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L'influenza degli algoritmi sui social media nella formazione dell'opinione pubblica, Dispense di Sociologia Della Comunicazione

L'influenza degli algoritmi sui social media nella formazione dell'opinione pubblica. Come le piattaforme digitali, attraverso il funzionamento degli algoritmi, influenzano la circolazione dei contenuti, la credulità collettiva e la percezione del clima d'opinione. Vengono inoltre esaminate le conseguenze di questo fenomeno sulla società e sulla comunicazione politica.

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 22/03/2024

vellairene
vellairene 🇮🇹

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Scarica L'influenza degli algoritmi sui social media nella formazione dell'opinione pubblica e più Dispense in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! OPINIONE PUBBLICA Oggi ci troviamo in un sistema di media fortemente digitalizzato. I primi studi sul rapporto tra media e società focalizzano l'attenzione sulla formazione dell'opinione pubblica perché si fonda sull'idea che la comunicazione attraverso i media viene intesa come uno strumento attraverso cui legare la società: - Il termine comunicazione viene inteso nella cessione di mettere in comune significati sociali (parole, valori, abitudini), elementi di comportamento e modi. - Si è cominciato a pensare che effettivamente quello che i mezzi di comunicazione comunicano fornisce dei modelli, valori, significati sociali che contribuiscono a creare l'opinione pubblica. Uno dei primi studiosi che si occuparono dell'opinione pubblica fu Walter Lippman: “In qualsiasi società che non sia tanto piccola e che tutti siano in grado da sapere tutto ciò che vi accada, le idee si formano a partire da fatti che sono fuori dal campo visuale dell’individuo e che per di più sono difficili da comprendere. Ciò che l’individuo fa si basa non su una conoscenza diretta e certa, ma su immagini che egli forma o che gli vengono date. Tra gli individui e la realtà su cui si vogliono formare un’opinione si inseriscono le rappresentazioni dei media “che contribuiscono a determinare sia l’allargamento del campo informativo individuale sia la distorsione nella definizione della realtà attraverso le dinamiche della censura, della segretezza, della propaganda, dell’affermazione degli stereotipi.” Visse all'inizio del 900 e disse che la formazione dell'opinione pubblica all'interno di una società è cruciale, perché non possiamo conoscere il tutto attraverso un'esperienza diretta. Lippman dice che la formazione dell'opinione pubblica è tanto più importante quanto più complessa la società: quanto più la società complessa, più sarà difficile fare un'esperienza diretta e certa e quindi avremo più bisogno del passaggio attraverso la costruzione di un'opinione e di qualcuno che medi nella creazione dell’opinione. Ma cos'è l'opinione pubblica? L'opinione pubblica si riferisce all'insieme delle opinioni, delle credenze e delle valutazioni condivise da un gruppo di individui all'interno di una società su questioni di interesse pubblico. Queste opinioni possono riguardare una vasta gamma di argomenti, tra cui politica, società, economia, cultura e altro ancora. L’opinione pubblica è un sistema di credenze sulla cosa pubblica. Non riguarda la sfera della vita privata. L’opinione pubblica è il giudizio e modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini. È un giudizio e quindi riguarda la sfera di valutazione. L’opinione pubblica è l’insieme delle idee che un determinato agglomerato umano (città, nazione, gruppo di nazioni) ritiene giusto e vero in un determinato momento. Quello che la maggior parte dei cittadini pensa su un tema. L’opinione pubblica non è mai qualcosa di unitario, ma è l’insieme delle correnti di opinione anche opposte dominanti in una società. Parole chiave: • Collettiva • Credenze (non è fatta di verità assolute) • Dinamica (cambia in tempo e spazio) • Diversificata (non unitaria) Ma quando nasce l’opinione pubblica? L’opinione pubblica nasce quando nascono le società moderne. E’ legata allo sviluppo: • delle forme di libera espressione da parte degli individui sulla cosa pubblica • dell’alfabetizzazione • della formazione di circoli culturali e politici • della diffusione dei media (e della molteplicità delle fonti di informazione) E i media? I media svolgono un ruolo significativo nella formazione e nell'influenza sull'opinione pubblica. Veicolo di informazione: I media svolgono un ruolo fondamentale nel fornire informazioni al pubblico su questioni di interesse pubblico, come notizie, eventi politici, questioni sociali ed economiche. Queste informazioni sono essenziali per consentire a tutte le persone di formarsi un'opinione informata su tali questioni. 1 • Agenda setting: i media influenzano ciò su cui il pubblico si concentra, determinando quali argomenti vengono discussi e considerazioni rilevanti attraverso la selezione e la presentazione delle notizie. • Framing: i media influenzano l'interpretazione di eventi e questioni attraverso il modo in cui presentano le notizie, il che può influenzare la percezione pubblica. • Amplificazione: i media possono amplificare e diffondere rapidamente opinioni e tendenze, aumentando l'attenzione pubblica su determinate domande o argomenti. Come si forma l’opinione pubblica? Nel 1800 la vita inizia diventare più complessa, quindi diventa necessario creare un'opinione sulle questioni pubbliche. L'opinione pubblica nasce in un'epoca in cui vi è uno sviluppo della libertà di espressione da parte dell'individui.le persone iniziano anche a leggere, esprimere liberamente, creano circoli culturali e politici nei quali confrontarsi, nascono i giornali che diffondono le informazioni e quindi comincia a formarsi un'opinione pubblica sui temi pubblici. Quindi i media da sempre sono uno strumento attraverso il quale l'opinione pubblica si forma. Negli anni 40 e 50 si comincia riflettere su come si forma l'opinione pubblica e elaborare un modello definito “a cascata”. L’opinione pubblica si forma attraverso una serie di processi discendenti ‛a cascata' i cui salti sono intervallati da vasche nelle quali le acque si rimescolano ogni volta. 
 Nel modello di Deutsch (1968) i livelli o serbatoi della cascata sono cinque: • nel primo livello circolano le idee delle élites economiche e sociali. (hanno un grande potere comunicativo e sociale e hanno una capacità maggiore degli altri nel diffondere un'opinione sulla cosa pubblica; hanno la capacità di formare un'opinione pubblica aggiornata e hanno la facilità di veicolare questa opinione all'Elite politica e ai media) • nel secondo si confrontano e si scontrano le élites politiche e di governo. • nel terzo operano le comunicazioni di massa, con la loro continua diffusione di messaggi. • nel quarto operano i 'leader di opinione' a livello locale, che hanno un ruolo determinante nel plasmare le opinioni dei gruppi sociali con i quali interagiscono. • nel quinto livello il tutto confluisce nel demos, nel serbatoio dei pubblici di massa. (i media sono il ponte attraverso il quale queste opinioni arrivano a noi, che nella cascata stiamo definiti come demos. L'opinione che noi formiamo attinge dalle opinioni che provengono da questa Elite, quindi si tratta di uno schema verticale.) Questa concezione funziona bene con i media tradizionali perché si basano su una logica verticale. Quando entrano in gioco i media digitali in questo gioco si completa con un'altra parte di processo di formazione dell'opinione pubblica che prende il nome di “bubble up” o “per ribollimento”. Questo modello nasce contemporaneamente a quello a cascata. La pubblica opinione è un ‛ribollire' del corpo sociale che sale verso l'alto. Le opinioni possono nascere dal basso a partire dal contatto tra cittadino e colui che inizia raccontare qualcosa all'interno della rete. Secondo questo modello nel pubblico, o in vasti settori o strati di esso, si formano continuamente dei 'ribollimenti' o movimenti d'opinione, in modo repentino e inaspettato, che non sono stati previsti, e che spesso non sono affatto desiderati, dalle élites dirigenti (economiche, politiche, militari, religiose e così via). Contribuiscono nella creazione dell'opinione pubblica e sono resi visibili dallo sviluppo della rete 2 - MONOMORFI: hanno rilevanza in un solo o in un numero limitato di campi. Hanno visibilità attraverso i media, hanno una specifica area di competenza e sono un punto di riferimento per gruppi sociali o culturali diversi.è riconosciuto come leader di opinione in un'area di competenza. (Bassetti, Ricciardi, Roberta Capua). - POLIMORFI: l’influenza esercitata non riguarda un solo argomento ma, più in generale, idee, atteggiamenti, propensioni e scelte politiche come di consumo. È più difficile perché il Commitment, riconosciuto dal basso di una competenza, non può essere suoni cosa. Gli studiosi dicono che un opinion leader polimorfo è ritenuto apprezzabile per un complessivo avere idee e propensioni, uno stile o modo di approcciarsi al mondo che lo rende apprezzabile. Sono due tipi di leadership diversi, uno è competente e viene apprezzato per la sua competenza, l'altro è carismatico è un'influenza diversa legata alla desiderabilità del suo stile di vita (ti seguo perché apprezzabile il modo in cui ti approcci al mondo; adesione che può essere rischiosa perché nel momento in cui segui questa persona indipendentemente, l'adesione diventa emotiva e quasi irrazionale). Esempi di opinion leader verticale e monomorfi: • Hanno visibilità attraverso i media (verticali) • Hanno una specifica area di influenza (monomorfi) • Sono un punto di riferimento per gruppi sociali e culturali diversi OPINION LEADER E SOCIAL MEDIA Gli studi su opinion leader e social media Iniziano negli anni ’10, poco dopo la nascita dei più importanti social media (Facebook 2004 e Twitter 2006). Si focalizzano su temi diversi che cambiano con l’evoluzione degli studi e delle piattaforme: • Quali sono gli elementi che definiscono l’influenza su Twitter (2010) • Chi sono i soggetti che si possono definire Opinion Leader su Twitter (2011) • Come si possono riconoscere gli Opinion Leader su Instagram (2020) • Quali tipologie di Opinion leader troviamo sui social media? - The Tipping Point 2000 - La ricerca degli Opinion Leader 2019 Nel passaggio tra media tradizionali e media digitali, l'opinion leader ha un ruolo che si amplifica. Le tecnologie moltiplicano le possibilità di nascita, influenza e sviluppo di opinion leader ma come si riconoscono gli opinion leader all'interno delle piattaforme social? Gli studiosi hanno conosciuto e intervistato i gruppi sociali in cui potevano esistere opinion leader ma nei social come si fa a riconoscerli? Articolo del Bamakan SMH, Nurgaliev I, Qu Q. Opinion leader detection: methodological review. Expert Syst Appl. 2019 Classifica gli opinion leader con altri criteri. 5 • Ritroviamo la caratterizzazione con monomorfo o polimorfo (Domain of knowledge) ma in più ritroviamo l'area di influenza (Scope of influence): ripropone (orizzontale o verticale) degli studiosi. - LOCALE: OL orizzontale. - GLOBALE: OL verticale che si propone di avere l'influenza su cerchie sociali (numero più ampio di soggetti). • Comportamento (Behavior): - POSITIVO: servizio utile alle persone che gli stanno attorno condividendo le proprie conoscenze. - NEGATIVO: atteggiamento distruttivo: la finalità principale è quella di trovare ambito in cui imporre la propria opinione. Gli opinion leader distruttivi hanno una personalità egocentrica e tendono a indurre i follower a modificare le loro opinioni anche in una direzione che può danneggiare loro o l'organizzazione a cui appartengono. Kransikova (sociologa che cerco di definire i leader distruttivi) scrive nel 2013 riguardo al comportamento volitivo di un leader che può o intende danneggiare l'organizzazione di cui fa parte o i suoi follower attraverso: - Incoraggiare i seguaci a perseguire obiettivi che violano gli interessi legittimi dell’organizzazione e/o (gruppi pro anoressia) - Utilizzando uno stile di leadership che comporta l'uso di metodi di influenza dannosi verso i propri follower, indipendentemente dall'esistenza di giustificazioni per questo comportamento. L'obiettivo è l'autorealizzazione carismatica: ad esempio di fondo fake news perché mi può portare più seguito, potere, capacità di leadership (sui social è più facile, questo fenomeno è amplificato). • Tempo (time): - A LUNGO TERMINE - A BREVE TERMINE: sui social ci sono leader di opinione che sono a breve termine servono per una specifica area tematica, specifico evento a breve termine. Essi costituiscono molto facilmente l’attenzione. (Durante la pandemia ci sono degli OL, ora sono spariti). In un articolo L. V. Casaló, C. Flavián, S. Ibáñez-Sánchez, Influencers on Instagram: Antecedents and consequences of opinion leadership, Journal of Business Research, Volume 117, 2020 vengono esposte le caratteristiche che un soggetto deve avere all'interno della rete per diventare un leader di opinione. Analizzando una serie di profili Instagram (mondo tipico della rete e contemporaneo, quindi c'è un cambio di tipo di indagine perché prima si intervistava la gente), si trovano caratteristiche che prendono una forma differente rispetto a quelle individuate dagli studiosi e dovrebbero avere almeno una delle seguenti caratteristiche: • essere considerati esperti di un prodotto o servizio (commitment) • essere un membro attivo di una comunità online: commentare (literacy e commitment) • partecipare con alta frequenza e dare un contributo sostanziale (socievolezza) • essere considerato da altri utenti come soggetto che ha buon gusto in relazione alle decisioni di acquisto (leadership) I contenuti invece dovrebbero essere caratterizzati da: • ORIGINIALITA’: novità; innovazione e non convenzionalità; autenticità (come forma di risonanza con i propri follower). Innovazione nel modo di presentare contenuti; autentici perché gli opinion leader devono costruirsi su due dimensioni ed essere innovativi ma non troppo distanti dai loro follower. • UNICITA’: distinzione rispetto agli altri, quindi sono tutti caratterizzati da uno stile. • QUALITA’: cura dei contenuti e della forma (I contenuti che funzionano sono prodotti con livello alto di qualità, con attenzione nella scelta di immagini, proposizione delle inquadrature, costruzione dei video), attrattività estetica, comprensibilità e assertività (I contenuti devono essere chiari), e funzionalità alla creazione della reputazione. • QUANTITA’: quantità di messaggi postati (devono essere frequenti). Inoltre, Funzionano bene se incontrano degli utenti di Instagram con alcune caratteristiche: - Propensione all’interazione online anche con chi non si conosce. - Congruenza dei contenuti del profilo e interessi, gusti, personalità dei follower. Il luogo digitale in cui è stato più studiato il fenomeno del two step flow of Communication è Twitter per la centralità delle news e la molteplicità 6 dei flussi e delle relazioni. Uno dei primi saggi su questo tema è del 2011 e si intitola Who says what to who e l'interesse di questo saggio e scoprire come circolano le notizie all'interno della piattaforma, chi si fa da intermediario, chi rende una notizia più o meno diffusa. Alcune caratteristiche dei flussi comunicativi di Twitter favoriscono la nascita di opinion leader anche su Facebook oggi, grazie a: - Retweet di news. - Tweet originali di url contenenti news. - La maggior parte degli intermediari non appartengono all’Elite (blogger, giornalisti), ma sono utenti comuni. Questi intermediari che determinano il successo delle notizie su Twitter e anche su Facebook sono caratterizzati da: • Sono esposti a più fonti mediali degli altri utenti. • Hanno più follower degli altri utenti. (SOCIEVOLEZZA) • Sono più attivi e coinvolti degli altri utenti perché possano con più frequenza. (Più ENGAGED). Influiscono inoltre sulla circolazione delle notizie, sono quindi Gatekeeper e definiscono anche le informazioni della notizie fanno dunque da opinion leader: sono soggetti in grado di avere queste caratteristiche che sono in grado di guidare selezionare la diffusione delle notizie sui social. Che cosa determina l’influenza su Twitter? Nel 2010 circa ci si è chiesti se la quantità di follower sia davvero l'elemento determinante per un OL su Twitter, il punto di partenza del saggio Measuring user influence in twitter: The million follower fallacy (si cerca di capire qual è l'attività e l'attività dei follower che definiscono l'influenza su Twitter.) Cosa si è capito? • Gli utenti con il maggior numero di follower possono essere dei Twitterer "popolari", ma questo non è necessariamente legato alla loro capacità di influenza. • L'alto numero di follower non sempre significa che qualcuno viene ritwittato o menzionato in modo significativo. (Influenza ≠ popolarità). Quali sono allora gli elementi che definiscono l’influenza su Twitter? - POPOLARITA’: Indegree influence (livello di influenza legata al numero di follower di un utente, audience significativa.) Indica direttamente la dimensione dell’audience che l’opinion leader è in grado di raggiungere. (Ma non basta) - CONDIVISIONE: Retweet influence (legata al numero di retweet che un soggetto è in grado di generare). Indica l’abilità di generare contenuto con un valore aggiunto e per questo le persone ricondividono. - COINVOLGIMENTO: Mention influence (legata al numero di Twitter in cui un utente viene citato.) Indica l'abilità di un certo utente di ingaggiare gli altri nella conversazione. Indica quante volte il profilo viene citato e quanto sono in grado di ingaggiare gli altri in una relazione con me. Un terzo Studio cerca di classificare le diverse tipologie di influenza che possono avere diversi profili social. In The tipping point si è cercato di capire come si sviluppa il meccanismo virale di circolazione dei contenuti in rete con l'obiettivo di individuare che cosa determina quello scarto secondo cui i contenuti circolano e poi diventano virali. Secondo Malcolm Gladwell, studioso di marketing, si trova un punto di svolta, un momento magico in cui ho un'idea, un trend o un comportamento sociale si propagano o superano una soglia e si diffonde come un incendio. Individua dunque tre tipologie di influencer all'interno dei social: - CONNETTORI: persone che hanno un'ampia rete di connessioni e che hanno la capacità di far stare insieme le persone, capaci di creare grandi aggregazioni di persone e farli sentire parte di una community (prevalgono elementi di socievolezza). Esempio: Greta Thunberg - ESPERTI: sono procacciatori di informazioni e risolvono i problemi e forniscono risposte (prevalgono elementi di literacy che influiscono). Esempio: Salvatore Aranzulla - PERSUASORI: leader carismatici capaci di catalizzare il consenso attraverso la loro capacità di proporre un universo di contenuti che attrae, anche aldilà della competenza specifica. (prevalgono elementi carismatici e di leadership) I social incrementano la capacità di influenza che gli opinion leader hanno; ci saranno sempre più opinion leader effimeri, distruttivi. 7 I media sono strumenti che rappresentano come la pensano le persone tramite dibattiti in programmi eccetera. Se si crea la spirale del silenzio si costruisce un'immagine scollata dalla realtà. Elizabeth nel 70 dice che le opinioni che scivolano nel silenzio scompaiono dei media o vengono descritte come posizioni minoritarie. Ad esempio nelle elezioni del 2017 in USA, molte persone che volevano votare Trump si sentivano parte di un pensiero minoritario perché questa scelta di voto era definita come da ignoranti o persona che non aveva idea. Alcuni che volevano votarlo lo dicevano, altri no. Gli effetti sono i seguenti: • A livello individuale: non esprimo opinioni. • A livello sociale: non sia la percezione delle diverse opinioni perché non vengono espresse, si parla solo di maggioranza. Quindi alcune opinioni appaiono più forti di quanto non siano in realtà, mentre coloro che hanno un'opinione diversa appaiono più deboli di quanto siano effettivamente. Il risultato è un'illusione ottica o acustica riguardante la situazione effettiva della maggioranza nel generarsi di un processo di spirale del silenzio: i media non possono definire un'opinione dominante anche se non lo è. I media negli anni 70: - Sono più limitati e coerenti. (pochi canali nel palinsesto televisivo, diverse testate giornalistiche, alcuni canali radiofonici che molto spesso fanno racconti della realtà molto simili) - Sono ripetitivi perché propongono modelli di opinione pubblica consonanti e cumulativi. (si ripetono racconti simili per tutto il palinsesto) - Forniscono le argomentazioni utili a sostenere la propria opinione. (se appartiene a quella dominante) I media negli anni 20 (2020): - Funzionano ancora con il meccanismo degli anni 70. Si sono moltiplicati i canali ma continuano a raccontarci opinioni dominanti coerentemente perché anche se hanno punti di vista diversi, le testate televisive appartengono ad alcuni grandi conglomerati internazionali e tendono ad essere coerenti. - Pur in un contesto mediale diversificato i media continuano ad esercitare una funzione di orientamento riguardo ai temi alle posizioni dominanti nel dibattito pubblico. - Le uniche dissonanti sono le testate giornalistiche. ECOLALIA: fenomeno per cui i blog, i social media e i media tradizioni si richiamano reciprocamente nell’offerta di notizie e di rappresentazioni dell’opinione pubblica. LE MINORANZE RUMOROSE C’è via di uscita alla spirale del silenzio? C’è possibilità che le opinioni minoritarie trovino visibilità? 
 Questa via d’uscita è stat individuata qualche anno dopo alla pubblicazione del libro di Neumann da Elihu Katz (mentre studia alla Columbia University) .
 Egli dice che ci sono dei casi in cui le opinioni minoritarie diventano oggetto di discorso dei media fino a diventare alle volte opinioni dominanti. 
 Egli le chiama minoranze rumorose e si chiede se la spirale del silenzio sia un meccanismo ineluttabile. Queste minoranze sono movimenti di opinione percepiti dal basso verso l'alto, partono da una minoranza cittadina ma sono diretti all'ascolto di tutti. Egli dice che anche i gruppi minoritari possono risalire la spirale e configurarsi come nuovi movimenti di opinione. Ci devono essere delle condizioni: • Devono avere accesso ai media, devono riuscire a far parlare di sé dai media: devono entrare all’interno del sistema dei media. • Caratteristiche interne: coerenza (alcuni punti forti chiari) e difesa ad oltranza di alcune posizioni. Se hanno queste caratteristiche, possono risalire la spirale. Lui osserva questa realtà negli anni 70. Oggi le minoranze rumorose esistono ancora e hanno più possibilità di risalire grazie ai media. Le minoranze rumorose hanno più possibilità di risalire, ma oggigiorno abbiamo sempre più minoranze e lo scoglio ora è emergere tra le minoranze rumorose (essere tra le tante quella a cui la gente da più credito. Adesso viviamo in un’epoca di minoranze rumorose che non si limitano a fare proposte più o meno convincenti, ma pretendono di imporle con manifestazioni di piazza, nelle quali ciò che conta non è la validità della proposta ma il clamore che si riesce a suscitare intorno ad essa. Importante la spettacolarità della loro simbologia e più performative (le rende più riconoscibili). 10 Ad esempio, gli ombrelli gialli ad Hong Kong per manifestare contro l’uso del nucleare. Caso interessante di minoranza rumorosa diventata maggioranza sono i movimenti ambientalisti. L’opinione dominante ora è che l’ambiente deve serve salvaguardato, ma non è sempre stato così. Prima di Greta Thunberg (che è diventato strumento della minoranza, del pensiero del movimento ambientalista perché aveva caratteristiche di iconicità che la facevano emergere: era una ragazzina, aveva comportamenti ripetitivi e atipici per una ragazza così giovane; era identificabile come un’icona), il movimento ambientalista ha origini più lunghe: Katz lo vide in America con lo sviluppo di Green Peace, che nasce con pochissime persone che chiedono di porre maggiore attenzione all’ambiente, nel 1971 con Jim Bohlen (su temi diversi rispetto a quelli che oggi prende come battaglia Green Peace). Si batte contro gli esperimenti nucleari condotti in Alaska. Nel 1970 l’opinione dominante in America era novità nella creazione dell’energia, sperimentazioni, riconversione non bellica nell’energia, punta verso il futuro e non è interessata all’inquinamento. Ma ci sono 4 personaggi atipici che prendono posizione contro le sperimentazioni in Alaska. Nessuno li ascoltava e allora si misero insieme alcuni attivisti di Green Peace e giornalisti (media) e con una barca (chiamata Green Peace) vanno in Alaska. Il loro intento era quello di fermarsi in una zona che sarebbe stata investita dalle radiazioni se gli esperimenti fossero continuati. Così misero chi gestisce questi esperimenti davanti a due scelte: o continuare e diventare assassini o fermare gli esperimenti. Il governo americano non poteva permettersi di far morire persone, tra cui un giornalista. Creano una crisi sfidando il governo federale e creando una notizia. In quel modo loro erano riusciti ad ottenere l'accesso ai media non tanto per giornalisti, ma perché l'azione che hanno fatto è un'azione che viene raccontata. Hanno rischiato la vita ottenendo risonanza mediatica (deboli vs forti). Il risultato di questa risonanza mediatica è stato che si è capito che esisteva qualcuno che la pensava in quel modo. La notiziabilità sta nel fatto che questi attivisti mettono a rischio la loro vita per portare la narrazione ai media. Nell'arco di qualche anno Greenpeace si pone un altro obiettivo, cioè fermare la caccia alle balene. Nel 1975 il movimento mette in scena una spettacolarizzazione della loro lotta contro il gigante (gommone vs. Baleniera foto). La messa in scena è spettacolare, notiziabile e funziona perché la sensibilità rispetto agli animali che vivono in mare si diffonde. Portano sempre in scena la narrazione eroica del debole contro il potente che rischia la vita. Essi hanno ostacolato l'azione delle baleniere e hanno ottenuto risonanza mediatica. Negli anni 2000 la mobilitazione di Green Peace diventò globale, non gli servì più un oggetto (le balene) simbolico perché possono parlare più in generale, trovano il modo di essere ugualmente vistosi: prendono monumenti simbolo dei vari monumenti del mondo. Per esempio in Brasile espongono manifesti/banner su Cristo Redentore a Rio de Janeiro con “The future of our planet is in your hands”. Gesto vistoso del piccolo contro grande è la loro cifra simbolica. Mettono in scena anche la rischiosità. • Ottengono risonanza mediatica • La notorietà si basa sui luoghi • Resta il gesto eroico degli attivisti Nel 2011, sempre nella stessa logica, il tema torna ad essere nucleare e la modalità del racconto rimane la performance: • Non è legata grandi monumenti ma a grandi eventi, quindi ci sono già delle coperture mediatiche, ad esempio nelle partite di calcio (banner durante gli eventi sportivi maggiormente seguiti) • Passano dal gesto eroico degli anni 70 all'essere dentro l’evento: - Ottengono risonanza mediatica. - La notorietà si basa sui luoghi. - La presenza del gesto eroico. I media li seguono perché sono notizia, ma esprimono anche parte dell’opinione pubblica ampia e consolidata. Passa il tempo e Green Peace impara i linguaggi della contemporaneità. Nel 2014 e più avanti inizia con l’azione del Flash Mob: nella Milano fashion Week si iniziano a trattare temi caldi e di visivi nell'opinione pubblica, con un cartellone che mette a fuoco che dietro la produzione dell'indumenti ci sia un maltrattamento degli animali e inquinamento. Si avvia una campagna contro l’utilizzo delle pellicce. • Ottengono risonanza mediatica. • La visibilità si basa sulla forma del flash mob. • Il gesto eroico degli attivisti diventa gesto performativo. 11 Altro esempio di tutela di tutti i mari e poli è la connessione economica tra lego e Shell. Nel 2014 un video di Green Peace contro la Lego e le sue collaborazioni con le industrie petrolifere diventa virale: «Tell Lego to end its partnership with Shell». Diventa virale grazie a: • Componente emotiva (linguaggio emozionale, funzionale alla contemporaneità) • Evoca linguaggio dell’infanzia e del bello e poi mette in scena un soggetto che non c’entra nulla e che distrugge il bello del gioco della Lego (distrugge anche l’immagine della Lego), • Boicottaggio: l’azienda, «Legoblockshell», sfrutta questa attività per far sentire tutti Davide contro Golia e che «tutti siamo Davide contro Golia e possiamo tutti fare qualcosa» • Partecipazione: noi possiamo agire. Capacità di queste minoranze rumorose di adeguare le loro modalità espressive a quelle contemporanee. Anni dopo, nel 2018, non c’è solo un video virale, ma anche una campagna di engagement degli attivisti: tema di Green Peace contro la plastica (Plastic radar). Usano WhatsApp e chiedono a tutti gli attivisti di indicare dove trovano rifiuti sulle spiagge su un gruppo. Questo indica mobilitazione, ingaggiando persone (le persone si possono contare su Whatsapp). Negli anni 70 contava il gesto spettacolare, oggi conta quanti sono connessi, stanno partecipando e firmando la petizione. Green Peace è ormai opinione dominante e la gente si mobilita, è d’accordo. Una delle ultime campagne di Green Peace dice «Non alzare le spalle, alza la voce, stai con il pianeta», invitando il “tu” a mobilitarsi, a partecipare (nuova cifra comunicativa). SPIRALE DEL SILENZIO E SOCIAL MEDIA La Spirale del Silenzio ha ancora effetto sul sistema dei media odierno? Che cosa succede a questa teoria in un sistema dei media così cambiato? La domanda nasce dal momento che nei sistemi dei media contemporaneo ci sono tante piattaforme attraverso cui rappresentare le diverse opinioni. Sta di fatto che quando si tratta di temi divisivi si ripropone il meccanismo della spirale del silenzio. Prima, negli anni 70, il sistema dei media era coeso ed era più probabile che narrasse un’opinione condivisa. Per trovare risposta, torniamo indietro al 2014 con uno studio se e in che modo si creano effetti della Spirale del Silenzio. Caso Snowden, in cui un ex-consulente della NASA, Edward Snowden, rivela che non solo la NASA, ma anche le agenzie federali controllano alcune fasce che sono di interesse degli americani attraverso le mail. l’opinione pubblica si spacca e alcuni gli credono e altri no (caso divisivo). Rivela che esistono forme di sorveglianza diffusa dei telefoni e delle e-mail degli americani. Il centro di ricerca su Internet più importante degli USA fa ricerche quantitative sull’uso di internet, Pew Research Center fa un survey (2014) su: • L’opinione delle persone sulle rivelazioni di Snowden. • Quanto le persone sono propense a parlare in diversi contesti: di persona, online. • Quanto influisce l’opinione di coloro che li circondano offline e online (le persone che circondano l’individuo). I primi risultati che arrivano fanno emergere una spirale: gli americani risultano meno propensi a discutere del caso Snowden sui social media che di persona (86% vs. 42%); i social media non vengono percepiti come una piattaforma alternativa o più sicura di discussione di un tema così divisivo da parte di chi non è disponibile a parlarne di persona. I risultati ci fanno capire che è più difficile monitorare l’opinione circostante meno vi è propensione ad esprimere la propria. Le parti azzurre sono la quantità di persone che ha risposto rispetto a quanto hanno voglia di parlare, in base al contesto riguardo a questo oggetto di internet. Meno disponibile quando si parla sui social (spazio meno monitorabile). 12 Di conseguenza, le persone che sono d'accordo con questa opinione si sentono più sicure ad esprimerla pubblicamente, mentre coloro che non sono d'accordo tacciono per paura di essere socialmente isolati. Anche nei social media ha effetto la spirale del silenzio. RIASSUNTO: viviamo in una società in cui quando parliamo di sociologia di comunicazione, dobbiamo parlare anche di media. Uno degli effetti cruciali dei social media è legato ai processi di formazione dell’opinione pubblica perché sulla base di essa prendiamo decisioni. Stiamo dunque ripercorrendo le teorie sull’uso dei media che ci dicono qualcosa rispetto alla contemporaneità. Nei media tradizionali e odierni ci sono leader di opinione (che ci fanno da filtro ecc.). Anche noi stessi per come viviamo, timore di sentirci isolati, teniamo monitorata l’opinione pubblica dominante per preservarci: spirale del silenzio e bot. Una teoria è nata pensata sui media tradizionali, ha impatto anche su quelli digitali. LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE Dice che i mezzi di comunicazione non solo raccontano qual è l’opinione pubblica dominante e ospitano gli opinion leader, ma coltivano (le producono piano piano nel tempo attraverso il ripetersi di alcuni racconti/ modelli) alcune rappresentazioni della realtà. Ideata da George Gerbner, negli anni Settanta (anni con grossi conflitti e scontri di opinione e emerge il potere dei media) dice che è importante osservare nei media il loro lavoro di storytelling. Gerbner immagina lo storytelling (racconto di storie) proponendo grandi narrazioni che posizionano nel nostro immaginario dei personaggi, argomenti, narrazioni. Ad esempio, Amici di Maria de Filippi in cui è messo in scena un modo di immaginare il mondo. Utilizzati per posizionare nel nostro immaginario degli insiemi di valori.
 Lo storytelling non passa solo attraverso la fiction, ma anche attraverso programmi in cui viene messo in scena un modo di immaginare il mondo, una scala di valori. Tutti i talent contribuiscono a proporre una narrazione di cos’è una corretta competizione, quali sono i valori che devono essere rispettati nell’ambito della gara, i valori dei ragazzi che partecipano: forniscono racconto che ci dà immagine della realtà. Ad esempio, Grande Fratello Vip poco tempo fa c’è stato episodio in cui all’interno del cast ci fosse un ex conduttore che aveva problemi di depressione e altri vip sono intervenuti in modo scomposto e reagendo con sufficienza.
 Mettere già di per sé una persona con problemi in una situazione del genere non è eticamente corretto, ma viene usato per posizionare nel nostro immaginario che il bullismo è sbagliato, le persone con una salute mentale fragile devono essere tutelati ecc. e contribuisce a raccontare come ci dobbiamo posizionare riguardo diversi temi. Queste storie, dice Gerbner, sono proposte e ripetute dai media e si riflettono sul nostro modo di vedere e interpretare il mondo e producono una visione che diventa sempre più omogenea e mainstream. Il nome che Gerbner da a questa funzione che i media svolgono all’interno della società è la funzione bardica e si rifà a tradizioni medievali, in cui «il bardo tradizionalmente trasformava la vita quotidiana e le sue preoccupazioni in versi. I media trasformano le nostre percezioni della vita quotidiana in un sistema di linguaggio, ovvero ci propongono mondi, comportamenti e atteggiamenti sotto forma di storie che narrano presente e passato» (Fiske & Hartley, 1978). Racconta le storie alla comunità. Gerbner si ferma a questa prima definizione della teoria, che i media parlandoci di determinati argomenti ci posizionano degli interessi in primo piano. Ad esempio, The Crown e tutta la mediaticità della famiglia. John Fisk e David Hartley nel 1978 (in Gran Bretagna) sviluppano ulteriormente la teoria della coltivazione. Provano a vedere a cosa serve la funzione bardica. Articolano dei sotto aspetti della funzione dei media: • Serve a condividere un'interpretazione della realtà (abbiamo tutti con tratti simili una interpretazione di una certa storia, realtà, ideale, valori della correttezza ecc. che vediamo ripetuti). Ad esempio, le fiction che ci fanno vedere come lavora un avvocato, un poliziotto ecc. contribuiscono a formare immaginario di come lavorano coloro che hanno ruoli pubblici. • Coinvolgere in un sistema di valori. • Spiegare le azioni dei singoli. • Rassicurare la cultura della sua adeguatezza o svelarne le inadeguatezze pratiche per farla evolvere. 15 • Rassicurare che lo status e l’identità degli individui è garantito dalla cultura (che ci sono persone che fanno cose per noi). • Trasmettere un senso di appartenenza culturale (parte di una realtà). L’elemento comune è la narrazione e messa in scena della realtà dei media ha effetti di posizionare nel nostro immaginario dei contenuti e proporci dei racconti (Gerbner) ma anche (lista dei sotto aspetti di Fisk e Hartley). Gli indicatori culturali: Sembrerebbe che ci siano solo aspetti positivi, ma anche Gerbner aggiunse che contribuiscono alla formazione di stereotipi, raccontano realtà ma tengono a perpetrare stereotipi legati a: • Genere/Età • Salute • Scienza • Famiglia • Educazione • Politica • Religione • Violenza Propone rappresentazione del mondo ridotta a modelli standard (primo effetto della teoria della coltivazione). Violenza 1967-1985: Per molti anni la Teoria della Coltivazione venne usata per capire se le rappresentazioni mediali avessero effetti sul vissuto relativo alla violenza nella società contemporanea. Ad esempio, cominciano a circolare contenuti come Thriller, sere con criminalità come oggetto. Vennero fatti studi se sulla psiche nostra questi contenuti hanno impatto e un effetto c’è: come le persone rappresentano il mondo che le circonda. L’effetto di coltivazione ci fa immaginare il mondo più violento e criminale di quanto lo sia già. Questi effetti legati alla presenza dei media hanno ricadute sulla vita sociale perché in una società che elabora un immaginario violento e aggressivo e percepisce continuamente il pericolo, cresce il livello di sfiducia nel prossimo e il livello di alienazione e depressione degli individui. (vissuto più demotivato). Ad esempio, la situazione dell’uomo moderno sta peggiorando; non è un mondo in cui vale la pena far nascere dei figli; le istituzioni pubbliche non sono interessate ai problemi della gente comune; le persone non aiutano gli altri ma pensano solo a sé stesse; le persone cercano di trarre vantaggio dagli altri e non di comportarsi correttamente; non ci si può fidare della maggior parte delle persone. Sono delle chiavi interpretative del mondo contemporaneo che in parte sono influenzate dal tipo di storytelling che sentiamo dai media. Una società diffidente rispetto a istituzioni è società conflittuale. Ad esempio, Gomorra. Detto in altre parole, viene fatta un’analisi dei messaggi veicolati dai media (2134 programmi) e survey sul pubblico per verificare se: • l’esposizione costante a contenuti violenti avesse un effetto sulla rappresentazione della realtà dell’audience e se esistessero dei punti forti comuni. • Dal 1980 anche il livello di sfiducia nel prossimo e il livello di alienazione e depressione degli individui. Esempio: - La situazione dell’uomo moderno sta peggiorando; non è un mondo in cui vale la pena far nascere dei figli; le istituzioni pubbliche non sono interessate ai problemi della gente comune. - Le persone non aiutano gli altri ma pensano solo a se stesse; le persone cercano di trarre vantaggio dagli altri e non di comportarsi correttamente; non ci si può fidare della maggior parte delle persone. Quali differenti rappresentazioni della realtà (relative alla violenza) esistono tra forti, medi e deboli consumatori di media? Differenziale di coltivazione (Tra forti, medi, deboli consumatori di media questi effetti di coltivazione sono diversificati.) • La ricerca conferma la tesi che la rappresentazione della realtà dei forti utenti di media comprende una maggiore percezione della violenza e del pericolo (rispetto ai dati reali) e una maggiore sfiducia nelle relazioni con gli altri. Quanto più le persone sono consumatrici di media, più questo effetto di coltivazione si genera. La percezione del rischio è più alta in un individuo quanto più sono esposte a determinati contenuti mediali e ne consegue una sfiducia nelle relazioni con gli altri. L’attenzione di Gerbner non si focalizza sul singolo prodotto mediale, ma su quelli che definisce “pattern stabili di significato” (modelli di racconto ricorrenti). Gerbner dice che «vivere in un ambiente simbolico nel quale certi tipi di istituzioni creano certi tipi di messaggi porta a coltivare (supportare, sostenere e nutrire) certi tipi di coscienza collettiva». Ad esempio, c’è un costante effetto di coltivazione rispetto all’integrazione della disabilità all’interno della nostra società. 16 
 Effetto di coltivazione vuol dire che le istituzioni produttive hanno creato tutta una serie di forme di storytelling che supportano, sostengono, nutrono la sensibilità all’integrazione a tutti i livelli della società di persone portatrici di handicap. Dunque, ci vengono rappresentate nelle storie con posizioni professionali di rilievo, posizioni professionali integrate o portatrici di valore. Quando le narrazioni sono ricorrenti e costanti allora c’è effetto di coltivazione. Con l’evoluzione della ricerca emergono alcuni fattori intervenienti nel processo di coltivazione: • LA QUANTITA’ DI CONSUMO MEDIALE: attraverso gli studi sulla violenza, che dimostrano che effettivamente l’effetto di coltivazione c’è, si arriva a punto certo: quando i media distribuiscono pattern di significato con una certa ricorrenza, noi abbiamo delle rappresentazioni del mondo simili. • RETE SOCIALE: L’effetto di coltivazione è di più quanto meno sono le relazioni interpersonali sono; quanto più un individuo vive in un contesto con poche relazioni molto omogenee tra di loro ed è fortemente esposto ai media, quanto più si ha effetto di coltivazione.
 Al contrario, più un individuo vive in un contesto con relazioni sociali diversificate e ricche e più l’effetto di coltivazione è temperato da altre fonti (la realtà e l’esperienza). • EFFETTO DI RISONANZA: chi ha fatto un'esperienza diretta di ciò che i media rappresentano avrà un effetto di risonanza perché amplifica l'effetto di coltivazione. Negli studi fatti sulla violenza emerge che se vivo in un conteso in cui si verificano situazioni simili a quelle rappresentate dai media, l’effetto di coltivazione è ancora più efficace. L’incontro mediale li enfatizza, ma li vivo anche. Tipi di effetti di coltivazione: • Effetti di PRIMO ORDINE: Il pubblico adotta letture e interpretazioni del mondo offerte dalla televisione che sovrastano alcuni fenomeni (sovrastima o sottostima di fenomeno). Ad esempio, numero di crimini. • Effetti di SECONDO ORDINE: Il pubblico mutua dai media attitudini, sentimenti e valori. Il messaggio che i media coltivano è che qualsiasi forma di esclusione sbagliate e quindi siamo costantemente esposti.
 Ad esempio, posiziono la disabilità in una posizione diversa rispetto a quella che avevo 
 prima. A primo impatto potremmo dire che non ci sono più rappresentazioni così continue e ricorrenti. Quando il sistema dei media è diventato meno coeso e coerente perché il numero di canali e piattaforme è moltiplicato, si è passato a prelievo di contenuti culturali autonomi e c’è più selettività del consumo. Ma permane una certa consonanza nei racconti mediali. Le questioni di fondo che mettono in dubbio la teoria sono: • Molteplicità di canali e di offerte • Molteplicità di piattaforme • Differenziazione dei modi e tempi del consumo • Maggiore selettività del consumo 
 Ciò che ha fatto pensare a uno storytelling meno condiviso per tutti: • Anche se il mezzo televisivo continua ad essere centrale nel consumo, verrebbe a mancare il sistema comune di messaggi che genera l’effetto di coltivazione: più media. • La demassificazione della comunicazione di massa rende difficile immaginare la coltivazione di una visione del mondo mainstream, uno storytelling di massa. Noi viviamo oggi in un contesto con opinione pubblica frammentata e anche il processo di coltivazione, e dunque lo storytelling, nella società contemporanea diventa più TARGETTIZZATO. 17 I meme sono incisivi sulla formazione dell’opinione. Il meme è una lettura satirica di un fatto. Ma ci arriva insieme alla notizia e quindi contribuiscono al formarmi un’opinione. Il fenomeno della misinformation si basa sulla mescolanza di contenuti, difficile da comprendere.
 Questi diversi tipi di testi (contenuti sui social) si succedono senza soluzione di continuità, componendosi in un discorso collettivo i in cui la notizia confermata si affianca alla satira e all’opinione o all’ipotesi formulata senza un vero controllo sui fatti. Su questa base, venne introdotto il concetto (parola) di post-verità dall’Oxford Dictionary nel 2016 che corrisponde a questo modo di costruirsi una rappresentazione del mondo che ci circonda mescolando i fatti con le convinzioni personali, l’emotività, le opinioni
 In questo fluire ci si basa non solo su ricostruzione fatti, ma anche a quello che genera adesione emotiva più forte o quello che è più vicino alle mie convinzioni personali. Ad esempio, negli anni di pandemia le notizie non erano in grado di dare un racconto completo (perché ancora le cose erano in fase di sviluppo), c’è stata adesione con racconti che erano più in linea con le convinzioni personali delle persone (fuga da laboratorio perché c’è comportamento poco corretto nella gestione scientifica + complotti, mercato di Wuhuan perché ci sono norme scorrette nella vendita e alimentazione). Quando si entra in relazione con fake news coerenti con il proprio punto vista si innescano processi di proattitudinal information (ricerca di informazioni coerenti a conferma). Polarizzazione: Il processo di radicalizzazione delle posizioni politiche nella contemporaneità fa si che la ricerca di informazioni sia : • Partisan (polarizzata): Ci si domanda perché le persone si scontrino violentemente all’interno del contesto sociale. Le opinioni si polarizzano molto perché questi meccanismi di formazione di opinione pubblica portano a forte polarizzazione. • Finalizzata a confermare la propria identità: L’individuo è portatore di opinioni che sono fortemente identitarie. La convinzione su un contenuto è qualcosa che si radica in me. • Legata all’appartenenza a reti omofile: che la pensano come me. I media dialogando con le audience polarizzate producono contenuti rivolti specificamente a loro. È possible incrementare la credibilità delle fake news attraverso l’alimentazione di un processo a cascata tramite political bots. L’effetto a cascata descrive come lo stesso contenuto può raggiungere un utente di Facebook (o di un altro social media) attraverso molti flussi di comunicazione, e assumendo forme diverse per ciascuno di essi. Esso accadde: • Su Facebook, essendo possibile il meccanismo dello sharing modificando il contenuto (commento, foto), accade che lo stesso contenuto ci raggiunga in modi diversi (a seconda di come ci raggiunge, da tre persone diverse): - Dalla condivisione diretta della fonte. - Dalla condivisione di qualcuno che descrive e commenta la fonte. - Da fonti della fonte che sono state recuperate online, un unico contenuto mi arriva da diverse fonti (aumenta la credibilità). • Anche su twitter è facile perché c’è forte meccanismo di sharing. • Su instagram e tic tok non c’è magari lo sharing diretto, ma c’è la mention, la ripresa della fonte e l’effetto a cascata sopraggiunge lo stesso. Perché circolano contenuti e ci sono persone che li vanno a riprendere. Questo effetto costruisce credibilità poiché la percezione di chi riceve l’informazione è che questa sia confermata e condivisa da molte fonti diverse (anche se alle volte, all’inizio della cascata, c’è un’unica fonte non sempre verificata). Chi parlò del meccanismo a cascata, lo descrisse come: «un turbinio di catene tutte iniziate da diverse persone che agiscono indipendentemente, e spesso convergono su un gruppo di amici e conoscenti». Nell’ambito del processo di costruzione dell’opinione pubblica l’effetto a cascata agisce sulla percezione della realtà che ci circonda e delle sue caratteristiche perché contribuisce alla trasformazione in informazione reale delle voci, dei rumors che circolano in rete e alla definizione rilevanza di un tema in base alla quantità di condivisioni che ci raggiungono. Dunque si può dire che il tema della coltivazione ed esposizione selettiva sono fenomeni attivi anche nel mondo dei media digitali. 20 COMUNICAZIONE DIGITALE E SOCIETÀ (NETWORK SOCIETY) Quali sono gli effetti sulla società dello sviluppo delle tecnologie digitali? 
 Queste teorie si sviluppano negli anni 80. Questa riflessione sull’idea che qualcosa stia cambiando nasce prima dello sviluppo di internet (fine anni 80). 
 Due cose che succedono negli anni Ottanta sono: • Lo sviluppo dei personal computer e l’ingresso di esso all’interno dello spazio domestico. • Alla fine degli anni Ottanta, la possibilità di connetter computer alla rete. E altri fenomeni: • Evoluzione di audience mediali, la moltiplicazione di canali genera audience sempre più segmentate (vuol dire pubblico sempre meno di massa). • Canali tematici che portano a rapporto più personalizzato dei prodotti mediali per soddisfare l’esigenza del SINGOLO + l’offerta mediale si pluralizza e diversifica. • Il consumo si personalizza (in termini di luoghi e portatilità) attraverso l’evoluzione dei device (strumenti per interfacciarci con il mondo dei media e i suoi contenuti): si sviluppano strumenti come Walkman (strumento che nella sua semplicità ha trasformato il rapporto che le persone hanno coi contenuti perché è il primo strumento che rende i contenuti portatili), videoregistratore, videocamera (per produrre contenuti propri). Tutte queste trasformazioni riassestano su binari diversi il rapporto delle persone con i media. Ci si chiede se questo non abbia impatto sul contesto sociale. Il primo che si occupò di questi temi, scrivendo negli anni 90, è Manuel Castells (studioso portoghese) che tra il 96 e il 98 scrisse una trilogia in cui cercò di descrivere le trasformazioni che lo sviluppo della rete, di internet e delle connessioni porta nella società: • The Information Age, l’età dell’informazione e ragionò su come cambia il modo in cui circolano i contenuti all’interno della società. • The Rise of the Network Society, si chiede come si sviluppa la società connessa. • End of Millennium, sull’identità. Ha una posizione radica. Il nuovo paradigma tecnologico che caratterizza la contemporaneità e che ha al suo centro le tecnologie dell’informazione è paradigma che secondo lui cambia gli assetti fondamentali. Lui immagina che l’economia di rete metta in crisi i modelli economici tradizionali e nota che sono diventati sempre più importanti nella contemporaneità i movimenti sociali “portatori di valori sociali” come ambientalismo, difesa dei diritti umani ecc. Il concetto di movimento (rete di persone portatrice di valori) influisce sulla società contemporanea. Il fatto che il movimentisimo sia un tratto caratterizzante della contemporaneità è favorito dalla circolazione delle informazioni. Sulla crisi dei modelli economici forse è stato un po’ radicale, ma importante è che lui notò che cambia il modo in cui le persone si aggregano per portare avanti istanze di cambiamento all’interno del contesto sociale. Lui si immagina uno scarto radicale «Una nuova struttura sociale dominante, la società in rete; una nuova economia, l’economia informazionale/globale; e una nuova cultura, la cultura della virtualità reale (connessione tra vita reale e vita mediata che sperimentiamo)» (Castells, 1998). Castells dice che il fatto che noi usufruiamo delle informazioni in rete, non è solo innovazione tecnologica. Sta introducendo cose nuove: sia sul piano dell’organizzazione sociale (movimenti), sia sul piano dell’economia (i dati raccolti all’interno della rete hanno valore per aziende) + cultura della virtualità reale (cultura in cui lo spazio reale nel quale viviamo è sempre più mescolato con quello online). NETWORK SOCIETY, 5 punti della trasformazione lo sviluppo dei media digitali introduce nella contemporaneità: • L’informazione è centrale nella nuova società (diventa essenziale), avere costantemente flussi di informazione è essenziale per vivere (anche un’azienda ha bisogno del flusso costante di informazioni che arrivano dalla rete). • Techno-socialità: le tecnologie agiscono in profondità sulle dinamiche individuali e collettive (le relazioni tra le persone e gruppi che costituiscono il contesto sociale sono modellate dall’avvento dei media digitali per la quantità di relazioni e il modo). Ad esempio, il meccanismo della spunta di WhatsApp (che fa vedere se il msg è stato inviato e anche la doppia spunta blu che dal punto di vista sociale vuol dire che la rete sociale non sta rispondendo) risponde al bisogno nostro di continuare a testare il funzionamento/efficacia della nostra rete sociale. Perché la rete sociale deve essere sempre efficiente e rispondere. Noi gestiamo le nostre reti sociali anche attraverso la produzione di piccoli prodotti culturali che condividiamo con la rete. Ad esempio, negli 21 anni 80 nasce questa possibilità attraverso la registrazione di audiocassette che poi vengono ascoltate attraverso il Walkman (alimentare la rete sociale attraverso la produzione di prodotti culturali). • Network logic: ogni sistema o insieme di relazioni che poggia sulle tecnologie è dominato alla logica della rete (della connessione in rete è logica che ha dato forma in modo significativo alla società). Non solo le persone sono connesse in reti sociali, ma anche le imprese e dunque anche la dimensione economica e nell’organizzazione della produzione si costruiscono delle reti. Ad esempio, piccole imprese, reti di persone che lavorano insieme online. • Cambiamento: la società evolve in modo costante. La rete è dinamica, di conseguenza anche la società. • Convergenza: le tecnologie convergono in un unico sistema integrato (l’infrastruttura sulla quale convergono tutti i flussi informativi tendono a convergere in un unico sistema integrato). Gli effetti della Network Society: La società è frammentata perché la comunicazione in rete ha effetti di polarizzazione, opinione pubblica diversificata ecc. Gli effetti di questi fenomeni sono: • Di differenziazione sociale e culturale: - La personalizzazione dell’offerta e del consumo (sia nelle forme del marketing, sia in quella della scelta di contenuti molto personalizzati) creano una frammentazione culturale. - La differenza di competenze nell’accesso ai media digitali crea una stratificazione sociale degli utenti (have/have not; competenti/non competenti).
 Ad esempio, se durante il lockdown non avevi un accesso a internet in maniera adeguata perché abiti in un posto in cui non prende bene. • Sui contenuti e sulla cultura: 
 - L’esistenza di un unico ambiente mediale convergente (la rete) favorisce l’«integrazione dei messaggi in un unico schema comune» in cui i codici si mescolano (effetto di convergenza verso la rete rispetto a tutti i flussi mediali).
 Tutti i contenuti mediali si mescolano in un unico sistema di piattaforme. Ad esempio, c’è cinema che lo trovo a pezzetti nei social, su YT, intero su Netflix ecc. 
 Castells si ferma qui, a questi due effetti sulla Network Society. Si ferma a guardare a quello che succede negli anni 2000. 
 Il secondo passaggio è IL FENOMENO DELL’ESSERE SEMPRE CONNESSI. Condizione dell’essere always on. Da qui parliamo di connective society. CONNECTIVE SOCIETY Si sviluppa questo concetto soprattutto quando comincia a nascere il WEB 2.0 che ha data di nascita nel 2004. Il WEB 2.0 è lo sviluppo della rete che si basa sulle piattaforme social (esistono dalla fine degli anni 90 ma esplodono nel 2004). Si parla di Connective Society, dove l’elemento connotante è l’essere sempre connessi. Ne consegue l’assenza di soluzione di continuità tra la vita online e offline. Il libro di Lee Rainie e Barry Wellman, Netowrked, The New Social Operating System è il primo libro in cui si mette a tema questo essere sempre connessi (always on). L’innovazione tecnologica porta alla pervasività della condizione di connessione online o della propensione all’essere online networked. La prima cosa che viene messa a fuoco è che le condizioni di esistenza online e offline sono senza soluzione di continuità. Ci muoviamo nelle attività della volta quotidiana passando tra vita online e quella offline. Ad esempio, quando si acquista online prima magari la si va a vedere in negozio la cosa da comprare, leggiamo le recensioni online ecc. Non si parla più dell’esistenza di una struttura di rete e di contenuti che circolano come diceva Castells, ma che effetto abbia sulla società questa perenne connessione. Rainie e Wellman osservano e arrivano a delle conclusioni: • La prima osservazione di Rainie e Wellman: individualismo connesso che parte da osservazione che cambiano le tipologie e forme delle reti sociale (insieme di persone legate tra loro da attività comuni, relazioni 22 I contenuti destinati per comunicazione di massa sono: la pubblicità delle aziende (comunicazione promozionale di una azienda), i profili istituzionali (iniziative per campagne elettorali, i profili sociale e Tik Tok dei politici), news (ad esempio, il primo discorso di Giorgia Meloni nell’insediamento alla Camera è trasmesso in diretta sui social). Il nuovo senso della posizione nella comunicazione è la consapevolezza di essere parte di un mondo comunicativo in cui comunico insieme a varie testate, il sapere di poter essere comunicatori attivi insieme a testate giornalistiche: evoluzione. • Consapevolezza di avere un nuovo ruolo comunicativo nella società • Tematizzazione generalizzata del quotidiano«non esiste ambito sociale che non sia comunicabile in modo istantaneo all’interno delle reti di comunicazione, al punto che i vissuti quotidiani tendono a essere tematizzabili come fatti pubblici» Ad esempio, sui social la messa in scena della vita quotidiana: Fedez che mette sui social la foto della cicatrice del suo intervento. Non esiste nessun ambito sociale che non sia comunicabile all’interno delle piattaforme social.
 Questa foto è sintomatica del fatto che i vissuti quotidiani tendono ad essere tematizzati come fatti pubblici all’interno delle piattaforme social. La critica è che c’è una soglia oltre la quale l’esposizione può non essere opportuna. Ma chi la stabilisce? Non è facile perché il vissuto quotidiano è ormai fatto pubblico anche perché la tematizzazione di questo fatto (malattia) può raggiungere un obiettivo di sensibilizzazione, mobilitazione. Fatti privati per parlare di questioni pubbliche. Riassunto: le tre grandi trasformazioni sono: Networked Revolution, Mobile Revolution e Internet Revolution che, messe insieme allo sviluppo delle piattaforme social, danno questo nuovo senso della posizione nella comunicazione degli individui. In sintesi, la cultura della connessione che si genera nella Connective Society è una cultura in cui le strutture dei social media sono entrate gradualmente al centro delle nostre routine e pratiche quotidiane. Mappa usata nel 2004 per raccontare cos’era questo nuovo tipo di web si andava sviluppando (alcune cose di questa mappa sono poi state superate nel tempo): •Il Web 2.0 è caratterizzato da insiemi di piattaforme che funzionano solo se gli utenti le riempiono di contenuti. •Trust your users: ad esempio su Wikipedia c’è gente che va a compilare. •I dati che noi lasciamo sulle piattaforme sono ciò che fanno funzionare la piattaforma e diamo un guadagno alla piattaforma. La conseguenza è il collasso dei contesti: •È un effetto dell'uso delle piattaforme social descritto verso la fine del 2008. • Si tratta di tutte quelle situazioni in cui non governiamo completamente destinatari della nostra comunicazione. Ci sono delle tecnologie supporto di questa società connessa: • Tecnologie di produzione diffuse: dispositivi mobili e gli strumenti che questi mettono a disposizione (telecamera del telefono). • Tecnologie di disintermediazione: tecnologie che ci rendono comunicatori senza bisogno di intermediari, entrando in contatto diretto con le figure dell'autorità e delle istituzioni. La cultura della connessione che si genera nella Connective society è una cultura in cui le strutture dei social media sono entrate gradualmente al centro delle nostre routine e pratiche quotidiane. 25 Il web 2.0 (concetto inventato da Tim O’Riley) è caratterizzato dall'esistenza di piattaforme che esistono grazie le persone che pubblicano contenuti, come Instagram. Per questo siamo pressati a continuare a produrre contenuti, se io mi fermo anche e Instagram si ferma. A fare da motore delle piattaforme e a dare valore economico sono i nostri dati. PLATFORM SOCIETY Van Dijck riflette su quali sono effettivamente le infrastrutture che oggi caratterizzano la società e con la sua opera è arrivata ad affermare che l'elemento che caratterizza la nostra società è la presenza di queste infrastrutture di piattaforme su cui basiamo la nostra quotidianità. Nella società in cui viviamo, i media digitali sono importanti ma c’è un livello ulteriore di complessità: la pervasività di alcune piattaforme che sono strumento attraverso il quale noi gestiamo la nostra quotidianità. Il termine Platform society è stato coniato da J. Van Dijck /daik/ che ha studiato che peso hanno le tecnologie sulla società ed è arrivata a sviluppare il concetto di società delle piattaforme. Questo termine vuol dire riconoscere che nella nostra società ci basiamo spesso nello svolgere le attività quotidiane su questi supporti digitali che sono architetture programmate/strutture programmate che funzionano secondo programmazione informatica che mediano le nostre interazioni (es. iCloud, piattaforme per comprare, per andare in vacanza ecc.). Si definisce Platform Society una società in cui molte attività quotidiane (pubbliche e private) si svolgono appoggiandosi a un ecosistema di piattaforme. Un assemblaggio di piattaforme interconnesse governate da un particolare insieme di meccanismi che modellano le pratiche quotidiane. Le piattaforme agiscono sulla base di logiche che influenzano i processi di circolazione di contenuti e beni cultuali e materiali. Van Dijck dice: • Una piattaforma è architettura digitale programmabile, progettata per organizzare interazioni tra utenti; non solo utilizzatori finali, ma anche imprese commerciali e istituzioni pubbliche. • Le piattaforme sono collegate. Sono infrastrutture (cose che mettono in contatto), ecosistema di piattaforme, colossi collegati tra loro. L’infrastruttura (quello che mette in contatto una parte all’altra della società) è mediata da 5 colossi. • Questi meccanismi influenzano anche noi. Nell’ecosistema, infatti, coesistono due tipi di piattaforme: • Le piattaforme infrastruttura, che formano il cuore dell’ecosistema su cui le altre app e piattaforme vengono poi ad appoggiarsi. Sono le big five o FAMGA (Facebook, oggi meta + apple + microsoft + google + Amazon). Funzionano da online gatekeeper gestendo, incanalando e archiviando il flusso di dati che circola in rete. • Le piattaforme di settore, che sono incorporate nell’ecosistema complessivo all’interno di specifici settori (news e giornalismo, spostamento e alloggio, medicina, istruzione ecc). Dipendono dalle Big Five per quel che riguarda l’approvvigionamento di servizi e informazioni. Vengono sviluppate e spesso integrate influenzando l’organizzazione di specifici settori. (Airbnb dipende anche da maps, dai dati di altri social). Oggi al cuore del Sistema delle grandi infrastrutture c’è GOOGLE (Alphabet): fornitore del maggior numero di risorse e infrastrutture e supporti alle attività di tutte le altre;
 - sistema di mappatura del mondo con Google Maps (quello che noi sappiamo sullo spazio geografico del mondo a noi conosciuto è Google, è detentore del nostro sapere)
 - è motore di ricerca, decide cosa è importante, è filtro principale al nostro accesso al sapere. Le risorse che Google offre al Sistema sono: • Motore di ricerca (Google Search) • Browser (Google Chrome) • App Store (Google Play) • Sistema operativo (Android) • Servizi di pagamento (Android Pay, Google Wallet) • Programmazione pubblicitaria (AdSense) • Sito di video sharing (You Tube) • Sistema di informazione geospaziale (Google Hearth) • Sistema di videoconferenze (Google meet) • Sistema di cloud (Google Drive) A fianco al mondo Google c’è Facebook (Meta), secondo grande detentore di dati. Sono gli interlocutori numero uno delle imprese che vogliono far arrivare la loro voce ai possibili clienti. Meta detiene l’80% dei servizi si social media del mondo (Facebook, Facebook Messanger, Instagram, WhatsApp).
 26 Meta può raccogliere una quantità di dati quasi equiparabile a quella di Google. 80% dei servizi di social network nel mondo. Lavorano insieme ormai e raccolgono il 60% della pubblicità che viene fatta online passa attraverso Google e Facebook. Loro sono i mediatori della pubblicità online. Facebook è anche detentore di servizi di identificazione online («accedi con Facebook») e monitorare a quali siti accedono i loro utenti (ora lo fa anche Apple e Google). Mezzi attraverso i quali vengono capitalizzati i dati dei loro utenti. Controllo sul traffico dati mobile degli individui (App). In ascesa c’è Amazon e sta crescendo perché sta cercando di differenziare i suoi contenuti e la sua offerta (Amazon music; Amazon prime video; U2 il supermercato; Kindle; Audible, soggetto che produce podcast e audiolibri e inchieste di approfondimento su temi della quotidianità; Alexa). Nasce come venditore di libri online e ora è produttore di contenuti audiovisivi, editore di contenuti audio). Amazon: • È rete digitale di vendita. • È leader di mercato nel campo dei server per il cloud. Apple ha un peso importante: • nella produzione di hardware. • è gestore del secondo App Store per grandezza. • servizi di cloud e streaming (+ tecnologie indossabili che danno raccolta dati su salute, sport che le altre big five fanno fatica ad avere perché devono passare attraverso altre infrastrutture) (la raccolta dati su salute è importante ora più che mai perché ora ha senso avere un saturimetro al polso; dati che servono anche alle reti di servizi sanitari sul territorio). Microsoft, la più vecchia di tutte (possiede Skype > leader del mercato delle video conferenze prima della pandemia, ma ora ha Teams) (+ posta, calendario > leadership nel mondo imprese) (va forte nel mondo delle imprese e meno in quello dei consumer). • Social network (Linkedin). • Cloud (Microsoft Azure > cloud aziendale). Le Big Five forniscono infrastrutture anche alle piattaforme più innovative: • Spotify si appoggia a Google cloud. • Netflix si appoggi al cloud di Amazon web service. • Games agli App store. • Le applicazioni pubbliche alle infrastrutture private. Le piattaforme di settore sviluppano una parte di offerta proprio e poi poggiano il resto sulle big five. Dove non arrivano le big five arrivano le piattaforme di settore, che fungono da connettori tra utenti e fornitori, che sono di due tipi: • Creano una connessione tra gli utenti e i micro imprenditori (Uber, airbnb). Le persone su Airbnb vogliono affittare una casa o una stanza ma sono persone normali non imprese. Le grandi piattaforme intervengono spesso come finanziatori a sostegno delle piattaforme. Per esempio Google il 20% di uber e interviene per la geo localizzazione. Creano un mercato nuovo. • Utenti e imprese complementari tradizionali. Tutto il mondo del food ad esempio mette in contatto imprese tradizionali, cioè ristoranti, con gli utenti.abbiamo imprese che vogliono migliorare il modo di raggiungere i clienti. In the fork l'impresa esiste già, il ristorante non nasce con l'app. Oppure booking crea una connessione con gli alberghi e gli utenti. Supportano mercati già esistenti. ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA PLATFORM SOCIETY Vent’anni dopo la nascita del web 2.0 si parla di un terzo sviluppo del web: piattaformizzazione (platformization) del mondo della rete e della società. Siamo diventati sempre più legati a un mondo di piattaforme digitali nel modo e forma in cui sviluppiamo le attività della vita quotidiana. Si parla di piattaformizzazione del contesto sociale. Gli elementi costitutivi di queste piattaforme (anche di settore): • I dati: queste piattaforme non solo erogano servizi e ci mettono a disposizione contenuti, ma raccolgono anche dati. Raccolgono grandi quantità di dati relativi ai contenuti prodotti e circolanti e relativi ai comportamenti degli utenti e li archiviano per migliorare il servizio che ci offrono. Nasce come strumento di 27 effetto filtro porta in primo piano le logiche degli algoritmi. Circolazione dei contenuti (contatto con parte economica) Contenuti, informazioni, prodotti culturali che circolano e raggiungono gli utenti attraverso le piattaforme (social) che di conseguenza diventano: luoghi dove si negoziano le regole di convivenza. Secondo effetto sociale: sulle RELAZIONI INTERPERSONALI: le piattaforme social sono strumento di mediazione delle relazioni interpersonali: noi viviamo all’interno di uno spazio ibrido dove gestiamo le nostre relazioni sociali online e offline (sono le stesse); senza soluzione di continuità (si mescolano). I social sono luoghi dove si negoziano le regole di convivenza e «mixandole in modo crescente con norme sociali e socio-tecniche create negli ambienti online» (Van Dijck, 2013). Lui dice che noi all’interno dei social usiamo e impariamo regole di interazione sociale. Ad esempio, quanto tempo può passare (limiti di tempo) prima di rispondere (velocità di risposta. Non rispondere nell’arco breve di tempo ad un msg può essere indicatore di problematica all’interno della relazione), se posso pubblicare una foto con qualcuno o prima glielo chiedo ecc. Sono regole non scritte, ma che esistono solo nella vita offline. Tema della privacy: tutela (ipercontrollo), ma anche allargamento dei confini della nostra privacy (rendiamo pubblica alcune cose della sfera del privato). Temi del controllo e del privato/pubblico e un altro tema è questione del collasso dei contesti che tutt’ora esiste: Danah Boyd, studiosa importante negli anni 2000 delle piattaforme social, ha messo a fuoco il collasso dei contesti, effetto che si crea quando, comunicando tramite le piattaforme social, perdiamo il controllo dei confini della nostra audience e non siamo più consapevoli di chi sono i nostri interlocutori. Possono esserci sfere sociali diverse. Ad esempio, il datore di lavoro, amici, amici di genitori. Il meglio sarebbe tenere un tono sociale consono a tutte le sfere, ma perderebbe di autenticità e collassano i contesti: comunico qualcosa che mi riguarda anche se non pertinente con quella persona che mi segue. La comunicazione online perde il contesto (non c’è più il tono o la pertinenza in base alla persona con la quale sono), collassano i contesti e ha effetti sulle mie relazioni perché le relazioni tendono ad appiattirsi e a non essere più differenziate da sfere. Unico tono comunicativo che è medio e ci porta a dover negoziare con le relazioni offline con persone che sanno cose di noi che non vorremmo sapessero. Tre meccanismi che sostengono gli altri due: ricaduta sulla vita offline della vita online (tema urgenza, privacy e collasso contesti) (3 effetti: DATIFICATION, MERCIFICAZIONE, SELEZIONE). Le affordances sono opzioni all’interno del social che mi suggeriscono che posso gestire in maniera più circoscritta il modo in cui posso comunicare le mie informazioni/contenuti. Ad esempio, la lista degli “Amici stretti” su Instagram. Da un lato c’è condizionamento da parte delle piattaforme e dall’altro c’è negoziazione che Instagram ci offre per gestire la nostra privacy. Le regole della nostra vita sociale online sono influenzate dalle regole del social.
 Le affordances offerte dalle piattaforme contribuiscono a modellare la socialità online e offline: - DATAFICATION: codifica dei comportamenti e delle emozioni per poterle standardizzare ed elaborare in forma di dati.
 Sharing e following (e meccanismi che sorgono da queste azioni); le affordances sono strutturate attorno ad azioni pre-codificate (espressioni delle emozioni, codificate attraverso le emoji oppure con like; pratiche come il follow, il tag, lo share). 
 Tutto questo ha cambiato il fatto che viviamo in un contesto di relazioni sociali in cui possiamo interessarci di un altro senza che questo lo sappia. Siamo abituati al poter essere osservati da un n persone senza una relazione di reciprocità e quindi alla consapevolezza di essere “on stage” che cambia il nostro modo di raccontarci e rivolgerci a questa audience che ci vede come “performer”. - MERCIFICAZIONE: effetto della platform society; trasformazione di contenuti ed emozioni in merci che possono essere scambiate all’interno e all’esterno delle piattaforme (processo che mette in evidenza Van Dijck). - SELEZIONE: gli utenti vengono indirizzati verso specifici contenuti e oggetti secondo un principio data driven ovvero alimentato dal flusso di informazioni ordinato dagli utenti. (= funzione di filtro). Il modellamento della socialità: • Avviene tra affordances (possibilità) offerte dalle piattaforme e comportamenti degli utenti. • “Mixandole in modo crescente con norme sociali e socio-tecniche create negli ambienti online” (Van Dijck 2013). 30 Le affordances offerte dalle piattaforme contribuiscono a modellare il modo in cui si producono, si consumano e si condividono i contenuti: Le piattaforme incoraggiano gli utenti a produrre continuamente contenuti: “un insieme di beni che devono essere continuamente investiti, nutriti, gestiti e sviluppati” (Martin 2000). (L’espressività come bene economico). Il sè è presentato come una collezione di gusti (di consumi). La rete di contatti è anche finalizzata ad ottenere vantaggi di visibilità, popolarità e autopromozione. “Se il prodotto che “vendiamo” sulle piattaforme siamo noi stessi, la strategia di promozione del sè consiste nell’esaltare le nostre qualità, senza mai fornire i dettagli che non vogliamo rendere noti” . Le piattaforme attraverso gli algoritmi orientano le attività di consumo. La DATIFICAZIONE (è uno dei meccanismi che sostengono e determinano gli effetti sociali delle piattaforme) (le piattaforme reggono i loro meccanismi sulla raccolta di dati) significa che ci sono aspetti del mondo che non erano mai stati quantificati in modo sistematico e che oggi vengono quantificati in dati (Mayer-Schonberg & Cukier, 2013). È estrazione di dati su vasta scala, monitoraggio sistematico, quantificazione pervasiva e minuziosa, e trasformazione dell’ agire sociale online e offline – comprese dimensioni mai misurate e quantificati prima d’ora, come. I legami di amicizia o le stesse emozioni – in “dati online quantificati, suscettibili di esser calcolati in tempo reale e usati per analisi predittive” /Van Dijck 2014, p. 198). L’estrazione di una grande quantità di dati dalla vita quotidiana, la loro manipolazione e monetizzazione è, infatti, alla base del “capitalismo della sorveglianza”, “ orientato a prevedere e modificare il comportamento umano per generare profitto e controllare il mercato” (Zuboff 2015, p. 75). Alcuni esempi: • GEOLOCALIZZAZIONE: dove siamo nello spazio è dato • PAGAMENTI: come paghiamo è dato che si può registrare e quantificare. 
 Oggi noi mediamo attività attraverso le piattaforme e questo (tutto ciò che facciamo) può essere trasformato in un dato; quasi tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana possono essere trasformati in dati. 
 Ad esempio, passare il badge all’ingresso dell’università è dato. I dati vengono mantenuti a disposizione dalle piattaforme come risorse primarie per sviluppare tecniche di analisi predittiva in tempo reale e per distribuire pubblicità e servizi personalizzati. L’analisi predittiva proviene dal linguaggio del marketing, dove viene applicato per cercare di spiegare e prevedere i comportamenti di acquisto delle persone.
 Viene chiamato così nel marketing quando si utilizzano dati, algoritmi statistici e tecniche di apprendimento automatico che permettono di identificare con maggiore precisione la probabilità di avvenimenti futuri (e dunque di risultati) sulla base dell’analisi di dati storici. Quando vengono applicati nel marketing servono a prendere i comportamenti d’acquisto dei clienti ed elaborarli in modo statistico. Gli studi permettono di identificare con maggiore precisione la probabilità di avvenimenti futuri; quanto probabilmente certi clienti compreranno una determinata cosa: - Modelli predittivi basati sulla segmentazione dei clienti in funzione di diverse variabili. - Sulle previsioni di comportamento. - Sulle raccomandazioni di prodotti, servizi e pubblicità. Questo processo di datificazione si basa su due meccanismi: • La raccolta dei dati: la raccolta di fatti avviene in tempo reale, non appena il dato viene prodotto è immediatamente raccolto ed elaborato. I dati vengono raccolti attraverso: - Pratiche di datificazione standard (big five): richieste di amicizia, like e reaction, condivisioni, valutazioni, suggerimenti. - Pratiche di datificazione standard (di settore): gioco, affitto, guida (sistemi di Car sharing, Uber), apprendimento, acquisto eccetera. • La datificazione del like: l'esito di questa datificazione sono degli output. Nel momento in cui io metto un like, tale azione si traduce nella visualizzazione del news feed dell’utente (effetto visibile immediato) E viene inclusa nelle metriche dell’oggetto (numero di like, condivisioni, commenti) a cui si è messo like (effetto invisibile). Facebook Insights: ogni nostro like rientra in una serie di dati aggregati invisibili agli utenti finali, ma visibili i social media manager. Ogni nostra azione finisce in un terzo sistema di dati: dati aggregati dalla piattaforma e visibili solo ai gestori della Facebook in, oggi meglio conosciuto come Meta, questi dati sono quelli su cui si basa la profila azione degli utenti. Ad esempio “persone che potresti conoscere” oppure post sponsorizzati che dipendono da tutta una serie di dati che Facebook sulle mie attività (sono i dati utilizzati dagli inserzionisti per profilare il loro contenuto). Perché studiare la datificazione? • Perché si è estesa a ogni sfera del sociale: - Economia 31 - Politica - Organizzazione sociale - Governo di fenomeni complessi (crisi climatica, flussi migratori) - Scienza (conoscenza) - Produzione culturale - Interazione interpersonale • Perché fa parte di un fenomeno più ampio definito mediatizzazione della società. In una società profondamente mediatizzata accadono due cose: - Le istituzioni e i processi sociali devono comunicare e svolgersi secondo la logica dei media. Es. i politici devono adottare strategie comunicative, retoriche, toni di voce adatti al linguaggio dei media. - Le attività che noi svolgiamo all’interno della società utilizzano i media e media e società si influenzano reciprocamente. Es. le video call hanno influenzato la nostra vita professionale perché un evento sociale ne ha fatto esplodere l’utilizzo. Es. per organizzare la socialità offline ci affidiamo ai sistemi online. Un altro aspetto della raccolta dei dati in tempo reale e la standardizzazione.tutti questi dati raccolti, chiamati dati-segnale, devono essere standardizzati per poter essere elaborati e di conseguenza devono essere standardizzate anche le azioni possibili. Per quanto riguarda la circolazione dei dati, i dati presenti all'interno delle piattaforme non restano di proprietà di una singola piattaforma, ma sono oggetto di un percorso di circolazione trasversale alle diverse piattaforme (sono dati condivisi tra le big five e tra le big five e le piattaforme di settore). API: Application Programming Interface. Qualcosa torna anche a noi utenti di questo database, non solo sottoforma di servizi (persone che puoi conoscere, pubblicità), ma anche: • Insight sul proprio profilo. • Osservazione delle attività di amici e follower. • Suggerimenti di consumi simili. • Valutazioni su un prodotto che ci interessa. Tutto questo meccanismo di datificazione e gli effetti (esempio: trend, gerarchia dei contenuti) che noi vediamo, generano un effetto di maggiore consapevolezza sugli utenti finali e una maggiore consapevolezza dell'evoluzione dei sentimenti pubblici nei confronti degli eventi. Gli effetti sociali della dataficazione: • DATAISMO: E’ un nuovo immaginario sociale secondo cui - Tutto – dalle azioni alle interazioni fino alle emozioni – può essere tradotto in dati e che una volta convertito in dati possa essere misurato, quantificato anticipato e controllato attraverso calcoli algoritmici. - I dati sono oggetto di una fiducia cieca e incondizionata perché sono una forma di conoscenza imparziale, obiettiva e più accurata del giudizio umano. Dati e piattaforme che li raccolgono sono immaginati come strumenti di comprensione e interpretazione del mondo infallibile perché si immagina che ci sia una relazione auto-evidente – una corrispondenza perfetta – fra le persone in carne e ossa e i dati che le rappresentano (Van Dijck 2014). Ci si affida a forme di monitoraggio digitale (del sonno per esempio) perché ci si fida che i dati delle app siano veri, accurati e utili a prendere decisioni e migliorare la salute o le prestazioni fisiche. A differenza delle misurazioni soggettive ritenute approssimative e imprecise. Solo quello che può essere tradotto in dati è conoscibile. Attraverso i dati si crea però una conoscenza fondata sulla correlazione invece che sulla comprensione. La correlazione descrive come due eventi spesso accadano insieme, ma non il perché né quale sia la causa e quale l’effetto. Es. Pre-empition (logica dell’ anticipazione) senza comprender le cause delle correzioni è difficile prevenire gli eventi come per esempio i crimini. Se avvengono più crimini nelle giornate di vento non è detto che sia saggio schierare più polizia nelle giornate ventose. L’ideologia del dataismo si è fatta strada negli immaginari e nelle pratiche sociali attraverso quattro strategie narrative: - La naturalizzazione della connettività: le connessioni mediata da internet con persone organizzazioni, processi è naturale. - La datificazione è imprescindibile per il buon funzionamento di aziende ed economia. - La personalizzazione è un valore (e quindi in cambio della personalizzazione si può accettare la sorveglianza) - La datificazione è inevitabile e inarrestabile e porta a un progresso costante. • CULTURA DELLA SORVEGLIANZA: - Il controllo (di se stessi nei propri profili, degli altri attraverso i social) è diventato parte della cultura contemporanea, viviamo in una società sorvegliata e sorvegliante in cui essere monitorati e partecipare a alla sorveglianza degli altri è naturale. 32 • Bucher definisce algorithmic imaginary il processo di immaginazione sociale di cosa sono e come funzionano gli algoritmi (Bucher 2017). • “Il modo di pensare a cosa sono gli algoritmi, cosa dovrebbero essere, come funzionano e cosa a loro volta queste immaginazioni rendono possibile” (Bucher 2017, p. 40) in termini di azioni degli utenti. L’immaginario algoritmico da origine alle Folk Theories: teorie sul funzionamento degli algoritmi che circolano all’interno singoli e specifici gruppi di utenti o del complessivo pubblico di una piattaforma. Ytre-Arne e Moe, hanno identificato quattro teorie (diffuse tra gli utenti dei media algoritmici norvegesi): • Gli algoritmi confinano gli utenti all’interno di orizzonti di conoscenza ristretti proponendo sempre contenuti simili. • Gli algoritmi sono utili e pratici perché riducono l’entropia consentendo di identificare contenuti utili e ben gerarchizzati. • Gli algoritmi sono riduttivi perché consolidano stereotipi e promuovono sempre le descrizioni/spiegazioni più semplici. • Gli algoritmi sono opachi, è difficile comprendere le loro conseguenze, e il loro potere; gli algoritmi sfruttano gli utenti utilizzando i loro dati e le informazioni che questi forniscono per i loro obiettivi. (Ytre-Arne, Moe, 2020). Il contributo principale fornito dagli studi sulle folk theories è quello di avere messo a fuoco come gli immaginari relativi a ciascun media algoritmico sono molteplici. Per ciascuna piattaforma esiste un repertorio di discorsi e teorie e, di conseguenza, diverse modalità di interazione possibili, che gli utenti mettono in atto a seconda di quale teoria condividono. Anche i significati attribuiti agli algoritmi cambiano a seconda delle teorie che di volta in volta vengono accolte. L’algorithmic imaginary non è individuale, ma sociale: • circola sotto forma di storie (storie algoritmiche), discorsi informali e bottom up che vengono prodotti quando gli utenti comuni condividono le esperienze vissute con gli algoritmi sia in forma diretta, sia in forma mediata (Schellewald 2022). Le storie algoritmiche sono delle descrizioni socialmente validate di come funziona e – di conseguenza – di come si può interagire con l’algoritmo. Hanno la funzione di richiamare l’attenzione sul funzionamento degli algoritmi, di sollecitare gli individui a produrre interpretazioni del funzionamento degli algoritmi, e quindi, sono alla base della costruzione dell’immaginario algoritmico all’interno di una società. Sophie Bishop (2019), considerando l’universo dei creatori di contenuti (in particolare dei vlogger), definisce il processo di condivisione di esperienze di relazione con gli algoritmi “algorithmic gossip”. Con questa espressione indica la condivisione informale all’interno di un gruppo omogeneo di persone di una conoscenza sugli algoritmi e sulla visibilità algoritmica non ufficiale, che si crea attraverso il passaparola (Bishop, 2019, p. 2590). Il passaparola, la condivisione di storie ed esperienze personali all’interno di un gruppo di pari (di persone simili) è il modo con cui spesso si formano e si diffondono le storie algoritmiche. Per quanto riguarda la norma della cultura algoritmica, i processi di selezione gerarchizzazione degli algoritmi hanno anche la capacità di definire quanto è da considerare normale o “fuori dalla norma” in un contesto sociale. La ricorsività di alcune narrazioni, comportamenti, rappresentazioni che i media algoritmici ripropongono con particolare frequenza perché popolari o particolarmente graditi a una comunità di utenti li fanno apparire come rappresentazioni della “normalità” (Crandall, 2010 p .83; Beer, 2017). Il funzionamento degli algoritmi influisce anche sulle narrazioni contemporanee ospitate dai media digitali. Queste narrazioni sono prodotto all’intersezione tra: • Azioni degli utenti (like, commenti, post). • Elaborazione algoritmica delle tracce lasciate che si traduce in una restituzione di contenuti predittivamente ritenuti interessanti. • Intervento strategico degli utenti finalizzato a perfezionare questa restituzione e a “far agire” l’algoritmo secondo le proprie preferenze e i loro cambiamenti nel tempo. Bisogna considerare poi: • La proposta ripetuta e insistita di modelli “di tendenza” (definiti anche dalle preferenze degli utenti) che rende pervasive alcune forme di racconto. • La ricorrenza e ripetizione di modelli di racconto/formati (come quelli delle preparazioni di cucina, ma anche delle recensioni di viaggi e locali che si ripetono in forme sempre più codificate). 35 • I processi di framing generati dalla diffusione di meme satirici che, ripresi e ripetuti nei post dei singoli, diventano un modo di raccontare la realtà diffuso attraverso i social. • I media algoritmici mettono a disposizione degli utenti dei repertori discorsivi e narrativi in relazione a singoli eventi privati o pubblici. • La tipicità algoritmica di queste risorse per la narrazione è legata al fatto che la loro selezione e distribuzione è basata su meccanismi predittivi e - di conseguenza – ripetitivi. • Ogni utente (o ogni singolo gruppo connesso di utenti) ha la possibilità di accedere – in relazione a un singolo evento - a un repertorio di risorse narrative limitate e tendenzialmente coerenti al suo interno su cui di conseguenza a basare le proprie narrazioni. Per esempio la giornata della donna 2022 è stata variamente associata dai post celebrativi circolati sui social media ai valori di empowerment, inclusività, solidarietà, body positivity. Valori che sono stati rappresentati in forma metaforica, simbolica, scegliendo di volta in volta tipi diversi di donne per rappresentare questi valori. Brand, istituzioni, persone comuni hanno ripreso questi valori e i modi in cui venivano raccontati nei post pubblicati in questa data. In alcuni casi riprendendo i trending topics della giornata, in altri casi accogliendo le linee narrative dominanti nella propria “bolla algoritmica” frutto dell’intersezione tra tracce digitali lasciate nel proprio passaggio sulle piattaforme e la loro “interpretazione” algoritmica. Instagram tra l’1 e il 15 marzo 2022: in Italia con #8marzo, o contenenti le espressioni "8 marzo", "festa donna" e "festa donne". Il corpus è stato reperito tramite Crowdtangle ed è composto da 6,624 post e si può definire un big data set. I temi ricorrenti all'interno di questi post sono stati identificati attraverso un'analisi del contenuto della parte visiva e del testo e poi attraverso un'analisi delle parole chiave ricorrenti. Giornata della donna 2022: 75 post con più engagement: L'immagine della donna che emerge in relazione alla festività dell'8marzo è quella di donna come una "principessa guerriera" caratterizzata da determinazione, coraggio e capacità di lottare. Donna come "vittima di ingiustizie" soprattutto nell'ambito del lavoro. I minori appaiono i legami con un’immagine altrimenti stereotipata legata ad aspetti quali la fragilità o alla maternità. Emerge anche l’identificazione della donna con alcune figure emblematiche come Rita Levi Montalcini, Marie Curie, Rosa Parks, Kathrine Switzer, Franca Viola. Figure riconducibili ai due modelli delle donne scienziate e delle donne attiviste per i propri diritti in vari campi dalla famiglia, alla vita pubblica allo sport. Sono presenti diverse pagine satiriche che propongono meme e in particolare ed è subito ex; boom friendzoone; disagiate; bastardi dentro; cose brutte impaginate belle; 30 politico. La narrazione dei meme satirici riprende lo stereotipo di un rapporto fallimentare tra uomini e donne caratterizzato dal frame della dimenticanza, della strategia del recupero goffo delle inadempienze maschili, della competizione con la figura materna, della relazione di coppia come sopportazione. Viene ripreso in occasione della festività dell’8 marzo anche lo stereotipo dello studio come vessazione e fatica senza scopo. L’analisi sull’intero dataset è stata effettuata utilizzando le parole chiave che sono state rilevate come tipiche delle diverse forme di narrazione nello small data set per verificarne la ricorrenza in tutto il campione. Le parole chiave sono state distinte in due aree semantiche: • La rappresentazione della donna come vittima e oggetto di discriminazione. • La rappresentazione della donna come "soggetto di valore" per le sue capacità. 36 Rispetto alla narrazione della donna come soggetto portatore di valore i post caratterizzati da un numero più alto di like e commenti sono più spesso caratterizzati dalla presenza di riferimenti alla maternità rispetto agli altri, mentre c'è una sostanziale omogeneità in relazione alle altre parole chiave. Rispetto all’intero data-set i post che sono stati premiati con il numero maggiore di like e di commenti mettono maggiormente a tema alcuni aspetti della narrazione della donna come vittima e in particolare il tema del rispetto che ricorre quasi come parola chiave, mentre sono presenti in misura decisamente minore post che mettono a tema la violenza di cui le donne sono vittima. Emerge poi una significativa convergenza tra small e big data-set nell'indicazione delle figure femminili emblematiche che provengono principalmente da due ambiti: quello delle donne scienziate e quello delle donne attiviste. Nel complessivo data set prevalgono le prime con il 59% delle citazioni rispetto alle donne attiviste con il 40,5% delle citazioni. A partire dall’importanza assunta dalle logiche degli algoritmi nei media digitali Tania Bucher usa la definizione “media algoritmici” (Bucher 2017 e 2018). I media algoritmici sono definiti: “tecnologie mediali che si basano fondamentalmente su algoritmi per ordinare, filtrare, gerarchizzare, e curare i contenuti” (Bucher, 2020: 1703). Gli algoritmi sono finalizzati a riproporre contenuti che hanno già incontrato l’approvazione degli utenti (personalizzazione) o che hanno incontrato l’approvazione di molte persone (popolarità). • Personalizzazione: Più l’algoritmo ha a disposizione input da parte dell’utente (dati demografici e comportamentali come like, commenti, scelte di consumo) più è in grado di sviluppare analisi predittive e proporre contenuti che incontreranno l’approvazione e genereranno soddisfazione nell’utente. Contemporaneamente l’utente si muoverà su binari consolidati di conoscenza e di consumo, ma sempre più composti da un numero ridotto di tipologie di contenuti, piccole o grandi nicchie di gusto in cui si riconosce. Tutto ciò genera risposte con offerte coerenti.in realtà, soprattutto all'interno delle piattaforme social, il meccanismo di personalizzazione non si basa solo sulle nostre scelte, ma si basa anche sull'osservazione di ciò che accade intorno a noi, cioè sia meccanismi predittivi basati sulle nostre scelte che meccanismi predittivi basati su ciò che hanno scelto le persone che ci stanno intorno. La personalizzazione si basa anche sull’affinità (prossimità con la propria rete sociale, con le persone che segue, alle pagine che seguiamo e ai gruppi di cui facciamo parte). Questo sistema viene usato anche come sistema di testing (si prende un gruppo e si comincia a mostrare un contenuto, in seguito si valuta sì, quanto e come questa rete interagisce con il contenuto; in base alle reazioni il contenuto viene promosso o eliminato. • Popolarità: le piattaforme selezionano e privilegiano e offrono agli utenti i contenuti che rappresentano dei trend tra gli utenti delle piattaforme.di conseguenza i temi che appaiono Trending in alcuni momenti specifici, vengono proposti con maggiore frequenza. In alcuni social come Twitter, i trend del momento sono facilmente individuabili (trending topics), in altre piattaforme sono meno visibili. Indipendentemente dalle nostre azioni, la selezione algoritmica privilegia sia i contenuti con una buona reputazione che i contenuti definiti trend. Da un lato questo genera pressione sugli utenti perché adesso si viene costantemente chiesto di recensire, costruire la reputazione degli altri utenti e dei contenuti o prodotti. Dall'altro genera un fenomeno di “clikbaiting”, ovvero un contenuto web la cui principale funzione è di attirare il maggior numero possibile di utenti. Un esempio sono i contenuti divisi (più sono i commenti, più il post acquista maggiore visibilità) oppure informazioni curiose. La buona reputazione diventa anche strumento di attribuzione di fiducia verso gli altri e verso i prodotti o servizi. Ad esempio trip advisor e la ristorazione, alcuni ristoranti vengono magari inutilmente penalizzati. I contenuti che hanno tanto seguito vengono maggiormente valorizzati rispetto ad altri, sia la qualità che la quantità delle interazioni sono considerate un valore positivo. Più si genera reazioni più si viene considerati credibili e affidabili. Quante recensioni ci sono e che tipo di recensioni sono generano il ranking: “le metriche della reputazione non sono semplicemente un riflesso della qualità e dello status di un servizio offerto, sono modellate definite in primo luogo dagli operatori di piattaforma”. Ad esempio, “Amazon choice” sono alcuni prodotti definiti come “la scelta di Amazon” e sono quelli che hanno una reputazione migliore, un miglior rapporto qualità prezzo, quantità di pezzi venduti, spedizione fatta da Amazon ecc. Ranking definiti dalle logiche delle piattaforme. Più utenti usano la piattaforma e sono connessi tra di loro, più intervengono con l’assegnazione di like o altre tipologie di ranking (stelline o punteggi) più sarà possibile individuare contenuti che rappresentano trend popolari all’interno della o delle reti connesse (o community) di utenti. Questi contenuti “popolari” verranno proposti agli utenti con maggiore frequenza e in posizione gerarchicamente privilegiata perché popolari e dotati di una “buona reputazione” presso gli utenti. In questo caso le piattaforme assumono un ruolo attivo, mentre nei: precedenti era un processo automatizzato. Le piattaforme selezionano anche alcune tipologie di contenuti che non ritengono adatti e li rimuovono. I 37 Redistribuzione del controllo da soggetto ad altro (meccanismo di piattaformizzazione.) + se ricevo informazioni sulla base di un percorso di ricerca che ho impostato io, non ho il dato oggettivo come nei giornali. Il motore di ricerca restituisce solo gli articoli del mio punto di vista. Lettura pre-orientata e non verso principi di completezza. Tutto ciò, favorisce anche una lettura pre-orientata di quelle che sono già le mie interpretazioni dei fatti perché io andrò ad immettere nel motore di ricerca già parte del mio pensiero, e mi verranno restituite informazione a sostegno delle mie tesi. Ad esempio, se mi sono fatta idea che Trump abbia fatto ricorsi alle elezioni, cercherò “ricorsi di Trump”. • Riaggregazione anni 90: È avvenuta una riaggregazione di notizie da parte di una piattaforma. Gli aggregatori di notizie raccolgono i contenuti di diverse fonti a differente statuto (blog, testate e podcast), come Google News. La gerarchia delle notizie che ci compaiono può essere diversa a seconda delle nostre ricerche, dei nostri gusti e interessi, a seconda della piattaforma che usiamo (Apple sarà diversa dai criteri di gerarchizzazione Android) ma anche a seconda di quali testate e news hanno maggiore successo e clic. È l'aggregatore, piuttosto che la testata, il primo Gateway per accedere alle notizie. Proposte attraverso nuovi aggregati: Google News ad esempio, oltre a consentirmi di cercare informazioni sulla base di domande che immetto nel motore di ricerca, aggrega notizie all’interno di aggregatori (come, ad esempio, Google News). Negli anni 90 le piattaforme cominciano a proporre selezioni di notizie per dare un quadro generale/completo di ciò che sta succedendo durante la giornata. Ad esempio, Google News: i per te sono notizie selezionate sulla base dei miei interessi. I criteri di gerarchizzazione sono di tipo algoritmico, è automatizzato, non c’è redazione. Le notizie principali viaggiano sulla base del criterio di: popolarità, reputazione e trend. La gerarchia di notizie è data in risposta alla quantità di ricerche/interesse dimostrato sul motore di ricerca. Mescolano fonti a diverso statuto. «Gli “aggregatori” di notizie raccolgono i contenuti di diverse fonti a differente statuto (blog, testate, podcast)»
 L’aggregatore piuttosto che la testata diventa il primo “gateway” per accedere alle notizie. • Disaggregazione anni 2000: siamo nel mondo dei feed delle piattaforme social.avviene una disaggregazione nelle piattaforme social, nel senso che le notizie continuano a circolare in modo isolato, ovvero il singolo articolo può circolare sulle piattaforme in maniera autonoma senza più il contesto della pagina. Le piattaforme stanno proponendo forme di consumo “nativo delle news”: nel feed si mescolano non solo testate giornalistiche diverse ma anche articoli di testate giornalistiche accreditate, articoli di testate e pagine nativi digitali, commenti alle stesse notizie e frammenti di notizie condivise dagli utenti; oltre che ad una vis aggregazione si viene a creare una stratificazione di molti diversi livelli della notizia. C'è stata anche una disaggregazione tra la circolazione delle notizie e il concetto di testata giornalistica. La differenza rispetto agli anni 90 è che i social hanno permesso la presenza di pagine che pubblicano informazioni ma, non essendo testate giornalistiche (non ci sono dei professionisti accreditati che vi lavorano), non hanno nessun riconoscimento e di conseguenza nessuna responsabilità legale (se scrivo il falso non ne devo rispondere). Visto il diffondersi di queste pagine all'interno della rete, si è acceso il dibattito politico e normativo sulla necessità e sull'opportunità di chiedere anche a queste testate nativi digitali di registrarsi in tribunale e di assumersi la responsabilità di quanto pubblicano. Ma ciò non è mai accaduto perché sembrava se andassi a togliere ai blogger la libertà di scrivere quello che volevano. • Riaggregazione anni 2000: c'è stata una riaggregazione da parte di una piattaforma. Per tutti gli anni 2000 le piattaforme social cominciano muoversi verso il fare informazione e quindi verso l'essere dei soggetti che veicolano news. Il primo strumento attraverso cui le piattaforme social cercano di collocarsi all'interno del mondo dell'informazione proviene da Facebook e sono gli Instant articles (oggi non ci sono praticamente più). Oggi quando il nostro feed vediamo la notizia pubblicata da una testata giornalistica possiamo andare a leggerla, ma per fare ciò dobbiamo spostarci dal feed della piattaforma social al sito della testata giornalistica. Questo comporta dei vantaggi e svantaggi. Gli svantaggi sono: I loro denti lasciano la piattaforma e vanno ad esplorare altri tipi di siti senza magari tornare indietro perché non hanno più tempo o perché si sono stancati. I vantaggi sono: una volta che hanno pubblicato sui social una loro notizia, il traffico torna sul loro sito. Negli anni 2000 i social network hanno tentato di diventare loro stessi die luoghi di pubblicazione delle news, proponendo gli Instant Articles: apertura di spazi dove le testate giornalistiche possono pubblicare articoli senza che le persone poi debbano cliccare su link e uscire dalla piattaforma. L’autorialità resta della testata giornalistica, ma il luogo dove l’articolo viene presentato, letto e consumato e dove si possono innescare dei processi pubblicitari, rimane Facebook. Articoli di testate giornalistiche che venivano pubblicati direttamente sulla piattaforma Facebook o Instagram per leggere news all’interno della piattaforma. Serve alle piattaforme per far sì che gli utenti non debbano uscire dall’app e andare su siti esterni per leggere la news. 
 Dunque, le testate giornalistiche come il Corriere della Sera o Repubblica, possono pubblicare i loro articoli direttamente sulle piattaforme social e essere letti per intero lì (la prima proposta non è andata a buon fine perché le testate giornalistiche ci perdevano soldi non andando più sui link. Ora c’è ricompensa su Meta per ridurre il danno economico) 
 Facebook propone alle testate giornalistiche questa proposta così: «distribuire articoli veloci e interattivi ai lettori attraverso l’app per i dispositivi mobili di Facebook e Messanger»; articoli veloci (si scaricano 40 velocemente) e nascondono la presenza dell’editore dietro la notizia uniformandola agli altri contenuti digitali (l’editore, Corriere della Sera, ad esempio, non è più visibile; c’è un problema di visibilità). Riduce il controllo da parte degli editori sul rapporto con l’audience. Gli editori potrebbero implementare più campagne pubblicitarie (anche sui social), ma riduce il controllo. Facebook proponeva di mettere negli articoli delle inserzioni pubblicitarie di Facebook (i soldi vanno alla testata giornalistica) (Sono vantaggiosi per le piattaforme perché mantengono gli utenti sulle stesse e permettono loro di controllarne i dati). Una sorta di programma di hosting che consente agli editori di estendere le campagne pubblicitarie o di attivarne di specifiche. Sembra un vantaggio, ma sono piccole e meno gente che vede pubblicità sullo spazio pubblicitario del sito originale della testata giornalistica. (proposta non accolta con entusiasmo). Insomma, le piattaforme social negli anni 2000 hanno cominciato a volersi proporre come piattaforme editoriali vere e proprie che aggregano contenuti e news e mirano a diventare luogo che produce contenuti legati all’informazione in luogo professionale. Ad esempio, oggi su Instagram ci sono i video-notizia direttamente sulla pagina del Corriere (contenuto giornalistico prodotto a livello professionale dalla testata (Corriere della Sera) prodotto secondo un linguaggio nativo, ovvero secondo i tempi, i ritmi e le logiche di visualizzazione tipiche delle piatteforme. È una versione attuale degli instanct articles). Ad esempio, il Corriere della Sera vende uno spazio pubblicitario che vale di più in base a quanto il sito del Corriere della Sera viene visitato. Facebook gli propone di usare pubblicità anche su Facebook negli Instanct Artcles (doppia entrata), ma il Corriere dice che se le persone leggono già dal social, saranno meno quelle che visitano il sito e la pubblicità varrà di meno. Poco entusiasmo ad accogliere questa proposta di Facebook: Meta ha ragionato su sezioni di social che funzionano come Google News: selezionano delle notizie sulla base di criteri di popolarità e di una selezione di testate affidabili e aggregano contenuti legati alle notizie più importanti della giornata. Proseguimento della riaggregazione degli anni 2000: A partire da questi anni, le piattaforme social si interessano all’informazione come uno degli strumenti attraverso cui mantenere alto l’interesse degli utenti, proporre uno strumento per accedere a delle risorse. Diventano fornitori di servizi a 360 gradi e non solo di relazione personale con le persone attraverso chat ecc. Si chiama forma di consumo “nativo delle news” (= forme di offerta di informazione che si sviluppano tutte all’interno della piattaforma, “nativo” vuol dire cercare di mantenere le news e le azioni all’interno della piattaforma). Facebook comincia a sviluppare altra proposta/modello di relazione con gli editori e di capitalizzazione di quanto le persone sono interessate ad avere delle notizie sul social che tutt’ora è in vigore. Crea “Facebook News”, una sezione sul social dove (valore aggiunto) fornisce notizie scelte in base a ciò che gli utenti leggono e condividono. (basate su selezione algoritmica) (basata su preferenze del lettore, personalizzata per ciascuno degli utenti di Facebook (anche su argomenti). Immagina che ci sia anche una sezione con “notizie del giorno” scritte da giornalisti selezionati (ulteriore elemento di mediazione che aumenta la qualità: team di giornalisti che selezionano le notizie del giorno) (+ intervento diretto delle persone che possono personalizzare la selezione algoritmica). Il primo luogo dove è stato implementato “Facebook News” sono stati gli Stati Uniti; c’è un’area delle proprie notifiche e una per quelle generali. Facebook News è una sezione del social network che diffonde articoli di stampa con notizie scelte in base a ciò che gli utenti leggono e condividono. Notizie del giorno, selezionate da un team di giornalisti assunto dalla compagnia (flusso personalizzabile). Gli editori aderiscono a Facebook News e i loro contenuti entrano nel flusso. Se il Washington Post aderisce all’accordo con Facebook e dunque entrerà nella rassegna stampa dei giornalisti. Se compaiono le pubblicità, il guadagno lo dividono Facebook e l’editore. Le piattaforme social ospitano i contenuti dell’editore e li connettono alla pubblicità. PRIMA: le piattaforme social consentono la circolazione a link di contenuti per reindirizzare le audience al sito web dell’editore. DOPO: le piattaforme social ospitano i contenuti dell’editore e li connettono alla pubblicità. NUOVO RUOLO EDITORIALE DELLE PIATTAFORME SOCIAL Non vogliono più essere solo luogo di scambio di contenuti e relazione, ma anche vogliono essere datori di contenuti di rilievo. I social media sono «applicazioni di internet che si basano sui fondamenti ideologici e tecnologici del web 2.0 e che permettono la creazione e lo scambio di contenuti generati dagli utenti» (Kaplan, Haenlein 2010). L’emergenza sanitaria ha determinato un’evoluzione fondamentale nel modo con cui le piattaforme social hanno gestito il loro rapporto con la natura editoriale dei contenuti che pubblicano e l’informazione.
 Si tratta di un cambiamento che ha riguardato tutte le piattaforme a maggiore diffusione mondiale da cui sarà difficile tornare indietro. (passo avanti rispetto a Van Dijck perché avvenimenti posteriori alle sue pubblicazioni e studi). 41 Facciamo un passo indietro: “Scandalo” Cambridge Analytica: il 17 marzo del 2018, Christopher Wylie, un ex collaboratore della società Cambridge Analytica, inizia a fare dichiarazioni a testate britanniche molto importanti come The Observer, The Guardian, The New York Times e, rilasciando interviste, inizia a fare dichiarazioni/indiscrezioni circa un uso improprio delle piattaforme social rispetto alla campagna elettorale di Donald Trump del 2016, di un uso improprio dei dati raccolti attraverso Facebook. Escono articoli anche su altre testate, fra queste Wired, che dice che c’è un’azienda, la Cambridge Analytica, una società di consulenza politica britannica (società nata come spin off dell’Università di Cambridge) che «avrebbe sfruttato i dati personali di oltre 50 milioni di utenti di Facebook al fine di targettizzare e ottimizzare al massimo la portata della loro propaganda politica di diverse campagne elettorali, comprese quella per l’elezione di Trump»; lascia intendere che i dati personali sono stati usati per favorire una campagna, sono stati usati in modo improprio per favorire un candidato a discapito di altri. L’esito è il crollo delle azioni di borsa di Facebook e l’inizio dei problemi economici di (oggi) Meta. Cosa è successo? Perché queste dichiarazioni? Facciamo un passo indietro. La premessa è che la società Cambridge Analytica, che studia sistemi avanzati di previsioni delle intenzioni di voto delle persone, monitoraggio di dove si sta orientando il consenso (ecc,.), cerca di sviluppare progetto basato sulla psicometria e dunque sul monitoraggio di come certe caratteristiche psicologiche delle persone le portino a recepire più facilmente certi tipi di messaggi a discapito di altri (e di come in base ai profili psicologici delle persone si possano usare diversi tipi di propaganda). È possibile usare la psicometria per calibrare e rendere più efficaci i messaggi che vengono inviati a un pubblico. Per sviluppare questi profili psicometrici, Cambridge Analytica ha bisogno di dati: affida dunque a un suo collaboratore l’ideazione di un sistema per rilevare più dati possibili e relativi ai profili psicometrici usando piattaforme digitali. Aleksandr Kogan (ricercatore dell’università di Cambridge) crea una società d’appoggio, Global Science Research, e creò una app «This is your digital life» (un test con domande circa propri atteggiamenti rispetto al mondo ecc., e in cambio da un identikit digitale associando le persone a delle pietre).
 In questo modo, Kogan accumula tantissimi dati sui profili psicologici degli utenti di Facebook ufficialmente per fini scientifici. Dunque, la Global Science Research raccoglie i dati di questi utenti e poi li passa a Cambridge Analytica che li usa per elaborare profili psicografici finalizzati a indirizzare a questi utenti messaggi di propaganda politica diversa. Ad esempio, se sono “perla” mi invieranno un’argomentazione più razionale sulle politiche di Trump; se sono “diamante” mi invieranno messaggi con un forte carico emozionale (non sulla base reale, ma solo esempi). Lo SCANDALO è che siano stati poi passati alla Cambridge Analytica, la quale ha potuto poi indirizzare messaggi di propaganda politica.
 Questo però è potuto succedere perché questi dati sono stati raccolti prima della campagna elettorale di Trump del 2016, (anche se le dichiarazione alla stampa sono state fatte nel 2018) e nel 2013 (quando vennero raccolti i dati), nell’elenco di regole che riguarda la selezione di contenuti di Facebook, non c’era alcun vincolo che indicasse che i dati raccolti attraverso delle app che giravano su Facebook fossero illegali e che richiedessero l’autorizzazione da parte degli utenti per essere poi raccolti e condivisi. I TOS (Term of Service) di Facebook, non impediscono che terze parti raccolgano dati sia sui soggetti che hanno dato l’autorizzazione, sia sui loro amici e contatti in Facebook (anche i dati della rete di contatti di coloro che eseguirono il test furono ceduti, dati ceduti a terzi.) Tra i dati personali di coloro che fecero il test e i dati degli amici, il totale fu di 87 milioni di dati di utenti (di cui 37 milioni inconsapevoli). Dunque, Kogan cede i dati raccolti a Cambridge Analytica che li usa poi per elaborare i profili psicometrici degli utenti che hanno aderito ai test (poterono vedere) l’affiliazione al partito; i soggetti più sensibili a certi tipi di campagne; i temi più efficaci per i singoli. Le campagne politiche sui social, quindi, diventano strumento per cui inconsapevolmente ricevo certi messaggi di comunicazione politica più adatti per convincermi ad una posizione rispetto che ad un’altra.
 È quello che successe durante la campagna elettorale di Trump (2016): vennero inviati ai cittadini statunitensi messaggi di propaganda 42 IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI Le istituzioni hanno usato le piattaforme social per comunicazione con i cittadini.
 All’interno di questo contesto la comunicazione delle istituzioni attraverso le piattaforme social è particolarmente valorizzata dagli algoritmi di visualizzazione dei contenuti. 
 Le istituzioni che si sono mosse sui social sono: • Presidenza del Consiglio dei Ministri • Ministero della Salute • Istituto Superiore di Sanità • Dipartimento della Protezione Civile • Croce Rossa Italiana 
 Anche perché i motori di ricerca le valorizzavano. 
 La comunicazione delle istituzioni > le istituzioni hanno realizzato campagne di comunicazione su Facebook e Instagram finalizzate a informare i cittadini. Le campagne hanno contribuito a costruire la narrazione della pandemia, ma anche a veicolare una serie di valori. 
 Tra i post pubblicati dalle istituzioni nei periodi considerati sono importanti soprattutto quelli che possono essere ricondotti a una campagna di comunicazione: • identificata con un hashtag. • con la ricorrenza del tema grafico e dei contenuti proposti. Non consideriamo le dirette delle conferenze stampa o gli aggiornamenti sui dati della pandemia. Come l'istituzioni hanno usato le piattaforme? - Si tratta di micro campagne che durano al massimo tre o quattro settimane (grande sponsorizzazione) e che costruiscono un racconto per grandi fasi dell’epidemia. - Si tratta di campagne spesso condivise e rilanciate tra diverse istituzioni. Differenza tra PRIMA ONDATA e SECONDA ONDATA rispetto a come le istituzioni hanno raccontato la pandemia: 
 Fino all’inizio di marzo le campagne hanno messo al centro: - Il virus - Le sue caratteristiche - Le forme di prevenzione 
 Dopo il 10 marzo l’attenzione si sposta sui cittadini e sull’ulteriore evoluzione della loro vita quotidiana (Vittadini, Carelli 2020). 
 A marzo i temi sono la: PROTEZIONE, RESPONSABILITÀ, SOLIDARIETÀ.
 Ad aprile i temi sono: SOLIDARIETÀ (locale), COESIONE (siamo tutti insieme), CURA DI SÉ (sport, mascherina). Ottobre/dicembre del 2020. Soggetti prendono in mano il soggetto che hanno picchi rispetto a prese di posizione (lockdown ecc.,) La comunicazione delle istituzioni ad ottobre verte sulla RESPONSABILITÀ (collettiva verso gli altri), a dicembre RESPONSABILITÀ (individuale e rispetto i propri cari). In sintesi, le istituzioni hanno svolto un ruolo importante, anche attraverso le campagne social, nel costruire la narrazione condivisa del vissuto e delle modalità di attivazione nel corso della pandemia
 Le due ondate sono state caratterizzate da andamenti differenti: • Un investimento più trasversale nella prima che ha visto, nella seconda, restare attive nelle campagne solo alcune istituzioni. • Una progressiva focalizzazione dei valori condivisi sul tema della responsabilità individuale (e collettiva) verso «gli altri», il contesto sociale e ambientale, una generica «lotta al virus». • Una progressiva focalizzazione dei valori condivisi sul tema della responsabilità individuale (e collettiva) verso «gli altri», il contesto sociale e ambientale, una generica «lotta al virus». 
 La quantità di condivisioni su Facebook di alcuni post conferma che: - L’engagement costruito sulla responsabilizzazione individuale verso la collettività viene recepito positivamente e «fatto proprio» dagli utenti delle piattaforme. 45 - I social media non vengono percepiti dagli utenti come piattaforme secondarie nella co-costruzione di una sensibilità collettiva e di una narrazione della realtà.
 LA DATAFICATION DELLE NEWS I processi decisionali che caratterizzano le piattaforme informative sono caratterizzati dal fatto che la circolazione delle notizie attraverso i social media viene tracciata. Il tracciamento della circolazione dei contenuti (notizie sui social media) è sempre più tracciata attraverso sistemi non specifici: • Panel Materizzati (Nielsen) > questionari, indagini che vengono fatte sugli utenti dei social media e degli utenti delle testate giornalistiche. Ci sono “panel” di persone che accettano di installare sui propri computer dei software che rilevano i loro percorsi di navigazione anche relativi alle news (ad esempio, Auditel che rileva gli andamenti degli ascolti televisivi). • Dati restituiti alle testate giornalistiche che dunque hanno informazione circa quali sono i percorsi che le persone di questo panel fanno coi loro dispositivi. • Dati che provengono dai web server (Google Analytics) > dati che vengono dai server che 
 restituiscono, ad esempio, quante volte si accede a una determinata testata, le pagine, articoli cercati. • Dati che provengono dalle piattaforme relativi all’engagement del pubblico (Facebook Analytics) restituisce quali tipi di post hanno più engagement, quali post generano più like, clic. 
 Il complesso di questi 3 pacchetti di dati, sono elemento fondamentale su cui si basano testate giornalistiche per impostare le loro pagine e criteri di scelta e selezione delle news. 
 L’informazione è DATA DRIVEN: le scelte editoriali delle testate giornalistiche si basano su questi pacchetti di dati per privilegiare contenuti rispetto ad altri e privilegiare contenuti piuttosto che altri per impostare le pagine; dati che influenzano i giornalisti.
 Si ha redazione che, nello scegliere cosa proporre al pubblico, usa questi dati come strumento di orientamento; l’essere data driven dell’informazione influisce sul lavoro delle redazioni. In alcuni casi le testate giornalistiche fanno: dei PRE TEST di titoli e formati (se funzionano bene, lo ripetono); TEST DI VIRALITA’, notizie più virali; TRACCIAMENTO DELLA DIFFUSIONE delle news nelle diverse piattaforme. La pagina viene composta sulla base di questi risultati di impatto sull’utenza: le notizie più virali, i titoli che riescono ad avere maggiore capacità di engagement vengono privilegiati. Il processo decisionale rispetto all’informazione non si basa più sull’autonoma valutazione giornalistica, ma su quello che gli utenti (che sono parte di questi pacchetti di dati) hanno espresso come loro preferenze. Integrano la valutazione giornalistica con l’analisi dei dati che porta a produrre contenuti che sollecitino l’engagement. Supportare il processo decisionale con i dati; al posto di decisioni editoriali basate su un’autonoma valutazione giornalistica, si privilegiano decisioni editoriali basate sulla richiesta di utenti qualificati. Soprattutto negli articoli online, in cui devono mettere notizie che funzionino in termini di engagement e sharing di circolazione, si è effettuato un processo che porta i giornalisti ad essere pagati sulla base delle view che il loro articolo fa. Questo porta però ad articoli sempre più forzati e notizie di controtendenza e provocatorio. Ad esempio, will.ita non è solo testata giornalistica, ma nasce anche sulla base di un progetto che è di un pensarsi come una community ispirata a generare consapevolezza sui grandi temi del nostro tempo (secondo la community) e a generare il cambiamento. È questo che differenzia will.ita da una testata giornalistica, che invece vuole raccontare in modo oggettivo l’informazione. Le testate giornalistiche che si stanno affermando nel mondo dei media assomigliano sempre di più a quelle che tradizionalmente sono state definite come testate comunitarie che fanno riferimento a una community e si danno degli obiettivi (le testate native, che sono data drive, che devono ingaggiare il pubblico, sono comunitarie che fanno riferimento a posizione culturale o sguardo alternativo o finalizzato a generare un cambiamento attraverso l’acquisizione di consapevolezza e ospitano il lavoro di giornalisti (lavoro serio). L’obiettivo di costruire un rapporto di fiducia con la community si basa sulla competenza. Raccoglie consenso perché esprime dal punto di vista ideologico un comune sentire. 46 DAGLI OPINION LEADER AGLI INFLUENCER: IL PROBLEMA DELLA FIDUCIA Non sono più solo strumenti di comunicazione interpersonale, ma piattaforme attraverso le quali le persone si informano, si formano un'opinione, imparano e certamente si divertono. Le ricerche che annualmente descrivono le motivazioni dell’uso delle piattaforme social da parte degli italiani (We are social 2023) mostrano che: I social network sono una fonte di notizie per il 34% degli italiani tra i 16 e i 64 anni. Il 28,8% degli italiani utilizza i social media per rimanere aggiornato sui principali argomenti di dibattito. Questi usi non sociali dei social media evidenziano l'importanza della credibilità e della fiducia nelle fonti di informazione trovate attraverso i social media. Il social media sono delle piattaforme editoriali. 
 Diverse tipologie di soggetti, tra cui cittadini/utenti, media, istituzioni, associazioni e aziende comunicano. Notizie e informazioni importanti sono condivise da testate giornalistiche che hanno i loro profili social, ma anche da altri soggetti presenti sui social media. Diversi autori hanno identificato ulteriori caratteristiche del contesto comunicativo dei social media. Gli utenti sono sia "oggetto" che "soggetto" di comunicazione, in grado di produrre contenuti (Boccia Artieri 2012). I social media operano come un sistema multimediale ibrido, combinando le logiche dei media e dei social media (Chadwick 2017). La comunicazione nelle società complesse e digitalizzate è in gran parte mediata dalle piattaforme (Van Dijck 2018). Le attività di like e following sono centrali della comunicazione (Van Dijck 2018). I contenuti vengono prodotti e circolano in modo frammentato, veicolati da diverse fonti e questo ha delle conseguenze sulla costruzione della credibilità e della fiducia. Gli influencer svolgono un ruolo nella costruzione della fiducia attraverso la credibilità nella comunicazione sui social media. La fiducia all'interno dei social media agisce in modo diverso rispetto agli utenti e ai media tradizionali. Secondo Quandt (2012) possiamo immaginare che questa differenza sia legata a un'evoluzione delle condizioni di fiducia nella società contemporanea. L'autore ipotizza che l'evoluzione dei modelli comunicativi dominanti in un contesto culturale e in una fase storica sia strettamente correlata ai metodi di costruzione della fiducia. Secondo Quandt (2012), la frammentazione delle società complesse e la moltiplicazione al loro interno di gruppi e sottogruppi molto coesi con relazioni ridotte con l'esterno, ha reso meno importanti e rilevanti i media generalisti e di massa che mirano a diffondere le stesse informazioni a tutti e a costruire un'opinione comune ampiamente diffusa. I modelli di comunicazione che più rispecchiano questo contesto sociale e, di conseguenza, sono più diffusi e accettati, sono i modelli comunitari. I social media possono agire molto più facilmente come media comunitari perché comunicano agiscono come fonti di informazione progettate per gruppi di persone con interessi comuni che consentono il dialogo e il coinvolgimento diretto degli utenti. La fiducia all'interno dei social media si basa sulla fiducia interpersonale e sullo sviluppo delle relazioni tra gli utenti. Al posto della fiducia sistemica i social media propongono informazioni credibili sulla base di un legame personale, una fiducia interpersonale simile a quella tipica delle società pre-moderne e basata sulle caratteristiche di chi chiede e di chi da fiducia così come dei loro legami (Quandt 2012). Si creano, così, all’interno delle reti sociali sostenute dai social media dei circoli di fiducia, ovvero gruppi di soggetti che attraverso le loro frequenti interazioni si percepiscono come reciprocamente affidabili. La fiducia all'interno dei social media si basa sull'intensità e sulla qualità della relazione, nonché sulla percezione della reciprocità e sullo sviluppo di un'identità condivisa «processo sociale multi- dimensionale e meta-cognitivo che fonda le relazioni umane fornendo a entrambi gli interlocutori la possibilità di immaginarsi come parte di una identità condivisa» (Kunnel, Quandt 2016, p. 44.) Strumenti come like, commenti e condivisioni consentono agli interlocutori di esprimere valutazioni positive e verificare comportamenti cooperativi, contribuendo alla costruzione della fiducia. Come descritto da Van Dijck e Poell (2013) all’interno delle piattaforme social la logica della popolarità ha un ruolo fondamentale. I contenuti vengono valorizzati dagli algoritmi sulla base della loro popolarità (quantità di like) e della loro reputazione (quantità di commenti/recensioni positive). Il 47 non sembra aumentare la percezione della somiglianza. Atteggiamenti, valori e apparenza sono le forme che guidano la percezione di somiglianza con gli influencer. Connessione emotiva: Possiamo quindi dire che i follower che "percepiscono che un influencer condivide atteggiamenti simili (pensa come me, si comporta come me, è simile a me, è come me) e valori simili (valori culturali simili, valori personali e valori morali) sono probabilmente più emotivamente connessi a lui / lei" (Ladhari et al. 2020; Vrontis et al. 2021, Xiao et al. 2018). Credibilità e passaparola: Diversi autori hanno anche confermato che la percezione dell'omofilia è un attributo dell'influencer importante per la definizione della sua credibilità (Masuda et al. 2022) e anche un antecedente dello sviluppo di forme di passaparola (Reichelt at al 2014). La piattaformizzazione della fiducia corrisponde, quindi a una prevalenza delle forme di attribuzione di fiducia che si basano sulla relazione interpersonale piuttosto che quelle di carattere sistemico. Un ampio spazio occupano nella attribuzione della fiducia le ragioni affettive e la condivisione di valori. Il legame fiduciario più caratteristico della comunicazione attraverso le piattatforme - quello tra influencer e follower - conferma appieno questa tendenza. La fiducia negli influencer si basa su una credibilità, che non è fatta solo di competenze ma di affidabilità relazionale, basata sulla ccorrettezza e cura dei propri follower. E la sostiene la costruzione di legami emotivi basati sulla percezione di una omofilia di atteggiamenti e valori. IL CASO DI AUSTIN, TEXAS Esempio di come si creano e generano processi di informazione all’interno delle piattaforme digitali e social. (tema della MISINFORMATION trattato anche nella Teoria della Coltivazione) Come avviene il processo di generazione di un percorso di misinformation all’interno del social. Storia che fa riferimento alla campagna elettorale in Texas (campagna elettorale Trump vs Clinton).
 A inizio novembre del 2016, inizia questo caso con una foto (fatta da un parabrezza di un’auto di un operatore di marketing di Austin mentre va al lavoro: Eric Tucker con 40 follower su Twitter): una lunga fila di autobus tutti uguali (arrivati tutti insieme molto probabilmente). La campagna di Trump si basa anche sull’accusa di imbrogli da parte della fazione avversa (voce in giro): dice che le manifestazioni anti-Trump sono organizzate dai democratici che vuole far credere che ci siano tante persone ostili alla sua candidatura. Clima teso, girano voci e appare questa foto. Il 9 novembre 2016, Eric Tucker mette online un tweet con questa foto in cui ipotizza che i manifestanti anti Trump che si erano raccolti ad Austin non fossero lì spontaneamente ma fossero stati portati con un pullman dai sostenitori del candidato democratico per manifestare contro Trump.
 Non aveva molti follower e dunque non pensava di avere una audience molto elevata. Per meccanismi di CIRCOLAZIONE, VERIDICITÀ, MODALITÀ DI ATTRIBUZIONE DI UN’IDEA DI VERITÀ ALLE NEWS CHE GIRANO SUI SOCIAL, questo suo tweet diventa una notizia e un tweet che venne condiviso 16.000 volte su Twitter e da 350.000 persone su Facebook, DIVENTA TEMA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE. MISINFORMATION (Tucker non voleva mettere in giro una fake news, pensava solo di comunicarlo ai suoi amici, 40 followers) perché poi si scoprirà che i pullman non stavano portando manifestanti, ma c’era una convention. È un mix di bias di conferma, una notizia data da una persona che non ha fatto delle verifiche giornalistiche, ma ha dato una notizia che è mix di approssimazioni e di ricerca di conferma di quello che si pensa. Usa degli hashtag: #fakeprotest, #trump2016 e #austin. Questi fanno sì che il suo tweet esca dai suoi 40 amici perché questi agganciano (in particolare #fakeprotest), tutti quelli che cercano informazioni su queste false proteste. L’affermazione di basa su una rapida ricerca su Google e sulla mancanza di tempo per fare verifiche approfondite. Molto probabilmente cercò eventi ad Austin in quel giorno, e, non trovando nulla, trasse queste conclusioni (sua ipotesi). Il tweet viene condiviso da un gruppo di supporter di Trump attraverso Reddit il 10 novembre (social dove circolano news su temi specifici) a sostegno della teoria che le manifestazioni anti-Trump sono sostenute dai democratici. Dentro Reddit c’è un gruppo di
 sostenitori di Trump, i the_donald che interpretano questo tweet come una breaking news, riletta come «they found the buses! Dozens lined up just blocks away from the Austin protests». 50 Il post su Reddit il 10 novembre passa (su un’altra piattaforma) un forum di conservatori Free Republic e riproposto con il testo di Tucker (foto originali) e il titolo di Reddit.
 Nessuno sa più che proviene da Tucker, viaggia in modo indipendente. Al forum Free Republic hanno accesso diversi personaggi politici conservatori (Right Wing) che condividono il link attraverso le loro pagine Facebook in gruppi a sostegno Trump (ad esempio, Family Values). Questi post vengono condivisi più di 5.000 volte, e più di 300.000 utenti di Facebook condividono a loro volta il link al forum. Questa notizia arriva su Facebook con un endorsment politico. Inizia a girare. Twitter > Reddit > Forum > Facebook. Percorso di circolazione non controllata che moltiplica la quantità di fonti diverse che ripropongono questa stessa notizia. Dunque, dal giorno dopo (10 novembre) partono tre flussi comunicativi diversi: • La manager della compagnia di autobus inizia a ricevere mail e telefonate (personali) in cui le vengono chieste spiegazioni.
 Lei risponde dicendo che glieli hanno noleggiati per una convention interna di un’azienda di software per radunare tutti i venditori (non è un evento pubblico, ma aziendale e dunque non si trova su internet). • Un reporter della Fox TV chiede un’intervista per un servizio televisivo alla stessa manager
 La manager risponde al reporter come alle mail, ma Fox TV è tv locale, mentre il post diventa notizia che esce dal paese, circola e arriva a persone che non vedono i telegiornali locali che hanno smentito la notizia. • I social media: la diffusione dell’informazione cresce attraverso Facebook (Right Wing News) e blog (Gateway Pundit). 11 novembre: i flussi divergono: • Il tweet originale continua a diffondersi attraverso i social media e a diventare notizia confermata da mille fonti. • La comunicazione dei media continua con interviste ai protagonisti (il manager di Tableau Software) diffuse attraverso emittenti locali o siti web di quotidiani locali. • Tucker e alcuni siti di confutazione di bufale online pubblicano rettifiche (dicono che questa notizia non è vera). • Tucker condivide attraverso Twitter un link al suo piccolo blog in cui descrive come si sono svolti realmente i fatti. Condivide anche il suo tweet originale con sovrapposta la parola «FALSE» 
 Ma tutto ci non serve a nulla perché i flussi in cui si è inserito il tweet non sono gli stessi a cui arrivano i siti di debunking, a cui arriva la smentita sulle testate locali, a cui arriva il «FALSE» di Tucker. Le persone che vedono circolare questa notizia, non sanno nemmeno chi sia Tucker, e che lui rettifichi il suo tweet, non fa cambiare le cose. La smentita del sito non arriva ai repubblicani perché non sono abituati a vedere quelle fonti. La circolazione delle news in America è molto locale. 11 novembre: l’informazione che continua a essere diffusa attraverso le principali pagine dei conservatori è quella originale di Tucker e arriva da Conservative Millenial. L’11 novembre Tucker cerca di rimediare, ma il suo nuovo post riceve solo 25 like e 27 retweet. La diffusione del tweet originale alla fine raggiunge i 16.000 retweet.
 La confutazione dell’informazione da parte del sito Snoper viene condivisa da 5.800 persone. Tucker si sente in dovere di rilasciare dichiarazioni: «Anytime you see me in the future going out where I Think there’s going to be a big audience, I can assure you I’m going to try my best to be balanced with the facts and be very clear about what is opinion and what is not» (racconta come è nata la vicenda). Questa storia ci insegna tre cose: 1. FLUSSI DI CONDIVISIONE: quando ci muoviamo sui social e si attivano flussi informativi di notizie, è difficile arginarli perché le smentite fanno più fatica a circolare rispetto alla notizia. 
 Ad esempio, se dico una cosa non corretta all’interno di un giornale, ho lo stesso pubblico anche qualora dovessi smentirla, ma i flussi sui social non sono replicabili. 
 Questa notizia non era fake (i bus sono veri, sono lì), ma era sbagliata l’interpretazione. 2. OMOFILIA DELLE RETI: tutto questo circola meglio all’interno di reti omofile.(persone che la pensano allo stesso modo, gruppi omogenei). 3. LOGICHE DI CREDIBILITÀ. 1. I flussi di condivisione tipici della comunicazione in rete sono stati definiti da alcuni studiosi come flussi di comunicazione a cascata. La cascata rappresenta un enorme insieme di fonti/diversi flussi da cui arriva la stessa notizia. (Il tweet di Tucker si è diffuso attraverso 350.000 condivisioni). A volte queste fonti sono collegate tra loro, sono interdipendenti, in qualche modo è possibile ricostruire una similarità tra di esse.ad esempio i membri del gruppo su Reddit sono anche membri del forum di FreeRepublic e hanno anche una pagina personale su Facebook. Altre invece non sono per niente collegate, sono semplicemente attività di 51 social sharing da parte di utenti, le cui bacheche sono state raggiunte da post o tweet condivisi da profili e pagine differenti oppure da amici. Il fatto che è una notizia ci arrivi da così tante fonti diverse ce la fa sembrare assolutamente vera, perché siamo abituati a pensare che quando la notizia ci viene data da due o più persone che fra loro non si conoscono sia vera. I fenomeni a cascata all'interno delle reti social si attivano quando la condivisione avviene a partire dall'osservazione delle attività degli amici connessi di cui vengono ulteriormente distribuiti i contenuti (Kumpel, 2015). In Facebook, in generale nei social media, l'informazione può diffondersi attraverso una sovrapposizione sul larga scala di brevi catene di condivisione (“un turbinio di catene tutti iniziate da diverse persone che agiscono indipendentemente e che spesso convergono su un gruppo di amici e conoscenti”). La diffusione attraverso i social media può venire anche a distanza dalla fonte originaria delle informazioni, ovvero tramite soggetti che sono lontani dalla fonte originaria e che eri condividono contenuti condivisi da altri. In alcuni casi la ricondivisione avviene accreditando la fonte che ha condiviso il contenuto, in altri casi no (Dow, 2013): nel primo caso si condivide direttamente il post del contatto attraverso cui si è venuti a conoscenza del contenuto; nel secondo caso la fonte non viene accreditata e si recupera direttamente una fonte più lontana (un sito, un forum o un blog) anche se non si tratta necessariamente della fonte originale. Queste dinamiche rendono molto difficile restare alla circolazione del tweet di partenza. 2. Fa riferimento alla filter bubble e alla echo chambers ed è qualcosa che esiste anche prima della nascita di Internet dei social network. Il funzionamento degli algoritmi incrementa questa dimensione di emofilia.si definisce omofilia della rete sociale l'attrazione tra soggetti è dovuta la presenza di tratti comuni e la tendenza di questi ad associarsi e a stabilire legami con gli altri simili. L'omofilia delle reti sociali esiste anche nei social media dove spesso contribuisce a strutturare le reti di relazione degli individui influisce sul loro comportamento comunicativo. Ci sono due grandi aree dirle riconoscimento di una similarità: l'omofilia di status (basata su caratteri come l'età, l'etnia, la religione. Nei social media è molto meno influente e riconoscibile) e l’omofilia “di valori” (basata appunto su valori, attitudini, credenze eccetera). Nei social è un elemento fondamentale: come mi pongo con gli altri, in cosa credo, cosa ritengo giuste sbagliato, sono tutti aspetti importanti nel riconoscersi simili e affini a qualcun altro. Gli effetti dell'omofilia delle reti nei social media: • PERCEZIONE DI SOMIGLIANZA INCREMENTALE: più percepisco dei soggetti come simili, più interagisco con loro (like, share, mention), più percepisco che sono simili a me. Ad esempio, mi piace una influencer perché riconosco in lei dei valori e più la seguo (like ecc.) più la vedrò nel mio social (per vedere sempre più quanto ci somigliamo). Quella che nasce come un’intuizione di somiglianza diventa strutturata e solida. Di conseguenza sono portato ad attivare sempre più relazioni. “La percezione di omofilia incrementa la quantità di relazioni comunicative che si instaurano tra due o più soggetti e questa densità di relazioni incrementa anche la percezione di essere simili.” (Barnett e Benefield, 2017). Più interazioni comporta più somiglianza. • SVILUPPO DI SISTEMI SIGNIFICATIVI CONDIVISI: il circuito chiuso di relazioni tra soggetti che si percepiscono come simili genera sistemi simili di interpretazione dei fatti e degli eventi. Si tende a condividere e fidarsi di quello che li altri interpretano come realtà. Ci si influenza reciprocamente. Dana Boyd (2009) dice «in un mondo connesso...quello che fluisce attraverso le reti, fluisce attraverso confini tra similarità. La capacità di connetterci con altri simili a noi consente di far circolare i contenuti attraverso spazi e tempi in un modo radicalmente nuovo, ma c’è anche l’altro lato della medaglia [...] In un mondo di media connessi, è facile non avere accesso a punti di vista di persone che la pensano in modo diverso da noi». Il rischio della presenza di reti omofile è che non possa entrare un pensiero differente all’interno dl pensiero comune (difficilmente arriva la smentita). • INCREMENTO DI CREDIBILITÀ: i contenuti condivisi da un “contatto social” che condivide le proprie posizioni culturali o narrazioni degli eventi acquisiscono un surplus di credibilità. Le notizie portate dentro a queste reti sono più credibili. “I contenuti diffusi all’interno di reti omofile, acquistano particolare valore proprio in relazione al fatto che vengono ricevuti in modo selettivo in quanto corrispondono a interessi, temi e valori propri di una specifica rete sociale.” (Baresh, 2011) Dunque, le persone si aggregano fatalmente per somiglianza sui social soprattutto per somiglianza di valori. Tanto più percepiamo delle persone simili, tanto più interagiamo con loro, tanto più ci sembrano simili. All’interno di queste reti elaboriamo interpretazioni della realtà facilmente condivise e ci si sostiene a vicenda. Nel caso di Austin, l’omofilia delle reti funziona bene: i soggetti che attivano le cascate di ricondivisioni appartengono spesso a reti omogenee: - Il gruppo di supporter di Trump su Reddit; il forum repubblicano FreeRepublic. - I fan delle pagine di politici su Facebook. - Il gruppo RightWingNews sempre su Facebook e il blog repubblicano. Caso simile a questo è il caso di Fedez: nel suo ultimo album fa intendere infatti che vuole scendere in politica. In realtà è una strategia di marketing per attirare l'attenzione; Fedez ha sfruttato la credibilità per finalità di marketing e poi è stata smentita quindi non è proprio misinformation.
 52 • Gli utenti dei social media possono essere raggiunti dallo stesso contenuto che proviene da diverse fonti e, di conseguenza, percepirne una grande rilevanza (data dalla frequenza della visualizzazione) e credibilità (accumulando la credibilità delle diverse fonti). • I contenuti che fluiscono tra le reti di amici che comunicano frequentemente attraverso i social media (con like, commenti, condivisioni) possono godere della fiducia relazionale e della percezione di essere parte di una identità condivisa che li caratterizza. • Le catene di amici di amici basate sulla credibilità normativa o affettiva, quando sostengono la circolazione di un contenuto caricano quel contenuto della credibilità dei singoli e della catena di amici. LA PIATTAFORMIZZAZIONE DELLA SALUTE Le piattaforme sono diventate fattore importante nella gestione della nostra salute, è intermediario tra le persone e le istituzioni che dovrebbero occuparsi della loro salute. Tra le BIG FIVE una è APPLE che si sta proponendo come oggetto, snodo nei processi di gestione della salute delle persone. Ad esempio, gli smartwatch monitorano la salute, difatti hanno monitoraggio di: attività di fitness, dispositivi medici, elettrocardiogramma, saturazione, battito cardiaco, cadute (sicurezza). Innovazioni che propongono l’oggetto quasi come un dispositivo medico. Negli ultimi anni c’è stato infatti periodo di sensibilizzazione alla salute. La proposta di Apple è di combinare nel tuo smartphone tutti i dati sanitari (protetti da password) e nel momento del bisogno di soccorso, li puoi condividere con il personale sanitario. Poi ci sono una serie di PIATTAFORME DI SETTORE, c’è dispositivo che entra in contatto con la nostra fisicità, si tratta di una sorta di patch che entra in contatto con la nostra pelle attraverso un aghetto e serve ai diabetici per monitorare attraverso una app apposita (sullo smartphone) che permette di monitorare il livello di glucosio del sangue. Lo propongono anche a strumento per monitorare il proprio metabolismo. Combinazione tra BIG FIVE e PIATTAFORME DI SETTORE: da un lato vengono offerti dei servizi personalizzati e data driven ai clienti (monitoraggio di x) (sorta di medicina personalizzata) e dall’altro raccolta dati scientifici messa a disposizione della ricerca (integrazione attività medici) (privatizzazione dei dati pubblici: i dati della ricerca scientifica sono raccolti dalle piattaforme).
 In entrambi casi si parla di TEMA DELLA PRIVACY. Le promesse di queste piattaforme di settore sono di restituire un valore aggiunto: • Gestione personalizzata della propria salute (al posto di affidarsi al sistema sanitario). • Sostegno della community (offrono per chi lo vuole di entrare a far parte di una community che hanno la stessa patologia). • Costruzione di una maggiore consapevolezza e conoscenza della malattia: logica della personalizzazione e logica wiki.
 Tutto ciò in cambio della cessione dei dati.
 Le big five continuano a rivestire un ruolo fondamentale perché forniscono l'hardware ideato come strumento di tutela. Apple è in prima linea.
 Le big five vendono le app: permettono alle app di settore e gli utenti di incontrarsi. Le big five si fanno anche carico della raccolta e gestione dei dati, non solo Apple, ma anche Google. Google ha sviluppato una parte del suo cloud all’health care. Le istituzioni pubbliche diventano imprese economiche complementari rispetto a cui le piattaforme fanno da connettori con i «clienti»/«pazienti» finali. Ad esempio, progetto di coinvolgere la popolazione americana per analizzare il proprio DNA per vedere da dove si viene e quali sono le varie culture e nazionalità di origine: 23andMe (più promozione dei dati, come se ci fosse un vantaggio immediato). Le big five sono interessate a raccogliere informazioni sul genoma per la ricerca. Il claim (per spingere a fare il test è): «Affinché gli scienziati e i ricercatori accelerino i miglioramenti degli standard dell’assistenza sanitaria, hanno bisogno di grandi set di dati... da tutti noi. La tua partecipazione alla ricerca potrebbe contribuire a realizzare scoperte scientifiche che consentono prevenzione delle malattie, e soprattutto l’introduzione di terapie genetiche. Una volta acquistato il tuo kit potrai scegliere di unirti a questa rivoluzione della ricerca (2016)» I mediatori del progetto sono le big five e le piattaforme di settore; gli fa assumere gratificazione. Le piattaforme sono diventate anche strumento di networking tra i pazienti (persone che condividono patologie). 55 Sono strumenti di supporto reciproco, ma anche strumenti di raccolta di dati per un monitoraggio quotidiano costruito dal paziente che si confronta con gli altri pazienti, ma anche con i medici. Le Big Five offrono le infrastrutture per connettersi. Connettono le persone e datificano anche la malattia (mettono a disposizione risorse come ad esempio condividere i propri dati riguardo la malattia, la percentuale, un certo sintomo ogni quanto occorre ecc.). Questi servizi di Track Your Health servono non solo monitorare l'andamento della salute, ma anche a generare dei grafici attraverso cui informare il proprio medico sul proprio stato fisico ed emotivo. L’esito, secondo Van Dijck, E che questo tipo di piattaforme incide anche sul modo in cui noi raccontiamo e ci immaginiamo la malattia. «La datificazione delle malattie personali dei pazienti prende forma sia come informazione strutturata (grafici e dati da portare anche ai medici (fonte di informazione per chi cura le malattie) ma anche come rappresentazione narrativa (la narrazione soggettiva della malattia, modo in cui noi immaginiamo la malattia)». Ad esempio, da parte dei media la pandemia è stata narrata/raccontata inizialmente in maniera più analogica (sintomi, cosa bisogna fare ecc.), successivamente in maniera più datificata (bollettino quotidiano/settimanale di come evolvono le cose). Modo di raccontare consono alla datificazione dei media. Le piattaforme producono dati da fornire ai medici (fase analogica) e contemporaneamente producono una rappresentazione di dati della malattia (fase di racconto datificato). Impatto forte su come percepiamo la nostra fisicità. «La datificazione delle malattie... promuove una medicina basata sulle evidenze “patient-driven” dove i pazienti costituiscono dei panel di validazione di terapie e ipotesi scientifiche» (Van Dijck) (l’approcco allo studio delle malattie è data-driven: progresso della conoscenza scientifica). Van Dijck parla anche della CITIZEN SCIENCE (= avanzamento del sapere scientifico e legato alla medicina che diventa guidato dai pazienti che cooperano) (pazienti come co-modellatori della ricerca medica). Tutto questo avviene in un mondo che non viaggia sulle regole della ricerca scientifica. Gli elementi di criticità e i limiti di questo modo di procedere sono: • Autoselezione del campione (chi fa parte di queste reti si auto seleziona e magari ci si perde il dato di chi non ha l’app o lo smartwatch ad esempio). • Auto somministrazione del farmaco. • Auto registrazione delle evidenze. • Privacy (assicurazioni: prevalentemente problema americano; datori potenziali di lavoro: le community non sono chiuse e magari anch’egli può vedere cose mie personali, oltre che sceglieresti assumermi o meno in base alla mia malattia). • Promozione di una forma di filantropia dei dati (magari produco dati non corretti o non di utilità).
 La raccolta automatizzata di dati individuali da parte delle piattaforme, spesso aggirando tutti i filtri istituzionali di tipo convenzionale, e l’inclusione di questi dati in un ecosistema complesso, dove la proprietà delle corporation, esercita il dominio su un vasto insieme di dati che possono essere riprogrammati e combinati all’infinto con altre collezioni di dati (pressione, che proviene dalle piattaforme, alla raccolta automatizzata di dati individuali). 
 Gli operatori delle Big Five offrono l’hardware, lo spazio di archiviazione, il software, i dati sono connessi anche alla profilazione. 
 Rispetto ai temi della privacy ci sono posizione molto diverse tra gli Stati Uniti (il controllo relativo alla privacy è molto meno stringente) e l’Europa.
 L’Europa ha fondato l’European Open Science Cloud nel 2017, un cloud dedicato alla scienza (spazio condiviso di archiviazione aperto a tutti gli operatori del settore) non a pagamento (di modo che non sia esclusivo di una certa casa farmaceutica o un operatore, ma che sia a disposizione di tutti gli operatori del settore). Ha l’obiettivo di creare un sistema di infrastrutture che sia ispirato agli stessi principi per cui tutti i dati raccolti sono messi a disposizione all’interno di questo cloud che li rende rintracciabili e pubblici (FINDABLE), accessibili (ACCESSIBLE), riusabili, non devono diventare proprietà di qualcuno (REUSABLE), interoperabili, devono essere confrontabili con altri database (INTEROPERABLE) nell’ambito della ricerca scientifica. In America non esiste un sistema simile. IL METAVERSO Sviluppo ed evoluzione delle piattaforme ha portato al METAVERSO. 56 Parola che è stata messa in circolazione da Zuckerberg (fondatore e ideatore di Facebook) perché a un certo punto l’azienda Facebook ha cambiato nome in Meta (operazione di re-branding dell’azienda). Si tratta di un ambiente virtuale; nella sua proposta è spazio tridimensionale costruito all’interno del computer in cui si può agire come se fosse uno spazio reale. È narrazione che rimanda all’immaginario del gaming, ma le radici alla base di questo immaginario sono più articolate. Zuckerberg probabilmente fece questa operazione di re-branding, intanto, perché dal punto di vista della reputazione della piattaforma, dopo le vicende di Cambridge Analytica e da lì in poi inizia a scricchiolare con ciclicamente problemi legati alle fake news e alla fuga di dati. Negli ultimi anni il nome Facebook è stato associato a problematiche. La seconda ragione è che Facebook come piattaforma ha raggiunto una percentuale di utenti che ha già raggiunto il possibile limite di persone che possono iscriversi (azienda che ormai cresce lentamente). L’azienda è anche quotata in borsa e, questo crescere lentamente, la porta ad avere poco valore alle sue azioni (in America il valore delle azioni in borsa è legato al potenziale di crescita dell’azienda). Col tempo Zuckerberg ha preso questa decisione chiamando la sua azienda in maniera diversa, Meta (che comprende Facebook, Messanger, WhatsApp, Instagram e Oculus). Zuckerberg definisce il Metaverso come «un insieme di spazi virtuali da creare ed esplorare con altre persone che non si trovano nel tuo stesso spazio fisico» tramite un Avatar. Il primo video che Zuckerberg mise in circolazione fu un video di presentazione su che cosa sarebbe stato il Metaverso, in cui chiama in causa un influencer (Khaby Lame) che racconta questo spazio come un meraviglioso luogo tridimensionale dove incontrare gente con gli avatar (realistici). In questo nuovo mondo Z immagina da subito persone che si incontrano e ambienti che diventano esplorabili (sia ambiente ludico, che legato ai processi di formazione. Ad esempio, i cardiologi che studiano nel Metaverso esplorando in 3D il corpo umano e simulando degli interventi, oppure ragazzi che si collocano in spazi tridimensionali dell’antichità per esplorare come erano le cose per studiare meglio ecc.) IMMAGINARIO CHE Z ALIMENTA SU INSTAGRAM NELLA PAGINA PRINCIPALE DI META. Oculus è l’azienda che Facebook ha acquisito per lo sviluppo di quelle che immagina siano le interfacce per agire all’interno del Metaverso, SPAZIO IMMERSIVO (joystick e visori).
 c’è stata una partnership con Horizon Workrooms, azienda che costruisce ambienti 3D. Per quanto riguarda le origini, tutto questo immaginario ideato da Zuckerberg ha radici che rimandano agli anni 90, in cui si inizia possibilità di costruire degli spazi virtuali e prende la parola Metaverso da un romanzo del 1992 di Neal Stephenson, Snow Crash, romanzo a fronte di un genere di fantascienza, il Cyber Punk (che negli anni 90 ebbe molto successo). Questo immaginario esiste negli anni 90 perché negli anni 80, quei visori che Zuckerberg acquisisce e acquista dall’azienda sono frontiera dell’innovazione degli anni (si interagiva allora con i visori e i dataglove: il visore permette di essere isolati dello spazio reale e di vedere soltanto ciò che viene riprodotto l'interno del computer; il dataglove È un guanto che, attraverso le fibre ottiche che lo percorrono, è in grado di riconoscere i movimenti della mano e di riproporli all'interno dello spazio virtuale. Usati soprattutto in centri di ricerca che possono permettersi questi sistemi (NASA) che li usano per addestramento ad esempio. Anni 90: GAMING E VR IMMERSIVA Questo immaginario legato alla realtà virtuale continua a crescere e il primo mondo al di fuori dell'addestramento dei piloti in cui viene applicato è il mondo del gaming. Questo mondo è un'industria estremamente redditizia the sempre un passo avanti nello sviluppo dell’interfaccia. In particolare queste tecnologie sono presenti nelle grandi sale gioco e offrono una completa immersione nel mondo virtuale. Nell'evoluzione delle realtà virtuale verso la fine degli anni 90 vi è una battuta d’arresto. Questo accade perché la qualità degli ambienti tridimensionali che si riescono a costruire all'interno del computer non ha raggiunto quella dimensione estetica e visiva che hanno certi giochi di oggi: quello degli anni 90 si tratta di uno spazio tridimensionale piuttosto semplificato e rigido. Anni 2000: GAMING E ENHANCED REALITY Quello che si sostituisce alla realtà virtuale è l’Enhanced Reality, ovvero la realtà aumentata. Si mette momentaneamente da parte l'idea dell'immersione, l'idea di essere completamente isolati dall'ambiente reale e si lavora su un nuovo tipo di interazione tra spazio reale e spazio virtuale, l’interazione che lascia in alterata la mia presenza nello spazio reale ma mi consente comunque di agire oltre lo schermo. Una caratteristica della realtà aumentata è l'assenza della mediazione di un Avatar, non c'è un personaggio che io muovo, perché sono proprio io a muovermi. Spesso sono interazioni 1 a 1, un'interazione tra me e lo spazio virtuale, che non è ancora in grado di supportare una dimensione social, cioè tante persone connesse da luoghi diversi. Un esempio di realtà aumentata è la Wii. 57 interessanti trovati in rete, prende la forma di Delicious, Digg e Reddit. Delicious (2003) è una piattaforma di social bookmarking che consente agli utenti di condividere e collegarsi a contenuti online pertinenti. Digg (2004) introduce le notizie nel social bookmarking. Reddit (2005) è la prima e vera piattaforma di notizie sociali. Con Reddit, i social media stanno iniziando a ritagliarsi un ruolo nella produzione di notizie. Gli utenti possono aiutare a definire flussi tematici o aree di interesse e sono invitati a creare post: brevi testi con contenuto informativo. Reddit è anche una delle prime piattaforme a introdurre pulsanti social che consentono agli utenti di condividere contenuti web da un sito esterno alla piattaforma. 
 Lo sviluppo dei social network basati sul profilo avviene tramite LinkedIn, MySpace e Flickr. LinkedIn (2003) è la prima piattaforma per uso professionale. MySpace (2003) introduce la possibilità di personalizzare i profili con colori e immagini e permette lo scambio di file audio e video. Flickr (2004) è un social network che si basa su una comunità di interessi, in particolare per la fotografia. Il profilo come spazio di performance dell'identità. Il legame tra notizie e social network come luoghi di aggregazione e ri- gerarchizzazione delle notizie. La costruzione della fiducia e dell'affidabilità dei contenuti e delle persone attraverso i riferimenti e l'espressione della soddisfazione. YouTube: È caratterizzato da contenuti video amatoriali creati dall'utente evidenziati. L'autodefinizione di YouTube avviene nel 2005: "condividi facilmente i tuoi video con familiari, amici e colleghi”. YouTube ha messo i contenuti video al centro del social networking. I video di YouTube hanno al centro varie attività: guardare, pubblicare, scambiare. Il profilo personale chiamato "pagina canale" per gli utenti. Ci sono opzioni come segnalare i migliori video, condividere via email, lasciare commenti, software di visione incorporato. YouTube ha dato vita a una community online basata sui video. YouTube è considerato il primo vero social media o social network orientato ai contenuti. Gli utenti sono invitati a "trasmettere te stesso”. Il 2004 e il 2005 hanno segnato l'ingresso dei contenuti generati dagli utenti nei social media. Flickr, Reddit e YouTube mettono al centro la produzione degli utenti e lo scambio di contenuti. Si passa dalla costruzione del profilo alla produzione e allo scambio di contenuti. I social network possono essere statici e orientati al profilo, come MySpace, Friendster, LinkedIn e si concentrano sulla rappresentazione dell'identità e sulla costruzione di profili personali, o dinamici e orientati ai contenuti, come Digg, Flickr, LiveJournal e Reddit, dove il focus è la condivisione di microproduzioni editoriali (post o video) e c’è un flusso di feed costantemente aggiornato dei contenuti generati dagli utenti. C’è stata una tendenza verso la professionalizzazione della produzione di contenuti: - evoluzione di YouTube come canale di distribuzione video. - introduzione di strumenti di identificazione del diritto d’autore. - partnership con produttori ed emittenti televisive. La misurazione della popolarità dei contenuti avviene tramite un meccanismo di like su piattaforme come Flickr, Reddit, Digg, YouTube per verificare la valutazione degli utenti e il posizionamento dei contenuti sulla homepage delle piattaforme. C’è una relazione non reciproca tra gli utenti: seguire o seguire utenti interessanti e fonti di contenuti pertinenti, concentrarsi sull'accesso e lo scambio di produzioni e informazioni culturali. La centralità dei contenuti porta alla condivisione da parte degli utenti. Aggregazioni e conversazioni basate su contenuti condivisi. Interoperabilità tra piattaforme social e siti web. Parlando di riconnessione con lo spazio fisico, geolocalizzazione: - esperienza di spazio aumentato arricchita da informazioni fornite dall’utente. - geolocalizzazione delle immagini su piattaforme come Flickr. - introduzione di Foursquare come piattaforma basata sulla geolocalizzazione. Tornando alle piattaforme di social media orientate ai contenuti: FriendFeed (2007): Un sistema di micro- blogging sociale che consente di condividere brevi messaggi e aggregare contenuti da diverse piattaforme. Gli utenti possono seguire le attività degli altri e commentare i loro messaggi. 60 Tumblr (2007): Combinando blog e social media, gli utenti possono creare blog personalizzati e condividere brevi contenuti multimediali chiamati "tumblelogs". Offre un'espressione di testo estesa e la condivisione multimediale, con funzionalità come "reblog" e gruppi di interesse. Twitter (2006): Twitter (2006) • Nato come piattaforma di microblogging, Twitter permette di condividere brevi messaggi con una rete di amici e conoscenti. • Hashtag introdotti nel 2007, che consentono conversazioni tematiche e conversazioni corali su Twitter. • Offre narrazione "dal vivo" e commenti in tempo reale su eventi, notizie e programmi TV. • Utilizzato come strumento per coinvolgere gli spettatori durante i programmi TV, noto come "social TV". • I primi social media utilizzati dalle aziende tecnologiche per la gestione delle relazioni con i clienti. • Introduzione di "trending topics" e selezione algoritmica dei contenuti. • Natura ibrida tra social media e piattaforma di condivisione di notizie. Si è evoluto: • Trasformazione dagli aggiornamenti personali alla condivisione di eventi tramite tweet e hashtag live. • Passare dalla comunicazione orizzontale alla comunicazione verticale tra media, istituzioni e follower. • Argomenti di tendenza che modellano le notizie e stabiliscono l'importanza attraverso la gerarchia degli utenti e i criteri della piattaforma. Come Facebook (2006-2010): Questo ha segnato una fase cruciale per Facebook in tre aree: La definizione dei destinatari: Facebook è passato dall'essere un social network utilizzato in contesti protetti come scuole e aziende ad essere un social network in cui le relazioni non erano più limitate a collegamenti diretti con lo spazio reale. Le caratteristiche della piattaforma: Sono state introdotte nuove funzionalità, come la condivisione dei contenuti, la possibilità di pubblicare note più lunghe e l'inclusione di fotografie nei post, migliorando l'aspetto multimediale della piattaforma. Facebook si è evoluto da un social network statico a uno dinamico, focalizzato sulla produzione di post e aggiornamenti da parte degli utenti. La struttura economica: Nel 2007, Facebook ha aperto il suo marketplace per la vendita di spazi pubblicitari. Beacon, un sistema di comunicazione pubblicitaria, è stato introdotto ma ha affrontato problemi di privacy e consenso. Facebook ha spostato la sua attenzione sulla concessione a terzi della possibilità di sviluppare applicazioni che collegano la piattaforma ad altre attività online. Sono state introdotte anche pagine fan o pagine aziendali, che consentono alle aziende di comunicare con i propri clienti e raccogliere informazioni sugli utenti interessati al loro marchio. Nel 2006, Facebook si è aperto al grande pubblico, consentendo l'iscrizione a tutti gli utenti di età superiore ai 13 anni. Parlando di struttura societaria, durante questo periodo, è stata definita la struttura aziendale di Facebook, che ruota attorno a Facebook Inc. e alla sua strategia di acquisizioni. Acquisizioni degne di nota includono FriendFeed nel 2009. All'inizio del 2010, Facebook era diventata la piattaforma di social media più popolare al mondo, disponibile in 70 lingue e vantando oltre 800 milioni di utenti in diversi continenti. La fase di consolidamento: Negli anni '10, l'evoluzione dei social media è caratterizzata dall'importanza assunta dall'immagine nella comunicazione mediata dalla rete. L'immagine sta diventando la moneta sociale fondamentale online, ovvero la tipologia di contenuti più postati e condivisi (anche grazie all'utilizzo di piattaforme mobili attraverso telefoni cellulari dotati di telecamere) (Rainie, Brenner, Purcell 2013). Progressivo abbandono del primo modello storico di social network (statico), consolidamento del modello dominante: social network dinamico. Elemento centrale: scambio di contenuti prodotti dagli utenti nella forma di foto, video, testo, frammento multimediale (LiveJournal, Flickr, Digg, Reddit, YouTube, Twitter, Tumblr, FriendFeed) Modello ibrido sviluppato da Facebook. Integra la centralità del profilo e della rete di relazioni di tipo reciproco con la produzione e condivisione di contenuti. Facebook (nel 2010) è il SM più popolare al mondo disponibile in 70 lingue e più di 800 mln di utenti nei diversi continenti. C’è stata una concentrazione di proprietà: Google > acquisto di YouTube e lancio di una nuova piattaforma generalista: Google+ Yahoo! > acquisto di Delicious, Flickr + Tumblr (2013) Facebook > acquisto di FriendFeed (2009), Instagram (2012), WhatsApp (2014) + numerose start-up 61 Nascono Instagram e Pinterest: Aspetti comuni: • Focalizzazione sull’immagine • Centralità della condivisione • Interoperabilità con altri social network e siti web Elementi di distinzione: • Origine dei contenuti condivisi • Modalità di costruzione del profilo e delle relazioni Pinterest 2010: Pinterest rappresenta l'evoluzione del social- bookmarking. L'innovazione di Pinterest è quella di rilanciare il modello dei primi blog basato sul linguaggio iconico che sta diventando centrale per lo sviluppo dei social media. L'attività centrale in Pinterest è la condivisione: gli utenti sono invitati a condividere le immagini trovate in rete. Su Pinterest, il profilo dell'utente prende la forma della bacheca tematica immaginata come espressione degli interessi degli utenti e delle costellazioni del gusto. L’utente in Pinterest è sollecitato a costruire una storia identitaria basata su immagini all'interno di uno spazio personalizzabile e asincrono come una bacheca. "Pinterest è uno strumento per raccogliere e organizzare le cose che ami". Per quanto riguarda la relazione sociale, Pinterest propone un modello asimmetrico basato sulla condivisione di interessi e passioni. E’ simile allo scambio tra collezionisti, alla ricerca del pezzo mancante dalla propria collezione, e da visibilità interessi di nicchia. Dal punto di vista economico, Pinterest offre la possibilità di inserire Pin promozionali a pagamento per promuovere prodotti e brand. Il modello economico di Pinterest si basa sulla capacità delle aziende di creare contenuti interessanti che si inseriscano nei flussi di comunicazione degli utenti. Instagram: Instagram offre visibilità condivisa a una pratica che sta emergendo grazie alla presenza diffusa di fotocamere negli smartphone, la documentazione fotografica in tempo reale della vita quotidiana. Una "macchina dell'immagine che stimola e cattura l'attività produttiva di fare, far circolare e consultare le immagini" (Carah, Shaul 2015). Gli utenti di Instagram sono i nuovi fotografi del qutidiano, utenti di dispositivi mobili che utilizzano l'immagine fotografica per documentare le loro esperienze, attività, eventi e che utilizzano le possibilità di manipolazione delle immagini: i filtri. La piattaforma è nata come strumento per creare e pubblicare immagini non solo sul profilo Instagram ma anche sugli altri profili social degli utenti (Twitter e Facebook ad esempio). Il legame con i dispositivi mobili è evidenziato dal fatto che già nel suo primo anno di vita Instagram prende la forma dell'App. Inoltre, Instagram si presta all'utilizzo interstiziale tipico delle App disponibili sul cellulare (Carah, Shaul 2015). Instagram sviluppa un modello simile a Twitter, basato su un profilo personale e una relazione asimmetrica che si esprime attraverso l'azione di follow, l'attribuzione di like e commenti. 2011, si aggiunge la possibilità di utilizzare hashtag e, quindi, di seguire temi e oggetti di interesse. Dal punto di vista del modello economico, Instagram è stato acquisito da Facebook nel 2012. La pubblicità e i contenuti sponsorizzati sono integrati nel modello di business di Instagram, consentendo alla profilazione degli utenti di pubblicare annunci mirati, seguendo l'approccio di Facebook. Dal 2013 è anche possibile aggiungere tag alle immagini e condividere video. Sempre negli anni ’10 c’è stata un’evoluzione, l’instant messagging. Questa evoluzione è caratterizzata da due fenomeni: • La nascita di Snapchat, che da sistema di instant messagging diventa social media: Snapchat nasce nel 2011 come uno dei formati del sistema di messaggistica istantanea. La caratteristica distintiva era la natura effimera dei messaggi, che svanivano dopo pochi secondi o rimanevano online fino a 24 ore. Snapchat viene immaginato come sistema di instant messaging finalizzato tutelare la privacy di fronte al fenomeno del «collasso dei contesti». Snapchat è stato caratterizzato da una crescita rapida e costante raggiungendo 161 milioni di utenti attivi nel 2016 e 178 milioni nel 2018. L’elemento che ha modificato l’uso di Snapchat è la funzione di brevi "storie» lanciate nel 2013. Nel 2014 viene introdotta anche la funzione «Discover» che ospita contenuti prodotti da professionisti ed editori. • La nascita di WhatsApp, nel 2009, che diffonde l'instant messagging su tutti i cellulari e sta evolvendo verso una struttura più social: Ha iniziato come concorrente degli SMS a basso costo, ma si è rapidamente evoluto in molto di più. Come sistema di messaggistica istantanea OTT, offre funzioni di base come l'invio di messaggi e la condivisione di contenuti multimediali. Nel corso degli anni, WhatsApp ha aggiunto diverse funzionalità che hanno cambiato la sua fisionomia: - Nel 2011 sono state introdotte le chat di gruppo, facilitando la formazione di identità collettive e reti di legami. - Nel 2012 è stata aggiunta la possibilità di condividere la posizione sul territorio, seguita dalla funzione di invio di messaggi vocali nel 2013. - Nel 2016 è stata introdotta la crittografia dei messaggi, aumentando la percezione di comunicare in uno spazio sicuro. 62 informali e familiari dei leader, pubblicate sui siti web dei giornali popolari. Infine, la necessità di una comunicazione più spettacolare e più vicina ai cittadini favorisce la diffusione di immagini con funzione divertente e satirica, come i meme. La disintermediazione nella comunicazione politica: La disintermediazione consente ai leader politici e ai partiti di bypassare i giornalisti e i media gestendo direttamente i messaggi ai cittadini, influenzando l'agenda pubblica. Le piattaforme di social media come Twitter fungono da agenzie di stampa personalizzate, in cui i leader diffondono i loro commenti e opinioni sugli eventi politici. Connessione diretta con gli elettori: La disintermediazione permette inoltre ai leader di stabilire un legame diretto e personale con gli elettori, bypassando la mediazione dei partiti politici. Questa connessione diretta diventa preziosa in un contesto in cui la militanza politica tradizionale si sta indebolendo e i partiti faticano a colmare il divario tra il sistema politico e i cittadini (Parisi Rega, 2010). Reintroduce la comunicazione interattiva e interpersonale nelle campagne elettorali, migliorando l'engagement tra candidati ed elettori (Bracciale Cepernich, 2018; Ceccobelli, 2017). Visioni ottimistiche e sfide: Ci sono visioni ottimistiche sul potenziale della disintermediazione nella comunicazione politica, come il superamento della crisi di comunicazione tra soggetti politici e cittadini. Gli influencer e gli individui che acquisiscono influenza all'interno delle loro cerchie sociali svolgono un ruolo significativo nel riconquistare la fiducia (Cepernich, 2017). La disintermediazione può essere vista anche come una forma di reintermediazione, in cui emergono nuove forme di connessione e dialogo pubblico (Bentivegna, 2015; De Blasio e Sorice, 2010; Giacomini, 2018). Effetti e sfide ambivalenti: La disintermediazione ha effetti ambivalenti sulla democrazia. Se da un lato consente di avere cittadini più informati e consultati, dall'altro espone il rapporto tra leadership politica e cittadinanza agli effetti contingenti delle onde emotive e dello spettacolo (Fasano et al., 2016; Sorice, 2016). Aumenta la dimensione spettacolare della politica e può trasformare gli attori politici in personaggi mediatici o celebrità (Sorice, 2016). L'accesso al web non implica automaticamente la partecipazione e l'impegno civico (Medero, 2021). Personalizzazione: La personalizzazione consiste nel mettere il politico al centro del messaggio attraverso la sua immagine, rendendolo l'elemento chiave per interpretare la realtà politica in questione (Rebolledo, 2017, p. 152). Mediatizzazione della politica: Secondo Mazzoleni, la personalizzazione è un effetto della mediatizzazione della politica. Nel rappresentare il dibattito e l'azione politica, i media digitali si concentrano sugli individui piuttosto che sui soggetti collettivi, attraverso la "costruzione del politico come persona con le proprie peculiarità individuali piuttosto che come rappresentante di un partito o di un'ideologia" (Van Zoonen, 1998, p. 50). Ulteriori livelli di personalizzazione nei social media: Quasi-intimità: si crea un senso (un'illusione) di intimità con i cittadini. Auto-personalizzazione: 'riduzione delle distanze' tra cittadini e rappresentanti politici. È più facile per i politici esporre le loro dimensioni private e personali, che possono avere effetti positivi sulla gestione del consenso e, più in generale, sul rapporto con i cittadini. Storytelling: la narrazione di una vicenda politica attraverso i social media è spesso personalizzata, con la storia del leader e allo stesso tempo quella dei suoi sostenitori, cioè con il tentativo di coinvolgere sia la dimensione personale dell'individuo che quella collettiva. Popolarizzazione: Contaminazione tra politica, spettacolo e cultura popolare, o "politica pop": la comunicazione politica si combina con le molteplici forme di cultura popolare prodotte e diffuse dal cinema, dal teatro, dalla musica, dalla stampa e dalla televisione e dai media digitali. Politica pop: Media, che presentano la politica e i suoi protagonisti in chiave popolare, utilizzando i formati e i temi tipici della cultura pop. Soggetti politici, che attingono ai contenuti e ai linguaggi della cultura popolare per rendere più attraenti e spettacolari i loro messaggi, utilizzando temi e codici 'pop'. La divulgazione ha trovato un notevole impulso nei media digitali, perché hanno reso possibile sia la pubblicazione di contenuti popolari creati autonomamente dagli utenti, sia la modifica e la condivisione senza limiti dei prodotti della politica pop diffusi dai media e dagli attori politici. La cultura popolare digitale non riguarda solo il trasferimento online dei prodotti della cultura pop, ma anche una fonte e uno spazio di vitalità attraverso l'interazione degli utenti, veri e propri produsers che partecipano attivamente alla creazione e alla fruizione, giocando, commentando, condividendo, alimentando così la cultura popolare che esiste sul web in un circolo virtuoso (Mazzoleni – Bracciale, 2019, 451). Ruolo e impatto della divulgazione: La politica pop potrebbe avere una funzione di "collante" tra la classe politica e la cittadinanza. Secondo Mazzoleni e Sfardini (2009), l'uso da parte dei politici di forme di 65 comunicazione 'pop' può essere dovuto anche al desiderio di mostrarsi vicino agli utenti/elettori, e permette a questi ultimi di farsi un'idea di temi e problemi politici. La spettacolarizzazione e la divulgazione della politica possono contribuire a svalutare e rendere meno credibili i personaggi pubblici (ad es. Mercier, 2017). Rischiano di banalizzare l'informazione e la comunicazione politica. Boccia Artieri, riflettendo sulle politiche pop online, rileva anche "una predisposizione a sottolineare la natura ironica o irriverente di qualsiasi contenuto, anche a danno delle minoranze", che legittimerebbe "la diffusa presenza di comportamenti denigratori e di opinioni sessiste, omofobe e razziste" (Boccia Artieri, 2019, p. 253). I politici come celebrities: La popolarizzazione della politica porta ad una notevole visibilità dei leader politici e li rende delle celebrità, delle star simili a quelle del mondo dello spettacolo o dello sport. John Street (2004) distingue tra due tipi di celebrità politiche: Celebrità che sono diventate politiche, come Ronald Reagan o Arnold Schwarzenegger. Politici che sono diventati celebrità, come Tony Blair. In entrambi i casi, la celebrità dell'individuo viene utilizzata per migliorare la sua posizione politica e la sua reputazione. Politici che apprezzano e usano i linguaggi della cultura pop o che si comportano come star e artisti. Nelle parole di Street, "il politico tradizionale che si relaziona con il mondo della cultura popolare al fine di migliorare le sue funzioni e gli obiettivi politici stabiliti" (Street, 2004, p. 437). Cercano di raggiungere la celebrità apparendo nei talk show televisivi, facendosi fotografare con artisti famosi, leader aziendali o star del cinema e che la copertura mediatica mostra come "superstar" (Wheeler, 2013). Barack Obama/Nicolas Sarkozy (Campus, 2010; Maarek, 2005). Celebrities come politici: Artisti o celebrità che esprimono apertamente le loro opinioni politiche senza cercare di costruire una carriera politica, come le star del rock o del cinema che si impegnano in campagne politiche e sostengono cause specifiche. Ad esempio, un "intrattenitore che si pronuncia sulla politica senza cercare di ottenere una carica elettiva" (Street, 2004, p. 438). Altri autori hanno sottolineato che sono frequenti anche i casi di celebrità che non appartengono alla sfera politica, ma approfittano della loro popolarità per entrare in politica (Boni, 2021). Tra gli esempi più noti, negli Stati Uniti ci sono gli ex attori Ronald Reagan (presidente) e Arnold Schwarzenegger (governatore della California), in Ucraina Volodymyr Zelensky (attore e sceneggiatore, attuale presidente); o anche ex sportivi, come il giocatore di cricket Imran Khan (Primo Ministro del Pakistan). In questa categoria compaiono anche imprenditori come Donald Trump e Silvio Berlusconi. Superstar vs. celebrità politiche di tutti i giorni: Un'ulteriore distinzione in questo campo è proposta da Wood et al. (2016) tra celebrità politiche superstar e celebrità politiche di tutti i giorni. In un'epoca di posizioni antipolitiche e anti-establishment, il modo in cui i politici diventano celebrità "si sta gradualmente spostando dal cercare di essere visti come leader 'superstar' con talenti eccezionali, al cercare di essere visti come più 'in contatto' con la gente comune, come più quotidiani, più normali, più ordinari" (Wood et al., 2016, p. 584). La mancanza di connotazione politica nei contenuti delle celebrità: Qualunque sia il percorso che porta all'acquisizione dello status di celebrità, va sottolineata la mancanza di connotazione politica della maggior parte dei contenuti che vengono diffusi al fine di consolidarlo. Domina la sfera privata, familiare e sentimentale; vengono esposti hobby e passioni; infine, c'è [...] il complesso di attività che il politico svolge al di fuori della scena pubblica, dallo sport alle vacanze (Campus, 2020, p. 193). Politica intima e celebrità politica: La celebrità politica si basa infatti anche sulla capacità del leader di mettere in scena la sua privatizzazione privata e persino la sua intimità. Questo è il motivo per cui Stanyer (2013) parla di "politica intima". Il Partito Digitale: La tecnologia digitale ha offerto ai partiti nuovi modi di organizzare e descrivere le identità politiche. Alcune delle innovazioni dei media digitali hanno contribuito a cambiare il rapporto tra partito e cittadini, in uno scenario di crisi della politica di partito, in cui sentimenti di disaffezione e sfiducia sono diffusi tra gli elettori (Roncarolo, 2021). Inoltre, le tecnologie hanno alimentato la prospettiva di una maggiore partecipazione diretta dei cittadini attraverso le piattaforme digitali e hanno dimostrato di influenzare i modelli organizzativi di partecipazione (De Blasio – Viviani, 2020, p. 23). L'approccio integrativo: Per quanto riguarda le TIC, le parti hanno generalmente due tipi di approccio, a seconda che le considerino o meno: una risorsa integrativa per servizi più efficaci, ma senza particolari conseguenze organizzative, utilizzata per informare, mobilitare, consentire la partecipazione; la risorsa principale o esclusiva del partito, "plasmare l'organizzazione, le sue strategie (competitive e comunicative) e le sue relazioni con l'ambiente (sociale, elettorale, istituzionale), ma anche con le sue diverse componenti" (Raniolo – Tarditi, 2021, p. 264). Le piattaforme sono completamente integrate nella macchina organizzativa. Il Partito Digitale: Un partito/movimento per il quale la tecnologia digitale gioca un ruolo di primo piano e la cui politica "si professa più democratica, più aperta alla gente comune, più immediata, diretta, autentica e 66 trasparente di quella tradizionale" (Gerbaudo, 2020, pag.11). Ne sono un esempio il Movimento 5 Stelle, Podemos in Spagna, La France Insoumise e i partiti pirata di Svezia, Germania e Islanda, ovvero nuove formazioni che reagiscono alla diffidenza generalizzata nei confronti dei partiti tradizionali utilizzando social media, software e piattaforme che consentono la partecipazione e la deliberazione online in modo innovativo (come Rousseau del Movimento5Stelle, Partecipazione di Podemose Liquid Feedback da parte di partitipirata). Grazie a questi strumenti è possibile partecipare alle discussioni politiche, fare proposte, eleggere i leader di partito e i candidati alle elezioni e rispondere a un referendum. La promessa e la realtà: Nella narrazione tecno-entusiasta di questi nuovi partiti, la disintermediazione della rete e gli spazi di socialità online consentono una nuova forma di partecipazione e cittadinanza digitale, avvicinando il cittadino alle istituzioni. Vengono evidenziati l'empowerment degli utenti, la promessa di un maggiore potere alla base e di una migliore qualità della democrazia interna del partito, nonché l'utopia partecipativa. In realtà, secondo Gerbaudo, l'uguaglianza tra i partecipanti e il potere equamente distribuito possono essere un'illusione, perché il rischio è che si verifichi un nuovo "divario partecipativo": una disuguaglianza tra i pochi che hanno tempo, accesso ai canali e possibilità di impegnarsi, e i molti utenti che non li hanno e rimangono destinatari passivi e consumatori di informazioni prodotte da altri (Gerbaudo, 2020, pag. 127). Diversi modelli di partito digitale: Deseriis (2020) identifica due diversi modelli di partito digitale: il partito di piattaforma e il partito in rete. Partito piattaforma: altamente centralizzato, guidato da un leader carismatico (hyperleader) e focalizzato sulla competizione elettorale. La sua iperbase è continuamente chiamata a votare sulla piattaforma, ma su questioni decise dall'alto. Un esempio potrebbero essere il M5S e Podemos; Partito in rete: decentralizzato e permette alle proposte politiche e alla leadership di emergere dalla rete stessa. La partecipazione è prevista a diversi livelli del processo decisionale, dalla definizione collettiva dell'ordine del giorno alla possibilità di deliberare e votare. Le posizioni di leadership emergono da una divisione del lavoro dal basso verso l'alto e c'è una partecipazione ibrida (Deseriis, 2020, p. 907). Un esempio è il partito Barcelona En Comú, della coalizione di sinistra che ha sostenuto la sindaca di Barcellona Ada Colau: la piattaforma utilizzata, Decidim, è una rete aperta e decentralizzata, che permette non solo il voto, ma anche il contributo di idee e codici, a diversi livelli (da quello legislativo a quello urbanistico). Partito-Movimenti: Entrambi i tipi di partiti possono vantare una comunanza con i movimenti sociali e le loro pratiche democratiche di comunicazione (De Blasio – Viviani, 2020), ma con grandi differenze. I partiti in rete, che vengono studiati come esito di una logica partecipativa, sono certamente utilizzati dalla tecnologia come modalità organizzativa e architettura strutturale (di tipo stratificato), ma solo a livello secondario vengono utilizzate piattaforme partecipative per le procedure di policymaking e per aumentare forme partecipative (e scalabili) di deliberazione (De Blasio – Viviani, 2020, p. 23). D'altra parte, sono i 'partitimovimenti' (della Porta – Pavan, 2018) che integrano le basi politiche dei movimenti all'interno delle proprie organizzazioni e rispondono alle richieste della base, valorizzando l'aspetto comunicativo, relazionale e dinamico prima ancora che connettivo (Roncarolo, 2021). Campagne elettorali e comunicazione politica: Le campagne elettorali sono un momento importante nella vita democratica e nella comunicazione politica. Diversi teorici osservano che siamo in uno stato "permanente" di campagna elettorale (Blumenthal, 1980), per cui comunichiamo sempre come se dovessimo conquistare gli elettori (anche durante un periodo di governo). Ma resta vero che nei mesi che precedono il voto, i politici sono spinti a investire molto in comunicazione, a trasformare le strategie, a servirsi di professionisti. E l'attenzione dei media e dei cittadini alla politica è maggiore. I risultati degli studi sui social media mostrano anche che la pressione del voto spinge i leader a voler essere più visibili (Ceccobelli, 2017; Bentivegna, 2015). Uso delle tecnologie nelle campagne elettorali: La semplice campagna elettorale online, che utilizza le tecnologie per diffondere materiale e per avere una presenza online; La campagna digitale, che dispone di un'infrastruttura high-tech, è altamente professionale e utilizza un metodo scientifico, un approccio data-driven e tecniche di micro- targeting (Cepernich, 2017). Caratteristiche delle campagne digitali: strutture politico organizzative fluide, leggere che permettano il coinvolgimento di gruppi di cittadini e la mobilitazione spontanea dei sostenitori. La ricerca di un rapporto diretto e personale con gli elettori. Decisioni basate anche su analisi condotte da professionisti sui big data (raccolti sul web e sui social network, ma anche sul territorio) (Cepernich, 2017). Ibridazione di linguaggi e tecnologie nella comunicazione politica: La comunicazione politica oggi è caratterizzata da una sovrapposizione e ibridazione di linguaggi e tecnologie. Le campagne elettorali vedono una consistente ibridazione tra: I media tradizionali, in particolare la TV, sono ancora al centro del sistema informativo e fonte di visibilità per i leader; Internet e i media personali, che sono uno strumento di propaganda 67 necessariamente attendibile e veritiera, che sia possibile farsi un'idea dei temi cari all'opinione pubblica e delle emozioni più o meno positive che li attraversano. I social media funzionano quindi come sistemi per aumentare la consapevolezza generale e, così facendo, uniscono individui o gruppi che condividono gli stessi sentimenti di delusione e malessere. D'altra parte, queste opportunità appaiono conformi a una tecnologizzazione della socialità (Vittadini, 2018) che riproduce quelle logiche di programmabilità, popolarità, connettività e dataficazione che sole garantiscono la sostenibilità economica delle piattaforme (Van Dijck - Poell, 2013). Il dibattito sulle opportunità discorsive che la tecnologia digitale offre all'attivismo si è concentrato principalmente sulla costruzione di una soggettività collettiva (Kavada, 2018). • un filone di studi ha indagato come le piattaforme di social media favoriscano l'emergere inaspettato e spontaneo di folle, collettivi privi di una chiara struttura organizzativa e di un quadro ideologico coerente ma in definitiva capaci di incidere sulla realtà. • un altro filone di studi ha esplorato come soggetti collettivi con un'identità già definita utilizzino i social media per aumentare i propri margini d'azione. Una delle prime concettualizzazioni della folla risale al periodo compreso tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, quando veniva utilizzata per indicare forme aggregative in cui la coscienza individuale dell'individuo veniva annullata e assorbita dall'influenza pervasiva del collettivo (Le Bon, 2019 [1895]; Riesman, 2009). Con la diffusione di internet, si è iniziato a parlare di 'folle intelligenti', tutt'altro che primitive e suggestionabili e anzi mobilitate da un'intelligenza collettiva in grado di produrre conoscenza complessa e forme organizzative efficienti (Rheingold, 2002). Bennett e Segerberg (2013) hanno parlato di "azione connettiva" per indicare un'attivazione delle folle che trova risorse auto- organizzative nelle affordances dei social media. Prendendo come esempio le mobilitazioni di Occupy negli Stati Uniti e degli Indignados in Spagna, i due autori mostrano come le piattaforme abbiano costituito un apparato organizzativo virtuale, decentralizzato e impersonale, ma estremamente utile per il coordinamento di attivisti geograficamente lontani. Questo tipo di attivismo si nutre di pratiche di espressività identitaria individuale, condivise attraverso i social media e ancorate a cornici di mobilitazione inclusive ed emotivamente coinvolgenti. Nel contesto di queste dinamiche, i processi di crowd organization si compongono di pratiche orizzontali di produzione di contenuti dove la critica dello status quo e la protesta contro si affinano gradualmente con il contributo spontaneo e non pianificato di singoli. La ricerca su queste forme di attivismo si è concentrata sullo studio dei contenuti condivisi sui social media, con l'intento di indagare come il coinvolgimento individuale produca dinamiche di riconoscimento e appartenenza collettiva. Frequenti sono state anche le analisi dei social network, volte a ricostruire ritmi e pattern nella circolazione dei contenuti attraverso le varie reti sociali che si creano attraverso la condivisione o le azioni successive. A differenza delle folle, i movimenti sociali riflettono consapevolmente sulla propria identità, che include obiettivi politici, strumenti, confini e relazioni. L'identità dei movimenti sociali è un continuo processo di ridefinizione, che coinvolge cornici cognitive e investimenti emotivi. Le reti di relazioni e i canali di comunicazione svolgono un ruolo cruciale nell'organizzazione dei movimenti sociali e nella formazione della loro identità collettiva. I movimenti sociali reagiscono ai conflitti sistemici piuttosto che alle crisi contingenti, rendendoli complementari alle folle. 
 Le piattaforme di social media, come Facebook e Twitter, sono utilizzate dai movimenti per mobilitare e coinvolgere le folle. 
 Gli hashtag sono diventati un'efficiente infrastruttura di mobilitazione, facilitando il dibattito, la consapevolezza e la pressione sui rappresentanti politici. L'attivismo hashtag si riferisce al sostegno di una causa attraverso l'uso di hashtag, abilitati da pratiche di cultura partecipativa. Gli hashtag fungono da canali primari per la trasmissione di notizie, l'interpretazione e l'inquadramento di questioni pubbliche. Le piattaforme di social media possono aumentare la temperatura emotiva dei quadri cognitivi e promuovere un senso di comunanza. La configurazione commerciale dell'infrastruttura algoritmica può ostacolare lo sviluppo di relazioni durature necessarie per il consolidamento dell'attivismo. 70 L'enfasi sull'espressione individuale e personale è stata interpretata anche come una condizione antitetica allo sviluppo di relazioni più stabili all'insegna della responsabilità e della solidarietà. La natura commerciale delle piattaforme implica un design volto a favorire la costruzione di reti egocentriche che privilegiano l'individuo rispetto al collettivo. L'aggregazione temporanea delle folle piuttosto che il consolidamento di un movimento sociale basato su reti di solidarietà e lenti processi di identificazione (Fenton – Barassi, 2011). D'altra parte, come sottolineano Bennett e Segerberg (2013) nel descrivere la logica dell'azione connettiva, il declino delle ideologie e delle grandi narrazioni che caratterizza la tarda modernità e le democrazie liberali occidentali lascia agli individui la libertà di scegliere a quale gruppo fare riferimento e di muoversi fluidamente tra le diverse appartenenze in modo da costruire una propria narrazione singolare e personalizzata. #MeToo: Ci concentreremo ora su un caso molto particolare, la mobilitazione intorno all'hashtag #MeToo, che ci permetterà di mettere a fuoco alcune delle dinamiche dell'attivismo digitale. Il movimento #MeToo è stato fondato nel 2006 su iniziativa di Tarana Burke, un'attivista nera impegnata nella lotta contro la violenza sessuale. Dopo aver fondato nel 2003 l'associazione Just Be con l'obiettivo di sostenere le giovani donne nere vittime di molestie e violenze, nel 2006 lancia l'espressione MeToo su MySpace con l'obiettivo di creare uno spazio collettivo di riconoscimento reciproco dove le donne potessero prendere coscienza delle violenze subite grazie all'incontro con le vittime di abusi infantili. Il movimento ha guadagnato una diffusione virale grazie alla denuncia di violenze sessuali da parte di personaggi famosi. Nel 2017, l'attrice Alyssa Milano lo ha rivitalizzato su Twitter in reazione alle accuse contro Harvey Weinstein, lanciando ufficialmente la campagna di social #MeToo incoraggiando le donne vittime di molestie sessuali a condividere le loro storie su Twitter e unirsi al movimento. L'hashtag #MeToo è stato utilizzato 19 milioni di volte e il 65% degli utenti dei social media si è imbattuto in contenuti riconducibili ad atti di molestie sessuali. A seguito dell'ondata globale di testimonianze su Twitter, oltre 200 uomini in posizioni professionali di spicco hanno dovuto dimettersi o sono stati licenziati dopo essere stati accusati pubblicamente di molestie. Ciò conferma che la mobilitazione non si è limitata solo alla sfera digitale ma ha avuto importanti ricadute al di là delle attività strettamente comunicative condotte sulla piattaforma. Un ruolo decisivo è stato giocato dalla creazione di camere dell'eco emotive (Eslen-Ziya et al., 2019) in grado di amplificare e risuonare con l'ampio spettro di emozioni suscitate dalla narrazione del trauma: rabbia, indignazione, compassione, coraggio. Diversi studi sull'attivismo hanno dimostrato che l'affettività contribuisce in modo significativo al coinvolgimento dei partecipanti, alla creazione di legami di supporto e all'innesco di dinamiche di identificazione (McDuffie - Ames, 2021). Quello che ha preso forma su Twitter è stato una sorta di rituale collettivo che, in linea con le intenzioni originarie di Tarana Burke, potrebbe tradursi in una possibilità di riscatto per tutte le donne vittime di abusi. "Empowerment attraverso l'empatia" è la frase che Tarana Burke ha usato per descrivere la creazione di una connessione attraverso la condivisione del trauma Una delle cose peggiori dell'esperienza del trauma sessuale è sentirsi come se fossi tutto solo [...] Invece, quando le persone dicono: "Questo è successo anche a me, ti capisco", avviene una connessione [...] "Me Too" è diventato il modo per connettersi con altre persone e dare alle persone il permesso di iniziare il loro viaggio verso la guarigione (Burke, 2017). Gli hashtag esercitano una logica intrinsecamente narrativa grazie alla loro capacità di produrre e collegare storie individuali. Gli hashtag sono diventati nel tempo metadiscorsi attraverso i quali le persone assegnano un contesto, un insieme di significati ed emozioni ai loro post. Si sono creati pubblici reticolari i cui membri sono chiamati nella loro singolarità come spettatori empatici e/o protagonisti dell'esperienza del trauma e della conseguente guarigione. La creazione di questo spazio comune di condivisione e riconoscimento, reso possibile dagli hashtag, è indipendente dalla costruzione o dalla preesistenza di reti personali di interazione diretta. Sebbene i singoli membri non abbiano l'opportunità di parlare in modo esclusivo e diretto tra loro, la semplice possibilità di assistere alle stesse testimonianze di traumi mentre abitano lo stesso ambiente produce un senso di comunanza e coesione. È questa rete di pubblico connesso che ha alimentato il riconoscimento e ha permesso a #MeToo di espandersi per includere una vasta gamma di istituzioni e comunità. Questi pubblici sono stati descritti in letteratura come intimi (Berlant Prosser, 2011) e allo stesso tempo affettivi (Papacharissi, 2015). 
 71 Intimi perchè tra estranei nascono forme più o meno durature di appartenenza comunitaria, raggruppate attorno a forme culturali (libri, film, contenuti mediatici) che consentono la condivisione di narrazioni personali come tasselli singolari e complementari di un'unica esperienza collettiva. 
 Affettivi perchè nelle piattaforme di social media e la possibilità di condividere emozioni legate all'impegno, all'appartenenza, alla solidarietà e, più in generale, alla possibilità di far sentire la propria voce nello spazio pubblico. Twitter si è rivelato decisivo nell'abilitare una rete di sostegno collettivo attraverso la produzione torrenziale di post e retweet in cui la narrazione individuale e idiosincratica può fluire verso un'identità collettiva. Si genera così una postura orientata verso l'altro (Hyde, 2006) che include la confessione, l'ammissione, la concessione e, infine, la legittimazione dell'accettazione di ciò che l'altro dice di sé e della sua realtà. In altre parole, le comunità online sono in grado di sostenere un discorso che consenta la testimonianza pubblica del trauma, che apra uno spazio per la discussione aperta delle istanze, che enfatizzi le esperienze comuni e assegni fiducia alle storie dei sopravvissuti. Gli hashtag sono strumenti utili per tematizzare e quindi assegnare un programma d’azione che sia in grado di interpellare tutte le persone potenzialmente interessate alla causa. Attraverso un'analisi tematica dei tweet raccolti intorno all'hashtag #MeToo, un gruppo di ricercatori (Li et al., 2019) ha circoscritto la formazione di una rete semantica all'interno della quale avvenivano processi di co-creazione di significato intorno al tema delle molestie sessuali. Ciò che è emerso con chiarezza è stata la creazione di una catena tematica che comprende sia gli antecedenti dell'evento sia le azioni da intraprendere per il futuro in difesa dei diritti delle donne. Le ragioni che hanno portato le donne in situazioni oppressive, tra cui i vincoli culturali e le strutture sociali che hanno normalizzato le molestie sessuali e le discriminazioni sul posto di lavoro. 
 Rispetto alle azioni suggerite per promuovere i diritti delle donne, c'è un invito ad essere coraggiosi, a denunciare le situazioni repressive vissute e poi superate, e ad impegnarsi a sostenere le donne che lottano per i diritti di altre donne. La formazione di una rete semantica all'interno della quale si svolgevano processi di cocreazione di senso intorno al tema delle molestie sessuali. Questioni direttamente o indirettamente connesse con il movimento collettivo #MeToo e la necessità di sostenerlo: il riferimento esplicito ai reati sessuali, i gruppi organizzati con l'obiettivo di orientare il dibattito verso cornici già consolidate, le associazioni per collegare i loro compiti statutari (ad esempio, la protezione dei diritti di concepimento, la protezione dei salari e dei diritti sul posto di lavoro) alla narrazione complessiva del movimento #MeToo, citazioni di attivisti, soprattutto di gruppi organizzati che usano storie e casi specifici per dare un volto concreto alla causa, messaggi orientati all’azione, contenuti volutamente confezionati per favorire l'adozione di comportamenti di supporto al movimento tra gli utenti della piattaforma (con l’utilizzo di hashtag come #TeachThem, #RiseResistUnite) sia di post più in generale orientati alla speranza di qualche cambiamento sociale, recall alle vittime, attraverso hashtag come #SurvivorSpeaks, #Safety4Survivors, #SilenceBreakers che si rivolgono a tutte le donne vittime di violenza e a tutti gli utenti simpatizzanti del #MeToo ribadendo la necessità di proteggere le vittime e ribadire la rilevanza delle loro esperienze. L'analisi della rete semantica creatasi attorno all'hashtag #MeToo mostrato chiaramente come la connessione tra i singoli contenuti abbia permesso di creare un flusso discorsivo più ampio e risonante. I tweet sono stati utilizzati per esercitare una forma di pressione politica, per cercare sostegno nell'arena mediatica più ampia, per segnalare iniziative, per mobilitare risorse partecipative e quindi per ampliare la gamma dell'attivismo digitale. Nello spazio sociale delle piattaforme, le connessioni sono reti formate da nodi che rappresentano tutti i profili o gli account che contribuiscono a una determinata sequenza conversazionale (ad esempio, ritwittare, commentare, mettere mi piace o utilizzare lo stesso hashtag). La letteratura ha isolato alcune caratteristiche delle reti digitali che tendono a ripresentarsi anche al variare delle ragioni della mobilitazione e delle soggettività coinvolte (Gonzáles Bailón et al., 2013; Pavan, 2020). Le reti digitali sono effimere, conseguenza diretta della natura estemporanea degli atti che le generano. Si basano sulle piattaforme commerciali più popolari che le rende grandi ma nel complesso poco dense, con importanti differenziazioni interne tra cluster ad alta concentrazione di connessioni reciproche e aree caratterizzate da legami discontinui e dominate da pochi hub a cui è riconducibile la maggior parte dei contenuti in circolazione. Da un punto di vista strutturale, queste 72
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