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Sociologia e ricerca sociale, Sintesi del corso di Sociologia

Tratta la sociologia dal passaggio dal vecchio ordine alla modernità. A partire da questa considerazione, nel volume vengono presentate alcune delle grandi questioni che la disciplina ha affrontato, ponendo quesiti e avanzando teorie interpretative.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 25/01/2023

roberta.placanica
roberta.placanica 🇮🇹

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Scarica Sociologia e ricerca sociale e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! SOCIOLOGIA problemi, teorie, intrecci storici a cura di Teresa Grande ed Ercole Giap Parini PRESENTAZIONE La SOCIOLOGIA si confronta con il suo tempo sin dalla nascita, ha caratterizzato il passaggio dal cosiddetto “vecchio ordine” alla modernità, segnato dalla Rivoluzione industriale e da tante rivoluzioni politiche. Il manuale parte dalla questione relativa a perché ciò sia avvenuto in quell’opera e in un dato contesto sociale e culturale. Dubbi e domande sorgono quando tradizionali istituzioni sociali vengono messe in discussione e preannunciano la nascita di nuove. Il modo migliore per capire i concetti fondamentali è di considerarli come risposte al problema. La sociologia è frammentata, tende a mutare da sociologo a sociologo. L’opinione del sociologo è spesso però richiesta, chiamata a riconoscere sé stesso come soggetto sociale. Questo manuale studia la società (questioni, concetti e teorie). La sociologia nasce tra il 1700 e 1800; nel periodo illuministico si comincia a mettere in dubbio la religione, mentre, nel positivismo si mettono al centro del mondo la ragione, che ci permette di giudicare al di fuori della Bibbia. Nasce in un periodo di Rivoluzioni. - scientifica indagando la Bibbia e mettendola in discussione; - industriale  è il passaggio dalla società agricola alla società industriali. La sociologia studia la SOCIETÀ  La sociologia nasce per formulare le domande per studiare delle risposte scientifiche. La sociologia è l’atteggiamento critico, cioè non dare per scontato le cose. Si occupa:  Dei rapporti tra generi  Delle trasformazioni sociali Che sono in continuo mutamento. Le cose che per noi sono naturali sono frutto di una convenzione. I cambiamenti duraturi sono quelli che avvengono nel quotidiano. Una frase particolare “la società non può essere un monastero di monaci virtuosi. La società è costretta al cambiamento. La sociologia ci fa capire i nostri limiti. 1 PRIMO CAPITOLO Le società, i fondamenti e il loro mutamento di Teresa Grande ed Ercole Giap Parini 1 PREMESSA  Le attività nelle quali siamo coinvolti sono attività sociali, ad esempio, quando stiamo in un’aula universitaria, o usciamo con gli amici. Ci sono situazioni in cui ci sentiamo di appartenere alla collettività, ma ciò non significa stare insieme ad altre persone o fare ciò che fanno gli altri. Anche quando siamo soli in una stanza siamo immersi in una fitta rete di relazioni con gli altri nella nostra mente. DIFFICOLTA’ DI DEFINIRE COSA SIA LA SOCIETA’  Noi non riusciamo a rispondere alla domanda “Che cos’è la società?”, ciò accade perché noi siamo immersi nella società e tendiamo a non vederla. Inoltre, ne facciamo un’esperienza diretta. La Società non dobbiamo considerarla come un gruppo omogeneo fatta di stereotipi, ma ogni individuo è costituito da un’identità, cioè lo sforzo/facoltà di tenersi insieme; è fatta da distinzione e conformismo in quanto siamo sempre dentro alla società. Con i media e la tecnologia ci disaffezioniamo a tutto. SIMMEL dice che l’uomo contemporaneo è ricco di informazioni; mentre, BLASÉ dice in questo modo l’uomo diventa incapace di meraviglia, distaccato e poco curioso. È più facile avere il controllo della vita rispetto al 900’ perché è importante avere i giusti stimoli, schemi e sapere dove trovare le cose. Chi controlla i media a potere, quest’ultimi hanno cambiato il nostro modo di relazionarci. 2 MODERNITÀ, MUTAMENTO SOCIALE E SOCIOLOGIA - LA NASCITA DELLA SOCIOLOGIA  La funzione del sociologo è quella di uscire dalla quotidianità. La sociologia nasce alla fine dell’800’ in cui ci si pongono nuove domande in quanto, la società era diventata un problema, aveva colpito il fatto di stare insieme cambiando la percezione di stare nel mondo e si diffonde in Europa e nel Nuovo Continente. Da inizio a una nuova epoca la “MODERNITA”. Il primo passo è dato dalla:  prima Rivoluzione industriale: in cui avvengono molti cambiamenti, si è dipendenti dalla terra ammassandosi tutti nelle città, causando veri e propri disagi sociali, come ad esempio: le donne si prostituivano e le persone erano costretta a lavorare nelle fabbriche, ciò dà inizio al CAPITALISMO (maschilista)  Rivoluzione francese. LA MODERNITA’ COME EPOCA DEL NUOVO Il primo a usare il termine MODERNITA’ fu Baudelaire, trasformando l’aggettivo in sostantivo. Usa il suo testo per descrivere una città sempre più industrializzata, in procinto al cambiamento. Jedlowski scrive che il termine MODERNO significa nuovo, recente, infatti, successivamente venne a significare l’EPOCA DEL NUOVO, il cui nuovo è la norma. La MODERNITA’ è collegata all’industrializzazione, burocratizzazione, capitalismo, nascita dello stato-nazione e urbanesimo, ciò determina il passaggio da una società tradizionale a una moderna, di tipo industriale, urbana e democratica. MUTAMENTO E CONTINUITA’  La società tradizionale è sempre in continuo cambiamento. Infatti, al centro di ciò c’è il rapporto tra mutamento e continuità. Nessuna società è STATICA o DINAMICA. Il RITMO DEL MUTAMENTO è in continuo cambiamento. Diventando sempre più veloce. Gli ultimi decenni dell’800’ e i primi 15 anni del 900’ costituiscono il cuore della modernità, chiamandola come la SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, in quanto si ha uno sviluppo culturale, economico, tecnologico, tenendo in considerazione anche la vita nelle compagne. ALCUNE TRASFORMAZIONI DELLA MODERNITA’  l’avvento dell’Elettricità; Sviluppo della chimica industriale; La produzione industriale di macchine; La lampadina; Il telefono; La macchina da scrivere, quella per cucire; La radio; L’automobile; La macchina fotografica; Le ferrovie, con le quali si inizia a viaggiare molto di più. DAL MONDO PREMODERNO AL MONDO MODERNO  Il MONDO PRE MODERNO era un mondo difficile (anni 50’), mentre il MONDO MODERNO enfatizza l’individuo, noi siamo parole. Fino al XVIII (18) secolo l’economia si basa sull’autoconsumo, ma dal XVIII secolo tutto cambiò, l’agricoltura, le attività mercantili, innescarono processi di crescita a catena e con nuovi finanziamenti accelerarono gli scambi e di conseguenza la crescita economica. Tutto ciò da un incremento demografico. Avere più mani all’azione accelera la possibilità d’impiego e rende necessaria l’organizzazione delle attività economiche, molto importante per il capitalismo. Questo avviene grazie all’innovazione della conoscenza. Si passa da 2  L’illuminismo 3 CHE COSA SIGNIFICA GUARDAARE LA SOCIETÀ… DA SOCIOLOGI - LA SOCIOLOGIA COME CURIOSITÀ CRITICA SUL NUOVO MONDO  In questo clima di mutamento, le vecchie spiegazioni centrate sulla volontà di dio, risultano insufficienti. Nascono nuovi interrogativi. Il passaggio dalla tradizione alla modernità è stato analizzato da chi ha vissuto in prima persona il processo che ha preso appunto come l’oggetto la società. DEFINIZIONE DI SOCIETA’  La società la possiamo definire come “l’insieme delle relazioni tra gli individui, che danno vita a un linguaggio, e forme di convivenza anche culturali, persistenti nel tempo. Ci sono diversi tipi di società, ma non ce n’è uno giusto, uno più naturale e migliore dell’altro. MONTESQUIEU  Le prime riflessioni sulla nuova società arrivano dall’illuminismo francese, in particolare da MONTESQUIEU, che diceva “dobbiamo prevedere una società retta da ingegneri, tecnici, industriali, perché sono coloro che reggono il mondo”. Con lui impariamo a guardare noi stessi con curiosità. JEDLOWSKI dice “esotici infondo lo siamo tutti, dipenda dalla prospettiva”. 3.1 LA SOCIETÀ COME REALTÀ SUI GENERIS - SAINT-SIMON  Il tema della FISIOLOGIA DELLA SOCIETA’ è esposto da SAINT SIMON, proto-sociologo che anticipa la sociologia POSITIVISTA, producendo dei modelli di società e dicendo che essa funziona come “una grande macchina dove ci sono apparati che assorbono determinate funzioni (VERSIONE MECCANICISTICA). Partecipa al cambiamento della società, infatti aveva lottato nella guerra di indipendenza americana, per poi partecipare alla RIVOLUZIONE FRANCESE. È convinto di un PIANO MORALE, cioè una società di tipo industriale dove gli industriali fossero la classe dirigente. Ritiene che la società vada studiata attraverso l’osservazione dei fatti che la riguardano; infatti, paragona la società a un essere vivente. COMPTE E LA PROSPETTIVA POSITIVISTA  AUGUST COMPTE ha codificato la sociologia, gli ha dato il nome. Per lui la sociologia non è altro che una tendenza a spiegare le cose umane attraverso un metodo, quello scientifico. Era segretario di Saint-Simon. Il suo programma si basa sulla REALTA’ SUI GENERIS. Aveva fondato una religione senza Dio, una religione sull’umanità; infatti, ha proposto diversi concetti che rivestono ancora oggi una certa importanza. Possiamo definirlo PADRE PUNTATIVO DELLA SOCIOLOGIA. Divide questa scienza in due branche:  STATICA SOCIALE: si occupa allo studio che determinano le leggi della tenuta della società e si pone le seguenti domande “come e perché cambia la società?”  DINAMICA SOCIALE: si occupa della teoria del mutamento, quindi studia i processi e dello sviluppo della società, in patica si occupa di quello che succede in un determinato momento e si pone le seguenti domande “come sta insieme la società? Come fa a cambiare? Quali sono i processi?” A ciò si risponde tramite le TEORIE. Rispetto alla STATICA SOCIALE Comte mette in evidenza come la natura della società è diversa da quella umana; infatti, quest’ultima è costituita da tre parti:  RELIGIONE: costituisce un credo comune;  PROPRIETA’: garantisce la cumulabilità dei beni trasmessi da una generazione all’altra;  LINGUAGGIO: cioè gruppi sociali con idiomi rozzi che parlano una stessa lingua, ciò ci fa sentire un gruppo. Egli è il massimo esponente del POSITIVISMO, che è un’evoluzione dell’illuminismo che ne lega alcuni elementi sulla base del metodo scientifico. Per Comte la libertà di pensiero non ha senso perché l’unico pensiero, libero è quello degli scienziati. LA LEGGE DEI 3 STADI  È una legge non politica, ma intesa scientificamente la possiamo paragonare alla legge di gravità che regola le cose fisiche, questa legge regola le cose sociali. Vede un progressivo affiancarsi della mentalità umana. È una legge sociologica perché a ciascuno stadio corrisponde una struttura della società.  STADIO TEOLOGICO: i fenomeni vengono spiegati attraverso forze soprannaturali, dalla magia, e dalla religione, (medioevo). La società è basata sul lavoro degli schiavi e sulla guerra, mentre il governo ha carattere teocratico-militare. In questo stadio prevalgono i sacerdoti; 5  STADIO METAFISICO: le spiegazioni non sono né naturali e né soprannaturali, ma vengono spiegati attraverso la filosofia (rinascimento). A livello politico, si passa dall’autorità del sovrano a quella dei giuristi, ossia alla sovranità del popolo. È fortemente conflittuale, poiché il popolo è oggetto di contesa fra le forze politiche ed economiche, sette e partiti;  STADIO POSITIVO: le situazioni vengono spiegate attraverso la scienza (ottocento), indicato da Comte come stadio “normale”. SPENCER  È importante perché mette in evidenza l’importanza dei modelli, cioè è un’ipotesi molto confermata su come funzioni l’essere umano; infatti, si ha l’estrazione di esso che serve a uno scopo. Spencer da luogo al SPENCERISMO basato sul lasciare indietro i più deboli. È il fondatore dell’ORGANICISMO SOCIALE cioè che la società funzioni in modo biologico attraverso un processo di specializzazione e differenziazione, avendo così, l’evoluzione dei corpi sociali. Spencer è influenzato dalla teoria di Darwin sull’evoluzione sociale, chiamata, DARWINISMO SOCIALE. LA TEORIA EVOLUZIONISTICA DI DARWIN  È basta su leggi che governano lo sviluppo della vita. Propone un modello dove l’uomo invece, che essere creato da Dio è frutto di un’evoluzione di milioni di anni. Gli anni 60’/70’ dell’800’ rappresentano un periodo di grande diffusione dell’evoluzionismo. L’EVOLUZIONISMO SOCIALE  Spencer utilizza questo modello per spiegare la continua progressività della società e dell’umanità. Infatti, ciò conduce che le società più semplici, cioè quelle più piccole, scompaiono o vengono inglobate da società più grandi, quest’ultime si differenziano in quanto sviluppano una rete di organi e funzioni sempre più specializzate, orientanti verso la cooperazione.  SOCIETA’ SEMPLICI: quelle che c’erano prima e scarsamente differenziate al proprio interno;  SOCIETA’ COMPLESSE: quelle contemporanee, e sono il risultato di una specializzazione di un cambiamento degli organi costitutivi. 3.2 SOCIETÀ, SOLIDARIETÀ E DIVISIONE DEL LAVORO SOCIALE – DURKHEIM  Nasce tra il 1858 e il 1917, periodo di movimenti e rivoluzioni, è carne viva della sociologia. Produce opere fondamentali come:  La divisione del lavoro sociale  Concetto di solidarietà (aspetto marginale). Dice che i fatti sociali vanno spiegati con i fatti sociali, ponendosi questa domanda “come fa la società a cambiare?”. Durkheim ritiene che la società sia fondata sui generis, cioè un’entità specifica che ha delle esigenze proprie che si impongono sugli individui. Enfatizza che è possibile individuare i FATTI SOCIALI. La SOLIDARIETA’ è la capacità dei membri di una società di agire nei confronti di altri, tenendo così, uniti gli individui tra loro. DURKHEIM E LA CRISI SOCIALE NELLA FRANCIA NELLA 3 REPUBBLICA  I padri della terza repubblica trovano nel positivismo il riferimento ideale e politico adeguato, in quanto ritengono che la politica si debba fondare sull’azione intellettuale e morale. Per questo motivo vogliono far tornare il conflitto sociali, quindi di riaccostare le diverse classi sociali. Vogliono far conciliare i doveri con i diritti evitando situazioni di conflitto. LA SOLIDARIETA’ SOCIALE COME SOLUZIONE DELLA CRISI  L’Elite individua nella solidarietà la soluzione a questo problema. Viene posta in mezzo a due visioni dello Stato:  Quella LIBERALE: che rifiuta ogni intervento dello Stato;  Quella SOCIALISTA: considera indispensabile questo intervento. Durkheim pensa alla solidarietà come una legge costitutiva della società. LA DIVISONE DEL LAVORO SOCIALE  S’intende come la società preveda dei ruoli. Si tratta di come sono cambiate le società da semplici a complesse, grazie all’aumento della DENSITA’ MATERIALE, cioè l’incremento della popolazione, è una forza semplice, dove non si fanno le stesse cose, ci si organizza e ci si specializza.  SOCIETA’ SEMPLICI: la divisione del lavoro è bassa;  SOCIETA’ COMPLESSE: sono differenziate al proprio interno. 6 La divisione del lavoro non deve essere intesa come la divisone delle mansioni lavorative in ambito produttivo, ma mette in evidenza la moltiplicazione dei compiti e dei ruoli. Quest’ultimo rappresenta una crescita per la DENSITA’ MORALE, dove ognuno specializzandosi produce valori. Man mano che la società progredisce ci si specializza e si hanno valori che si condividono con gli altri. Cambiando la società, cambia anche la solidarietà. Durkheim non pensa alla società in senso astratto, ma come l’evoluzione della società umana, quindi al passaggio dall’epoca premoderna (società semplici) a quella moderna (società complesse). La morale è l’insieme dei valori e delle norme. Si divide in:  SOLIDARIETA’ MECCANICA: tipica dei gruppi sociali semplici, è spontanea o irriflessa. Si basa sulla somiglianza di comportamenti, abitudini, valori e regole, tutto ciò è di tipo tradizionale. Questa forza lega le persone facendo parte di un tutto sociale.  SOLIDARIETA’ ORGANICA: tipica delle società complesse, dove all’interno sono fortemente differenziate. È fondata sulla differenza, infatti i gruppi cooperano tra di loro in quanto hanno bisogno l’uno dell’altro. È prodotta dalla divisione del lavoro. SOLIDARIETA’ ORGANICA E DIFFUSIONE DELL’ANOMIA  L’anomia è la mancanza di legge, regole e disordine. Durkheim crede la trasformazione della società ha diffuso l’anomia portando a una differenziazione della collettività. La solidarietà organica diventa qualcosa che va costruito. Inoltre, egli, si rende conto che c’è una tendenza all’allentamento delle relazioni sociali, in cui si tende a guardare gli interessi individuali che quelli collettivi. 3.3 COMUNITÀ E SOCIETÀ – DICOTOMIA  Tra i prodotti della sociologia c’è la coppia comunità-società, dotate di caratteristiche opposte, che formano la DICOTOMIA. UN CAMBIAMENTO NEI RITMI DI VITA E NELLE RELAZIONI TRA PERSONE   NEI VILLAGGI CONTADINI: la vita aveva un ritmo più lento, investendo in relazioni più intense, calde e profonde, la vita contadina era luogo di affetti, ma allo stesso tempo di lavoro. Questo tipo di relazione è chiamata COMUNITARIA.  NEL MONDO MODERNO E INDUSTRIALE: c’è una diminuzione delle relazioni sociali la cui tenuta è garantita da affetti, rete famigliare, tradizione o etnia. L’uomo moderno ha bisogno di stringere relazioni fugaci. Questo tipo di relazione è chiamato societarie. Parlando di relazioni, più sono importanti in termini strumentali, cioè che hanno uno scopo, meno sono affettive. Le relazioni delle società moderne sono basate su l’incontro di interessi reciproci. TONNIES E IL PASSAGGIO DALLA COMUNITA’ ALLA SOCIETA’  A introdurre la dicotomia è TONNIES che offre un’interpretazione degli elementi costitutivi dell’esperienza e dei rapporti sociali moderni. Mette in evidenza che i rapporti sociali standardizzati tendono ad escludere la personalità umana. Sono rapporti di tipo capitalistico. Egli coglie:  Il prevalere nella società: il cui modello per eccellenza è il mercato.  Il prevalere sulla comunità: il cui modello per eccellenza è la famiglia. Tonnies considerava la comunità e la società, strumenti della mente, che servivano a far capire meglio. COMUNITA’ E SOCIETA’ IN WEBER  Anche Weber fa la distinzione fra SOCIETA’ e COMUNITA’.  SOCIETA’: è legata a un interesse reciproco;  COMUNITA’: è legata all’appartenenza, cioè da sentimenti che inducono le persone a sentirsi parte di un gruppo sociale. Far parte del mondo moderno non significa rinunciare a relazioni di tipo comunitario. Infatti, in famiglia siamo coinvolti emotivamente; mentre, sul posto di lavoro, è una relazione di tipo societario, in quanto facciamo parte di un gruppo per uno scopo; nelle relazioni tra amici di vecchia data, siamo coinvolti sentimentalmente. 3.4 la società come intrico formale - UN BRULICHIO DI RELAZIONI  Avviene tramite delle regole. Infatti, lo scopo del sociologo è quello di far emergere alcune regole per cui quel brulichio prenda una forma 7  FAMIGLIE DI FATTO: sono quelle che sperimentano la vita di coppia fuori dal matrimonio e possono essere di carattere transitorio o permanente. In questa famiglia si distinguono gli eterosessuali e quelle omosessuali. Dal punto di vista giuridico, in Italia non hanno ancora un riconoscimento formale e quindi la tutela del partner più debole in caso di interruzione della convivenza. Queste famiglie vengono anche chiamate MORE UXORIO, e sono in aumento.  FAMIGLIE MONOGENITORIALI: sono quelle famiglie costituite da un solo genitore che vive con almeno un figlio minorenne. Sono soprattutto le donne ad avere la responsabilità, ciò causa uno sbilanciamento in quanto sono a maggiore rischio di povertà; infatti, si è registrato un impoverimento rispetto al tenore di vita antecedente, comportando un cambiamento dello stile di vita. Nasce così, la famiglia matrilocale. 2.3 Anticipi di futuro - IL COPING DELLE FAMIGLIE  Le famiglie cambiano, portando al WALFE che è un modello di famiglia classico che ha subito colpi molto forti, ciò accade perché sono capaci di adattarsi alle circostanze, si ha così, il COPING, cioè l’adattamento attivo, tipico delle società complesse o premoderne. FAMIGLIE RICOMPOSTE  Sono famiglie che derivano da una separazione o da un divorzio e sono molto in aumento. LA DESPAZIALIZZAZIONE DEGLI EFFETTI   FAMIGLIE MIGRANTI: sono quelle che si ricompongono a distanza di molto tempo nel paese di arrivo del componente adulto che ha lasciato il paese di origine per cercare migliori condizioni di vita.  FAMIGLIE MISTE: sono unioni anche senza il vincolo matrimoniale, che però, sono diverse per cittadinanza, paese, religione o etnia. Gli spostamenti nello spazio hanno effetti sulla CORESIDENZIALITA’, messa in discussione dalla possibilità che uno dei suoi membri possa vivere per periodi più o meno lunghi o stabilmente in città, regioni, o paesi diversi intraprendendo rapporti emotivi o affettivi, quindi condividendo anche le finanze economiche. Queste famiglie vengono chiamate FAMIGLIE GLOBALI MULTILOCALI, dove molto spesso è la madre a vivere la famiglia a distanza. Ciò viene chiamato TRANSNATIONAL MOTHERHOOD. Non cambia solo la famiglia, ma anche i modi di prendersi cura dei figli, perché la socializzazione cambia, in alcuni casi si:  FRAMMENTA: cioè aumenta il numero degli adulti che si prendono cura dei bambini  DESPAZIALIZZA: cioè i bambini soffrono dell’assenza di adulti per loro significativi 3 In famiglia si diventa grandi  Il tempo che si trascorre in famiglia è quello di cui solitamente si mantiene un ricordo più vivo, la sociologia e le altre scienze sociali sono da sempre interessate alla famiglia e al contributo che essa dà al mantenimento della coesione sociale, attraverso la socializzazione dei più giovani. IL MODELLO DETERMINISTICO E QUELLO COSTRUTTIVISTA   MODELLO DETERMINISTICO: quando si attribuisce alla società il potere di appropriarsi del bambino facendolo diventare un suo componente, cioè l’arrivo di un nuovo membro genera instabilità, per questo motivo deve essere accompagnato e seguito da tutti i suoi componenti a partire dal suo ingresso in famiglia.  MODELLO COSTRUTTIVISTA: grazie alla socializzazione il bambino entra in società attraverso l’abilità cognitiva e l’acquisizione progressiva, si basa sul crescere insieme. Lo SVILUPPO PROSSIMALE è il percorso di sviluppo-apprendimento aggiuntivo che il bambino può fare insieme ad altri adulti o pari. LA SCUOLA DI FRANCOFORTE  Nasce negli anni 20’, è una scuola innovativa, il cui processo educativo si realizza in famiglia e di cui essa è considerata l’agente psicologico della società. Gli studiosi della scuola di Francoforte spiegano il fenomeno del CARATTERE AUTORITARIO, cioè, chi reprime in sé stesso la tensione e la scarica aggressivamente su altri 10 BERGER E LUCKMANN  Contribuiscono in maniera decisiva alla socializzazione, facendo esperimenti mentali. Durante la SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA, che è data dai genitori, i bambini interiorizzano la realtà della vita quotidiana, per questo motivo è indispensabile l’attaccamento emotivo del bambino di chi si prende cura di lui, in questo modo potrà essere capace di identificare sé stesso. Il linguaggio è contenuto ed è uno strumento della socializzazione. Con la socializzazione primaria il bambino potrà capire le norme che regolano la convivenza. Con l’ingresso a scuola, o asili, il bambino potrà sviluppare la SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA. Burger e luckmann descrivono questo tipo di socializzazione, come un modo di vedere mondi e realtà nuove che possono essere in contrasto con ciò che ha già interiorizzato. La socializzazione non è mai totale e compiuta e c’è la possibilità che la realtà soggettiva subisca delle trasformazioni. 3.1 Chi si prende cura di chi - LA CRISI DELLA FUNZIONE ADULTA  La crisi dei garanti meta sociali e metapsichici delinea anche la crisi della funzione adulta. Il fatto di contrattare le regole, fa venire meno la funzione che gli adulti hanno nei confronti dei figli. Le regole sono utili ai più giovani in quanto regolano e controllano le proprie pulsioni. Il CONTENIMENTO consiste nella protezione da eventuali e nella cura dei più giovani. DALL’AUTORITA’ ALL’AUTOREVOLEZZA  I genitori sembrano essere sempre più smarriti. In fase di ristrutturazione è la figura paterna, in quanto se la funzione materna è quella dell’essere accolti, quella paterna è quella di esplorare. Ciò può avvenire anche invertitamente. Però queste funzioni devono essere presenti in modo chiaro ed equilibrato. La RAREFAZIONE DEL PADRE è un fenomeno che interessa molti paesi, m soprattutto l’occidente, ma oggi è ancora più evidente in quanto fa parte dei motivi dei cambiamenti famigliari e del modo di intendere la responsabilità genitoriale. Infatti, si passa dall’autorità del pater familias all’autorevolezza, non imponendo un modello di comportamento, ma restando credibili, affidabili e raggiungibili agli occhi dei figli. LA GENITORIALITÀ DIFFUSA  La genitorialità, individua una responsabilità faticosamente riconducibile ai soli genitori. Gli adulti assumono una responsabilità educativa e di cura ne confronti dei più giovani, figli propri o di altri. 3.2 I bambini al centro, ma in che senso?  Cambiano le forme, i contenuti e i rapporti; cambiano i modi in cui gli adulti si prendono cura, sostenendo il loro percorso di crescita e educativo. La nuova sociologia dell’infanzia è interessata a conoscere il rapporto bambino-adulto e mette in discussione le culture degli adulti, quest’ultimo condivide i valori, la cultura che influenza il bambino. 11 TERZO CAPITOLO Movimenti sociali e partiti politici di Vincenzo Bova e Antonio Costabile 1 – PREMESSA  I movimenti sociali e i partiti politici sono le due forme più importanti della partecipazione politica. Agiscono sullo stesso spazio e con obiettivi simili, in relazioni che possono assumere una continuità o un conflitto. Un movimento sociale può portare alla creazione di un partito. Un partito incapace di interpretare un cambiamento può generare un movimento. Lo spazio comune è quello politico della rappresentanza di valori, interessi. Significa conquistare un potere necessario a difendere ciò che si vuole rappresentare. La partecipazione politica non istituzionale: i movimenti sociali  Attacchiamo l’etichetta di movimento a fenomeni come i grandi movimenti democratici o a all’associazionismo sociale (movimento sociale italiano). GRUPPI SOCIALI E COMPORTAMENTO COLLETTIVO  Essi sono fenomeni collettivi. Ma capita di trovarsi in situazioni in cui ci comportiamo come tanti altri. Tante persone sono sottoposte allo stesso stimolo, reagiscono allo stesso modo. Ciò viene definito come un COMPORTAMENTO COLLETTIVO come la folla, il panico, la moda, un MOVIMENTO SOCIALE. Una folla può assembrarsi quale esito dell’azione di un’organizzazione e quindi il suo comportamento è precostituito e fortemente istituzionalizzato o al contrario essere esito del convergere spontaneo e disorganizzato di attori che si uniscono per manifestare assieme e pubblicamente un comune sentimento di gioia, ostilità o paura. Inoltre, come descrive Gustave Le Bon, contagia ciascun individuo rendendolo suggestionabile dall’agire degli altri. La folla è frutto di pulsioni irrazionali. Il TERMINE COMPORTAMENTO COLLETTIVO comprende non solo la folla come un insieme di comportamenti ma CREATIVA dove una società innova sé stessa e difende LO STATUS QUO chiedendo il ritorno alle radici di quell’equilibrio che costituiva ciò che c’era all’inizio. PER SMELSER questo comportamento è spontaneo e non strutturato, reagisce ad una situazione ambigua, minacciosa. È un polo estremo rispetto alla routine e quindi ad un comportamento istituzionalizzato. Sono azioni sociali che non sta nel giusto o sbagliato funzionamento della mente ma nella struttura della vita sociale. FENOMENI COLLETTIVI DI AGGREGATO E DI GRUPPO  ALBERONI sviluppa due categorie: FENOMENI COLLETTIVI DI AGGREGATO e FENOMENI COLLETTIVI DI GRUPPO. - DI AGGREGATO: rientrano fenomeni come la moda, il panico. Si comportano nello stesso modo ma ogni persona agisce in realtà per sé. Un’azione si fa perché l’individuo si senta contagiato. Non c’è l’intenzione. - I FENOMENI COLLETTIVI DI GRUPPO, appartiene l’esperienza dello stato nascente quindi la base del movimento sociale. SONO NUOVE FORME DI SOLIDARIERTA’ SOCIALE E MECCANICA. un nuovo che sconfigge il vecchio. Si crea un gruppo che cambia il modo di vedere una relazione. È intenzionale. L’ORIGINE DEI MOVIMENTI SOCIALI  I movimenti sociali sono agenti di innovazione della società. EFFERVESCENZA COLLETTIVA secondo DURKHEIM emozione contagiosa per creare qualcosa di nuovo, per cambiare. WEBER ritiene l’esperienza compiuta dal seguire un leader che si stacca dalle convenzioni che regolano il mondo come la politica, la religione. PER MARX l’inizio di un movimento è inscritto dentro lo sviluppo di una società, È L’ESPLOSIONE DELLE CONTRADDIZIONI DEL SISTEMA DI SVILUPPO DELLA SOCIETA’. Quando l’assetto dei rapporti di produzione non è più consono allo sviluppo delle forze produttive, un soggetto rivoluzionario è capace di ricomporre un nuovo sviluppo di modalità di produzione. Nel capitalismo la fase di movimento è nel passaggio dalla CLASSE IN SÉ ALLA CLASSE PER SÉ, TOGLIERE VIA LA FALSA LA CONOSCENZA BORGHESE E TRASFORMARE IL PROLETARIATO IN UNA CLASSE RIVOLUZIONARIA. VERSO UNA DEFINIZIONE DI MOVIMENTO  I caratteri che definiscono i movimenti collettivi sono: 12 LE FORME CONTEMPORANEE  In un contesto contemporaneo e sul piano analitico, si conia un nuovo tipo di partito PIGLIATUTTO. SI SGANCIA DALLE IDEOLOGIE PER SEGUIRE L’ONDA DELLE QUESTIONI CHE CAMBIANO. CERCA DI OTTENERE UN COLLEGAMENTO ALLE SITUAZIONI CHE TOCCANO LE SOCIETA’. È UN PARTITO CAMALEONTE FATTO PER VINCERE LE ELEZIONI. Nascono anche i PARTITI DI CARTELLO che cercano di fondare dei gruppi tra diverse formazioni sociali, che fanno cartello. I partiti si chiudono per escludere forme di partecipazione. Esprimono determinati argomenti che coalizzano gruppi più o meno ampi. Si coalizzano intorno agli interessi di un gruppo. Le tendenze sono a fare cartello tra di loro per governare le risorse pubbliche escludendo pezzi ampi di popolazione. Tipiche delle caste altolocate che vogliono dividersi le risorse dello stato. Infine, molto attuale il PARTITO MASSMEDIOLOGICO che utilizza la comunicazione politica tramite la televisione, i media, il web, i social. 9 La prospettiva genetica  Essa guarda la loro origine, come si sono formati e come sono nati. L’analisi di ROKKAN negli anni ’70 metteva in evidenza come tutti i grandi partiti nascano da fratture, nascono nella separazione tra due sfere. Come la frattura tra lavoratori e datori di lavoro che hanno portato la nascita di partiti come quello socialista e comunista; frattura tra Stato e Chiesa che porta la nascita in Italia della Democrazia Cristiana. Quando lo stato e chiesa erano la stessa cosa non c’era bisogno, quando si separano c’è bisogno di questa nascita di partiti di ispirazione religiosa. Anche la frattura tra centro e periferia, quando gli Stati si sono dati una forma che ha diviso in maniera netta il centro e le periferie creando PARITITI AUTONOMISTI nati per proteggere determinate aree, valorizzare le minoranze come (Valle d’Aosta, Trentino, Sardegna). Anche la frattura tra città e campagna che ha reso necessaria la nascita di un Partito che tuteli i contadini. 10 I partiti oggi  I partiti ai nostri giorni hanno una situazione contraddittoria: I SISTEMI DEMOCRATICI, cercano un forte aiuto ai partiti politici, per avere una funzione collocata tra la società e la politica; mentre, dall’altra, ci sono i partiti che sono interessati invece ai fenomeni di disaffezione. 15 SESTO CAPITOLO Produzione, lavoro, classi sociali di Antonino Campennì 1 Un nuovo sguardo sul sociale  Nei primi anni dell’800 al centro c’è una Francia post-rivoluzionaria, un Inghilterra alle prese con la Rivoluzione Industriale che ha cambiato completamento la nazione. Quella politica mette fine al vecchio regime, l’Illuminismo promette ‘’felicità’’, progresso ma in realtà questo si scontrerà con la nuova miseria nata dalle trasformazioni economiche. Questo ovviamente porta a turbolenze sociali e politiche. Questo sguardo si affaccia sulle nuove pratiche scientifiche, politiche e sociali unito all’interesse per i problemi della popolazione e dalla volontà di risolverli attraverso il metodo scientifico. Nascono nuovi comportamenti anche in campo economico attraverso la diffusione del lavoro di fabbrica, delle tecniche manageriali e del controllo del mercato ma anche in ambito politico con l’introduzione del suffragio per censo. La Rivoluzione Francese aveva sollevato più problemi. Abbattuta la monarchia e aboliti i privilegi della nobiltà si era creato un vuoto tra lo Stato e il cittadino. L’idea dell’individualismo aveva lasciato tutti al pensiero che la società sia la somma di ogni singola persona ma sappiamo che non è così. COMPTE E LA SCOPERTA DEL GRUPPO SOCIALE  È grazie all’opera di AUGUSTE COMTE che si ha una visione migliore della realtà. L’INDIVIDUO IN QUANTO TALE NON ESISTE PERCHE’ LA VITA DELLE PERSONE SI SVOLGE ALL’INTERNO DEL GRUPPO SOCIALE. L’INDIVIDUALISMO FA PERDERE DI VISTA L’ISPIRAZIONE DEL LAVORO DI GRUPPO. Questo riguarda anche in un contesto politico. In un contesto economico, l’esperienza individuale era alla base di una rivoluzione, ne consegue che lo Stato applicando un principio liberalista LAISSEZ FAIRE guarda ad un ‘’libero gioco’’ del mercato con qualche forma di intervento. Questo significa abbondonare le classi lavoratrici ai cambiamenti delle condizioni di vita e di lavoro ma continuando comunque a negare loro il voto. 2 Produzione, lavoro, classi sociali nella società capitalistica - Un elemento fondamentale per l’industria sono ovviamente le macchine. Che apparse per la prima volta nella prima metà del 700’. Siamo nati nell’industria e restiamo per molti versi una società industriale. DEFINIZIONE DI PRODUZIONE  Per produzione si intende l’azione che l’uomo compie per trasformare le risorse di cui dispone in oggetti e servizi necessari alla sua esistenza. Questo richiede degli sforzi coordinati in una tempistica che si trova nell’espressione di PROCESSO PRODUTTIVO. L’azione che si svolge è IL LAVORO. DEFINIZIONE DI LAVORO  Per lavoro possiamo intendere LO SVOLGIMENTO DI ATTIVITA’ FISICHE E MENTALI ORIENTATE quindi a PRODURRE BENI MATERIALI E IMMATERIALI PER UN’ UTILITA’ COLLETTIVA. Il lavoro trova nella produzione il suo scopo, il suo senso. Dal tipo di rapporto con il sistema produttivo dipenderà la collocazione degli uomini nella scala sociale. È Ciò che ci rende umani. È tutto ciò che è un dispendio di energie. LA DIVISIONE DEL LAVORO SOCIALE  Questo concetto è espresso in sociologia come divisione del lavoro che allude alla possibilità di essere proprietario o dipendente di una fabbrica. Questo non va confuso con quella che è la ‘’divisione del lavoro sociale’’ di Durkheim, che vede la suddivisione dei compiti lavorativi tra tutti i membri della società. Non si limita a legare gli individui nel lavoro ma produce LA LORO POSIZIONE SOCIALE – alto o basso privilegio sociale. La stratificazione sociale si crea sul ruolo che compie l’individuo. 16 DEFINIZIONE DI CLASSE SOCIALE  Ogni società ha un proprio modo per stratificare la società, per posizionare ciascun individuo all’interno di uno stato che è rappresentato dalla propria classe. LA CLASSE È UN AGGREGATO DI PERSONE che hanno lo stesso STATUS, LIVELLO DI VITA. STESSO MODO DI VIVERE, DI VESTIRE E QUESTO VALE ANCHE SU COME QUESTI GUARDANDO LA VITA. I SISTEMI DI STRATIFICAZIONE SOCIALE  Sono 4: Schiavitù; Caste; Ceti; Classi. Sono distinti tra loro in base alla natura del lavoro. Rappresentano la disuguaglianza. Questo sistema è tipico del capitalismo. Esso si distingue da quello antico per la mancanza di vincoli tradizionali, religiosi, giuridici. Si ha la possibilità della mobilità sociale, cioè la possibilità di cambiare classe sociale a cui si appartiene alla nascita, per aspirare a una classe più alta o auna più bassa. KARL MARX E IL MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTICO  Marx espone la sua teoria del capitalismo nel primo libro del ‘’Capitale’’. Il capitalismo è UN MODO DI PRODUZIONE STORICAMENTE DETERMINATO CHE HA PER SCOPO ULTIMO QUELLO DI UN PROFITTO INDIVIDUALE. Si basa sulla separazione nella società tra loro che controllano i mezzi di produzione e i lavoratori liberi. I CAPITALISTI utilizzano il lavoro della classe operaia per realizzare un profitto personale. I PROLETARI ricevono in cambio un salario. Il rapporto tra i due non è paritetico, il capitalista da all’operaio un salario inferiore al valore effettivo della merce che lui sta producendo. Quello che il capitalista paga all’operaio è in realtà un salario sufficiente solo per la sussistenza. La differenza tra costi e salari (nonché delle materie prime e delle macchine) e il ricavo economico della vendita delle merci produce quello che è il profitto del capitalista, basato praticamente sul concetto del plus-lavoro. L’ACCOMULAZIONE ORIGINARIA  Una separazione così netta tra produttori e mezzi di produzione si realizza solo con il capitalismo. Nelle epoche precedenti i lavoratori potevano anche non essere legalmente proprietari dei mezzi di produzione (i contadini non erano i proprietari delle terre) ma ciò che distingue il capitalismo dai sistemi produttivi precedenti è LA SUSSISTENZA DEI LAVORATORI E DELLE LORO FAMIGLIE CHE NON DIPRENDEVANO DA UN SALARIO. ERANO ECONOMIE DI SUSSISTENZA dove quello che produceva il contadino rimaneva nelle sue mani per la propria sopravvivenza e anche gli oggetti della quotidianità come vestiti, attrezzi da lavoro venivano prodotti da lui stesso. ora la sua attività è misurabile con la moneta, che va dettato in tempi e modalità scelte dai capitalisti. Con questo sistema la sopravvivenza è impossibile se non si possiede un salario. Marx chiama questo processo ACCUMULAZIONE ORIGINARIA, consiste nell’impossibilità di alternativa al lavoro salariato. Cambiano, inoltre, le modalità di svolgimento del lavoro. Il lavoro si specializza attraverso la suddivisione in operazioni: quello che prima era svolto per intero da un singolo lavoratore artigiano ora sarò svolto da un numero maggiore di operai che svolgeranno un’operazione per ciascuno. Il lavoro finito sarà UNA SOMMA DELLE SINGOLE OPERAZIONI SVOLTE DA PERSONE DIVERSE. Questo determina quindi un non riconoscimento del proprio lavoro. Anche la decisione di che cosa produrre, i ritmi, le condizioni di lavoro e i salari dipendono tutto dal capitalista. IL LAVORO ASTRATTO E L’ALIENAZIONE  Questa perdita di AUTONOMIA, SPERSONALIZZAZIONE, MERCIFICAZIONE sono processi alla natura del capitalismo. Marx definisce questo nuovo tipo di lavoro, ‘’LAVORO ASTRATTO’’. IL LEGAME CONCRETO TRA L’AZIONE CREATRICE DELL’UOMO E IL PRODOTTO NON ESISTE PIU’, IL LAVORATORE NON SARA’ SODDISFATTO DI CIO’ CHE HA PRODOTTO, NON LO RICONOSCE COME SUA OPERA. Il salario entrerà in questo processo perché l’operaio non spenderà sull’opera da lui prodotta ma soddisferà i propri bisogni osservando ciò che offre il mercato e acquistandolo con il proprio salario. Il lavoro diventa quindi astratto anche nel senso che sarà indifferente che cosa si produce visto che ormai lo scopo del lavoratore ha cambiato natura. Lavorare in queste condizioni produce UN SENSO DI ALIENAZIONE. È PRIVATO DEL CONTROLLO DELLA PROPRIA VOLONTA’ NELL’ATTIVITA’ DI LAVORO, SI SENTE ESTRANEO E IMPOTENTE DAVANTI A QUESTE FORZE INVISIBILI CHE LO DOMINANO SENZA CHE LUI POSSA CONTROLLARLE. Nel capitalismo la società si struttura per CLASSI SOCIALI che riflettono sulla divisione del 17 DICIANNOVESIMO CAPITOLO Profili d’autore di Olimpia Affuso, Simona Isabella e Fedele Paolo Karl Marx VITA Nasce nel 1818, figlio di un avvocato ebreo. Studia legge a Bonn e filosofia a Berlino. A Colonia dirige un giornale liberale che dopo cinque mesi viene soppresso dal Governo per le sue campagne in favore dei contadini. Espulso dalla Francia si rifugia i Belgio, entrando in contatto con la Lega dei comunisti e scrivono insieme a Engels “il manifesto del partito comunista. Egli, inoltre, scrive anche “Miseria della filosofia” e “Lavoro salariato e capitale, raccolte di conferenze tenute davanti all’associazione degli operai tedeschi. Per motivi politici si trasferisce in Inghilterra, vivendo in miseria. Riceve un grande aiuto da Engels. Nella sala di lettura del British Museum Marx scrive molte delle sue opere. Diventa presidente della prima associazione internazionale dei lavoratori. Ormai è un grande esponente del socialismo mondiale. Muore nel 1883 in Inghilterra. MODI DI PRODUZIONE Sul piano del pensiero sociale si ha un’analisi del modo di produzione capitalistico e in termini politici nella teoria del comunismo. Ciò porterà al superamento del capitalismo e alla realizzazione di una società senza classi. Nella prefazione a “Per la critica dell’economia politica” gli uomini entrano in rapporti di produzione che corrispondono al grado di sviluppo delle proprie forze produttive materiali. L’insieme delle forze produttive costituisce la STRUTTURA della società, cioè la base materiale sulla quale emerge la SOVRASTRUTTURA. La STRUTTURA è data dalle forze produttive (es. mezzi di produzione), nonché dai rapporti di produzione, cioè dalle relazioni tra le persone in ambito di produzione. L’insieme di tutto questo costituisce il MODO DI PRODUZIONE. L’IDEOLOGIA è il pensiero delle classi DOMINANTI che rappresentano il mondo in modo più o meno falsificato per mantenere lo status quo. Anche i DOMINATI possono condividere l’ideologia dei DOMINATORI, per incapacità di capire o per debolezza. È in ciò che si general la falsa conoscenza. Per Marx i modi di produzione sono 4: ANTICO ASIATICO FEUDALE CAPITALISTA Egli vuole capire la logica che governa il passaggio da un modo di produzione a un altro: a un certo punto del loro sviluppo le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, che a loro volta diventano vere e proprie catene. Subentrando, così un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge la sovrastruttura. Il CAMBIAMENTO e frutto di un processo dialettico (è quel movimento del pensiero che attraverso la negazione di una precedente affermazione conduce a una sintesi che è il superamento di entrambe). CAPITALE OPERA DI MARX Nel “Capitale” sottolinea che nella società capitalistica si fronteggiano due classi: La CLASSE BORGHESE (CAPITALISTI): detentrice dei mezzi di produzione e del capitale Il PROLETARIATO (CLASSE OPERAIA): che dispone della sua forza-lavoro Le altre classi vengono inglobate nel proletariato o vanno nel sottoproletariato. La relazione tra capitalisti e operai è mediata dal denaro: la forza-lavoro dei secondi si presenta come merce che viene venduta in cambio di un salario che è il suo prezzo. Inoltre, sostiene che i beni economici prodotti sono merci, cioè la loro produzione è finalizzata alla vendita sul mercato. La merce ha due aspetti: 20 VALORE D’USO: differente per ogni tipo di merce. VALORE DI SCAMBIO: che si esprime nel prezzo. Tali rapporti esprimono rapporti tra produttori. I rapporti tra capitalisti e proletariato sono caratterizzati dallo sfruttamento dei primi nei confronti dei secondi che si realizza nel processo di produzione. All’inizio di ogni circolo produttivo il capitalista converte il proprio capitale in merci necessarie a produrre altre merci (materie prime, macchinari e forza-lavoro). Quest’ultima è una merce che corrisponde al salario. Essa possiede un valore d’uso, in quanto il lavoro produce valore. L’operaio produce un valore superiore al capitale impiegato, producendo, così, un PLUSVALORE. Esso si converte nel profitto che è di proprietà del capitalista. Nasce così lo sfruttamento. Per Marx la classe è un insieme di individui che si trovano nella medesima posizione entro un modo di produzione dato. Avviene nel capitalismo attraverso la presa di coscienza dello sfruttamento. Si ha il passaggio dalla “classe in sé” alla “classe per sé”. Il modo di produzione capitalistico è il più potente generatore del cambiamento sociale e materiale, il cui motore è il capitale. Di conseguenza si ha che la classe operaia diventa sempre più povera e si organizza per rivoluzionare i rapporti sociali già esistenti, il cui fine è quello di abolire le differenze di classe. Al Socialismo era legata l’idea di movimento di riforme graduali (movimento borghese); al Comunismo invece, era associata l’idea di rivoluzione radicale mossa dal basso (movimento operaio). Il fine era quello di abolire lo Stato. 21 SESTO CAPITOLO Produzione, lavoro, classi sociali di Olimpia Affuso, Simona Isabella e Fedele Paolo 1 PREMESSA  La religione nel senso di “ISTITUZIONE”, sono credenze dogmatiche, riti o gestione del sacro; la religiosità nel senso di esperienza religiosa individuale, spiritualità personale. RELIGIONE. RELIGIOSITA’, TRASFORMAZIONI DEL SACRO, PROTESTANTESIMO  La tesi MAINSTREAM, dice che la modernità è nata attraverso un processo di individualizzazione religiosa. Inoltre, sostiene, che, la religione non scomparirebbe con la modernità, ma avrebbe un processo evolutivo, si baserebbe di più sulla dimensione individuale. L’ELEMENTO ISTITUZIONALE è la religione come insieme di regole, un modo di permettere alle persone di accette il potere dominante, fenomeno di regolazione della società. I fenomeni che noi chiamiamo religione hanno una doppia valenza. Per RELIGIONE ISTITUZIONALE è un insieme di tentativi che cercano di dare una risposta a quell’ansia (es. se io divento un cattolico la domanda “che ci sto a fare nel mondo ha un senso”) quindi la fede sopperisce a quell’ansia. Se un fenomeno storicamente iscritto, contingente, legato alla nostra esperienza diretta storica allora la domanda diventa universale. La religione da un lato è l’insieme di regole, di istituzioni, dall’altro lato è un’esigenza di ogni individuo. Inoltre, ci sono due poli: POLO SOCIALE; POLO INDIVIDUALE. 2 Le fonti classiche della contrapposizione  La contrapposizione dicotomica tra religione e religiosità, ha i suoi luoghi canonici nella letteratura sociologica e delle scienze delle religioni. INTUIZIONE, ESPERIENZA RELIGIOSA, RELAZIONE CON IL DIVINO, EMOZIONE  JAMES è un filosofo, che si occupa dei processi evolutivi. Definisce la religione dal punto di vista dell’individuo, quello che Enzo Bova chiama RELIGIOSITA’. Mette in evidenza che la dimensione istituzionale diventa per lui una dimensione aggiunta di emozione. Infatti, egli definisce la religione come “i sentimenti, gli atti, e le esperienze di individui nella loro solitudine, in quanto comprendano di essere in relazione con qualsiasi cosa che possono considerare il divino”. In questa frase sto già sopponendo che ci sia qualcosa di superiore a me, ed è già una risposta. James, tralascia la dimensione istituzionale, concentrandosi su quella individuale, dell’io interiore di ciascuno. Considera la prima, come un’idea di tirannia, bassezza, ipocrisia e tenace superstizione, mentre la seconda considerata come una dimensione aggiunta di emozione e come un nuovo spazio di libertà. Egli ritiene che nella religione vi sia qualcosa di eterno. SIMMEL ritiene che l’uomo religioso sia colui che “vive in un determinato modo solo a lui peculiare”, mentre, la religiosità è “la natura più interiore della vita”. Per SIMMEL è la religione a creare la religiosità e non viceversa. James e Simmel prendono posizione nel secondo polo guardando quello della religiosità che ha un ruolo di produzione delle istituzioni. IMMAGINI DEL MONDO, TEODICEA, ATTEGGIAMENTI VERSO IL MONDO, RAZIONALISMO OCCIDENTALE  Weber condivide il punto di vista individualistico di James e di Simmel. Per Weber le immagini religiose del mondo sotto il punto di vista dell’individuo sono il principale vettore del mutamento sociale e la causa della nascita della società moderna. Tutto ciò viene spiegato nella sua opera “l’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, in cui Weber mostra le affinità elettive esistenti tra le visioni della salvezza proprie dell’ETICA PROTESTANTE, soprattutto CALVINISTA (Calvino, teologo che seguì Lutero, uno dei fondatori del protestantesimo) e la cultura dal CAPITALISMO. Per weber la concezione della salvezza propria del calvinismo e conseguente alla dottrina della predestinazione, secondo cui la salvezza non è il risultato delle opere compiute dall’uomo nella vita, ma dipende solo dalla libera grazia e decisione divina, ingenera nel protestante uno stato di ansia e incertezza circa la sua salvezza o dannazione eterna che lo induce a cercare un segno della propria elezione e della grazia di Dio. A seguito della rivalutazione dell’agire mondano e in particolare della sfera del lavoro operata da Martin Lutero, per il quale il lavoro può essere inteso come un ambito nel quale mostrarsi religiosamente virtuosi, se esso viene vissuto come una vocazione, è proprio nel successo in campo lavorato che i primi puritani andarono a cercare, per Weber, il segno della loro elezione, quel segno necessario a placare l’ansia indotta dalla credenza nella predestinazione. Dunque, un atteggiamento religiosamente ispirato, una credenza di tipo religioso, sarebbe stata il brodo migliore di coltura di un atteggiamento verso il lavoro e in realtà di una forma di vita di tipo: Sistematico; Metodico; Ascetico. Benché intra-mondano, razionale rispetto allo scopo in sostanza, perfettamente funzionale allo 22 DICIANNOVESIMO CAPITOLO Profili d’autore di Olimpia Affuso, Simona Isabella e Fedele Paolo Max Weber VITA  Max Weber nasce a Erfurt nel 1864 da una famiglia benestante appartenente al mondo della cultura e della politica. Weber entra in contatto con alcuni tra i maggiori studiosi del tempo, come Dilthey e Mommsen. Consegue il dottorato in Giurisprudenza a Göttingen. Durante il periodo di studi, inizia la sua attività politica aderendo al Partito cristiano sociale. Tuttavia, la sua carriera politica rimane senza successo. Ottiene la cattedra di Economia politica a Friburgo e poi a Heidelberg. Tra il 1897 e il 1901, Weber è costretto all’inattività per un esaurimento nervoso. Nel 1901 inizia nuovamente a scrivere; diventa direttore della rivista “Archivio per le scienze sociali e la scienza politica”. In questo periodo si dedica alla scrittura e alla stesura delle principali opere sociologiche. Nel 1904 scrive il saggio L’oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale, e l’anno dopo pubblica “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”. Si occupa dei temi religiosi, infatti scrive l’Etica economica delle religioni mondiali. Muore nel 1920, nel 1922 viene pubblicata postuma dalla moglie l’opera Economia e società. DILTHEY, WINDELBAND E RICKERT (SCIENZE DELLA NATURA E SCIENZE DELLO SPIRITO)  La riflessione sociologica di Weber si inserisce nell’ambito del dibattito metodologico sui fondamenti delle scienze sociali iniziato con Dilthey, Windelband e Rickert. Per Dilthey vanno distinte le scienze della natura, che studiano il mondo esterno e i fenomeni fisici e naturali cogliendo nessi causali e mantenendo forte la separazione fra il soggetto e l’oggetto, e le scienze dello spirito, che si occupano del mondo storico-sociale in cui l’uomo è immerso. I valori, le istituzioni e i motivi dell’agire sono entità storicamente mutevoli e dotate di un significato agli occhi degli uomini. Windelband distingue tra le scienze nomotetiche, che studiano i fenomeni che si ripetono nel tempo e individuano leggi generali e universali, e le scienze ideografiche, che studiano i fenomeni che si presentano nella loro singolarità e irripetibilità. Rickert precisa la peculiare scientificità delle scienze storico-spirituali, evidenziandone il rigore in modo indipendente da ogni riduzionismo positivistico. Rickert sottolinea che le scienze dello spirito e le scienze della natura non sono diverse rispetto all’oggetto di studio, in quanto entrambe si occupano della realtà, ma lo sono nel metodo, poiché la stessa realtà diviene natura se la consideriamo in relazione all’universale, mentre diviene storia se la consideriamo in relazione al particolare e all’individuale. I concetti scientifici mirano a leggi e alla generalizzazione; la storia si rivolge agli eventi individuali che incarnano i valori di una determinata civiltà. L’AVALUTATIVITÀ  Weber negli scritti metodologici “L’oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale”, “Economia e società” delinea il quadro epistemologico e metodologico delle scienze sociali, distaccandosi sia dall’intento positivista di Durkheim di assimilare le scienze sociali a quelle naturali, sia dallo storicismo di Dilthey volto alla comprensione delle esperienze vissute in termini psicologici. Weber sottolinea la possibilità di conoscere i fenomeni culturali in termini oggettivi, privi di giudizi di valore. La condizione dell’oggettività nelle scienze storico-sociali è l’avalutatività, la linea di demarcazione che separa l’accertamento dei fatti empirici riferiti al dominio della scienza e i giudizi di valore, che costituiscono degli atti di fede. I valori che uno scienziato porta con sé nella formulazione delle ipotesi vengono accantonati e cedono il passo al momento della verifica delle ipotesi, in cui lo scienziato coglie i nessi causali tra i fattori precedentemente isolati. Il momento iniziale della ricerca, guidato da particolari interessi dello scienziato non si traduce nel giudizio di valore, che è estraneo al dominio scientifico. I NDIVIDUALISMO METODOLOGICO, COMPRENSIONE, AGIRE SOCIALE  Per Weber la sociologia, rispetto alle scienze naturali, non mira a spiegare casualmente i fenomeni sociali, ma a comprendere il senso dell’agire degli uomini. Weber viene collocato dal punto di vista teorico tra gli esponenti principali dell’individualismo metodologico. A partire dal concetto di agire sociale, attraverso un processo di comprensione e poi di spiegazione, è possibile rendere conto della realtà sociale nel suo complesso. Per Weber “comprendere” vuol dire comprendere il senso di un agire sociale, interpretare il significato che quell’azione ha per chi la compie. L’agire è sociale solo e soltanto nella misura in cui è dotato di senso ed è 25 orientato all’agire altrui, cioè quando il senso è riferito agli altri, quando chi agisce lo fa in riferimento al senso che gli altri gli attribuiscono. Attraverso questo procedimento interpretativo è possibile comprendere l’agire altrui, dargli un significato e spiegare eventualmente in termini di casualità gli effetti prodotti. Spiegare vuol dire evidenziare un rapporto di casualità (rapporto causa-effetto) fra due fenomeni. Tuttavia, per Weber la spiegazione causale non è possibile nella sociologia, poiché nel mondo sociale entrano in gioco fattori che il sociologo può cogliere solo parzialmente. È possibile una spiegazione solo nella misura in cui si presentano particolari condizioni uniformi all’interno di uno stesso fenomeno. Nella realtà sociale complessa non è possibile afferrare singolarmente ogni agire sociale, ma si possono individuare alcuni tipi ideali che presentano tratti comuni. Il tipo ideale è uno strumento della mente che serve per orientarci, si riconducono determinate esperienze. È uno strumento euristico, che ci permette di comprendere la realtà. Weber individua quattro tipi di agire sociale: 1. Agire razionale rispetto allo scopo: è l’agire di un soggetto che, in virtù di un risultato da raggiungere, valuta il rapporto fra mezzi a disposizione e fini da raggiungere; valuta i mezzi più adeguati al raggiungimento di determinati fini; 2. Agire razionale rispetto al valore: agire razionale orientato non al raggiungimento di un fine, ma al perseguimento di un valore ritenuto importante. Un valore che può essere attribuito a un comportamento etico o religioso o estetico; es. volontariato. 3. Agire affettivo: l’agire di un soggetto il cui senso è legato a un sentimento o a un particolare stato d’animo, un tipo di agire caratterizzato dai sentimenti e dalle emozioni e non dettato da un fine o da un valore; es. bacio un ragazzo perché mi piace. 4. Agire tradizionale: il soggetto che agisce lo fa seguendo un’abitudine o una tradizione. È un tipo di agire irriflesso poiché ciò che sta alla base è il “ciò che si è sempre fatto”. Es. saluto uno anche se mi sta antipatico, perché si fa così. Tuttavia, è possibile sostenere che l’agire tipico prevalente della società moderna sia quello razionale rispetto allo scopo. IL POTERE  Il concetto di tipo ideale trova un’utilizzazione sia per analizzare fenomeni circoscritti come il potere, sia per studiare determinate formazioni storiche come la burocrazia o il capitalismo moderno. Lo studio del potere in termini di ideal-tipo è presente nell’opera “Economia e società”. Weber parla del potere come di una relazione tra chi emana il comando e chi lo subisce. È necessario distinguere tra potenza e potere, poiché si tratta in entrambi i casi di una situazione in cui un soggetto pone delle condizioni di volontà a un altro soggetto e l’altro le accetta.  Potenza è qualsiasi possibilità di far valere la propria volontà anche in presenza di un’opposizione.  Potere è la possibilità che un comando trovi obbedienza presso un determinato gruppo di persone. Tuttavia, non è necessario che un comando trovi obbedienza, poiché è possibile anche utilizzare la violenza per ottenerla. Affinché non ci sia violenza è necessario che il comando trovi una sua base di legittimità, che il gruppo di persone sottoposte al comando trovi legittimo il comando emanato dall’autorità considerata essa stessa legittima. Weber individua tre tipi di potere legittimo: 1. Il potere carismatico : poggia la sua legittimità sulla dedizione straordinaria al carattere sacro, alla forza eroica o al valore di una persona e degli ordinamenti rivelati o emanati da essa. 2. Il potere tradizionale : basa la sua legittimità sulla credenza quotidiana nel carattere sacro delle tradizioni e nella liceità di coloro che sono chiamati a rivestire un’autorità. 3. Il potere razionale : deve la sua legittimità alla credenza nella legalità degli ordinamenti statuiti e nel diritto di comando di coloro che sono chiamati a esercitare il potere (legale) in base a essi. Anche nel caso del potere vi sono più tipi ideali che possono essere presenti nella società; tuttavia, il tipo prevalente nella società moderna è quello legale-razionale. L’ETICA PROTESTANTE E LO SPIRITO DEL CAPITALISMO  Nell’opera “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” Weber, da un lato, attua il tentativo di comprendere l’agire sociale e, dall’altro, quello di spiegare casualmente due fenomeni distinti, come la Riforma protestante e il capitalismo. Il confronto con Marx si svolge sulla diversa concezione della stratificazione sociale. 26 - Il concetto centrale per comprendere la stratificazione è quello di classe sociale; la classe è un insieme di individui capaci di procurarsi beni economici sul mercato; - il concetto di ceto intende la posizione di privilegio che un individuo occupa nella società. Il privilegio poggia sull’educazione ricevuta, sulla considerazione degli altri, sulle capacità professionali acquisite, ecc. vi è la stratificazione che si realizza nella sfera della politica e degli apparati amministrativi e si fonda sulla posizione acquisita da alcuni individui nel ricoprire determinate cariche. È sulla visione del capitalismo che Weber intrattiene un dialogo serrato e a distanza con Marx. Per Weber il capitalismo è un sistema economico al cui interno agiscono soggetti formalmente liberi, capaci di scambiarsi liberamente beni, prestazioni o servizi sul mercato; è l’estensione o la manifestazione più evidente dell’agire razionale rispetto allo scopo. L’origine del capitalismo va ricercata in quell’ethos razionale che lo anima, e il capitalismo è l’esito finale dell’ethos protestante: la particolare posizione dell’uomo nel mondo richiesta dal protestantesimo, che ha determinato il sorgere del capitalismo come forma di sistema economico. Nell’etica protestante Weber scorge una predisposizione a una condotta di vita che rende possibile lo svilupparsi e l’accumularsi del capitale. L’etica protestante accentua l’attenzione sulla vita mondana. Per il protestantesimo ogni individuo è solo davanti a Dio, e niente può salvarlo poiché dall’atto della nascita è già predestinato alla salvezza o alla dannazione; perciò, ogni azione è orientata allo svolgimento dei compiti ai quali ognuno è stato assegnato, e lo svolgimento di questi compiti va inteso come un segno della propria salvezza. Eseguire il proprio compito vuol dire riconoscere i segni della propria salvezza ed essere inclini o portati a realizzare il proprio Beruf (professione/vocazione). Nel realizzare il proprio Beruf è possibile cogliere il segno della propria salvezza. Il protestante investe tutto nella sua attività lavorativa, ma non potendo godere dei frutti del proprio lavoro, poiché cadrebbe nel peccato, reinveste tutto ciò che ha guadagnato. È centrale per Weber la condotta metodica di vita, razionale, che rende possibile la nascita e lo sviluppo del capitalismo. IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE E DI DISINCANTO DEL MONDO (LA GABBIA D’ACCIAIO)  Weber riprende il tema della religione focalizzando l’attenzione sul processo di razionalizzazione e di disincanto del mondo: il progressivo venir meno nella società di qualsiasi riferimento ad aspetti religiosi. Con la società moderna scompare quel presupposto religioso che aveva animato alle origini del capitalismo. Ora la società moderna è una gabbia d’acciaio, dove tutto viene riposto nella scienza come espressione di dominio tecnico sul mondo e dove i valori non hanno sede. Tuttavia, questo processo, che Weber vede come una radicalizzazione della razionalità insita nel pensiero religioso, porta a considerare lo sviluppo di molti valori in seno alla società (politeismo dei valori) come una possibile risposta di senso a una vita dominata dalla scienza e dalla tecnica. 27 comportamento non venga considerato più deviante. 2.5 Devianza e conflitto sociale - LA CARRIERA DEVIANTE  Ognuno di noi è il risultato di un processo di ETICHETTE SOCIALI. Possiamo diventare “madri”, “bambini”, “studenti”, nel momento in cui facciamo nostro l’insieme delle credenze e dei comportamenti che caratterizza ognuno di questi ruoli sociali. La stessa cosa avviene per “l’essere devianti” è anche questo un processo. L’elemento decisivo della carriera deviante è L’ACCETTAZIONE DELL’ETICHETTA. Lo stesso comportamento come l’infrazione delle norme, in un certo momento può essere deviante e in un altro no. Certe norme sono infrante con impunità e altre no. Es. un bambino uccide il padre, non avrà la stessa punizione di un marito che uccide la moglie. LA DEVIANZA COME ESPRESSIONE DEI RAPPORTI DI POTERE  Il difetto degli approcci dei funzionalisti è quello di chiamare le agenzie di controllo (servizi sociali, magistratura) in grado trovare le soluzioni adatte. Mentre, dal punto di vista delle teorie integrazioniste è quello di vedere il comportamento non conforme solo dal punto di vista degli outsider. Un’analisi corretta è quella di tenere conto delle differenze. Ad esempio: perché alcuni gruppi sociali sono più criminalizzati di altri? Perché esiste un crimine che ha un’intrinseca valenza politica, come la lotta per i diritti dei gay? La pluralità dei conflitti va ricondotta a un unico grande conflitto, quello tra classi dominanti e dominate. Si ha il potere su chi non lo ha. I dominati pagano sempre di più. Il potere è nelle mani di chi etichetta. 3.3 Il concetto di devianza - RAPPORTO TRA ANOMIA E DEVIANZA  Durkheim mette in evidenza il fatto che una società più elastica rende l’individuo, si più, libero, ma anche in difficoltà. Perché non vengono forniti valori o regole da seguire, in questo modo si tende ad agire in modo non conforme. Le regole servono per mantenere l’ordine, rendono possibile un rapporto reciproco basato sulle aspettative. Ognuno ha il proprio modo personale di interpretarle, possono essere pericolose, nascondono il dominio, cambiano nel corso del tempo, vengono bai passate comportando dei comportamenti non conformi. L’anomia può diventare una risorsa, invece che un problema: se le mie regole in ambito sessuale sono molto rigide per me sarà difficile accettare i gay; ma un certo grado di anomia mi può aiutare ad avere un rapporto e più comprensivo ed equilibrato sulla questione. 4 Diversità e differenza – 4.1 il concetto di diversità: una definizione  È un comportamento non conforme che mette in discussione valori socialmente condivisi in modo gestibile dal sistema sociale. In quanto gestibile viene accettato ma non condiviso dagli insider. Es. i gay desiderano essere accettati nella loro diversità. Essa è un cambiamento sociale, comportando conflitti sociali. Oggi la diversità è quotidiana. GESTIBILITA’ DA PARTE DEL SISTEMA SOCIALE  Bisogna che avvenga un: CAMBIAMENTO CULTURALE: una persona può anche non condividere l’idea “diversa” e comportarsi come ha sempre fatto, deve però imparare a convivere con persone che agiscono diversamente e quindi diventare indifferenti al problema. CAMBIAMENTO STRUTTURALE: occorre che il conflitto produca tutta una serie di cambiamenti strutturali, quindi legislativi, comportamentali, nelle strutture fisiche che possano rendere di fatto possibile l’accettazione. 4.2 Diversità ed eguaglianza - IL PRINCIPIO DELL’UGUAGLIANZA  Significa trovare qualcosa che al di là della diversità li renda uguali e che quindi li accomuna. Es. essere italiani. Ognuno di noi possiede molte appartenenze sociali (es. io sono una sorella, un’amica, una studentessa) che compongono la nostra identità. 4.3 il concetto di differenza: una definizione  S’intende un comportamento non conforme che mette in discussione i valori socialmente condivisi in modo non gestibile dal sistema sociale. Costituisce un comportamento non accettato e non condiviso dagli insider. Non può essere sottoposta a una condanna come la devianza. DIFFERENZA INTERNA ED ESTERNA  INTERNA: sono comportamenti e identità che mettono in discussione i valori i valori socialmente condivisi in modo non gestibile. ESTERNA: si fa riferimento a società e culture distinte tra loro. Es. sette, mafia. PICCOLO RIASSUNTO SU QUELLO CHE È STATO DETTO SULLA DEVIANZA CON QUALCHE INFO AGGIUNTA  La devianza è un comportamento sociologico, che nasce nel XIX secolo e sostituisce quello di crimine. All’interno di una società caratterizzata da stabilità, il comportamento non conforme viene visto come un crimine. Il cambiamento sociale porta ad avere una coscienza collettiva più flessibile e dinamica. Infatti, comportamenti che prima venivano sanzionati, ora, possono essere ritenuti legittimi, se non da tutta la collettività, almeno da una parte di essa. Nasce così, l’accettazione e la condivisione, cioè l’idea che ci 30 possano essere comportamenti accettati anche se non condivisi. Ci possono essere comportamenti non conformi senza che possano diventare né devianti e né criminali. Si può definire una nuova definizione di devianza: è un comportamento non conforme alle norme sociali condivise, che non le mette in discussione, ma le accetta e le condivide. Infatti, l’omicida non ha alcuna intenzione di rivendicare la legittimità del suo gesto e non intendo innescare un conflitto sociale perché esso venga riconosciuto come legittimo, ma spera di non essere scoperto o nella clemenza della giuria. Es. chi parcheggia l’auto in divieto di sosta, davanti al vigile si spera nella sua comprensione, ma non si contesta la legittimità della sanzione. 31 DICIANNOVESIMO CAPITOLO Profili d’autore di Olimpia Affuso, Simona Isabella e Fedele Paolo Émile Durkheim SCENARIO STORICO-POLITICO  Lo sviluppo economico in Europa è favorito dall’eliminazione del proibizionismo. La libertà di navigazione stimola la costruzione di navi, l’uso di energia a vapore e della ferrovia. Per la produzione industriale si ricorre al gas e si incentiva l’industria chimica. Si consolida il potere della borghesia e migliorano le condizioni degli operai e la consapevolezza del loro ruolo, il che determina dei conflitti sociali. Dal 1870 al 1914 si definiscono alcuni fondamentali paradigmi della modernità, primo fra tutti il ruolo della scienza e della tecnica, che accelera e amplia le trasformazioni innescate dalla Rivoluzione industriale. Gli intellettuali si interrogano sulle sorti della società moderna e si saldano i rapporti tra scienze sociali e letteratura. “LA VITA”  Nel 1858, a Epinal, nasce Emile Durkheim, in una famiglia tradizionalista; frequenta il liceo a Parigi, entrando poi all’Ecole Normale Superieure; studia scienze sociali prima a Parigi e poi in Germania. Nel 1887 comincia a insegnare all’università di Bordeaux; sostiene la necessità di concepire la sociologia come una scienza esatta. “La divisione del lavoro sociale” fu la tesi di dottorato. Nel 1896 fonda la prima rivista di sociologia, “L’Annèe Sociologique”, da cui nacque una scuola di antropologia moderna. Nel 1913 ottiene la cattedra di Sociologia alla Sorbona. Durkheim influenza la sociologia del 900, contribuendo al riconoscimento della sociologia come scienza e come disciplina accademica. Muore nel 1917 a Parigi. La sua teoria si colloca tra le teorie olistiche che considerano la società come organismo, o come sistema dotato di vita propria, le cui parti non sono riconducibili alla somma degli individui che lo compongono e non possono essere studiate indipendentemente le une dalle altre. “LA DIVISIONE DEL LAVORO SOCIALE” (1893)  Con quest’opera analizza la natura della società, e distingue in “società semplice” e “società complessa”. Nella prima la divisione del lavoro è bassa. In essa la morale dà coesione alla società (solidarietà meccanica), tipica dei gruppi sociali semplici, è spontanea o irriflessa. Si basa sulla somiglianza di comportamenti, abitudini, valori e regole, tutto ciò è di tipo tradizionale. Questa forza lega le persone facendo parte di un tutto sociale. Con la divisione del lavoro e una maggiore densità della popolazione si sviluppa la società complessa. In essa i membri svolgono mansioni altamente diversificate. Nella società complessa agisce la solidarietà organica, tipica delle società complesse, dove all’interno sono fortemente differenziate. È fondata sulla differenza, infatti i gruppi cooperano tra di loro in quanto hanno bisogno l’uno dell’altro. È prodotta dalla divisione del lavoro. Una delle patologie della divisione del lavoro delle società complesse è l’anomia. Essa emerge nei momenti di crisi economica, quando il sistema di regole condivise non si adegua alla rapidità dello sviluppo industriale. L’anomia è la mancanza di norme chiare e condivise. Il problema per Durkheim era la decadenza e l’instabilità e quindi la tenuta e lo stare insieme della società moderna. Egli non accetta l’idea marxiana di una tendenza autodistruttiva del capitalismo. Per porre fine all’anomia occorre un gruppo capace di conoscere e seguire il problema che si è generato e costituire quel sistema di regole che ancora non ha fatto in tempo a svilupparsi. Non ci può essere società se non c’è un fondamento morale, un insieme di valori e credenze che si esprimono in norme vincolanti per ciascuno, che agiscono dall’esterno, perché chi lo infrange viene punito, e dall’interno, come spinta interiore che fa rispettare le norme comuni. “REGOLE DEL METODO SOCIOLOGICO” (1895)  In quest’opera Durkheim compie il primo tentativo di definire il metodo della ricerca empirica in sociologia. In questo scritto formula un principio centrale della sociologia: nel tentare di spiegare un fenomeno sociale bisogna cercare la causa che lo produce e la funzione, o finalità, che esso assolve. Le norme sono fatte sociali. Si impongono all’individuo come qualcosa che lo precede. Tali fatti sociali vanno trattati come “cose”, come oggetti naturali. La società è una realtà sui generis (che non si può ridurre alla somma dei suoi componenti), un organismo superiore che si esprime nei fatti sociali. La sociologia è la scienza che studia l’insieme dei fatti sociali, l’organismo i cui organi si 32 mezzi di trasmissione di quell’epoca venivano considerati delle forze magiche in grado di manipolare la coscienza senza che agli individui venisse data la possibilità di resistervi. Quindi, possiamo dire che l’impatto dei media risente del clima culturale e politico degli anni 30’. La SCUOLA DI FRANCOFORTE era gestita da MARX (capitalismo), questo tipo di scuola guarda i lati negativi. GLI APPROCCI DETERMINISTICI ALLO STUDIO DEI MEDIA  Si distinguono 3 specie di determinismi: 1. DETERMINISMO POSIZIONALE: ci si riferisce a quegli approcci che sottolineano l’isolamento dell’individuo e quindi può essere più vulnerabile alle influenze mediali. Questo fenomeno viene chiamato FOLLA SOLITARIA in quanto folla perché sono una massa di persone esposte dagli stessi stimoli comunicativi, e solitaria in quanto composta dai singoli individui. 2. DETERMINISMO TESTUALE: ad esempio, il fatto che una notizia venga detta alla tv diventa ipso facto, cioè garanzia della sua verità. 3. DETERMINISMO TECNOLOGICO: va oltre la tesi per cui media esercitano la loro influenza attraverso i messaggi che trasmettono. LE CRITICHE AL PARADIGMA DELL’IMPATTO  Le prime critiche sono state elaborate negli anni 40’/50’ definendo gli effetti limitati dei media. ELIHU KATZ e PAUL LAZARSFELD studiano il fatto che i media invece di colpire gli individui, sono mediati da una fitta rete di relazioni personali in cui le persone si trovano immerse. Inizialmente si credeva che i media funzionassero in modo verticale cioè dai media alla gente, ma dopo lo studio dei due autori scoprirono l’esistenza di processi di comunicazione orizzontale che si producevano tra le persone e il diffondere tra i messaggi dei media. Questo fenomeno si chiama DOPPIO FLUSSO DI COMUNICAZIONE: il primo dai media al pubblico, il secondo dalle singole persone fra di loro, in un modo che oggi si chiama “virale”. STUART HALL  È un autore degli anni 80’, è tra i più importanti e fa capire che non tutti ascoltiamo quello che dice la tv, noi ci organizziamo, chiediamo in giro, ci informiamo meglio e in base a ciò che capisco interpreto, cioè pertinentizzo. Hall, distingue 4 tipi di decodifica: 1. NEGOZIALE: cioè, quando io ricevo un messaggio ne decodifico il contenuto, lo pertinentizzo, ci si mette in gioco. 2. ENGEMONICA: interpreto il testo in modo esatto, aderendo al contenuto (CONTENUTO DOMINANTE), non richiede un’interpretazione difficile, e si è in completo accordo. 3. OPPOSITIVA: si è in completo disaccordo. 4. AVVERTANTE: riguarda il caso in cui non capiamo niente di quello che è stato detto, vuol dire che non si condivide il codice, non si parla la stessa lingua, es. l’arte LA MODERNITA’  la società moderna è definita come una società della comunicazione o dell’informazione. JOHN THOMPSON  Dice che i media non hanno a che fare con la presunta epoca post-moderna, più di quanto non riguardino la stessa modernità, le sue forme di vita, il suo immaginario e i suoi codici culturali più profondi. Distingue 3 tipi di interazione: faccia a faccia; la quasi interazione mediata (tipica della modernità); interazione mediata. 35 DECIMO CAPITOLO La scienza, la tecnica, la società di Ercole Giap Parini 1 Premessa - VITA QUOTIDIANA, SCIENZA E TECNICA  La nostra vita è supportata da una moltitudine di oggetti, apparecchi e apparati che addensano conoscenze scientifiche e tecniche. La storia dell’umanità è la storia del saper fare. Si ha il matrimonio tra SCIENZA e TECNICA, ciò rende il cambiamento più veloce. Le nostre società sono figlie della Rivoluzione Industriale e sono caratterizzate da conoscenze scientifiche e tecniche. Avendo così, un traguardo di civiltà. La LOGICA permette di modernizzare. C’è stata qualche innovazione recente, come lo sviluppo dei social network, che ha cambiato il modo di relazionarsi con le persone, portando però, a un impoverimento in termini di rapporti faccia a faccia e contatto umano. 2 Sapere scientifico e tecnologico - QUANDO NASCE IL SAPERE SCIENTIFICO  Nasce in Europa nel XVI secolo. Vengono esclusi dalla definizione di sapere scientifico i processi di produzione della conoscenza della natura. Conoscenze e metodi che hanno contribuito al sapere scientifico. DEFINIZIONE DI SAPERE SCIENTIFICO  Sono i metodi e i prodotti che hanno fornito una spinta alla Rivoluzione Industriale, costruendo il mondo nel quale siamo ora. TECNOLOGIA E TECNICA  Il SAPERE SCIENTIFICO va di pari passo con la TECNOLOGIA. Quest’ultima è l’insieme delle conoscenze intellettuali e pratiche che permettono lo svolgimento delle attività umane. Essa opera soprattutto in campo economico. Un tempo, il lavoro degli artigiani era separato da quello dei sapienti. I primi si occupavano di ARTI TECNICHE; mentre, i secondi di ARTI LIBERALI, come la filosofia, la poesia e la musica. Con il passare del tempo il sapere TECNICO si è civilizzato. Sono migliorate le tecniche agricole, di guerra, di forgiatura dei metalli e tante altre. 3 La nuova scienza Per RIVOLUZIONE SCIENTIFICA s’intende quel processo in cui la conoscenza speculativa e teoretica (filosofia), che aveva per oggetto la natura si salda in quella tecnica, tipica delle arti e dei mestieri. L’UNIONE TRA SAPERE SCIENTIFICO E TECNICA  L’epoca moderna era caratterizzata dall’unione tra sapere scientifico e tecnica. La nascita della scienza nuova coincide con la fase in cui i teorici, matematici, logici, filosofi naturali entrano in contatto con il mondo della tecnica. Si ha quindi, un nuovo modo di vedere la conoscenza. Essa deve condividere un linguaggio e metodi di verificabilità degli esperimenti comuni. 4 Il periodo aureo della scienza e della tecnica L’epoca che va tra la rivoluzione scientifica (700’) all’inizio della Prima guerra mondiale (900’) è chiamata PERIODO AUREO dell’alleanza tra scienza e tecnica. Per cominciare un grande aiuto è stato dato dalle scoperte di Galilei, tra cui anche il metodo scientifico, da cui si parte da 1 ipotesi per arrivare alla teoria. Questo metodo esisteva già in epoca alessandrina, ma con egli vanne migliorato. Ciò ha rappresentato la base per immaginare l’esplorazione dello spazio. Il lavoro degli ingegneri e degli scienziati è definito come un progresso umano che ha portato a miglioramenti delle aspettative e delle condizioni di vita: a partire dalle modalità di produzione degli alimenti, alle innovazioni mediche, a nuove fonti di energia, a fertilizzanti chimici, fino ad arrivare ai mezzi di locomozione. NUOVE POSSIBILITA’, MA SOLO PER UNA PERTE DEL MONDO  Questo processi di innovazione hanno riguardato solo l’Occidente, ma allo stesso tempo sono state accompagnate da contraddizioni, disuguaglianze e sperequazioni nell’accesso alla nuova ricchezza prodotta e alle nuove possibilità (non tutti potevano permettersi ciò). 36 5 La sociologia per la scienza Queste innovazioni erano sostenute dall’illuminismo, in modo da liberare gli esseri umani dagli antichi dogmi sulla religione; e dal positivismo che annuncia la necessità di governo della società da parte di chi del sapere scientifico e tecnico è portatore. COMTE  Egli con la LEGGE DEI 3 STADI guardava all’umanità. Essa raggiunse livelli di prosperità e benessere mai visti prima. Il sapere scientifico permette di mettere fine a una guerra per lo sfruttamento delle risorse naturali. Comte, propone una classificazione delle scienze in base al loro livello di complessità: si parte dalle scienze più semplici come l’astronomia fino ad arrivare a quelle più complesse come la fisica e la biologia. 6 La sociologia della scienza  A distanza di un secolo nasce la SOCIOLOGIA DELLA SCIENZA. Orientata a studiare le pratiche concrete che stanno alla base del sapere scientifico e tecnico, nonché le dinamiche che rendono questo tipo di sapere così importante. Lo scienziato non veniva visto come il portatore di un sapere esclusivo, ma come un attore sociale tra attori sociali. DAVID BLOOR  È un sociologo che matura un programma forte. Innanzi tutto, dice che la causa di qualche non si vuole includere la scienza nel campo della sociologia è per mancanza di coraggio e di volontà, in quanto è condannata alla sconfitta. Questo coraggio e questa volontà successivamente emergono. Questo cambiamento è dato dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale e vede come la scienza pensata come produttrice di bene, può essere anche portatrice di male e di morte. Infatti, questo conflitto è chiamato anche come “Guerra della chimica”, per sottolineare come gli scienziati e i chimici di tutta Europa fossero impegnati a sviluppare gas venefici. È però, nel secondo conflitto mondiale che si ha una delle armi chimiche più potenti, chiamato progetto Manhattan. Infatti, furono 200.000 le vittime di HIROSHIMA E NAGASAKI. Tale invasione intacca uno dei criteri dell’ETHOS SCIENTIFICO. Per ETHOS si intende un comportamento condiviso, è il sinonimo di prescritto, ciò ci è stato inculcato. Di quest’ultimo ne parla Merton nella sua opera “dello spirito del capitalismo”. 7 Robert K. Merton: genesi e principi dell’ethos scientifico  Il primo approccio in sociologia della scienza è stato da parte di Merton, che ha fornito una spiegazione delle modalità in cui il sapere scientifico viene prodotto e diffuso all’interno della comunità degli scienziati, secondo i principi di una condotta tipica. LA GENESI DELL’ETHOS SCIENTIFICO  Gli scienziati si definiscono come coloro che condividono un ethos, i cui principi sono:  L’UNIVERSALISMO: è il fine della scienza. Il linguaggio della scienza è universale, quello che si fa in Italia, si fa in America.  COMUNISMO: la scienza è un grande patrimonio in cui si condivide tutto. È l’accumulazione di un’intera comunità.  DISINTERESSE: non devo avere interesse a sostenere la mia teoria. Lo scienziato deve essere il critico di sé stesso.  DUBBIO SISTEMATICO: la scienza deve mettere in discussione tutto. 8 Il programma forte Lakatos, Kuhn e Feyerabend, criticano il sapere scientifico che matura nell’ambito della filosofia e della storia della scienza. Quest’ultimo con la sua opera “contro il metodo” mette in evidenza come la scienza non abbia bisogno di autorità, ma deve essere lasciata libera. Un vero e proprio attacco al metodo scientifico. Bloor, Propone un programma forte per lo studio sociologico della conoscenza scientifica. La sociologia della scienza ha il compito di studiare il processo di produzione della conoscenza scientifica, non soltanto come un insieme di credenze fondate sull’esperienza, ma anche come espressione di dinamiche sociali contingenti, per esempio quello che accade nei laboratori e alle persone in carne ed ossa che ci lavorano. Le linee di questo programma sono:  CASUALITA’: ogni fatto scientifico va studiato con quello precedente. 37 afferma che la modernità è l’epoca in cui il mutamento, il continuo fluire e la crisi perpetua diventano elementi caratteristici delle società. Se nelle piccole comunità le relazioni sono ancora basate sulle emozioni e sugli affetti, nelle metropoli, dove il grado di differenziazione sociale è elevato, a regolare i rapporti tra gli individui è l’intelletto, inteso come facoltà logico-combinatoria e non come ragione. Si ha l’esperienza, della capacità di far propri gli eventi vissuti. Emerge un individuo nuovo, caratterizzato dall’atteggiamento blasé, da quel disincanto e distacco dal mondo dovuto all’indifferenza verso l’aspetto qualitativo delle cose. Altra questione fondamentale è quella del rapporto tra la differenziazione sociale e l’aumento della libertà dell’individuo. Secondo Simmel, quanto più le cerchie sociali si allargano e si differenziano, tanto più ogni singolo individuo ha la possibilità di far emergere il senso della propria autonomia e individualità. Nelle cerchie sociali ristrette il soggetto è meno individualizzato. La metropoli diventa la sede dell’individualità per eccellenza. Sul tema dell’autonomia e libertà degli individui, Simmel utilizza la distinzione tra “spirito oggettivo” e “spirito soggettivo”, indicando con il primo termine la cultura oggettivata nei prodotti dell’uomo e con il secondo la cultura del singolo individuo. Nella modernità si crea una proposizione tra spirito oggettivo e spirito soggettivo, visto che solo il primo aumenta, diventando un regno autonomo, sovrastando il secondo. “LA MODA” (1895)  Nella riflessione sulla modernità, Simmel arriva a penetrarne fenomeni paradigmatici come la moda, che nel saggio La moda delinea come contraddistinta da due spinte contraddittorie:  la distinzione: tendenza indica il tentativo di differenziarsi e di affermare la propria individualità rispetto a un gruppo  l’imitazione: esprime la necessità di ogni singolo individuo di essere riconosciuto all’interno di una cerchia sociale. Il movimento che si crea da queste due spinte porta a una mobilità sociale apparente, per cui l’imitazione della moda dei gruppi sociali più prestigiosi darà a chi è più in basso nella scala sociale l’illusione di appartenervi, ma la diffusione della moda stessa vanificherà questo tentativo di distinzione: è un processo all’infinito. “SOCIOLOGIA” (1908)  Simmel propone una riflessione sullo statuto della sociologia come disciplina autonoma, e lo fa partendo dal definirne l’oggetto di studio: la società. La società non è semplicemente un insieme di individui, ma è un’unità. Ciò che la sociologia osserva non sono i singoli individui, ma le relazioni reciproche che si stabiliscono tra loro. Un concetto fondamentale della sociologia di Simmel è quello di effetto di reciprocità, che indica come la realtà sia un insieme di relazioni e di influenze reciproche tra vari elementi. La società emerge solo nel momento in cui più individui entrano in relazione reciproca. Essa è interazione, ma è anche il frutto del processo di socializzazione attraverso cui una forma di azioni reciproche si consolida nel tempo. Il compito della sociologia è quello di studiare le forme dello stare insieme, le forme della socializzazione, sia a livello macroscopico, ossia delle istituzioni, sia a livello microscopico, ossia delle interazioni più fuggevoli e più elementari. TREDICESIMO CAPITOLO 40 Vita quotidiana e costruzione della realtà sociale di Massimo Cerulo e Paolo Jedlowki COS’E’ LA VITA QUOTIDIANA?  sono tutte le pratiche che viviamo ogni giorno;  è il mondo nel quale siamo immersi;  è la vita ordinario, banale;  è quella che avviene nella casa, giorno, per giorno;  è passato che si orienta al futuro. 1 Gli studi sulla vita quotidiana  Una frase di Wittgenstein, ci spiega che il quotidiano è ciò che ricorre ogni giorno: apparentemente banale. Per questo tende a sfuggire. CIO’ CHE RICORRE OGNI GIORNO  è l’insieme degli ambienti, delle pratiche, delle relazioni e degli orizzonti di senso in cui una certa persona è coinvolta più spesso. La notiamo solo quando ci viene sconvolta. Una caratteristica è la naturalezza. Simmel aveva in un certo modo portato l’attenzione sul quotidiano. UNA SOCIOLOGIA DEI DETTAGLI  si è sviluppata nella direzione dello studio delle pratiche comunicative e delle interazioni ordinarie, in cui si categorizzano i fenomeni (es. l’università è un tipo), ci aiuta ma allo stesso tempo ci confina in una gabbia, in quanto è difficile che avvenga un cambiamento. L’attenzione per la quotidianità si situa nel cuore della teoria sociale, perché è nel quotidiano che, gli individui confermano le istituzioni entro cui vivono. 2 Mondo dato per scontato, senso comune e processo di tipizzazione  Nel corso delle azioni quotidiane, tendiamo ad agire seguendo un pensiero di senso comune. SCHUTZ  Afferma che la vita quotidiana non è così quotidiana come sembra, ma è costituita da micro- cambiamenti e noi non ce ne accorgiamo. Schutz, è fondatore della sociologia fenomenologica, quella disciplina che intende la realtà sociale come fenomeno, nel senso che è realtà ciò che appare ed è percepito. Noi non siamo capaci di afferrare la realtà, ma afferriamo solo ciò che per noi è rilevante. Egli, descrive la vita quotidiana come la REALTA’ PER ECCELLENZA. IL MONDO DATO PER SCONTATO  La vita quotidiana per Schutz viene COSTRUITA INTERSOGGETTIVAMENTE, cioè, vi è un accordo tra gli individui su regole, norme, comportamenti e atteggiamenti da rispettare al fine di avere meno problemi possibili nello svolgimento delle normali attività giornaliere. PROCESSO DI TIPIZZAZIONE  Quando compiamo una TIPIZZAZIONE creiamo in tipo (ideale), ossia costruiamo una tipologia (di cose, persone, eventi, situazioni ecc.) che ci permettono di agire con più semplicità all’interno delle situazioni di vita quotidiana (es. durante lo svolgimento di un corso universitario creiamo tipologie sia di studenti che di professori in base ai loro comportamenti, e in relazione a ciò sapremo come interagire a seconda della persona che ci troviamo di fronte). IL SENSO COMUNE  Ci comportiamo secondo un pensiero di SENSO COMUNE, cioè in molte interazioni sociali facciamo quello che gli altri si aspettano. Esso viene tramandato. È legato al processo di tipizzazione, permettendoci, così di dare il mondo per scontato e consentendoci di muoverci pragmaticamente al suo interno. Il SENSO COMUNE è ciò che ciascuno crede che tutti credano. TRAUMI: LO STRANIERO E IL REDUCE  Essa è evidenziata in due brevi saggi: NELLO STRANIERO: quando incontriamo qualcuno che ha un senso comune diverso (uno straniero) è proprio in quel momento che vediamo la quotidianità; NEL REDUCE: il nostro senso comune cambia, non è statico. Prendendo in riferimento un milite che torna dalla guerra, egli si ritrova nella vecchia quotidianità, che ai suoi occhi risulta nuova a causa degli anni trascorsi fuori. E anche in questo caso, come nel precedente c’è bisogno di un nuovo addomesticamento di luoghi, pratiche, ecc. (es. io che mi sono trasferita). 3 Perché’ la realtà è una “costruzione sociale” Possiamo parlare di relazioni, regole, accordi che decidiamo di costruirli, di metterli in atto, di dare un nome alle cose. Possiamo fare riferimento anche al TEOREMA DI THOMAS, nella quale qualunque situazione è considerata reale. Quella sarà reale nelle sue caratteristiche e conseguenze (es. essere docenti e studenti significa insegnare e studiare). 41 LA REALTA’ COME COSTRUZIONE SOCIALE  È quell’insieme di interazioni, routine, stili di vita, istituzioni, ecc. che vengono decise dagli individui tramite accordi in comune, non va considerata la REALTA’ NATURALE (terremoti, alba, ecc.). PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE  Berger e Luckmann, propongono un esempio per spiegare l’istituzionalizzazione: immaginiamo che un uomo si trovi in un ambiente isolato, senza alcun essere umano con cui poter interagire. Quest’uomo dovrà pensare alla sua sopravvivenza, quindi, procurarsi il cibo, difendersi dalle minacce naturali (malattie, animali, ecc.). con il tempo e con vari esperimenti risolverà i problemi che si troverà difronte. Scoprirà quindi, modi di condotta che utilizzerà ogni qualvolta si troverà difronte a problemi che ha già risolto: tali modi comportamentali diventeranno abitudini, ossia comportamenti semiautomatici. Immaginiamo che arrivi un secondo uomo, proveniente anch’esso da un contesto isolato e portatore a sua volta di differenti abitudini. Sorgerà un problema di interazione e condivisione di comportamenti, si verificheranno prove e controprove, problemi che dovranno essere risolti. Quando ciò avverrà si potrà dire che i due individui avranno tipizzato i loro comportamenti e riusciranno a muoversi su uno sfondo di conoscenze in comune: l’insieme delle tipizzazioni è un INSIEME DI ROUTINE, ossia abitudini condivise il cui significato è dato per scontato. Il terzo passo è l’apparizione di un terzo individuo (es. un figlio dei primi due). Egli, si troverà difronte a comportamenti e interazioni già strutturati dagli altri individui e avrà quindi, a che fare con qualcosa di già dato, ossia, con un’ISTITUZIONE. 4 “Tutto il mondo è come un palcoscenico”: attore sociale e approccio drammaturgico – GOFFMAN  È un sociologo canadese, tra i più noti esponenti delle scienze sociali statunitensi della seconda metà del XIX secolo. è tra i principali esponenti della microsociologia, ossia, lo studio di comportamenti, interazioni, ecc. che costituiscono la vita quotidiana. Goffman considera essa, come un palcoscenico, e gli individui come attori che recitano diversi ruoli, indossando così, una maschera (es. io recito il ruolo di studente, figlio, nipote, amico, ecc.). inoltre, analizza le interazioni faccia a faccia facendo una distinzione:  È fondamentale che ci sia un PUBBLICO al quale vanno destinate le interazioni;  Bisogna distinguere tra RIBALTA (sarebbe il fronte del palcoscenico) e RETROSCENA (è lo spazio più privato in cui gli attori si levano la maschera ufficiale e professionale per indossarne un’altra più formale), intesi come i 2 luoghi principali all’interno dei quali gli attori ricoprono i ruoli e recitano parti (es. nel corso di una lezione universitaria la scena sarà l’aula, il retroscena i corridoi, i bagni, ecc.). Per spazio s’intende lo spazio in cui si prepara la scena, che si costruisce socialmente con gli altri. La RAPPRESENTAZIONE è quell’attività svolta da un partecipante in una determinata occasione volta ad influenzare gli altri. Affinché le rappresentazioni quotidiane possano essere compiute deve esserci un accordo tra attori e pubblico. Per spiegare ciò vengono utilizzati tre termini:  Il FRAME (cornice): è quello strumento che usiamo per inquadrare una situazione sociale, per definirla secondo le nostre regole di comprensione e interazione. (es. in un caffè si dialoga o si consuma qualcosa da bere e da mangiare);  Il FRAMEWORK (lavoro di inquadramento): è quell’azione che compiamo per entrare dentro la situazione per poter agire al suo interno (es. se in uno stadio si sta volgendo una partita di calcio, saprò o imparerò di poter urlare a squarciagola per incitare la mia squadra del cuore)  Per KEY (chiave): riguarda la comprensione di alcune sfumature che caratterizzano quel tipo di interazione che prende forma all’interno della situazione sociale in cui ci troviamo (allo stadio durante la partita, se vorrò essere ironico nei confronti dei tifosi avversari intonerò un coro piuttosto che un altro). 42
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