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Sociologia, fondamenti classici e del lavoro, Dispense di Sociologia

Tutti gli autori classici della sociologia. Marx Weber Durkheim etc Più approfondimento sulla sociologia del lavoro

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 26/10/2020

silvia-varra
silvia-varra 🇮🇹

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Scarica Sociologia, fondamenti classici e del lavoro e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! Sociologia generale e del lavoro Programma • Il “saper fare” e il “saper essere” del lavoro; • I significati del lavoro; • Rappresentanza e relazioni industriali; • Il mercato del lavoro; • La qualità del lavoro; • La retribuzione; • Tempi di lavoro e tempi di vita • La partecipazione TESTI D’ESAME • S. NEGRELLI, Sociologia del lavoro, Laterza, Roma-Bari, 2017, ISBN 9788842075912; • S. NEGRELLI, Le trasformazioni del lavoro, Laterza, Roma-Bari, 2018, ISBN 9788842054238; Saper fare e saper essere: • Saper fare: questo concetto comprende le competenze e le abilità che permettono al lavoratore di svolgere il proprio ruolo lavorativo. • Saper essere: questo concetto indica quando vengono riconosciuti nel luogo di lavoro la libertà (di agire) e il riconoscimento sociale (status economico=retribuzione e in termini di ruolo nell’azienda). Ad esempio un giovane avviato ad una professione importante, spesso nella prima fase di lavoro ha un riconoscimento sociale molto basso, una retribuzione assente o minima e uno stato gerarchico aziendale così basso da avere una libertà limitata di fare le cose. Ci sono casi in cui lavori importanti non godono di riconoscimento sociale e vengono considerati lavori umili (infermieri, OSS, lavori manuali). Amartya Sen ha sostenuto la tesi che il prerequisito per lo sviluppo economico sia mediante l’espansione della libertà propria e altrui, cioè più la ricchezza viene distribuita in modo equo più è probabile che avvenga uno sviluppo economico • La Sen riporta gli aspetti più scontati del lavoro perché questo possa essere il fondamento della libertà di ognuno di noi e allo stesso tempo della crescita economica, dal lavoro deve derivare: – Capacità di reddito – Utilità dei servizi e dei beni prodotti : importante che il lavoro sia orientato all’utilità sociale (no inutile) per il benessere della società e di ognuno; i lavori più utili per la società dovrebbero essere maggiormente riconosciuti (OSS). – Riconoscimento sociale e personale : cercare di migliorare la consapevolezza dei lavoratori comuni perché siano fieri di ciò che fanno per la comunità. Non basta saper fare, ma è importantissimo imparare a saper essere (riconoscimento), in quanto è un punto fondamentale per la libertà dei lavoratori e per la crescita economica. Questa è l’impostazione che la Sen ha sempre sostenuto. Cap. 1 I significati del lavoro La divisione del lavoro Quali sono state le principali concezioni del lavoro nella cultura occidentale europea? 1.Durkheim: Modernità e divisione del lavoro Durkhiem sostiene il valore morale della divisione del lavoro mettendo in rilievo l’importanza della specializzazione (sviluppo della divisione del lavoro) per lo sviluppo delle società moderne. Il valore morale deriva dalla solidarietà e dalla cooperazione fra le persone stimolate dal lavoro specializzato. Coordinandosi si potrà ottenere un risultato estremamente superiore a quello che deriverebbe da mancata cooperazione fra le persone. La specializzazione stimola dunque una condotta cooperativa per il benessere collettivo, ognuno di noi è un pezzo di una solidarietà che prende vantaggio dalla specializzazione di ognuno di noi. Per Durkheim la divisione del lavoro risponde al bisogno di solidarietà sociale in una società moderna ad elevata differenziazione: • Nelle società premoderne si parla di Solidarietà meccanica : erano società in cui c’era grande somiglianza fra gli individui e prevaleva quindi la coscienza collettiva su quella individuale. Per unire le persone doveva esistere un senso di identità collettivo, credenze e sentimenti in cui identificarsi, erano società a bassa divisione del lavoro. Questa solidarietà meccanica è meno funzionale rispetto a quella organica nello sviluppo di una società. Il popolo è coeso, ma ciò non implica capacità di evolvere in positivo. • Nelle società moderne si parla di Solidarietà organica : è la tipica solidarietà che si sviluppa nelle società complesse ad alta differenziazione del lavoro. Presuppone differenza tra gli individui, ognuno ha campi d’azione specifici e una personalità propria, ad ognuno è concesso il diritto alla diversità, che aiuta la specializzazione e di conseguenza il miglior funzionamento della società. Durkheim sviluppa così il primo importante concetto sulla divisione del lavoro: il riconoscimento del valore della professionalità, dell’abilità specifica. 2.Locke: Il legame tra lavoro, libertà e proprietà Locke (filosofo, uno dei padri del pensiero liberale moderno) individua un altro aspetto importante secondo il quale il lavoro è la fonte fondamentale del diritto alla proprietà privata degli oggetti. Per Locke quando nasciamo nessuno ha un diritto particolare su ciò che ci circonda, ognuno di noi potrebbe legittimamente rivendicare le cose perché siamo tutti uguali. Il creato non si può accampare in modo legittimo, ma ognuno di noi può accampare questo diritto su se stesso: ho il diritto di essere libero e di autodeterminarmi, sono libero di fare ciò che desidero purchè questo non danneggi gli altri, sono libero di me stesso e della mia condotta. Sono libero di lavorare, cioè di utilizzare corpo e mente per produrre qualcosa. Per Locke il lavoro è l’unico modo per determinare la proprietà privata degli oggetti: sulla natura non è possibile rivendicare la proprietà rispetto ad altri, ma se attraverso il lavoro la natura viene trasformata in oggetti allora è possibile rivendicarne la proprietà. Il lavoro è espressione della libertà dell’espressione di se stessi. Il lavoro è fondatore di una nuova classe di oggetti su cui i lavoratori possono rivendicare la proprietà. L’idea di Locke è riassumibile in 3 punti: • Terra e animali sono originariamente proprietà comune a tutti gli uomini • Ogni individuo è proprietario della propria persona e del lavoro • Con il lavoro si passa dallo stato comune delle cose di natura alla proprietà privata dei manufatti 3.Smith:Lavoro, produttività, ricchezza Smith, il padre dell’economia, è un altro autore che ha ragionato molto su questi argomenti. Prima del suo arrivo la ricchezza era determinata in base al possesso di metalli preziosi, lui ribalta il processo dichiarando che la ricchezza è la capacità di lavorare e di produrre. La ricchezza è l’esito della maggiore produttività generata dall’unione di divisione del lavoro e del progresso tecnologico. Di per se l’oro è un mezzo di scambio (solo perché noi gli riconosciamo valore), mentre gli oggetti (forchetta, piatto e zappa) sono una ricchezza reale perchè consentono di stare meglio, quindi la ricchezza è il lavoro che li produce. Più il lavoro sarà produttivo più aumenterà la ricchezza, introduce il concetto di produttività: • La produttività corrisponde alla quantità di manufatti prodotti in un’unità di tempo L’aumento di produttività porta alla diminuzione dei prezzi di ogni singolo manufatto e all’aumento dei salari. A parità di costi produciamo di più e le cose costano meno. Per Smith la ricchezza reale è la produttività! Perché la divisione del lavoro accresce la produttività? Smith: – Con la specializzazione aumenta l’abilità dei lavoratori a svolgere un determinato compito – Si risparmia tempo nel passaggio da un lavoro ad un altro – Concentrandosi su una attività specifica si comprende il metodo migliore per realizzarla e quindi si può sfruttare la tecnologia per risparmiare lavoro utilizzando le macchine per rendere sempre più facile e rapida da eseguire una mansione e sostituire gli impieghi più difficili attraverso macchinari; La divisione del lavoro è all’origine del progresso tecnologico, figure specializzate nell’osservare, uno dei metodi più importanti che portò allo sviluppo della produzione fu il taylorfordismo che studiava come migliorare i processi lavorativi. 4.Ferguson: Lavoro, realizzazione, democrazia Questa riflessione si origina da Ferguson, un contemporaneo di Smith, professore di filosofia morale che si sofferma più che sulla ricchezza sull’importanza del lavoro per lo sviluppo della persona: • Il lavoro ha una dimensione realizzativa : la felicità è legata non tanto a ciò che si possiede, ma al grado in cui le nostre menti vengono utilizzate appropriatamente. Il lavoro stimola e migliora l’individuo spingendolo a trovare soluzioni creative. La ricchezza non è legata al possedere oggetti ma alla dimensione realizzativa, cioè a sviluppare facoltà mentali. Riflessione di Ferguson sulla società nel suo complesso e su come si creano forti disuguaglianze fra chi fa un lavoro alienante e chi uno stimolante: • È difficile conservare la democrazia quando vi è una disparità di condizione e un modo diseguale di coltivare la mente derivante dalla divisione del lavoro. Se il lavoro rende felici e sviluppa facoltà mentali sarà allora possibile una buona società democratica e matura, se invece il lavoro è ripetitivo, standardizzato, alienate e atrofizza le facoltà mentali allora sarà difficile partecipare ai processi democratici in maniera matura. Ci sono stati molti tentativi di spostare la visione della produzione e del lavoro di Ferguson e di Marx. Un esempio è Georg Orwell che creò una comunità che organizzava il lavoro in modo diverso cercando di essere meno alienante. 5.Marx: La divisione tecnica del lavoro Della visione marxista vediamo solo una parte. Marx introduce un altro concetto importante: l’evoluzione della divisione tecnica del lavoro. Mostra come la divisone tecnica del lavoro, diverso dalla divisione sociale del lavoro (i vari ruoli, medico, psicologo etc), abbia un carattere alienante. Nella fabbrica moderna c’è una linea produttiva costituita da macchinari “Il grande automa” e l’uomo è un’appendice della macchina. Il lavoro nelle fabbriche è sempre più parcellizzato e suddiviso per coprire funzioni in dipendenza dai macchinari, il lavoratore è disposto lungo la linea produttiva e svolge mansioni semplici ripetute centinaia di volte al giorno. Già nell’800 Marx capì che si stava affermando il lavoro parcellizzato al servizio delle macchine. • I presupposti della fabbrica moderna sono: – Contemporaneità del lavoro di più individui; – Precisa definizione dei tempi di esecuzione; – Integrazione delle mansioni individuali e dipendenza reciproca. Il prodotto finale non è dato da nessuno di questi uomini, ma da tutta la collettività eppure il profitto è privato, di una persona che nemmeno partecipa al processo di produzione. Da qui si genera l’idea di Marx del socialismo, si produce insieme e ricchezza condivisa fra produttori; – La concentrazione urbana dei lavoratori crea una forte separazione fra le città e la campagna, grossa migrazione nei quartieri vicini alla fabbrica. Con il passaggio dalla manifattura alla grande industria Marx individua la direzione dello sviluppo delle forze produttive e comprende le caratteristiche dello sviluppo produttivo. Individua: – Uno sviluppo delle forze produttive e una rivoluzione del modo di produzione; – L’operaio senza abilità: Un modo di lavorare che si basa su operai dequalificati (no specializzazione, no titolo di studio né referenze), il basso livello di qualificazione implicava un minore salario e più guadagno per capitalista. – Dalle macchine omogenee al “sistema di macchine”: intuisce anche che posizionando tante macchine vicine si arriverà ad avere un solo grande macchinario (catena produttiva). Processo ancora oggi sempre più integrato, intelligente e in sviluppo; – Produzione di macchine mediante macchine: arriva anche a prevedere la costruzione di macchine attraverso macchine, ciò che sta accadendo al giorno d’oggi. Riesce anche a prevedere il mondo alienante che da li per molti decenni si svilupperà nelle fabbriche e riesce ad approfondire il concetto introdotto da Ferguson -> no buoni cittadini. Alienazione, anomia, conflitto Uno dei concetti più importanti analizzati con l’avvento della società moderna è quello di alienazione “altro da se” introdotto e usato da molti per quanto riguarda il lavoro modero, ma in utilizzato in particolar modo da Marx. Marx individua nella moderna economia capitalistica il “problema del lavoro operaio”: • Separazione tra il lavoratore, i mezzi di produzione e il prodotto del suo lavoro . Questo ha delle conseguenze in termini di soddisfazione, poiché a seguito della realizzazione l’operaio si rende conto che il bene prodotto non è di sua proprietà (esperienza di separazione); • Una forma più sottile, ma altrettanto importante, di separazione è quella tra il lavoratore e il senso di ciò che fa . Il lavoratore all’interno della catena di macchinari svolge solo una piccolissima parte del processo produttivo. Svolge fasi parziali, non ha • Disoccupati : ogni ristrutturazione, aumentando la produttività e l’automatizzazione ha bisogno di sempre meno lavoratori, questo comporta un aumento di disoccupati da reinserire nel mercato del lavoro. La forza lavoro con le nuove tecnologie subisce periodici cambiamenti e “salti” dovuti all’innovazione. La Germania sfrutta l’occasione di una forza lavoro qualificata per acquisire la leader-sheep a livello economico. Un altro paese che sfrutta questa occasione per ottenerla è il Giappone. Il modello giapponese Questo modello ha due pilastri fondamentali: • Just-in time : “appena in tempo”, che implica la perfetta sincronizzazione di tutti i reparti produttivi, no tempi morti. Implica anche che non sia più necessario avere i magazzini detti “polmoni intermedi” del modello fordista (potevano capitare incidenti o anomalie ad un certo punto della linea produttiva, magazzini con pezzi semilavorati servivano a non bloccare completamente la produzione, ciò che sta a valle può continuare a produrre, dando 1 ora di tempo ai manutentori di riparare macchinario). I giapponesi invece lavorano con dedizione e precisione al miglioramento dei macchinari e ammettono che tutte le volte che si individua un guasto la produzione si fermi, per produrre con maggiore precisione; • Auto-attivazione del lavoratore : il lavoratore è attivo nell’impresa e non passivo come nel modello Taylor-fordista, è coinvolto negli obbiettivi aziendali e diventa responsabile anche dei macchinari il che richiede competenze maggiori. Al minimo guasto la catena di produzione si arresta e l’operaio si pone i 5 perché in modo da trovare in fretta una soluzione e la comunica, facendo si che successivamente vengano effettuati dei controlli preventivi su un dato problema. Se la sincronicità del “just in time” viene trasferita anche sul rapporto con venditori, consumatori e fornitori allora grazie all’integrazione fra le organizzazioni non esisterà più alcun bisogno di nessuna tipologia di magazzino (materie prime-prodotto finito). Ciò porterà a produrre l’auto solo nel momento in cui essa sarà richiesta e venduta, ad un abbassamento dei costi, a continue innovazioni tecnologiche, ad una progettazione più frequente (2-3 anni) e a continui restyling, per poter sempre proporre prodotti competitivi sul mercato. Impiego a vita e carriera legata all’anzianità: In Giappone l’azienda si prende più cura dei lavoratori, non esiste il licenziamento, si entra nella multinazionale da giovani in base al successo scolastico e poi si rimane per tutta la vita nella stessa azienda (cambiamento molto mal visto). I lavoratori hanno un forte senso di appartenenza all’azienda che piuttosto che licenziare un dipendente cerca di dargli un altro incarico. È inoltre assicurata una carriera legata all’anzianità: lo stipendio aumenta con il tempo e ciò crea grande fedeltà per l’azienda e coesione fra lavoratori. Si crea così un modello di coinvolgimento nel quale si favorisce il lavoro fra team, non si premia il singolo per un successo e c’è ascolto fra lavoratori e dirigenti. La gerarchia non ha la stessa importanza che aveva nel modello Taylor-fordista. Un esempio si ha nel caso in cui ci sonno errori imputabili al gruppo dirigente e questi vanni davanti a tutti i lavoratori e si inchinano chiedendo scusa. Tutti sono chiamati ad essere responsabili nel loro ruolo! Al modello di coinvolgimento si oppone il modello conflittuale (es. brasile, e in occidente) nel quale il lavoratore viene tenuto finché mantiene gli standard richiesti ed in seguito viene licenziato. Questo porta ad avere elevata competitività individuale e “sfiducia nell’azienda”. Tante cose nel modello americano o italiano non funzionano per mancanza di cooperazione e per il poco ascolto dei lavoratori da parte dei dirigenti. Es. in brasile industrie automobilistiche oltre 35 anni pochi lavoratori poi cambio generazionale perché intorno a 40 anni iniziano richiedere più giorni di malattia (grosso danno sociale… 40 anni famiglia no soldi). In occidente risultano maggiormente cooperativi i paesi ricchi, Svezia e Germania, ovvero le grandi potenze industriali, questo grazie alla forza dei sindacati del lavoro di questi paesi. Il post-fordismo Il modello post fordista è abbastanza diffuso nel nostro paese. L’Italia ha un’antichissima e importantissima tradizione artigianale che pone le sue origini nel medioevo, ha produzioni e corporazioni conosciute in tutto il mondo, ad es. il tessile, biella e toscana, Milano x ferro e armi. Sin dal dopo guerra dimostra una capacità industriale importante, è il secondo paese industriale d’Europa, con una grandissima e storica tradizione artigianale. Con l’arrivo dell’automazione questo modello tradizionale è evoluto grazie alla facile riprogrammazione delle macchine automatizzate. Questo rende possibile una delle caratteristiche della produzione italiana: produzione di serie limitate di pezzi in grado di essere riprogrammate e di seguire le mode. L’italia è brava come tedeschi e giapponesi nel produrre i macchinari, che richiedono capacità di personalizzazione e hanno un livello di standardizzazione minimo, che possono quindi unire l’antica capacità artigianale italiana all’innovazione. Questo modello “Lean production”, sintesi tra produzione artigianale e produzione di massa, fa il successo del nostro paese a partire dagli anni 80. Organizzazione del lavoro post-fordista: – Il saper essere diventa più importante : si da importanza al saper organizzare una strategia per valorizzare i propri saperi e il proprio ruolo nelle attività produttive. I lavori sono meno esecutivi, ma richiedono la capacità di lavorare in team. Apprendimento, creatività e solide basi, permettono di trasformare le proprie competenze per stare al passo della continua innovazione trasformando competenze. – Il lavoro è più stimolante, ma più stressante : in tutti i modelli precedenti (ger-giap-ita) il lavoro è meno alienante, più responsabilizzato e gratificante, ma ciò implica anche maggiore stress per le maggiori responsabilità dell’operaio, logoramento. – Decentramento delle responsabilità e gerarchia piatta . La gerarchia in questi modelli è meno strutturata, molte decisioni vengono prese ai livelli più bassi ed esistono solo 2 o 3 livelli in un azienda, questo favorisce una comunicazione più veloce. – Il lavoro di squadra, aumenta molto anche nel settore industriale attraverso incentivi ai team, si richiede sempre più interazione fra lavoratori. Cosa che prima non veniva considerata, a maggior ragione nel settore dei servizi (es. interazione fra specialisti). – Cambia la struttura delle carriere : questo non avviene nel modello giapponese e tedesco, ma nel resto del mondo si erode quello che era la conquista dei sindacati: • Dal criterio dell’anzianità di lavoro a quelli delle abilità e della prestazione, la carriera non è più una scala, ma è un sali scendi che può avvenire più volte nella vita lavorativa e il salario non più stabile; • Dalla linearità della progressione delle posizioni alla reversibilità/temporaneità dei ruoli. La teoria della fine del lavoro È una lettura legata alle più recenti innovazioni, avanzata in forma provocatoria da Geremy Rifkin. Il titolo è provocatorio ed è legato all’affermarsi della teoria dell’economia della conoscenza, cioè al fatto che la produzione grazie all’informatizzazione e alla robotizzazione richiede mansioni e professioni sempre più legate all’aspetto intellettuale della conoscenza che a quello manuale. Con immaterialità del lavoro e dei prodotti del lavoro si intende la sempre più diffusa “non diretta” produzione di oggetti. Rifkin ritiene probabile che accada una nuova polarizzazione sociale, cioè una nuova polarizzazione di classe, che riguarda due classi: 1. L’élite cosmopolita di “analisti di simboli” che controlla tecnologie e forze produttive, che posseggono la conoscenza. Sono coloro che sviluppano o sanno applicare le tecnologie e le innovazioni. Cosmopolita perché si sgancia da un’appartenenza territoriale (un giorno Tokyo, uno Londra, Milano, Torino…) e lavorano a livello mondiale. È importante ricordarlo perché non sono più legati ai destini della comunità locale. 2. La classe dei lavoratori “permanentemente in eccesso” esposti ad una continua razionalizzazione (rivedere le esigenze dell’impresa in base a innovazione tecnologica) dell’impiego di forza lavoro nella contemporanea economia globalizzata ad alta tecnologia. Subiscono le incessanti innovazioni tecnologiche, sono esposti alle continue ristrutturazioni e cambiamenti di professioni e attività. Il quadro di Rifkin non risulta incoraggiante, è una rappresentazione radicale e forte che è stata solo in parte confermata dall’andamento reale. Un esempio di razionalizzazione è avvenuto nel periodo successivo alla crisi del 2008: l’occupazione non ripartiva, era una ripresa a risparmio di lavoro, gli imprenditori investivano sulle nuove tecnologie e non assorbivano nuova occupazione (ciò a discapito dei giovani). A differenza delle previsioni catastrofiche di Rifkin la disoccupazione post crisi è diminuita anche grazie ad interventi politici. Nonostante sia aumentata la sottooccupazione involontaria (part- time). La teoria delle capabilities Il lavoro richiede dunque nuove combinazioni di saper fare e saper essere. Sen presentando la “teoria delle capabilities” distingue fra: • Il Funzionamento è ciò che una persona può desiderare di fare o di essere in quanto attribuisce ad esso un valore. Tutti noi abbiamo dei funzionamenti legati ai nostri bisogni e desideri. Ci sono però delle alternative di funzionamento, li possiamo avere in uno o più modi, es. nutrirci con cibo discount o gastronomia, possono avere diversi livelli di qualità. – Alcuni funzionamenti sono: nutrirsi, curare la salute, partecipare alla vita sociale; • Le Capacità sono l’insieme delle alternative di funzionamenti che una persona è in grado di realizzare. La nostra libertà reale non è solo avere dei funzionamenti ma la possibilità di scegliere quale delle modalità di funzionamento scegliere per soddisfare questo bisogno (la capacità). Se abbiamo una sola possibilità (es. discount perché non posso permettermi la gastronomia) abbiamo una sola capacità e non siamo realmente liberi. (t Il tentativo di Sen è quello di andare oltre Marx, siamo in una società che produce così tanto che tendenzialmente pensiamo di poter soddisfare i nostri bisogni, in realtà è molto iniqua per quanto riguarda la “scelta”, non tutti hanno le stesse possibilità, la vera libertà si ha quando si ha la capacità di scegliere. Capabilities for work I diritti di “cittadinanza industriale” o “capabilities for work” per i lavoratori sono definite da: • La rappresentanza sindacale : è la possibilità di avere un sindacato • La contrattazione collettiva : possibilità di richiedere un contratto per un'intera comunità. • Le relazioni industriali : relazioni stabili tra rappresentanti dei lavoratori, imprenditori e stato • Le politiche di welfare : cioè sul benessere del lavoro, sono le politiche del lavoro che si occupano di evitare che una persona si ritrovi in una situazione molto vincolata o senza lavoro. • La regolazione del mercato del lavoro: sono le leggi che regolano il mercato del lavoro, diverso da tutti gli altri mercati perché si vende la disponibilità delle persone a fare qualcosa richiesto da altre persone che lo pagano. Ha a che fare con le libertà individuali. Le leggi del mercato del lavoro sono estremamente importanti per la vita dei lavoratori. CAP 2 Il lavoro organizzato La rappresentanza collettiva Si intende soprattutto la rappresentanza per la parte più debole dei lavoratori, che a seguito della rivoluzione industriale ha sentito il bisogno di unirsi: • Il sindacato: serve per tutelare il salario dei lavoratori, “lotta” per tutti i lavoratori. • Esistono diversi modelli di organizzazione sindacale: – Territoriale : è la prima forma di sindacato nata, tutt’ora presente (camere del lavoro), storicamente erano luoghi dove si incontravano tutti i lavoratori di un determinato territorio. Per uno scambio di informazioni sulle opportunità di lavoro, e per creare casse comuni per aiuto in caso di malattia. – Professionale o di mestiere : storica forma di sindacato, aderiscono all’associazione coloro che svolgono la stessa professione, quella dei macchinisti è stata la prima a stabilire cassa di primo soccorso. Perché loro? Non esistevano i passaggi a livello, spesso incidenti, macchinista spesso chiamato in causa (spese troppo alte) cassa comune collettiva. Tendenzialmente primi sindacati da categorie con alti rischi. – Industriale : molto diffuso, costituisce ossatura del sindacato in Italia, associa coloro che lavorano nello stesso settore (es. chimici, dall’ingegnere chimico al operaio chimico oppure settore automobilistico, settore istruzione e ricerca, o pubblico). – Generale : è un sindacato che associa tutti i lavoratori di una stessa nazione, indipendentemente dal territorio, lavoro etc. Le più importanti sono CGIL CISL e UIL – Aziendale : più diffuso negli USA e paesi con grandi imprese, es. sindacato della Toyota, comprende tutti i lavoratori di un azienda. In Italia la situazione è organizzata in grandi sindacati generali che hanno una struttura interna che aggrega le varie componenti di settore e le varie componenti territoriali. Il lavoratore iscritto alla cgil è contemporaneamente iscritto alla fcgl e alla camera di lavoro di appartenenza, triplice appartenenza. Mentre i sindacati professionali non si legano a quelli nazionali. • I tassi di sindacalizzazione: è un concetto IMPORTANTE coincide con il numero di lavoratori iscritti al sindacato diviso il numero di lavoratori totali espresso in percentuale. Se TdS è 33% significa che su 100 lavoratori 33 sono iscritti al sindacato. Sono tassi che variano molto da paese a paese in Europa occidentale. TdS basso nei paesi dove non si supera il 20% es. Spagna e Francia, tasso medio 20-50% ad esempio Italia e Germania, dove superiore al 50% si indicano come ad alto tasso (paesi nord Europa, scandinavi. Il sindacato ha due funzioni importanti: – Controllo monopolistico dell’offerta di lavoro , cerca di essere l’unico interlocutore fra le controparti. Rappresenta i lavoratori cercando di non dividere i lavoratori, “dividi et impera”, altrimenti sarebbe più difficile ottenere risultati positivi per tutti. Cerca di essere monopolista per rafforzare la forza contrattuale dei lavoratori. – Voice collettiva : si crea una voce collettiva dei lavoratori per poter avere più probabilità che lamentele e problemi vengano presi in considerazione a livello aziendale. Lo si fa attraverso l’elezione di un rappresentante sindacale che a seguito di ripetute segnalazioni va a riferire problemi. (modello occidentale). Le relazioni industriali e la contrattazione collettiva: Le peculiarità dell’operaio moderno: Nell’economia capitalistica c’è un’asimmetria del potere contrattuale nel rapporto di lavoro (soprattutto in quella alla nascita con la “società liberale”): si crea diseguaglianza di potere contrattuale fra datore di lavoro e lavoratore e il singolo non può permettersi di negoziare da solo, motivo per cui nascono le associazioni dei lavoratori. Questo ha portato anche gli imprenditori ad associarsi, in Italia l’associazione principale è confindustria, o per i commercianti è confcommercio. Le controparti si rapportano fra loro per definire i rapporti di impiego (es. contratti di lavoro). Il Sistema di relazioni industriali cioè il sistema normativo che regola i rapporti di impiego, si sviluppa nel rapporto tra questi tre attori collettivi: • Rappresentanza dei lavoratori • Rappresentanza dei datori di lavoro • Stato Ci sono paesi, come la Germania e la Svezia, in cui per legge lo stato interviene nelle relazioni industriali fra le controparti, in Italia interviene, ma con meno regolarità. Gli elementi di un sistema di Relazioni industriali sono: • Contesto è uno degli elementi che può favorire lavoratori o datori: o Mercato del lavoro : se la disoccupazione è elevata gli imprenditori sono meno disponibili ad aumentare la richiesta di lavoro, e i sindacati dei lavoratori si trovano in difficoltà. Se invece l’economia e il mercato del lavoro vanno bene e c’è elevata occupazione va a vantaggio del sindacato, perché così i lavoratori non hanno rivali e nella contrattazione non c’è minaccia di corsa al ribasso. o Innovazione tecnologica : è fra le tante intuizioni di Marx, quando i lavoratori migliorano le proprie condizioni, gli imprenditori possono sempre fare un salto tecnologico in modo da occupare meno persone e creare nuovi disoccupati. I sindacati per contenere l’effetto negoziano per introdurre l’innovazione tecnologica salvaguardando il destino delle persone o Congiuntura economica: o Fattori culturali o Legislazione o Fattori politici (rapporti tra sistema partiti e sistema della rappresentanza degli interessi economici) Esiste un rapporto tra sistema politico strettamente inteso e quello della rappresentanza degli interessi economici. Sindacato e associazioni degli imprenditori. Rapporto tra i due sistemi. Legame tra politica e lavoro e partiti che si fanno portatori degli interessi dei lavoratori. Si ha differenza in base alla rappresentanza che porta il determinato partito al governo. Differenza se si tratta di un partito pro imprenditori o pro lavoratori. • Attori : possono avere strutture diverse. Sindacato unitario è sicuramente più forte rispetto a un insieme di sindacati in competizione tra loro. Lo stesso vale per le associazioni imprenditoriali. La capacità di organizzazione influenza la capacità negoziale. • Norme : si dividono in: o Sostanziali: riguardano il contenuto stessi dell’accordo e i suoi vari aspetti o Procedurali : riguardano i fattori generali. L’insieme di questi fattori influenza i negoziati tra chi assume e chi viene assunto, influenzando il lavoro in sé. Ecco perché questi negoziati sono così importanti. Il sistema di relazioni industriali è un sistema normativo che regola i rapporti di impiego. Modelli di relazioni industriali • Modello dell’individualismo di mercato : negoziato è 1 a 1. Il datore si rapporta con il singolo lavoratore. Se si tratta di datore e alto dirigente il potere negoziale avra una certa importanza, più è alto il potere gerarchico del lavoratore più la contrattazione individuale è meno problematica. Il problema sussiste nelle scale inferiori quando si deve negoziarwe senza supporto di un sindacato. Contrattazione a livello individuale nfra lavoratore e datore, senza mediaziione sindacato e senza contratti collettivi. È diffuso x fasce più elevate con persone di alta professionalità • Modello pluralista : più sindacati e associazioni imprenditoriali. Ad esempio negli stato uniti dove esiste il sindacato si parla di un sindacato aziendale o rappresentanza di piccoli settori. Realtà di rappresentanza che cercano inoltre di rapportarsi al sistema politico che crea una sorta di sistema lobbistico. Tendenzialmente risposta lavoratori è meno conflitti • Modello corporativo : diffuso nel medioevo. Si intende quello diffuso in italia fascista dove si erano vietati i sindacati di libera associazione e lavoratori e imprenditori si trovavano nella medesima associazione, definita dallo stato. Settori che andavano in base al sistema produttivo. • Modello statalista: ancora diffuso nei paesi del socialismo reale. Comunismo. Sindacato come organo ufficiale relativamente integrato nel meccanismo statale che tendenzialmente non si occupa di contrattazione ma gestisce servizi, in quanto in quei paesi vige un diverso tipo di economia secondo cui tutte le imprese appartenevano allo stato. Invece in una logica di mercato si ha una pianificazione. In questa logica i lavoratori ricevono una quota della ricchezza statale secondo una divisione equa della ricchezza. Non si ha necessità di negoziare. • Modello cooperativo-paternalista : imprenditore che preferisce rapporto più o meno diretto con i lavoratori, ma no individuale, fra lui e l’insieme, tuttavia tendenzialmente è poco conflittuale dove l’imprenditore non vuole messa in discussione la propria autorità ma tiene conto delle esigenze dei lavoratori. Rapporto di cooperazione, ma anche significativa asimmetria. Atteggiamento paternalistico da parte del lavoratore. Non disposto a negoziare con i indicati ma atteggiamento responsabile nei confronti dei lavoratori. Olivetti. • Modello del pluralismo organizzato o neocorporativo : sono quei paesi in cui esistono pochi, o un solo, sindacato (potenze economiche Germania, Scandinavia). Anche le associazioni imprenditoriali sono molto consistenti. I negoziati avvengono in modo piuttosto centralizzato. I sindacati essendo uniti i sindacati hanno un potere maggiore. È detto neocorporativo perchè è una reinterpretazione delle corporazioni in quanto la conflittualità è bassa, ma sono cambiati i rapporti di potere con i lavoratori, questi ultimi sono diventati più importanti che nel modello fascista e medievale. È detto Pluralismo Organizzato internazionale, si avvia così il processo di globalizzazione. Le imprese sono meno stabili nella produzione perché i competitor sono tanti e a livello mondiale e non è facile competere, di conseguenza emerge nelle imprese una forte richiesta di flessibilità: • Rischi per la protezione sociale dei lavoratori causata dalle forme di flessibilità, indica dei problemi per i lavoratori, carriere più incerte e stabili, con conseguente difficoltà a fare famiglia, casa, • I diversi tipi di flessibilità: – Flessibilità numerica : variare facilmente il numero degli addetti (licenziare con facilità), cambiamento perché sindacati alla fine degli anni 60 erano riusciti a ottenere protezione per quanto riguarda il licenziamento dei lavoratori. Es. in Italia (articolo 18, poi stato cambiato) proteggeva lavoratori da licenziamento senza giusta causa. Imprenditori iniziarono a pretendere una maggiore libertà di licenziamento. I percorsi lavorativi diventano incerti e instabili. C’è forte differenza fra paese e paesi, paesi dove lavoro era più protetto dovettero competere con paesi in cui il licenziamento era più facile. Più difficile avere famiglia, auto etc. – Flessibilità funzionale : trasferirsi a nuova mansione in funzione delle esigenze produttive, questo necessita una buona preparazione professionale dei lavoratori per essere intercambiabili. A volte anche il lavoratore chiede la flessibilità funzionale. Es. modello tedesco e giapponese richiedono molta flessibilità funzionale al lavoratore. – Flessibilità salariale : richiesta da parte delle imprese di poter variare la retribuzione sia in aumento che al ribasso, questo influenza i lavoratori perché rende difficile fare calcoli sul futuro. – Flessibilità dell’orario di lavoro : imprese chiedono, in una situazione molto più instabile dovuta alla concorrenza internazionale, di produrre molto in poco tempo in base alla richiesta, si può passare da periodi in cui si fanno straordinari a periodi in cui si lavora meno di 8 ore al giorno. Si richiede al lavoratore di variare le ore di lavoro in base alle esigenze produttive, anche questo ha effetti sul salario del lavoratore e sulla programmazione della vita privata. Questa flessibilità permette anche al lavoratore di chiedere per certi periodi di lavorare meno a fronte di paga inferiore. Es. part time volontario. Sono aumentati questi livelli di flessibilità con l’aumento della precarietà e la diminuzione della protezione dei lavoratori. Le giovani generazioni scontano un lungo percorso di indebolimento dei lavoratori nel mercato italiano, non assicura prevedibilità nel lungo termine. Vulnerabilità sociale. LE POLITICHE DEL LAVORO SONO DEGLI INTERVENTI CHE LO STATO FA PER FAVORIRE UNA BUONA OCCUPAZIONE Le diversità del lavoro Categorie sociali che presentano livelli di occupazione più bassi e di disoccupazione più alti nei paesi OCSE (segmenti deboli dell’offerta di lavoro) ci sono categorie sociali più deboli nel mercato del lavoro: – Giovani, Donne, Anziani, Immigrati e Disabili I tassi di occupazione e disoccupazione nei vari segmenti del mercato del lavoro dipendono dal modello sociale adottato. Esistono paesi dove la disoccupazione è più diffusa e altri dove lo è meno. Dipende dalle scelte di politica che fanno i governi, dal modello sociale. L’intervento comunitario Cosa fanno i governi quando hanno risorse e volontà politica per contrastare la disoccupazione o l’occupazione precaria a bassa distribuzione? C’è interesse anche europeo, l’Europa fissa per i governi membri dell’unione degli obbiettivi da raggiungere, soprattutto per punti sopra (donne, anziani…). Ad esempio nel Consiglio Europeo di Lisbona 2000, uno dei primi a tracciare questi obbiettivi, mancavano quelli per l’occupazione giovanile. Perché? Perché in EU c’è grossa differenza di occupazione giovanile da uno stato all’altro e quelli che avevano maggiori difficoltà (es. Italia) non erano a favore di fissare obbiettivi che avrebbero portato all’insuccesso. – Fissati obiettivi sui tassi di occupazione per le donne e gli anziani – Mancano obiettivi sull’occupazione giovanile Successivamente sono stati fissati obbiettivi più flessibili per tutte le categorie più variabili in base ai punti di partenza di ogni stato (così più raggiungibili). Situazione italiana • Giovani: basso tasso occupazione, alto tasso di disoccupazione. Molti giovani non socialmente attivi (non lavorano, non studiano ecc) • Anziani: basso tasso occupazione • Donne: bassa ma in crescita la partecipazione, tasso di disoccupazione in diminuzione; c’è maggiore diffusione del lavoro atipico. Favorevole da anni ‘70 anche se crisi 2008 e 2010 hanno influito negativamente in questo senso. • Dualismo geografico: Nord-Centro vs Sud Il ruolo dell’istruzione Il livello di istruzione è positivamente correlato al tasso di occupazione sia in Italia che negli altri paesi Ocse. È molto importante in termini di opportunità occupazionali, migliori possibilità di lavoro e con maggior retribuzione. La segregazione femminile Analizzando presenza delle donne nel mercato del lavoro si visualizza un’occupazione non omogenea nei vari settori e nelle varie occupazioni. Le donne si concentrano, o meglio sono limitate, segregate in alcune realtà. Segregazione= distribuzione in settori ed occupazioni specifici Segregazione femminile orizzontale, settori e professioni: – Settore dei servizi di cura (es. badanti) – Settore pubblico: settore dove è forte e si concentra la forza lavoro femminile, è uno di quelli in cui donne incontrano migliori condizioni occupazionali. – Commercio, turismo, ristorazione – Occupazioni impiegatizie nell’industria nel teriziario, soprattutto nel settore industriale si occupano di funzioni impiegatizie di basso e medio livello. Per quanto riguarda opportunità di carriera si parla di segregazione femminile verticale, faticano a raggiungere livelli alti nel settore in cui lavorano (livelli gerarchici): – Dati più difficili da raccogliere, ma è comunque riscontrabile almeno per i livelli gerarchici superiori (quadri e dirigenti), anche nel settore del pubblico dove donne hanno trattamento migliore, gli uomini hanno comunque maggiore occupazione ad alti livelli di gerarchia. C’è prevalenza a dare priorità all’uomo piuttosto che a una donna. Immigrazione e lavoro Non sempre è facile raccogliere dati attendibili, come in altri ambiti del sociale, ulteriore problematica in Italia perché il lavoro in nero era già diffuso prima delle immigrazioni ed è quindi difficile raccogliere dati attendibili. Sicuramente negli ultimi decenni la percentuale di migranti fra lavoratori in nero è aumentata. Anche gli italiani negli ultimi anni scelgono di trovare lavoro all’estero, persone a medio-alto livello di istruzione e sono considerati immigrati all’estero. Esistono diversi modelli di presenza degli immigrati in Europa, c’è una differente combinazione di lavoratori stranieri comunitari (cittadini di paesi appartenenti all’unione europea) ed extracomunitari (cittadini di paesi non appartenenti all’unione europea): – Prevalenza comunitari: Belgio, Irlanda, Lussemburgo. Molti immigrati, ma molti provengono dalle nazioni europee. – Prevalenza extracomunitari: Germania, Danimarca, Italia, Portogallo. Molti stranieri sono extracomunitari, ger e ita sono i principali esempi, in Germania storico rapporto con la Turchia. In Italia l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente (rispetto a Germania, Francia e Regno Unito), dagli anni ’80, prima erano gli italiani a migrare. – Composizione equilibrata delle due presenze: Francia, Grecia, Olanda, Regno Unito. C’è immigrazione mista, sono perlopiù paesi che hanno avuto grandi imperi e grandi colonie, essendo ricchi (tranne la Grecia) attraggono forza lavoro europea. Caratteri del lavoro immigrato o In Italia il tasso di occupazione dei lavoratori immigrati dequalificati è superiore a quello dei lavoratori italiani dequalificati, questo dato risale a prima della crisi, durante la crisi c’è maggiore dinamicità. o Il tasso di occupazione dei lavoratori immigrati qualificati è molto più basso di quello dei lavoratori italiani qualificati. Immigrati che spesso sono extracomunitari provengono da zone svantaggiate e accettano condizioni meno favorevoli. o Gli italiani prediligono occupazioni che necessitano di un buon livello di istruzione, quest’ultimo favorisce l’occupazione degli immigrati ma in misura molto inferiore che per gli italiani. Spesso immigrati hanno istruzione ma questo non li avvantaggia a trovare un’occupazione migliore. o I lavoratori immigrati hanno uno status occupazionale inferiore rispetto ai lavoratori italiani e sono più esposti alla vulnerabilità sociale cioè ai contratti temporanei. Si occupano dei lavori più umili, meno sicuri e meno pagati. Lavoro e welfare Importante è anche il tema delle politiche del lavoro, il mercato del lavoro è un’istituzione sociale. Adottiamo la visione che si divide in due grandi rami: le politiche attive e quelle passive. L’intervento pubblico è importante per definire la capacità di lavoro di una società • Politiche pubbliche in tema di lavoro (classifica Ocse): – Politiche attive del lavoro : finalizzate alla creazione di nuovi posti di lavoro. raccolgono esigenze dei lavoratori e quelle degli imprenditori e cercano di fare un “matching”, incontro fra domanda ed offerta. Servizi che lavorano con • Servizi pubblici dell’impiego : prendono in carico il lavoratore e lo accompagnano all'ingresso del mondo del lavoro facendo matching tra domanda e offerta. quindi tra lavoratore e imprenditore • Formazione , si muove per fornire ai lavoratori le competenze più richieste nel mercato del lavoro • Impiego sussidiato : governo può decidere di erogare agevolazioni o finanziamenti alle imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato, sostegni importanti per cercare di stabilizzare occupazione forza lavoro. Questo comporta: – Sostegno all’occupazione regolare – Sostegno alla nuova imprenditoria – Creazione diretta di posti di lavoro (settori pubblici e non profit) • Iniziative per i giovani (sostegno all’apprendistato e al primo impiego), es. tassazione al 5% • Misure per i disabili : incentivi per assumerli. Fino qui elenco lungo e articolato di interventi tesi a favorire nuove occupazioni. Ci sono anche interventi tesi a difendere il reddito del lavoratore ed intervengono soprattutto nei momenti di crisi, sono le: – Politiche passive del lavoro : tese a difendere il reddito del lavoratore • Sussidi di disoccupazione : sostegno per un tenore di vita accettabile; • Prepensionamenti : es. crisi aziendale, introduzione nuove tecnologie per tornare ad essere competitiva, questo comporta che non tutta forza lavoro è necessaria, allora anziché nuovi disoccupati 30% forza lavoro non più necessaria e stessa percentuale di lavoratori con età più vicina alla pensione ricevono sostegno per periodo che manca ad arrivare alla pensione. • In entrambi i casi non si creano posti di lavoro, ma l’obbiettivo è dare un sostentamento ai disoccupati. (non vengono considerarti licenziati La disoccupazione deve durare “da più di un anno” per venire considerata. Politiche del lavoro in Europa Le politiche attive si presentano più costose ed impegnative ma sono ritenute più efficaci nella lotta contro la disoccupazione, in particolare di lunga durata. I paesi europei investono in modo diverso nelle politiche del lavoro e nei differenti tipi di politica: – Impegno alto nelle politiche del lavoro: Danimarca, Olanda, Svezia – Impegno medio nelle politiche del lavoro: Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda La politica del lavoro in Europa C’è stato un passaggio in termini delle politiche da attuare che in passato si appoggiava più su politiche passive basate sul reddito e ora più su politiche attive basate su “workfare” erogano politiche attive, con certe condizioni “es. soggetto accetta di fare formazione e accetta proposte che gli vengono avanzate. Per esempio può rifiutare fino a 3 proposte poi o ridotto o soppresso il sussidio. Anche il reddito di cittadinanza si può considerare una misura di Workfare, tuttavia questa erogazione è subordinata a dei criteri di reddito e al fatto che si è presi in carico da un servizio che se offre opportunità di lavoro che se vengono rifiutate tolgono reddito, 3 offerte, rifiutando la prima si estende l’ampiezza del territorio di offerta, prima più vicino, questo per fare in modo che il disoccupato si metta sotto condizione e accetti proposte che gli vengono offerte. Questo tipo di politiche non è privo di problemi, nel senso che non sempre le proposte possono essere in linea con le aspirazioni o le qualificazioni del candidato, es. recentemente avanzate richieste da parte dell’agricoltura periodo covid mancanza mano d’opera, problema di offerta di lavori svalutanti per qualificazione che il soggetto ha. • Dalle politiche passive di welfare alle politiche di workfare: dal sussidio al lavoro • Problemi del workfare: • Packaging: mix di welfare e workfare, politiche interessanti, ma non molto diffuse perché richiedono sforzo ed esperienza e capacità di progettazione – Richiesto notevole impegno delle istituzioni ed economico, anche notevoli competenze di aspetto psicologico, motivazione e attenzione per il profilo di chi si prende in carico, più competenze x mercato del lavoro etc, più competenze per interagire ed integrarsi x efficacia, questo richiede uno sforzo. – Il problema della protezione dei lavoratori flessibili, persone che per mesi non hanno stipendio alla fine di esperienza lavorativa, problema di dare una continuità di redito a questi soggetti che sono molti, trovare soluzioni adeguate, potrebbe essere un sostegno limitato nel tempo dopo il termine di occupazione, sostegno per qualche mese finche non si trova qualche occupazione, altrimenti in alcuni cessa e si prende in carico il soggetto, mentre in altri viene ridotto. Grosso problema la vulnerabilità dei lavoratori nel mondo del lavoro. CAP 4 La qualità del lavoro Per molte persone il proprio lavoro definisce anche la propria posizione nella società. Il lavoro ha elevate conseguenze sociali, definisce la struttura della società. Dal punto di vista del singolo il lavoro definisce il suo status. Di questo la sociologia si è occupata ampliamente e la riflessione è partita dal lavoro operaio. Il lavoro come lavoro operaio: sorgeva come nuova figura nell’800 con la diffusione della rivoluzione industriale e del pensiero sociale. La sociologia del lavoro nasce studiando il “nuovo” lavoro operaio. La figura più importante è Marx che teoricamente afferma l’omogeneità della classe operaia, tutti nella stessa condizione dal punto di vista dei rapporti di produzione, non posseggono mezzi, vendono lavoro e non posseggono ciò che producono. Gli studi di sociologia del lavoro mettono in evidenza dei punti distintivi all’interno della classe operaia, in particolare prima dell’affermarsi del modello Taylor-fordista, c’erano differenze fra operai che godevano di “istruzione” e gli apprendisti (retribuzioni differenti). Emerge la “pluralità dei mondi di produzione” distinguersi da altri gruppi operai, con modello taylorfordista si livella molto il livello di qualificazione e la condizione di appartenere a una categoria sociale diversa: c’è una convergenza riguardante la condizione lavorativa di operai e impiegati (si sentivano uguali). Il sentirsi più simili incentivò ulteriormente impegno dei lavoratori per migliorare propria condizione in modo collettivo, ad es. attraverso i sindacati. Classe per se di Marx. Le nuove classi Situa dopo Taylor-fordismo riprende le caratteristiche di una differenziazione che è sempre più marcata in particolare per la deregolamentazione del mercato del lavoro (coesistono tante forme contrattuali diverse, lavoratore dipendente con articolo 18 vs dipendente a tempo indeterminato con licenziamento anche senza giusta causa, o lavoratore a tempo determinato o lavoratore interinale assunto a giornata e paradossalmente svolgere la stessa mansione). Questo non favorisce il senso di unità fra i lavoratori, e scoraggia coloro con contratti più deboli ad iscriversi al sindacato, che a sua volta rischia di perdere “potenza”, monopolio dell’offerta. Inoltre i paesi possono avere contratti diversi e retribuzione diversa e nasce competizione fra lavoratori di diversi paesi. Questa situazione va a discapito dei lavoratori perché sono sempre n competizione l’uno con l’altro. Anche chi svolge mansioni con qualificazione più elevata si sente “migliore” aristocrazia, e porta a creare ulteriori contrasti all’interno della classe, spesso chiedono maggiore differenziazione dei salari di chi non ha qualificazione (conflitto). Siamo in una fase in cui classe lavoratrice ha difficolta e notevole rado di differenziazione interna. Recenti dinamiche sociali hanno trasformato molto la società e ne sono derivate nuove classi sociali, nuove posizioni nella società che hanno portato a nuovi aggregati di persone con condizioni simili e appartenenti a nuove classi sociali: 1. La classe di servizio (service class): è costituita da figure che sono al sevizio diretto e hanno rapporto forte e fiduciario con i capitalisti, rispetto a tempi di Marx dove il capitalista era proprietario della fabbrica, il capitalismo industriale dove risorse finanziarie e gestione dell’impresa coincidevano con svilupparsi del capitalismo e dell’economia questa figura si differenzia: specializzati in gestione finanziaria “azionisti” che operano sui mercati finanziari “comprano e vendono azioni” coloro che gestiscono le imprese che eccetto in Italia diventano sempre più grandi “multinazionali” presenti in molti paesi. Bisogno di figure che si occupino a tempo pieno di gestione e amministrazione “i manager” cioè la service class, alta qualificazione e retribuzione che agiscono in nome e per conto degli azionisti (capitalisti finanziari) sulla base della fiducia. Non si può considerare capitalista in senso stretto perché ottengono un compenso per fare ciò che fanno, a volte però figura mista, es. marchionne manager fiat riceveva retribuzione e veniva pagato anche in azioni quindi in parte diventava capitalista finanziario e proprietario dell’impresa (in varie misure), in ogni caso i manager agiscono sempre in nome del capitalista finanziario. Questa è la fascia alta che si è generata e che è molto influente e importante. 2. Il proletariato dei servizi : al lato opposto lo troviamo: ovvero lavoratori a medio basso livello di qualificazione, lavori manuali o intellettuali esecutive o miste che operano nel settore dei servizi invece che in quello industriale, non più operaio in fabbrica, ma cameriere, addetto fast-food, commesso. Lavora per unità produttive più piccole di quelle che sono le attività del proletariato industriale, hanno addetti inferiori a una fabbrica, es hotel. Il sindacato è molto meno presente ed è più debole rispetto a realtà industriale dove c’è rapporto con macchina alienante e non con persone. Capacità di mobilitarsi dei lavoratori è molto bassa e sono facilmente sostituibili, quindi molto esposti al licenziamento. Occupa più addetti che il settore dell’industria e della manifattura. Ha contribuito a dividere il fronte del sindacato del lavoro, perché si tratta di realtà più piccole e più difficili da raggiungere, retribuzioni minori rispetto a chi lavora nell’industria. 3. Florida conia il termine: la classe creativa: classe importante nelle nuove società moderne, professioni ricche, di livello intellettuale dove componente creativa e autogestione è molto elevata (pubblicitari, architetti, professori, psicologi) professioni che contengono ricchezza notevole, grandi spazi di autonomia, dove il valore aggiunto, ciò che fa la differenza in termini di reddito è dato dalla capacità di creare ed innovare (artisti e mondo comunicazione) classe sempre più importante perché siamo in una società dove si riesce ad essere competitivi dove si riesce ad innovare. Classe sociale effettivamente più importante, traina società vs maggiore competitività su livello globale. Però ha molta difficoltà a trovare coesione al suo interno, a identificarsi in una classe per sé, difficoltà a identificarsi, classe che ancora non ha espresso le sue capacità x divenire classe x se. 4. Gorz: la classe servile: nuova classe diffusa con globalizzazione e crollo di mercati (es. dell’est) e con globalizzazione con paesi con livello di sviluppo inferiore ai paesi europei, si torna alla classe più bassa che Gorz identifica nella classe servile: figure che come lavoro hanno quella di essere al servizio di qualcun altro (come nobiltà 800esca, ma con condizione diversa), si mettono al servizio per benessere di altri (es. badanti, colf), figura che ha avuto notevole espansione, soprattutto in Italia dove welfare non da assistenza a bambini e anziani allora necessità di ricercare persone che lo facciano. Ci sono realtà molto ricche es. California, caratterizzate da polarizzazione sociale, dove molto lavoro, agiati e questo ha portato a uno sviluppo di una classe speculare che vive in roulotte, condizioni precarie e per lo più sono persone che sono immigrate di recente negli stati uniti (x quanto riguarda California) e si trovano ai livelli più bassi della società anche x status di cittadinanza (trump operato x rimpatriare).
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