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La Socializzazione e i Valori: Pluralismo, Norme e Sanzioni in Società, Appunti di Sociologia

Il concetto di pluralismo di valori in società differenziate, la distinzione tra norme giuridiche e sociali, la socializzazione primaria e secondaria, il ruolo della scuola nella socializzazione secondaria e la differenziazione linguistica tra diverse classi sociali. Il documento illustra come le società sono preesistenti alla nostra nascita e si sviluppano attraverso la socializzazione, che comprende la formazione di competenze sociali di base e specifiche. Vengono anche discusse le conseguenze di mancanza o eccesso di norme sociali, l'influenza della collocazione di classe e professione sulla socializzazione e il ruolo dei linguaggi specialistici come strumenti di differenziazione.

Tipologia: Appunti

2010/2011

Caricato il 21/01/2011

nicla88
nicla88 🇮🇹

4.5

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Scarica La Socializzazione e i Valori: Pluralismo, Norme e Sanzioni in Società e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Sociologia generale Cap. 5 Il concetto di valore non si può definire con precisione, ha 1 significato diverso a seconda del contesto in cui viene usato. Nel linguaggio comune indica qualcosa che non appartiene al “reale” oppure indica qualcosa di reale di cui si teme la perdita. In filosofia il valore incarna l’idea del bene in contrapposizione al male; in estetica è 1 ideale di bellezza; in filosofia della scienza il valore serve a esprimere 1 valutazione; in antropologia culturale il valore indica ciò che in 1 cultura è ritenuto buono e giusto; in economia è valore tutto ciò che è desiderabile e richiede 1 sforzo, 1 costo. In sociologia i valori sono orientamenti. In 2° luogo indicano 1 “dover essere”, 1 tensione verso 1 stato di cose ritenute ideali. I valori possono essere terreni o ultraterreni: i valori stimolano l’impegno x essere realizzati oppure favoriscono 1 atteggiamento passivo nei confronti del mondo. Esistono poi anche come “fatti sociali”, vengono fatti propri (mediante processi + o – consapevoli), forniscono le motivazioni dei comportamenti. In ogni società, in ogni momento storico ci sono + valori.I valori possono essere soggettivi (i soggetti li scelgono) e oggettivi (prodotti da dinamiche sociali). Marx afferma che i valori di 1 società sono i valori della classe dominante xchè stabilisce 1 collegamento tra dominio economico-sociale-politico e dominio culturale (se non interviene 1 processo rivoluzionario). Questo, xò, sembra escludere valori universalmente condivisi, che invece esistono (ad es. il valore della pace emerso dopo la 2° guerra mondiale: le forze armate sono diventate forze di pace), ma la la loro collocazione non è stabile nel tempo. Quando 1 valore diventa universale aumenta la sensibilità degli esseri umani nelle situazioni in cui viene negato. Vi sono valori che hanno 1 grado di condivisione > di altri. Nelle società differenziate vi è 1 pluralismo di valori, che sono organizzati x ordinamenti gerarchici (superiori e inferiori). I valori possono essere in conflitto tra loro (politeismo di valori, Weber), oppure possono coesistere pacificamente, oppure possono essere scarsamente interconnessi. Parsone afferma che le società sono tenute insieme da valori integrati e coerenti. Non sempre è così: persino lo stesso individuo ha valori in linea di principio tra loro incompatibili (dilemma etico) ed è costretto in certe situazioni a sceglierne 1. In Occidente il tempo e luogo x la realizzazione dei valori ultimi è collocato in 1 remoto futuro (arrivo del salvatore, il giorno del giudizio). Ciò vale anche x il marxismo (il valore dell’uguaglianza sociale). L’agire di oggi è al servizio del risultato di domani. Oggi non è + possibile parlare di valori assoluti, ma non vuol dire che si siano estinti: ve ne sono di nuovi (ad es: i valori legati alla tutela della natura). I valori mutano nel tempo xchè: nelle società moderne si sta allargando il “grappolo” dei valori universali; i valori si frammentano; si assiste ad 1 processo di presentificazione. Le norme: spesso non c’è 1 chiara distinzione tra valori e norme. Per alcuni le norme sarebbero prescrizioni x orientare le condotte alla luce dei valori (es: la norma non uccidere deriva dal valore della vita). Le norme si presentano essenzialmente come dei vincoli che prescrivono o vietano certi comportamenti e ne consentono altri. I comportamenti delle persone sono, entro certi limiti, prevedibili xchè seguono delle regolarità (abitudini, conformismo o norme tecniche). I comportamenti che si scostano dalle norme sociali vanno incontro sanzioni a: dalla disapprovazione sociale alla pena capitale. Le sanzioni possono essere sia positive che negative, anche se normalmente si intendono quest’ultime. Le sanzioni esterne sono 1 deterrente abbastanza efficace x indurre le persone a non deviare dalle norme sociali, mentre il nostro “tribunale interno”, xchè funzioni, occorre che le norme sociali vengano interiorizzate e trasformate in norme morali. Questo avviene durante il processo di socializzazione. Certe norme vengono interiorizzate in modo + debole di altre (es: evasione fiscale nel nostro paese). + basso è il grado di interiorizzazione di 1 norma e + si deve fare affidamento sulle sanzioni esterne. Alcune persone trasgrediscono alle norme anche se le hanno interiorizzate (alcoolisti) x debolezza di volontà. I criteri di classificazione delle norme sono: 1) proposto dal filosofo americano Rawls distingue tra regole costitutive (che pongono in essere delle attività) e regole regolative (che indicano ciò che è prescritto e ciò che è vietato in 1 attività già costituita e sono quelle + violate). 2) distinzione delle norme giuridiche dalle norme sociali. 3) distinzione tra norme esplicite e implicite (spesso si usano delle regole senza essere consapevoli come ad es: le buone maniere). 4) secondo l’ambito territoriale (es: codici deontologici). E’ frequente che vi siano casi in cui c’è 1 eccesso di norme, vi sono norme contraddittorie (dilemma etico) oppure vi è 1 carenza di norme (anomia, Durkheim, caratteristica delle società in crisi con mutamenti rapidi, le persone sono in 1 condizione di disorientamento). Istituzione: in genere si intende 1 apparato preposto allo svolgimento di funzioni relativi all’interesse pubblico (es. la scuola). Nelle scienze sociali si intendono modelli di comportamento dotati di cogenza normativa. Ogni istituzione comporta la presenza di controllo sociale. I concetti di istituzione e organizzazione sono distinti, anche se spesso vengono usati come sinonimi: organizzazione è 1 insieme coordinato di risorse umane e materiali, l’istituzione sono le regole che rendono possibile tale coordinazione. Il grado di istituzionalizzazione di 1 sistema di regole dipende da vari fattori: dalle forme flessibili o rigide del controllo sociale, dal grado di informazione, dal grado di accettazione, dal tipo e dall’intensità delle sanzioni, dal grado di interiorizzazione, dal grado in cui le norme vengono osservate (es: basso grado di i. nelle moderne società occidentali per quanto riguarda il digiuno religioso; es: di istituzioni totali sono le prigioni, le caserme, i conventi). X poter fare 1 classificazione delle istituzioni occorre avere 1 criterio: ad es. il diverso grado di istituzionalizzazione; un secondo criterio riguarda le diverse forme organizzative; un altro (adottato dagli antropologi) riguarda la frequenza con la quale certe istituzioni compaiono nelle società. Vi sono alcune istituzioni riscontabili ovunque (gli universali culturali), ad es. il tabù dell’incesto, ma anche il linguaggio, la religione, l’arte. Altro criterio è il considerare le funzioni svolte da 1 società. Secondo Parsone ogni sistema sociale, per esistere, deve soddisfare 4 requisiti: 1) formulare fini (funzione politica) 2) adattare i mezzi ai fini (funzione economica) 3)regolare le transazioni (funzione normativa) 4) mantenere nel tempo i propri orientamenti di fondo (funzione di riproduzione biologica e culturale). (questo modello si chiama AGIL). Molte istituzioni svolgono + funzioni, come ad es. la famiglia o la scuola. Le istituzioni sono soggette a nascere e scomparire, il loro ciclo di vita è di molto + lungo di quello degli individui. Essi devono adattarsi alle istituzioni della società attraverso il processo di socializzazione. Le origini di molte istituzioni si perdono nel tempo e non è prevedibile la loro durata futura, come ad es. il matrimonio. Le istituzioni muoiono x effetto di processi spontanei oppure x volontà di qualche attore.. Quando avviene 1 cambiamento in 1 istituzione si ripercuote sulle altre istituzioni collegate, che si modificano ed attuano 1 retro azione (feed back). I fattori di mutamento possono essere sia esogeni che endogeni. Le istituzioni possiedono 1 serie di possibile risposte agli input, ma solo alcune sono effettivamente attivabili. 2 possono essere i tipi di risposta alle sfide ambientali: 1) risposta rigida che tende a conservare l’identità dell’istituzione 2) risposta flessibile in grado di modificare la propria struttura interna (es: la Chiesa di fronte ai movimenti eretici). Capitolo 6 1) Socializzazione e riproduzione sociale L’interessante metafora che viene utilizzata per rappresentare l’inizio, il corso, e la fine della vita come un corteo dove i neonati si accodano alla file e gli anziani la abbandonano, ci introduce dentro il mondo della socializzazione e della riproduzione sociale. Attualmente nascono in Italia poco più di mezzo milione di bambini. Su una popolazione di c.a. 58 milioni vuol dire che ogni anno la società Italiana rinnova circa 1/100 dei propri membri. Come l’ Italia, anche gli altri paesi hanno un trend simile. È evidente che in passato l’età media e l’aspettativa di vita delle persone era diversa, ma una cosa è certa che le società sono preesistenti alla nostra nascita e si sviluppano e si tramandano da generazione in generazione le culture , i linguaggi, le tradizioni, i riti e quant’altro sia direttamente necessario allo sviluppo delle società; la socializzazione indica appunto il processo mediante il quale i nuovi nati diventano membri della società. L’insieme dei processi che sono volti ad assicurare la formazione delle competenze sociali di base è chiamata Socializzazione primaria, mentre si indica col termine socializzazione secondaria l’insieme dei processi di formazione delle competenze specifiche richieste dall’esercizio dei vari ruoli sociali. La socializzazione primaria copre i primi anni di vita del bambino, in genere grosso modo fino al raggiungimento dell’età scolare, mentre la socializzazione secondaria si colloca nella fase successiva e prosegue per tutto l’arco della vita. Nei primi anni della sua vita il bambino si appropria di competenze comunicative che l’umanità ha acquisito nel corso di migliaia di anni e ripercorre a tappe forzate il cammino evolutivo dell’intero genere umano. Esiste un parallelismo quindi tra il processo di evoluzione delle specie ( filogenesi ) e i processi di sviluppo dell’individuo ( ontogenesi ). 2) Il processo di socializzazione tra natura e cultura. Vi è una domanda centrale alla quale siamo chiamati a rispondere che è la seguente: Il patrimonio accumulato dall’umanità nel corso della sua lenta e lunga evoluzione viene trasmesso alle nuove generazioni sotto forma di informazioni genetiche? E in che misura, invece, deve essere appreso nel corso del processo di socializzazione ? Ciò nonostante lo spazio di decisione e di arbitrarietà degli esseri umani non è mai ridotto a zero , egli può comunque decidere i limiti e i confini dei suoi processi di socializzazione che costruiranno la sua identità. Capitolo 7 1) Il problema delle origini del linguaggio Credo non sfugga a nessuno l’importanza assunta nel corso del tempo del linguaggio. Con esso ci sentiamo in connessione con il mondo e viceversa. Nessuno di noi potrebbe oggi immaginare il mondo senza una lingua con cui scambiare, riconoscersi e conoscersi. Non c’è da stupirsi se molti studi, provenienti da svariate discipline, continuano a susseguirsi nello studio delle origini del linguaggio. La questione è profondamente legata alla dimensione religiosa. Non a caso nella tradizione ebraico-cristiana , Dio è “ IL VERBO “ e la parola è ciò che rende l’uomo simile a Dio. A parte la narrazione biblica che postula un Paradiso terrestre dove si parla una sola lingua; nel mondo si parlano, attualmente, circa 5000 lingue. Le ipotesi sulle origini sono sostanzialmente due e opposte tra loro: l’ipotesi monogenetica, e l’ipotesi poligenetica. La prima sostiene una origine da un ceppo unico e la seconda da una pluralità di ceppi. L’evoluzione delle lingue è piuttosto rapida rispetto a quella genetica. Basta che due popoli un tempo uniti, si separino, e nel giro di circa 1000 anni non saranno più in grado di comprendersi linguisticamente. Le cosiddette lingue romanze(italiano,francese,romeno,spagnolo,casigliano,portoghese,ecc.)derivano tutte dal latino e si sono differenziate nel corso del tempo. La maggior parte delle lingue dell’area europea- caucasica e del sub continente indiano derivano da una lingua, l’indoeuropeo. Tutte queste lingue non sono più parlate da nessun essere vivente. Se ammettiamo un ipotesi unitaria, si rafforza anche la tesi di coloro che sostengono che il linguaggio è innato nella specie umana, una sorta di caratteristica del suo patrimonio biologico. Secondo Chomski, noto linguista americano, le analogie che si riscontrano in tutte le lingue, fanno ritenere che vi sia una grammatica universale comune a tutte le lingue. Questa considerazione porta i biologi evoluzionisti a fare due considerazioni: una teorica e una empirica. La teorica riguarda il problema dei vantaggi evolutivi,cioè di quei tattiche pongono coloro che li posseggono in una posizione di vantaggio, aumentando la probabilità che riescano a sopravvivere e a riprodursi. La considerazione empirica riguarda lo studio di alcuni disturbi del linguaggio. È stato provato che questi disturbi sono ereditarie si trasmettono nelle famiglie seguendo il classico ordine Mendeliano( leggi di Mendel). Le argomentazioni dei teorici e ora anche qualche prova empirica convincente, lasciano presumere che vi sia una base biologica del linguaggio nel patrimonio genetico della specie umana. Oggi possiamo ragionevolmente sostenere che entrambe le componenti(innate e acquisite) sono presenti; le lingue umane hanno un fondamento comune e la loro origine si confonde con l’origine stessa della specie. 2) Le funzioni del linguaggio: pensare e comunicare Le operazioni fondamentali del pensiero trovano tutte corrispondenza nelle strutture del linguaggio. Pensare qualcosa vuol dire nominarla, verbalizzarla anche solo mentalmente, cioè stabilire un rapporto tra un significante e un significato. Il linguaggio non serve solo a pensare il mondo , ma anche a comunicare con gli altri e ad altri il nostro pensiero e ricevere dagli altri i messaggi nei quali è formulato il loro pensiero. Pertanto diventa evidente che il linguaggio comunica. L’acquisizione delle competenze linguistiche è ancora un fenomeno abbastanza misterioso. Il neonato a un anno produce quasi tutti i fonemi delle lingue del mondo a due anni ha un vocabolario di 300 parole che diventano 1500 a quattro anni e 2500 a sei. Non sappiamo come avviene con precisione ma è indubbio che avviene anche attraverso la socializzazione che circondano l’individuo, in primis la madre. 3) La variabilità dei linguaggi umani nello spazio e nel tempo. Le strutture grammaticali e sintattiche sono quelle che presentano la maggior stabilità nel tempo e uniformità nello spazio. Questa considerazione fu sviluppata dal lavoro pionieristico di un linguista svizzero Ferdinand de Susarre(1857-1913) attraverso la nascita della scuola di linguistica chiamata strutturalista. Gli appartenenti a questa scuola studiano la lingua in sé e per sé come un sistema strutturato di parti indipendenti che rispondono a una serie di regole astratte. Essi sostengono che in ogni lingua ci siano degli elementi stabili, i tratti della grammatica e della sintassi , detti anche Universali Linguistici, di elementi di natura convenzionale e fondamentalmente arbitrari. Ben diversa era la prospettiva dei linguisti romantici, fiorita in Germania,. Essi vedevano nella lingua l’espressione più genuina dello spirito del paese e del loro popolo. La semantica prende il sopravvento sulla sintassi non a caso è di questa epoca il lavoro enorme svolto dai famosi fratelli Grimm che realizzano un grande dizionario della lingua Tedesca. La lingua viene vista come un fattore di differenziazione culturale che stabilisce dove sono i confini di uno stato. È ben difficile che le lingue riescano a convivere a lungo nello stesso territorio se sono diverse. Nella lingua che avrà il sopravvento rimarrà per molto tempo traccia della lingua soppressa. Le lingue così come nascono possono morire o cadere in disuso. Si può dire che l’unificazione linguistica del paese sia stata il prodotto prima della scuola di base obbligatoria e poi dell’esposizione all’italiano standard dei mass-media. Molti di quelli che oggi chiamiamo in modo riduttivo dialetti erano vere e proprie lingue con sintassi e grammatiche, sostenute da una produzione letteraria affatto trascurabile. Le lingue dunque sono fenomeni sociali dinamici che variano nello spazio e mutano nel tempo. 4) La variabilità sociale della lingua Tra le informazioni che comunichiamo al nostro interlocutore spesso c’è anche, inconsapevolmente il nostro stato sociale. Basil Bernstein Un sociolinguista inglese ha dedicato molte ricerche allo studio della variabilità sociale della lingua. Ha potuto constatare come differisce il linguaggio a seconda della classe sociale degli individui e come nelle classi medie utilizzino un codice elaborato, universalistico e meno dipendente dal contesto; di contro nelle classi operaie il codice è ristretto, particolaristico, localistico, fortemente dipendente dal cotesto. Le famiglie di classe media quindi operano in un contesto più ampio meno legato alle esigenze materiali della vita. È chiaro che in questi casi il linguaggio venga utilizzato quale strumento di differenziazione dai ceti popolari più bassi, e il bisogno di essere accettato dal gruppo sociale superiore. La distinzione tra linguaggio urbano e contadino è una ulteriore dimostrazione di stratificazione sociale, ancora presente nelle nostre realtà ove anche le forme dialettali trovano terreno fertile di differenziazione tra gruppi e comunità. Infine i linguaggi tecnici, simbolo di status sociale e di differenziazione tra gruppi, pensiamo al linguaggio giuridico spesso incomprensibile anche per i propri clienti, o il linguaggio medico, anche questo strumento di potere e di comunicazione per soli addetti ai lavori. Questi solo alcuni esempi tra i più evidenti, ma la nostra società è sempre più ricca di linguaggi specialistici, pensiamo al burocratese, al politichese, al tutti i linguaggi accademici espressioni di gruppi e di poteri che ambiscono alla differenziazione sociale. 5-Tipi di linguaggio: privato,pubblico orale e scritto Oltre che a variare a seconda dell’appartenenza sociale, il linguaggio cambia in relazione alla situazione sociale nella qualte avviene la comunicazione ed a secondo degli interlocutori con i quali ci confrontiamo. La capacità di variare dipende dalle competenze e dalla personalità del parlante. Dobbiamo distinguere tra linguaggio pubblico e linguaggio privato. Nelle conversazioni private si pone meno attenzione alla forma mentre la si concentra sulla comunicazione non verbale (gestualità ed atteggiamenti),quello che conta è fasrsi comprendere. Il linguaggio pubblico è molto più formale/impersonale in quanto rivolto a persone non specifiche sia perché richiede un maggior controllo formale. Se la comunicazione avviene in forma scritta le differenze diventano ancora più macroscopiche,in quanto essa è priva di tutti gli elementi metacomunicativi (tono ed intensità della voce, le pause la postura etc etc) che aiutano ad interpretare il significato del messaggio verbale. Lo stesso silenzio assume significati profondissimi, tanto che viene utilizzato anche nel linguaggio pubblico (si pensi ai silenzi rituali durante la messa, il silenzio delle sentinelle, il minuto di silenzio per osservare un lutto). Il linguaggio scritto usa un registro molto più rigido. I primi scritti erano prerogativa del clero che permeava le comunicazioni di sacralità, la lingua araba ancora oggi è sostanzialmente quella codificata dal Corano. Anche il linguaggio scritto assume connotazioni diverse a seconda della situazione in cui lo si utilizza. Ci sono profonde differenze tra un diario, un contratto, un curriculum vitae; la comunicazione scritta riflette ancor più che quella orale la distanza sociale tra i comunicanti.Nella parola scritta è inoltre più facile nascondersi, essere ciò che non si è e mandare messaggi subliminali. La grafia è l’unico mezzo di pseudocomunicazione che va a corredo del linguaggio. 6-Linguaggio e interazione sociale Per verificare l’estrema flessibilità del linguaggio basta osservare la molteplicità di modi con cui lo stesso messaggio viene proposto da di diversi individui. Con pochissime parole possiamo ottenere effetti devastanti, persuadere, addolcire o inacidire una situazione. L’influenza del contesto è comunque sempre determinante. In contesti altamente formalizzati vigono regole molto precise su chi ha il diritto di iniziare, interrompere o concludere l’interazione (pensiamo all’aula di un tribunale) . Le regole di asimmetria suggeriscono a chi è in posizione di dominanza di abbassare un poco il proprio status per mettere l’interlocutore a proprio agio (senza esagerare per non rendere la situazione eccessivamente artificiosa) Il linguaggio varia anche in base alla autovalutazione dell’individuo : del resto siamo noi che possiamo sentirci inferiori o superiori del nostro interlocutore al di la delle convenzioni sociali. L’uso del “lei” o del “tu” servono a mantenere le distanza sociali. Un altro interessante spunto per l’analisi sociale del linguaggio sono i cosiddetti turni di parola: osservare l’educazione,la boria, l’aggressività , rispetto con cui questi si propongono consente di fare una fotografia piuttosto precisa dell’evolversi della comunicazione. L’analisi conversazionale è in grado di definire la struttura dei rapporti sociali, in particolare dei rapporti di potere, l’esistenza di regole più o meno implicite , le loro violazioni e le dinamiche che vengono messe in atto per ristabilirle o modificarle. Nelle comunicazioni informali le regole vengono dettate dalle buone maniere, nelle comunicazioni formali sono necessarie regole esplicitate con organi che guidino l’interazione (Es.un presidente che stabilisca i turni di parola in una assemblea di soci) 7) Le comunicazioni di massa Possiamo parlare di comunicazione di massa a partire dal XX secolo. Prima, libri o giornali erano un consumo di elite in quanto rivolti a ceti secolarizzati che sapessero leggere (pertanto pochi). Il concetto di massa è difficile da definire, più facile dire cosa non è (un gruppo ristretto di persone, un ceto sociale, un popolo….) l’accezione della parola massa è sempre stata negativa , la massa è informe ed amorfa, passiva e manipolabile. Se pensiamo però ai messaggi della comunicazione di massa ci rendiamo conto che l’effetto manipolativo non è così nascosto. La comunicazione di massa crea falsi bisogni da soddisfare ora con il mercato di massa, o con il politico di massa o con la religione di massa (ogni massa ha bisogno di una sua comunicazione). I fondatori della teoria critica della società (Horkeimer, Adorno e Mancuso) definisco la comunicazione di massa come la creazione di falsi bisogni . Interpretazione spessovcriticata in quanto la massa è composta da singoli che hanno una loro ben precisa personalità (forse). Ultimamente il termine Massa è stato sostituito da pubblico o Audience (per abbellirlo) . IL settore dell’informazione divulga quella parte di notizie che possono fare audience. Eticamente dovrebbero informare ,ma i criteri di selezione possono essere diversi (pubblico al quale ci si rivolge, politicizzazione del mezzo comunicativo, desiderio di stupire etc etc ) Una volta scelti i fatti da trasformare in notizia è necessario confezionare il messaggio ed anche la tipologia di stesura di quest ultimo è legato all’effetto che si vuole ottenere. Nei paesi democratici è possibile consultare più testate per verificare l’approccio con il quale si distribuisce la notizia. Secondo Harold Lasswell per descrivere e spiegare un atto comunicativo è necessario rispondere alle seguenti domande: 1) Chi 2) Dice che cosa 3) Attraverso quale canale 4) A chi? 5) Con quale effetto? La ricerca sociologica ha affrontato queste cinque domande rispondendo ad ognuna, le più significative e complesse però sono le ultime 2: ci si è resi conto che gli effetti delle comunicazioni non variano solo a seconda della segmentazione del pubblico lungo le consuete dimensioni sociodemografiche (età sesso,classe sociale istruzione etc etc) ma anche a seconda delle reti di relazione nelle quali gli individui sono inseriti. Cioè anche dalle relazioni che intercorrono gli individui, i messaggi possono arrivare non diretti ma mediati da maici, parenti che hanno più o meno credibilità. Katz e Lazarsfeld (1955) parlano di un flusso di comunicazione a due stadi per significare che spesso tra emittente e ricevente spesso si intrappone un intermediario (studio dell’influenza effettuata sul comportamento di voto da parte degli opinion leader) . Il campo della comunicazione più studiato è quello della pubblicità che esercita una funzione importante sulle decisioni di acquisto dei consumatori. Altro campo sul quale si discute animatamente è la relazione tra Media e violenza: si teorizza che l’esposizione prolungata e ripetuta ad immagini di violenza induce all’uso della violenza. Le ultime analisi hanno comunque verificato che l’idea di manipolazione totale dei media si è rivelata un mito, in realtà gli esseri umani sono più autonomi ed indifferenti di quanto si fosse supposto. La telematica e magistratura. In questa categoria di reati rientrano: i reati nell’occupazione (commessi da soggetti nello svolgimento del loro lavoro x 1 vantaggio personale. Es: appropriazione indebita, corruzione, concussione, insider trading, cioè speculazione sui titoli di 1 società da parte di chi dispone di informazioni riservate)) e reati di organizzazione (in nome e x conto di 1 organizzazione. Ad es: frodi commesse dalle aziende nelle relazioni dei bilanci o lo smaltimento di materiali radioattivi). 4) Criminalità organizzata: insieme di imprese che forniscono beni e servizi illeciti e che si infiltrano nelle attività economiche lecite (droga, usura). Varia da paese a paese. La mafia si dedica allo sfruttamento della prostituzione e al gioco d’azzardo negli USA, ma non in Sicilia. La mafia riesce ad estorcere 1 tangente ad es. ai commercianti, promettendo loro protezione. Le imprese criminali si spostano con gran velocità dal settore economico a quello politico. Hanno bisogno di ingenti capitali da investire sia nelle attività illegali che in quelle legali. Devono disporre anche di 1 forza militare. Le varie strutture criminali hanno strutture interne diverse: Yakuza giapponese è diversa da Cosa Nostra. Il reclutamento dei membri ha criteri molto selettivi, avviene attraverso 1 rito di iniziazione. Caratteristiche degli autori dei reati: Classe sociale: i reati dei colletti bianchi sono commessi dalle classi medio alte, gli altri dalle classi sociali svantaggiate. E’ una teoria che è stata a lungo sostenuta, ma negli ultimi 20 anni molti studiosi sono arrivati alla conclusione che negli USA la relazione è molto debole, non così in Italia. Le ricerche condotte con il metodo dell’autoconfessione la relazione tra povertà e violazione della legge non è chiara. In Italia, come nei paesi occidentali, questa relazione è tanto + forte quanto + grave è il reato. Genere: è 1 delle variabili + importanti (+ probabile che sia 1 maschio a violare 1 norma). Vi sono xò differenze a seconda del tipo di reato: + è grave + è di genere maschile (10% donne nel caso di rapine fino al 50% nel furto nei grandi magazzini). Negli ultimi 25 anni xò l’attività criminale femminile è aumentata di + rispetto a quella maschile. (soprattutto nei reati contro il patrimonio ed è dovuto in parte all’entrata delle donne nel mondo del lavoro). Alcuni dicono che questo si è verificato anche x i reati violenti e ciò è dovuto all’emancipazione femminile. In Italia questo non è avvenuto: la % dei reati gravi femminile è rimasta la stessa. La % delle donne arrestate x i furti meno gravi è xò + alta in Italia e in tutti i paesi industrializzati che in Africa. Età: Quetelet sviluppò nell’800 una legge di sviluppo della tendenza al crimine.: secondo lui questa tendenza cresce rapidamente verso l’età adulta x poi decrescere. Questa affermazione è valida ancora oggi. Diverso è invece l’andamento x l’emissione degli assegni a vuoto: raggiunge 1 picco molto + tardi e scende lentamente. Generalmente si inizia a rubare molto presto (8 o 9 anni), chi continua a farlo dopo l’adolescenza passa ad altri tipi di reato (truffa, ricettazione). SANZIONI: la conformità alle norme viene mantenuta attraverso l’uso di sanzioni, che possono esser negative o positive, formali ( es: impartite dalla polizia) o informali (spontanee, provenienti ad es. dalla famiglia), severe ( o lievi (dipendono dalla gravità dell’infrazione commessa). Se si viola il diritto penale si commette 1 reato, altrimenti si parla di illecito civile o amministrativo. X il reato si applica 1 pena (fino alla limitazione della libertà personale), x gli altri atti si interviene sul patrimonio. Sistemi di punizione: vi erano forti differenze fra le varie società: in alcune vigeva la faida (vendetta da parte della famiglia della vittima del reato). X molto tempo venivano utilizzate sanzioni pecuniarie, l’espulsione dalla comunità, pene corporali e capitali. Alcune volte erano condannati a morte anche x furto (crocifissi, strangolati ecc.), Spesso l’esecuzione aveva 1 significato simbolico ed era pubblica. Con gli anni il n° dei mezzi usati x giustiziare si è ridotto: si è passati dalla ghigliottina, impiccagione, fucilazione sedia elettrica, camera a gas. In molti paesi la pena di morte non esiste +. In Italia nel 1889 dal codice Zanardelli, ma reintrodotta durante il fascismo, di nuovo abolita nel 48 e sostituita con l’ergastolo. In Francia solo nel 1981. Nel mondo vi sono ancora 103 paesi in cui ancora vige (USA e Giappone; India e Cina). Il carcere è stato introdotto in Europa nella 2° metà del 700, prima veniva usato solo x tenete gli individui in attesa di processo, ma non come luogo di punizione. La + importante pena è oggi la deprivazione della libertà personale. Il n° + alto di persone in carcere è in USA, il + basso in Giappone. Negli ultimi anni si sono usate misure alternative quali il servizio sociale, la semilibertà, gli arresti domiciliari x facilitare il reinserimento sociale. Capitolo 9 Scienza e tecnica. Ogni essere vivente deve avere a disposizione le informazioni relative al suo ambiente che gli consentano la sopravvivenza. Queste informazioni sono depositate nel codice genetico.La natura ha dotato l’uomo della capacità di apprendere. Le informazioni apprese si trasmettono a loro volta nel patrimonio genetico. La conoscenza che abbiamo di questo mondo si basa sull’esperienza ed è incompleta . Scienza= attività umana orientata in modo primario e sistematico alla conoscenza, cioè alla descrizione ed alla spiegazione degli eventi. Tecnica=orientata alla soluzione di problemi pratici sia sulla base di conoscenze empiriche ,ricavate cioè dall’esperienza pratica, ssia sulla base di conoscenze scientifiche. Il loro connubio è oggi indissolubile. 1-Scienza e tecnica nelle società premoderne Le prime osservazioni scientifiche si possono attribuire agli antichi sacerdoti-matematici babilonesi che studiarono il movimento delle stelle.Dai sacerdoti babilonesi passiamo ai filosofi greci, agli intellettuali romani per poi trovare un periodo di stasi nel medioevo. 2-Le origini della scienza moderna Possiamo dividere lo sviluppo della scienza moderna in 3 fasi: XVII E XVIII secolo XIX SECOLO fino alla metà del XX Seconda metà del XX ad oggi Scienze Moderne: Gli storici fissano la nascita delle scienze moderne in Europa nel XVII secolo nella figura di Francio Bacon, considerato il “legislatore della scienza moderna. Per Bacon e coloro che seguirono la scienza non andava più ricercata nelle Scritture ma nell’osservazione attenta della realtà naturale ed attraverso esperimenti che la dimostrassero (metodo sperimentale) Ciononostante i primi decenni furono caratterizzati da ricerche dilettantistiche ed artigianali. Si creano i primi circoli di “scienziati” (per passione più che per professione) dove si conducono i primi esperimenti e si confrontano le varie teorie. Sono il primo vero e proprio movimento scientifico. Il movimento delle Accademie (che si erano contrapposte nel XVI secolo alla Chiesa) si apre nel XVII alla scienza sperimentale. L’accademia dei Lincei (Roma 1603) fu la prima istituzione scientifica, seguita dall’Accademia Fiorentina del Cimento e dalla Royal Society a Londra. La scienza si istituzionalizza quando la 1) società riconosce l’importanza della sua funzione sociale 2)si sviluppano norme autonome che regolano l’attività degli scienziati e delle organizzazione che presiedono al rispetto di tali norme. L’etica protestante contribuì a creare un ambiente favorevole allo sviluppo della scienza per questi motivi (tesi di R.K Merton 1964) : 1)Dio si glorifica con ogni mezzo che sia utile al prossimo ed alla società 2)L’impegno ed il successo nel proprio lavoro confermano il proprio stato di grazia 3)Usare la ragione e dominare le passioni è il miglior modo per servire Dio. Boris Hessen sostenne invece che lo sviluppo della scienza in Inghilterra era dovuto alle esigenze tecnologiche dell’emergente borghesia industriale. 3-Gli sviluppi successivi Dall’inizio del XIX secolo alla II guerra mondiale si assiste a 2 tendenze: a) le scienze si istituzionalizzano in discipline specialistiche all’interno delle università b) Si sviluppa in forma parzialmente autonoma il settore della ricerca applicata all’industria. La riforma Humboldtiana , che prevedeva la presenza di insegnamenti scientifici negli atenei Prussiani, favorì il crearsi di legami tra cultori di una stessa disciplina in atenei diversi e innescò la competizione tra gli stessi (Impero prussiano XIX secolo) Secondo Hundboldt la scienza doveva perseguire una conoscenza pura e disinteressata. Nonostante questo verso la seconda metà del secolo si crearono nelle università grandi laboratori di ricerca applicata. Gli Stati uniti applicarono il modello Humboldtiano crearono i primi politecnici dove la ricerca applicata veniva sponsorizzata dallo stato, dalle industrie e dalle università. La ricerca comincia ad assumere le caratteristiche della ricerca di gruppo, dove ,accanto alla creatività dei singoli contano molto le capacità organizzative e imprenditoriali. La lettera di Einstein al Presidente degli Stati uniti (dove lo avvisava della pericolosità degli studi tedeschi in campo bellico) segna il passaggio dalla little science alla big science. 4-La scienza come oggetto della sociologia 4/1 I valori e le norme delle comunità scientifiche: il contributo di R.K.Merton Qual’e’ il posto della scienza nella società moderna? La scienza gode di un alto grado di autonomia e si sviluppa per effetto di una dinamica essenzialmente endogena, anche se non è mai del tutto pura o priva di condizionamenti esogeni(esterni). Il fine istituzionale della scienza è l’accrescimento della conoscenza verificata, e questo può avvenire mediante metodi induttivi (osservazione+formulazione di leggi) e deduttivi (ricavare in modo coerente proposizioni determinate da premesse determinate). L’autonomia della scienza è garantita dalle comunità scientificheche formulano e garantiscono i principi specifici al campo scientifico. Primo principio: Universalismo= ogni enunciato è soggetto al vaglio di criteri IMPERSONALI che prescindono dalle qualità specifiche di chi lo ha formulato. Secondo principio:Comunitarismo= La scienza è patrimonio comune L’ethos scientifico è incompatibile con la proprietà privata:essa può riguardare solo le applicazioni tecnologiche di una scoperta. Terzo principio:Disinteresse personale=L’interesse primario della scienziato deve essere la conoscenza. Quarto principio:Dubbio sistematico=Ogni scienziato deve esporre i propri risultati perché siano sottoposti al vaglio dei suoi pari. Menton sostiene che le violazioni di questo codice sono infrequenti. Cosa spinge gli scienziati ad attenervisi? Storer e Hagstrom, sulla scia di Merton, ritengono che le comunità scientifiche dispongono di un efficace meccanismo di motivazione e controllo, in sostanza gli scienziati ottengono in modo sufficiente quello che è il loro vero obiettivo: il riconoscimento del loro lavoro. La critica all’impostazione Mertoniana (molto ottimista) è che essa si basa su ciò che gli scienziati dichiarano di fare anziché su quello che fanno realmente. In effetti essi falsificano,plagiano, distorcono i dati esattamente come tutti gli esseri umani. 4/2 Le rivoluzioni scientifiche:il contributo di Thomas Kuhn L’analisi Kuhniana parte dall’assunto che nello sviluppo di una qualsiasi scienza vi siano Delle fasi di continuità , dove nuove conoscenze si aggiungono alle precedenti, e fasi di rottura di continuità. La fase di continuità è detta anche paradigma scientifico :non vi è comunità scientifica senza paradigma e nessun paradigma senza comunità scientifica. I paradigmi hanno tutti una loro inerzia,contengono tutto ciò che dalla comunita è ritenuto certo, il loro abbandono richiede un costo elevato. Compito della scienza è articolare ed estendere meglio il paradigma. La crisi del paradigma avviene soltanto diventa disponibile un nuovo paradigma ,ovvero un’alternativa che ne possa prendere il posto. La proposta di un nuovo paradigma da luogo ad una rivoluzione scientifica. L’esempio più significativo di rivoluzione scientifica è la “rivoluzione Copernicana”. Il limite della conoscenza scientifica è dato dal fatto che essa è una conoscenza relativa al punto di vista dell’osservatore il quale è condizionato sia da fattori interni che esterni. Non è quindi uno specchio fedele che riflette la realtà. La conoscenza produce la consapevolezza di non sapere. 4/3 La nuova sociologia della scienza Abbiamo 2 tradizioni: 1)empirismo/razionalismo critico (massimo esponente Popper) 2)relativismo (Feyerabend e Lakatos) Razionalismo critico : Per Popper il metodo scientifico procede per tappe cioè prima incontriamo i problemi dai quali nascono le domande, poi cerchiamo le teorie che li risolvano,dopodichè sottoponiamo a critica i nostri tentativi di soluzione attraverso l’osservazione empirica della realtà (logica di confutazione) Percorso per prove ed errori. Relativismo: Ogni conoscenza è valida solo all’interno di una convenzione i cui contenuti sono sempre mutevoli ed è influenzata da fattori extrascientifici e dalla personalità degli scienziati. -Sociologia da laboratorio Essa adotta un approccio costruzionista al problema della conoscenza: ricostruiamo nei laboratori la realtà per ridurre al minimo i quesiti che essa ci può porre ,questo avviene attraverso Modelli di simulazione poiché la realtà non potrà mai essere studiata in toto. I ricercatori che operano all’interno di un laboratorio possono essere considerati come un qualsiasi gruppo sociale .La costruzione di un fatto scientifico è caratterizzata da transazioni e rapporti umani che si creano all’interno di una equipe di ricerca . 5-Scienza, tecnologia e sviluppo economico Non sempre l’innovazione tecnologica scaturisce dalla scienza, esso dipende anche da fattori di ordine sociale ed economico. Non sempre le ricerche scientifiche sono interessanti per chi , alla fine, detiene il potere economico (e quindi finanzia la ricerca scientifica) . Molte delle tecnologie utilizzate nella vita di tutti i giorni derivano ,per esempio, da applicazioni e studi commissionati in campo militare (internet docet). In un sistema di concorrenza internazionale risultano avvantaggiati quei paesi che investono nella ricerca e quindi possono godere di strumenti ad alto contenuto tecnologica e scientifico. L’indicatore del grado di sviluppo della ricerca applicata è dato dalla bilancia tecnologica, ovvero il metodo che contabilizza gli introiti e gli esborsi per l’acquisto o l’utilizzazione dei brevetti industriali. L’italia paga più di quanto non venda proprio perché non c’è la salvaguardia della ricerca (i ricercatori italiano vanno all’estero per poter sovvenzionare i propri studi). Per definire se la spesa sostenuta ha dato sufficienti esiti si è creata una nuova disciplina : la scientometria= misurazione dell’output e della qualità della ricerca. 6-Scienze naturali e scienze sociali Se le scienze della natura dovevano essere spiegate le scienze relative agli esseri umani dovevano essere comprese nel loro significato culturale. meno importanti) e li si immagina in eterna lotta tra di loro: as usually si attribuiscono loro sentimenti e reazioni umane. Possiamo così parlare di divinità di funzione, cioè che presiedono le varie attività umane: il dio del raccolto, il dio della fertilità, il dio della guerra etc etc. Nelle religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islamismo) l’eterogeneità tra divino ed umano raggiunge il grado più elevato :Dio è l’origine e la causa di tutte le cose, l’inizio e la fine (ricordiamo i 2 concetti di limite e caso). Nel cristianesimo Dio è uno e trino, nel cattolicesimo ritroviamo la Madonna e i santi , quindi il monoteismo è meno rigido. Ci sono religioni, quale il buddismo, dove non esistono vere e proprie divinità che vivono in un aldilà, ma piuttosto collocate in una dimensione parallela alla quale si può assurgere mediante pratiche di contemplazione. Sono dette anche religioni cosmocentriche , cioè fondate su di una armonia universale ultraterrena, contrapposte alle teocentriche ,cioè fondate sulla credenza di un aldilà dominato dalla presenza della divinità. Max Weber esalta altri due criteri di fondamentale importanza per classificare le varie religioni: La promessa ed il premio. Promesse di beatitudine e di pienezza durante l a vita o mediante successive reincarnazioni oppure religioni che promettono il riscatto e la redenzione nell’aldilà. Nelle religioni della promessa si richiede un distacco dal mondo, nelle religioni del premio l’uomo si fa strumento e non semplice contenitore della volontà divina. Quindi nel misticismo (monaco Buddista) l’uomo è passivo nell’ascetismo è attivo (il letterato confuciano). 5-Movimenti ed istituzioni religiose Le religioni non sono però solo sistemi di idee, esse sono sostenute da uomini che agiscono nell’ambito di gruppi più o meno organizzati e più o meno istituzionalizzati. La celebrazione di riti o culti viene sempre affidata a personale specializzato (maghi, monaci,preti& Co. Stregoni etc etc) Per l’importanza del suo ruolo il ministro di culto è esentato dal dover provvedere ai suoi bisogni materiali . Si possono analizzare infinte forme di organizzazioni religiose, noi ci soffermeremo sulla tradizione ebraico cristiana: i movimenti religiosi,le chiese, gli ordini monastici,le sette e le denominazioni. Il movimento religioso è la forma più fluida di organizzazione religiosa; alla sua origine vi è quasi sempre un profeta con una profezia rivelata agli uomini che sono diventati sordi alla volontà di Dio. Il profeta è uno strumento .Ogni profezia inizia con la rottura di un’ortodossia : è stato scritto ma io vi dico. Un movimento religioso nasce perché i suoi membri passano attraverso l’esperienza della conversione, essa rappresenta una svolta, dalla quale nasce un uomo nuovo. Non è una esperienza puramente individuale ma collettiva. In epoca moderna il movimento più importante è stato senza dubbio la riforma protestante che ha dato luogo alla formazione di varie sette e denominazioni. Il movimento religioso è una forma di organizzazione incentrata sul rapporto carismatico tra il capo ed i suoi seguaci, Weber sostiene che è una forma sociale molto instabile legata esclusivamente al vincolo tra il capo ed i seguaci. Per sopravvivere ha bisogno di regole slegate dai soggetti che ne consentano il tramandarsi. Perché questo accada i primi seguaci devono disperdersi e trasmettere il messaggio, questa distanza spaziale può essere controllata solo tramite una formidabile organizzazione. Il movimento deve quindi trasformarsi in chiesa attraverso un processo di istituzionalizzazione delle credenze e delle pratiche religiose. Queste vengono sistematizzate, spersonalizzate e sottratte all’arbitrio individuale soggette al controllo di un corpo di specialisti (il clero) organizzato in modo rigorosamente gerarchico . Mentre un movimento religioso ha un rapporto di tensione se non di conflitto col mondo esterno, una chiesa,per sopravvivere,deve negoziare un accomodamento con la società in cui opera. I rapporti tra chiesa e stato possono essere di conflitto oppure (cosa più frequente) di mutuo sostegno. Ai margini di una chiesa si possono creare movimenti religiosi che entrando in conflitto per i più svariati motivi arrivano a creare fratture scismatiche (scisma tra la chiesa d’occidente e di oriente o scisma della chiesa anglicana).Di norma accadono per differenti interpretazioni del messaggio iniziale. La risposta della chiesa ai movimenti eretici è stata di norma repressiva anche se, nel caso dei movimenti monastici è stata riconosciuta la loro legittimità nonostante contenessero una forte critica nei confronti dell’ortodossia ufficiale. L’esito di un movimento religioso è sovente una setta: una comunità religiosa ristretta nella quale si entra per adesione e non per nascita i cui membri stringono forti legami di fratellanza. Di solito non crea proseliti , per essa conta più la forza della qualità della convinzione che l’espansione quantitativa del gruppo. Al contrario di quanto predicano le varie forme religiose non convivono pacificamente, anzi, abbiamo tristi esempi di guerre di religione, anche se spesso la religione non è stata e non è altro che un alibi per coprire interessi di tipo politico/economico. 6-Religione e struttura sociale La religione è parte della società, ne riflette le caratteristiche, e le dinamiche ed a volte le influenza. “Il fortunato-dice Weber, -raramente si accontenta di possedere la fortuna. Egli prova anche il bisogno di averne il diritto”. Per il potere costituito avere l’appoggio dell’istituzione religiosa è un formidabile sostegno. Le religioni hanno spesso svolto il ruolo di fonti di legittimizzazioni del potere, sia che fosse di un uomo che di una classe o di un ordinamento sociale. Non dobbiamo dimenticare che le religioni profetiche però inneggiano all’innalzamento degli umili e degli oppressi, messaggio di base che non poteva essere acquisito dalle classi al potere. Nella società nord americana alle varie religioni e denominazioni sono associate le diverse classi sociali; In Italia questo non può accadere . La chiesa cattolica è un buon esempio di organizzazione differenziata e flessibile dove i massimi livelli della gerarchia posso essere raggiunti per meriti e non per apparteneza sociale (oggi) (vedi Papa Giovanni XXII figlio di un contadino). Nell’ambito della chiesa si presentano varie forme di religiosità (vedi voti a Madonna e Santi) ed una diversificazione dei luoghi di professione della fede (vedi preti operai nelle fabbriche degli anni 50) . L’organizzazione della Chiesa Cattolica non è solo territoriale ma anche funzionale (scuole, associazioni professionali, caritatevoli ed assistenziali) .Essa si intreccia quindi nel tessuto sociale combinando interessi religiosi ed interessi secolari. 7-Il processo di secolarizzazione Il ruolo della religione risulta ,nelle società moderne, ridotto rispetto al passato. Questo accade perché le religioni pongono sacro e divino su di un piano trascendente mentre la società attuale è più attenta alle questioni di tipo materiale ed immediato. I riti quotidiani abbracciati in passato sia dai religiosi che dalle masse stanno via via (l’intensità del fenomeno si differenzia da paese a paese) scomparendo. Nonostante il 90% delle persone si dichiari credente ,la partecipazione ai riti è diventata più un evento mondano che un fattore di fede. La concezione stessa del lavoro ha cambiato la sua connotazione: da azione che avvicina a Dio è diventata un mezzo con il quale procurarsi beni materiali. Anche l’autorita e le istituzioni pubbliche si sono rese autonome dalla religione. Vi sono partiti politici di ispirazione religiosa ma l’idea comune è che la stessa non debba influenzare le decisioni del governo. Dove domina il pluralismo religioso il credo è una questione personale e non di stato. Scienza e religione si sono in passato contrapposte (processo Galilei e santo Uffizio): al giorno d’oggi convivono correndo su binari paralleli incrociandosi solo nel momento in cui le scoperte e le applicazioni scientifiche sfiorano il campo dell’etica (vedi referendum). Il declino delle religioni secolari è caratterizzato dal proliferare di nuove sette ; il processo di secolarizzazione non si muove parallelamente al processo di modernizzazione: basti pensare alla società nord americana che è attualmente la più moderna dove il processo di secolarizzazione è meno avanzato rispetto all’Europa. 8-Le interpretazioni sociologiche della religione Lo studio della sociologia si rivolge esclusivamente ai fatti terreni riconducibili al processo religioso. Ci sono 5 principali interpretazioni sociologiche della religione 1) Interpretazione evoluzionista: (1800) La religione come spiegazione di fatti inspiegabili destinata ad essere sostituita dalla scienza. 2) Interpretazione Marxista: La religione come oppio dei popoli(Marx ed Engels), cioè strumento coercitivo che consente alla classe dirigente di opprimere le classi inferiori attraverso il controllo delle coscienze. Il processo di secolarizzazione è la conseguenza del logoramento di questa sovrastruttura ideologica . 3) Interpretazione funzionalista: per i funzionalismi la religione scolge un ruolo fondamentale in ogni società, essa concorre cioè a tenerla unita in momenti di tensione e conflitto. Il suo declino è determinato dal nascere di altre forme di culto ed è possibile verificare in ogni piccolo agglomerato di esseri umani che la religione più di ogni altra cosa è il filo conduttore che li tiene uniti. 4) Religione come fattore di mutamento: (Max Weber) Le religioni profetiche entrando in conflitto con lo stato di cose hanno prodotto un cambiamento nelle varie società. Esse, caratterizzate da interessi ideali in netto contrasto con interessi materiali , sono state forze rivoluzionarie capaci di indurre profonde modificazioni nello stato di cose. 5) Concezione fenomenologia della religione: La religione come stimolo emozionale attraverso il quale è dato, all’essere umano, di trascendere. Come scrive R.Otto: la religione è il sentimento di essere creatura, il sentimento della creatura che s’affonda nella propria nullità, che scompare al cospetto di ciò che sovrasta ogni creatura. CAP 13 DIFFERENZE di GENERE CROMOSOMI E DIFFERENZIAZIAZIONE SESSUALE Distinzione tra Sesso( = caratteristiche biologiche) e Genere( qualità distintive; mascolinità femminilità definite culturalm; i ruoli maschili femminili non sono costanti o universali ma variano in spazio/tempo) Differenze Sessuali Maschio/Femmina sono sessualmente dimorfi cioè presentano differenze anatomiche chiare e visibili. Tutto inizia quando uno Spermatozoo Maschio feconda un Uovo Femmina fornendo entrambi all’Embrione 23 cromosomi. Dunque ogni individuo possiede 23 paia di cromosomi (22 sono =, 23°paio possono essere = o div se xx embrione sarà F, xy M) L’Ovulo contribuisce sempre con cromosoma x mentre Spermatozoo con x o y; è quindi il padre a determinare sesso nascituro. Processo di differeziaziazione sessuale inizia solo dopo 6-8 sett da concepimento; gonadi (ghiandole) si trasformano in testicoli od ovaie. ESSENZIALISMO E COSTRUTTIVISMO SOCIALE Secondo Essenzialismo vi è dualismo assoluto dei 2 sessi; la differenza tra mascolinità e femmilinità sono naturali universali immodificabili, riconducibili a •differenze ormonali( la proporzione di ormoni varia a secondo del sesso e fase della vita; testicoli secernono + androgeni che estrogeni mentre ovaie viceversa. Androgeni sembrano rafforzare aggressività ma spiegazione in questi termini di mascolinità/femminilità sembra debole), •di dimensione e organizzazione del cervello (lateralizzazione cervello o asimmetria emisferica: cervello è diviso in 2 emisferi responsabili di funzioni diverse; in Femmina sembra prevalere emisfero sinistro che controlla linguaggio; in uomo emisfero destro con funz spaziali) •di differenze di capacità riproduttiva (ovuli Femmina sembrano essere + preziosi di spermatozoi perchè riproduzione richiede + tempo e energie a Femmina che a Maschio e da ciò sembrano derivare secondo sociobiologi le differenze tra Mascho e Femmina in atteggiamenti e comportamenti e in investimento parentale cioè investimento di un genitore in un discendente tale da accrescere probabilità sopravvivenza di quest’ultimo a spese di possibilità del genitore di investire in un altro discendente) Costruttivismo sociale mette inevece accento su somiglianza dei generi; le differenze sono una costruzione sociale come sembra dimostrare studio su popolazione di nuova Guinea dove Maschi e Femmine ricoprono ruoli diversi a seconda cultura. DIVISIONE SESSUALE DEL LAVORO Divisione Sessuale del Lavoro esiste in tutte le società ma certi compiti in alcune società sono considerati appropriati x Maschi in altre x Femmine. Status Donne è stato soggetto a molte variazioni nello spazio e nel tempo e ciò sembra x 3 fattori: 1 sistema di parentela (se sistema è matrilaterale e residenza matrilocale le Donne vivendo dopo nozze con genitori conservano loro sostegno) 2 guerre frequenti (se guerre con nemici lontani e quindi lontananza di maschi, queste fanno aumentare autonomia e potere Donne; viceversa se invece se i nemici sono vicini) 3 contributo economico fornito da Donne (se sono autonome economicam) Differenze in Tassi Attività (cioè impegnati in occupazioni) : dal ’70 la % di Donne economicamente attive è cresciuta molto mentre leggera diminuzione di tasso attività maschile; Donne fanno però lavori diversi da Uomo e in tal senso si usa termine Segregazione Occupazionale x Sesso che indica concentrazione di Donne/Uomini in lavori diversi e viene misurata con Indice Dissimilarità che spazia da 0 a 100 (100 uando in una occupazione è solo maschile o solo femminile). Spesso anche quando fanno stesso lavoro, donne sono meno pagate. Spiegazione di svantaggio di Donne nell’economia: •secondo Teoria Capitale Umano: individui compiono scelte razionali e poiché Donne hanno orientamento verso famiglia si aspettano di lasciare il lavoro quando hanno figli e quindi investono meno in formazione, carriera e tendono a occupazioni che conciliano con impegni famiglia. •secondo Teoria Socializzazione di Genere: Donne sono + orientate verso famiglia perchè cultura sociale spinge in tal senso e viene in tal senso interiorizzata. •secondo Teoria di Discriminazione Statistica: datori di lavoro discriminano Donne in età feconda perché meno produttive
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