura sta per marcire, le foglie di vite appassite si stanno già accartocciando. Dello stesso anno è una straordinaria “Testa di Medusa” (1597); il capo grondante sangue dal collo mozzato e gli occhi spalancati. In un’espressione di terrore, la Gòrgone è rappresentata su tela applicata ad uno scudo bombato di forma circolare. Il supporto, insolito, richiama la leggenda secondo la quale Perseo avrebbe sconfitto Medusa facendola specchiare sullo scudo prestatogli da Atena. In quest’opera sono già presenti tutti gli elementi tipici della pittura di Caravaggio. Si può osservare l’estremo realismo del soggetto soprattutto nei dettagli del volto e dei serpenti che lo attorniano. L’effetto è accentuato dal sapiente uso del chiaroscuro che modella il viso e stacca nettamente la testa dallo sfondo verde proiettando un’ombra sulla destra. Testa di Medusa Durante il Seicento, come già esplicato precedentemente, vennero edificate molte chiese e dimore nobiliari. Per ornare questi edifici i pittori furono incaricati di realizzare opere dipinte su tela o eseguite ad affresco. Spesso in questi spazi la pittura collabora a creare uno spazio illusionistico e scenografico con gli “sfondati”: rappresentazioni del cielo sopra una volta o di elementi architettonici slanciati verso l’alto puntando a rendere l’effetto di uno spazio che si dilata oltre i limiti dell’edificio. Questo effetto è ottenuto dipingendo le figure di scorcio, cioè viste dal basso verso l’alto, e utilizzando la prospettiva per ingannare l’occhio (trompe l’oeil). I maggiori pittori da sfondati sono stati Pietro da Cortona e Andrea Pozzo con i loro Trionfi e Glorie a tema religioso. Pietro da Cortona, Trionfo della Divina Provvidenza, Palazzo Barberini, Roma Andrea Pozzo, Gloria di Sant’Ignazio, Chiesa di Sant’Ignazio, Roma L'adesione della musica al mondo degli "affetti" è uno dei fini della poetica barocca: lo statico equilibrio rinascimentale cede il posto a un vibrante dinamismo espressivo, che può manifestarsi nell'intensità della scuola veneziana. La ricerca della tensione, del contrasto, del "chiaroscuro", si afferma anche nella musica strumentale. Essa nasce e si sviluppa con: il concerto grosso (in cui il concertino si contrappone al resto dell’orchestra); quello solistico ( in cui un singolo strumento “dialoga” con il resto dell’orchestra), con la sonata; la suite (una serie di danze strumentali) e con le composizioni per organo e clavicembalo. Tra gli altri strumenti si possono trovare l’arpa, la tiorba, il regale, la chitarra, il liuto, il clavicordo, il violino. Troviamo anche la viola, il violoncello, il contrabbasso, l’oboe, il cornetto, il flauto dolce e il flauto traverso, il trombone, il mandolino. Parallelamente alla musica strumentale, che trova a Venezia uno dei centri di maggiore sviluppo, si affermano in campo vocale: i generi dell'oratorio, della cantata e del melodramma, in cui vi è lo sfarzo scenico ed il gusto per l'ornamentazione. Con l'assunzione da parte della musica strumentale delle forme di danza anche il fluido e scorrevole ritmo rinascimentale si trasforma razionalizzandosi. Gli strumenti stessi diminuiscono vistosamente di numero e si perfezionano in funzione della ricerca di un nuovo ideale sonoro. Oltre Venezia, anche Firenze, Roma, e Napoli furono le città più importanti per la musica durante il periodo Barocco. Il melodramma è una rappresentazione teatrale nelle quali i personaggi invece di parlare cantano accompagnati da strumenti musicali. Questa forma musicale nacque a Firenze da un gruppo di intellettuali , la cosiddetta Camerata fiorentina. Tra i compositori di questo periodo, è doveroso citare gli italiani Claudio Monteverdi (1567-1643), Antonio Vivaldi (1678-1741), Alessandro Scarlatti (1660-1725) e il figlio Domenico Scarlatti (1685-1757). Troviamo poi, i tedeschi Johann Sebastian Bach (1685- 1750) e Georg Friedrich Händel (1685-1759) e l'inglese Henry Purcell (1659-1695). Johann Sebastian Bach nacque ad Eisenach il 31 marzo 1685, ed è stato un compositore e musicista tedesco del periodo barocco. Bach discendeva da una famiglia di musicisti professionisti e probabilmente anche lui iniziò ripetendo la musica ascoltata in tenerissima età. Universalmente considerato uno dei più grandi geni nella storia della musica, le sue opere sono notevoli per profondità intellettuale e per bellezza artistica. Tra queste troviamo composizioni liturgiche in latino, messe, corali, musica da camera; una tra le più famose è Ave Maria. La sua musica si contraddistingueva per la complessità dell'armonia e per la sintesi che operò fra stile tedesco e stile italiano. Utilizzava una forma di scrittura musicale estremamente dettagliata e fiorita, che lascia uno spazio esiguo alla possibilità di aggiungere passaggi arbitrari. Johann Sebastian Bach In particolar modo, l’opera italiana dominò in tutta Europa, infatti, gli autori italiani furono i più contesi. Essi, inoltre, costituirono la maggior parte delle compagnie liriche; per ciò che riguarda il "Concerto grosso" fondamentale sono stati Händel e Arcangelo Corelli. Ancora nel campo della musica strumentale bisogna ricordare l'opera di Georg Philipp Telemann che i suoi contemporanei consideravano il massimo musicista tedesco. Nel caso del concerto solista, Vivaldi è quello che più facilmente viene citato, ma altri artisti come Alessandro Marcello e Giuseppe Torelli contribuirono. Il panorama della musica barocca, tuttavia, non è certo ristretto solo ai compositori sopracitati. Ma in questo secolo e mezzo vennero rivisitate forme musicali principali della musica classica, come la musica sacra, l’ opera lirica ed il concerto.