Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Sociologia dei processi culturali, Sintesi del corso di Sociologia Dei Processi Culturali

Sociologia dei processi culturali - Durkheim, Weber, Adorno, Parsons, Habermas, Orsina

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 08/03/2019

francaminchia
francaminchia 🇮🇹

5

(4)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Sociologia dei processi culturali e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! DURKHEIM Nasce nel 1858 in Lorena da una famiglia tradizionalista. Nel 1887 diviene professore di scienze sociali e pedagogia prima a Bordeaux e poi alla Sorbona. Gli autori che più lo hanno influenzato sono stati Comte, Kant e Spencer. Dal 1893 al 1914 egli elabora le sue principali riflessioni teoriche per affermare i metodi e la validità della sociologia: • La divisione del lavoro sociale (1893) • Le regole del metodo sociologico (1895) • Il suicidio (1897) • Le forme elementari della vita religiosa (1912) È ritenuto insieme a Max Weber il padre fondatore della sociologia. La società Per Durkheim, la società è un fatto morale, ossia un insieme di credenze condivise che insieme formano la coscienze collettiva, sulla quale a sua volta si costituisce la solidarietà sociale ossia il senso dello stare insieme degli individui socializzati (il consenso sociale). La società, allora, non è un semplice insieme di individui, ma, è una realtà ideale: è costituita cioè da cose immateriali ossia spirituali ossia prodotte dallo spirito umano. Fatti sociali Se il mondo è un insieme di fatti naturali, allora la società è un insieme di fatti sociali . Si definisce fatto sociale: “ogni modo di fare, più o meno fissato, capace di esercitare sull’individuo una costrizione esterna – oppure un modo di fare che è generale nell’estensione di una società data, pur avendo un’esistenza propria, indipendente dalla sue manifestazioni individuali”. Caratteristiche dei fatti sociali: • Esteriorità: i fatti sociali esistono al di fuori dell’individuo. Preesistono all’individuo ; esistono indipendentemente dall’uso che noi ne facciamo. Essi dipendono da un altro fatto sociale che li precede. • Coercizione: i fatti sociali esercitano una coercizione esterna. Hanno un’intrinseca potenza imperativa che si impone sul soggetto (anche quando ciò non è evidente perché il soggetto adempie i suoi obblighi volontariamente). Vi è una norma che impone o meno una pena se non si rispetta una fatto sociale. • Generalità: i fatti sociali valgono per un numero consistente di persone (non universali). Non sono il semplice prodotto delle azioni dei singoli individui, ma hanno una loro autonomia e sono condivise dalla maggioranza. Olismo (sociologia dei sistemi) Durkheim studia la totalità: strutture, sistemi, gruppi → sociologia dei sistemi. Il sistema è più della somma delle parti. Il tutto supera le parti. Prospettiva olistica: il sistema non è semplicemente la somma delle sue parti ma la società è sempre maggiore alla somma delle componenti. La società è una realtà sui generis: essa non è semplicemente la somma delle parti ma vi è dell’altro che la struttura in termini autonomi. La società ha caratteri propri, è un fatto morale. “La società è anzitutto una forza morale, la cui coesione è concepita in termini di credenze religiose, politiche, morali” (Émile Durkheim, Il suicidio) Durkheim è ritenuto il precursore dell’olismo che si opporrà all’individualismo: Olismo: studia la società per capire l’individuo. Primato della società sull’individuo Individualismo: studia la società a partire dall’individuo. Definizione del metodo della sociologia Come si studia la società? Come si studiano i fatti sociali? La società è una realtà sui generis (di tipo ideale, spirituale), ma nonostante ciò può essere studiata scientificamente. Condizioni del vivere sociale e del consenso sociale Che rapporto si dà tra la coscienza individuale e quella collettiva? Quali sono le condizioni del vivere sociale? Che cosa struttura il consenso sociale? Durkheim individua nella sua opera principale “La divisione del lavoro sociale” due modi diversi di fondare il legame sociale, due forme di solidarietà sociale: • SOLIDARIETÀ MECCANICA • SOLIDARIETÀ ORGANICA Solidarietà meccanica • Società semplici (clan/ tribù/ società primitive) • Legame sociale per somiglianza tra individui: condivisione di valori/cultura • Scarsa divisione del lavoro (il contadino medievale faceva tutto da sé) • Coscienza collettiva • Massima uguaglianza, indifferenziazione, forte omogeneità • Diritto repressivo (diritto penale): vi sono divieti e imperativi assoluti da cui l’individuo è plasmato. La punizione è per aver compiuto l’infrazione, aver trasgredito la coscienza collettiva. Solidarietà organica • Società complesse (industrializzazione) • Legame sociale per differenziazione: integrazione funzionale di competenze • Specializzazione: possibilità di differenziarsi nell’unità dell’insieme • Interdipendenza funzionale • Diritto restitutivo (diritto civile): il fine è ristabilire l’ordine precedente, non tanto punire il colpevole. Si affievoliscono le punizioni dello Stato sull’individuo. • Anomia: disordine sociale latente Dalla solidarietà meccanica alla solidarietà organica L’individualismo è frutto della divisone del lavoro che determina lo sviluppo di capacità e attitudini specifiche. Società tradizionali → scarsa divisione del lavoro→solidarietà meccanica →coscienza collettiva Società moderna → divisione e specializzazione del lavoro→solidarietà organica→assenza di punti di riferimento (anomia) Anomia Anomia = assenza di norme; dal greco a- (senza) e nomos (legge). La società moderna è per Durkheim anomica poiché caratterizzata da profondi cambiamenti sociali che disgregano valori, usi, consuetudini tradizionali: vengono meno i punti di riferimento morali collettivi. Il suicidio è un fatto sociale: “Talvolta gli uomini si uccidono perché hanno avuto dispiaceri di famiglia o delusioni d’amor proprio; talvolta hanno sofferto la miseria e la malattia; ecc. Ma noi abbiamo visto che queste particolarità individuali non sarebbero capaci di spiegare il tasso sociale dei suicidi […].” Nel libro Il suicidio (1897) Durkheim mostra per la prima volta l’applicabilità del metodo sociologico ad un fatto sociale specifico. • Il suicidio è un fatto sociale infatti il problema è riconoscere le cause sociali che portano a compiere l’atto suicida. (metodo sociologico) • Il sociologo non studia le motivazioni individuali che portano il singolo ad avere un comportamento deviante, il suicidio (studio psicologico). Bensì considera il tasso dei suicidi, e quindi indaga quali sono i fatti sociali – presenti o assenti - che comportano l’aumento dei suicidi. Rapporto tra tasso di suicidi e componente religiosa: Il tasso di suicidi tra i protestanti è maggiore che tra i cattolici Come si spiega questa correlazione? Per comprenderla bisogna risalire a fatti sociali che lo spiegano e non a motivazioni individuali. • La religione protestante fornisce meno integrazione sociale – ossia meno coesione sociale - di quella di altre confessioni. (spirito del libero esame/il protestante è solo dinnanzi a Dio..) • La religione cattolica invece è meno anomica poiché inserisce il singolo in una comunità gerarchicamente strutturata e fornisce dei saldi punti di riferimento morale. Emerge pertanto che il tasso di suicidi è inversamente proporzionale all’integrazione sociale. • Interrogativo: i «valori» sono creati o scoperti (in quanto esistono per se stessi; Platone)? • Leo Strauss ha parlato di «nichilismo weberiano» Il processo di razionalizzazione La storia dell’umanità è retta da un progressivo processo di disincantamento del mondo (de-magificazione). Si tratta quindi di una nuova capacità dell’uomo di rapportarsi con la realtà esterna: sempre più razionale e sempre meno passiva.La società moderna è frutto di un processo di razionalizzazione→ razionalizzazione del rapporto uomo-mondo. Entzaberung • Magia: si nutre del terrore che l’uomo ha verso il mondo naturale che ritiene un campo di forze oscure dominabili solo dalla magia. Essa è il tentativo dell’uomo di dominare la natura. • Mito: è il racconto strutturato, primo passo razionale con cui l’uomo supera la paura del suo rapporto con le forze naturali oscure e nemiche. • Religioni:sono il risultato di una prima e vera razionalizzazione. Razionalizzazione: le religioni Ogni religione ha una specifica concezione del rapporto uomo-mondo così riassumibile: • Giudizio positivo sul mondo (confucianesimo/taoismo) • Giudizio negativo sul mondo (religione indiana e giudaico cristiana)→la realtà è corrotta rispetto alla perfezione divina. Le religioni devono permettere una redenzione dell’uomo rispetto all’imperfezione mondana: ♦ Via mistica alla redenzione = fuga dal mondo ♦ Via ascetica alla redenzione = agire nel mondo La via ascetica è per Weber la via religiosa che permette di realizzare il processo di razionalizzazione implicito in ogni religione. L’uomo ottiene la sua redenzione attraverso un agire razionale sul mondo→ cristianesimo→ protestantesimo. “Etica protestante e spirito del capitalismo” Nella sua opera emerge: 1. Il protestantesimo produce lo spirito del capitalismo Per Weber, oltre che alle precondizioni economiche, tecnologiche, storiche e sociali, il capitalismo occidentale nasce e si sviluppa anche perché la borghesia imprenditoriale si ispira a nuovi valori.Secondo Weber, la mentalità capitalista – basata cioè su imprese che hanno come scopo il massimo profitto mediante organizzazione del lavoro, il quale non è solo goduto ma reinvestito – è originata dall’etica protestante. La posta in gioco è la dimostrazione della propria qualità come persona, una continua ricerca dell’evidenza della prova di essere predestinati alla salvezza 2. Spiegazione del capitalismo alternativa a quella di Marx Weber mostra il ruolo privilegiato che ebbero i protestanti nell’organizzazione capitalistica.Tuttavia, per quanto egli individui l’importanza della Riforma protestante nel determinare lo spirito cioè l’ethos proprio del nuovo sistema economico capitalista, egli non ritiene possibile far derivare completamente da essa il capitalismo. L’etica protestante è una delle concause che spiegano la genesi del capitalismo moderno 3. Il protestantesimo è il punto di arrivo dello sviluppo della personalità moderna occidentale che esprime nel capitalismo il suo rapporto di disicantamento con la realtà. Ma non è il punto d’arrivo del processo di razionalizzazione L’etica del lavoro prodotta dall’ascesi protestante è il punto di arrivo del processo di razionalizzazione? Secondo Weber no: il processo di razionalizzazione prosegue indipendentemente dall’etica religiosa, anzi contro di essa. “Il Puritano voleva essere l’uomo di una professione – noi dobbiamo esserlo”. Il processo di razionalizzazione che aveva liberato dapprima l’uomo dalla magia, ora lo incatena nuovamente: La potenza coercitiva dell’ordinamento economico moderno ci impone di essere professionisti. Nella professione l’uomo non afferma più se stesso, ma si nega. Lo spirito del capitalismo fondato su un’etica religiosa che faceva del lavoro una professione, diventa una gabbia d’acciaio. La razionalizzazione va ben oltre il disincantamento religioso, nell’Occidente essa si trasforma nella forma della modernizzazione. Il mondo diviene un grande meccanismo mosso da leggi causali in cui l’intervento stesso dell’uomo è guidato prevalentemente da una razionalità diretta allo scopo/ all’efficacia. La ragione diviene dominio tecnico Il capitalismo è alienante perché l’uomo non ha la possibilità di costituirsi come soggetto autonomo. RAZIONALIZZAZIONE MODERNIZZAZIONE. La razionalizzazione del mondo si profila sempre più come un processo che chiude l'uomo in una sorta di "gabbia d'acciaio" creata da lui medesimo: dal guadagno, il quale, divenendo capitale, si trasforma in fine autonomo dotato di proprie leggi. Quali alternative per noi moderni? • Il rischio di rimanere prigionieri della gabbia d’acciaio di cui parla Weber vale anche per noi contemporanei davanti al processo di globalizzazione. • Si tratta di un problema di senso: lo spirito del capitalismo perde il suo “spirito”, l’ethos del lavoro subentra l’efficacia strumentale di una tecnica svincolata dal fine. • L’uomo moderno può sfuggire alla gabbia cercando di coniugare le due razionalità: diventando un uomo maturo. Ossia colui che sa dare un senso alla sua personalità superando la logica dell’efficacia strumentale, di una tecnica svincolata dal fine. • L’uomo maturo è l’uomo che ha ancora un’autonoma vita interiore. PARSONS Alfiere dello struttural-funzionalismo. Studioso di Weber, ne traduce l’Etica protestante e lo spirito del capitalismo ed in seguito, dopo il 1945, parti di Economia e società. Opere di maggior rilievo: • La struttura dell’azione sociale (1937) • Il sistema sociale (1951) • Working Paper in the Theory of Action – (1953) (schema AGIL) FUNZIONALISMO: Funzione: • In senso biologico→ le parti svolgono la loro funzione per mantenere in vita l’organismo. La funzione è un concetto astratto ossia non dipende dall’organo concreto. • In senso matematico→ la funzione è la relazione tra variabili. Durkheim è un precursore del funzionalismo quando parla di solidarietà organica. (funzionalismo organicista). Parsons vuole allontanare il concetto di funzione dalla metafora organicista poiché: • La società non va più pensata come un grande corpo ma come un “sistema sociale”in cui è importante capire come le parti si armonizzano, • Il funzionalismo vuole fornire un modello teorico astratto – “la grande teoria” capace di spiegare come una società si costituisce e si sviluppa. Sistema, struttura, funzione e processo Concetti base del funzionalismo: • La società è un sistema sociale ossia un insieme strutturato e non contingente di relazioni tra ruoli istituzionalizzati. • La struttura è la forma stabile che le relazioni tra le parti del sistema (ruolo sociali) assumono. • La struttura mantiene la sua funzionalità attraverso dei processi (processo di interiorizzazione). PUNTI SALIENTI DEL PENSIERO DI PARSONS 1. Ricerca di una teoria generale della società (“Grande teoria”) 2. L’individuo si integra nella società mediante l’interiorizzazione di valori sociali 3. Il modello di evoluzione sociale si basa sul concetto di differenziazione funzionale. Metodo La sociologia è la teoria della società formulata nella società moderna ma è applicabile a qualsiasi gruppo umano del passato presente e futuro. La teoria sociologica è necessariamente astratta poiché intende individuare ciò che accomuna nonostante le enormi differenze le varie strutture sociali. Da qui la denominazione di “Grande teoria. Teoria struttural – funzionalista • Funzionalista:la sociologia deve individuare le funzioni fondamentali di ogni forma sociale al di là delle diverse forme con cui vengono concretizzate. • Struttural-funzionalista: queste funzioni sono messe in atto da strutture e processi concreti. Cioè vi sono strutture sociali (Stato, famiglia, scuola) che svolgono le loro funzioni in modo da dare stabilità al sistema sociale. Sistema sociale Quali processi garantiscono la stabilità di una società nel tempo? Il sistema sociale è un insieme integrato di ruoli e funziona perché gli individui hanno interiorizzato le credenze alla base delle aspettative sociali tipiche dei ruoli che ricoprono. 1. Ruolo sociale Il ruolo è indipendente dalla persona (il ruolo di studente non coincide con lo studente che lo ricopre); Il ruolo è definito dalle aspettative di ruolo (coordinandosi con gli altri ruoli mette in atto le azioni sociali che gli altri ruoli si aspettano); Le aspettative di ruolo sono il risultato del processo di istituzionalizzazione (solo alcuni specifici contenuti normativi sono incorporati nel ruolo). 2. Processo di interiorizzazione Parsons sviluppa l’idea fondamentale di: processo di interiorizzazione dei valori coniugando Durkheim e Freud. Un sistema sociale è stabile se la struttura integrata di ruoli che la costituisce si mantiene nel tempo. Ciò è possibile solo se gli individui hanno interiorizzato (sistema di personalità) i valori socialmente condivisi (sistema cultura) che stanno alla base delle aspettative di ruolo. Processo di socializzazione La “coscienza collettiva”(valori sociali esterni al singolo) di Durkhiem viene interiorizzata attraverso processi di socializzazione. I processi di socializzazione ci accompagnano per tutta la nostra vita da quando siamo bambini sino alla vecchiaia. Tanto più i valori sociali saranno interiorizzati tanto più l’individuo agirà – in modo inconsapevole – sulla base delle aspettative di ruolo che ha fatto proprie. Variabili strutturali (pattern variable) • Per quanto socializzato, l’individuo può sempre assumere un atteggiamento deviante (cfr. Durkheim). • Bisogna evitare un eccesso di devianza che mini la stabilità sociale, tuttavia alcuni dilemmi d’azione sono propri della natura volontaristica dell’azione, ossia rimangono anche negli individui più socializzati: sono le variabili strutturali. 5 coppie di variabili strutturali (= dilemmi di scelta/alternative di comportamento): Affettività/neutralità Azione affettiva (amico), azione neutrale (medico). Scelgo tra la gratificazione immediata secondo impulso affettivo o la disciplina domina l’affettività. Diffusione/specificità Azione di ampio raggio cioè che tiene in considerazione tutti gli aspetti (genitore- figlio) o di raggio ristretto (medico-paziente) • Soci età • iste ma socia Modello generale di funzionamento del sistema sociale Parsons elabora un modello generale con cui interpretare ogni società: in ogni sistema sociale di identificano 4 funzioni generali (Schema AGIL) e 5 dilemmi a cui ogni attore sociale si trova dinnanzi ( Variabili strutturali). Schema evolutivo: differenziazione funzionale Parsons elabora uno schema evolutivo delle società: Il processo di differenziazione funzionale • Tale processo spiega l’evoluzione storica delle società e quindi giustifica l’emergere della società moderna. • In ogni sistema vi sono dei sottosistemi: il sottosistema è contenuto nel sistema ma a sua volta diventa sistema avente altri sottosistemi (effetto matriosca). • Il motore del processo/del cambiamento è il sistema delle credenze e dei valori. SOCIETA’ MODERNA Sistema di credenze della società moderna = individualismo. La natura dei valori sociali condivisi cambia radicalmente rispetto alle società pre-moderne dove i valori erano prescritti in modo rigido. Nella società moderna non si interiorizzano comportamenti dettagliati ma criteri generali d’azione proprio perché l’individuo è più libero di scegliere tra alternative funzionalmente differenziate. LA TEORIA CRITICA DELLA SOCIETA’ o “SCUOLA DI FRANCOFORTE” Nel 1923 un gruppo di studiosi marxisti ed ebrei fonda a Francoforte l’Istituto per la ricerca sociale. L’obiettivo è elaborare una riflessione filosofica e sociale che riprenda il concetto di critica proprio del pensiero di Marx e disperso nelle forme sia della socialdemocrazia che dell’ortodossia comunista sovietica. Ripresa della dimensione critica del marxismo L’atteggiamento critico dei francofortesi emerge come: 1. Ritorno alle origini: il vero Marx è un critico sociale, le interpretazioni marxiste successive hanno tradito la sua vocazione più autentica. 2. Superamento di Marx: trovare un modo innovativo di essere marxisti significa elaborare una teoria sociale che affronti le nuove questioni che Marx non poteva prevedere. Contro ogni forma di dogmatismo. Critica francofortese Il cuore della critica francofortese alla società moderna sta nel vedere nei processi di razionalizzazione l’elemento alienante del capitalismo moderno: si tratta di rileggere Marx e il suo concetto di alienazione attraverso Weber e il concetto di razionalizzazione . ADORNO Vicende biografiche È uno dei migliori rappresentati della teoria critica. Conosce Horkheimer e Benjamin durante gli studi universitari; Si laurea in filosofia a Francoforte con una tesi su Husserl. Costretto all’esilio per motivi “razziali” si rifugiò negli Stati Uniti dove continuò la collaborazione con Horkheimer, strinse amicizia con Thomas Mann (esule tedesco). Tra il 1941 e il 1944 lavora con Horkheimer a Dialettica dell’Illuminismo che uscirà in tedesco per la prima volta nel 1969. Torna a Francoforte nel 1949 e diviene professore di Sociologia e Filosofia. Gli anni successivi sono segnati dalle polemiche con il movimento studentesco. Dialettica negativa (1966) è il suo libro teorico più importante. Critica del metodo Adorno critica sia il metodo di Durkheim che quello di Weber poiché ritiene erroneo porre l’alternativa tra l’autonomia della società e l’individualità del soggetto. Non c’è sapere oggettivo finché permane questa contrapposizione. La sociologia produce un sapere falso poiché separa società ed individuo come due realtà autonome e ripropone ciò nella sua metodologia scientifica. Oggettività del sapere La società è sia un prodotto dell’individuo (WEBER) che una realtà autonoma (DURKHEIM). Solo in questa situazione in cui non esiste più scarto tra singolo e totalità il sapere potrà dirsi oggettivo. TOTALITA’ SOCIALE INDIVIDUALITA’ PARTICOLARE La ragione è dialettica la ragione produce ciò da cui vuole mettersi in guardia. Dialettica dell’illuminismo: L’Illuminismo è quel pensiero critico che intende liberare l’uomo dalle falsità del mito: mette in guardia dalle varie assolutizzazioni della magia e della religione. Allo stesso tempo però, corre il rischio di assolutizzarsi a sua volta: rischia di diventare il mito della ragione. Dialettica dell’Illuminismo di Adorno e Horkheimer La Dialettica dell’Illuminismo rappresenta la storia dell’Occidente: L’Illuminismo, che è in via di principio opposto al dominio, crea invece nuove forme di dominio incarnate nella società di massa. Il mondo borghese-capitalista è espressione di una ragione (razionalizzazione di Weber che diviene modernizzazione) che diventa tecnica e che tradisce se stessa. Paradosso dell’illuminismo: Il paradosso è che l’Illuminismo viene meno al suo compito di liberare il soggetto: gli individui sono annullati nel sistema economico e politico in quanto ridotti a cose. Invece che la liberazione si ha l’estraniazione. Il tanto decantato razionalismo dell’Illuminismo si trasforma, secondo Adorno e Horkheimer, nel suo contrario: chiude gli uomini nella logica economica per la quale uomini e cose sono strumenti del profitto. MITO DELLA RAGIONE: Mito della ragione strumentale (processo di razionalizzazione weberiano→ gabbia d’acciaio, nuova forma di oppressione) DOMINIO DELLA TECNICA È LA razionalità del capitalismo sociale che dilaga dalle fabbriche a tutti i rapporti sociali: tutto diviene merce, tutto è scambiabile: vittoria dell’oggetto sul soggetto (alienazione). Non c’è salvezza senza illuminismo l’Illuminismo ha quindi prima illuso e poi tradito gli uomini? • Da un lato: l’Illuminismo va criticato • Dall’altro: bisogna elaborare – mediante la sua critica - un pensiero positivo su di esso che lo liberi dalle logiche di dominio. Occorre una critica razionale alla ragione, ossia una critica illuminista all’Illuminismo. Dialettica dell’Illuminismo – Illuminismo della dialettica: La dialettica dell’illuminismo contiene la possibilità di un illuminismo della dialettica. Se l’Illuminismo criticando il mito diviene esso stesso mito, mito della ragione; questo implica la possibilità di riconoscere la falsità in cui continuamente incorre. Proprio nella messa in luce della dialettica che lo muove, l’Illuminismo ha la possibilità di salvare se stesso. Piano sociale e politico: critica alle forme reificate della società moderna (fascismo e società del consumo di massa). Critica alla società moderna Adorno e Horkheimr affermano che il potere economico e politico non è più limitato allo sfruttamento della forza lavoro: la logica del dominio non è più confinata nelle fabbriche ma invade ogni rapporto sociale, qualsiasi momento della vita dell’individuo. Il capitalismo diffonde sofferenza poiché si pone come totalità: tutto diventa merce poiché tutto diventa scambiabile. TOTALITARISMO: TOTALITARISMO → NAZIFASCISMO: gli uomini sono ridotti a cose perché ingabbiati dentro concetti che non ammettono repliche (esempio: distinzione ideologica tra ebrei ed ariani). L’ideologia si mantiene grazie all’uso della tecnica: giornali, radio, cinema. Essa rende possibile un controllo minuzioso ed efficace dell’individuo. SOCIETA’ AMERICANIZZATA: La ragione illuminista crea nuove forme di dominio mediante la tecnica incarnate nella società di massa. L’alienazione entra nel tessuto sociale: OGNI COSA è TRASFORMATA IN MERCE. SUPREMAZIA DELL’OGGETTO SUL SOGGETTO. Società dei consumi = società americanizzata = consumo di massa Consumo di massa Vivere significa acquisire → è la logica alienante propria della razionalizzazione capitalista della società dei consumi. L’uomo moderno è subdolamente pensato come colui che vive per consumare e che è felice di consumare. Consumare è la forma di gratificazione collettiva su cui si regge l’ordine sociale. Il nuovo sistema coercitivo si basa sulle promesse di benessere e non più sulla paura e sul terrore: tuttavia, nulla è innocuo poiché tutto parla di rapporti di dominio e di gerarchie sociali. Cultura di massa = industria culturale La cultura di massa è l’esempio più eclatante di come il sistema produttivo trasformi ogni cosa in merce. La cultura diventa consumabile. Tutto ha valore in quanto si può consumere/scambiare ma non ha più valore in sé. Hollywood diventa il simbolo dell’asservimento della cultura alla produzione di massa. HABERMAS Habermas distingue tra scienze della natura e scienze dell’uomo. Le scienze della natura sono mosse da un interesse tecnico verso l’esteriorità agire strumentale Le scienze dell’uomo sono il luogo dell’interpretazione, dell’intesa reciproca, e tradiscono se stesse se promuovono un sapere utile al controllo e alla manipolazione delle interazioni umane attraverso le ingerenze della tecnica agire comunicativo La specificità dell’uomo e del sociale La razionalizzazione, infatti, secondo Habermas agisce in modalità specifiche: • a livello tecnico • a livello economico • a livello sociale La legittimità di ogni modalità di azione dipende dall’applicarsi della razionalizzazione ad ambiti altrettanto specifici: la logica tecnico-economica non può invadere la sfera umana e sociale , violando l’ambito del discorso finalizzato alla intesa reciproca. Veritas, non auctoritas facit legem In Teoria e critica dell’opinione pubblica Habermas ricostruisce la genesi dell’opinione pubblica: • attraverso la riunione in spazi privati di incontro come caffè, club, circoli, si delineò un «luogo» indipendente dallo Stato e dalla famiglia; • il borghese vi assunse la percezione di essere un individuo libero, e nelle interazioni comunicative il criterio di legittimità venne a fondarsi sulla forza dell’argomento; • l’opinione privata del singolo si trasformò in pubblica attraverso il confronto razionale con le opinioni altrui Linguaggio e comunicazione In gioco, in questo frangente, vi sono le regole che governano la comunicabilità di un contenuto, dunque acquista un ruolo preminente la competenza comunicativa. La comunicazione è interattiva e pragmatica, nonché dominata dalla logica dell’intesa. La normatività interna al linguaggio è identificabile attraverso tre pretese di validità: verità, sincerità e correttezza. Teoria dell’agire comunicativo In Teoria dell’agire comunicativo Habermas individua due specifici ambiti, quello dei sistemi sociali (agire tecnico-strumentale per il successo) e quello dei mondi della vita (agire comunicativo per l’intesa). Habermas identifica tre principi sociali di organizzazione riconducibili a tre fasi dello sviluppo sociale: centralità delle strutture di parentela; progressivo affermarsi dello Stato; sviluppo dell’economia di mercato e dell’impresa capitalistica razionalizzata. Il rischio più grande rimane comunque la colonizzazione del mondo della vita ad opera della logica dei sistemi sociali. La democrazia deliberativa Nel tentativo di definire un modello di democrazia capace di garantire autonomia ai mondi della vita, Habermas fa presente che la razionalizzazione passa sempre attraverso un processo di universalizzazione che superi i particolarismi. Il principio U è il principio di universalizzazione: una norma morale è valida se potenzialmente accettata da tutti sul piano delle conseguenze di una sua applicazione universale. Il principio D: sono valide le norme d’azione potenzialmente approvate da tutti gli interessati all’interno di un discorso razionale. È il principio mondiali e poi nel ventennio successivo al 1945. In questo caso non si tratta di impartire un’analisi politica ma piuttosto l’obiettivo è: mostrare come la crisi del politico della fine degli anni sessanta trovi le proprie origini nella struttura stessa della democrazia. Il contributo Una tale crisi, come si vedrà, era già stata individuata da acuti osservatori come A. de Tocqueville (1805-1859) nella prima metà del diciannovesimo secolo; e poi a seguito della Grande Guerra come è stato osservato da sociologi, filosofi e storici: come Josè Ortega y Gasset (1883-1955; vedi: La ribellione delle masse, 1929 ); Johan Huizinga (1872-1945; storico olandese; L’autunno del Medioevo; Homo Ludens; La crisi della civiltà, 1935, tr.it. 1937) 1.1 La democrazia e i suoi abitanti CHE COS’è LA DEMOCRAZIA? Una Weltanschauung, non un semplice sistema istituzionale: «La promessa che ciascun essere umano abbia pieno e assoluto controllo sulla propria esistenza, conducendola dove meglio crede; e la pretesa da parte degli esseri umani che quella promessa sia mantenuta» (G.O.) A. de Tocqueville, La democrazia in America (1832-1840; tr.it. Utet, 1968) «L’uguaglianza, che rende gli uomini indipendenti gli uni gli altri, fa sì che si prendano l’abitudine e sentano la voglia di non seguire, nelle loro azioni personali, altro che la loro volontà. Questa indipendenza assoluta, di cui godono continuamente nei confronti dei loro uguali e nella pratica della loro vita privata, li induce a guardare con scontentezza ogni autorità, e suggerisce loro l’idea e l’amore della liberà politica. Gli uomini che vivono in questi tempi, camminano dunque lungo una china che li porta naturalmente verso libere istituzioni» (Voll. II, p. 15 della tr.it.) La contraddizione democratica: la promessa-pretesa Dalle considerazioni di Tocqueville (Democrazia in America) emerge bene come questa promessa-pretesa sia la principale caratteristica della democrazia fondata sull’uguaglianza delle condizioni. Quindi la democrazia: • Da un lato permette agli esseri umani di essere qualsiasi cosa desiderino senza limiti, almeno teoricamente. • Dall’altro ciò funziona se gli esseri umani desiderano entro certi limiti. Contraddizione della democrazia, individuata anche da Tocqueville: la democrazia spinge l’uomo a desiderare illimitatamente mettendo così in pericolo l’uomo del quale non può fare a meno. Effetti negativi del contesto democratico (3) 1. Il modo in cui si conosce la realtà: superficialità e conformismo. Si tende alla superficialità di giudizio, si vive in fretta e si privilegia la dimensione pragmatica dell’esistenza; la ricerca ossessiva del benessere materiale è d’ostacolo ad una vita di studio e di riflessione ama le generalizzazioni e le nozioni che hanno un’immediata ricaduta pratica. Il cittadino democratico non riconosce niente e nessuno al di sopra di sé e rifiuta qualsiasi autorità: tende a confidare unicamente nelle proprie opinioni: «Ciascuno si chiude, dunque, strettamente in sé stesso e pretende, da qui, di giudicare il mondo» (A. d. T., tr.it. p. 492); Poiché la vita individuale e quella collettiva non possono però prescindere da una quantità di nozioni accettate dogmaticamente: il cittadino democratico si illude della sua autonomia intellettuale ma in realtà non fa altro che conformarsi all’opinione pubblica. 2. Effetti negativi di natura psicologica. Sterilità spirituale data dal perseguimento di un benessere materiale mediocre. Questo determina un’assenza di vere e grandi passioni. La via dell’autodeterminazione non è la via della felicità: in astratto infatti la possibilità è aperta per tutti, ma in concreto gli individui sono isolati e deboli, in competizione. La perfetta uguaglianza e la totale abolizione delle gerarchie sono impossibili da ottenere (l’abitante democratico avrà sempre qualcuno che lo sovrasta). Questo provoca risentimento e insoddisfazione. «Incerti, bramosi, inquieti, pronti a cambiare parere a cambiare posto, ...» 3. Effetti negativi di natura sociologica. L’assetto sociale democratico tende a isolare gli uomini gli uni dagli altri limitandone le interazioni e provocando una crescente estraneità reciproca. «ciascuno di questi uomini vive per conto suo ed è come estraneo al destino di tutti gli altri: i figli e gli amici costituiscono per lui tutta la razza umana; quanto al resto dei concittadini, egli vive al loro fianco ma non li vede; li tocca ma non li sente; Non esiste che in se stesso e per se stesso, e se ancora possiede una famiglia, si può dire per lo meno che non ha più patria» (A. de T., 812). Un isolamento non solo sincronico ma anche diacronico, con le generazioni precedenti . Contrappesi e rimedi (3) Quali contrappesi? 1. La religione, dice T., può svolgere la funzione di riportare al centro dell’esistenza umana questioni alte e rilevanti, di restituire all’uomo e alla società «ambizioni più alte», «un senso più vasto della solidarietà umana»: stretto legame fra religione e libertà: «sono incline a pensare, dice T-, che se l’uomo non ha fede bisogna che serva, e, se è libero, che creda». Il dispotismo può anche non curarsi della fede, ma non la libertà. 2. 2. Partecipazione alla vita pubblica e associazionismo civile e politico; e i giornali che allargano gli orizzonti sociali e cognitivi degli individui mettendoli a contatto con la realtà. 3. 3. La socialità; ossia avere il senso di un bene comune per il quale sapersi sacrificare. Si tratta dell’”interesse bene inteso” (“ben” intendere il proprio interesse) ossia mostrare agli individui che se la società funziona bene anche loro ne trarranno beneficio: ciò li dovrebbe indurre – in termini utilitaristici e non etici – a evitare comportamenti antisociali. Cit. pag. 27 Profilo del cittadino adatto a vivere nel contesto democratico Il profilo di un cittadino capace di sostenere il buon funzionamento di una democrazia: Orsina: «Un individuo che rinuncia ad approfittare fino in fondo della promessa di autodeterminazione assoluta che gli vien fatta perché così gli impongono dei rigidi principi etico-religiosi, o utilitaristici- razionali, oppure di semplice buon senso dettato dall’esperienza».«L’assenza di limiti esterni si regge sulla presenza di limiti interni, la promessa pubblica di autodeterminazione sulla capacità privata di autolimitazione» 2. L’iperdemocrazia dell’uomo-massa Negli anni compresi tra le due guerre, le contraddizioni della democrazia esplodono: Con la prima guerra mondiale tramontano definitivamente «le antiche gerarchie e gli antichi equilibri» che in un qualche modo avevano anche svolto una funzione di contrappeso degli effetti negativi della democratizzazione. La grande guerra ha svolto la funzione di un «acceleratore» dei processi di democratizzazione. Due «guide» per comprendere quanto avviene fra le due guerre nella società europea: Ortega Y Gasset “La ribellione delle mase” e J. Huizinga “La crisi della civiltà”; Entrambi hanno toni molto cupi: la crisi è scaturita dal diffondersi della cultura, dal progresso tecnologico, dalla democratizzazione delle possibilità esistenziali. Non sono due pensatori avversi alla modernità e alla libertà, anche se propongono una analisi per certi versi drammatica. In entrambi i testi si analizza: l’epoca interbellica lungo tre direttrici: intellettuale – psicologica – politica. TRE DIRETTRICI La crisi intellettuale definisce l’immagine dell’individuo democratico: l’uomo-massa, privo di parametri con cui definire il bene/male il vero/falso. Tale creatura assume dei tratti psicologici ben precisi: è un “bambino viziato” –il narcisista - che non capisce perché dovrebbe frenare i suoi istinti. Tutto questo non può che avere drammatiche conseguenze politiche: l’uomo-massa non si accontenta di scegliere chi governa ma pretende di governare in prima persona (“iperdemocrazia”). Crisi intellettuale: la civiltà occidentale ha smarrito: i principi etici che le permettevano di separare il bene e il male come pure i parametri che le consentono di distinguere il vero dal falso nel leggere la realtà. Il ragionare diviene antinomico e ambivalente. Antinomico nel senso che il pensiero è sospeso tra due oggetti che sembravano prima escludersi. Ambivalente perché il giudizio valutativo resta indeciso nella scelta. (epoca del dubbio). Huizinga, La crisi della civiltà: in assenza di un principio-guida «le diverse tendenze culturali dell’età contemporanea non possono confluire altro che nella triade: benessere, potenza, sicurezza, cioè ideali più fatti per dividere che per unire». Nelle elité intellettuali si verifica «un vero e proprio tramonto del bisogno di verità»; dominano i sofismi; La crisi è visibile anche nella vita quotidiana: L’alfabetizzazione, la diffusione dell’istruzione e dell’informazione non coincide necessariamente con un innalzamento vero di civiltà e della cultura vera. L’istruzione, se non elaborata personalmente e profondamente «rende sotto- istruiti» (!!). L’UOMO MASSA Ortega y Gasset: parla di trasformazione dell’individuo in uomo-massa. L’individuo diventa l’”uomo-massa”: È l’individuo assalito da un mondo caotico privo di una bussola che gli permetta di mettere ordine e fornirgli qualche criterio di giudizio. Personaggio simile a quell’individuo che vive in un assetto democratico dove sono in atto gli effetti negativi e mancano i contrappesi. L’uomo massa: La massa travolge tutto ciò che è differente, egregio, individuale, qualificato, selezionato: «Chi non è come tutti, chi non pensa come tutti, rischia di essere eliminato. Ed è chiaro che questo ‘tutti’ non è ‘tutti’. ‘Tutti era normalmente l’unità complessa di massa e minoranza. Adesso ‘tutti’ è solo la massa» (p. 817). Crisi psicologica: l’uomo massa : Gasset analizza il passaggio dalla dimensione macro (quadro giuridico della democrazia liberale) a quello micro ossia la psicologia di chi nasce in quel quadro. Siamo dinnanzi ad un uomo nuovo : l’uomo è emancipato da ogni vincolo civile e allo stesso tempo emancipato dal bisogno materiale reso possibile dal progresso e dal benessere. L’uomo nuovo è il bambino viziato: È colui che il “mondo non costringe a limitarsi in nessun senso” ma di cui “al contrario eccita gli appetiti che, per principio possono crescere illimitatamente” . . L’uomo non sa più frenare i propri istinti. (vedi cit. pag. 36) L’uomo-massa è l’uomo-nuovo Ortega: «L’Europa di oggi è desocializzata o, che è lo stesso, mancano principi di convivenza che siano vigenti e a cui si possa ricorrere» (p. 970) L’uomo nuovo: 1. Illimitata facilità materiale 2. Una vita priva di impedimenti 3. libera espansione dei desideri vitali 4. radicale ingratitudine verso quanto ha reso possibile la facilità della sua esistenza: l’uno e l’altro tratto costituiscono la nota psicologica del bambino viziato. Viziare è non limitare i desideri. Crisi politica: in tal senso, data la crisi intellettuale, anche la vita pubblica viene privata di nozioni condivise di vero e bene. Inoltre l’uomo-massa non si accontenta più di scegliere chi governa: pretende di governare in prima persona: Iperdemocrazia (Gasset): è il tipo di politica basata sull’azione diretta con cui l’individuo afferma le proprie opinioni effimere senza curarsi di argomentarle, usare la forza come prima ratio. Quale conclusione a tale deriva? La concentrazione di uomini-massa sulla difesa integrale del proprio diritto soggettivo all’autodeterminazione mette in grave pericolo la capacità di autodeterminarsi politicamente della collettività a cui appartiene. Come può il singolo determinare se stesso se la collettività a cui appartiene non riesce a farlo? Conseguenze: “iperpolitica” Che cos’è l’iperdemocrazia? «La pretesa dell’’uomo-massa’ di governare di persona prima riduce la capacità della collettività cui egli appartiene di autodeterminarsi politicamente, e poi degenera nell’’iperpolitica’ totalitaria». Una politica senza mediazioni, senza partiti. L’iperdemocrazia ha portato all’iperpolitica (totalitaria; catastrofi degli anni trenta): la nuova forma politica rassicura l’uomo massa nel suo valore ed allo stesso tempo lo inquadra in una gerarchia ferrea ristabilendo i parametri del buono e del vero (la forza come unica ragione – Hitler pag. 39) . La seconda guerra mondiale è la conseguenza delle contraddizioni interne della democrazia che ha rifiutato ogni limite. Dal venir meno dei contrappesi si è giunti così alla convinzione che la forza è l’unica ragione, convinzione che ha scatenato la seconda guerra mondiale. 1.3 L’età dell’equilibrio: la liberal-democrazia postbellica La democrazia liberale torna ad essere il regime politico dell’Europa occidentale nel Secondo dopoguerra; soffre tuttavia di una fragilità etico-politica (la liberaldemocrazia si impone per mancanza di meglio) che viene però controbilanciata da tre tipologie di contrappesi: 1. La promessa di autodeterminazione individuale viene fatta valere nella sfera pubblica ma molto meno nei rapporti personali e di mercato. (gerarchie economiche e familiari tradizionali) 2. Nella sfera pubblica la pretesa non viene fatta valere negli ambiti più numerosi in cui la gestione è affidata a organismi sovranazionali o ad istituzioni tecnocratiche. (gerarchie della competenza). 3. Contro l’iperdemocrazia. Non un esercizio diretto, ma per delega e mediazioni. Le tre nuove costituzioni in Europa (Italia, Germania, Francia) inseriscono istanze di mediazione fra elettore e luoghi della decisione( gerarchie politiche) Gerarchie economiche e familiari tradizionali 1) Delimitazione tra sfera pubblica (organizzata secondo i principi dell’autodeterminazione) e le sfere del privato nelle quali quei principi sono meno presenti. Quale percezione degli anni cinquanta? Orsina: come un decennio repressivo sui luoghi di lavoro, nella sfera familiare, personale e sessuale. Repressivo e conservatore per il prevalere ancora di valori tradizionali che traggono forza dal prestigio delle chiese Il narcisista (da pag. 56 a pag. 60): è il tipo-ideale ossia un modello astratto utilizzato per misurare ed analizzare la situazione storica degli anni 70. Il narcisista raccoglie allora quei tratti psicologici che si fanno visibili nella società occidentale dagli anni settanta in poi. Quali tratti emergono? (cfr. pag. 56-60) Tocqueville: egoismo e individualismo. Quale differenza? • L’egoismo: Tocqueville lo definisce come «un amore appassionato e sfrenati di se stessi, che porta l’uomo a riferire tutto soltanto a se stesso, a preferire sé a tutto» L’egoismo «dissecca i germi delle virtù». • L’individualismo: come frutto specifico della civiltà occidentale. Non un istinto cieco, ma «un sentimento ponderato e tranquillo» che si esplica nella sfera delle associazioni, degli amici, dei corpi intermedi. L’individualismo non inaridisce le virtù individuali ma diventa la sorgente delle virtù pubbliche. Tuttavia lo stesso individualismo è esposto al rischio di cadere nell’egoismo (e attaccare ogni virtù). Il concetto di «narcisismo» si precisa dalla seconda metà degli anni settanta, e viene affiancato ai due concetti precedenti. Tom Wolfe, Richard Sennett, Cristopher Lasch, Gilles Lipovetsky sono fra i primi pensatori a precisare concettualmente tale concetto e a crearne i presupposti di un suo uso sociologico. Il narcisista è incentrato su se stesso, ma non solo (possiamo infatti essere egoisti illuminati dalla consapevolezza di seguire l’interesse bene inteso). La specificità sta nel fatto che la sua ossessione di sé è fondata su di una distorsione cognitiva: «l’incapacità di percepire la propria persona e la realtà come due entità separate ed autonome l’una dall’altra». Il narcisismo – non come patologia individuale ma come tratti psicologici diffusi, come idealtipo (M. Weber). Il narcisista non distingue il dentro dal fuori, il soggettivo dall’oggettivo. Il mondo del narcisista è “psicomorfo”: “Il narcisismo trova il suo modello nella psicologizzazione del sociale, del politico, della scena pubblica in generale, nella soggettivizzazione di tutte le attività un tempo impersonali ed oggettive”. Il mondo è quindi privato di consistenza e significato autonomi: può essere giudicato solo in relazione a quanto ostacoli o favorisca il benessere psicologico individuale di chi vi abita. (valore psicoterapeutico). Il narcisista, dice Orsina, assomiglia al democratico illimitato (privo di contrappesi) di cui parla Tocqueville, e all’uomo massa di cui parla Ortega: L’individuo democratico è chiuso in se stesso, non ascolta rifiuta interpretazioni del reale che vengono dall’esterno, si fida solo del proprio giudizio. Si rapporta con il mondo solo attraverso il filtro della propria soggettività non educata e maturata dal confronto. È una monade intellettuale sociale e politica. Perde ogni dimensione diacronica: vive immerso nel presente. L’unica cosa che gli interessa è soddisfare le proprie urgenze psicologiche immediate: Il presente è l’unica dimensione che vive nella sua soggettività chiusa. Il narcisista non ha nessuna vita intima: dal momento che non riesce a stabilire un confine fra dentro e fuori, fra sé e la realtà che lo circonda. Egli può fare quello che vuole, ma in realtà non sa che cosa volere. L’individuo è sgretolato al suo interno. 2.2. La decomposizione della politica Che ne è della politica ? Sempre più deve imparare a maneggiare individui maldisposti a rinunciare a qualsiasi minimo spazio di libertà, qualunque sia il meraviglioso futuro che viene a loro prospettato in cambio di quella rinuncia. Individui narcisisti: lo scopo della politica diventa allora salvaguardare gli spazi di autodeterminazione soggettiva. Questo implica un circolo vizioso: più la frammentazione individualistica e il narcisismo progrediscono, più la politica deperisce. Cinque sono gli ambiti in cui ciò emerge : potere – identità – tempo – ragione – conflitto. La politica di fronte all’individualismo e al narcisismo • Il potere: più gli spazi di libertà degli individui si dilatano, più si restringe la possibilità che lo Stato imponga obblighi e doveri. Delegittimazione di ogni potere politico. Impossibilità di azioni collettive: “ogni organizzazione sociale richiede, in una certa misura, ineguaglianze d’autorità e distinzioni di funzione. Quanto più il diffondersi del clima democratico, esercitando un’influenza livellatrice e omogeneizzatrice, corrode tutto ciò, tanto più distrugge le basi della fiducia e della cooperazione fra cittadini”. Al contempo però, le democrazie richiedono l’azione collettiva: soltanto il potere pubblico infatti potrà garantire il consolidamento e l’ampliamento degli spazi di autodeterminazione collettiva. La contraddizione del progetto democratico viene così alla luce: da un lato il progetto richiede di strumenti collettivi per realizzarsi, dall’altro l’azione collettiva necessita di individui pronti ad accettare ordine e disciplina per emanciparsi. • Identità: una società che abbia la liberazione degli individui come proprio obiettivo predominante scoraggia la formazione di identità collettive robuste, ampie, e durature. Tende piuttosto a spezzarle e minimizza la loro pretesa di oggettività e di radicarsi interpretandole come costruzioni fluide provvisorie e negoziabili. Una volta accettato il principio che le identità collettive possono e devono essere decostruite, la segmentazione può proseguire all’infinito: fino all’entità base, l’individuo. Lo stesso individuo (narcisista) sgretola non solo l’interno dall’esterno, ma la stessa personalità interna. Personalità vuote e identità collettive instabili sono proprie della democrazia. • Il tempo: privatizzazione del tempo: ciascuno ha il diritto a imporre i tempi della propria esistenza, la collettività può al massimo essere la cornice entro cui le varie identità si autogestiscono. Il narcisista vive in un eterno presente: ha perduto il legame con le generazioni passate e si disinteressa delle successive. È vuoto dentro e vive in un mondo privo di certezza e “durezza”. L’incapacità di tenere a basa il tempo devasta la politica: la manutenzione del consenso acquista un ritmo frenetico che va ricostruito di continuo. La politica non sa più rassicurare la società nei suoi destini futuri: alla cabina di comando vi è un pilota che non sa che direzione prendere. • La ragione: prevalere delle emozioni sulla razionalità (vedi Lacroix). Modernità liquida. Pensiero debole. Post-moderno. Più recede il ruolo della razionalità e il suo esercizio (non si argomenta più sugli scopi d’azione pubblica perché tali scopi sono sgretolati in tanti frammenti soggettivi) più aumentano gli spazi soggettivi del sentimento. “l’ispessirsi delle lenti soggettive come le quali si giudica la realtà crea problemi alla politica perché moltiplica le visioni del mondo, ne rende difficile la ricomposizione e fa delle urgenze psicologiche personali il principale criterio di valutazione e d’azione della sfera pubblica. Ma la politica che è attività pubblica e collettiva, cosa se ne farà mai di una ragione così strettamente rinchiusa nella soggettività individuale?” • Il conflitto: Psicologizzazione della realtà (emotivismo). Vince il diritto di ciascuno a cercarsi la propria felicità come meglio crede: liberi tutti di pensarla come meglio credono, ma libero nessuno di far leva sul proprio modo di vivere per esprimere giudizio negativo sull’altro: «L’interazione fra gli individui smette di puntare alla costruzione di una conversazione franca e progressiva – e pacificamente conflittuale – sul vero e sul falso., il giusto e lo sbagliato, come vorrebbe la teoria liberale, per acquistare piuttosto uno scopo psico-terapeutico: lenire, rassicurare, confermare» (Orsina, p. 78). La tendenza è chiudersi in comunità unanimi propria dei social network. Il conflitto politico stesso allora si fa meno ordinato e meno profondo: assistiamo al moltiplicarsi delle comunità identitarie e della fragilità dei principi condivisi e delle istituzioni che dovrebbero metterle in comunicazione l’un l’altra. Il destino della politica In tale situazione ( cioè: fine della dimensione temporale, perdita di identità collettiva e capacità di gestione di conflitti virtuosi; crisi del potere) la politica perde di senso e di autonomia. Lo slogan sessantottino: il privato è pubblico si rovescia nel suo contrario: il pubblico diventa privato. (lettura pag. 79) 2.4. Il capro espiatorio La politica è caduta in una trappola. La politica si è fatta carico del progetto di emancipazione soggettiva; ha assecondato richieste impegnandosi a soddisfarle. Non ha saputo arginare l’utopia di queste richieste. Ha smarrito un principio del limite, della realtà, della responsabilità personale. La politica ne è risultata «stritolata» da cinquant’anni a questa parte: l’assoluta determinazione individuale è sempre stata e resterà sempre un’utopia. Epilogo del libro – la mappa (pag. 169) La democrazia promette a chiunque la abiti il pieno controllo sulla propria esistenza.Tale promessa viene fatta anche se non può umanamente essere mantenuta. Per far si che gli individui controllino la loro esistenza è necessario che la comunità alla quali essi appartengono governi la propria (di esistenza). La comunità potrà conservarsi in controllo di se stessa solamente laddove chi ne fa parte rinuncia a una quota della propria autonomia e si mette al suo servizio Affinchè ciò accada occorre che si diano delle condizioni: parole quali “rinuncia” e “servizio” devono avere un senso; che vi sia una visione condivisa del futuro, che identità ragione e interesse non si rinchiudano nello spazio isolato di ciascun singolo. Tali condizioni sono però corrose dalla promessa democratica di autodeterminazione soggettiva Soluzioni possibili : quattro ipotesi • Prima ipotesi: (antropologia ottimistica):Evitare che il processo di emancipazione individuale generi narcisisti e disintegri punti di vista collettivi, rendendo impossibile l’attività politica. Gli individui devono sapersi costruire riflessivamente personalità solide e complete, capaci di trovare da se valori su cui fondare la propria esistenza e in nome dei quali aprirsi altruisticamente (Inglehart, Welzel, Giddens, Beck). Obiezioni di Orsina: natura illimitata del desiderio; propensione umana al conflitto; • Seconda ipotesi: funzione delle strutture sociali e restaurazione della tradizione • Terza ipotesi: ruolo di specifiche circostanze storiche • Quarta ipotesi: una spontanea reazione di senso comune: . Ruolo di chi riesce a conservare un «patrimonio sufficientemente consistente di realismo, ragionevolezza, pazienza, moralità». Anche questa, tuttavia, sembra, abbastanza ottimistica. Il senso comune può anche essere qualcosa di pericoloso. Le soluzioni 2 e 3, per quanto distinte, sul piano logico, hanno spesso cooperato sul piano storico. Vedi: G.W. Bush (11 sett. e rilancio dei valori dell’Occidente); idea di una catastrofe imminente, sovranismo; Del Noce: i valori tradizionali (religione, patria, famiglia, etc.) non possono essere resuscitati per via politica;
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved