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Riassunto appunti sulla sociologia dell'educazione di Émile Durkheim, Sintesi del corso di Sociologia dell'Educazione

Della complessità del concetto di educazione e del suo studio nella sociologia, riflettendo su come sia evoluto storicamente e come il suo ruolo nella società abbia subito trasformazioni. Il concetto di educazione come processo di socializzazione, il ruolo di durkheim nella sociologia dell'educazione, l'influenza della terza repubblica francese sul suo pensiero, la solidarietà come strumento di integrazione sociale, l'importanza dell'educazione come strumento vitale per la società, l'approccio positivista alla storia e alla moralità, l'influenza di durkheim sulla filosofia positivista e sulla politica ad essa associata, e la critica a dewey e alla sua scuola attivista. Il documento si conclude con un'analisi del legame tra istituzioni educative e culto nel mondo islamico.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

Caricato il 15/02/2024

noraele1999
noraele1999 🇮🇹

5

(3)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto appunti sulla sociologia dell'educazione di Émile Durkheim e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia dell'Educazione solo su Docsity! Riassunto appunti Pizzo Il testo discute la complessità del concetto di educazione e il suo studio nella sociologia, riflettendo su come sia evoluto storicamente e come il suo ruolo nella società abbia subito trasformazioni. Inizia con la necessità di chiarire il significato di "educazione", poi si riferisce al Dizionario di Sociologia di Luciano Gallino per definire la Sociologia dell’educazione, che esamina le interazioni tra le varie componenti di un sistema educativo e il loro rapporto con i processi sociali più ampi. Il testo amplia poi il concetto di educazione come processo di socializzazione che include la trasmissione di norme, valori, conoscenze e usanze tra generazioni e gruppi sociali, sia attraverso processi intenzionali che involontari. Il fondatore della sociologia dell'educazione è Durkheim, che vede l'educazione come strettamente legata alla società e fondamentale per il mantenimento dell'ordine sociale. Durkheim si concentra sulle trasformazioni industriali e sulle sfide poste dal crescente individualismo e dalla frammentazione dei ruoli sociali, sottolineando il bisogno di agenzie che rafforzino la solidarietà di gruppo per prevenire l'anomia e guidare i cambiamenti sociali, incluso il movimento verso una religione civile in risposta alla secolarizzazione. Testo 1 Durkheim tra socializzazione e integrazione Il testo descrive il contesto storico e sociale della Terza Repubblica francese e come questo ha influenzato il pensiero sociologico di Émile Durkheim, particolarmente il suo concetto di solidarietà. Durante questo periodo, la Francia affrontava sfide interne significative, tra cui la repressione della Comune di Parigi e la necessità di riconciliazione nazionale. I leader politici erano influenzati dal positivismo e ritenevano che la scienza sociale dovesse promuovere il progresso. Tuttavia, l'emergere del movimento operaio svelò le disuguaglianze persistenti e la limitatezza delle riforme educative nel risolvere le tensioni sociali. Di conseguenza, la Terza Repubblica si impegnò a trovare un equilibrio tra la riduzione del conflitto sociale e il mantenimento dell'ordine produttivo capitalista, soprattutto alla luce del suffragio universale. Durkheim prese spunto da questi eventi per sviluppare il suo progetto filosofico e sociologico, ponendo l'accento sulla solidarietà come strumento di integrazione sociale. Il testo riflette sull'evoluzione del concetto di eguaglianza nella Terza Repubblica francese, evidenziando la transizione dal principio di fraternità, che si scontra con la realtà delle diseguaglianze sociali, al concetto di solidarietà. Quest'ultimo è visto come un obiettivo pragmatico per lo Stato: non necessariamente abolire le classi, ma ridurre gli antagonismi sociali e costruire un senso di unità collettiva attraverso obbligazioni reciproche. La solidarietà emerge quindi come un concetto chiave, capace di integrare le idee di libertà, eguaglianza e giustizia nel tessuto sociale e politico. È anche un termine di compromesso tra le visioni liberali e socialiste dello Stato, e si posiziona come una nozione più scientifica e "positiva" rispetto alla fraternità, che rimane importante ma limitata alla dimensione nazionale. Il testo suggerisce che la fraternità, pur essendo un principio ideale, si confronta con difficoltà normative e con un passato rivoluzionario socialista, mentre la solidarietà si presta meglio a regolare un sistema di diritti e doveri gestito dallo Stato. La fraternità, con le sue implicazioni religiose e dogmatiche di uguaglianza assoluta di fronte a Dio, si scontra con le diseguaglianze terrene, per cui la solidarietà, supportata anche dalla scienza biologica, offre una soluzione più fattibile. Nel tardo diciannovesimo secolo, le scoperte in microbiologia e fisica hanno evidenziato l'interdipendenza tra le parti di un organismo, rinforzando il concetto di solidarietà. Le ricerche di Pasteur sui microrganismi e i progressi nella microfisica hanno dimostrato che sia la solidarietà sia la contaminazione patologica derivano dall'interazione tra le parti di un sistema, sia esso biologico o sociale. La solidarietà è quindi diventata un fenomeno scientificamente osservabile e non solo una nozione astratta. Émile Durkheim, spesso riconosciuto come il padre della sociologia, ha esplorato questa solidarietà come fondamento dell'organizzazione sociale. Durkheim, influenzato dal periodo storico turbolento in cui visse, incluso l'affare Dreyfus, e dalla sua eredità culturale ebraica, ha posto come fulcro della sua riflessione Condorcet esprime la speranza che l'uguaglianza si affermi, non solo riducendo la diseguaglianza naturale tra le persone ma promuovendo un'uguaglianza che benefici tutti, supportando la civiltà e l'industria senza generare dipendenza o miseria. Prevede un futuro in cui l'ignoranza e la povertà saranno solo eccezioni e dove gli uomini avranno la conoscenza necessaria per vivere secondo la propria ragione e coscienza, e dove ogni individuo possa sviluppare le proprie capacità per soddisfare i propri bisogni. Inoltre, Condorcet prevede miglioramenti nella specie umana attraverso scoperte scientifiche e progressi nella condotta morale e nelle capacità intellettuali, morali e fisiche. Questi miglioramenti potrebbero derivare sia dall'evoluzione degli strumenti che intensificano e guidano l'uso delle nostre facoltà, sia dallo sviluppo organico naturale dell'uomo. Questa estesa riflessione di Condorcet illustra la base su cui poggia anche il pensiero comtiano e positivista. C'è un ottimismo intrinseco che permea la loro considerazione della questione sociale, mirando verso una coesione sociale, una visione condivisa da Durkheim nel suo studio sulla solidarietà e l'organizzazione sociale. Durkheim, nel suo esame del socialismo nelle lezioni sul "Socialisme" del 1895, riconosce l'importanza dell'economia ma enfatizza maggiormente la necessità di moderarla con norme sociali. Lui vede il socialismo non come una semplice questione economica ma come un fenomeno sociologico che richiede una nuova organizzazione sociale che superi la lotta di classe, vista come sintomo di una cattiva organizzazione. Durkheim crede che la questione sociale sia più una questione di moralità e socializzazione difettosa che di diseguaglianza economica. Prosegue argomentando che per risolvere i problemi della società moderna si dovrebbero promuovere riforme istituzionali che incoraggino la solidarietà tra le classi basata su principi comuni di giustizia sociale. Secondo Durkheim, la società si evolve secondo le proprie leggi, quindi il compito della politica non è imporre forme sociali, ma comprendere e rispettare queste leggi naturali. Ciò, tuttavia, può mascherare le dinamiche di potere sotto l'apparenza di una distribuzione funzionale dei ruoli sociali, inclusi quelli di classe. Durkheim vede la solidarietà come un equilibrio tra la coesione sociale e la libertà individuale. La sua sociologia pone la società come unica fonte di autorità, un principio che risiede tra l'individuo e lo Stato, tradizionalmente considerati opposti nella teoria liberale. Gli individui hanno un debito di lavoro e cooperazione verso la società, e lo Stato non impone un'autorità trascendente, ma serve come un regolatore che interviene per ripristinare l'armonia sociale. Durkheim chiarisce nel suo libro "Éducation et sociologie" che non è compito dello Stato creare un senso di comunità, ma piuttosto consolidare e rendere più consapevole la comunità di idee e sentimenti già esistente. La funzione dello Stato è di rendere espliciti e comunicare i contenuti impliciti della "vita psichica" diffusi nella società. I gruppi intermedi svolgono un ruolo essenziale in questo processo perché generalizzano gli interessi individuali e comunicano regole che sono vicine all'esperienza sociale degli individui, aiutando a prevenire l'anomia. Durkheim identifica nella religione un fattore cruciale per la coesione sociale, un tema centrale del suo ultimo grande lavoro, "Le forme elementari della vita religiosa". Utilizzando dati etnografici e contributi dall'"Année sociologique", rivista da lui fondata, Durkheim distingue tra sacro e profano per definire la religione come un insieme di credenze e pratiche riguardanti il sacro che unifica i fedeli in una comunità morale, o Chiesa. Durkheim riconosce che le credenze religiose stabiliscono e conservano gli ideali collettivi di una società. Pur osservando la secolarizzazione dei valori religiosi nella modernità, sostiene che la sacralizzazione dei principi morali rimane essenziale per la coesione sociale, anche se le forme di culto possono cambiare. Ad esempio, cita Comte, che prevedeva la formazione di una religione positiva e si riferisce agli ideali di Patria, Libertà e Ragione, consacrati dalla Rivoluzione Francese. Inoltre, Durkheim analizza il suicidio come fenomeno sociale, esaminando i tassi di suicidio per comprendere le dinamiche di integrazione sociale di una comunità, piuttosto che i casi individuali. Lega il numero di suicidi alla coesione sociale di una società e nota che le crisi economiche, sia in crescita che in calo, possono aumentare i suicidi a causa della perdita di valori fondamentali e del disorientamento che ne consegue. Durkheim classifica il suicidio in tre categorie: egoistico, anomico e altruistico. Il suicidio egoistico è prevalente nelle società protestanti, dove l'individualismo è enfatizzato; il suicidio anomico accade durante periodi di crisi sociale; e il suicidio altruistico si verifica in contesti di forte coesione sociale, come quando i soldati muoiono per la patria. La sua ricerca sul suicidio è significativa nella storia della sociologia anche perché è tra le prime a testare una teoria con dati empirici. Nonostante alcune critiche, come la possibile eccessiva enfasi sul quantitativo e la mancata verifica di alcuni dati statistici, il suo lavoro rimane un punto di riferimento per l'analisi sociale del suicidio, evidenziando come il fenomeno possa essere spiegato dal grado di integrazione sociale di una comunità piuttosto che da cause individuali. Durkheim è spesso associato con l'importanza della coesione sociale, il valore delle norme e i pericoli dell'anomia. Benché tale visione possa dipingerlo come una figura conservatrice, è cruciale riconoscere che Durkheim attribuiva anche un ruolo positivo alla devianza. La considerava un laboratorio per testare nuovi modelli di vita che potrebbero, alla fine, arricchire e ampliare la coesione sociale includendo gruppi precedentemente marginalizzati. Per esempio, i movimenti per i diritti delle minoranze che inizialmente vengono considerati devianti possono alla fine estendere la coesione sociale a coloro che erano esclusi. Anche il crimine è una forma di devianza che, attraverso la punizione del trasgressore, può riaffermare i valori sociali condivisi. Dunque, mentre la preoccupazione per la coesione normativa è centrale in Durkheim, la sua visione si fa più complessa alla luce di questi aspetti. La società è sottoposta a una trasformazione radicale che la spinge a rivedere le istituzioni responsabili dell'inclusione sociale di individui in ruoli sempre più frammentati. Il proliferare di nuove professioni e l'espansione dello spazio urbano in uno metropolitano hanno cambiato le dinamiche relazionali, rendendole più oggettive e mediate da strumenti come il denaro. L'avvento della società Le scuole coraniche rappresentano il primo livello di istruzione, seguite dalle madrase e da altre istituzioni menzionate. Questo sistema, gestito dagli ulama, è rimasto pressoché invariato fino ai primi movimenti riformisti moderni. Si sono avuti tentativi di amalgamare l'educazione tradizionale con metodi e conoscenze moderne, mantenendo la superiorità degli ideali islamici (salafiyya), tentativi di occidentalizzazione generalmente guidati da stati post- coloniali e, più recentemente, movimenti per una "reislamizzazione" che cercano di preservare l'autonomia dal modello occidentale e di rispettare la tradizione. Un altro pilastro culturale e simbolico dell'Islam è la moschea, o masjid, che significa "luogo di prostrazione" e "luogo di adorazione". Oltre ad essere il luogo di preghiera, è anche un punto di ritrovo per la comunità. Inizialmente, non esisteva un luogo specifico per pregare, almeno fino alla Rivelazione nella sura XXII del Corano, che consacrava la Mecca come santuario puro e Casa di Dio. Secondo la tradizione, il primo masjid fu costruito dal Profeta Maometto a Medina, su un terreno che, secondo alcune storie, comprò o gli fu donato, dove poi costruì la sua casa, che aveva un cortile circondato da mura di terra e tronchi di palma, diventando il luogo di riunione e preghiera per la comunità musulmana di Medina: il primo masjid. Durante le espansioni islamiche, il modello di insediamento tipico prevedeva la costruzione di abitazioni intorno a un masjid centrale, luogo di culto e di ritrovo, spesso situato ai margini delle città. Le città si espandevano progressivamente attorno a questi nuclei, come avvenne per Fustat, Kairouan, Bassora e Kufa. In alcuni casi, strutture di culto già esistenti venivano convertite in moschee, a volte con compensazione, altre volte senza, come nel caso della Chiesa di San Giovanni Battista ad Acri. Le prime moschee erano caratterizzate da una struttura semplice: un grande cortile circondato da portici con archi, con un lato orientato verso la Mecca (qibla), dove si trova il mihrab, una nicchia vuota che simboleggia la presenza di Maometto. Nelle città più grandi si distinguevano le grandi moschee o gami’, adatte alle preghiere del venerdì, dalle moschee più piccole per le preghiere quotidiane. Un esempio emblematico è la Grande Moschea degli Umayyadi a Damasco, dove fu introdotta la maqsura, uno spazio riservato al califfo. Elemento distintivo delle moschee del venerdì è il minbar, il pulpito da cui si tiene la khutba, un sermone che include il riconoscimento del califfo legittimo. Importante anche la dikka, da cui si chiama alla preghiera. Inizialmente, le moschee non avevano minareti, che potrebbero essere stati introdotti sul modello dei campanili cristiani. Tuttavia, è da notare che le moschee non avevano una funzione esclusivamente sacra, ospitando anche attività quotidiane. Questo ci porta a considerare la distinzione tra spazio pubblico e privato nell'Islam, che è centrale per capire le discussioni sui diritti e le libertà, inclusa la condizione delle donne e l'uso del velo. Il Corano contiene versi che sostengono la parità di genere e altri che affermano l'inferiorità femminile su questioni come l'eredità e la testimonianza. Un punto di partenza per questa discussione è la radice hrm, che esprime il concetto di sacralità insieme a qds. La radice araba hrm è al centro di vari termini che rappresentano il concetto di sacralità e di separazione nel mondo islamico. Haram, per esempio, indica qualcosa di sacro e proibito, mentre tahrim si riferisce al divieto stesso. Harim, o harem, denota un luogo riservato come spazio privato, spesso associato alle donne, e al- haram o bayt al-muharram si riferiscono a Mecca. Al-haramayn sta per Mecca e Medina insieme. Ihram rappresenta sia lo stato sacro del pellegrino sia il suo abito rituale. Hurma può significare onore o pudore e a volte è usato come sinonimo di mar’a, "donna". Questi termini hanno in comune l'idea di uno stato, un luogo, una persona o una cosa che è separata e inaccessibile agli estranei, simile al concetto greco di témenos. Il privilegio di essere 'riservato', applicato alle donne, si è trasformato in molti casi in una segregazione effettiva, con gli usi sociali che hanno portato a una trasformazione del privilegio in un tipo di condanna. Il termine hijab, comunemente tradotto come "velo", originariamente indicava una barriera fisica che separa lo spazio pubblico da uno privato, come una tenda. Questo elemento di separazione era comune per le personalità di alto rango nel mondo islamico, al punto che anche il califfo e Maometto venivano "velati" per segno di rispetto. Questa pratica di "velare" individui di prestigio era comune anche in culture preislamiche, e l'uso del velo nel mondo islamico può derivare da influenze esterne, specialmente durante il periodo umayyade. Col tempo, il significato del hijab si è evoluto fino a riferirsi al velo indossato dalle donne, che è diventato un modo per creare uno spazio riservato individualizzato, quando la creazione di spazi fisici separati diventa impraticabile, come nei moderni appartamenti familiari. In questo modo, il corpo della donna diventa lo spazio sacro e inaccessibile, un simbolo di onore per la famiglia. Il Corano prescrive buona condotta e decenza nell'abbigliamento per entrambi i sessi. La sura che stabilisce l'obbligo del velo per le donne non ha effetti equivalenti per gli uomini, ma sottolinea la decenza e il rispetto nei comportamenti e nel vestire. Infine, la radice qds si riferisce a un diverso aspetto della sacralità, spesso legato alle tradizioni ebraiche e cristiane. Ar-ruh al-quds si riferisce allo Spirito Santo, spesso identificato con l'Arcangelo Gabriele. Gerusalemme è chiamata Bayt al-maqdis o al-Quds, e gli hadith definiti qudsi sono quelli che riportano le parole dirette di Allah. Gerusalemme, già considerata città santa da ebrei e cristiani, è stata riconosciuta come tale anche dagli arabi, tanto che inizialmente la qibla era orientata verso di essa. La sua importanza nell'Islam è stata consolidata dalla tradizione che narra del mi’raj, l'ascensione al cielo di Maometto, partendo da Gerusalemme, anche se il Corano non specifica il nome della città. Il califfo ‘Umar fece erigere un oratorio vicino alla pietra sacra da cui si crede sia avvenuta l'ascensione, che successivamente divenne la moschea di al-Mu’awiya e poi la famosa Cupola della Roccia, completata sotto ‘Abd al-Malik e nota anche come Moschea di Omar. Accanto a questa, si erge la Moschea al-Aqsa, edificata e ricostruita più volte, con significati sia religiosi sia politici.
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