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Strutture Sociali e Fenomeni Sociali: Una Introduzione alla Sociologia, Dispense di Sociologia

Sociologia della CulturaSociologia della modernitàSociologia della comunicazioneSociologia della Disuguaglianza

Le basi della sociologia, dalla struttura sociale e dai ruoli sociali, alla modernità e alla globalizzazione. Vengono esplorati concetti chiave come l'immaginazione sociologica, la cultura, le istituzioni, la comunicazione e la disuguaglianza. Vengono anche analizzati i nuovi media e la loro influenza sulla società postmoderna.

Cosa imparerai

  • Come i media influenzano i processi democratici in una società?
  • Che fenomeno sociale si distingue per il predominio di una certa forma di controllo nelle società moderne?
  • Che teorico culturale sosteneva che le persone di status sociale diverso interpretavano i programmi in modo diverso?
  • Che teorico sociologico ha introdotto il concetto di immaginazione sociologica?

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 13/06/2022

giorgiavii
giorgiavii 🇮🇹

4.5

(2)

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Scarica Strutture Sociali e Fenomeni Sociali: Una Introduzione alla Sociologia e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! INTRODUZIONE La sociologia è lo studio scientifico della società. Secondo Bauman, essa aiuta a dare un significato alle nostre esperienze quotidiane confrontandole con quelle altrui, in quanto esse fanno parte di una storia di gruppi di individui che condividono esperienze simili fino a formare una tendenza sociale. Nella vita quotidiana tendiamo a pensare a noi stessi come individui unici, pensando il nostro sé come distinto dalla società. L’individualismo vede la società come somma di individui unici e distinti, ciascuno con le proprie qualità specifiche. La sociologia, invece, non concepisce la società come se fosse formata da tanti individui distinti, perché non esiste una netta separazione tra individuo e società: le nostre azioni e le nostre idee sono determinate dalla cultura della società in cui viviamo. Tutte le società hanno una struttura sociale formata da una rete di relazioni sociali e da componenti stabili nel tempo. Le componenti principali sono: - Norme, che stabiliscono il comportamento corretto; - Status, ossia la posizione che le persone occupano all'interno di una struttura sociale; - Ruoli, che sono l'insieme dei comportamenti e delle azioni che la gente si aspetta da un individuo in base allo status che occupa; - Istituzioni, ossia insiemi di valore, norme, status, ruoli e gruppi che nascono come risposta degli individui a bisogni fondamentali della società in cui vivono. La cultura, i ruoli e le istituzioni sono il nucleo della struttura sociale. Nello studio della sociologia è importante il concetto di immaginazione sociologica di Mills. Essa è la capacità degli individui di definire le difficoltà che sentono in termini di cambiamenti storici e sociali, cogliendo il nesso tra individuo e società. L'immaginazione sociologica distingue tra: - Difficoltà: sono personali, riguardano solo l'individuo e il suo ambiente; - Problemi: sono questioni pubbliche, riguardano l'organizzazione delle istituzioni di una società e le loro crisi. La sociologia deve guardare dietro le apparenze delle strutture sociali. Berger descrive quattro dimensioni della conoscenza sociologica: - Demistificazione: guardare dietro le apparenze delle istituzioni social; - Non rispettabilità: analizzare anche gli aspetti non rispettabili della società; - Relativizzazione: capacità di valutare quanto cambino le identità e le prospettive a seconda della situazione e del contesto; - Aspetto cosmopolitico: i moderni centri urbani tendono a sviluppare una coscienza cosmopolitica, ossia una conoscenza di più punti di vista e stili di vita. La sociologia nasce tra ‘800 e ‘900 con l'obiettivo di analizzare la società che si andava delineando, concepita come nuova rispetto alla tradizione. La modernità per i sociologi è un insieme di processi storici che portano alla fine dell'ordine sociale tradizionale. Le problematiche affrontate dalla sociologia moderna furono: - Vita economica: si sviluppò il capitalismo industriale, che trasformò la società e causò disuguaglianze tra classi e pessime condizioni di lavoro degli operai; 1 - Organizzazione sociale: si passa dalle autorità personale arbitraria dei re e dei signori locali, a un'autorità impersonale regolata dalla burocrazia; inoltre la popolazione si spostò dai centri rurali ai centri urbani; - Cultura: i sociologi sottolinearono la centralità della scienza e il declino della religione; - Integrazione: i sociologi notarono un ordine sociale sempre più diviso e condividevano l'idea che l'integrazione sociale avrebbe portato a una maggiore eguaglianza e unità; - Sesso e socializzazione: i sociologi non mostrarono alcun interesse per il ruolo della donna nella società, dando per scontato i rapporti e l'equilibrio di genere; - Pubblico e privato: i sociologi dedicarono poca attenzione a sentimenti e svago, poiché queste tematiche erano considerate questioni private, legate all'ambiente domestico e, dunque, prevalentemente femminili o comunque non razionali, quindi non adatte alla sfera pubblica; - Occidentalismo e orientalismo: tutti i cambiamenti che si verificarono in Occidente, in seguito alla rivoluzione industriale, furono visti come evidenza di una superiorità dell'occidente sull'oriente; questa concezione fu una delle cause che giustificano il colonialismo. Con il nuovo secolo sono mutate le strutture sociali e culturali che i sociologi della modernità avevano analizzato, rendendo necessaria una loro ridefinizione: Le economie postindustriali: alla fine del XX secolo lo sviluppo tecnologico ha trasformato la produzione economica. Occorre meno tempo e meno personale per produrre beni materiali, così la forza lavoro viene impiegata più per la produzione di servizi. L'organizzazione decentrata: la comunicazione è diventata istantanea e si è trasformato anche il trasporto di beni, servizi e persone. La svolta culturale: gli aspetti che essa riguarda sono la crescente importanza delle industrie culturali e del sapere generale, nell'economia e la crescente attenzione prestata ai fattori culturali nelle spiegazioni sociologiche (linguaggi, simboli e significati). Derazionalizzazione: nonostante i notevoli progressi della scienza, oggi c'è meno fiducia nei tuoi confronti; si sottolineano i rischi che essa comporta per gli uomini e per l'ambiente. I nuovi movimenti sociali: in passato il prototipo della protesta era il movimento dei lavoratori sfruttati contro il sistema capitalistico. Oggi ci sono nuove forme di protesta, come il movimento femminista, quello per i diritti civili, per l'ambiente, ecc. Multiculturalismo e differenza: il nuovo accento su razza, genere e sessualità ha fatto sì che la società contemporanea esaltasse le diversità e la capacità di riconoscere positivamente le differenze. Socializzazione, identità e ciclo vitale: i fattori finora descritti stanno producendo cambiamenti nel matrimonio, nell'allevamento dei figli e nello sviluppo della personalità individuale. Diseguaglianze: sebbene tutti i cittadini siano formalmente uguali e abbiano alcuni diritti di base, stanno emergendo nuove forme di disuguaglianza, come i gruppi etnici, le famiglie monoparentali, le donne sole e i bambini poveri figli di queste famiglie. La globalizzazione: il concetto di un mondo unico globalizzato prende sempre più piede grazie o a causa di rapporti sempre più stretti, in diversi ambiti, dei vari paesi. 2 Gli atteggiamenti sono l'espressione dei valori e delle credenze di una persona, quindi non sono azioni: il fatto che le persone affermano di sostenere una certa posizione opinione, non significa necessariamente che agirebbero in accordo con essa. L'incoerenza del comportamento può essere il riflesso di una divisione culturale interiore: i valori di una persona tendono ad essere manifestati, mentre i suoi schemi simbolici tendono ad essere latenti. La classe socio-economica è uno dei modi più importanti in cui oggi sono classificate l'esperienza e la percezione sociale. Bourdieu studiò le relazioni tra cultura e classe. Nel suo libro “La distinzione” afferma che le persone di status sociale più basso tendono ad un’arte ti tipo figurativo e realistico, mentre le persone di status elevato tendono ad un’arte più astratta. Oggi la sociologia rifiuta l'idea che la cultura d’ élite sia migliore di quella popolare e il concetto di generi culturali ha preso il posto di nozioni come alta cultura e bassa cultura. Ogni genere di musica, scultura, cultura, ecc. rappresenta una forma di espressione culturale peculiare e creativa. 2. I MEDIA E LA COMUNICAZIONE I mass media sono una delle più importanti istituzioni della società postmoderna, con cui intrattenimento e informazione si mescolano. Un’importante analisi riguarda il grado di influenza che essi esercitano sulle società. Come individui tendiamo a pensare ai media come fonte di svago e intrattenimento, ma a livello di ruoli sociali i media sono molto più di questo, perché sono fondamentali per i processi democratici che legano nell'unità nazionale differenti interessi dei singoli individui o dei gruppi. Per molto tempo la sociologia ha considerato i media e la cultura popolare come soggetti poco importanti. Alcuni conservatori temevano che i media minacciassero i principi etnici e la cultura popolare abbassasse gli standard culturali; i socialisti, invece, temevano che la cultura di massa influenzasse la classe operaia con una dottrina a sostegno dei capitalisti. I mass media sono diventati talmente pervasivi nella società postmoderna che risulta difficile capire in che misura siano responsabili della costruzione simbolica della nostra realtà. Sono gli argomenti al contempo terribili ed eccezionali che fanno capire ai sociologi la realtà sociale. I fatti dell'11 settembre hanno permesso di individuare alcune caratteristiche dei mass media: 1) La normale programmazione televisiva fu sospesa e i canali delle TV, che normalmente competono, condivisero i servizi per poter fornire informazioni in tempo reale su un evento così importante. Ciò evidenzia il fatto che normalmente i media sono meno cooperativi e parziali in ciò che trasmettono. 2) Le poche e grandi aziende che possedevano la maggior parte dei media, l’11 settembre utilizzarono le loro risorse per raggiungere i pubblici, sospendendo i programmi di intrattenimento per trasmettere i notiziari. Questo ha fatto notare come i media fossero concentrati in poche aziende e come ciò sia stato utile per raggiungere i pubblici. 3) I diversi tipi di media si somigliano come scopi, ma hanno caratteristiche differenti: i giornali raccolgono notizie e propongono riflessioni su di esse, mentre la televisione fornisce informazioni ma anche immagini immediate di ciò che sta accadendo, risultando più potente. 4) Producendo programmi di richiamo popolare, la televisione riesce a mettere a proprio agio il pubblico in un modo più naturale rispetto alla stampa, grazie alle immagini realistiche di conduttore inviati, risultando più avvincente. 5 5) Televisioni e quotidiani differiscono tecnologicamente: i giornali sono facilmente trasportabili e possono essere letti da persone movimento, mentre la TV è generalmente fissa in casa e riesce quindi ad entrare a far parte della routine familiare. Con mass media si intendono tutti i mezzi della comunicazione di massa. Il potenziale della comunicazione di massa emerse con la carta stampata ed esplose con gli sviluppi tecnologici che trasformarono i media e le loro capacità. I sociologi che si occupano dell'analisi economica politica evidenziano gli sviluppi tecnologici ed organizzativi prestando attenzione all'aspetto politico dei contenuti mediali, soprattutto agli effetti ideologici. I sociologi culturalisti, invece, sono interessati alla forma e al contenuto dei testi massmediali e ai modi in cui essi vengono interpretati e utilizzati. In base all'analisi economico-politica risulta che, nonostante la maggior parte delle persone abbia accesso ai media, ci siano delle disuguaglianze significative in base al genere, al paese, all'età e al ceto sociale. Nell'ambito della proprietà e del controllo della produzione di comunicazione ci sono altre disuguaglianze: all'inizio del ventunesimo secolo, negli USA, il sistema dei media era dominato da conglomerate transnazionali e i loro prodotti dominavano la cultura popolare, tanto da essere accusati da molti paesi europei di imperialismo culturale. Un altro fattore determinante nella creazione di prodotti culturali è la pubblicità. Negli USA, la radio e la TV dipendono dagli introiti e dalla pubblicità. Questa dipendenza dalla pubblicità sta alimentando polemiche: gli staff dei mass media sono addestrati a proporre se stessi e i loro messaggi nel modo più persuasivo possibile. A partire dai Gate Keeper Studies, i sociologi iniziarono a considerare i mass media come testi culturali prodotti da persone all'interno di organizzazioni con dei limiti. Queste persone avevano culture specifiche e ciò si riversava nel processo di produzione. Ogni giornale ha un modo specifico di rivolgersi ai propri lettori, in base al quale imposta le informazioni. Il giornalismo, infatti, non specchio della realtà. Oltre alla produzione, è importante anche il modo in cui i contenuti vengono recepiti dal audience. I primi ricercatori sulle comunicazioni di massa consideravano il pubblico passivo e i mass media come iniettori di idee nelle masse. Successivamente si fece strada l'approccio degli usi e delle gratificazioni, che analizza i modi in cui gli individui usano i media. Hall affermava che gli individui non attribuiscono un significato ai mass media in modo meccanico. In “Encoding/decoding” spiegava ciò, sostenendo che, parlando di un messaggio, la codifica del mittente e la decodifica del destinatario possono avvenire in modi differenti. Secondo Hall esisteva un modo dominante di decifrare un testo, ma esistono anche una forma negoziata di decodifica e una oppositiva, che va contro la cultura dominante. Morley sosteneva che persone di status sociale diverso, interpretavano i programmi in modo diverso. Radway aveva effettuato degli studi sul coinvolgimento emotivo delle donne che leggevano romanzi rosa, consapevole degli stereotipi, con la convinzione che ogni donna li leggesse secondo modalità personali. Lembo ha analizzato l'attenzione che 60 telespettatori prestava nella televisione come parte delle loro attività quotidiane e ha proposto una scala di attenzione: - Abituale: il modo meno consapevole di agire, con cui le persone si avvicinano ai media in maniera meccanica; - Escapista: modo un po' più attento, con cui le persone sono un po' consapevoli di voler essere sollevate (mentalmente e emotivamente) dalla loro situazione; - Allegro: modo con cui le persone si distolgono da ciò che stavano facendo e si rivolgono verso altro in maniera creativa; - Riflessivo: modo più consapevole secondo il quale le persone valutano e scelgono, cercando di immaginare quale differenza farebbe se preferissero un'altra attività. 6 Lembo distingue anche tra momenti della giornata in cui telespettatori sono più attenti e selettivi (sera) e momenti in cui svolgono le loro attività quotidiane con la TV accesa (prima serata). Oggi prevale la convinzione che la ricezione sia una scelta consapevole e che i messaggi inviati possono essere negoziati. Dai risultati di Lembo risulta che la fruizione televisiva simultanea aumentare il disimpegno sociale, inducendo a vedere gli altri come oggetti distanti. I sociologi ritengono questo distanziamento come una patologia della società postmoderna. Debord, marxista, sosteneva che la postmodernità fosse preda dei mass media, perché il capitalismo tendeva a trasformare qualsiasi cosa in merce. Baudillard sosteneva che i mass media, invece di proporci una riproduzione fedele della realtà, ci mostrano delle immagini da loro elaborate: i media quindi non sono mezzi di informazione, ma sono mezzi di elaborazione culturale. Nella società postmoderna si parla di nuovi media basati su due innovazioni principali: la comunicazione via satellite e internet. La comunicazione di massa tradizionale era unidirezionale, mentre le nuove tecnologie sono interattive. 3. LA SOCIALIZZAZIONE E IL CICLO VITALE La socializzazione è un processo culturale e psicologico che porta una persona, non ancora formata, a entrare nella società. L’interazione sociale e la cultura che la dirige sono necessari affinché si sviluppi il sé dei neonati. La socializzazione avviene grazie a: - Le azioni della famiglia, consce e inconsce, che forniscono la conoscenza culturale che il bambino interiorizza fin dai primi giorni; - Lo sviluppo del sé interno al bambino. La socializzazione permette l'ingresso nella società tramite l'acquisizione di simboli, valori ecc. che garantiscono la continuazione della società nel tempo. Trasformare la persona biologica in persona sociale significa darle la possibilità di agire liberamente all'interno di ampi parametri sociali e culturali. Il sé nella storia: - Società premoderne: il sé non esisteva. Lo scopo della socializzazione era tramandare la cultura esistente, portando i neofiti nel noi per rendere le persone il più possibile uguali le une alle altre; - Società moderne: il sé è visto come un “io” che condivide oltre a condividere le idee sociali generali, porta avanti anche un dialogo interiore separato dal mondo esterno. Insieme a questa concezione del sé compare anche la divisione tra gli elementi alti e bassi della personalità: anziché sottostare agli impulsi e avere un comportamento irresponsabile, gli esseri umani iniziano a lottare con i conflitti interni dati dalle loro facoltà morali e razionali; - Società postmoderne: il sé è meno rigido e più flessibile. La sensibilità agli ambienti sociali in rapido cambiamento è maggiore grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, al multiculturalismo e alla mobilità verticale. Nel 1964 Manford Kuhn sviluppò il Twenty Statements Test per confrontare la concezione di sé dei diversi gruppi nel corso del tempo e determinare l'influsso di un ambiente socio-culturale in corso di cambiamento su tale concezione. Nel test si chiedeva ai partecipanti di elencare 20 risposte alla domanda “chi sono io?”. I ricercatori analizzarono queste risposte, classificando i partecipanti in quattro categorie: 1) Fisico: dichiarazioni che identificano il sé come un essere fisico 2) Sociale: riferimenti a ruolo sociale, al ceto, al rango, ecc. 7 Nel XVI secolo la società europea iniziò a distinguere l'infanzia dall'età adulta. Con il crescere della complessità sociale, l’infanzia venne definita un periodo protetto del ciclo vitale, con la conseguente creazione di associazioni e istituzioni dedicate ai bambini. Nella società moderna e premoderna, le fasi della vita erano fisse e prevedibili: finire la scuola, trovare lavoro, sposarsi, fare figli e andare in pensione. Adesso le traiettorie sono meno prevedibili e la qualità necessarie per un buon passaggio nel ciclo vitale sono cambiate. Con l'allungarsi della socializzazione, le transizioni del matrimonio e della condizione di genitori vengono rinviate. Inoltre, quando le persone fanno figli, la percentuale del loro corso di vita dedicata a questa attività è più bassa rispetto al passato. La risposta estrema all'ansia causata dal muoversi attraverso queste fasi differenziate del ciclo vitale è togliersi la vita. Il tasso maggiore di suicidi si trova tra anziani e uomini, probabilmente a causa di alcune nozioni relative alla mascolinità, che incoraggiano comportamenti ad alto rischio e autonomia, rendono gli uomini più esposti alla malattia da stress e al suicidio. Una tendenza crescente tra giovani è l'autolesionismo. L’industrializzazione ha creato l'adolescenza perché le esigenze tecnologiche e amministrative della modernità hanno dato il via alla secolarizzazione di massa e ciò significa essere esclusi dalla forza lavoro e rimanere celibi più a lungo. L'adolescenza rappresenta una nuova fase dello sviluppo del sé, tra la dipendenza dell'infanzia e l'indipendenza dell'età adulta. Con la maggiore complessità sociale, il ciclo vitale si è espanso, portando all'identificazione di nuove fasi vitali post adolescenziali: - Erickson introdusse la nozione di crisi d'identità per descrivere il correlativo psicologico di una nuova fase di adolescenza prolungata dei giovani vicini ai 20 anni; le sfide erano trovare lavoro, sposarsi ed essere indipendenti dai genitori. - La ricerca Keniston sulla gioventù alienata o politicamente disimpegnata lo condusse a postulare l'esistenza di una nuova fase di giovinezza che segue la risoluzione dei problemi adolescenziali. - Arnett introdusse il concetto di età adulta emergente, con il quale il periodo di pausa sociologica e di incertezza emotiva identificato da Erickson e Keniston si allunga ulteriormente fino ai 30 anni; questo periodo era caratterizzato dalla tendenza a rimandare il matrimonio e a richiedere un apprendistato di maggiore durata. - Levinson sviluppò la prima teoria delle fasi del ciclo vitale adulto. Nella prima età adulta (prima dei 20 a 45 ca.) la sfida e realizzarsi; in seguito emerge un periodo detto transizione di mezza vita (40 a 45): le caratteristiche della vita cambiano, e se ciò non avviene le vite degli individui diventano sempre più stagnanti; quando la crisi di mezza vita è risolta, inizia il periodo dell'età adulta, che si divide in media età adulta(40 a 65), in cui sia ancora una vita e la tarda età adulta (65 in su). In risposta alle richieste emotive delle nuove transizioni all'interno del ciclo vitale e le sfide fisiche determinate dell'allungamento della vita attiva, è emerso l'interesse per la cura di sé. La psicoanalisi fece la sua prima apparizione nei primi anni del XX secolo, quando Freud pubblico L'interpretazione dei sogni. Le domande fondamentali della psicoterapia sono: - Chi sono io? -> per entrare nel mondo interiore e invisibile dell'esperienza illogica, soggettiva e frammentaria; - Come sono diventato così? -> secondo Freud e le persone diventano se stesse in seguito alle relazioni oggettuali, ossia le persone incontrate da bambini vulnerabili e non completamente formati. Questi oggetti possono essere capiti emotivamente: essi sono interiorizzati e i loro rapporti diventano dinamiche del sé. 10 La psicoterapia punta a ricostruire questi oggetti per prevenire la riproduzione compulsiva di un comportamento doloroso e permettere al sé di gestire le transizioni e la complicità della vita postmoderna. La cura del se oggi è incentrata sul corpo e sull'anima. Il benessere non è inteso solo a livello fisico, ma anche a livello spirituale, con la diffusione delle religioni orientali e delle tecniche di rilassamento come la meditazione e lo yoga. 4. LA SESSUALITA’ La sessualità è una questione sociale. Le azioni che le persone non approvano sono definite innaturali e richiedono il controllo sociale. Le religioni e gli stati hanno sempre avuto interesse per il controllo della sessualità, definendo ciò che è morale e ciò che non lo è, con le conseguenti punizioni riservate agli impuri, e cercando di controllarla attraverso le leggi e le politiche pubbliche. La maggior parte degli occidentali considera ancora il sesso come un fattore biologico e a causa di questo presunto rapporto tra sesso e natura, le persone possono dire che la società reprime, tollera, incoraggia o libera il sesso. Naturalismo vs costruzionismo Per molto tempo anche il pensiero sociologico è stato influenzato dall'equazione sesso=biologia=naturale. Tuttavia, negli anni più recenti, questa prospettiva è cambiata: il sesso e prima di tutto un atto fisico, ma anche la sua forma fisica può essere determinata socialmente e i sentimenti coinvolti possono essere il prodotto della socializzazione e della cultura. Nonostante il suo indispensabile legame evoluzionistico con la riproduzione della specie, soltanto una piccola parte dell'espressione sessuale e sociologica della sessualità è naturale. Per lo più si tratta di aspetti sociali che cambiano le diverse società ed epoche. Ogni cultura opera restrizioni sul chi e il come a proposito del sesso. I teorici definiscono essenzialismo la concezione naturalistica che ha segnato l'approccio modernista alla sessualità. Secondo la prospettiva naturalistica, il sesso è una forza spontanea e predominante, la base delle nostre passioni e dei nostri desideri. Le persone credevano che attraverso il sesso fosse possibile fare esperienza del proprio vero sé. Il naturalismo distingue tra normale (eterosessualità) e anormale (omosessualità). Inoltre, a causa di una determinata struttura sociale, di una socializzazione e di una cultura di genere, l’essenzialismo fa sembrare inevitabili alcuni aspetti sociali che in realtà sono il prodotto di determinati ordinamenti di potere e significati culturali (ad esempio la lussuria maschile e l'aggressione sessuale vengono capite). Foucault esplorò il passato e teorizzò il presente senza preconcetti modernisti tipici della sua epoca. Per lui il sesso non era un fatto biologico, ma un involucro esterno di un fatto socio-culturale, perciò la sessualità era prodotta dagli accordi istituzionali che la società creava per permettere alla visione naturale e controllata del sesso di essere espressa e disciplinata. L'Antica Grecia: il culto del sé –> nella società greca classica i rapporti omosessuali maschili erano considerati superiori a tutti gli altri e ostentati pubblicamente dai più prestigiosi, ricchi e rispettati i membri della società. Al sesso non veniva dato un particolare significato: era semplicemente un'attività piacevole. L’obiettivo di dare forma e stile alla propria condotta, rifletteva un ideale estetico piuttosto che un fine morale. Il Cristianesimo: la moralizzazione del sesso eterosessuale -> nel corso della lotta del Cristianesimo contro il paganesimo greco e romano, si iniziò a concepire il sesso in modo diverso perché gli ideali culturali cambiarono, passando dal culto del sé al culto di Dio. Il cristianesimo sosteneva che Dio avesse creato la donna per servire e completare l'uomo, per questo motivo il matrimonio divenne il campo di azione principale per l'approccio cristiano al sé. L'omosessualità divenne eticamente inaccessibile e l'ideale della reciprocità assunse un carattere eterosessuale. Il 11 matrimonio monopolizzò il piacere fisico e la sessualità che avveniva all'infuori di esso diventò motivo di vergogna. La devianza sessuale, essendo un peccato, diventò oggetto di confessione religiosa. Il puritanesimo ha cambiato il tenore sessuale dell'Inghilterra e ha simboleggiato i grandi cambiamenti nel campo della sessualità che hanno caratterizzato la vita moderna. Secondo i suoi principi promotori, le rivoluzioni culturali e sociali nella modernità, sembravano richiedere uno straordinario controllo sociale e un vero e proprio ascetismo, perfino l'astinenza. L'espandersi della regolamentazione religiosa della sessualità fu rafforzata lo sviluppo politico ed economico. Con la formazione degli stati-nazione nel XVI secolo, la salute e la capacità riproduttiva dei cittadini divenne vitale per il potere politico, per cui la sessualità fu sottoposta a pressioni politiche, a regolamentazione e la sfera pubblica fu desessualizzata. La desessualizzazione fu evidente nel campo del lavoro, perché il capitalismo esigeva che i soggetti si comportassero in modo impersonale, efficiente e controllato. Con l’avvento dell'industrializzazione queste proibizioni economiche di vennero legate al patriarcato: l'uomo aveva interesse nel controllare le capacità riproduttive della moglie poiché i bambini erano forza-lavoro e aiutavano la famiglia economicamente. Inoltre, gli uomini cercavano di inibire l'accesso sessuale alle figlie perché, se vergini, risultavano più disponibili per un matrimonio e, una volta sposate, avrebbero smesso di gravare sull'economia familiare. La desessualizzazione della sfera pubblica, la moralizzazione del sesso e la sua restrizione al matrimonio e all’eterosessualità hanno contribuito a vietare qualsiasi attività sessuale non finalizzato alla procreazione. In realtà, nel periodo moderno, questo sforzo ossessivo di mantenere il sesso nel privato, lo trasformò in un’ossessione: la prostituzione era molto praticata e l'omosessualità era comune sia nell’élite, che nella classe operaia. Dietro le apparenze patriarcali, gli uomini si concedeva ogni tipo di pratica sessuale, che negavano le donne, che, nonostante il culto pubblico della verginità femminile, subivano spesso molestie sessuali, stupri e forme di sesso forzato pretese dagli uomini. Lo sforzo della modernità di moralizzare e minimizzare la sessualità, ha creato una controcultura nel campo del sesso: la sfera dell'erotismo. In essa, il sesso è concepito come un valore fine a se stesso, non finalizzato alla procreazione, separato dalle istituzioni e dalle norme della vita pubblica ufficiale moderna, ma anche dalla vita privata culturalmente accettata. Le strutture che regolano la sessualità, e le norme culturali che la descrivono, sono state fondamentali per la vita moderna e continuano a influire anche sulle società postmoderne. Tuttavia, pur restano tracce del passato, le strutture basilari e le culture della sessualità hanno iniziato a cambiare, perché le rigide costrizioni che regolavano la sessualità hanno iniziato a cedere e la sfera erotica si è spostata al centro della vita pubblica. Nella seconda metà del XX secolo, in tutti i paesi occidentali ci sono stati grandi mutamenti nella cultura sessuale e si sono affermati due orientamenti: - Orientamento affettivo: vede l'attività sessuale come l'esperienza dell'amore e accetta i rapporti quando avvengono tra due persone innamorate l'uno dell'altra; - Orientamento edonistico: considera come scopo principale dell'attività sessuale il raggiungimento del piacere e quindi consente ogni tipo di rapporto erotico quando questo serve all’appagamento personale. Ci sono cause sociali alla base di questo cambiamento radicale della sessualità: - Urbanizzazione e mobilità: l’anonimità aumenta di pari passo con la crescita delle aree urbane e suburbane. In questo modo c'è meno controllo sulle ditte individuali e più occasioni di esplorazione sessuale; - Economia post industriale: con la diminuzione dell'impegno fisico nel lavoro, il corpo smette di essere visto come un dato naturale per diventare l'obiettivo dell'immaginazione pubblica sessuale; 12 1) Fine ‘700, in Francia, Lussemburgo e Belgio furono abrogate le leggi che punivano i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso; nello stesso periodo, in Spagna, fu equiparata l'età del consenso sia fra partner dello stesso sesso che di sesso opposto; 2) Negli anni ’80, in Norvegia, furono approvate le leggi che condannavano le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale nel lavoro e nell’accesso a beni e servizi; 3) Nel 1989, in Danimarca, furono riconosciute le coppie omosessuali, alle quali vennero estesi i diritti e i doveri delle coppie eterosessuali, tranne per le adozioni e l'allevamento dei figli; 4) Dieci anni dopo, in Danimarca, venne ammessa l'adozione dei figli anche alle coppie omosessuali. La denaturalizzazione del matrimonio è un processo sociale graduale che ha influenzato quelle che una volta erano considerate le strutture naturali della vita familiare. Famiglie nucleari e famiglie estese: fino al XIX secolo la socializzazione era organizzata intorno alla famiglia nucleare, formata da marito, moglie e figli; in seguito si diffusero le famiglie estese, che coinvolgono varie generazioni e comportano vari tipi di rapporti di parentela; Famiglie consanguinee: coinvolgono parenti lontani; in queste famiglie, il rapporto nucleare che troviamo nelle famiglie coniugali, ha meno autonomia, tuttavia i sistemi consanguinei garantiscono una maggiore stabilità; Unità familiari e sistemi familiari: Goode introdusse la distinzione tra unità familiare e sistema familiare per sottolineare la differenza tra famiglia tradizionale e famiglia moderna. Esaminando le società tradizionali, osservò che il divorzio comportava la sparizione di unità all'interno di un sistema familiare più vasto, non il declino della famiglia in quanto tale. Nelle famiglie consanguinee, il sistema di socializzazione primario, basato sulla parentela, può essere facilmente mantenuto, perché decessi e divorzi possono essere gestiti all’interno di un quadro parentale più vasto. La trasformazione della famiglia, da un lato ha reso gli individui più autonomi, dall'altro ha reso più fragile la sfera intima dei genitori e dei figli e della socializzazione che si realizza tra loro. La famiglia nucleare è diventata più transitoria e suscettibile. Le strutture di matrimoni e della famiglia oggi cambiano rapidamente per includere ogni tipo di famiglia e garantire la sicurezza emotiva e la socializzazione i modi compatibili con la vita postmoderna. Le famiglie nucleari intensificano la rigidità della differenza di genere: le donne furono relegate in casa ad occuparsi della socializzazione dei figli e furono criticate per il fatto di non possedere le qualità richieste per la partecipazione attiva alla vita pubblica; gli uomini iniziarono ad accusare le donne di dipendere da loro economicamente e di essere inferiori. Inoltre, man mano che le donne si ponevano in posizione subordinata ai mariti, la violenza domestica aumentava. Il femminismo ha diminuito il peso del patriarcato e ha fatto sì che le donne avanzassero richieste di uguaglianza economica e di piena partecipazione alla vita pubblica, nonché di accesso alle forme di individualismo espressivo, sessualità, creatività artistica, ecc. La partecipazione delle donne alla forza lavoro le ha rese indipendenti, dimostrando che non hanno bisogno di sposarsi per sopravvivere. I cambiamenti nella struttura familiare causati dalla denaturalizzazione del genere, si sono intensificati anche per i cambiamenti avvenuti nella sfera della riproduzione. La tecnologia ha permesso di separare completamente il sesso dal concepimento dei figli. Il controllo delle nascite rappresenta un controllo riproduttivo negativo, perché permette alle donne di prevenire la gravidanza. Le nuove tecniche di fertilizzazione, invece, offrono la possibilità di controllare la riproduzione in modo positivo. Le conseguenze della denaturalizzazione della riproduzione sono che l'eterosessualità non è più necessaria per ottenere la famiglia genitore e figli, e che i limiti naturali, come l'orologio biologico delle donne, potrebbero non avere importanza in futuro, dando vita a una nuova fase del ciclo vitale. Si stanno verificando cambiamenti anche nella socializzazione primaria perché ruolo genitoriale si è denaturalizzato e 15 post modernizzato in vari aspetti. L'aumento dei divorzi ha fatto sì che i genitori single creassero nuove risorse di socializzazione: reti di amicizia nelle quali i doveri e i problemi connessi agli obblighi genitoriali sono condivisi, programmi per la cura dei bambini durante l'orario di lavoro, promossi dalle aziende, per permettere ai genitori single di portare i bambini, che ancora non vanno a scuola, al lavoro, asili-nido, ecc. Inoltre, il secondo matrimonio sta portando ancora più avanti il processo di denaturalizzazione: sempre più bambini vengono cresciuti da adulti con cui non sono in relazione biologica. 6. LA DISUGUAGLIANZA La conoscenza e le convinzioni svolgono un ruolo fondamentale nel formare e nel riprodurre i modelli di disuguaglianza e di potere. In quanto individui siamo tutti unici, ognuno di noi è diverso dagli altri per vari aspetti. Le differenze sociali diventano stratificazioni sociali quando si stabilisce tra le persone una gerarchia fondata sulla disuguaglianza, che può essere legata a ricchezza, reddito, prestigio, potere, sesso, gruppo etnico o religione. Le persone che in questo stratificazione si trovano sullo stesso livello gerarchico, tendono ad avere possibilità e stile di vita simili, fino a percepire un'identità condivisa. Un fattore importante nel mantenimento delle gerarchie e le disuguaglianze è il potere, che da la possibilità di fare cose anche contro la volontà degli altri. Quando il potere viene accettato da parte di coloro che ne sono sottoposti, esso ottiene una legittimazione. Una struttura sociale di disuguaglianza può esistere indipendentemente dalla consapevolezza delle persone. Le gerarchie possono avere varie forme, ognuna delle quali offre differenti possibilità di salire o scendere nella struttura gerarchica. La forma più rigida di stratificazione è quella delle caste, secondo la quale lo stile di vita e l'occupazione sono determinate alla nascita sulla base delle condizioni sociali della famiglia. Le tre gerarchie di stratificazione che hanno maggiormente suscitato attenzioni e controversi sono la classe, la razza e il genere: - Nella struttura di classe, le persone si distinguono in base alla loro posizione all'interno del sistema di produzione economica; - Nella struttura di razza, le persone si distinguono in base al colore della pelle. La razza è differente dall’etnia, che è invece legata alla cultura comune data da una lingua, una religione, ecc.; - Nella struttura di genere, le persone si distinguono in base al sesso e ci si aspetta che si comportino in maniera appropriata a loro genere. Secondo Marx la divisione di classe basata sulle relazioni del sistema produttivo, è la causa della stratificazione della società moderna. Weber e i suoi successori hanno sostenuto che altre sorgenti di stratificazione, come il prestigio e il potere, possono essere ugualmente importanti. Il grado di mobilità sociale può essere influenzato da politiche statali dirette ad aumentare l'opportunità degli individui o dalla decisione delle categorie occupazionali di precludere l'accesso ad alcuni impieghi che richiedono un livello maggiore di istruzione. Per la mobilità sociale si intende ogni passaggio di un individuo da uno strato, un ceto, una classe sociale ad un altro. Essa può essere: - Verticale: passaggio da una classe o da un ceto ad un altro, sia in senso ascendente che discendente; - Orizzontale: passaggio fra due posizioni sociali allo stesso livello, senza un cambiamento di status; - Di breve raggio: spostamenti tra strati contigui; 16 - Di lungo raggio: spostamenti tra strati distanti; - Intergenerazionale o di carriera: spostamenti avvenuti nel corso della vita di un individuo. La mobilità assoluta è data dal numero di persone che si spostano da una classe all’altra, quella relativa si riferisce al grado di uguaglianza delle possibilità di mobilità degli appartenenti alle varie classi. Le più forti disuguaglianze di opportunità si trovano in cima e in fondo alla gerarchia di stratificazione sociale. In cima alla gerarchia esiste un élite il cui potere è legato alle gerarchie politiche o economiche. Le preoccupazioni rispetto alle élite di potere sono legate alla potenziale ed eccessiva influenza che i super-ricchi e i capi delle grandi aziende possono avere sulle istituzioni più importanti, sui politici e sui mass media. In fondo al sistema di stratificazione, invece, ci sono gruppi posizionati sotto la classe lavoratrice, cosiddetta sottoclasse, che è definita dallo status di cittadino dipendente dall'assistenza sociale. Il concetto di sottoclasse può essere usato per etichettare persone che si trovano in circostanze e situazioni di bisogno differenti e conferisce anche un'idea stereotipata delle persone, sottolineando che la loro povertà sia una colpa piuttosto che il possibile risultato dell'assenza di possibilità economiche ed educative. La sociologia della disuguaglianza ha avuto tre fasi: 1) La prima fase è stata influenzata dal pensiero marxista. Per Marx la disuguaglianza sta nei rapporti di produzione tra chi detiene il potere economico, i capitalisti, e chi lavora, gli operai. Secondo Weber le disuguaglianze non dovrebbero essere cercate solo nel dominio economico, ma anche in quello politico e culturale. 2) Nella seconda fase (XX secolo), la sociologia della disuguaglianza si concentrò sui fattori strutturali che determinano la posizione degli individui nei sistemi di disuguaglianza e sul grado di mobilità sociale e i suoi ostacoli. 3) Nella terza fase (tra XX e XXI secolo), i sociologi hanno iniziato a concentrarsi sulla formazione di raggruppamenti basati sullo stile di vita e sull'impegno sociale. 7. IL GENERE Nel XX secolo, gli scienziati, per stabilire cosa rendesse diversi uomini e donne, e se ciò fosse determinato biologicamente o da fattori sociali o culturali, introdussero la distinzione tra sesso e genere. Il termine stesso era usato per riferirsi alle caratteristiche biologiche, mentre il termine genere era usato per riferirsi alle caratteristiche sociali e culturali della mascolinità e della femminilità. Ad oggi, però, questa distinzione sta diventando meno chiara, soprattutto perché si è scoperto che i processi culturali influenzano le caratteristiche biologiche. Nella formazione della propria identità di genere non è importante solo il possesso di caratteristiche biologiche certe, ma anche come queste caratteristiche sono considerate all'interno della società. I modelli di comportamento di genere variano a seconda della società. Comte sosteneva che la diversità tra maschi e femmine fosse basata sulle differenze biologiche. Egli formulò il determinismo biologico, secondo il quale le donne sono naturalmente più emotive ed altruiste, mentre gli uomini sono più razionali. Parsons sosteneva che la società moderna funzionasse meglio con una chiara divisione sessuale del lavoro: le donne dovevano occuparsi del sostegno emotivo e della socializzazione dei bambini a casa, mentre gli uomini dovevano assumersi il ruolo di padre di famiglia, occupandosi di mantenerla economicamente. Le sociologhe femministe, negli anni ‘70, misero in discussione il determinismo biologico e sociologico, ed oggi i sociologi considerano il genere come un processo e un prodotto della costruzione sociale: la formazione del genere avviene attraverso l'interazione con i genitori, la famiglia, gli insegnanti e i pari. Attraverso la socializzazione e lo sviluppo della personalità di genere, il bambino viene incoraggiato a sviluppare un'identità sessuale che riproduca i 17 - Schema razzista, che sostiene che i tribunali e la polizia abbiano pregiudizi razziali contro i cittadini non bianchi, agendo su due binari diversi. Esistono diversi approcci allo studio della devianza e della criminalità: - L’approccio biologico le considera come caratteristiche innate dell'individuo; - L'approccio teologico le considera come caratteristiche della struttura spirituale o morale dell'individuo; - L'approccio psicologico le considera come tratti della psiche dell'individuo; - L'approccio sociologico le considera come risposte alla società nella quale si verificano. Le teorie funzionaliste, sviluppate tra il XIX e il XX secolo, considerano la devianza e la criminalità come il risultato di tensioni strutturali e della carenza di regolazione morale all'interno della società. Tra i principali esponenti troviamo: Durkheim sosteneva che la società del suo tempo presentasse dei sintomi in relazione al declino della società tradizionale e alla pressione dello sviluppo economico e sociale. Le società tradizionali erano tenute insieme da valori e norme condivise, mentre nelle società moderne si verifica l’anomia, perché le norme perdono importanza e molti pensano di poter perseguire i propri interessi personali. Merton sosteneva che la criminalità e la devianza possono essere il risultato di situazioni anomiche, caratterizzate dalla tensione causata dall'insufficienza di mezzi legittimi per raggiungere gli obiettivi socialmente approvati e dalla struttura sociale. Cohen, Cloward e Ohlin criticano la visione eccessivamente individualistica di Merton, sostenendo che la devianza sia il risultato dell'esclusione di gruppi, in base alla posizione sociale, dall'opportunità di raggiungere obiettivi sociali. Secondo questa visione, è possibile avvertire la frustrazione di status, ossia una graduale consapevolezza della negazione dei mezzi necessari per raggiungere gli obiettivi, per cui vengono posti nuovi obiettivi devianti. Alcuni non riescono neanche nell'impresa di entrare nel mondo del crimine, dedicandosi ad una vita da doppiamente falliti, con abusi, droghe e violenza. La teoria dell'etichettamento è subentrata agli approcci funzionalisti negli anni ‘60. Secondo Becker non esistono azioni criminali o devianti per natura, né persone naturalmente criminali o devianti. La devianza dipende dalle norme della società e dalle relazioni dei suoi membri in diverse situazioni: i gruppi creano la devianza costruendo regole e poi applicandole a particolari persone ed etichettando le come outsider. Per la teoria dell'etichettamento, il deviante non è tale a causa del proprio comportamento, ma in quanto la società etichetta come deviante chi compie determinate azioni da essa vietate. Le persone etichettate come devianti accettano gradualmente queste etichetta, finendo col vedere la propria identità in quei termini. L’etichettamento produce conseguenze deleterie sia a livello di rappresentazione sociale, che di auto percezione e per quanto riguarda le opportunità. La teoria del conflitto, influenzata dal pensiero di Marx, sostiene che sono le disuguaglianze a livello di ricchezza e di potere a condurre alcune persone ad essere etichettate come devianti o criminali. Sono i ricchi e i potenti che fanno le leggi e le regole per servire i propri interessi e chi le infrange deve essere punito. Lo Stato e le sue istituzioni sono solo strumenti della classe dominante; quindi è il sistema capitalistico che crea i criminali. Nella società postmoderna, i mass media sono diventati molto invadenti, per cui giocano un ruolo molto importante nella costruzione della criminalità e della devianza. I media sono percepiti sia come la causa principale dell'aumento di alcuni fenomeni di criminalità e di violenza, sia come una soluzione non sfruttata contro la criminalità stessa. Gran parte dell'attenzione mediatica si concentra su pochi episodi criminali producendo un effetto a spirale: il pubblico è 20 spinto a credere che un certo tipo di comportamento deviante si stia rapidamente diffondendo e che sia sintomo di un declino morale della società, creando il panico morale. Foucault sosteneva che ogni epoca storica si distingue per il predominio di una certa forma di controllo: nelle società tradizionali la regolazione sociale si basava sulle punizioni fisiche; nelle società moderne i colpevoli venivano detenuti nelle istituzioni totali, che usavano la sorveglianza, la disciplina e rituali per sopprimere nei detenuti le caratteristiche personali devianti e per plasmarli secondo modello comune; la società postmoderna presenta fenomeni contraddittori, come la crescita della popolazione carceraria e l'introduzione di nuove forme disciplinari e di controllo, come la psichiatria, il trattamento sanitario, le misure di sicurezza private e il braccialetto elettronico. 10. LAVORO ED ECONOMIA Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, si è passati da un'economia agricola ad una industriale. Nel corso del XX secolo, invece, il settore secondario ha lasciato posto a quello terziario. I sistemi economici moderni sono di due tipi: - Il sistema capitalista è quello in cui persone e imprese investono i loro capitali nella produzione di beni e servizi, con lo scopo di trarne profitto per accumulare sempre più denaro. Gli imprenditori realizzano il loro profitto mantenendo i costi, compreso quello della manodopera, inferiori a quanto incassano vendendo i loro beni e servizi sul mercato. E’ quindi essenziale una condizione di libero mercato, dove i produttori possono competere e stipulare liberamente condizioni di vendita e di acquisto, con un minimo di regolamentazione governativa; - Nel sistema socialista il capitale investito e il ricavo ottenuto dalla produzione e distribuzione di beni e servizi sono gestiti dallo Stato; Dopo la seconda guerra mondiale si svilupparono sistemi economici misti: le società capitalistiche cercarono di introdurre alcuni elementi di socialismo come la proprietà statale dei servizi, trasporti o risorse di base. All'inizio degli anni ’80, la proprietà statale ha ceduto il posto alla privatizzazione, per quanto lo Stato continua ad esercitare un certo potere di controllo su quei settori tramite interventi di regolamentazione. L'organizzazione del lavoro è l'insieme dei processi che consentono la coordinazione tra ruoli diversi. Essa si costituisce in due momenti: la divisione del lavoro e il coordinamento tra i compiti individuati attraverso forme di relazione orizzontale e verticale. L'organizzazione del lavoro è sempre stata una delle maggiori problematiche dei paesi capitalistici. Marx sosteneva che nonostante i conflitti che generava, l'organizzazione capitalistica fosse la forza economica più dinamica e idonea a realizzare la modernizzazione del mondo. La sua spinta a migliorare l’efficienza al fine del profitto imponeva la continua ricerca di nuove soluzioni tecnologiche e organizzative. Weber, invece, sosteneva che l'essenza del capitalismo moderno fosse il calcolo razionale dei profitti e delle perdite in termini monetari. Questo calcolo razionale ha sostituito precedenti motivazioni meno razionali, come quelle basate sulla fedeltà ai valori della tradizione o all’autorità di tipo tradizionale. Secondo Weber la forma più razionale di organizzazione è la burocrazia moderna. Taylor sviluppò il taylorismo. Egli era convinto che ci fosse un solo modo per svolgere qualsiasi compito al meglio e che per trovarlo bisognasse osservare il modo in cui gli operai svolgevano il loro lavoro, per poi studiare il modo più efficace per svolgerlo. Consigliava di licenziare gli operai anziani che resistevano alle richieste padronali e di assumere operai non qualificati che si sarebbero accontentati di salari inferiori. Questi principi erano poco attenti al lato umano dell'impresa e furono alla base dell'impianto della catena di montaggio della fabbrica di Ford, per poi essere copiati in tutto il mondo. 21 Bernard sosteneva che le imprese fossero sistemi cooperativi: per far sì che i lavoratori collaborassero volontariamente e dessero il loro massimo, bisognava indurli a farlo non solo tramite ricompense materiali, ma anche attraverso incentivi simbolici ed emotivi, come il prestigio, la soddisfazione personale e il senso di un obiettivo comune. Burawoy declinò le idee marxiste sullo sfruttamento dei lavoratori con uno studio etnografico della cultura di particolari situazioni lavorative. Secondo lui, gli operai acconsentono a certe condizioni di lavoro perché vogliono dimostrare di essere all'altezza; Hodson confrontò le varie strategie di resistenza dei lavoratori, dividendole in attive (comprendono varie forme di sabotaggio o resistenza) e passive (comprendono il lavorare lentamente, senza voglia e senza spirito di iniziativa). Negli ultimi anni si è passati da una predominanza del lavoro meccanico di tipo industriale, a una predominanza del lavoro che produce valore attraverso la creazione di beni immateriali (tecnologia, servizi, informazione). La postmodernità è caratterizzata da una mescolanza confusa di vecchie e nuove forme di organizzazione del lavoro. 11. L’ISTRUZIONE In un paese occidentale, l'istruzione dovrebbe realizzare tre obiettivi: uguaglianza democratica, efficienza sociale e mobilità sociale. Nel XX secolo, i sociologi che si interessavano all’uguaglianza democratica, sostenevano che il successo scolastico fosse in gran parte il risultato della posizione sociale. Tuttavia, ad incidere sul rendimento scolastico non sono solo le risorse economiche, ma anche l'ambiente familiare e la cultura di gruppo. L'atmosfera scolastica viene poi influenzata da tante altre variabili, come la direzione, il personale, ecc. I tradizionali obiettivi del sistema scolastico sono ridefiniti nella società postmoderna. Nelle società tradizionali la formazione dei bambini avveniva tramite processi informali a casa e fra amici. Le scuole elementari in Occidente furono create solo nel XVIII secolo, da principi illuminati che volevano alfabetizzare i loro sudditi e trasmette una lingua e una cultura comune. Per molto tempo in Europa ci sono state concezioni diverse riguardo la diffusione dell'istruzione: alcuni erano contrari perché temevano che l'istruzione avrebbe reso il popolo ambizioso e ribelle ed altri erano favorevoli perché sostenevano che l’istruzione fosse il mezzo migliore per creare una coscienza nazionale e per far accettare il sistema politico e sociale. Furono gli stati nazionali ad avviare il processo di alfabetizzazione di massa, attribuendo alla scuola il compito di creare un'identità collettiva e un senso di lealtà alle istituzioni politiche. Con il fine di raggiungere l'efficienza sociale, si pensò che l'economia moderna avesse bisogno di una forza lavoro alfabeti alfabetizzata. Negli USA, alla fine del XIX secolo, si sviluppò un movimento chiamato professionalismo, formato da industriali, sindacalisti e insegnanti convinti di dover puntare su una formazione tecnica e professionale degli studenti. Mentre l’obiettivo dell’efficienza sociale riguarda l'esigenza collettiva di avere lavoratori qualificati, l'obiettivo della mobilità sociale riguarda l'esigenza dei singoli individui di migliorare o almeno conservare la propria condizione sociale. Perseguire l'obiettivo della mobilità sociale, può avere effetti negativi sulle altre finalità dell’istruzione: - L’uguaglianza democratica è resa più difficile dall’incremento della domanda di riconoscimento e gerarchia; - L’efficienza sociale è compromessa quando la scarsità di una particolare qualifica determina quanto essa sia valutata, invece di quanta utilità sociale essa rappresenti. Secondo alcuni critici, l'obiettivo della mobilità sociale alla fine porta ad un ipercredenzialismo è l'inflazione dei titoli di studio. 22 commercializzazione dell'assistenza medica e la creazione di un libero mercato delle parti del corpo avranno importanti conseguenze per il sistema sanitario. 13. LA RELIGIONE La religione è una delle più antiche istituzioni sociali. I vecchi sociologi erano convinti che il sentimento religioso si sarebbe affievolito con il progredire della modernizzazione, che la scienza avrebbe preso il posto della religione e altre istituzioni avrebbero svolto la maggior parte delle sue funzioni sociali, redendo la religione individuale e privata. La religione è un sistema di credenze e pratiche con un contenuto, un genere di Dio o una forza sovrannaturale. Una definizione sostanziale stabilisce ciò che la religione è; una dei definizione funzionale, invece, definisce una religione in base a ciò che essa fa. La maggior parte dei sociologi adotta una definizione mista. Secondo Durkheim, una religione è un sistema solidale di credenze e di pratiche, relativi a cose sacre, le quali uniscono in un'unica comunità morale tutti quelli che vi aderiscono. Secondo la prospettiva funzionalista, la società ha bisogno che vengano svolte le funzioni religiose. Secondo la prospettiva fenomenologica, le funzioni della religione servono più all'individuo che alla società, perché l'individuo ha bisogno di risposte alle domande esistenziali. La fede aiuta ad andare avanti e può indicare modi di comportamento che permettono di rappresentare ed esprimere il nostro desiderio di significato e di ordine. Nell'ottica funzionalista, la religione universale perché unisce la società; nell'ottica fenomenologica, invece, è universale perché risponde all'esigenza umana di dare un significato alle cose. Secondo Marx, la forma della religione è determinata dalla struttura di rapporti economici; il cristianesimo risponde alle esigenze del sistema economico capitalistico essendo un'ideologia che maschera ingiustizia dei rapporti tra capitalisti e lavoratori e legittima queste disuguaglianze. La religione è l'oppio dei popoli perché consola gli individui sfruttati. Weber sostiene che quando una religione emerge per la prima volta, il suo sviluppo è influenzato dalle esigenze del gruppo sociale che diventa il suo portatore principale. Inoltre egli ricostruì il processo tramite il quale la religione calvinista contribuì allo sviluppo del capitalismo: secondo i calvinisti il successo di una persona negli affari dovuto al duro lavoro, va interpretato come il segno che tale persona è predestinato alla salvezza, che è un eletto dal Signore. Questa etica protestante risponde idealmente allo sviluppo del primo capitalismo. Egli sostiene, inoltre, che la società moderna è caratterizzata da disincantamento e razionalizzazione, che porteranno al declino della religione, ossia la secolarizzazione. Durkheim afferma che la scienza è destinata a mutare parte dell'autorità intellettuale della religione, ma attribuisce alla religione una qualità durevole, che le permette di conservare e rinsaldare i sentimenti e le idee collettive. Parsons sostiene che il bisogno individuale di religione resta vitale, ma la sua portata istituzionale culturale è diminuita. Quasi tutti i sociologi classici e moderni erano d'accordo con Weber nel sostenere che il declino della religione andasse di pari passo con lo sviluppo della società moderna. Tuttavia, ad oggi la religione non sta scomparendo, ma semplicemente sta cambiando e sta offrendo una maggiore varietà di scelta. In genere, con l’eccezione degli USA, i paesi più ricchi sono diventati nel corso degli anni molto più secolari, superando in questo processo le società industriali e aprendo un gran divario tra loro e le società in via di sviluppo. Un insieme di credenze e pratiche tipiche della cultura postmoderna sono quelle chiamate new Age, ossia un misto di credenze, pratiche e modi di vita, comprese credenze esoteriche e mistiche tratte da Buddismo, Induismo, Cristianesimo, Islam e Taoismo. Elemento comune a tutte queste pratiche è la spiritualità del sé. 25 La tesi della secolarizzazione sosteneva che la religione avrebbe progressivamente perso significato sociale. La secolarizzazione viene vista come il processo grazie al quale le istituzioni, le pratiche e le credenze religiose perdono il loro significato sociale a seguito della differenziazione della società in sfere separate, ciascuna con il proprio pensiero e la propria organizzazione: economico, politico, giuridico e formativo. La tesi era basata sull’ esperienza Europea, in particolare quella della società in cui la modernizzazione riuscì a imporsi solo attraverso la violenta separazione della religione dalla politica e dall'economia. In America, invece, la separazione formale dalla religione dal governo fu accettata e così ci fu scarsa animosità nei confronti della religione, che continua a fiorire. La stretta associazione fra religione e politica è chiamata religione civile. Una religione civile adempie a precise funzioni sociali: - Facilità e sostiene la convinzione nel popolo del senso della propria storia e del proprio destino nazionale; - Rapporta la società al sacro; - Permette al popolo di considerare la società e la comunità come speciali; - Garantisce la visione della nazione come una grande realtà integrata, fornendo credenze, valori, riti e simboli che danno un senso sacro alla vita della comunità. Dagli anni ‘60 in poi, la religione è riemersa dalla sfera privata grazie ad un processo di deprivatizzazione, che ha fatto ricomparire la religione nelle sfere pubbliche dell'economia e della politica. Ma questo processo è stato anche dedifferenziazione, perché implica un rovesciamento della tendenza alla sempre maggiore differenziazione nelle istituzioni specializzate che sono gli aspetti tipici della modernizzazione. 14. LA CITTA’ E LA POPOLAZIONE La città postmoderna offre il singolo individuo maggiori scelte di stili di vita, anche se queste scelte sono influenzate da fattori culturali. Essa è caratterizzata dal neotribalismo, ossia la frammentazione degli abitanti raggruppamento culturali. La coesione di gruppi culturali diversi, sia in termini di differenza etnica che di stile di vita, non è priva di tensione. Ogni città postmoderna poggia su basi simboliche; ancora prima di essere costruiti, gli edifici urbani esistono nelle teste degli architetti e dei costruttori, e poi continuano ad assumere significati per i loro abitanti e per tutti coloro che li utilizzano. Per i sociologi la città è importante perché rappresenta una sorta di laboratorio per studiare la diversità di relazioni e culture sociali in uno stesso punto. Il processo dell'urbanesimo ha una lunga storia di ogni passaggio è stato legato a fattori economici, politici e geografici. Il primo fattore importante fu l'incremento della produzione agricola che consente agli individui di svincolarsi dalle campagne. Nel XI secolo, le città europee si impegnarono nel commercio internazionale. Nella seconda metà del XVIII secolo, iniziarono a svilupparsi le prime città industriali moderne. La seconda metà del XIX secolo vede la crescita delle prime metropoli. Poco alla volta, le classi più benestanti si spostarono verso le zone periferiche della città rendendole ricche ed esclusive. I centri storici divennero sinonimo di problemi sociali: povertà, sovraffollamento e criminalità. La sociologia della città analizzò i modi in cui la cultura urbana produceva un tipo di mentalità moderna, diversa da quella rurale. I cambiamenti apportati dall'industrializzazione e dell'urbanesimo portarono sia vantaggi che problemi. Durkheim vedeva la città moderna come un luogo in cui le relazioni erano impersonali e limitate a certe funzioni. Questa solidarietà organica era diversa dai coinvolgimenti personali delle relazioni sociali tradizionali, definite solidarietà meccanica, che funzionavano quasi autonomamente. Nelle grandi città l'individuo è molto più libero da vincoli collettivi e ciò lo rende potenzialmente più vivace e innovativo, ma anche meno soggetto a norme vincolanti di comportamento e quindi più portato all’anomia. 26 Simmel sosteneva che lo stile di vita urbano fosse caratterizzato dal senso nevrotico di ansia e stress e che tra gli individui ci fosse distanza e indifferenza. Secondo Wirth, il numero, densità e l'eterogeneità creano la struttura sociale nella quale relazioni primarie del gruppo sono sostituite da contatti impersonali e superficiali, rendendo un abitante urbano anonimo e isolato. Per riuscire a convivere e funzionare nella società urbana, l’abitante è costretto ad unirsi con altri in corporazioni, associazioni volontarie, forme di governo rappresentative, mezzi di comunicazione impersonale e di massa. Tutto ciò prende il posto dei gruppi primari e del modo di vita omogeneo e integrato delle campagne. Gans criticò queste generalizzazioni sulla tendenza della città a produrre certe caratteristiche culturali, sostenendo che anche se certi gruppi che vivono al centro delle città possono avere le caratteristiche attribuite da Wirth all’abitante tipico, i fattori che portano alle differenze nella cultura e nello stile di vita sono collegabili più alla classe sociale e alla posizione nel ciclo vitale. Un fattore che contribuisce all’allontanamento dalle città è il decentramento industriale, grazie al quale le iniziative economiche escono dalla città; invece, un fattore che contribuisce al ritorno verso il centro della città, è il numero crescente dei laureati che formano le file dei cosmopoliti, che vogliono essere più vicini alle attrattive culturali dei centri storici. I centri storici contengono ormai parte dei settori più poveri e problematici della popolazione, ma sono anche ambiti da single benestanti. La città viene sempre più concepita come prodotto culturale, viene riprogettata per stimolare l'immaginazione. I piani regolatori prevedono la ristrutturazione dei centri urbani come paesaggio urbano, in grado di competere con altre città per attrarre turisti, giovani, professionisti e investimenti privati. La tolleranza dei differenti modi di vita in città, incoraggia le minoranze e tutti coloro il cui stile di vita devia dalla norma. Savitch e Ardashev analizzano la combinazione di fattori che secondo loro rendeva più verosimile che gli attacchi terroristici avvenissero in città di un certo tipo. Essi individuano delle città messaggio internazionali, che avevano un valore simbolico e la capacità di trasmettere dei messaggi globali in seguito agli attacchi terroristici. Queste città sono New York, Londra, Parigi, Gerusalemme e Atene: le prime tre sono al centro della nuova economia globale e qualsiasi attacco avrebbe ripercussioni in tutto il mondo sconvolgendo la finanza internazionale, il mercato internazionale e la direzione delle imprese internazionali; le ultime città racchiudono luoghi religiosi consacrati e sono in prossimità geopolitica di fonti di conflitto. La presenza, all'interno della città messaggio internazionale, di comunità etniche transnazionali, è una componente importante di un attacco di successo, perché i terroristi hanno bisogno di contare su basi di appoggio locale. Un altro aspetto negativo della megalopoli post moderna ha a che vedere con la tendenza di comunità che si sentono in pericolo a separare e difendere il proprio territorio, creando delle comunità recintate, ossia delle aree residenziali con accesso controllato e privatizzazione dello spazio pubblico. Blakely e Snyder hanno individuato tre tipologie di comunità recintate: - Le comunità stile di vita, sono espressioni di consumo di lusso e di una nuova classe agiata; - Le comunità prestigio, rispecchiano il desiderio di riconoscimento di status dei benestanti e delle persone in ascesa sociale e hanno lo scopo di distinguersi nettamente delle zone circostanti; - Le comunità zone di sicurezza, sono caratterizzate da muri, cancelli e vari sistemi di controllo e sicurezza. Le comunità recintate vengono criticate perché, essendo esclusivamente sulla base di classe, razza, etnia ecc. anche se riescono a garantire alti livelli di socialità all'interno del loro recenti, finiscono per minare gli ideali di senso civico e di solidarietà del vicinato. Le città oggi contengono le più svariate culture, ma i gruppi etnici tendono a resistere all’assimilazione e incorporazione mantenendo stretti legami con i loro paesi di origine. il movimento globale dei migranti, da una parte dell'altra del mondo, è seguito dalla globalizzazione nella misura in cui i migranti vengono assimilati nella cultura del loro nuovo paese. La riglobalizzazione si verifica quando un gruppo etnico si ricongiunge alla sua società di origine e comincia a rivendicare la sua cultura originaria. 27
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