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Marx, Engels, Lenin: Socialismo, Nazionalismo e Stato, Sintesi del corso di Storia Delle Dottrine Politiche

Due capitoli che discutono rispettivamente del manifesto del partito comunista di marx e engels e della teoria dello stato di lenin. Il primo capitolo esplora le origini del socialismo moderno e la nascita del proletariato, la protesta contro il capitalismo e la collaborazione di marx e engels per sviluppare la dottrina del materialismo dialettico. Il secondo capitolo discute del ruolo del partito bolscevico e di lenin nella rivoluzione russa, della necessità di impadronirsi della macchina dello stato e della transizione dalla società comunista alla società senza classi. Una visione marxista della storia e della lotta tra classi sfruttate e classi sfruttatrici.

Tipologia: Sintesi del corso

2011/2012

Caricato il 18/02/2012

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4.3

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Scarica Marx, Engels, Lenin: Socialismo, Nazionalismo e Stato e più Sintesi del corso in PDF di Storia Delle Dottrine Politiche solo su Docsity! SOCIALISMO E NAZIONALISMO CAPITOLO 1 “MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA” DI MARX E ENGELS Il socialismo ha una lontana radice nell’eterna lotta tra ricchi e poveri, nell’eterna rivendicazione egualitaria, ma per svilupparsi in senso moderno necessitò della nascita del proletariato a seguito dello sviluppo della grande industria. Proprio le condizioni di vita del proletariato originarono la protesta in nome della giustizia, aprendo il processo al capitalismo le cui basi erano la proprietà privata dei mezzi di produzione ed il profitto personale come motore unico della produzione delle ricchezze. I nomi principali che prima del 1848 segnano questa grande protesta sono Saint- Simon, Fourier, Owen, Louis Blanc, Proudhon. Con la parola comunismo si metteva l’accento sulla comunione dei beni; designava il socialismo degli operai, il movimento operaio per eccellenza che rimproverava al socialismo di voler riparare le incrinature dell’edificio capitalista invece di volerlo abbattere in favore di un mondo nuovo. Karl Marx nacque nel 1818 e fu studente di straordinaria precocità intellettuale. Friedrich Engels incontrò Marx a Parigi e lo raggiunse poi a Bruxelles per collaborare con lui: misero a punto la dottrina del “materialismo dialettico” che, applicata allo studio della società, diventa “materialismo storico”. Marx e Engels sarebbero stati dei comu 717c27h nisti, senza esitazioni, ma prima volevano liquidarne la dottrina confusa, eliminando metodicamente e brutalmente ogni eresia in essa presente. Un congresso del novembre – dicembre 1847 incaricò Marx della redazione del manifesto del partito comunista. L’opera è strutturata in 4 parti: 1) la prima parte, intitolata “Borghesi e Proletari”, è il nucleo del manifesto; 2) la seconda parte, intitolata “Proletari e Comunisti”, spiega la posizione dei comunisti riguardo all’insieme dei proletari; 3) la terza parte, intitolata “Letteratura socialista e comunista”, passa in rassegna le varie forme del movimento sociale dell’epoca; 4) la quarta parte descrive la posizione dei comunisti rispetto agli altri partiti di opposizione. E’ nella prima parte tuttavia che si trova enunciata quella che Engels chiamerà “l’idea fondamentale e direttrice del Manifesto” (di cui i comunisti sono i soli depositari per conto del proletariato), che sarebbe sostanzialmente questa: tutta la storia è stata una storia di lotte tra classi sfruttate e classi sfruttatrici, e questa lotta è arrivata ad una fase in cui il proletariato non può più liberarsi della borghesia senza liberare l’intera società dallo sfruttamento. Engels definisce il materialismo storico come la produzione economica e l’organizzazione sociale che ne risulta necessariamente in ogni epoca, e che costituiscono la base della storia politica ed intellettuale di questa epoca stessa. Si tratta dell’applicazione alla storia di una filosofia generale della natura e dell’uomo: il materialismo dialettico. Mentre Hegel era giunto all’idealismo assoluto secondo il quale il mondo reale non è che una realizzazione progressiva dell’idea pura, secondo Marx il mondo materiale percepibile con i sensi è l’unica realtà, al di fuori della quale non esiste nulla. La coscienza ed il pensiero chiara e azione istintiva; in virtù di una sorta di rivelazione, i comunisti sanno dove va la storia. Nelle ultime righe del Manifesto si legge: “Proletari di tutto il mondo, unitevi!” CAPITOLO 4 “STATO E RIVOLUZIONE” DI LENIN Il compito che Lenin si assegnò fu quello di creare nella Russia un partito marxista, avanguardia della classe operaia, assegnargli un programma ed una tattica ed eliminare ogni deviazione rispetto al marxismo autentico. Lenin era uomo d’azione e di intransigenza dottrinaria totale: era sicuro di avere ragione e di esser l’unico ad avercela. Per lui teoria ed azione erano unite. Lenin faceva parte della frazione bolscevica (cioè di maggioranza) del partito social democratico russo. La guerra del 1914 per Lenin era una guerra imperialista, perché il capitalismo dell’epoca di Marx si era trasformato in imperialismo, per la sostituzione del monopolio alla libera concorrenza. La missione dei partiti d’avanguardia della classe operaia e della rivoluzione proletaria, quali il partito bolscevico, era di trasformare questa guerra imperialista di nazioni in guerra civile. Dopo il suo lungo esilio in Svizzera, Lenin rientra in Russia nell’aprile 1917 e con le sue “tesi di aprile” detta il cammino da seguire: Lenin ritiene che la rivoluzione democratico-parlamentare o borghese sia ormai compiuta e debba essere trasformata in rivoluzione socialista, proletaria. L’argomentazione di base è che il potere dei Soviet (cioè dei comitati rivoluzionari di deputati operai e soldati) è dello stesso tipo della Comune di Parigi del 1871. Lenin nell’opera “Lo Stato e la Rivoluzione”, composta nell’agosto-settembre 1917, si predispone a raccontare quello che era la Comune di Parigi, come avevano ragionato su di essa Marx ed Engels (citando molte delle loro opere successive al Manifesto) e qual era il tipo di stato necessario al proletariato. Lo stato non è esistito in tutti i tempi, bensì è nato dalla società: è necessario per moderare la lotta delle classi tra loro (evitare che non si divorino). L’ordine che esso crea consiste da una parte nel togliere a queste classi i mezzi che permetterebbero loro di rovesciare i loro oppressori, dall’altra nell’accumulo da parte degli oppressori dei mezzi per imporre e mantenere la loro volontà di classe. Questa accumulazione costituisce l’apparato del potere di Stato (strumento di dominazione di classe) e consiste in due ingranaggi centrali: l’esercito permanente e la burocrazia. La macchina statale è macchina di oppressione di una classe da parte di un’altra, sia in una repubblica democratica che in una monarchia. Di fronte a questa situazione, il proletariato deve cominciare con l’impadronirsi della macchina statale per mezzo della rivoluzione violenta. E’ necessaria una educazione sistematica per formare prima di tutto un partito operaio avanguardia del proletariato capace di prendere il potere e di condurre tutto il popolo al socialismo, di dirigere ed organizzare un nuovo regime. Dopo essersi impadronito della macchina dello stato, il proletariato si trasforma in classe dominante e stabilisce la sua dittatura, che porterà allo schiacciamento senza remissione dei ricchi. Ma la dittatura del proletariato può essere creata senza aver prima annientato la macchina statale che la borghesia aveva costruito per se? No, risponde Lenin. Con cosa rimpiazzarla allora? L’esempio della Comune di Parigi del 1871, quando il proletariato ebbe in mano il potere politico per due mesi, ha mostrato che la macchina dello stato è inservibile. Con cosa rimpiazzarla? Nella comune ci fu: • soppressione dell’esercito permanente, rimpiazzato dal popolo in armi; • soppressione della burocrazia, attraverso l’elezione a suffragio universale e la revocabilità in ogni momento di tutti i funzionari; • riduzione di tutte le retribuzioni al normale salario di un operaio; • scomparsa di privilegi e spese di rappresentanza dei dignitari statali (e loro eliminazione); • soppressione del parlamentarismo ma non delle istituzioni rappresentative. Da tutti questi punti di vista la comune costituiva già un inizio di deperimento dello Stato. Infatti mentre il rimpiazzo dello stato borghese con quello proletario è impossibile senza rivoluzione violenta, la soppressione dello stato proletario è possibile solo per via di deperimento. Lenin correla lo sviluppo economico del comunismo ed il progressivo decadimento dello Stato. Nella prima fase (o fase inferiore) della società comunista, questa porta ancora le stigmate della vecchia società. L’ingiustizia borghese dell’appropriazione privata dei mezzi di produzione è finita, ma ne sussiste un’altra: gli oggetti di consumo sono ripartiti secondo il lavoro effettuato e non secondo i bisogni. E’ un’ingiustizia perché gli uomini non sono uguali (forte/debole, sposato/non sposato, ecc.) per cui il diritto al prodotto dovrebbe essere anch’esso diseguale. Ma questo risultato non è raggiungibile nella prima fase del comunismo; dunque sarà necessario un rigoroso controllo su produzione e ripartizione. Quando sottrarsi al controllo esercitato dal popolo intero sarà divenuto incredibilmente difficile, i tentativi in questo senso si faranno rari e puniti • riforma del sistema di insegnamento, che doveva inculcare l’idea dello stato; • denuncia della corruzione parlamentare; • libertà di ogni confessione religiosa purché non mettano in pericolo l’esistenza dello stato; • riunione dei tedeschi in una grande Germania. Si tratta di un programma assurdo, contraddittorio e di una accozzaglia demagogica. Ma Hitler vuole apportare una nuova concezione del mondo, che si basa su un postulato indimostrato e indimostrabile: la superiorità della razza ariana. La grandezza dell’ariano risiede in particolare nel suo idealismo, nella sua capacità di sacrificarsi per i suoi simili. Il peccato supremo contro la volontà del Creatore è l’incrocio razziale. Lo stato, secondo Hitler, non è lo stato liberale: è uno stato antiliberale, antiparlamentare, antipartitico, fondato sul principio del Capo, della Guida (Fuhrer) ed il cui motore è il Partito Unico. Stato anti- marxista, anti-egualitario, gerarchico e corporativo. Lo stato non è dotato di alcun prestigio speciale: il prestigio è riservato al popolo (Volk). Disgraziatamente – sostiene Hitler - il popolo tedesco non ha per base una razza omogenea, a causa di contaminazioni successive che hanno decomposto il suo sangue e la sua anima e che è costata al popolo il dominio del mondo. Lo scopo dello Stato è riunire, conservare e proteggere i residui uomini di pura razza nord-ariana (o nordica); lo stato deve vegliare affinché cessi assolutamente ogni nuovo incrocio razziale. Lo stato razzista farà in modo che solo l’individuo sano possa procreare, gli altri saranno sterilizzati per impedirne la riproduzione. I mezzi per raggiungere lo scopo sono due: • la propaganda indirizzata alle masse: caratterizzata da fanatismo che sferza l’anima della folla, non da conoscenza oggettiva delle verità scientifiche. Sarà di basso livello intellettuale perché rivolta alle masse, unilaterale e senza alcuna differenziazione; • l’educazione rivolta agli individui: corpi perfettamente sani attraverso allevamento appropriato; poi formazione del carattere (forza di volontà, capacità di decisione, gusto della responsabilità e del rischio); infine cultura delle facoltà intellettuali. Il Reich avrà bisogno di combattenti, non di intellettuali. L’idea da inculcare è quella della Razza. Al termine del servizio militare al giovane tedesco è consegnato il diploma di cittadino del Reich. Sul fronte della politica estera la Francia è e rimane il nemico da temere e isolare, mentre deve essere ricercata l’alleanza con Inghilterra e Italia. La politica espansionistica è orientata a Est, verso la Russia dalle immense pianure, ormai matura per il crollo: è il tema del popolo senza spazio, della conquista dello spazio vitale per la razza dei padroni.
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