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SOCIOLOGIA DELLE COMUNICAZIONI DELLE MASSE Temi e problemi delle comunicazioni di massa, Sintesi del corso di Sociologia Dei Media

SOCIOLOGIA DELLE COMUNICAZIONI DELLE MASSE Temi e problemi delle comunicazioni di massa

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 06/03/2018

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Scarica SOCIOLOGIA DELLE COMUNICAZIONI DELLE MASSE Temi e problemi delle comunicazioni di massa e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Media solo su Docsity! SOCIOLOGIA DELLE COMUNICAZIONI DELLE MASSE Temi e problemi delle comunicazioni di massa 1.3 La comunicazione senza i media di massa Un modello generale che viene utilizzato per spiegare le diverse forme di comunicazione che incontriamo ogni giorno e che ci sarà utile per illustrare il funzionamento di stampa, tv, internet è lo schema grafico ricavato dalla Teoria matematica della comunicazione( Shannon, Weaver) che possiede il vantaggio di essere facilmente memorizzabile. Il suo utilizzo didattico, ci aiuta a capire differenze e caratteristiche dell’una e dell’altra forma di comunicazione, consentendo di comprarle tutte a partire da ciò che esse hanno di simile. Alcune condizioni preliminare: • Tale modello è in grado di spiegare la maggior parte delle possibili tipologie di comunicazione; • È necessario che nel modello sia risolto il problema del significato, del quale poco ci si occupava nelle originarie formulazioni della Teoria matematica e che rappresenta invece uno dei cardini del ragionamento delle scienze sociali intorno ai media. Componenti del modello: ▲ Emittente, che produce e invia il messaggio( un uomo politico che tiene un comizio in piazza, la persona che mi sta parlando mentre sono in fila alle poste); ▲ Destinatario, che riceve e interpreta il messaggio( gli ascoltatori che seguono il comizio, io che ascolto la persona che mi sta parlando in fila alle poste); ▲ Canale, mezzo fisico attraverso cui passa la comunicazione(il libro che avete in mano con le sue pagine scritte); ▲ Codice, mezzo simbolico con il quale sia l’Emittente, sia il Destinatario mettono in relazione un significante con un significato(grammatica italiana, norme del galateo). Comunicazione faccia a faccia: ogni qualvolta ci troviamo a interagire con una o più persone nelle mille occasioni quotidiane in cui scambiamo dei messaggi, verbali o meno, con qualcuno. ■ Di tipo paritario, i ruoli non sono fissati una volta per tutte. Accade che ciascuno dei partecipanti alla comunicazione per un po’ ascolti e per un po’ parli, seguendo dei turni di conversazione poco regolati e dipendenti dall’andamento del discorso. Per produrre il messaggio si utilizzino codici linguistici conosciuti da tutti i partecipanti. I codici non verbali hanno due caratteristiche rilevanti: 1. è di essere sempre parte integrante della comunicazione. Basta immaginare le differenze che vi sono tra il dire qualcosa a qualcuno attraverso il telefono e il dire la stessa cosa avendo il proprio interlocutore di fronte a sé. È molto più difficile mentire su questioni che riguardano la capacità di segnalazione spontanea del corpo. Anche l’abbigliamento, il taglio dei capelli, i gesti parlano di me e costituiscono delle componenti comunicative inutilizzabili al telefono. 2. Non c’è sempre tra gli interlocutori una chiara coscienza del fatto che esistono e che li si sta usando. Sono tipiche grammatiche nascoste: sappiamo usarle, sappiamo interpretarle, ma non ce ne rendiamo sempre conto. Buona parte degli usi collegati alle segnalazioni non verbali costituiscono una componente essenziale e primaria della comunicazione faccia a faccia, tanto da renderla la più potente delle forme di comunicazione per densità di informazioni emesse e ricevute. Per poter avvenire tale comunicazione presuppone LA CONDIVISIONE dello stesso TEMPO e nello stesso SPAZIO da parte di tutti gli interlocutori che vi partecipano. La compresenza fisica nello stesso tempo e nello stesso spazio comporta un’ESTENSIONE SENSORIALE impossibile in qualsiasi altra situazione comunicativa. La comunicazione faccia a faccia coinvolge quasi tutti i sensi e in ciò essa rivela POTENTE, cioè estesa negli strumenti di emissione/ ricezione che utilizza e composita nell’informazione che trasmette. Una potenza molto concentrata e A CORTO RAGGIO, poiché interessa poche persone in piccoli ambiti di interazione. Comunicazione personale mediata: la mediazione semplifica e riduce alcuni aspetti comunicativi allo scopo di allargarne e potenziarne altri. Il telefono è un buon esempio in questa direzione. • È invariata la bidirezionalità dei turni di conversazione ma cambia il numero degli interlocutori( la comunicazione telefonica limita l’interazione a due soli soggetti). • La mediazioni telefonica al contrario attribuisce all’Emittente un potere di selezione. È l’emittente che decide a chi telefonare. Comunicazione chiusa. Differenze tra comunicazione faccia a faccia e mediata: ✓ Non vi è più condivisione di uno spazio comune tra Emittente e Destinatario, anzi, si ricorre al telefono proprio per poter parlare con qualcuno che è lontano e che altrimenti potrebbe essere raggiunto con un dispendio di risorse ben maggiore. ✓ Rimane inalterata la condivisione del tempo, fatta eccezione per l’utlizzo delle segreterie telefoniche. ✓ La distanza spaziale e le caratteristiche specifiche del telefono creano poi un effetto di concetrazione sensoriale, simmetricamente opposto alla estensione sensoriale tipica della comunicazione faccia a faccia. ✓ La dimensione non verbale scompare e lascia il posto a una abilità stilistica interamente costruita intorno al saper dire e al saper ascoltare, tutto mediante l’uso di parole, silenzi e tonalità della voce. Vantaggi e svantaggi della mediazione: ■ vantaggi: comunicazione a distanza, selezione del destinatario e controllo del processo di comunicazione. ■ Svantaggi: concentrazione sensoriale, adattamento alle caratteristiche tecniche del medium. Comunicazione di gruppo: costituisce una sorta di via di mezzo tra a comunicazione faccia a faccia e la comunicazione di massa. Il destinatario di una comunicazione di gruppo è un soggetto collettivo, mentre l’emittente è un soggetto individuale. Tale comunicazione ha in comune con la comunicazione faccia a faccia tre elementi: 1. La compresenza fisica di Emittente e Destinatario nello stesso tempo e nello stesso spazio; 2. Una quasi estensione sensoriale, nel senso che emittente e destinatario usano almeno due sensi (vista e udito) nella loro interazione; 3. Il ricordo a una vasta gamma di codici verbali e non verbali durante la comunicazione. 4. Il flusso della comunicazione è prevalentemente monodirezionale e altamente regolamentato. 5. Ha una struttura bidirezionale che si rende visibile se si opera una scissione tra uso dei codici verbali e uso dei codici non verbali. Anche il destinatario comunica tutto il tempo rispondendo alle sollecitazioni dell’emittente, ma lo fa attraverso codici non verbali, vale a dire con gesti, espressioni facciali. Comunicazione uomo-macchina: le macchine funzionano per algoritmi secondo una loro logica interna che non corrisponde affatto alla logica relativamente semplice con cui noi le usiamo. La sensazione di semplicità che possiamo avere nel momento in cui interagiamo con esse è un prodotto raffinato del processo di programmazione con cui l’ingegnere ha predisposto la macchina perché la potessimo adoperare abbastanza intuitivamente, cioè con u linguaggio di secondo ordine il più possibile vicino a quello umano. Se c’è una comunicazione, questa non è con la macchina in sé, ma col simulacro del suo programmatore. SIMULACRO: In questo contesto è FANTASMA. Il programmatore, che è una figura astratta, ha cercato di prevedere tutti i possibili usi e tutti i possibili stati di interazione entro i quali poteva trovarsi coinvolto un essere umano che intendesse adoperare la macchina. A ciascuno di tali usi e stati ha tentato di dare una soluzione tecnicamente semplice e simile al modo con cui gli esseri umani sono abituati a ragionare. È questo sforzo che produce la sensazione di parlare o di comunicare con la macchina, poiché apparentemente questa pensa come noi e reagisce ai nostri input secondo una logica molto simile alla nostra. Vi sono due modelli: MODELLO PROGETTUALE: in cui vi è il PROGETTISTA che comunica con l’utente attraverso l’idea di utente che ha inserito nel sistema e che si traduce in logiche d’uso. Questi due non comunicano in modo diretto. MODELLO DELL’UTENTE: in cui vi è l’UTENTE che comunica col progettista grazie all’immagine (il simulacro) che il progettista offre di se stesso attraverso il sistema. 1.4 La comunicazione di massa Caratteristiche dei mass media: • centralità del medium, che regolamenta e dà forma alla comunicazione. Nel caso dei media di massa si ripropongono, radicalizzate, le medesime conseguenze che toccano l’uso di una lettera o di un sms, vale a dire: 1. Non condivisione dello stesso tempo e spazio comunicativi da parte dell’emittente e del destinatario; decide cosa includere e cosa escludere dalla prima pagina e dalle successive, quali sono i valori professionali di riferimento a cui i redattori si richiamano per prendere decisioni nella loro attività quotidiana. Si può fare anche OSSERVAZIONE PARTECIPANTE: è una tecnica di indagine con cui il ricercatore entra a far parte della situazione sociale in cui vive e opera il suo oggetto di studio. Il Destinatario è composto dai pubblici che si aggregano in ragione dei diversi media e dei diversi tipi di Messaggio che ogni media rende disponibili. Quindi posso studiare gli ascoltatori della radio, piuttosto che i lettori di fumetti, ma poi posso ulteriormente selezionare gli ascoltatori che preferiscono la musica rispetto a quelli che seguono altri programmi o i lettori che prediligono le strisce di Tex Willer a quelle di Charlie Brown. Ciò apre a una varietà molto ampia di ricerche che riguardano: • Gli effetti • Le pratiche e gli stili di consumo Il Messaggio è costituito da testi tra loro molto diversi a seconda del medium che li contiene e che si specializza in termini espressivi, utilizzando a volte solo immagini e scrittura, come un articolo di giornale; immagini in movimento e suoni; solo suoni. Si procede a studiare il Messaggio secondo una procedura standard che in tutte le discipline che se ne occupano si chiama analisi del contenuto. L’analisi del contenuto consiste nel cercare all’interno del testo delle strutture di significato che consentono di operarne una lettura tecnica più profonda di quella che ciascun lettore o spettatore fa scorrendo una rivista o guardando un programma alla televisione. I media mettono in scena persone e circostanze operando delle selezioni e delle semplificazioni che servono a rendere comprensibile il Messaggio al maggior numero possibile di Destinatari e ad adattarlo alle caratteristiche del medium stesso. Il Canale comprende l’insieme dei mezzi fisici e delle tecnologiche necessarie a far funzionare i media. Lo studio del Canale possiede due aspetti interessanti: l’implementazione delle tecnologie comunicative alla vita quotidiana degli individui e i problemi legati all’accesso delle risorse. Il modo migliore per studiare l’innovazione tecnologica è attraverso metodologie qualitative come l’osservazione partecipante e l’etnografia del consumo. Quando l’apparecchio televisivo entrò nelle case degli italiani cambiò la disposizione dei mobili nei salotti, gli orari delle cene, la consuetudine precedente di ritrovarsi attorno alla radio per ascoltarla mentre si poteva fare dell’altro. Quando una tecnologia diventa parte integrante della vita quotidiana si dice che è incorporata. Il tema degli accessi è legato al precedente: al digitale divide geografico, fa riscontro quello legato all’età; alla classe sociale, alla scolarizzazione, al genere. Il Codice comprende l’insieme delle regole sulla cui base i messaggi vengono elaborati all’interno delle convinzioni specifiche di ogni medium e nel rispetto delle caratteristiche peculiari che danno forma ai singoli prodotti. Una parte delle abilità richieste per studiare il Codice in realtà serve a condurre in maniera appropriata l’analisi del contenuto del Messaggio. La sociologia dei media è interessata alle sue applicazioni empiriche che consentono di smontare e interpretare i messaggi. Mezzi di comunicazione di massa e teorie della società (approcci classici) 2.2.Le prospettive di sviluppo della società di massa Il passaggio dalle società tradizionali( in cui dominavano la dispersione geografica e culturale), alle società moderne ( in cui si è assistito a un progressivo concentrarsi della popolazione nelle città) ha costituito uno degli oggetti principali di riflessione della sociologia classica. Sono due le direzioni principali in cui si sviluppa l’analisi sociologica. Da un lato, vi è la riflessione intorno ai processi di burocratizzazione della società e di progressiva concentrazione dei mezzi economici e politici che, nata come una delle principali linee di evoluzione del mondo moderno, trova nei regimi totalitari degli anni Trenta un sorta di punto di non ritorno rispetto al quale si condenseranno le osservazioni critiche e le preoccupazioni di alcuni ricercatori. • Con burocratizzazione della società si intende il progressivo estendersi del principio organizzativo proprio della burocrazia a ogni apparato sociale. Impersonalità, anonimato, atomizzazione, subalternità. Concentrazione di masse, produzione di massa, consumo di massa, scolarizzazione di massa, partiti di massa, mezzi di comunicazione di massa. Dall’altro, gli sviluppi della società dei consumi che prenderanno consistenza a partire dal secondo dopoguerra giungendo sino ai nostri giorni e che alcuni studiosi non esiteranno a porre in relazione diretta con l’esperienza dei totalitarismi europei. Il primo approccio si sviluppa in 4 punti fondamentali: 1. Le società industriali hanno progressivamente snaturato o distrutto le relazioni sociali comprese nei gruppi primari. Gli individui appaiono sempre più isolati gli uni dagli altri e prende avvio un processo di atomizzazione che li frammenta e li separa. 2. Di conseguenza gli individui si sono trovati a vivere in condizioni di progressiva lontananza reciproca, pur partecipando a una esistenza sociale più ricca e frenetica rispetto al passato. Una delle contraddizioni principali della modernità sta proprio in questo accostamento tra concentrazione territoriale di grandi masse di individui e l’anonimato, il conformismo che ne caratterizzano la vita quotidiana. 3. I mezzi di comunicazione di massa, entrati in scena a partire dagli anni Venti, sono considerati potenti e capaci di manipolare gli individui. Essi riempiono i vuoti lasciati dalle relazioni sociali primaria e influenzano persone sempre più vulnerabili e indifese, che non hanno più, nella famiglia e nei gruppi, degli strumenti efficaci di integrazione. 4. Corollario a queste trasformazioni è il passaggio da assetto politico chiuso e elitario, alla società di massa, in cui gli spazi formali e sostanziali di partecipazione attiva da parte di moltissimi individui alla vita pubblica divengono un obiettivo centrale. Le elite del potere, come le chiama Mills, costituiscono pur sempre il motore organizzativo delle società moderne burocratizzate e accentrate. ▲ La società, industrializzandosi, tende a produrre un ambiente organizzativo concentrato per quanto riguarda la gestione delle risorse economiche e di potere, con cui il sistema dei media deve fare i conti. ▲ Anche il sistema dei media, via via che si costituisce grazie ad innovazioni tecniche, subisce un analogo processo di concentrazione organizzativa, divenendo una istituzione importante che intrattiene rapporti di contiguità o di sudditanza con il mondo economico e politico. Atomizzazione dell’individuo: l’individuo atomizzato e isolato non possiede più l’autonoma di giudizio che gli era sufficiente quando viveva in un mondo relativamente semplice in cui prendeva ppoche decisioni e dove attingeva a molti e solidi punti di riferimento. La concentrazione in grandi burocrazie delle principali attività economiche e sociali gli sottrae la possibilità di orientarsi da solo e, nello stesso tempo, gli offre valori, idee e opinioni esterne a cui affidarsi. Mills stabilisce un vincolo di contiguità tra società totalitaria e società dei consumi. La diversità tra queste due società starebbe nell’opportunità che solo le società dei consumi offrono di contrastare il potere di manipolazione dei media attraverso strategie soggettive. Mills ne indica tre: 1. Concorrenza tra i mediaquanto più vi è competizione tra i mezzi, tanto maggiore è la resistenza che l’individuo può opporre. In antitesi a questa possibilità di resistenza giocano tuttavia due elementi. a. Ciascun fruitore tende ad esporsi al medium che è più vicino alle proprie opinioni, operando quindi uno scarso o nullo confronto tra media diversi; b. I mezzi di comunicazione sovente non sono in una reale situazione di concorrenza tra di loro, per cui i contenuti che propongono risultano identici o molto simili. 2. Valore dell’esperienza direttal’individuo può confrontare quanto dicono i mezzi di informazione con la propria esperienza individuale e con la conoscenza diretta degli eventi. Anche qui risultano però sfavorevoli alcuni fattori: a. L’individuo non può fare esperienza di tutti gli eventi di cui i media parlano, la sua capacità cognitiva e pratica è infatti limitata; b. Un’eventuale esperienza diretta è in realtà sovente un’esperienza sociale già mediata da stereotipi o da altre informazioni che provengono sempre dai mezzi di comunicazione. 3. Reti informali di discussionegli individui possono conquistare punti di resistenza contro i mezzi di informazione confrontandolo reciprocamente tra di loro esperienze e opinioni. Le reti di comunicazione informale che offrono resistenza al contenuto manipolatorio dei media richiamano l’idea dell’opinione pubblica di stampo liberale a cui accennavamo poco sopra. È a questi processi di discussione nei gruppi primari, coadiuvati dalla presenza di leader che ne dirigono e orientano i contenuti, che Mills attribuisce la maggior utilità contro il potere dei mezzi di comunicazione di massa. ♦ La manipolazione, esercitata attraverso i fabbricanti di opinioni, costituisce allora la caratteristica delle società di massa democratiche, come quella americana. Grazie ai mezzi di comunicazione, si raggiungono obiettivi propri delle élite economiche o politiche senza palesarlo e anzi assumendo che vi sia u caloroso appoggio o una volenterosa accettazione delle loro decisioni o delle loro opinioni da parte del popolo. In un’opera successiva, l’autore continua nel disegno di avvicinamento dei due modelli, sul presupposto che, laddove lo stato totalitario orienta attraverso un controllo stretto, quasi ossessivo, i comportamenti personali e collettivi la società democratica di massa tenda allo stesso risultato attraverso l’industria del divertimento e l’etica del consumo, le quali toccano invece la dimensione di vita quotidiana degli individui. L’idea che le moderne società di massa siano soprattutto delle organizzazioni fondate sull’industria del tempo libero, costituisce il centro di riflessione prevalente di molti teorici, i quali riconosceranno nei mezzi di connessione tra struttura sociale, imperniata sull’etica del consumo, e i singoli individui: ù a. Questi mezzi, all’uomo della massa, gli dicono che gli è conferito un’identità; b. Gli dicono che cosa vuol essere, gli forniscono delle aspirazioni; c. Gli dicono come può avere quello che vuole, gli insegnano una tecnica; d. Gli dicono come sentirsi ciò che non è, gli offrono un’evasione. 2.3 Mondo della vita amministrata e industria culturale Nelle società occidentali del secondo dopoguerra(società del benessere o del tardo capitalismo) la dimensione del consumo diviene centrale. Essa si aggiunge ai problemi sociali e organizzativi legati alla produzione del primo capitalismo e delle società ottocentesche di stampo liberale. Lo svago di Mills(amusement), riempie il tempo libero di grandi masse di individui, le quali, nelle società moderne, possono goderne in misura maggiore rispetto al passato. La caratteristica prima dell’amusement riguarda le condizioni strumentai con cui esso è socialmente organizzato a ridosso dei processi di lavoro. Tempo libero non vuol dire tempo sottratto alla produzione. Semmai rappresenta la prosecuzione del tempo di lavoro con altri mezzi. L’amusement è confezionato dall’industria culturale con gli stessi criteri con cui di fabbrica ogni altro bene di consumo. Il cinema, la radio, la stampa popolare, la musica sono controllate da imprese, spesso di enormi dimensioni, che creano beni in serie, secondo clichè e formule collaudate. Nel prodotto dell’industria culturale poi il singolo individuo ritrova i medesimi elementi che contraddistinguono il processo di produzione: l’esperienza del consumo rinnova e legittima così l’esperienza di lavoro nelle fabbriche e negli uffici. Consumare diventa un lavoro, ma d’altro canto i prodotti dell’industria culturale domandano un adattamento a regole prescrittive di decodifica dei loro linguaggi e pongono il consumatore entro una sorta di catena di montaggio interpretativa. I prodotti dell’industria culturale sono coerenti, per contenuto e forma, al sistema economico complessivo e tendono a legittimare ideologicamente la struttur: ciascun prodotto dell’industria culturale è un modello del gigantesco meccanismo economico che tiene tutti sotto pressione fin dall’inizio, nel lavoro e nel riposo che gli assomiglia. Per Horkheimer e Adorno, il consumo di prodotti dell’industria culturale stabilisce di per sé un’adesione ideologica e funzionale dell’individuo alla società di massa, che non ammette vie di fuga e che si concretizza entro tre diversi livelli: a. Estingue la differenza tra tempo di lavoro e tempo libero, costruendo quest’ultimo coome un prolungamento; b. Propone un modello di legittimazione del sistema economico tardo capitalista; c. Infine, rende plausibile un intero ordine sociale di cui rappresenta l’apologia. L’espressione “DIVERTIRSI significa ESSERE D’ACCORDO” è la sintesi che meglio interpreta il ruolo del soggetto nella società massificata, il quale senza volerlo o saperlo, presta il proprio consenso a un sistema sociale che in realtà lo usa e lo manipola. 2.4 Integrazione e democratizzazione Secondo Shils, una delle caratteristiche positive delle società di massa è rappresentata dal progressivo avvicinamento della maggioranza della popolazione alle istituzioni in cui si esercita il potere e dalle quali essa era tradizionalmente esclusa. Questa considerazione parte dall’idea che i diversi tipi di società, succedutesi nel tempo, siano caratterizzati dalla presenza di un centro ove sono poste le istituzioni governate dalle élite e di una periferia, in cui si collocano gli strati sociali che ne subiscono l’influenza e il controllo. Le società totalitarie possiedono un centro ipertrofico che tende a invadere e a snaturare la periferia, mantenendo con essa dei rapporti di inclusione direttiva, entro i quali la vita quotidiana della popolazione è minutamente organizzata. All’estremo opposto, le società di massa, insieme alla polis greca, rappresentano invece la situazione in cui si realizza il più largo avvicinamento della periferia nei confronti del centro. a. Battersi per obiettivi di interesse sociale nella sfera della politica, conflitto, sviluppo economico, lavoro e, a volte, religione. In rapporto al sistema sociale, i MM: ▲ Sono utili per informare la popolazione( FUNZIONE DI ALLERTAMENTO) ▲ Sono utili dal punto di vista strumentale (FUNZIONE STRUMENTALE) IN rapporto all’individuo, i MM hanno funzione di : ▲ Utilità; ▲ rafforzamento del prestigio per i ben informati ( chi più è informato , più sa informazioni che può estendere ad altri, sono maggiormente ricercati per dare informazioni, hanno uno STATUS maggiore; ▲ attribuzione di status e prestigio da parte dei media ( partecipazione a talentshow, programmi televisivi); ▲ funzione eticizzante: rafforzamento delle norme sociali, controllo sociale(veicolano il comportamento accettato dagli individui secondo l’idea del giusto o sbagliato). DISFUNZIONI dei media (Merton) In rapporto al sistema sociale: ▲ L’informazione liberamente circolante può minacciare l’ordine; ▲ Panico; In rapporto all’individuo: ▲ ripiegamento nel privato( i media forniscono un carico di informazioni difficilmente soppportabili dagli individui( guerre, minacce ambientali). Un eccesso di informazioni può indurre a una sorta di difesa individuale, costituita dal chiudersi ini casa e dal preferire l’orizzonte rassicutario delle cose che si conoscono, rispetto a quel vasto mondo riportato dai media. ▲ disfunzione narcotizzante( individui narcotizzati dal carico di informazioni e non riescono ad agire nonostante il livello alto di informazioni. 2.8 Determinismo tecnologico e democratizzazione tecnica McLuhan, esponente del determinismo tecnologico, una corrente di studi che attribuisce alle innovazioni tecniche un ruolo decisivo nel produrre trasformazioni e cambiamenti sociali. La tecnologia determina forma e funzioni della società e con esse anche la modalità con cui ogni singolo individuo è in grado di orientarsi nel mondo e di interagire con gli altri. Il passaggio dalla oralità alla scrittura e da questa all’elaborazione elettronica comporta un mutamento nelle strutture sociali, economiche, politiche, religiose( Ong). McLuhan riprende due presupposti: • il primo è che ciascuna nuova tecnologia collabori a trasformare non solo la regolazione sociale del tempo, dello spazio e le forme di organizzazione collettiva, ma anche la capacità degli individui di interagire tra di loro e di costruirsi un’idea del mondo. Nel libro Galassia Gutemberg né dà un esempio emblematico a proposito della prospettiva nella pittura rinascimentale. La relazione che si crea tra l’osservatore e la scena rappresentata nel quadro è di tipo razionale, molto più realistica di quanto si vedeva nei dipinti precedenti schiacciati su un solo piano visivo, senza profondità e prospettiva. L’introduzione della terza dimensione nella pittura produce sue conseguenze rilevanti:il coinvolgimento e la partecipazione tipiche delle culture orali vengono sostituite da un distacco contemplativo necessario a comprendere la scena prospettica contenuta nel quadro. Nasce l’uomo razionale occidentale moderno, razionale perché si abitua a guardare al mondo con occhio diverso e nuovo e a leggere caratteri a stampa lineari e concatenati, molto più poveri, dal punto di vista dei sensi, della comunicazione orale. L’occhio sostituisce l’orecchio.Gli strumenti e le tecnologie modificano gli individui e li rendono riconoscibili in relazione al modo in cui sono capaci di usarli. Il MESSAGGIO di un medium o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmo e di schemi che introduce nei rapporti umani. Un medium diviene, come afferma McLuhan, un’estensione dei sensi dell’individuo. • La seconda caratteristica importante del determinismo tecnologico, che condensa nella famosa affermazione secondo cui il medium è il messaggio, riguarda la sostanziale indifferenza delle trasformazioni prodotte sui e dai diversi mezzi di comunicazione dei riguardi dei contenuti che veicolano. Con ciò il determinismo tecnologico, ci ricorda che gli effetti dei media per una certa parte accantonano l’intenzionalità di chi diffonde un messaggio e la capacità interpretativa di chi lo riceve. I mezzi di comunicazione producono insomma alcune conseguenze loro proprie che sfuggono al controllo di coloro che li utilizzano. L’idea di VILLAGGIO GLOBALE, anticipa il web e la connettività tra computer, cellulare-rete, televisione-computer ecc. Il termine “Villaggio globale” è particolarmente efficace perché contiene una contraddizione l’idea del villaggio rimanda a organizzazioni sociali primitive, costituite dalle tribù, e sembra cozzare con mondo ipertecnologico e ipercomunicativo che rende possibili i processi di globalizzazione moderni. La tribù è usata come esempio paradigmatico di una comunità priva di scrittura, fondata sulla comunicazione orale, dove prevalgono il coinvolgimento, la partecipazione individuale e le relazioni faccia a faccia. Il che si contrappone piuttosto radicalmente alle società urbane moderne che sono frammentate e individualiste. Individualisti ma connessi, frammentati ma entro reti che possono essere ampie quanto il globo. Dunque l’espressione villaggio globale descrive bene uno stato di cose che ci è familiare e nel quale viviamo immersi in tutti i paesi raggiunti da internet . Dal punto di vista dell’evoluzione dei media invece un’asserzione di McLuhan che citiamo spesso è quella relativa al fatto che ogni nuovo medium riassume in sé i media precedenti: questo fatto, comune a tutti i media, indica che il contenuto di un medium è sempre un altro medium. Il contenuto della scrittura è il discorso, così come la parola scritta è il contenuto della stampa e la stampa quella del telegrafo. È Joshua Meyrowitz a riprendere alcuni dei presupposti teorici di McLuhan. Egli abbina il determinismo tecnologico con la prospettivo microinterazionista di Erving Goffman. Dall’uno riprende l’idea che i medi, in particolare la televisione, producono effetti sociali indipendentemente dai loro contenuti, per il semplice fatto di esistere e di mettere in comunicazione persone secondo modalità tecniche che incidono poi sulla loro percezione di sé, degli altri e dell’ambiente in cui agiscono. Da Goffman riprende il concetto di definizione della situazione e la distinzione tra ribalta e retroscena. Il risultato che ne trae è che un medium, come la tv ▲ rende meno sicure e definibili le situazioni sociali quotidiane e i ruoli che a esse sono legati; ▲ confonde i confini tra ribalta e retroscena e alla fine toglie il senso del luogo modificando la geografia situazionale della vita sociale. Ciò perché la presenza dei media elettronici rende difficile la compartimentazione tra mondi che nelle società tradizionali sono separati, come quelli che dividono le culture femminili da quelle maschili, l’infanzia dall’età adulta, la vita pubblica da quella privata. Uno dei presupposti dell’interpretazione di Meyrowitz è che i media elettronici non si limitano a rappresentare ambienti sociali ripresi dalla realtà, ma che in questo processo di revisione dei confini e di mescolamento dei ruoli essi possono creare nuovi luoghi sociali. Tale percorso di ricerca giunge a conclusione citando tre casi in cui le considerazioni generali condotte intorno al funzionamento della tv vengono pienamente illustrate. 1. Infanzia ed età adulta: il mondo adulto cospira per mantenere l’infanzia ignara di alcuni temi considerati poco adatti ai bambini: la morte, la sessualità, la violenza, i rapporti di parentela sensibili come il divorzio. Allo scopo di serbare questa separazione i media tradizionali offrivano delle risorse piuttosto efficaci. I genitori possono comunicare tra di loro attraverso un medium complesso come la scrittura, escludendo i loro figli ancora analfabeti o non in grado di comprendere alcuni dei codici impiegati. Ora questa situazione cambia con l’avvento dei media elettronici: svela il segreto della segretezza. 2. Il contenuto sessista della tv riguarda almeno tre aspetti: a. Il numero di donne professioniste, imprenditrici ecc , solo di recente è aumentato. Fino agli anni 80 i ruoli maggiori erano riservati agli uomini; b. Disuguaglianze sociali tra i generi e legittimazione della segregazione sociale delle donne come una condizione culturalmente giustificata da moltissime situazioni familiari rappresentate nei telefilm; c. Il sessismo assume la sua forma nella oggettivazione e mercificazione del corpo delle donne che viene usato per reclamizzare beni di consumo, per compiacere gli uomini e attrarre la loro attenzione nei varietà. 3. La sovrapposizione tra spazio pubblico e spazio privato nella vita degli esponenti politici. I media elettronici hanno infatti progressivamente invaso l’ambito dell’intimità dei personaggi pubblilci che sono sottoposti all’occhio collettivo rappresentato da stampa e tv. Quel che se ne ricava è un rapporto paradossale tra ribalta e retroscena. La riduzione dello spazio e del tempo davvero privati, via via che la sfera pubblica li invade, costringe i politici a rifugiarsi verso zone sempre più profonde dei loro retroscena, senza essere mai sicuri di poter mantenere il confine di demarcazione con la ribalta. Walter Benjamin anticipa gli sviluppi contemporanei della cultura di massa. A partire dagli anni 80 il ruolo del pubblico cambia e la cultura di massa non è più un archivio di testi, immagini, musiche adatte a persone poco scolarizzate ì, ma diviene un habitus mediato, un insieme di regole di interazione che consente a un vasto numero di individui di entrare sulla scena dei media, assumendo sempre più spesso un ruolo produttivo e attivo. Benjamin ricorre al concetto di AURA. Gli oggetti d’arte originali emanano un’aura che attribuisce loro autenticità e che i duplicati meccanici non possiedono più, poichè manca a essi l’hic et nunc dell’opera d’arte, la sua esistenza unica è irrepetibile nel luogo in cui si trova. L’aura non si può riprodurre. Con essa viene meno l’autenticità unica di un quadro, una scultura, un manoscritto sostituita dalla ripetizione infinita di stampe che li moltiplicano nei poster e nelle illustrazioni comprese nei libri. Il pubblico, eletto a giudice competente, dispone di una quantità sempre più estesa di film, foto, riproduzioni su cui esprimere il proprio parere estetico, il quale diverge da quello della critica ufficiale. Al cinema infatti, luogo di eccellenza per le nuove forme di arte popolare comprensibili dalla gente comune, la platea di spettatori si riconosce come massa e comincia ad agire di conseguenza. L’innovazione tecnica consente a settori dell’audience di entrare a far parte del prodotto stesso, di esserci in forma riconoscibile fino a confondere la distinzione tra autore e pubblico. Una circostanza che era allo stato nascente ai tempi di Benjamin, ma che oggi appartiene alla nostra quotidianità mediale: talk show, reality show, quiz e giochi sono costruiti interamente intorno a persone comuni che ne diventano i protagonisti, mentre il web 2.0 ne rappresenta l’incarnazione, fino a oggi, definitiva. L’esigenza del marketing di rendere il prodotto culturale il più vicino possibile di collaborare alla nascita di parti della propria stessa cultura. Mezzi di comunicazione di massa e teorie della società(approcci contemporanei) 3.1Cultura di massa e stratificazione sociale ( Bourdieu ) La cultura di massa per alcuni democratizza e distribuisce i saperi, le pratiche e le conoscenze tradizionali delle élite verso la popolazione generale(Shils e Bell ecc); per altri costituisce una nuova forma di oppressione simbolica che toglie libertà di scelta e autonomia alle persone di basso ceto e poco acculturate( Horkheimer e Adorno ecc..). In due opere, “La Distinzione” e “Ragioni pratiche” Bordieu cerca di definire i modi in cui avviene la distribuzione sociale della cultura attraverso la nozione di gusto. Il gusto è la propensione a consumi culturali di un certo tipo che sono distintivi dell’appartenenza a una determinata classe sociale o a un particolare ceto. Il gusto allora è il prodotto di tre fattori: 1. La scolarizzazione, il titolo di studio raggiunto, il tipo e rango della scuola frequentata; 2. L’origine sociale; 3. La capacità di continuare ad acculturarsi anche dopo aver concluso il ciclo scolastico. La somma di questi 3 fattori individua tre universi di gusti, i quali fanno riferimento a tre livelli di cultura. Nello schema di Bordieu la cultura di massa si distribuisce tra cultura media e cultura popolare e la cultura d’èlite viene indicata più propriamente come cultura legittima. ♦ La cultura legittima: la cultura ufficiale, quella che si impara a scuola e che è tramandata attraverso l’università, le fondazioni, gli istituti d’arte ecc.. Ciascuna di queste istituzioni comprende un numero molto ampio di esperti che si fanno garanti della conformità della cultura legittima ai canoni di ogni specifica tradizione: professori universitari, direttori d’orchestra ecc.. Fiske distingue tra economia finanziaria, all’interno della quale circolano merci ed economia culturale, nel cui ambito transitano significati e piaceri. • Nell’economia finanziaria la televisione è definita dalla relazione tra programmi e pubblicità descritta da DeFleur e Ball Rokeach; è un prodotto realizzato secondo le strategie di marketing al fine di ricavarne die profitti. In tale contesto il significato dei messaggi è direttamente proporzionale ai gusti del pubblico e al volume di sponsorizzazioni che riesce ad attrarre. • Nell’economia culturale lo spettatore rifiuta il ruolo esclusivo di merce attribuito ai programmi, così come rifiuta il proprio ruolo di consumatore per assumere le vesti di produttore, un produttore di significati e di piaceri che attiva a partire dalla testualità dei messaggi televisivi. Con ciò egli ci guadagna libertà: il passaggio dalla status di consumatore nella economia finanziaria a produttore nell’economia culturale gli consente, non solo maggiore autonomia, ma lo sottrae alle regole del mercato. Fiske afferma che Significati e piaceri non possono essere posseduti, o comprati e venduti. Così da garantire ad alcuni diritti di proprietà ma negarli ad altri. 3.3 Cultura popolare di massa e media: due paradigmi a confronto. Per capire il rapporto tra cultura popolare, media e pubblici analizziamo la teoria mediologica del pollo. Tutte le galline che finiscono sulle nostre tavole hanno vissuto negli allevamenti per periodi più o meno lunghi e con maggiore o minore fortuna. Nessuno di loro muore di vecchiaia, periscono tutti allo stesso modo, ma alcuni hanno avut un’esistenza decisamente diversa dagli altri. Essere ruspante non mi sottrarrebbe dal diventare del cibo, ma potrei vivere, per il tempo che mi è concesso, con maggiore autonomia. Fuor di metafora, non dobbiamo immaginare un mondo in cui sia possibile sottrarsi all’influenza e al potere dei mezzi di comunicazione, poichè essi collaborano a produrre, nel senso tecnico di costruire parti consistenti di quello stesso mondo. È analiticamente difficile separare quel che accade nell’esperienza vissuta da quel che riguarda l’esperienza mediata, perché l’una e l’altra si intrecciano indissolubilmente. Non esiste dunque alcuna soluzione che ci ponga fuori dal sistema dei media; a esso siamo inestricabilmente legati, come alla lingua che parliamo, ai costumi che pratichiamo, alle idee e agli stili di pensiero che professiamo. Resistere, negoziare, dare letture oppositive vuol dire mettere in campo tutte le risorse culturali che si hanno a disposizione per comprendere il significato dei messaggi in rapporto alla propria condizione sociale. Si tratta allora di stabilire relazioni interpretative che aiutino a valutare chi sono, dove mi colloco socialmente e quali immagini di me e delle mie comunità di riferimento vengono date dai media. 3.4I new media, fine della cultura di massa? • La novità dei nuovi media non si traduce in una situazione , ma semmai in un affiancamento e a volte in una convergenza, con i media tradizionali. La televisione non ha ucciso il cinema, la radio non ha fatto sparire i giornali, anche se l’avvento di un nuovo medium ha comunque sempre comportato delle crisi di ristrutturazione per quelli che lo precedevano. • Una parte non piccola dei contenuti dei nuovi media proviene o presuppone i vecchi, non solo perché esistono radio, televisioni, giornali, cineteche, biblioteche, archivi immensi di immagini e video online, ma perché è ancora la comunicazione di massa a fornire buona parte degli argomenti di cui si discute in blog, newsgroup e social network, secondo il principio, già enunciato, che quando si è in interazione con altri, o si parla di sé o del vasto mondo di cui i media tradizionali sono i testimoni privilegiati. I vecchi media possiedono una risorsa che in internet manca quasi del tutto: essi sono in grado di selezionare e organizzare professionalmente le notizie che poi propongono ai propri utenti; operazione che invece nel web è lasciata interamente alla responsabilità del singolo consumatore. • Massa è un termine ambiguo, non solo perché è difficile darne una definizione precisa, ma perché i media ne hanno reiterpretato il senso in una forma molto vicina ai propri interessi commerciali. In realtà, se le grandi folle che la radio riusciva a mobilitare nelle piazze europee degli anni Trenta non esistono più, eventi come le Olimpiadi, le finali dei campionati mondiali di calcio eccc.. producono senza dubbi effetti di mobilitazione emotiva dello stesso tipo. Nemmeno le masse spariscono insomma, insieme ai media che le hanno in parte create, semmai se ne modificano il ruolo e le forme di attivazione. • Una delle caratteristiche più impressionanti e conosciute die nuovi media, è la sterminata quantità di informazioni che la rete è in grado di fornire con i linguaggi e i supporti più diversi a ciascun singolo consumatore. Tuttavia molta informazione, intesa in senso tecnico come contenuto di un messaggio che può essere anche un trattato di filosofia, un’opera sinfonica o una dotta conversazione in chat, non vuol dire buona informazione. Conoscere e riconoscere • Bourdieu distingue tra il conoscere e il riconoscere come attività che ribadiscono la differenza tra cultura media e cultura legittima. L’allodoxia con cui si scambia l'operetta per la “grande musica”, la divulgazione per la scienza, costituisce un falso riconoscimento di oggetti culturali, che mostra anche una scarsa conoscenza dei modelli originali a cui si ispirano. • Eventi di massa: continuano a essere frutto della mobilitazione dei media tradizionali (media event televisivi, ritualità di andare al cinema); mettono in luce l’importanza, ancora oggi, dei media tradizionali per la società. • Cyber-balcanizzazione: concetto elaborato prima di facebook, youtube, sviluppato da economisti che analizzavano le reti sul web statico ( quello prima del 2004). Emerge il dubbio che la massa di risorse che si hanno a disposizione grazie alla rete, finsca per creare circuiti autoreferenti in cui ciascuno parla solo con chi è d’accordo con lui e si va a ceracre solo le informazioni che ritiene corrispondenti al proprio modo di pensare. Ciò può avere conseguenze soprattutto in chiave di funzionamento della democrazia della parola, intesa non più come libero confronto di opinioni, ma sostituita da uno scontro tra forme opposte di integralismo alimentato dalle reciproche ragioni. • Il fatto che esista la risorsa, non significa che tutti gli utenti la usino al pieno delle sue possbilità e allo stesso modo. Anzi, è probabile che nella maggior parte dei casi l’atteggiamento passivo da telespettatore prevalga su quello attivo da utilizzatore. Naturalmente, quando si parla di sé alcune informazioni personali bisogna pur darle; se si entra in una chat con qualcuno prima o poi si dovrà dialogare, ma si può mantenere comunque in questi e in altri casi u atteggiamento prevalentemente passivo. Il problema nella comunicazione di massa 4.1 Ragionamento sopra un telegramma Teoria matematica della comunicazione di Claude Shannon e Warren Weaver: modello di trasmissione, modello base. La Fonte di informazione(l’Emittente) sono io che scrivo su un apposito modulo il telegramma il quale invece costituisce il Messaggio. Il Trasmittente è l’ufficio postale che provvede a trasformare le parole contenute nel mio testo in segnali ( codificati secondo l’alfabeto Morse). Questi, passando attraverso un Canale (l’apparecchiatura di trasmissione, i fili del telegrafo), raggiungeranno l’ufficio postale Ricevente che, grazie a una procedura simmetrica a quella compiuta all’inizio, ritradurrà i segnali di nuovo in un testo. Il Rumore è l’effetto di disturbo fisico che può prodursi sul Canale ostacolando la trasmissione. Sono esempi di rumore le scariche elettriche durante un temporale. La sua utilità sta proprio nel fatto di poter essere universalizzato. 1. Spedire un telegramma implica almeno due livelli distinti di comunicazione: a. Il primo riguarda i rapporti tra me e il mio interlocutore e coinvolge i contenuti del messaggio che è mia intenzione fargli pervenire. b. Il secondo tocca invece le modalità tecniche con cui avviene la trasmissione del Messaggio attraverso il telegrafo e le regole formali che la rendono possibile. I due livelli si comprendono l’un l’altro entro un vincolo di necessità, ma seguono anche un principio di reciproca compartimentazione e chiusura. Ciò stabilisce alcuni condizionamenti reciproci su molti aspetti. Ad esempio lo stile con cui concepisco il mio messaggio è legato alle esigenze tecniche della trasmissione, vale a dire al costo di ciascuna parola, determinato dal lavoro necessario a scomporla e inviarla lettera per lettera, mentre la sopravvivenza del sistema di comunicazione telegrafico è connessa al significato sociale che normalmente si attribuisce a tale tipo di messaggi. Il telegramma conserva un suo significato d’uso quasi esclusivamente rituale che si riallaccia a una consolidata tradizione culturale piuttosto che a una reale convenienza tecnica. 2. Il secondo livello di comunicazione costituisce in senso proprio una mediazione. Per così dire il sistema telegrafico si mette in mezzo tra me e il mio Destinatario allo scopo in questo caso, di rendere veloce l’invio d’informazione a distanza. Abbiamo già visto come la mediazione comporti dei vantaggi e degli svantaggi per quanto riguarda il come, il cosa e il perché si comunica, non solo in apparati relativamente semplici come il telegrafo, ma anche in situazioni molto più complesse che investono. 3. In almeno quattro momenti del processo di preparazione e trasmissione di un telegramma avvengono delle operazioni di codifica e decodifica con cui i soggetti interessati utilizzano delle regole convenzionali(dei codici) allo scopo di ottenere la riuscita della comunicazione. La prima codifica consiste nel tradurre quel che voglio comunicare (il significato) in un insieme di parole che lo esprime ( il significante ). Perché si produca l’effetto di trasformazione del mio discorso intero (il significato ) nel messaggio breve contenuto nel telegramma( il significante) si presuppone che tra me e il mio Destinatario via sia una comunanza di codici, quantomeno linguistici e mediatici. La seconda codifica trasforma lettere e parole (il significante ) in linee e punti dell’alfabeto Morse. Questi corrisponderanno poi a cambiamenti di tensione elettrica ( il segnale) i quali, passando per i fili del telegrafo ( il canale), raggiungeranno l’apparecchiatura ricevente. A entrambe le operazioni di codifica seguiranno delle simmetriche operazioni di decodifica con cui il Ricevente e il Destinatario cercheranno di comprendere correttamente la forma e il contenuto del Messaggio. 4. Una delle conseguenze notevoli della distinzione tra i due livelli comunicativi che poco sopra abbiamo indicato riguarda l’interesse e la finalità che ciascuno degli attori coinvolti persegue. Il circuito: Fonte di informazione-Messaggio-Destinatario identifica un atto di comunicazione in senso proprio, nel cui ambito è rilevante il significato del messaggio trasmesso e ricevuto; mentre il circuito: Messaggio-Trasmittente-Canale-Ricevente-Messaggio stabilisce le condizioni della mediazione tecnica, per la quale è importante il calcolo e il controllo della quantità di informazione trasmessa e ricevuta. In entrambi i casi vengonno messi in campo dei codici che provvedono a produrre delle trasformazioni: • Trasformazione del Messaggio ( significante) in significato tra la Fonte di informazione e il Destinatario; • Trasformazione del Messaggio(significante) in segnale tra il Trasmittente e il Ricevente. 4.2 I limiti del modello generale della comunicazione • Il messaggio prodotto e trasmesso dall’Emittente non è quasi mai lo stesso Messaggio ricevuto e interpretato dal Destinatario, e ciò perché: • NON CONSONANZA DI CODICI: tra l’Emittente e Destinatario, difficilmente vi è una consonanza di codici, soprattutto quando ci si riferisce ai Messaggi complessi prodotti dai mass media. I codici necessari a creare un film o una trasmissione televisiva sono molti, e più grande è il numero, maggiore è la probabilità che essi siano solo parzialmente condivisi. • STATUS E CULTURA DEL DESTINATARIO: il fenomeno del punto precedente è legato a filo doppio con lo status , l’ideologia, lo stile di vita, la cultura del Destinatario che ne influenzano pesantemente la capacità di riconoscere e decodificare il Messaggio. Sono infatti queste variabili sociali a rendere il Destinatario un aggregato di pubblici diversi e a selezionare per essi abilità e abitudini interpretative a loro volta diverse. La familiarità del ricevente con l’uno o l’altro codice è una caratteristica che l’Emittente può progressivamente educare attraverso i propri messaggi od orientare suggerendo modalità di fruizione, ma solo fino a un certo punto, al di là del quale non può aspettarsi alcuna omogeneità di attenzione o comprensione. Il destinatario possiede propri interessi e curiosità, esperienze e percezioni che, oltre a favorirlo od ostacolarlo nella acquisizione delle competenze legate all’uso dei codici, stabiliscono delle preferenze di accesso alle risorse comunicative che vengono prima die codici stessi. c. i destinatari non ricevono mai un solo messaggio: ne ricevono molti, sia in senso sincronico che in senso diacronico. Ragionare per codici significa usare le competenze tipiche dello studioso come chiave di lettura per spiegare le modalità di accesso ai significati del messaggio da parte di pubblici comuni. Si tratta evidentemente di una forzatura, smentita dal fatto che i Destinatari si mettono in contatto, non con singoli messaggi, ma con insiemi testuali. Questi fattori combinati giustificano l’idea che nel capire i messaggi il fruitore, come il bambino o l’emigrato, rifaccia a processi testuali e ad aspettative di riconoscimento di cui non sa né l’origine, né le regole. Il Destinatario ha così a disposizione un repertorio di situazioni comunicative apprese, piuttosto che una generica competenza a decodificare l’uno o l’altro messaggio specifico. Il modello semiotico mette in discussione non l’esistenza dei codici che devono necessariamente esserci, ma il fatto che si ricorra a codici grammaticali durante il lavoro di interpretazione o di produzione del Messaggio. Ciò ripropone con maggior forza il principio della negoziazione del significato, intesa come punto di incontro tra le esigenze e la reciproca autonomia dell’Emittente e del Destinatario. 4.5 Il modello semiotico-enunciazionale Con tale modello compiamo un ulteriore passo verso il definitivo riconoscimento che la produzione e la fruizione di un messaggio sono il risultato di una complessa negoziazione. Tale negoziazione assume la forma di una conversazione che avviene, all’interno del testo, tra i simulacri dell’Emittente e del Destinatario. Due osservazioni attraverso cui funziona il modello: 1. parlare di enunciazione, invece di comunicazione, significa tener conto delle condizioni e del contesto entro il quale si comunica. Alla mancanza di informazioni sull’andamento del processo di interazione, sopperiscono, nei media di massa, delle risorse testuali. Prime fra tutte, le idee presuntive che l’Emittente elabora intorno ad alcune caratteristiche del Destinatario considerate salienti ai fini della comunicazione. Queste idee non rimangono chiuse nella testa dell’Emittente come ipotesi di lavoro, ma costituiscono la cornice entro cui prende forma e contenuto il messaggio stesso. 2. il modo con cui l’Emittente anticipa le proprie aspettative intorno ai bisogni comunicativi e alle competenze del Destinatario è rappresentato dalla costruzione di simulacri, interni al messaggio, che rappresentano sia il Destinatario, che se stesso. Scrivere le pagine di un diario, abbandonarsi a un monologo davanti allo specchio, sono tutte operazioni comunicative che ci sono familiari e nelle quali costruiamo, gioco forza, dei simulacri. Infatti, siamo contemporaneamente emittenti e destinatari del medesimo messaggio, ma simuliamo una conversazione a due usando il fantasma di un interlocutore che non c’è. Distinguiamo l’Enunciatore e l’Enunciatore Empirico, dai simulacri dell’Enunciatore e dell’Enunciatario che vivono all’interno del Messaggio e che sono prodotti dall’Emittente. Se l’Emittente li crea, al Destinatario spetta di riconoscerli e di accettare le regole di conversazione entro cui avviene la loro interazione testuale. Se ciò non accade, la comunicazione fallisce in tutto o in parte, nel senso che l’Enunciatario empirico non rispetta i percorsi di lettura e le intenzioni comunicative dell’Enunciatore empirico. Questa trasgressione non si esaurisce nel non capire o nel fraintendere i contenuti del messaggio. Può prendere forma nel vanificarne gli effetti testuali e sociali della comunicazione, aprendo così degli scenari di negoziazione che producono le conseguenze previste da Hall. Una delle spiegazioni più suggestive di questo processo la dà Bettatini a proposito del meccanismo filmico della suspanse. • Perché si inneschi il meccanismo della suspanse in un film giallo o horror, lo spettatore deve venire a conoscenza di fatti e circostanze che sono ignorati dai personaggi. • Gli eventi conosciuti dallo spettatore e ignorati dia personaggi possono avere delle conseguenze, a volte drammatiche, sulla vita dei personaggi stessi. • Il fatto che noi, da spettatori, sappiamo cose che i personaggi non sanno, crea una sorta di complicità tra l’autore del film e noi a danno dei personaggi stessi. È questo il punto in cui l’Enunciatore empirico fa funzionare i simulacri. Infatti, portandoci in quella stanza, il fantasma dell’autore conversa con il fantasma degli spettatori, mettendoci così a parte dell’avvelenamento e del fatto che, eccetto l’assassino, nessun altro lo sa. • Nel momento stesso in cui ci avverte, attraverso il proprio simulacro, l’autore dà avvio alla dinamica della suspanse. Comincia qui il gioco a rimpiattino tra le informazioni che possediamo e la comunicazione col simulacro dell’Enunciatore. • Naturalmente la suspanse funziona solo se facciamo nostra l’impostazione data dall’autore all’interazione tra i simulacri, se accettiamo la decodifica dominante, per dirla alla Hall. Un’applicazione del modello, tecnicamente più interna, è stata proposta da Grandi e Manetti a proposito del talk show. Qui i simulacri dell’Emittente e del Destinatario non sono delle figure immediatamente riconoscibili. Il conduttore e suoi ospiti intrattengono tra loro una comunicazione faccia a faccia che consente di attivare tutti quegli aggiustamenti e riferimenti al tempo e allo spazio, possibili durante un’interazione. In questo senso essi rappresentano o stanno al posto del network e del pubblico a casa. Il Destinatario vede raffigurata attraverso il programma una scena che in parte lo rappresenta e lo interpella; se il conduttore tratta male pubblico e ospiti, toglie loro la parola, li prende in giro, li aggredisce, il Destinatario può non riconoscersi in questi simulacri in cui è coinvolto e far fallire la comunicazione. Inoltre egli ha anche altri compiti legati al proiettarsi nei simulacri: deve immaginare come andrà a finire la scena a cui assiste e deve poi cercare di capire se il racconto che gli viene proposto sia autentico o meno. L’autenticità costituisce uno degli elementi cardine che il simulacro dell’Emittente conferma incessantemente per dare maggior valore di verosomiglianza al talk show. L’Emittente empirico (il network) deve poi immaginare in via preventiva quel che potrà piacere e interessare al Destinatario, offrirgli narrazioni credibili e ospiti autentici. L’Emittente predispone il Messaggio coi suoi simulacri nel momento in cui progetta il talkshow; gli spettatori usano le loro esperienze accumulate per riconoscersi nei simulacri al momento della visione. La ricerca empirica sugli effetti a breve termine 5.1 Premesse allo studio degli effetti dei media Lo scopo dell’industria culturale è attrarre la maggior quota possibile di spettatori al cinema, davanti alla radio o alla tv, proponendo loro spettacoli in cui sono legittimati e riprodotti i modi di vita e le ideologie dominanti. Le ricerche sugli effetti hanno invece per obiettivo i pubblici: li si osserva per stabilire se ricordano, comprendono, traducono in atteggiamento o in azione il contenuto dei Messaggi. Tuttavia il risultato di tali indagini riguarda l’Emittente, poiché dipende da lui creare Messaggi capaci di indurre nei Destinatari il ricordo, la comprensione, l’azione e l’atteggiamento giusti, cioè corrispondenti alle sue intenzioni comunicative. La non coincidenza tra oggetto empirico e obiettivo della ricerca è piuttosto frequente nell’ambito delle esplorazioni sui media ed è importante tenerla presente per non cadere in alcuni errori metodologici. La questione della committenza infatti coinvolge i rapporti economici che lagno la Fonte ai ricercatori, interessati entrambi a studiare gli effetti che il medium può produrre sui pubblici. A sovvenzionare tali interventi però non è un attore terzo tra quelli implicati nel processo di comunicazione, ma una delle parti in causa. La Fonte attiva il medium nei riguardi delle notizie di cui si fa portatrice e nel contempo lo rende oggetto di indagine per favorire la propria capacità di controllo e di uso dei risultati della sua azione informativa. Gli effetti a lungo termine richiamano processi, come la socializzazione o la costruzione sociale della realtà, che poco c’entrano con il calcolo delle conseguenze immediate dei media sui consumi o sugli atteggiamenti, obiettivo principale di attenzione invece dell’analisi degli effetti a breve termine. Studiare gli effetti a lungo termine non può prescindere dal tener conto anche dell’efficacia dei messaggi a breve, che sono il fondamento di buona parte della comunicazione del marketing, il quale è piuttosto disinteressato ai problemi di lungo periodo. La ricerca sulle audience mira a misurare, come accade anche oggi, quante persone seguono un determinato programma o leggono un certo giornale, cosa poi apprezzino dell’uno e dell’altro e come queste scelte si distribuiscano secondo le variabili sociali classiche( età, genere, ecc). le indagini sull’audience cominciano molto presto e hanno per obiettivo, in assenza della tv, gli ascoltatori della radio. Diversi metodi vengono sperimentati allo scopo di raggiungere l’obiettivo di un calcolo adeguato e utile, tale da accontentare gli investitori e gli sponsor. La maggioranza delle ricerche vengono fatte negli Stati Uniti. Le ricerche sul contenuto hanno per obiettivo di stabilire quali sono i temi dominanti compresi nei messaggi allo scopo di valutare l’orientamento ideologico dell’Emittente e gli stili espressivi con cui sono rappresentati i diversi attori sociali di cui si parla. Le metodologie che vengono impiegate per questo genere di analisi sono sia quantitative(il conteggio della frequenza di alcune parole, il conteggio delle volte in cui le parole si connettono con altre formando una frase ecc); sia qualitative(utilizzando gli strumenti semiotici dell’analisi del discorso). Infine l’analisi sugli effetti costituisce l’oggetto primario del capitolo e riguarda le campagne d’informazione, pubblicitarie o politiche, con le quali si cerca di persuadere il pubblico ad adottare un’idea o un comportamento. L’obiettivo delle ricerche è stimare quanto e come le campagne funzionino nell’ottenere i risultati attesi. Una campagna mediatica comprende un insieme di messaggi tra loro coordinati e diffusi in una stessa durata temporale con mezzi diversi. Oggetto di osservazione sono la stampa e la radio, analizzati con metodi quasi sempre quantitativi di stampo positivistico, imperniati su approcci della psicologia allora dominanti, come il comportamentismo. 5.2 La Teoria Ipodermica Tale teoria non ha nome, non viene attribuita a un autore specifico e in effetti non è mai stata formalmente enunciata. È un’interpretazione intuitiva del funzionamento dei media in un periodo, quello tra le due guerre mondiali che vedeva i regimi totalitari europei utilizzare il cinema e la radio come strumenti di propaganda capaci di mobilitare milioni di individui. IPODERMICOè il Messaggio che arriva al Destinatario come fa un ago che colpisce sottopelle ciascun membro del pubblico singolarmente e penetra poi in profondità. La Teoria prende forma a partire da un presupposto psicologico, un presupposto sociologico e uno funzionale. Il presupposto psicologico si rifà alla prima formulazione della teoria comportamentista secondo la quale a uno stimolo corrisponde una risposta. Vale qui lo stesso sottointeso della teoria matematica: se il Destinatario comprende il significato letterale della comunicazione ciò equivale a produrre l’effetto voluto dall’Emittente. È in questa maniera che agisce il modello stimolo/risposta, sino al punto in cui, qualora il Destinatario sia oggetto di esposizione prolungata a Messaggi simili può subire effetti di condizionamento in senso tecnico, che sono anch’essi postulati dalla ricerca comportamentista. Comportamentismocorrente psicologica che si propone lo studio scientifico del comportamento umano superando gli approcci introspettivi e soggettivisti che presuppongono di poter indagare i processi interni alla mente è una scatola nera che non permette di essere osservata nelle sue componenti intenzionali o involontarie. Oggetto principale di indagine sono solo i comportamenti manifesti. Presupposto sociologicoriguardante l’atomizzazione e vulnerabilità degli individui che hanno perduto, a seguito del processo di massificazione, le loro relazioni sociali primarie. Aumentano così la solitudine e l’isolamento che vengono in parte compensati dal senso di appartenenza di identità prodotto dai mezzi di comunicazione di massa. Le società totalitarie che si sviluppano nel periodo tra le due guerre in Europa sembrano essere la dimostrazione lapalissiana di questo stato di cose: i media sono molti potenti perché mobilitano immense folle attraverso slogan e parole d’ordine che funzionano come gli stimoli pavloviani. Presupposto funzionalecostituito dall’idea trasmissiva ancora in abbozzo, ma che presiede a tutto l’impianto della Teoria ipodermica, per cui, una volta che il Messaggio è prodotto, messo in circolazione e ha raggiunto il suo Destinatario questi non può sottrarsi agli effetti di influenza e manipolazione per i quali il Messaggio stesso è stato creato. 5.3 Effetto a breve termine: le variabili psicologiche The people’s choicela prima importante ricerca è stata condotta da Paul Felix Lazarsfeld, Berelson, Gaudet sulla campagna elettorale presidenziale Usa in cui fu rieletto Roosevelt nel 1940. Si trattava di studiare gli effetti di radio e stampa sulle decisioni di voto dei componenti di una comunità dell’Ohio. Risultati: ✓ nel 53% dei casi si aveva un rafforzamento delle opinioni precedenti. ✓ Nel 26% dei casi si aveva il passaggio dall’indecisione alla scelta di un partito o dalla scelta di un partito a un atteggiamento indeciso. ✓ Nel 16% dei casi era impossibile operare una valutazione precisa. ✓ Nel 5% dei casi c’era stata l’effettiva conversione da una scelta di partito a un’altra per effetto delle campagne di propaganda elettorale. Solo il 5% aveva cambiato opinione in conseguenza dell’esposizione ai messaggi. Al contrario una forma primaria di organizzazione sociale è data dalla presenza di leader d’opinione i quali contribuiscono a far circolare i messaggi veicolati dai mezzi di comunicazione di massa tra i membri del proprio gruppo stabilendo così un ponte tra i medi stessi e le comunità di riferimento. Vi è una doppia trasmissione: dall’Emittente a un Leader e dal Leader al Destinatario. I Leader d’opinione assolvono a un tale ruolo di mediazione perché possiedono tra caratteristiche rilevanti: • Sono normalmente più informati, più coinvolti e interessati ai temi elettorali; • Sono in grado di esercitare influenza personale nei confronti dei componenti delle comunità al cui interno esercitano la loro leadership; • Si espongono più degli altri ai messaggi diffusi dai messi di comunicazione. Ora un leader piò assumere su si sé le funzioni di punto di ancoraggio riconoscibile e collettivo a cui i membri del gruppo sono in grado di richiamarsi. L’insieme di queste caratteristiche stabilisce le modalità con cui funziona la comunicazione a due fasi: il medium colpisce privilegiatamente il leader d’opinione, il quale poi filtra l’informazione e a sua volta ne trasmette i contenuti agli altri membri del gruppo. Sia l’oggetto della comunicazione, sia il coinvolgimento personale possono essere allora stimolati e indotti dal leader che esercita con ciò la sua influenza. È lui a favorire quegli effetti di rafforzamento dell’opinione posseduta, di passaggio dall’indecisione alla scelta di partito e di conversione che abbiamo visto costituire le principali conseguenze dell’intervento dei media nella campagna elettorale in The People’s Choice. Un leader può essere semplicemente il più informato, colui del quale si ha fiducia e che appare motivato a esprimere giudizi prendendo le mosse da ragioni meno propagandistiche degli spot di una campagna elettorale. Il leader esercita la sua influenza in una forma anche più strutturata nell’ambio dei gruppi di riferimento, come leader d’opinione locale o leader d’opinione cosmopolita. 1. Il primo vive all’interno della sua comunità e ha contatti frequenti con i suoi membri, partecipa alla vita di associazioni e istituzioni locali. È un leader polimorfico: esercita la sua influenza su diverse questioni tematiche. È destinatario di messaggi che provengono dalle fonti più popolari e meno raffinate o impegnate; da essi trae aneddoti ed esempi che mostrino il lato umano degli eventi di cui parla. 2. Il secondo proviene spesso dall’esterno della sua comunità, ha viaggiato e gode di un’ampia autorevolezza. È un leader monomorfico: esercita la sua influenza solo su temi specializzati rispetto ai quali possiede competenza e legittimità. È destinatario di messaggi che provengono da fonti più ricercate e culturalmente raffinate che contribuiscono ad attribuirgli autorevolezza. Il leader d’opinione è entrato a far parte delle strategie persuasive in due modi. 1. Il primo lo vede coinvolto come Destinatario principale del Messaggio: se l’Emittente sa come funziona la comunicazione a due fasi, tanto vale che parli direttamente al leader, contando sul fatto che se si riesce a persuaderlo sarà poi lui a influenzare i restanti membri del gruppo. 2. Il secondo modo con cui il leader è costruito nell’ambito di strategie comunicative persuasorie è attraverso la figura del testimonial interno a uno spot pubblicitario. 5.6 Effetti a breve termine: le variabili testuali Per valutare quale fosse la strategia migliore per creare dei messaggi persuasivi si è tenuto conto delle seguenti variabili: 1. La credibilità della fonte; 2. L’ordine con cui gli elementi vengono collocati nel messaggio; 3. L’atteggiamento e la conoscenza che i Destinatari già possiedono circa il tema oggetto del messaggio persuasivo; 4. Il livello di scolarizzazione dei Destinatari. L’insieme di questi punti stabilisce una serie di regole di buona composizione die messaggi che Maccoby ha chiamato Nuova retorica scientifica. • Credibilità della fonte: le ricerche condotte dal gruppo di Hovland hanno mostrato che più credibile è la fonte, maggiore è la probabilità che il pubblico si persuada delle opinioni espresse nel Messaggio. La credibilità della fonte è una caratteristica che viene attribuita dal Destinatario stesso sulla base di due caratteristiche: a. La competenza che l’Emittente mostra di possedere nei riguardi dell’argomento oggetto della comunicazione; b. La veridicità e il disinteresse con cui esprime il suo punto di vista. Quando entrambi questi requisiti siano avvertiti come esistenti dal Destinatario, la percentuale di persone che mostrano di adeguarsi ai contenuti del Messaggio è abbastanza superiore a quella rilevata quando la fonte gode di un minore prestigio. Tuttavia produce anche qui l’effetto latente per cui, a distanza di tempo, la variabile costituita dalla credibilità della fonte tende a dissolversi e quindi a incidere molto meno sull’effetto di persuasione che è determinato in misura più consistente da altri fattori o tende a non prodursi affatto. • One side, both sides: riguarda la disposizione degli argomenti all’interno del Messaggio, partendo dal presupposto che la loro collocazione sia influente sul suo potere di convinzione. Un messaggio persuasivo può essere unilaterale( one side) o bilaterale (both sides), intendendo con il primo che l’opinione di cui l’Emittente vuole convincere il Destinatario sia espressa da sola senza alcun contradditorio. Col secondo invece ci si riferisce alla compresenza, nel messaggio, di posizioni sia favorevoli sia contrarie all’idea che l’Emittente intenda suggerire. Gli esperimenti hanno rivelato che il messaggio bilaterale risulta più efficace nei confronti della parte del pubblico che aveva un parere opposto a quello contenuto nella comunicazione. Viceversa il messaggio unilaterale rafforza l’opinione di chi è già d’accordo con i suoi contenuti. La forza di convinzione non sta solo nel significato delle parole, nell’uso di immagini accattivanti ben miscelate tra loro, ma anche nella presenza o nell’assenza di contradditorio. Conoscere come la pensa il Destinatario prima che si esponga al medium è infatti strategico se si vuole ricavare qualche vantaggio dall’effetto one side- both sides. Il livello di istruzione dei Destinatari: i più scolarizzati sono maggiormente sensibili alla presentazione di ambedue i punti di vista rispetto ai quali appaiono più influenzabili; mentre accade il contrario per meno istruiti: per loro si ottengono migliori risultati con messaggi one side. • Primacy e recency: gli esperimenti condotti su questi temi sono particolarmente interessanti perché gli psicologi dell’epoca erano sicuri che l’influenza dell’argomento posto all’inizio fosse indiscussa. Si pensava che la maggior parte degli individui rimanesse colpita da ciò che viene per primo nel messaggio(PRIMACY) e risultasse di conseguenza resistente a temi e oggetti che vengono dopo si scoprì invece che non pochi individui restavano persuasi dagli argomenti che giungevano per ultimi. Tuttavia sembra assodato che una maggior conoscenza e familiarità da parte del Destinatario con l’oggetto di cui si parla rende più efficace, ai fini nella persuasione, l’argomento che appare per ultimo(RECENCY), mentre una minor conoscenza mantengono più utile l’effetto standard primacy. • Esplicitazioni delle conclusioni: si è affrontata la questione se fosse più utile, ai fini della persuasione, lasciare al Destinatario di trarre da solo le conclusioni relative alle argomentazioni che gli vengono presentate o se spettasse all’Emittente di esplicitarle in forma puntuale. I risultati sperimentali hanno mostrato che il numero di persone influenzate secondo le intenzioni comunicative dell’Emittente risultava maggiore se le conclusioni erano rese esplicite, tuttavia si otteneva l’effetto opposto qualora si realizzasse una fra tre condizioni: a. Quando i Destinatari erano abbastanza intelligenti e perciò soddisfatti dal trarre le conclusioni da soli; b. Quando all’opposto, le argomentazioni consentivano di ricavare delle conclusioni semplici e alla portata di tuti; c. Quando i Destinatari mostravano di avere conoscenza e familiarità con l’argomento per cui, essendo coinvolti personalmente, una conclusione esplicita non conforme alle loro aspettative produceva scarsi effetti di persuasione. Meno se ne sa su un argomento, meno si è motivati a sapere e meno si è istruiti, più facilmente si può essere influenzati dal contenuto persuasivo di un messaggio. • Effetto vaccinazioni: recency+ both sides: mantenimento dell’opinione contro possibili argomenti opposti. • Messaggi minacciosi: l’efficacia della paura come strumento di influenza nei messaggi persuasivi. Janis e Feshbach in un famoso studio del 1953 hanno proposto a vari grupi di studenti delle superiori tre messaggi relativi alla conseguenza di una scarsa igiene orale. I tre messaggi erano calibrati su una scala di intensità della minaccia che andava da debole, a media, a forte. I risultati sono stati inversamente proporzionali alla forza della minaccia. I messaggi più paurosi, generavano ansia e spingevano i ragazzi a comportamenti di rimozione, cioè a non prendere sul serio e a dimenticare i messaggi. All’opposto, la minaccia debole ha prodotto i migliori effetti persuasivi. La conclusione generale è che la paura induca a non prendere in considerazione gli argomenti oggetto di persuasione, ma, quel che più conta, a rimuovere anche le parti del messaggio non minacciose. La minaccia ha un effetto gaussiano, fino ad un certo punto può stimolare maggior attenzione nei confronti dei contenuti del messaggio, ma dopo quel punto crea conseguenze negative che spingono a una fuga difensiva rispetto al messaggio, il quale fa per l’appunto, troppa paura. 5.7 Gli effetti boomerang Occorre valutare anche quegli errori comunicativi che rendono il messaggio stesso inefficace e controproducente. Si tratta in sostanza di una forma estrema di decodifica aberrante. Robert Merton e Paul Lazarsfeld ne hanno una breve descrizione occupandosi di quattro esempi significativi. ♦ Boomerang da errata valutazione psicologica del pubblico. L’esempio è tratto da una conversazione radiofonica con cui un radiologo spiegava ai suoi ascoltatori i pericoli legati all’abuso di raggi x e all’affidarsi a operatori non professionisti. Sull’attendibilità dei primi aveva fornito molte informazioni, mentre sul modo in cui era possibile riconoscere e smascherare i secondi, e poi su quanti essi fossero in proporzione ai medici competenti, non disse nulla. Il che produsse due effetti principali: da un lato generò incredulit e indifferenza nei confronti dell’informazione. Una parte dei Destinatari finì con il mettere in dubbio l’importanza stessa del problema di riconoscere i radiologi veri dai falsi. Dall’altro lato, in forma ancora più radicale, portò alcuni a non avere più fiducia nella radiologia in generale, visto che il odo confuso in cui questa sembrava funzionare non offriva molta sicurezza sul fatto che si trattasse di una pratica sicura e utile. Ciò ebbe la conseguenza di togliere in entrambi i casi credibilità al messaggio. ♦ Boomerang da eterogeneità del pubblico. Il programma radiofonico in questione riguardava l’incursione giapponese a Pearl Harbour. Tale programma conteneva due temi principali: a. il primo sottolineava il potere e la forza delle nazioni alleate e aveva lo scopo di combattere il disfattismo; b. il secondo accentuava la forza del nemico nel tentativo di ridurre l’eccessivo ottimismo e il compiacimento per la propria potenza. Il pubblico che ascoltava il programma era eterogeneo perché composto sia da ottimisti decisi a combattere e a reagire nella convinzione di essere il più grande esercito del mondo, sia da disfattisti preoccupati invece del fatto che il Giappone potesse prevalere grazie alla sua organizzazione di uomini e mezzi. L’esito del messaggio è stato alla fine quello di accontentare entrambi. Gli ottimisti erano sensibili alla parte del messaggio che esaltava la forza delle truppe alleate e si confermavano nella loro aspettativa di facile vittoria; i disfattisti apprezzavano invece la descrizione che accentuava la potenza del nemico attribuendo ancora maggior peso alle proprie inquietudini. L’Emittente ha dato avvio al tentativo ingenuo di rafforzare il patriottismo nella platea degli ascoltatori. Ci fu di nuovo l’insuccesso della comunicazione, che suscita un effetto boomerang: il messaggio si rivela non efficace per i propositi per i quali era stato creato e contemporaneamente produce conseguenze contrarie a quelle attese stimolando la spaccatura del pubblico in ottimisti e disfattisti. ♦ Merton e Lazarsfeld lo definiscono come il risultato di temi diversi contenuti nello stesso documento di propaganda i quali operano ostacolandosi a vicenda. Il documento in questione è costituito da film bellici distribuiti prima dell’entrata in guerra degli Usa, in cui i nazisti vengono mostrati come creduli e come una minaccia per il sistema di vita americano. Gli spettatori di quei film reagivano mostrando sentimenti di aggressività e di ostilità nei confronti del nazionalsocialismo. Tuttavia misurando con opportuni test la loro propensione all’entrata in guerra del proprio paese a fianco degli alleati, questa non solo non si dimostrava superiore a quella di coloro che non avevano assistito ai film, ma in non pochi casi era addirittura inferiore. I due temi erano da un lato l’odiosità dei comportamenti immorali, antireligiosi e antidemocratici dei nazisti, dall’altro però anche la descrizione minuta dei loro apparati bellici che comparivano potenti e ben organizzati. Anche qui c’è una contraddizione nel messaggio, è involontaria e costituisce l’errore comunicativo che poi produce l’effetto boomerang. Il messaggio risulta in parte minaccioso ed è così efficace nella sua minaccia da indurre più prudenza che determinazione a voler collaborare alla sconfitta del nazismo. Il boomerang che ne segue è strutturale perché il difetto non sta in una cattiva o insufficiente percezione della capacità dei Destinatari di comprendere i contenuti del testo diffuso o nella scarsa consapevolezza che l’Emittente ha della composizione della sua audience ma nella composizione stessa del messaggio, il quale è contradditorio in sé. ♦ Boomerang da fallacia della esemplificazione malintesa. presupposto che i media agiscano al di là della loro funzione mediale, nel senso che costituiscono un attore sociale che interagisce e offre risorse di esperienza ai propri pubblici. 3. Infine una riflessione a parte merita l’insieme di effetti impliciti e latenti che riguardano la presunta la relazione causale tra alcuni tipi di messaggi dei media e comportamenti pericolosi o non desiderabili, quali ad esempio la propensione alla violenza, i disturbi alimentari, la promiscuità sessuale ecc. 6.2 Effetti causali non voluti che generano allarme sociale: violenza, erotismo, anoressia Esempio di effetto a lungo termine implicito e sedimentato è costituito dalla relazione che si ritiene possa stabilirsi tra contenuti dei messaggi dei media e comportamenti sociali pericolosi o allarmanti. Ci riferiamo al possibile influsso che i mezzi di comunicazione si crede possano esercitare nei riguardi di azioni violente, delle condotte sessuali o dei disordini alimentari. Si vedano da ultime le polemiche che impegnano associazioni di genitori, psicologi, medici e religiosi intorno alla minaccia che internet rappresenterebbe nei confronti di bambini e adolescenti. Situazioni dello stesso tipo si sono presentate con la nascita di ogni nuova risorsa tecnica(dalla stampa, alla televisione). ♦ VIOLENZA. Non è molto chiaro quale sia la responsabilità dei media e quale invece di altri processi causali: l’ambiente di provenienza, la scolarizzazione, le variabili psicologiche ecc.. il problema metodologico fondamentale riguarda allora la difficoltà di attribuire con certezza quanta parte di responsabilità possiedano gli uni e gli altri. Sarebbe sciocco sostenere che non vi sia alcuna relazione tra la violenza rappresentata nei media e la violenza rintracciabile nella realtà, ma altrettanto poco sensato immaginare che tv e internet siano dei moltiplicatori o addirittura le ragioni prime dell’incremento di aggressioni e reati. I media costituiscono i testimoni e i narratori interessati della cronaca e della fiction che raccontano delitti. Se andiamo a vedere in che termini prenda corpo la preoccupazione intorno ai rapporti tra i media e violenza, la vediamo svilupparsi in due direzioni principali. Da un lato l’ampia l’ampia rappresentazione di episodi criminali o antisociali offerta al cinema, nella stampa, in tv e oggi in internet, i quali formano molta parte dei contenuti narrati. Dall’altro lato, proprio grazie a tale energica attività di rappresentazione i pubblici hanno la sensazione che i fatti criminali e violenti crescano progressivamente e in concomitanza con ciò che si mostra sui giornali e nei tg. ♦ DISTURBI ALIMENTARI. Un altro settore piuttosto famoso di attenzione verso la presunta rischiosità dei media riguarda il rapporto tra rappresentazioni del corpo, soprattutto femminile, nella pubblicità e anoressia o bulimia. È impossibile assolvere i media da ogni colpa, ma è altrettanto complicato riuscire a individuare il nesso di causa effetto con la malattia in un contesto in cui i fattori in gioco solo molti e con profondi radici nella psicologia individuale e nelle relazioni familiari. C. Riva riassume il rapporto media –anoressia/bulimia: ▲ Sviluppo: i media hanno un ruolo importante come fonte di apprendimento: la ridondanza di messaggi aventi come oggetto il corpo femminile si può tradurre in una pressione sulla percezione corporea che ognuna ha di sé; ▲ Cronicizzazione: nelle fasi di acquisizione della consapevolezza e del rafforzamento della condizione patologica, i media si offrono come fattori funzionali al mantenimento del disturbo, mettendo a disposizione immagini e modelli utili a soddisfare il bisogno di confronto, di immedesimazione e di giustificazione delle proprie condotte ossessive e compulsive: ▲ Superamento: quando i soggetti riescono a rielaborare correttamente la propria esperienza e a mettersi in relazione con il disturbo alimentare in modo critico e consapevole, i contenuti normalmente proposti dai media contribuiscono alla presa di coscienza della vulnerabilità e allo smascheramento dell’illusione, costituendosi come fattori da cui prendere le distanze, secondo le forme della lettura oppositiva. I siti internet pro-ana e pro-mia, libri che contengono le confessioni biografiche di ex ammalate, le trasmissioni televisive in cui esperti si confrontano con le anoressiche e le loro famiglie creano un ambiente simbolico estremamente denso in cui il discorso intorno ai disordini alimentari sopravanza di molto le rappresentazioni dei corpi magri che solitamente vengono indicate come una delle cause del problema. ♦ L’EROTISMO. Dopo la veloce e reticolare diffusione di internet che ha consentito un accesso gratuito e illimitato a materiali erotici o schiettamente pornografici, l’allarme sociale intorno a questo tema si è acuito creando non poca ansia in molti genitori, preoccupati per gli effetti di un’esposizione accidentale o comunque inappropriata dei propri figli a tale genere di materiali. La conclusione generale riguarda alcuni punti: 1. non è sempre possibile stabilire quale sia l’effettivo contributo dei media al problema che si prende in considerazione. Le ricerche sono a questo proposito spesso tra loro contradditorie nei risultati e ambigue nei metodi. 2. Si conferma l’indeterminatezza dell’ordine causale da attribuire nella relazione tra media e problema. 3. In materie sensibili come quelle che abbiamo affrontato il peso delle posizioni ideologiche, politiche, religiose si fa sentire in maniera preponderante, così che a volte gli sforzi di comprensione sono inficiati da pregiudizi che precedono i risultati delle ricerche e ne condizionano pesantemente gli obiettivi. 4. Di sicuro un prodotto che nasce in abbondanza dalla relazione tra media e i temi sensibili che abbiamo considerato nel capitolo è costituito dall’allarme sociale. Diciamo che esso nutre tv, rotocalchi e siti web di argomenti di cui occuparsi e nello stesso tempo ne rappresenta uno degli effetti principali. Senza media la nozione stessa di allarme dovrebbe essere rivista; tuttavia quasi sempre i mezzi di comunicazione appaiono ai propri pubblici come delle solerti sentinelle che mettono in guardia la popolazione su pericoli e rischi. 5. non si può negare che i media abbiano delle responsabilità nei riguardi di questi o altri problemi, se non altro per una questione meramente quantitativa. 6.3 La Spirale del silenzio Elisabeth Noelle-Neumann si accorge di un fenomeno piuttosto strano che chiama last minute swing. In base al last minute swing le dichiarazioni di voto che i cittadini esprimono prima delle elezioni, in entrambe le consultazioni vengono stravolte all’ultimo minuto, dando la vittoria a uno dei due partiti in lizza che fino a quel momento erano dati invece testa a testa. La teoria della spirale del silenzio nasce da tale constatazione e dal tentativo di dare una risposta a questo comportamento che vede la contraddizione tra un’opinione (l’esprimere una preferenza di voto) e un’azione (il votare poi in modo difforme da quanto dichiarato). La Neumann ricorre a diverse spiegazioni. Una critica alla teoria degli effetti limitati. • La diffusione capillare della tv rende meno efficace il meccanismo della percezione selettiva, poiché il medium riesce a condizionare atteggiamenti e condotte degli individui consentendo loro una minore autonomia. La crisi del modello degli effetti limitati risulta piuttosto radicale e la studiosa lo attribuisce a due caratteristiche: 1. la cumulazione nel tempo di più messaggi che riprendono gli stessi argomenti, situazione tipica dei palinsesti televisivi che mostrano un’attenzione assidua ne confronti di particolari temi drammatici o spettacolari; 2. la consonanza che tocca invece l’uniformità dei contenuti di programmi diversi intorno a certi argomenti che diventa quasi impossibile ignorare. • Una seconda considerazione riguarda l’dea stessa di opinione pubblica. È il risultato di una continua opera di allineamento con cui ciascun individuo cerca di adattarsi a quel che ritiene essere il modo di pensare o di agire maggioritario all’interno del proprio contesto sociale. Il suo problema è di evitare l’isolamento che conseguirebbe a una presa di posizione diversa da quella che gli sembra essere comune e diffusa all’interno della sua comunità. L’opinione pubblica diviene l’opinione dominante, opinione in grado di esercitare influenza sui singoli fino a uniformarli sulle stesse posizioni. Dunque come accade nell’esperimento di Ash, Noelle-Neumann si accorge che la discrepanza tra intenzioni di voto espresse qualche settimana prima e voto effettivo dell’ultimo momento, corrisponde a una sorta di effetto di salita sul carro del vincitore. Costoro tacciono la propria preferenza al fine di associarsi all’opinione politica che ritengono prevalente e dunque col partito che vincerà le elezioni. Tale capacità soggettiva di captare l’orientamento prevalente è definita dall’autrice una competenza quasi statistica che è disposizione di ciascuno grazie alle informazioni che provengono dai media e che gli consentono di annusare l’aria allo scopo di farsi un’idea di quale sia l’opinione dominante. In questo modo si pongono le basi per una profezia che si autoadempie: se un certo numero di elettori è convinto che prevarrà il partito A e sono disposti a votarlo per salire sul carro dei vincitori all’ultimo momento, allora il partito A vincerà davvero proprio grazie ai loro voti. La percezione diventa con ciò azione e produce conseguenze politiche reali. 4 elementi compongono il quadro della Spirale del silenzio: 1. Un medium molto diffuso, la tv, offre informazioni e immagini cumulative e consonanti di alcuni fatti sui quali gli individui sono chiamati a prendere posizione; 2. La comunicazione interpersonale e i rapporti individuali, tra cui il bisogno di uniformarsi alle idee più diffuse nell’ambito della propria comunità, sono fattori importanti che influenzano azioni e scelte individuali; 3. Se si rende necessario manifestare in qualche modo le proprie opinioni c’è una tendenza conformista a mantenere sotto silenzio eventuali punti di vista in disaccordo con quelli che s suppone siano della maggioranza e a esprimersi in favore di questi ultimi; 4. Grazie ai media e alle interazioni sociali gli individui acquisiscono una capacità quasi statistica nel valutare il clima di opinione da cui sono circondati. Di qui nasce la Spirale che crescendo su se stessa stabilisce le condizioni di una profezia che si autoadempie. Per ragioni analoghe a quelle che le danno inizio tuttavia essa può anche arrestarsi. Il sistema insomma è dinamico e funziona per cicli che montano, arrivano a stadi di massima espansione, per poi interrompersi nuovamente e ricominciare. 6.4 Scarti di conoscenza A partire dai primi decenni dell’Ottocento i riformatori sociali posero la questione dell’istruzione come un elemento centrale per ottenere maggior uguaglianza tra i cittadini. Se il figlio dell’avvocato e il figlio del contadino , si pensava, frequentano la stessa scuola, ciò consentirà loro di mostrare le proprie capacità e di far emergere i talenti, fino a ottenere che il figlio del contadino faccia l’avvocato e che il figlio dell’avvocato diventi un contadino. Il sistema scolastico nonostante i migliori propositi tendeva a riprodurre le disuguaglianze sociali molto più di quanto non riuscisse a superarle e ad appianarle. Le ragioni di un tale risultato sono molte e complesse, ma questo esempio a noi serviva per introdurre la Teoria degli scarti di conoscenza. Anche i media sono stati visti come degli autorevoli mezzi di diffusione della cultura e come elementi che potevano generare processi virtuosi di alfabetizzazione capaci di far superare nel tempo alcune delle disuguaglianze sociali che dipendono dall’istruzione e dall’abilità di reperire conoscenze. Se tutti hanno a disposizione le stesse fonti di informazione e di intrattenimento tra cui scegliere, a lungo competenze interpretative e così facendo una parte delle differenze sociali che separano i diversi pubblici saranno appianate. Le ricerche hanno dimostrato invece che un tale effetto non si verifica e che al contrario i media tendono a mantenere le diseguaglianze d’origine. Gli elementi che influiscono su questo effetto di riproduzione delle diseguaglianze culturali sono: lo status socio- economico, il livello di istruzione, le abilità comunicative, l’informazione già posseduta, il tipo e la natura del sistema dei media che si ha a disposizione. L’insieme di tali fattori stabilisce le condizioni entro cui i media consentono di migliorare la propria posizione cognitiva di partenza, oppure di peggiorarla. Le circostanze che la teoria prende in considerazione per mostrare come il meccanismo si produca sono due. Da un alto la velocità con cui gli appartenenti all’uno o all’altro strato sociale conseguono l’informazione fornita dai media via via che questi si diffondono e, dall’altro, l’acquisizione di abilità nell’uso di nuovi strumenti tecnici immessi sul mercato. 6.5 La dipendenza dei media La Teoria della dipendenza dei media stabilisce una connessione strutturale tra pubblici e mezzi di comunicazione, nel senso che gli effetti a lungo termine che descrive non sono legati a iniziative o situazioni particolari, ma rappresentano la normalità quotidiana, una condizione che più volte abbiamo definito partire dalle posizione culturali espresse dai critici. Ciascuno possiede due risorse difficilmente scindibili. Da un alto quel che conosce direttamente perché rientra nell’ambito delle sue sfere di vita: parentele, amicizie, lavoro, svago ecc.. dall’altro lato la messe ogni giorno più vasta di conoscenze, informazioni ed emozioni che trae dal consumo di prodotti mediali, i quali sempre più spesso mimano la realtà quotidiana e sempre di meno rappresentano la fonte di narrazioni mitiche o epiche come accade nella tradizione cinematografica e letteraria. In rapporto a quella parte dell’esperienza che ciascuno vive in relazione ai messaggi dei media si stabiliscono delle condizioni di dipendenza, intesa quasi in senso tossicologico. Non si tratta alla fine di non poterne fare a meno perché danno una qualche forma di piacere, ma perché sono a tal punto intrecciate con la realtà quotidiana da costituirne una condizione non più rinunciabile per svolgere normali attività di tutti i giorni.
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