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Origine e Fondamenti della Sociologia: La Conoscenza e la Transformazione della Società - , Appunti di Sociologia

L'origine della sociologia come scienza neutra e il suo obiettivo di ritrovare ordine nella società disordinata dopo la rivoluzione francese e industriale. I primi sociologi si sono posti il problema politico di ripristinare l'ordine sociale e hanno identificato la conoscenza sociologica come trasformativa. anche della pluricollocazione del soggetto nella società moderna, le istituzioni e i bisogni sociali che rispondono a esse, la socializzazione primaria e secondaria, e la distinzione tra determinismo sociale e culturale.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 20/11/2018

vivian_frattini
vivian_frattini 🇮🇹

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Scarica Origine e Fondamenti della Sociologia: La Conoscenza e la Transformazione della Società - e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! SOCIOLOGIA GENERALE Testo Smelser, Manuale di Sociologia, II Mulino, Bologna Capitoli: 2,3,4,5,9,10,12,13,15,20 Esame scritto, crocette (es. 8) e domande aperte (es. 2) I concetti, le categorie e gli oggetti della sociologia Domande e problemi introduttivi Se ci occupiamo di concetti e categorie, occorre partire da alcune domande: • Concetti e categorie scientifiche danno al sapere una struttura “formalizzata”: la sociologia è una scienza formalizzata? È difficile formalizzare la sociologia distinzione tra saperi molto formalizzati (fisica, matematica- saperi che traducono le proprie asserzioni in linguaggio matematico) e poco/per niente formalizzati (sociologia) Sociologia è scienza multi paradigmatica definisce il suo valore di scienza secondo criteri diversi (che possono essere contemporaneamente veri) Sia che si persegua una sociologia più o meno formalizzata, la sociologia ha un suo linguaggio specifico fatto da categorie e concetti che lo scienziato sociale costruisce per rendere meno arbitraria la sua ricerca. (es. Durkheim, il suicidio più formalizzata, analizza dei dati/ Weber, l’a-valutatività della ricerca non deve contenere un giudizio implicito. • La sociologia è una scienza storica. Possono esistere concetti e categorie in un sapere il cui oggetto/i cui oggetti si trasformano continuamente? Origine della sociologia scienza è un sapere di tipo neutrale (idea occidentale), si limita a conoscere la realtà così com’è (Durkheim no sociologia che posso chiamare scienza, perchè deve trovare le sue leggi, ma eredita da Comte il problema della società che è rimasta in una situazione disordinata con la rivoluzione francese aveva distrutto i fondamenti della tradizione e con la rivoluzione industriale poi Marx, trasformazione dell’economia e quindi della società Primi sociologi si pongono il problema politico vogliono che la società torni ad essere ordinata, compatta, coesa, integrata, con una forma capendo che non si può fare con lo strumento della tradizione postivisti: trovare fondamenti di un nuovo ordine non tradizionale, ritrovare ordine grazie alla sociologia, alla scienza che attraverso la tecnica ritrova la sua forma ordinata (non ricadendo nel passato) Conoscenza sociologica trasforma mentre la realtà mentre la studia (intervento) sapere che cerca di trasformare situazione di cantiere sociale. LEZIONE DEL 27/02/18 Ogni disciplina ha la propria contestualità avere principi formali rigorosi è utile, ma non ha a che fare solo con la formalizzazione avere dei concetti precisi è meglio per fare confronti, alcuni concetti sembrano gli stessi ma non è detto in particolare, in sociologia è difficile definire chiaramente i concetti, noi in quanto esseri umani siamo parte della società che studiamo siamo radicati nel mondo stesso che studiamo (Weber), preconcetti sono rischiosi perché ci occorre fare un lavoro di riflessività monitorare noi stessi e il modo in cui stiamo concettualizzando qualcosa (troppa avversione o entusiasmo rischio goal making persona che fa parte del fenomeno che sta studiando) Nelle scienze naturali è difficile creare empatia con l’oggetto che stiamo studiando. Spesso, nelle scienze sociali studiamo altri soggetti quindi le implicazioni sono differenti. Lo scienziato sociale è parte della realtà che osserva e si rivede (come persona) in essa. Foto di Bronislaw Malinowski antropologo, ricerca alle isole Trobriand: osservazione partecipante, ricerca sul campo dell’oggetto della nostra indagine. Contrasto, contrapposizione sguardo intrusivo del ricercatore, c’è stata una stagione in cui le scienze sociali cercarono di tenere una certa distanza, provavano a oggettivare non a caso nessi tra antropologia e colonialismo. Sguardo sul mondo dipende da molte cose, lo sguardo della sociologia si trova in mezzo tra bisogno di scientificità che deve oggettivare e bisogno di immergersi dentro alla realtà della vita che viviamo (conciliare due appartenenze diverse). (Si parla di quick data, approccio positivista) Concetti e categorie nel divenire storico Concetto: riferimento ad una categoria che è sempre identica a se stessa, mantiene sempre la sua identità, non cambia storicamente (concetto scientifici e matematici) Scienze sociali hanno una serie di oggetti che nel tempo si trasformano es. idea di giovane come la pensiamo oggi, nasce insieme all’industria culturale (metà del 900), idea di giovane è coeva a quella di consumatore culturale conflitto generazionale tra padri (produttori) e giovani (consumatori) autori contemporanei che pensano che anche il concetto di società sia superato sociologia: studio della società accelerazione del cambiamento, tutto ciò che sembra più a-problematico in realtà non lo è. Ognuno di noi è inserito in una serie di cerchie sociali, sfere relazioni diverse che ci danno collocazioni precise diverse (pluricollocazione del soggetto nella società moderna, di cui parla Parsons) non è il ruolo! È la conseguenza in termini di comportamento che deriva dall’occupare una particolare posizione sociale. Status ascritti che la persona non sceglie, ma possiede dalla nascita o per condizioni biologiche: proprietà che riceviamo alla nascita trasmesse col fatto stesso di nascere: ▲ Età ▲ Sessualità biologica/sesso ▲ Etnia Status acquisiti dipendono dalle prestazioni che la persona svolge, conquistiamo durante la vita (con studio o lavoro). A volte il confine tra status e ruolo non è chiarissimo: Smelser usa “musicista” sia rispetto allo status (acquisto/prestazionale) e ruolo ruolo: comportamenti che la società si aspetta da me, in virtù della posizione che occupo. Come distinguere? 1. Lo status indica chi è una persona o cosa fa (è immigrato, adolescente, anziano, ingegnere, musicista) – definisce l’identità sociale 2. Il ruolo indica cosa una persona è tenuta a fare dal momento che occupa quel determinato status, o meglio quello che gli altri, la società si aspettano (rispondere alle attese) da lui in termini di comportamento per il fatto di avere un particolare status. 3. Per questo a ogni status corrispondono diversi ruoli (il loro insieme è detto “complesso di ruoli”) Quindi, chi è musicista per status sarà musicista rispetto al ruolo, nel senso che dovrà comporre opere o brani musicali. Aspettative legate ai ruoli possono essere: a seconda che esistano delle leggi o meno a tutela del loro rispetto. ▲ Formali tutela legale dello stato, se non le rispetto: infrango la legge quando è importante rispettare un determinato ruolo. ▲ Informali Attraverso lo studio dei ruoli possiamo capire come cambia la società Pietropolli Charmet da famiglia normativa ad affettiva (no su elemento regola ma su dimensione affettiva). Pluricollocazione sociale: ognuno di noi occupa contemporaneamente più status. Icardi: padre, marito, nella produzione culturale scrittore e calciatore Lezione 8/03 Anche gli status si distinguono tra formali e informali: ad es il musicista può essere tale per hobby oppure perchè ha studiato al conservatorio. ASCRITTO: generalmente ruoli ascritti tendono ad essere informali > adolescente, celiaco, malattie congenite. Esistono comunque ruoli ascritti formali > cittadino italiano (qualcosa che ti porti dietro dalla nascita ed è sancito legalmente > la cittadinanza ci viene trasmessa dai genitori). ACQUISITO: ruoli acquisiti in base al possesso di alcuni titoli > tendono ad essere formali > insegnante, operaio, musicista (che ha studiato al conservatorio). Ruoli acquisiti informali > musicista (per hobby o autodidatta), vegano. Come capisco se uno status è veramente uno status? Uno status diventa tale quando all’interno della società si sviluppano elementi coerenti con quel modo di vivere e di essere. > vegano come status > nella società esistono ristoranti interamente vegani, programmi dedicati ai vegani ecc. Anche gli status possono avere una carriera > passare da posizioni marginali a centrali. Anche i concetti e gli aspetti della nostra vita hanno una carriera: si parte da esperienze in un contesto micro che scalano il sociale fino ad arrivare a una rilevanza sociale (macro). Ci sono status che valgono prevalentemente a livello micro (in alcune situazioni limitate nello spazio e nel tempo). Altri valgono a livello macro > si standardizzano e hanno valore più generale per tutta la società. È sempre la cultura di una società a stabilire quali status guadagnano centralità e quali sono marginali. La società moderna ha sempre dato centralità agli status connessi al lavoro e alla famiglia; nella società contemporanea c’è invece molto più relativismo e contano maggiormente le situazioni > la centralità di uno status cambia a seconda della situazione. Per accorgerci della centralità di uno status basta osservare quanti elementi, materiali e immateriali di una società sono legati a quello status. Scegliere di identificarci maggiormente con uno status o con un altro è una decisione soggettivamente libera e socialmente vincolata. La società ci dice che possiamo essere quello che vogliamo > prevale la nostra originalità > società e libertà devono convivere. PARSONS: le pattern variables o variabili strutturali > sistema di classificazione dei ruoli. Un ruolo rientra in una di queste coppie di tensioni. 1. Affettività VS neutralità affettiva > distingue tra ruoli in cui è socialmente attesa o meno la manifestazione di affettività nell’interazione. Ad es nella relazione medico-paziente è legittima e necessaria la neutralità affettiva, non in una relazione padre-figlio. 2. Ascrizione VS acquisizione > ruoli legati a status ascritti o acquisiti (nonno vs ingegnere) 3. Specificità VS diffusione > alcuni ruoli riguardano esclusivamente una specifica dimensione (medico-paziente), altri sono più generici e articolati in molteplici dimensioni (padre-figlio) 4. Universalismo VS particolarismo > alcuni ruoli impongono il trattamento identico delle persone con cui si entra in relazione (es bibliotecario), senza fare differenze. In altri ruoli, fondati sul particolarismo, è possibile fare differenze. 5. Orientamento verso l’io VS orientamento verso la collettività > quando si hanno alcuni ruoli, come il commerciante, è legittimo perseguire il proprio interesse personale; in altri si deve essere orientati alla collettività, come in chi lavora nelle istituzioni. Dinamica dei ruoli • negoziazione dei ruoli > il ruolo è sempre giocato dall’attore in maniera non meccanica; lo si può negoziare in situazioni diverse. Ad esempio di fronte agli studenti o a una conferenza di politici un accademico può essere tale in maniere diverse. In base alla situazioni cambiamo il nostro comportamento o addirittura possiamo sospendere un nostro ruolo/ status. • Conflitto tra ruoli > gestire se stessi tra una molteplicità di aspettative, cercare di conciliare due ruoli opposti (famiglia-lavoro, insegnanti-compagni..). Per gestire il conflitto l’attore sociale stabilisce, sulla base delle aspettative sociali, delle sensate priorità (ad es famiglia e lavoro sono da sempre considerate giustificazioni). A volte occorre invece separare nettamente due ruoli per non farli entrare in conflitto che non sempre è possibile. • Tensione di ruolo > quando entro un complesso di ruoli alcuni sembrano essere poco congruenti tra loro e richiedono competenze personali diverse Lezione del 13/03/18 Le istituzioni (in prospettiva sociologica) Elementi che aiutano a strutturare la società (es. il linguaggio, la bandiera d’Italia, la famiglia) non solo soltanto le istituzioni politiche (se ne parla di più e hanno un elemento che le rende così importanti: il potere detentrici del potere) Le istituzioni politiche rendono visibile più di altri (perché hanno potere) lo scopo per cui le istituzioni esistono, per cui non è possibile farne a meno: mettono ordine all’interno della società. (es. anarchia) Definizione di istituzione (Smelser, pag. 51) insieme di status-ruoli che hanno lo scopo di soddisfare determinati bisogni (che noi in quanto essere umani abbiamo e ai quali non rispondiamo individualmente. • Definizione molto funzionalista Altre definizioni: ▲ L’istituzione sociale è colta come forma rappresentativa di un insieme di regole, procedure e comportamenti socialmente rilevanti che esprimono un’appartenenza orientata da un valore. ▲ Le istituzioni sono modelli di comportamento cogenti sotto il profilo normativo, presenti all’interno di un determinato contesto sociale. ▲ Le istituzioni sono insiemi di norme socialmente rilevanti. ▲ Le istituzioni regolano i modelli di comportamento sociale, li sostengono e li legittimano socialmente attraverso norme e sanzioni. ▲ Istituzione come complesso di valori, norme, consuetudini che regolano stabilmente i rapporti sociali e i comportamenti reciproci di un determinato gruppo di soggetti indipendentemente dall’identità delle singole persone, di norma su larga scala Orientamento al valore elemento non sottolineato da Smelser, dietro all’istituzione si cela un valore universale (vale per tutta ala società) istituzione è conseguenza del fatto che la società considera rilevante un determinato valore (difesa e promozione degli elementi che considera più importanti per la sua sopravvivenza a livello sociale attraverso le istituzioni) 5.5. Ricambio: dei membri grazie a riproduzione naturale e socializzazione. 5.6. Controllo: per garantire che il lavoro sociale venga svolto, per regolare i conflitti che si generano all’interno della società. Bisogno di produzione e distribuzione sistema economico Bisogno di ricambio scuola, famiglia Bisogno di protezione e ricambio istituzioni sanitarie Bisogno di controllo istituzioni politiche istituzioni che godono della nostra fiducia: 1. Forze dell’ordine 2. Scuola e uni 3. Presiedente della repubblica 4. Chiesa cattolica 5. Comune 6. Regione 7. Sindacati 8. Governo 9. Senato della repubblica 10. Camera dei deputati 11. Partiti politici Fiducia nell’istituzioni molto bassa (fiducia sull’asse verticale) istituzione politica ad oggi conta poco a livello nazionale welfare state mal funzionante, richiesta di maggiori ordine e sicurezza (forze dell’ordine), fiducia a sicurezza/tutela diversa per poca fiducia nelle istituzioni politiche. Più di 2 giovani su 3 ammettono di non avere grande fiducia nell’altro (fiducia sull’asse orizzontale) WELFARE STATE > come queste istituzioni esistono per prendersi cura degli individui. Prima si prendeva cura dei soggetti più fragili, più poveri. Oggi non esiste più. Come può essere il rapporto tra cittadini e istituzioni? • attraverso le istituzioni tiene sotto controllo i cittadini > ordine e controllo • Cittadini verso istituzioni > genesi e trasformazione: il cambiamento sociale germoglia alle basi della società (movimenti sociali). Nella società nasce una sorta di fermento collettivo che riesce a creare nuove istituzioni • Istituzione e cittadini > partecipazione/sfera pubblica. J. Habermas ha reso nota la sfera pubblica e Z. Bauman > agorà > nell’antica Grecia, dove istituzioni e cittadini si incontrano direttamente > oggi vi è uno spazio apposta per la sfera pubblica. Anche il web negli ultimi anni cerca di rendere gli utenti PARTECIPI. Queste tre dinamiche non si escludono ma sono compresenti nella vita delle società. A seconda del tipo di società e del periodo storico, uno dei tre momenti può prevalere sugli altri. SOCIETA’ Alcuni sociologi sostengono che non esista più > la cosa certa è che la società di oggi è diversa di quella di una volta > la globalizzazione l’ha uccisa. Oggi con Brexit o con Trump ‘America First’ la globalizzazione sta finendo. Beck diceva che la società prima della globalizzazione era simile a un container > stato-nazione come un container che suggerisce l’idea di chiusura > in quel momento le istituzioni erano sovrane sul loro territorio, ogni società poteva andare avanti di per sè > mercato nazionale e cultura nazionale che identifica quella società distinguendola dalle altre. Oggi tendenze sovraniste > sovranità che la globalizzazione aveva tolto. Definizione di Marsh: • è un territorio delimitato > ha dei confini • Reclutamento di nuovi membri (tramite riproduzione e immigrazione • Una cultura coesa > che crei un senso di collettività • Indipendenza politica (sovranità territoriale) COMUNITA’ VS SOCIETA’ (sono idealtipi > nella realtà non esistono in forma pura ma ci sono forme ibride in cui prevalgono elementi di tipo comunitario o societarie) riguarda pattern variables 1. motivazioni individuali 2. controllo sociale 3. divisione del lavoro 4. cultura 5. Istituzioni dominanti COMUNITA’: 1. obblighi collettivi 2. Usi e lealtà tradizionali 3. Specializzazione limitata (basata sulla parentela) 4. Valori religiosi 5. Famiglia, vicinato, comunità SOCIETA’: 1. interesse personale (non è immediato l’interesse collettivo) 2. Leggi formali 3. Autonomia dei ruoli professionali rispetto a quelli familiari 4. Valori secolari 5. Organizzazioni formali (anche su grande scala) Si dice che la comunità stia sparendo > in realtà all’interno della metropoli (massima espressione di società) troviamo ‘rinascenti’ forme di associazione comunitaria. SOCIALIZZAZIONE Conoscersi o fare amicizia è una socialità fine a sè stessa > forme di socialità disimpegnata. La socializzazione è qualcosa di diverso. Nell’immagine ad es: sono presenti 3 generazioni, non rientra nella dimensione quotidiana, bambini e adulti non condividono la stessa definizione della situazione. Stare a tavola richiede delle competenze che non sono tecniche. Anche vivere in società richiede competenze sociali. Il processo attraverso il quale noi le apprendiamo si chiama socializzazione. La socializzazione è il processo attraverso cui apprendiamo le competenze e gli atteggiamenti connessi ai nostri ruoli sociali. Essa inoltre assolve il compito di assicurare la continuità sociale: trasmettendo ideali, valori e modelli di comportamento ai suoi nuovi membri, la socializzazione consente la riproduzione della società. L’insieme degli artefatti che ci circondano sono espressione della nostra cultura e determinano il tipo di socializzazione. La società fornisce alle persone le risorse (regole, norme, valori) per vivere in società. Il soggetto diventa quindi socialmente competente, in cambio la società ci chiede di partecipare alla sua riproduzione. Affinchè accada la socializzazione sono necessarie: • aspettative di ruoli • Modifica del comportamento > il nostro comportamento è modificabile e possiamo trasformarci. La società tende a modificare il nostro comportamento affinchè si crei conformità che permette di stare insieme. • Propensione alla conformità (anche se nella nostra società prevale l’individualismo. Tutti noi abbiamo la tendenza a differenziarci ma in una situazione di gruppo ci conformiamo agli altri membri > l’essere umano ha una predisposizione a conformarsi). Il conformismo è più facile da gestire, un aiuto, crea meno conflitti ed è più facile che si crei unità Socializzazione primaria: avviene nei primi anni di vita, riguarda fondamentalmente infanzia e pre- adolescenza in cui si imparano le norme più generali dello stare in società (come la buona educazione ecc). Più avanti si sviluppa la socializzazione secondaria: ad es imparare a fare un mestiere. Processo volontario/involontario: ci si socializza o per apprendimento esplicito (mi viene insegnato come comportarmi) o implicito (apprendo vivendo in prima persona in un contesto sociale specifico). La macchinetta del caffè è un luogo di socializzazione informale. Bisogna tener presente altri due aspetti: natura e cultura. L’evoluzione ha privato l’essere umano di gran parte degli automatismi legati agli istinti. Per questo deve trovare culturalmente la sua risposta ai problemi che la vita gli pone. La cultura è stata anche definita ‘seconda natura’. Una volta trovata, la soluzione migliore viene istituzionalizzata per poter essere tramandata, cioè appunto socializzata (Wilson, sociobiologia) . Meccanismi psicologici della socializzazione: • rapporto con gli adulti > imitazione consapevole e identificazione inconsapevole > imitazione non consapevole del comportamento dell’adulto, quello che acquisiamo stando a contatto con diversi modelli a cui siamo esposti. L’adulto è la figura e il modello di comportamento più vicino e costante di fronte al piccolo socializzando. • Vergogna e senso di colpa > meccanismi di inibizione del comportamento > di controllo. A livello psicologico sono esperienze che ci fanno capire di aver toccato il limite • Condizioni sociali (contesto materiale in cui vivono le persone) > importanti ma non esaustive: evitare la fallacia ecologica (dare troppa importanza all’ambiente > l’ambiente determina casualmente il comportamento soggettivo delle persone). In alcuni casi si parla anche di ‘sociologismo’ cioè pensare che le variabili macro spieghino tutto. Smelser porta l’esempio della ricerca di Lowenberg sull’adesione al nazismo > ricerca condotta sulle condizioni socio-economiche in cui vissero i bambini tedeschi durante e dopo la prima guerra mondiale. Secondo Lowenberg lo stato di privazione e prostrazione di quegli anni spiegherebbero il maturare di un desiderio di genitore forte poi proiettata su un leader autoritario. L’errore è considerare solamente le condizioni socio-economiche come l’unico fattore che spiega il conformismo alla figura di Hitler. Modello diverso da quello di Mead, narcisismo è una categoria psicanalitica. “il disagio della civilità” vivere in società crea disagio (no opportunità come per mead) dimensione collettiva della vita comprime le istante più profonde della psiche umana. Seconda topica: Se è diviso in inconsio (es, prinicipio di piacere), super io/super ego (funzione regolatrice, mediatrice – posizione intermedia), io (principio di realtà) Inconscio ci fa fare cose che soddisfano le nostre pulsioni libidiche (anche pulsioni di morte) La realtà non ci consente di soddisfare le pulsioni in maniera immediata Istanza che comprime le pulsioni principio morale, il super io, che ci impone di sacrificare alcuni comportamenti Idea dello stare sociale è diversa. Secondo Freud -> la più diffusa malattia psichica è la repressione, la frustrazione derivante dalla repressione disagio psichico che esisteva perché la realtà era più coercitiva, pesava molto di più, censura molto forte frustrazione maggiore Psicanalista contemporaneo Ehrenberg, oggi non siamo ai tempi di freud no problema della frustrazione dovuta alla repressione. Malattia psichica più diffusa è la depressione. Passaggio dalla società della repressione al società della depressione uso degli psicofarmaci, diffusione della psicanalisi anche nella fascia infantile Perché da società repressione a depressione? libertà è una libertà vissuta in maniera negativa (ci si sente liberi di non dover fare qualcosa, libertà si fonda sulla negazione), libertà negativa può essere alla base della depressione nasce dal non avere o avere troppi modelli di riferimento che nel percorso di crescita dell’identità crea problemi a livello patologico o di condizione idea di blocco, immobilità, stagnazione, tirannia del possibile (Anna Harendt) difficoltà di scegliere, sentimento di costante incertezza che limita la nostra libertà ad agire la società pullula di posizioni più o meno psicologizzanti idea che sta alla base è l’idea di trasformazione (programmi TV, cultura definita “terapeutica”, psicologi del lavoro, dello sport, counselling) Socializzazione continua BRIM 1966, socializzazione infantile e socializzazione adulta, la socializzazione non finisce mai (costantemente socializzati, iniziati a nuovi mondi, culture) In sociologia esiste la distinzione tra socializzazione primaria e secondatria (tipica dell’interazionismo simbolico) Socializzazione infantile/primaria stabili ✓ sviluppo di motivazioni e competenze generali e di base (come obbedire, essere educati) ✓ formazione di valori stabili ✓ adesione acritica alle regole ✓ obbedienza all’autorità socializzazione adulta avviene rispetto ad ambiti più specifici della vita ✓ sviluppo di capacità specifiche ✓ formazione di comportamenti modificabili ✓ valutazione critica delle regole ✓ riconoscimento del conflitto di ruoli (anche tra persone diverse) un certo modo di essere infantile o adulto dipende dalla socializzazione che hai avuto esiti paradossali (uso modelli di socializzazione tipicamente infantili anche in età adulta ad esempio oppure forte componente gerarchica favorisce l’essere infantilizzato) l’età ha due dimensioni: • biologico/anagrafica data dallo scorrere del tempo • la socializzazione definisce l’età Erikson: sviluppo come socializzazione continua Per questo psicologo sociale lo sviluppo della personalità continua di tutta la vita Elabora il concetto di ciclo di vita scandito in 8 fasi, nelle quali la persona affronta una crisi o una sfida. Periodizzazione rigida: prima infanzia fase di fiducia/sfiducia da 1 a 2 anni fase di autonomi/vergogna-dubbio da 3 a 5 anni iniziativa/senso di colpa età scolare adolescenza inizio età adulta età adulta matura tarda età adulta vedi slide tempo sociale è definibile a partire da età cronologiche/anagrafiche ma la suddivisione in età della vita è data dalla posizione che abbiamo rispetto a due variabili: 5.1. vita amorosa 5.2. vita lavorativa divisione diversa dal punto di vista sociologico: prima infanzia pre adolescenza/adolescenza/giovinezza fase di formazione e/o consumo adulta produzione (lavoro) e famiglia fase dell’autonomia maturità/anzianità fase del retirement, pensionamento, disengagement Ci sono dei marcatori di passaggio nella società attuale (fine e inizio di una determinata fase di passaggio?) fine età giovane e inizio dell’età adulta vivere all’interno della società e essere socializzati significa riconoscere che il tempo sociale può variare molto rispetto all’età anagrafica. Lezione CAP 2 - CULTURA CAP 3 - SOCIETA’ E STRUTTURA CAP 4 - SOCIALIZZAZIONE CAP 5 - INTERAZIONE SOCIALE E GRUPPI (SOLO DA PAG 90 ALLA FINE) CAP 8 - COMUNITA’ E VITA URBANA NO CAP 15 RELIGIONE NO CAP 9-10 DISUGUAGLIANZE CAP 12 - ETA’ E DISUGUAGLIANZA CAP 13 - FAMIGLIA NO CAP 20 MUTAMENTO SOCIALE Aspetto ideologico della cultura stessa > il discorso ideologico è un ragionamento, modo di pensare, visione del mondo che si contrappone a un altra sulla base di prese di posizione, valori, punti di vista che stanno dietro alle cose. Di per sè ideologia non ha significato negativo: è un insieme di assunti e valori. Non possiamo fare a meno di averla > la differenza sta nel fatto di dimenticare questa diversità oppure riconoscerla. 1. Ideologia come fonte di significato, sistema di idee ‘naturalmente’ prospettico e parziale. In questo senso l’ideologia è ‘pensiero pensato per noi’, ci aiuta a rispondere alle domande sul senso dandoci un quadro coerente di valori, idee, modelli di comportamento 2. Ideologia come riduttore delle tensioni sociali. È in sostanza la posizione di Marx sulla religione come ‘oppio dei popoli’: la religione permette alle tensioni sociali legate alle disuguaglianze tra proletari e capitalisti di non esplodere. Permetteva ai proletari di ‘consolarsi’ anche se vivevano in condizioni di disagio e di non lottare. Lui condannava l’uso sociale e politico che ne è stato fatto della religione. 3. Ideologia come espressione di interessi (che sono sempre di parte). In questo caso l’ideologia è il pensiero specifico di un gruppo socialmente dominante che si impone a tutta la società pretendendo di essere espressione di valori universali. È un punto di vista particolare sul mondo che per ragioni diverse viene spacciato per l’UNICO PUNTO DI VISTA POSSIBILE > viene imposto come universale. Le nostre idee sono il risultato della cultura in cui viviamo Marx credeva nel determinismo sociale > vita come riflesso delle condizioni materiali in cui viviamo > se nelle condizioni materiali c’è una classe che domina l’altro questo aspetto ci sarà anche nella cultura > cultura fortemente dipendente dalla società Determinismo culturale > sono le idee, il pensiero, i valori che condizionano la società > il motore del cambiamento sociale è la sfera culturale > società dipende dalla cultura (come sostenne Weber) Influenza reciproca > cultura e società si influenzano reciprocamente Autonomia > cultura e società sono autonome l’una dall’altra > non si influenzano UNIVERSALI CULTURALI > tratti comuni a tutte le culture. Murdock ne individua 60. Secondo Kluckhohn esistono perchè esistono bisogni fondamentali legati a determinanti strutturali dell’essere umano (differenza tra sessi, mancanze difese del bambino, bisogno di cibo, calore, sesso) > cultura come risposta a bisogni fisiologici, psicologici, sociali ETNOCENTRISMO vs RELATIVISMO CULTURALE (Sumner) Lezione del 10/05/18 Es. di domande per l’esame 1. Secondo Coley il sé è/2. Spiega le differenze per Brim tra socializzazione adulta e infantile. Elementi basi della cultura sistema di: concetti, regole, valori, relazioni (tra causa ed effetto dal punto di vista occidentale – abbiamo perso idea di causalità sovrannaturale, intervento divino – processo di disincantamento/secolarizzazione dell’uomo. + simboli e pratiche
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