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Teorie della devianza e suicidio: reazioni sociali, punizioni e ricompense, Sintesi del corso di Sociologia della Devianza e della Criminalità

Le teorie sulla devianza sociale e il suicidio, inclusa la teoria dell’autocontrollo, del controllo sociale, dell’etichettamento, dell’integrazione sociale e della regolazione sociale. Viene inoltre discusso come queste teorie si applicano alla criminalità e al suicidio, con un focus sulle cause sociali di morti volontarie secondo Durkheim. Il documento include anche una discussione sulla regolazione sociale e la sua influenza sul suicidio, nonché sulla criminalità occupazionale e i modelli di processo penale in sistemi legali civili e comuni.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 16/10/2021

milena-nucera
milena-nucera 🇮🇹

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Scarica Teorie della devianza e suicidio: reazioni sociali, punizioni e ricompense e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia della Devianza e della Criminalità solo su Docsity! SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA CAP.1 DEFINIZIONI E TEORIA DELLA DEVIANZA Tutte le società tentano di assicurarsi la conformità alle norme e ai valori sociali stabiliti, ma sono sempre esistiti comportamenti, atti e credenza che violano queste norme venendo disapprovati, ritenuti quindi “devianti”. Devianza: nel linguaggio sociale usata meno spesso; quando compare in una discussione tra amici sta a indicare ciò che è strano, patologico, illegale; studiosi di scienze sociali usano questo termine per descrivere e spiegare alcuni tratti e atti di individui e le reazioni che questi suscitano nella società. Definizione di devianza: 1) ristretta: deviante è ogni comportamento considerato inaccettabile dalla maggioranza della gente e che provoca una risposta collettiva negativa; qualcosa che nega un valore e viola una norma; deviante può essere solo un comportamento (mangiare a tavola senza le posate, rubare). 2) più ampia: la devianza è un atto, una credenza o un tratto che viola le norme convenzionali della società e che determina una reazione negativa della società; qualcosa che nega un valore e viola una norma; deviante può essere una credenza o un tratto di persona (eretici, infedeli o chi ha anomalie fisiche). 1. Norme e controllo sociale Studiosi di scienze sociali definiscono: valori: fini ultimi dell’azione; norme: regole da seguire per realizzare un valore, mezzi che prescrivono o vietano comportamenti (norma che proibisce il furto discende dal valore della proprietà): - prescrittive: impongono di compiere certe azioni; - proscrittive: vietano di fare certe azioni. Teoria statistica Norma statistica: valore centrale della distribuzione di alcune caratteristiche; devianza: scostamento da tale valore. Un atto, una credenza sono socialmente devianti perché violano una norma e sono disapprovati e condannati dalla maggior parte delle persone. Controllo sociale Metodi usati per fare in modo che i membri di un gruppo rispettino le norme e le aspettative del gruppo. Gli agenti di controllo e i metodi usati sono numerosi: la madre che insegna al figlio cosa fare, il vigile che multa l'automobilista perché ha parcheggiato male. Questo controllo di realizza attraverso due processi: - interno -> opera attraverso la socializzazione, ovvero processo attraverso cui ogni società cerca di trasmettere a coloro che vi entrano per la prima volta la sua cultura, cioè l'insieme di valori, atteggiamenti. Questa può essere: primaria: avviene nei primi anni di vita del bambino, formalizzazione competenze di base; secondaria: quando una persona entra nella scuola, che mira alla formazione delle competenze specifiche necessarie per lo svolgimento dei ruoli sociali. Socializzazione come mezzo efficace per assicurare un buon grado di conformità alle norme; se la gente rispetta la maggior parte delle norme per il maggior tempo è perché ha interiorizzato queste norme che considera giuste. - esterno: quando il processo di socializzazione può fallire o non è sufficiente. Ricorso a reazioni sociali alla devianza: punizioni per scoraggiare atti e credenze devianti; ricompense che incoraggiano le adesioni alle aspettative sociali. Entrambe possono essere: informali: reazioni non ufficiali e non scritte dei gruppi primari (famiglia, amici); formali: espressioni ufficiali e scritte dello Stato o di altre organizzazioni (scuola). In sintesi -> 4 tipi di reazioni sociali: - ricompense formali: voti positivi, promozioni; - punizioni formali: multa, bocciature, arresto; - ricompense informali: sorriso, parole di incoraggiamento; -_ punizioni informali: disprezzo, evitamento. 2. Norme devianza e criminalità Sociologo Sumner -> tre diversi tipi di norme: e d’uso: fanno parte le buone maniere, i modi di vestire, di mangiare, di interagire con gli altri; se non seguiamo alcune regole in questo campo, gli altri reagiranno con sanzioni informali (se usciamo con una scarpa e una nera, qualcuno riderà e penserà che siamo bizzarri); e morali: sanzioni più dure se mentiamo o bestemmiamo; e giuridiche: quando lo decide l'autorità politica, prevedono sanzioni formali per chi le viola e vengono fatte rispettare da corpi specializzati (polizia); reato: comportamento che viola una norma del codice penale e comporta una sanzione (multa, arresto). 3. Fino a che punto la devianza è relativa La devianza è una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni attribuiti a questi dai membri di una collettività. Le risposte della collettività variano nello spazio e nel tempo, un atto può essere considerato deviante solo in riferimento al contesto socio-culturale. La devianza può essere definita relativa in tre casi: 1) situazione: comportamento deviante in una situazione ma non in un’altra del tutto diversa (qualcosa che viene fatto in pubblico o in privato); 2) ruolo: atto deviante a seconda da chi lo commette; l'omicidio è considerato un reato grave che viene punito con la reclusione ma ci sono delle eccezioni (adempimento di un dovere del proprio ufficio, fa uso o ordina l’uso di armi); procedure, i componenti sono numerosi e cooperano l’uno con l’altro, c'è una chiara divisione del lavoro e hanno un ruolo definito. 7. Le teorie della devianza e della criminalità Nell'ultimo secolo sono state condotte migliaia di ricerche sulla devianza e hanno elaborato un gran numero di teorie. La questione a cui tutti cercano di dare una risposta è perché le persone commettono reati e le teorie seguono strade diverse e giungono a risposte diverse. Si possono distinguere così due correnti di pensiero: e scuola classica -> metà del ‘700: uomini e donne come esseri dotati di libero arbitrio, razionali e calcolatori che agiscono seguendo i propri interessi, ricercando il piacere e sfuggendo al dolore (se una persona decide di rubare è perché pensa che i benefici siano maggiori dei costi); e scuola positiva -> dopo la metà dell’800: concezione deterministica del comportamento umano e di quello criminale (una persona commette un reato perché è spinta a farlo, per un impulso irresistibile), se una persona commette furti o rapine è per motivi genetici o per scarso autocontrollo. = Le spiegazioni biologiche Molte teorie riconducono i comportamenti devianti alle caratteristiche fisiche e biologiche degli individui. Cesare Lombroso: medico psichiatra che per lungo tempo considerò la costituzione fisica come la più potente causa di criminalità. Attribuì particolare importanza al cranio, studiando quello del brigante Vilella, e rivelò che presentava una fossa che chiamò “occipitale mediana”. Ma prese in considerazione anche altre parti, sostenendo che il “delinquente nato” aveva la testa piccola, gli zigomi pronunciati, il naso storto, il viso pallido, presentava caratteristiche simili a quelle dell’uomo primitivo. Ma questa teoria cadde in disgrazie e la modificò profondamente, sostenendo che i delinquenti nati costituivano un terzo di quelli che infrangevano le norme. Una delle ultime teorie riconduce la tendenza degli individui a infrangere le regole ad alcune forme di anormalità genetica, in particolare a chi ha la sindrome XYY, ovvero un cromosoma in più ereditato dal padre. = Teoria della disorganizzazione sociale Una delle tesi di fondo è che la criminalità è una caratteristica non della persona ma dei gruppi a cui queste appartengono. L'elaborazione si deve alla scuola di Chicago, un gruppo di studiosi del dipartimento di sociologia che condussero una serie di ricerche sulla citta, che aveva conosciuta una grande espansione. Analizzarono tre grandi processi: industrializzazione, urbanizzazione e immigrazione. Sulla base dei dati divisero Chicago in cinque zone: - centro: attività industriali e commerciali, - zona di transizione, - case più povere, - quartieri degli operai, - ceti medi. Tasso di delinquenza: rapporto fra il numero degli autori del reato residenti in un’area e il totale della popolazione di quell’area -> più alto nella zona di transizione e diminuiva verso le zone esterne. " La teoria della tensione Robert Merton sosteneva che la devianza è provata da situazioni di anomia, che nascono da un contrasto fra la struttura culturale (definisce le mete verso quali tendere e i mezzi per raggiungerle) e sociale (distribuzione delle opportunità necessarie per arrivare alle mete). Per Merton anomia e devianza nascono dall'esistenza di norme forti che entravano in contrasto con la struttura sociale. Es.: gli stati Uniti sono ossessione dall’idea del successo finanziario e tutti i cittadini sono spinti dalla famiglia, dalla scuola, a raggiungere una posizione economica agiata; chi ci riesce viene apprezzato e stimato, chi fallisce viene ignorato e disprezzato. Ogni società definisce pure i mezzi consentiti per raggiungere una meta. Es.: nella società americana i mezzi per raggiungere il successo sono il lavoro, l'istruzione, l'onestà, ma si da maggiore importanza al fine che ai mezzi; una persona che diventa ricca con mezzi ambigui è più stimata di un povero onesto. L'individuo può scegliere fra cinque diverse forme di comportamento: 1. conformità: accettazione di mete culturali e mezzi previsti per raggiungerle; 2. innovazione: chi aderisce alle mete ma rifiuta i mezzi (chi ruba o inganna); 3. ritualismo: chi abbandona le mete ma non i mezzi (io vado sul sicuro); 4. rinuncia: sia alle mete che ai mezzi (mendicanti, tossicodipendenti); 5. ribellione: rifiuto di mete e mezzi e della loro sostituzione con altre mete e mezzi. Alber Cohen condivide con Merton l’idea che l'origine della devianza sia strutturale e che i giovani delle classi sociali siano sottoposti a tensioni più degli altri, ritenendo che la causa di questa tensione sia la difficoltà che incontrano nel raggiungere lo status, ovvero la stima e la considerazione sociale. Sono problemi che emergono quando iniziano la scuola, in quanto in famiglia imparano ad essere impulsivi, violenti, aggressivi; così quello che hanno imparato viene disprezzato e scoraggiato. Non trovando stima e riconoscimento nella scuola, la cercano fuori fra coloro che condividono i loro valori e hanno gli stessi problemi (bande criminali). Cloward e Ohlin condividono l’idea di Merton che la principale fonte di frustrazione e tensione, per le classi sociali basse, sia raggiungere il successo finanziario. Essi ritengono che non tutti quelli che vogliono possono dedicarsi con successo alle attività criminali; le situazioni più diffuse sono tre: - subcultura criminale: operano i gangster professionisti, i giovani più coraggiosi possono entrare a far parte di queste gang e imparare a fare furti e rapine; - subcultura del conflitto: bande che si dedicano ad attività violente (atti di vandalismo) e che consentono loro di godere di stima e considerazione sociale; - subcultura della rinuncia: gruppi che rinunciano ad ogni ambizione di successo economico e si dedicano al consumo di stupefacenti e a sognare. "La teoria del conflitto di culture Proposta da Thorsten Sellin, secondo cui alcuni reati vengono commessi quando vi è un conflitto fra norme sociali, cioè quando regole di condotta più o meno divergenti regolano la situazione di vita specifica nella quale può trovarsi un individuo. Nelle società semplici vi è una tendenza all’armonia e all'integrazione (le norme di condotta diventano leggi e hanno un consenso generale); nelle società moderne, i conflitti fra le norme dei diversi gruppi diventano frequenti. Ci sono alcuni conflitti detti primari che avvengono fra culture diverse, altri conflitti detti secondari hanno luogo nella stessa cultura (si verificano con lo sviluppo della civiltà). | conflitti primari emergono solitamente in tre situazioni: 1. codici diversi entrano in collisione alla frontiera di zone di culture contigue; 2. quando un gruppo ne conquista un altro e gli impone le proprie norme; 3. quando i componenti di un gruppo emigrano in un altro che abbia norme di condotta molto diverse. "La teoria del controllo sociale Si basa su una concezione pessimistica della natura umana, considerata moralmente debole. Perché la maggior parte delle persone non commette reati? Ciò avviene perché queste sono frenata dal farlo. Gli studiosi americano hanno elaborato varie versioni e sono tutti d'accordo nel ritenere che gli esseri umani violano le norme quando mancano norme e controlli sociali che impediscono di farlo; ci sono controlli di vario tipo: - esterni: forme di sorveglianza esercitata dagli altri per impedire comportamenti devianti; - interni diretti: imbarazzo, colpa e vergogna che prova chi trasgredisce; - interni indiretti: attaccamento per gli altri e desiderio di non perdere la loro stima. Travis Hirschi 1969 -> bonding theory: solo i legami sociali riescono a bloccare e contenere l’inclinazione naturale degli esseri umani a violare le norme; i comportamenti devianti sono più probabili se fra individuo e società non vi è alcun legame o è debole. | legami hanno quattro elementi: 1. attaccamento agli altri: quanto più una persona è legata agli altri tanto è più difficile che compia azioni che disapprovano; 2. impegno nel perseguimento di obiettivi convenzionali: energie che una persona investe per andare bene a scuola o trovare un buon lavoro; quanto maggiori sono gli sforzi e quanto sono significativi gli obiettivi raggiunti, tanto più è difficile che egli rischi di perdere tutto quanto accumulato; 3. coinvolgimento nelle attività convenzionali: quanto maggiore è il tempo che una persona dedica allo studio o allo sport, minore è quello che gli rimane per compiere reati, chi ha più tempo libero viola le norme più frequentemente; - decidono se commettere reati per un determinato periodo di tempo, - decidono se abbandonare l’attività. 2. hanno a che fare con i crimes, cioè diversi reati, e riguardano i singoli reati (borseggio o furto in appartamento). Il processo che porta una persona a commettere un tipo di reato dipende da numerosi fattori, psicologici, sociali, che influiscono sul modo in cui egli valuta i costi e i benefici del suo comportamento e dunque la soluzione che percepisce più adatta ai suoi bisogni. " La teoria delle attività abituali | sostenitori di questa teoria sono partiti dalla critica alla pestilence fallacy, cioè l’idea che all’origine di un male non possono esservi che altri mali, dunque le principali cause della criminalità sono l’analfabetismo, la disoccupazione. Lawrence Cohen e Marcus Felson -> un reato si verifica quando vi è l’incontro in un dato momento di tre elementi: - potenziale autore del reato; - obiettivo o bersaglio: bene da prendere o persona da attaccare; - mancanza di guardiano: qualsiasi persona che con la sua presenza impedisce al potenziale autori di commettere un reato. Pe l’autore l'interesse di un bersaglio dipende da quattro elementi -> VIVA: 1. visibilità: tutto ciò che ne facilita l'individuazione di chi vuole appropriarsene; 2. inerzia: resistenza che il soggetto oppone ad essere colpito o sottratto (forza difensiva della vittima ma anche il peso o dimensioni dell'oggetto); 3. valore: è dato dalla capacità dell'oggetto di soddisfare i desideri e i bisogni del potenziale autore del reato; 4. accessibilità: facilità con cui l'oggetto può essere raggiunto. CAP.2 IL SUICIDIO Interpreto e giudicato in modo diverso a seconda della società e dei periodi storici, incoraggiato in particolari situazioni, condannato dalla morale e dal diritto. 1. Definizione del suicidio La parola suicidio inizia ad essere usata in Inghilterra alla metà del ‘600, nella lingua francese, spagnola, italiana apparve dopo il 1734. Prima si usavano espressioni come “procurarsi la morte”, “omicidio di se medesimo” perché non si considerava diversa l'uccisione di se stessi da quella degli altri. Durkeim 1897 -> suicidio: ogni caso di morte direttamente o indirettamente compiuto dalla stessa vittima consapevole di produrre questo risultato. In essa rientravano la morte prodotta da un atto di violenza (spararsi) ma anche da un’astensione (rifiutare di nutrirsi). OMS -> atto con un esito fatale pianificato e realizzato dalla stessa persona deceduta con l’obiettivo di produrre cambiamenti desiderati. 2. Le ricerche sul suicidio Psicologi e sociologi usano diversi metodi per studiare il suicidio, per es. si servono dell’autopsia psicologica: quando qualcuno si uccide, intervistano coloro che gli erano più vicini e raccolgono informazioni sulla loro vita, le abitudini, le preferenze e i problemi. Ma particolarmente usate sono anche le statistiche ufficiali delle morti e calcolano il tasso di suicidio, ovvero il rapporto fra queste morti in un determinato periodo di tempo (un anno) su 100mila persone residenti nella zona. Ma molti studiosi hanno espresso dubbi su questi dati, sostenendo che sottostimano il numero reale dei suicidi e ciò dipenderebbe da motivi tecnici, come la difficoltà ad individuare la causa di alcune morti. 3. La teoria e la tipologia di Durkheim Il sociologo francese parlava di cause sociali di morti volontarie; queste cause sono due e ad esse sono riconducibili due diversi tipi di suicidio. 1. Integrazione sociale -> quantità e forza dei legami che uniscono un individuo ai vari gruppi (domestico, religioso): - suicidio egoistico: tasso di suicidio basso quando il grado di integrazione è equilibrato, quando il legame che lega l’uomo alla propria vita si allenta perché si è allentato quello che lo lega alla società; - suicidio altruistico: aumenta il tasso di suicidio sia quando è scarsa che quando è eccessiva, quando l’individuo conta poco e il suo gruppo molto. 2. Regolazione sociale -> in ogni società ci sono norme che definiscono i diritti e i doveri di colore che occupano le posizioni sociali e svolgono le diverse funzioni, che stabiliscono l'entità dei compensi, ecc.: - suicidio anomico: tasso di suicidio basso quando la quantità della regolazione sociale è equilibrata, quando le norme perdono significato e valore e la regolazione sociale si indebolisce; - suicidio fatalistico: tasso di suicidio in crescita se la regolazione sociale è in difetto o in eccesso, i soggetti che hanno l’avvenire chiuso. 4. Forme di organizzazione sociale Possiamo distinguere quattro diversi tipi di suicidio. e Individuale: nessuna forma di organizzazione, viene commesso da persone singolo che sono e si sentono sole; alcuni possono rivelare le loro intenzioni ad amici o familiari ma non comunicano con chi sta nella loro stessa situazione. e Di coppia: persone che decidono di togliersi la vita insieme e si organizzano per farlo, per difendersi da qualcuno o qualcosa; si tratta di coniugi o fidanzati etero o omosessuali, ma anche fratelli. e Di gruppo: commessi da un certo numero di persone con finalità politiche o militari comuni, si tolgono la vita in luoghi o modi simili; per riuscire in queste azioni hanno bisogno di un’organizzazione e di un buon addestramento (torri gemelle a new york 11 settembre 2001). e Di massa: un certo numero di persone, unite da una comune fede, si uccidono insieme, anche questi richiedono una buona organizzazione guidata da un leader carismatico (ebrei perseguitati dai cristiani hanno preferito suicidarsi). 5. La scelta del mezzo I modi per uccidersi sono innumerevoli. Italia: nel 2000 il mezzo più usato era l’impiccagione, seguito dalla precipitazione. Svezia: l’avvelenamento. Stati uniti: pistola o fucile. Cina: avvelenamento nelle campagne, impiccagione nei centri urbani. La scelta del mezzo dipende da numerosi fattori di natura sia psicologica che sociale: la disponibilità del mezzo, il significato simbolico che assume, le capacità per usarlo, il dolo che può provocare, il coraggio che richiede. Si ritiene che la scelta del mezzo non sia una questione importante, perché quando una persona ha deciso di uccidersi lo farà comunque. Molte ricerche fanno invece sperare che la chiusura dell’accesso ad alcuni mezzi letali costituisca un sistema di prevenzione (sostituzione del gas con uno più naturale, meno tossico). Con questa tecnica si poteva attendere lo spostamento ad altro mezzo ma questo non si verificò e il numero complessivo dei suicidi crollò. Poiché il suicidio possa essere commesso è necessaria la disponibilità dei mezzi. 6. La secolarizzazione del suicidio Il suicidio è stato definito e interpretato in modo diverso a seconda delle società e dei periodi storici. La concezione cristiana della morte volontaria si basava sull'idea = La classe sociale Nel 1879 fra la frequenza del suicidio e la classe sociale di appartenenza vi era una relazione positiva, la prima era tanto maggiore quanto più elevata era la seconda. | contadini, i minatori si uccidevano meno spesso di tutti gli altri; il rischio di morte volontari aumentava fra gli operai dell’industria, raggiungendo valori massimi fra le persone con livelli più alti di istruzione (giudici, avvocati). Durkheim, analizzando i dati della Francia, arrivò a queste conclusioni sostenendo che il suicidio era frequente nelle classi elevate della società, convinto che la miseria proteggesse dal suicidio. Negli ultimi decenni invece il rischio di suicidio è sempre stato maggiore nelle classi sociali più svantaggiate, le morti volontarie erano più frequenti fra persone con bassi livelli di istruzione. Inoltre queste persone rimangono disoccupate per più tempo e questo può favorire il suicidio. = Il carcere Considerato il luogo in cui si commettono più suicidi, le prime prove sono state fornite da tre indagini condotte dal 1889 al 1913; nel nostro paese ci si uccide ben 15 volte più che fuori. Due spiegazioni sul perché ci si uccide di più in carcere che sono complementari, sia per le caratteristiche dei detenuti che per l’organizzazione sociale. e Chi è detenuto ha alcune caratteristiche che lo rendono maggiormente a rischio di morte volontaria, soprattutto maschi dai 18 ai 35 anni; tra coloro che vanno a finire in carcere c’è un’alta quota di tossicodipendenti e di persone che soffrono di depressione o altri disturbi che aumentano il rischio di suicidio. e L'ambiente degli istituti penitenziari spinge a togliersi la vita. Goffman sosteneva che le prigioni, le caserme, gli ospedali psichiatrici fossero delle istituzioni totali in quanto esercitano un controllo continuo sui comportamenti di coloro che ne fanno parte, riducendo la loro libertà. In carcere la vita trascorre nello stesso luogo, a stretto contatto con gli altri, a fare le stesse cose; le attività sono definite da un sistema di regole imposte dall’alto. Il carcere strappa le persone alle famiglie, cancella vecchie abitudini, produce sfiducia, paura, senso di nullità e depressione, tutto ciò può spingere qualcuno a togliersi la vita. Sovraffollamento: suicidi più numerosi dove vi è un numero di detenuti molto maggiore di quello dei posti disponibili. Ciò rende la vita dei detenuti più faticosa e stressante, inoltre è più difficile occuparsi in modo adeguato dei nuovi arrivati con le cure e attenzioni che meritano, in quando questa è la fase più difficile perché i detenuti entrano in ansia e alcuni di loro cadono in depressione. Esistono delle differenze anche nelle reazioni dei detenuti all'ambiente del carcere, ciò dipende da età, storie di vita, tratti di personalità, reati commessi e durata della pena: 1. gruppo più numeroso con debole resistenza, limitata capacità di controllo di eventi indesiderati, sono persone con meno di 30 anni accusati di furto o spaccio di droga che hanno già tentato il suicidio in precedenza; 2. malati di mente, depressi e schizofrenici, in media più di 30 anni che soffrono di una perdita di controllo di se; 3. gruppo più piccolo formato da persone condannate all'ergastolo o lunghissime pene, spesso per aver ucciso un familiare, che risentono di un forte senso di colpa. I media e l’effetto Werther È sostenuto dal 1774 che la pubblicizzazione dei suicidi da parte dei mass media possa influire sul comportamento del pubblico. In questo anno Goethe pubblicò il romanzo “i dolori del giovane Werther”, uomo che innamoratosi di una giovane donna, ma privo di speranze, decide di uccidersi sparandosi alla testa. Fu esaltato da giovani colti di tutta Europa che lo imitavano vestendosi come lui, con il panciotto giallo e gli stivali marroni e qualcuno si uccise come fece lui (giovane svedese si sparò alla testa con una copia del romanzo aperto vicino). Tarde -> imitazione importante per la vita sociale e quindi i suicidi. Durkheim -> il suicidio si può comunicare per contagio da una persona all'altra (1722: quindici invalidi si sono impiccati a distanza di poco tempo). Importante è sia lo spazio che i mass media dedicano ai casi di suicidio che il modo in cui ne parlano. Il caso di Cobain uccisosi nel 1994 a ventisette anni: nella sua musica esprimeva apatia, disperazione e rabbia contro la società; tossicodipendente che non nascose di aver tentato due volte il suicidio. Anche se le televisioni dedicarono molto tempo a questa notizia, nelle settimane seguenti non aumentò il numero dei suicidi, questo forse perché era stato trasmesso un messaggio che descriveva il suo atto come stupido ed egoistico. 8. Differenze fra paesi Nel corso del 2000 si calcola che si siano uccise un milione di persone ma il tasso di suicidio caria a seconda dei paesi e i dati permettono di distinguere fra 5 gruppi: - tasso molto basso: paesi arabi, Filippine; - tasso basso: Portogallo, Spagna, Italia e paesi dell’America Latina; - tasso medio basso: Germania, Olanda, Svezia; - tasso alto: Austria, Belgio, Francia; - tasso molto alto: Slovenia, Ungheria Russia. Le variazioni nello spazio e nel tempo dipendono da tre importanti fattori: 1. relazioni domestiche: suicidi minori dove i divorzi sono meno frequenti e i rapporti di parentela sono più solidi; 2. religione: suicidio basso nella religione musulmana, più basso nella cattolica; 3. sistema di valori: più severo è il sistema nei confronti di chi si toglie la vita, più è difficile che i cittadini si tolgano la vita. 9. Suicidi altruistici Nel 1298 marco Polo diceva che quando un uomo muore, la moglie si getta nel fuoco con lui e probabilmente questo costume è esistito per tempo in molti paesi, specialmente in India. Nelle caste superiori, quando un uomo moriva la vedova aveva il dovere di seguirlo; veniva bruciata o sepolta viva poco tempo dopo la morte del marito o ad una certa distanza. Il rito veniva consumato alla presenza di molti spettatori, parenti, figli; si preparava un rogo con legno e tavolette e la vedova veniva fatta salire, si distendeva vicino alla salma e mentre si cantavano cori sacri i due sposi bruciavano insieme; se si rifiutavano venivano uccise con un pugnale. Questi riti sono stati vietati nel 1827. Questi venivano definiti suicidi altruistici, perché commessi per dovere; altri li chiamavano istituzionali perché approvati dalla comunità di appartenenza. Qui rientra il hara-kiri seguita in Giappone che consiste nello squarciarsi il ventre da sinistra verso destra; ma anche il kamikaze, termine con cui oggi vengono chiamati i terroristi arabi che si fanno esplodere fra la gente. raggiunta se prima non si è passati per le stazioni intemedie. Secondo Kandel esistono quattro fasi del coinvolgimento nel consumo di sostanze: a) consumo di birra o vino; b) sigarette o superalcolici; c) marijuana o derivati della cannabis; d) droghe pesante per gli uomini, psicofarmaci per le donne. Le sequenze sono gerarchiche e cumulative, quindi chi si trova in una tappa ha transitato in quelle precedenti e il passaggio alla tappa successiva non implica l'abbandono del consumo di sostanze delle tappe precedenti. e Luogo di residenza. La diffusione delle sostanze varie a secondo delle variabili territoriali. Il consumo di droga è elevato nelle grandi città e negli hinterland, ma meno nei comuni di piccole dimensioni. In Italia, a seguito di ricerche, si osserva che la popolazione consumatrice di sostanze era maggiore al Nord-Ovest, seguita dal Nord-Est e centro e infine dal Sud e dalle Isole. 4. | mercati e le loro organizzazione Molti studi hanno cercato di analizzare l’organizzazione dello spaccio ed è possibile riconoscere una struttura ricorrente a sei livelli. Tutto parte dai coltivatori di droghe, imprenditori proprietari per la raffinazione e la preparazione delle forme disponibili sul mercato. La maggior parte del traffico riguarda tre piante: cannabis (messico, giamaica), foglie di coca (colombia, perù), papavero (oppio, pakistan e thailandia). Importatori: coloro che acquistano direttamente dai produttori e portano sul mercato quantità superiori ai 10kg. -> Grossisti: acquistano dagli importatori quantità che vanno dai 2/3kg ai 10kg che suddividono in quantità minori di un chilo. -> Distributori intermedi: acquistano dai grossisti e rivendono in pacchetti da un etto agli -> spacciatori a peso: acquistano dai precedenti, gestiscono l’attività in casa e vendono agli -> spacciatori di strada: vengono riforniti dai precedenti e vendono ai -> consumatori o spacciatori-consumatori: consumano o vendono per consumare. Spacciatori di strada propriamente detti. Network dealers: acquistano partite di droga per rivendere a membri di circoli. Fornitori di gruppo: raccolgono denaro per l'acquisto collettivo di droga. La necessità di queste forme di organizzazione è quella di agire di nascosto in luoghi pubblici: tanto chi compra quanto chi vende cooperano tacitamente allo scopo di evitare di essere osservati o arrestati dalla polizia. Lo spacciatore di strada deve reclutare nuovi clienti dai quali farsi vedere senza attirare l’attenzione della polizia, sono così privilegiati gli angoli di parchi pubblici o locali pubblici come bar. Anche palazzi o costruzioni abbandonate portano vantaggi. 5. Le politiche di controllo le droghe tendono ad essere usate in modo socialmente e culturalmente approvato e definito. Il caso dell’alcol è uno dei più evidenti, infatti molte società si sono sforzate a limitare il consumo o a proibirlo del tutto. Paesi a cultura asciutta -> paesi anglosassoni in cui gli studiosi hanno osservato che l’attività del bere e del lavorare sono tenute separate, che il bere è separato dai pasti quotidiani ed esiste una chiara distinzioni tra situazioni in cui è lecito bere e in cui non lo è; il bere quindi è un'attività straordinaria e la proporzione di astemi è elevata; il controllo è formale con norme repressive forte. Paesi a cultura bagnata -> paesi mediterranei in cui la bevanda centrale è il vino che viene consumato nel corso dei pasti e l'abuso può essere più frequente; controllo informale basato sulla tradizione. Rispetto alle droghe si confrontano due posizioni nell’area politica. Proibizionismo: propongono di vietare la produzione, la vendita, l'acquisto e il consumo di sostanze psicotrope. A suo favore ci sono due argomenti: - salute pubblica: preoccupazione di ridurre le conseguenze dannose per i singoli e la collettività, prodotte dal consumo di sostanze; - legalità: la preoccupazione di una norma sociale e giuridica; alcuni pensano che il consumo delle droghe influenzi la criminalità. Antiproibizionismo: propongono di rimuovere i divieti. Anche in questo campo si distinguono delle teorie: - liberalizzazione: rimozione di norme che vietano il consumo, l'acquisto, la vendita e il traffico; - legalizzazione: regolazione delle condizioni in cui sono permessi acquisto e consumo; - depenalizzazione: rimozione delle sanzioni penali o amministrativi per comportamenti legati all’acquisto, il possesso, il consumo. 6. Letto 7. Politiche della droga e salute Per spiegare i decessi per droga è importante la distinzione tra due tipi di prevenzione: e primaria: insieme dei provvedimenti volti a scoraggiare l’uso delle droghe, rivolti a tutta la popolazione, in particolare i giovani (servizi socio-assistenziali); e secondaria: insieme dei provvedimenti rivolti alla popolazione dei consumatori per evitare il passaggio dalla consumazione usuale a quella abituale, dal consumo di droghe leggere a quelle pesanti (campagne informative, programmi socio-educativi); e riabilitazione: programmi rivolti alla popolazione dei dipendenti di sostanze. 8. Sostanze e reati Oggetto di dibattito politico è la relazione tra droga e criminalità. C'è un'importante distinzione tra due tipi di reati connessi alla droga: 1. consumo, detenzione, vendita di sostanze stupefacenti; 2. furti o omicidi che possono essere conseguenza del consumo ma non sono direttamente collegati alla droga. È in questo caso che si può comprendere le relazioni tra stupefacenti e devianza. Queste relazioni variano a seconda della sostanza e del reato. * Reati predatori. Le sostanze leggere non sembrano influenzare la disponibilità a commettere furti o rapine; ma con una carriera criminale in corso, l'essere tossicodipendenti approfondisce il coinvolgimento nella criminalità; a volte la droga precede il consumo di droga, altre volte lo segue. + Reativiolenti. È l'alcol a favorire il ricorso alla violenza, da varie indagini risulta che molte donne affermano che l’uomo era sotto l’effetto dell'alcol. La cocaina invece influenza certe forme di violenza, in particolare quelle che richiedono un investimento prolungato come le rapine o le violenze sessuali. 5. Com'è organizzata la prostituzione Oltre alla prostituta ci sono altre tre le figure coinvolte: il cliente, il protettore e la tenutaria o madame. « Cliente La quota di uomini che ha rapporti sessuali a pagamento varia a seconda della società e dell’epoca storica. In Italia, negli anni ’70, era molto diffuso avere rapporti con prostitute tra la popolazione maschile. Questi clienti hanno delle caratteristiche che li distinguono in parte dagli altri uomini: - luogo di residenza: contatti con prostitute più frequenti nei grandi centri urbani; - l’aver fatto il militare; - luogo in cui si lavora: chi è lontano da casa o si sposta spesso in città diverse; - situazione di coppia: chi ha un partner stabile ricorre meno frequentemente alle prostitute; il ricorso è più alto tra i separati che tra i divorziati. Religiosità -> influenza la probabilità che un uomo abbia un rapporto con prostitute, ma questa relazione varia in tutte le epoche e paesi. In italia, negli anni ‘70, la percentuale era più alta tra i praticanti che tra i non praticanti, questo perché la chiesa cattolica era molto più disponibile a tollerare che gli uomini avessero questi rapporti con le prostitute. Ma oggi questo è cambiato e sono i giovani che vanno meno spesso in chiesa ad avere rapporti con prostitute. Sono molte le ragioni per cui gli uomini ricorrono al sesso a pagamento. e Senso di potere e di dominio: sensazione offerte al cliente dall’atto di pagare una donna per un rapporto sessuale. e Tappa nella crescita della sessualità maschile: idea condivisa all’interno di gruppi di uomini. e Relazione puramente fisica: il sesso a pagamento è la strada più semplice per chi vuole solo un rapporto o per chi si trova lontano dalla moglie. ® Possibilità di fare esperienze: pratiche sgradite alla partner o meno accettate da altre donne. Clienti fissi -> rapporto privilegiato con la stessa prostituta; sono persone anziane prive di altri legami; capita anche che questi clienti sviluppino un affetto verso questa persona, si innamorino di lei e si sforzano ad aiutarla per abbandonare l’attività. « Protettore Molte donne che operano nella prostituzione di strada sono sotto al controllo di un protettore, ovvero un uomo che svolge un ruolo attivo nella riproduzione dell’attività di prostituzione di una o più persone e sono esclusivamente uomini. | protettori possono gestire lo sfruttamento di molte donne, ma spesso è una solo e possono essere i loro partner. Questi mostrano molta affinità con coloro che sono coinvolti in attività illegali e spesso di tratta di uomini con un basso grado di istruzione e un alto livello di disoccupazione, legati anche al sistema penale poiché coinvolti in vari reati (dallo spaccio di droga al traffico di armi). Usano la violenza soprattutto per mostrare agli altri sfruttatori di essere all'altezza del ruolo e di mantenere il controllo della situazione. « Tenutaria Proprietaria o colei che gestisce una casa di prostituzione. Questa attività richiede di essere in grado di allacciare relazioni con altre tre figure: - dipendenti: la tenutaria recluta le prostitute basandosi su conoscenze dirette o degli sfruttatori di strada; - clienti: la tenutaria tiene i registri dei clienti di cui si conoscono gusti e preferenze per essere assecondati; - poliziotti: la tenutaria deve gestire relazioni con agenti o medici. 6. La prostituzione come lavoro e come subcultura La prostituzione viene vissuta cine pesante, snervante e sgradevole, richiede di essere in grado di elaborare e mantenere il distacco psicologico nei confronti dei clienti, di simulare la passione, di saper trattare con i clienti. La competenza più difficile è quella di mantenere la distanza e viene considerata come uno dei meccanismi più importanti per svolgere questa attività. Le call-girls devono generalmente spogliarsi completamente, a differenza delle prostitute di strada, devono imitare il più possibile un vero e proprio incontro romantico. La prostituzione di strada permette una maggiore di stanza ma presenta altri rischi, come essere arrestate dalla polizia o essere aggredite e cos’ le prostitute adottano delle tecniche di autodifesa, ovvero non fornire mai al cliente informazioni private, tenere a mente la targa delle macchine in cui salgono le colleghe, indossare una parrucca o abiti sempre diversi. 7. La prostituzione e lo Stato La prostituta può essere considerata come una lavoratrice del sesso, una sex worker che vende servizi il cui contenuto è sessuale con un fine economico. È possibile sintetizzare le diverse politiche che gli stati hanno storicamente adottato nei confronti della prostituzione, considerando uno schema che tiene conto die due criteri: e la distinzione tra politiche che prevedono e meno il divieto di prostituirsi; e la distinzione delle politiche secondo l'atteggiamento verso le prostitute. Da queste due criteri di analisi si possono distinguere quattro diverse politiche: 1. regolazionismo: considera le prostitute come minacce all’ordine pubblico, alla salute, alla morale e spinge le istituzioni a intervenire per controllare; 2. abolizionismo: permette l’esercizio della prostituzione ma non considera pericolose le prostitute; 3. proibizionismo: vieta la prostituzione e condanna moralmente la prostituta, così la vendita di servizi sessuali prevede sanzioni per la prostituta; 4. criminalizzazione del cliente: proibisce la prostituzione ma agisce punendo il cliente, come se fosse una forma di violenza nei confronti della prostituta; 5. neo regolazionismo: la prostituzione come un lavoro, astenendosi dal discriminare chi la esercita. 8. Le politiche della prostituzione e il loro cambiamento nel tempo Letto 9. La prostituzione e il mercato Letto eseguito da un solo autore, ma possono formarsi anche delle “batterie”, ovvero dei gruppi da due o tre persone; il complice viene chiamato “la nona”. Il borseggio prevede cinque fasi: 1. selezione di un luogo dove compiere il reato e della vittima: nella maggior parte sono posti affollati e pieno di persone dotate di denaro e beni (aeroporti); 2. esplorazione tattile della vittima: per scoprire dove tiene i beni, a volte il borseggiatore tocca rapidamente, fingendo di urtare la vittima, la tasca per individuare dov'è il portafoglio; 3. distrarre la vittima: spesso condotta dal complice che ha il compito di impedire la reazione della vittima e di tenerle lontane le mani; 4. furto vero e proprio: il rapinatore sfila il portafoglio o il denaro alla vittima; 5. fuga: l’autore si allontana rapidamente oppure passa la refurtiva al complice in modo da non averla addosso nel caso in cui venga scoperto. "_ Veicolie furti Dalle automobili è possibile rubare una grande varietà di beni incustoditi (autoradio, giacche, portafogli, telefoni), ma anche le auto possono essere oggetto di furti. Offrono quindi molte occasioni e tentazioni a chi intende appropriarsene. e Furti professionali o orientati al profitto, possono avere due motivazioni distinte: - interessano solo alcune parti dell'autovettura che vengono rivendute come pezzi di ricambio; - i ladri rivendono l’auto a ricettatori che a loro volta la modificano, la dotano di nuovi documenti e la reintroducono sul mercato dell'usato. e Furti opportunistici che possono dipendere da tre elementi diversi: 1. quando gli autori prendono a prestito un’auto al solo scopo di divertirsi, usarla per fare gare, per mostrare il proprio coraggio; 2. quando rubano le macchine per spostarsi da una zona all’altra, questo per periodi di tempi lunghi e può essere utilizzata per più tempo; 3. possono essere rubate con lo scopo di commettere un altro reato (rapina). = Furto in appartamento Molti studiosi si sono chiesti se il furto in appartamento sia un reato pianificato o opportunistico. Varie interviste raccolte fra detenuti per furo in appartamento hanno dimostrato che la scelta è influenzata da almeno sei fattori: - sorgere dei bisogni materiali (denaro); - influenza esercitata da altri che incoraggiano o propongono un furto; - il presentarsi di un'opportunità improvvisa; - assenza di fattori precipitanti; - insorgere di bisogni espressivi (divertimento); - ruolo dell'alcool. Perché il reato venga compiuto sono necessari almeno altre due condizioni: deve essere scelto un bersaglio e il colpo deve essere eseguito, oltre la decisione di commettere un reato. Possiamo considerare tre tipi di furto: 1. opportunistico; 2. cercato; 3. pianificato. Chi commette un furto deve organizzare la propria attività: deve scegliere un bersaglio, deve sapere cosa rubare, deve trasportare la refurtiva da qualche parte, deve trovare delle persone interessate ad acquistarla. 4. Autori e vittime dei furti Sono tre i fattori principali che influenzano la tendenza a violare le norme sulla proprietà. e Genere: in tute le società ed epoche storiche sono stati gli uomini a commettere furti e rapine molto più delle donne. ® Età: i tassi crescono rapidamente nella preadolescenza e nell'adolescenza, raggiungono un picco verso la maggiore età e dopo prendono a diminuire. e Classe sociale: i condannati per questi reati sono in genere meno istruiti, hanno un'occupazione mal pagata, oppure sono disoccupati. Per studiare le caratteristiche delle vittime ci si deve rivolgere alle indagini di vittimizzazione, nelle quali viene chiesto ad un campione se hanno subito reati e come si sono comportati. Anche in questo caso sono tre le caratteristiche personali della vittima che variano a seconda del tipo di reato. e Genere: le donne sono più a rischio di subire scippi e borseggi, gli uomini di subire rapine. ® Età: il rischio di subire furti senza interazione diminuisce all'aumentare dell’età, nel caso delle rapine il rischio cresce dell'adolescenza fino ai 25 anni. e Classe sociale: il rischio di subire uno scippo, una rapina o un furto cresce con la classe sociale. 5. L'aumento dei furti nelle democrazie occidentali 6. Reati contro il patrimonio e lo spazio CAP.6 LA CRIMINALITÀ VIOLENTA 1. La definizione di violenza Una delle definizioni recenti dice che la violenza è l’uso intenzionale o la minaccia contro se stessi, un’altra persona o contro un gruppo che abbia la probabilità di provocare una ferita, la morte, un danno psicologico. A seconda di chi li compie, possono essere divisi in tre categorie: - contro se stesso: autodistruzione, suicidio; - interpersonale: atti contro un’altra persona o un piccolo gruppo; - collettiva: atti compiuti da grandi gruppi, come quelli politici, le organizzazioni terroristiche, con finalità sociali, politiche o economiche. 2. L'omicidio Si intende l’uccisione di una persona da parte di un’altra, si distingue fra vari tipi di omicidio a seconda dell’intenzione di chi li compie e della loro gravità. Omicidi secondo le norme giuridiche Secondo il codice penale, perché si possa parlare di omicidio è necessario che chi viene ucciso sia un essere capace di vita autonoma; inoltre non considera omicidio l’uccisione di una persona da parte delle forze dell'ordine quando questo è costretto per difendersi. Possiamo distinguere tre tipi di omicidio: e doloso: commesso da chi agisce con la volontà di uccidere; può essere compiuto con un'azione (sparando) ed è il più grave -> non meno di 21 anni; e preterintenzionale: quando vuole picchiare e ferire ma non uccidere, ne provoca involontariamente la morte (cade a terra e batte la testa) -> da 10 a 18 anni; e colposo: quando una persona causa la morte di un’altra per inosservanza di leggi o negligenza (automobilista che passa con il rosso e investe un pedone). Dati e fonti L'omicidio è il reato per il quale si dispone di dati molto precisi; le principali fonti sono tre: — i medici: dati sulle cause di morte, quindi omicidi consumati, fornisce informazioni sul sesso, l'età della vittima; — le forze dell’ordine: statistiche della delittuosità, attinenti ai reati registrati dalla polizia, dai carabinieri che suddividono in omicidi a scopo di furto, per mafia o camorra, a scopo terroristico; — la magistratura: statistiche della criminalità, riguardanti i delitti con azione penale. Questi dati consentono di calcolare il tasso di omicidio, ovvero il rapporto fra numeri di delitti in un periodo di tempo su 100mila abitanti della zona. 3. Violenza sessuale e stupro Per violenza sessuale si intendono gli atti, icommenti, le avances sessuali indesiderati, rivolti alla sessualità di una persona. Una delle forme più gravi è lo stupro che indica un rapporto sessuale imposto con la violenza; si parla di stupro tentato quando non viene consumato. | diversi significati culturali In Europa lo stupro è stato considerato come una violazione dei diritti di proprietà, un reato contro il patrimonio; era visto come una minaccia ai beni del marito, della famiglia, di conseguenza la donna non era la vittima ma solo l'oggetto del reato. Nell'ultimo trentennio del novecento il significato della violenza sessuale cambiò grazie alla spinta dei movimenti femministi. A caratterizzare lo stupro è la mancanza di consenso da parte della vittima; lo slogan “no means no” (no vuol dire no) sottolinea l’importanza del consenso verbale. La violenza sessuale coniugale Per un lungo periodo di tempo è stato ritenuto legittimo che i mariti si servissero della forza per avere rapporti sessuali con la moglie. Quando dominava il patriarcato, la moglie era considerata come proprietà del marito e in particolare come proprietà sessuale. In Italia, nel 1988, la Corte di Cassazione si è pronunciata a favore della responsabilità penale del coniuge che costringa il partner ad avere rapporti. I dati, le fonti e le dimensioni del fenomeno Lo stupro è uno dei reati sui quale abbiamo meno dati quantitativi. Le principali fonti sono le statistiche della dilettuosità e quelle della criminalità, ma entrambe sottostimano il numero di stupri effettivamente compiuti in quanto registrano le denunce presentate alle forze dell'ordine e sappiamo comunque che solo una piccola parte di donne sporge denuncia. Una terza fonte è quella delle inchieste di vittimizzazione, condotte su grandi campioni di popolazione, svolte con interviste telefoniche e con domande riguardanti le molestie sessuali. Queste permettono di far emergere una parte rilevante di violenze sessuali e forniscono alcune info sulla dinamica, sulle caratteristiche dell’autore e della vittima. Stupri individuali e di gruppo Oltre agli stupri individuali, commessi da una sola persona, ci sono anche quelli di gruppo, commessi da due o più persone. Nel passato questi hanno avuto notevole rilievo, soprattutto durante le guerre. Oggi vengono di solito compiuti da maschi che fanno parte di bande giovanili, compagni di camere e la loro caratteristica comune è quella di esaltare l’importanza della forza e aggressività fisica, di denigrare le donne e tendono ad umiliare la vittima. Autori e vittime delle violenze sessuali Gli stupri avvengono di solito all’interno dello stesso gruppo etnico o nazionale (le donne nere vengono violentate dai neri, le bianche dai bianchi). Dal punto di vista dell’età e del genere si può affermare che gli autori delle violenze sono maschi giovani e ancor più giovani sono le persone colpite da questi delitti. A subire violenze sono prevalentemente le donne, ma anche gli uomini possono subire uno stupro anche se in misura molto minore. Lo stupro più temuto è quello definito classico (di sera, una strada poco frequentata, un estraneo si avvicina e la minaccia con un coltello o una pistola per violentarla). Per quanto più grave e spaventoso, avviene più raramente del “date rape”, commesso dopo un appuntamento galante da un corteggiatore che non riesce ad accettare l’idea che no vuol dire no. CAP.7 LA CRIMINALITA’ ECONOMICA 1. Dalla criminalità del colletto bianco alla criminalità economica Lo sviluppo del concetto di criminalità dei colletti bianchi segue il filo dei rapporti tra criminalità e classi sociali. Sutherland definisce i reati dei colletti bianchi come quelli commessi da persone rispettabili, di alto livello sociale, nel corso della propria occupazione, con abuso di fiducia. Gli atti criminali dei colletti bianchi sono quelli degli scandali che compaiono sulle pagine dei giornali: corruzione, falsità di pubblicità, frode fiscale. Questo vuol dire che anche la classe agiata non è immune dal compiere atti illeciti. 2. La criminalità societaria, organizzativa e occupazionale I reati occupazionali comprendono comportamenti che possono essere commessi da persone appartenenti a tutte le classi sociali; sono violazioni della legge penale perpetrati da singoli individui a proprio beneficio nell’ambito del loro lavoro e solitamente apportano vantaggio a chi lo attua (false fatturazioni). Tre tipi: - frode: falsa rappresentazione della realtà posta in essere da un soggetto individualmente o da un’organizzazione per ottenere un vantaggio personale diretto (denaro) o indiretto (benefici lavorativi); - corruzione: dare o ricevere denaro o altro per indurre un soggetto a compiere atti contrari ai proprî doveri; - reati contro le imprese: vengono commessi dall'esterno e implicano gravi problemi di sicurezza, sono costituiti dalle minacce della criminalità organizzata e dai relativi comportamenti estortivi. I reati societari sono quelli commessi da parte di dirigenti di società a favore della società; sono i reati dei colletti bianchi realizzati con l’incoraggiamento e il supporto di un’organizzazione al fine di avvantaggiare l’organizzazione stessa. Questi vengono chiamati anche reati organizzativi o dell’organizzazione. 3. Alcune forme di criminalità economica “« Le frodi Appropriazione illecita di un bene o di un valore altrui; la vittima viene ingannata. Gli elementi di una frode sono l’intenzione e falsa rappresentazione della realtà fornita dal criminale; che la vittima crede a quest’ultimo e determina le sue azioni sulla base di questo e che ciò le causi perdita di denaro o di proprietà. Contraffazione. Rappresenta una minaccia per l'ambito dell'industria farmaceutica, dei prodotti di lusso e di quelli di largo consumo. La contraffazione è un grave reato soprattutto per le conseguenze sociali ed economiche. Spesso la somiglianza fisica tra prodotti veri e falsi inganna il consumatore, ma è nella qualità che risiede la differenza: la qualità dei prodotti costituisce un’amara sorpresa sia per la sicurezza sia per la nocività. CAP.8 IL SISTEMA PENALE Il sistema penale è composto di istituzioni (forze dell'ordine, magistratura e sistema penitenziario) e strumenti (diritto e procedura penale) idonei a svolgere determinate funzioni. 1. Il sistema di giustizia penale Il sistema penale è il complesso delle agenzie e degli organi specializzati che hanno la funzione di assicurare il rispetto delle norme giuridiche di uno stato. Per assolvere questo compito si serve di: - strutture: apparato istituzionale dell’amministrazione della giustizia e quello carcerario che amministra le sanzioni; - strumenti: diritto penale e processo penale; - sanzioni: violazione delle norme che possono essere eseguite all’interno di strutture (carcere) o all’esterno (servizi sociali). * Modelli di processo penale a confronto nei sistemi “civil law” e “common law” Le fasi del procedimento penale italiano Con procedimento penale si intende una sequenza di atti che inizia dall'iscrizione nell’apposito registro della noticia criminis (la notizia del reato), passando dall’accertamento fino all'applicazione della pena e all’esecuzione della stessa. Si possono individuare quattro fasi principali: 1) indagini preliminari: volta all'accertamento della notizia di reato e all'eventuale identificazione del responsabile per l'esercizio dell’azione penale; 2) udienza preliminare: viene vagliata la correttezza dell'esercizio dell’azione penale e si decide se procedere nel giudizio o meno; 3) giudizio: si accertano le eventuali responsabilità attraverso il vaglio delle prove e in caso positivo si condanna a una pena il colpevole; 4) esecuzione: quando la pena diventa irrevocabile e perdura fino all’uscita del condannato dal sistema di giustizia penale. Tra i soggetti istituzionali si possono individuare: e polizia -> ci si riferisce a due organi principali: amministrativa: complesso di forze dell'ordine (carabinieri, polizia di stato, guardia di finanza, forestale) che vigilano sulla sicurezza pubblica; giudiziaria: membri della polizia amministrativa con funzioni diversa che operano sotto la direzione dell’autorità giudiziaria; e magistratura -> ordine autonomo e indipendente, si distingue in: inquirente: rappresenta l'accusa ed è composta dai pm o procuratori che hanno il compito di indagare e condurre processi contro soggetti accusati di reato; giudicante: organo super partes, controlla il rispetto delle regole processuali e giudica la colpevolezza o meno dell’imputato, decidendo eventuale pena; e amministrazione penitenziaria: quando il soggetto viene condannato, si occupa dell’esecuzione della pena, sia detentiva che esterna al carcere. Il sistema italiano prevede tre gradi di giudizio, amministrati da organi diversi. e Tribunale: ufficio giudiziario competente nell’ambito dei 1164 circondari e si occupa dei giudizi in primo grado; hanno prevalentemente una composizione monocratica, salvo i casi in cui si prevede la composizione collegiale (reati con pene superiori ai 10 anni); un tipo particolare è la Corte di Assise per delitti particolarmente gravi o il tribunale per i minorenni. e Corte di appello: ha sede in 26 distretti e tre sezioni distaccate, è collegiale ed emette sentenze di secondo grado, giudica i casi in cui una delle due parti contesta la sentenza emessa da un tribunale. e Corte di cassazione: organismo nazionale con sede a Roma, suddiviso in varie sezioni e competente per tutto il territorio; verifica su richiesta delle parti che le sentenze emesse soddisfino i criteri di osservanza delle norme. Attività svolte nelle diverse fasi del processo. a) Notizia di reato e indagini preliminari Una volta pervenuta la notizia di reato si procede all’iscrizione in apposito registro che costituisce il momento dell'ingresso di un soggetto — indagato — nel sistema di giustizia penale. | protagonisti sono il Pm che dirige le attività investigative, la polizia giudiziaria Pg che le effettua, e dall'altra parte l’indagato e il suo difensore. Vi è pure il Gip (giudice indagini preliminari) che interviene quando devono essere compiute determinate attività. b) Rinvio a giudizio e udienza preliminare Una volta effettuate le indagini e raccolti gli elementi, il pm può chiedere: l’archiviazione -> perché gli elementi escludono la fondatezza della notizia, il Gip può accogliere tale richiesta e il soggetto esce dal sistema di giustizia penale o rigettarla perché ritiene che non siano state effettuate sufficienti indagini tornando alla fase delle indagini preliminari; il rinvio a giudizio -> il pm deve avvisare l’indagato della conclusione delle indagini e della decisione di procedere con un avviso di garanzia, questa ha 20 giorni per prendere visione della documentazione ed eventualmente presentare delle difese; si procede con la richiesta e viene fissata un’udienza preliminare nella quale pm e difensore discutono davanti al giudice se procedere o meno con il giudizio. Per casi minori c'è la possibilità della “citazione diretta a giudizio” con la quale il pm passa direttamente alla fase di dibattimento, che rappresenta il giudizio di responsabilità ed accertamento dei fatti vero e proprio. c) Il giudizio dibattimentale Dopo aver ascoltato le conclusioni delle parti, il giudice per l'udienza preliminare Gup decide se procedere con la fase successiva del giudizio oppure fermarsi perché ritiene che l’azione penale non doveva essere esercitata, in questo caso l’indagato uscirà dal sistema penale altrimenti continuerà con il processo ordinario di dibattimento che si tiene pubblicamente. Il pm e il difensore si trovano ad esporre le proprie tesi di fronte ad un collegio di tre giudici o ad un giudice monocratico. Il momento più importante è “l’istruzione dibattimentale” ovvero il momento dell'assunzione delle prove. Al termine di questa c'è la discussione finale e la deliberazione. La sentenza può essere di: proscioglimento: l'imputato viene assolto ed esce dalla giustizia penale; condanna: l'imputato dovrà affrontare l'esecuzione della pena che se è pecuniaria, una volta saldato il debito il condannato esce dal sistema, se è detentiva il processo è più complesso in quanto può essere, ad esempio, convertita in misure diverse (affidamento in prova). La magistratura di sorveglianza ha il compito di vigilare sull'esecuzione della pena e si compone di due organi: il magistrato di sorveglianza e il tribunale di sorveglianza, composto da magistrati e professionisti esperti in psicologia, servizi sociale, psichiatria e criminologia clinica. Si annoverano alcuni procedimenti speciali: - giudizio immediato: su richiesta del pm si passa dalla fase delle indagini preliminari al giudizio; - giudizio direttissimo: applicabile ai soggetti arrestati in flagranza, che vengono portati davanti al giudice del dibattimento senza passare dall’udienza preliminare; - procedimento per decreto: se il pm decide di dover applicare la sola pena pecuniaria, la notifica all'interessato; - applicazione della pena su richiesta delle parti: viene stipulato un accordo tra accusa e difesa per concludere il processo con una pena diminuita nella fase delle indagini preliminari; - giudizio abbreviato: l'imputato può chiedere di essere giudicato direttamente dal Gup con le prove già raccolte fino a quella fase del procedimento. Il giudice di pace penale Attribuzione della competenza per un vasto numero di reati a un organo giudicante non togato ma dotato di esperienza nel settore pratico del diritto. Questi reati possono essere percosse, lesioni non gravi, omissioni di soccorso, sottrazione di cose comuni, guida in stato di abbrezza. Un'altra funzione di questo procedimento è l'avvicinamento del cittadino al sistema di giustizia penale ma anche a valorizzare la conciliazione tra le parti. * Cenni sul procedimento penale statunitense È caratterizzato da due tratti fondamentali: il principio accusatorio e la discrezionalità dell’azione penale. Il modello processuale accusatorio presuppone una serie di elementi: - schema triadico: accusa e difesa contrapposte a un giudice arbitro; - principio di oralità; - la presenza di giurie popolari.
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