Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Strutture Sociali: Ruoli, Gerarchie, Norme e Istituzioni - Prof. Scamuzzi, Sintesi del corso di Sociologia

Le strutture sociali, descrivendo ruoli e gerarchie sociali, le norme e istituzioni sociali e la loro resistenza nel tempo. Vengono analizzate le conseguenze di cambiamenti demografici e economici sulla società e sulla interazione sociale.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 31/10/2019

Angi00
Angi00 🇮🇹

4.7

(3)

9 documenti

1 / 62

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Strutture Sociali: Ruoli, Gerarchie, Norme e Istituzioni - Prof. Scamuzzi e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! INTERAZIONE SOCIALE COME SVILUPPIAMO UN SENSO DEL SE'? IL SE' SOCIALE Il concetto del sé (il senso dell'identità e della posizione sociale) è così importante che, se si ha difficoltà a svilupparlo, anche il corpo fisico ne risente. Dagli studi sugli orfani sappiamo che i bambini hanno difficoltà a sopravvivere biologicamente, se privi di stimoli sociali. Gli orfani crescendo diventavano sempre più introversi e soggetti a una grande quantità di malattia croniche. La scarsa salute emotiva e fisica dei bambine orfani era causata dalla mancanza di contatto sociale con gli altri. Quando il personale iniziò a interagire con loro, la mortalità diminuì fortemente. Gli adulti in isolamento non se la cavano molto meglio. Nelle prigioni di massima sicurezza, i detenuti rimangono rinchiusi nella loro cella 23 ore al giorno e sono privati del contatto con altri esseri umani. Senza un vero contatto con gli altri, la loro salute mentale peggiora. Le azioni che compiamo, le espressioni che usiamo, i gesti che mostriamo denotano le valutazioni di coloro che ci circondano. Gli altri ci dicono, non necessariamente in modo esplicito, che cosa siamo, e noi interpretiamo le loro valutazioni come rappresentative del nostro essere. Ciò inizia con i nostri genitori. Da quel momento in poi seguiranno costanti feedback sul tipo di persona che siamo. I giudizi si accumulano nel corso della nostra vita con l'aumentare dei compagni di gioco, fratelli, amici, insegnanti. Ci conosciamo attraverso “lo specchio” degli altri ovvero con il sé riflesso. Questa espressione è stata coniata dal sociologo Cooley per mettere in evidenza quanto i nostri giudizi dipendano dal modo in cui gli altri ci vedono. Ci vediamo come gli altri ci vedono. Poiché desideriamo instaurare legami con gli altri, cerchiamo di prevedere come sarà valutato ciò che facciamo. Gli altri orientano il proprio comportamento alla luce della relazioni che si aspettano da noi. Si forma un sistema di interazione attraverso una rete di persone in comunicazione diretta e indiretta. ALTRI SIGNIFICATI, GRUPPI DI RIFERIMENTO E ALTRI GENERALIZZATI Il termine altro significativo sta ad indicare coloro che ci sono abbastanza vicini da poter avere una forte capacità di motivare il nostro comportamento. Gli individui hanno un livello più o meno simile di importanza a causa della loro appartenenza comune a una categoria sociale rilevante. +Nel valutare le nostre azioni, facciamo riferimento ad altre persone, le cui posizioni sociali e preferenze hanno una rilevanza particolare per la nostra autostima. I sociologi chiamano le collettività che influenzano il nostro comportamento gruppi di riferimento. Ognuno di noi ne ha diversi. Modelliamo il nostro comportamento su di essi. In un gruppo, ci sono individui particolari, che possono servire da modelli di ruolo. Essi hanno un'influenza sproporzionata: imitiamo come si vestono, si muovono e conducono la propria vita. Ognuno do noi è legato a numerosi gruppi di riferimento: ciò appare in tutta evidenza attraverso i social network online, in cui si creano degli status simili. I nostri amici sono anche i loro amici. I sociologi che hanno studiato queste reti sociali, hanno rilevato che queste relazioni tendono ad essere meno numerose e ad esaurirsi più velocemente di quelle con persone appartenenti a gruppi con molteplici collegamenti alle nostre cerchie e ai nostri interessi sociali. Nelle culture di cui tutti facciamo parte, le persone sono consapevoli di ciò che viene riconosciuto come comportamento appropriato. L'espressione altro generalizzato definisce il controllo sociale esercitato attraverso implicite intese comuni su ciò che è appropriato, dati un certo tempo e luogo. Tramite la socializzazione (processo attraverso il quale giungiamo a comprendere le aspettative e le norme del nostro gruppo, i vari ruoli che assumiamo nel corso della vita e con cui interagiamo) capiamo come dobbiamo comportarci nella società in generale o in particolari ambienti sociali. I sociologi utilizzano l'espressione cultura per indicare i sistemi di credenze e conoscenze del mondo dato per scontato in cui siamo stati socializzati. E' possibile la frammentazione in sottoculture (reti di individui che condividono preferenze o hanno visioni comuni e distintive in merito a specifici aspetti del mondo sociale, ma rimangono comunque parte di un gruppo più ampio. LA VITA E' UN PALCOSCENICO Non siamo tutti uguali. Un sociologo considera ogni persona diversa dall'altra poiché nessuna ha avuto le stesse interazioni sociali. Ognuno di noi ripercorre, esplora, cambia e attraversa ambienti particolari, interagendo tutto il giorno con una differente serie di individui e aspettative. Sicuramente ci sono sovrapposizioni, specialmente tra coloro che hanno origini comuni e appartengono allo stesso genere, classe o etnicità, ma non sono mai tali da creare individui identici. Siamo sempre in cambiamento. Poiché il processo non si interrompe mai e le circostanze in cui ci troviamo continuano a cambiare, alteriamo costantemente la nostra identità nel corso del tempo, anche se in modi appena percettibili. Ognuno porta in qualunque situazione nuova un sé almeno un po' diverso: differente da quello di ogni altra persona e da ciò che si era in precedenza. COME DIAMO SENSO AI NOSTRI MONDI? LA METODOLOGIA DELLA GENTE COMUNE L'interazione sociale forma l'individuo. Gli esseri umani hanno specifici metodi per interagire con gli altri, e le persone di tutto il mondo, indipendentemente dalla cultura o dal momento storico, usano gli stessi metodi. Questa è la prospettiva del sociologo Garfinkel, inventore di quella branca della sociologia chiamata etnometodologia (lo studio dei metodi usati dalla gente comune). CONTESTO, CONTESTO, E ANCORA CONTESTO Una sorta di metodo fondamentale è rappresentato dal considerare il contesto in modo continuo e intensivo. Anche una parola apparentemente semplice assume il proprio significato dal contesto in cui è usata. Coloro che sentono l'espressione si basano sul contesto per comprenderne il significato. Le persone costruiscono il significato basandosi sempre sul contesto sociale. Ci sono altri metodi che derivano da quello fondamentale della considerazione sistematica del contesto. Basandoci sul contesto, abbiamo un'idea di quanto la risposta possa essere esauriente, ed essere soddisfatti. Una risposta è appropriata o meno a seconda di chi formula la domanda e della situazione. Tutto dipende da chi pone la domanda, da chi risponde, dalla loro relazione e dall'occasione specifica. PRECISIONE CONVERSAZIONALE Possiamo osservare i metodi della persone durante una qualunque conversazione. che è generata da altri ed è associata a un insieme di comportamenti e ruoli da rispettare). Ciascuno dei cambiamenti di status comporta differenti tipi di gruppo e relative aspettative. Qualche volta sperimenteremo il conflitto di ruolo (situazione in cui il rispetto di uno dei nostri ruoli è in contrasto con la soddisfazione delle aspettative che sono legate ad un altro). A causa della varietà di gruppi di riferimento che esercitano influenza su di noi, si verificano richieste incongruenti in molte situazioni differenti. ETICHETTAMENTO Per quanto siano simili nel conformarsi, le persone sono rese differenti dalle opinioni che gli altri membri del gruppo hanno su di loro. Ci sono persone definite devianti da coloro che stabiliscono le regole e prendono posizione circa i comportamenti che trovano preoccupanti. Secondo la prospettiva sociologica chiamata teoria dell'etichettamento, l'esistenza dei cosiddetti devianti è dovuta all'esistenza di una persona o di un gruppi che può essere oggetto dell'etichetta “deviante” o di un individuo o un istituzione che può incollare questa etichetta e far si che rimanga attaccata nel tempo. In sociologia si parla di costruzione sociale della realtà per indicare il processo interattivo attraverso cui il sapere sul mondo viene prodotto e codificato, e reso specifico a un certo gruppo o società. L'obiettivo è comprendere i più generali sistemi di interazione che creano tali classificazioni, le mantengono in vita, o ne causano la scomparsa. Una conseguenza dell'essere etichettato sta nel cambiare di fatto condotta e abbracciare proprio il comportamento per il quale si è stati incasellati nella categoria deviante. Merton ha chiamato profezia che si autoavvera qualcosa che diventa vero perché le persone dicono che è vero. Scheff ha studiato questo processo negli ospedali psichiatrici in cui alcune persone si ribellano all'etichetta di “matto”. Tutti coloro che li circondano li spingono ad accettare questa condizione. USO DELLE REGOLE Le regole sono spesso esplicite ma possono anche essere informali e includere norme e aspettative circa i comportamenti individuali. Consideriamo il modo in cui comprendiamo e gestiamo regole che stabiliscono come ci relazioniamo gli uni agli altri. La regola richiede l'interpretazione. Ognuno di noi giudica il contesto e usa le sorprendenti capacità che gli umani hanno per identificare i bisogni organizzativi e mettere in atto il comportamento appropriato. Talvolta invochiamo ciò che i sociologi hanno chiamato regole informali (regole che affiancano quelle ufficiali). Ciò che ci rende davvero membri competenti della società non è tanto conoscere tutte le regole ma sapere cosa fare nelle diverse occasioni, considerando quello che gli altri si aspettano da noi. Più che seguire le regole, le usiamo per fare quanto sembra a noi e agli altri un'azione razionale e appropriata. Esistono individui che non sembrano capaci di agire in questo modo; hanno difficoltà a prendere in considerazione il contesto. Quando li incontriamo nella vita reale, ci danno l'impressione di essere sciocchi o assai incompetenti. ESPERIMENTI SUL CONFORMISMO Il modo in cui le persone semplicemente si conformano alla propria situazione sociale ha conseguenze fondamentali su come esse vivono insieme. Gli scienziati sociali, conducono esperimenti in laboratorio per osservare le interazioni tra le persone. Si arriva in questo modo a capire come le peculiari capacità umane di consapevolezza sociale permettano la manipolazione, il conformismo e la resistenza. La pressione del gruppo può cambiare i comportamenti delle persone in molti, ma non in tutti i casi. Si è scoperto che basta la presenza di un solo alleato per influenzare fortemente il risultato. Ciò suggerisce quanto sia importante per gli individui avere almeno un'altra persona che li sostenga. E' molto più facile “andare contro tutti” se si ha un compagno. Affermare qualcosa in cui non si crede rientra nel conformismo. CIO' CHE CONOSCIAMO E CIO' CHE NON CONOSCIAMO L' interazionismo ci offre gli strumenti per comprendere il se' sociale. Gli individui devono ottenere l'approvazione di alcune persone e gruppi per avere un senso del se' positivo ed essere capaci di funzionare nel mondo. Per raggiungere questi scopi le persone possiedono una serie di abilità, di tecniche, che permettono loro di sapere che cosa fare e in quali condizioni. Interpretiamo i contesti, siamo precisi nel conversare e manifestiamo le nostre emozioni in modo da adeguarci al contesto. Non ci limitiamo ad obbedire alla regole ma le interpretiamo in modo creativo per far sì che funzionino per noi stessi e per le organizzazioni da cui dipendiamo. Ciò crea conformismo. Mentre la maggior parte delle persone si conforma alle leggi della società e ai suoi codici, alcuni vi si oppongono: non si conformano. Alcuni individui appaiono più creativi di altri dal punto di vista dell'interazione: possono convincere un pubblico ristretto o allargato e gestire le proprie vite in modo superiori a quelli di altre persone a loro simili. Le etichette spesso non rimangono con il passare del tempo. STRUTTURA SOCIALE CHE COS'E' LA STRUTTUTA SOCIALE? STRUTTURA SOCIALE COME CONTESRO DELL'AZIONE UMANA I sociologi concordano nel ritenere che gli individui abbiamo la possibilità di influenzare il proprio destino, d'altra parte, non sono disposti ad attribuire a essi ogni responsabilità, riconoscendo che la struttura sociale influenza in modo significativo gli individui quando essi interagiscono con gli altri o vivono la propria routine quotidiana. DEFINIRE LA STRUTTARA SOCIALE I sociologi usano il concetto di struttura sociale per descrivere quelle regole e quelle norme della vita quotidiana che funzionano come modelli capaci di influenzare durevolmente e regolare le interazioni sociali. Quelle che chiamiamo strutture sociali includono sia le norme che regolano le interazioni tra amici o innamorati sia elementi del contesto entro cui gli stati e i rispettivi governi decidono sulla guerra e sulla pace. Tutte le strutture sociali, da quelle microscopiche della vita quotidiana a quella macroscopiche della società globale, forniscono i modelli regolari su cui possiamo fare affidamento. La struttura sociale è essenziale in ogni cosa che facciamo, eppure abbiamo maggiori probabilità di notare l'importanza quando è assente. Una delle caratteristiche più importanti di ogni struttura è la sua durata nel tempo, la sua persistenza anche quando altre cose cambiano. Le strutture sociali tendono a durare nel corso del tempo, garantendo alla vita sociale una regolarità che essa altrimenti non potrebbe avere. Gli esseri umani nascono, vivono, muoiono e sono sostituiti da altre persone, ma le strutture sociale che regolano le vite degli uomini permangono. I cambiamenti storici hanno luogo, ma nella maggior parte dei casi accadono in modo lento e modesto. LE COMPONENTI FONDAMENTALI DELLA STRUTTURA SOCIALE La struttura sociale di una società è composta da molti elementi. Come punto di partenza generale è utile distinguere due componenti. Entrambe queste componenti costituiscono il nocciolo di quella che i sociologi chiamano struttura sociale. Esse sono interconnesse nel loro impatto sulla vita quotidiana e sull'interazione sociale. IN CHE MOD LE NOSTRE POSSIBILTA' DI VITA SONO INFLUENZATE DA RUOLI E GERARCHIE SOCIALI LA PRIMA DIMENSIONE DELLA STRURRALE SOCIALE: RUOLI E GERARCHIE SOCIALI Ruoli e gerarchie sociali sono componenti fondamentali della struttura sociale di ogni società. RUOLI Qualunque società moderna contiene al suo interno un insieme articolato di posizioni sociali. Usiamo il termine ruolo per descrivere le regole e le aspettative che sono associate a posizioni differenti. Ogni ruolo al quale possiamo pensare è associato a specifici dovere e aspettative sociali. Ci si attende che chi assume un ruolo lo svolga in un certo modo. Abbiamo un certo margine di libertà su come svolgere il nostro ruolo ma abbiamo anche forti vincoli per ciò che riguarda quello che possiamo fare. Europa, e successivamente in altre parti del mondo. Il secondo grande mutamento demografico nell'economia nazionale è tuttora in corso. Tra la fine dell'Ottocento e gli anni '70 del Novecento, le attività e le occupazioni industriali sono state la principale fonte di crescita occupazionale nell'economia italiana. Le opportunità di occupazione nel settore manifatturiero furono un fattore importante che incoraggiò gli italiani del Mezzogiorno a trasferirsi al Nord. Quando gruppi disuguali in conflitto diventano per dimensioni più simili, cresce la loro competizione. Quando un gruppo subordinato si allarga può minacciare un gruppo dominante. Se i membri di un gruppo ampio subordinato hanno il diritto di votare, possono usare misure politiche per cambiare il proprio status. IN CHE MODO NORME I ISTITUZIONI INFLIENZANO LA VITA SOCIALE? LA SECONDA DIMENSIONE DELLA STRUTTARA SOCIALE: I POTERI DI NORME E ISTITUZIONI la seconda dimensione fondamentale della struttura sociale sta nelle norme e nelle istituzioni sociali. Le norme sociali influenzano le nostre interazioni reciproche fornendo un complesso insieme di regole che dobbiamo conoscere e seguire. Le norme regolano il comportamento di gruppi organizzati. Le istituzioni trasformano le norme in modi di fare consolidati nella vita sociale, creando organizzazioni sociali di lunga durata come le scuole, le chiese e i governi, che regolano e obbligano il rispetto di norme e costumi in particolari campi dell'attività umana. Le istituzioni hanno un'importanza decisiva per la modalità di organizzazione del mondo sociale. NORME E REGOLE Come regole non scritte della società, le norme sociali ci dicono che cosa è appropriato e che cosa non è appropriato fare in una data situazione. Le norme sociali somigliano alle regole ufficiali di comportamento ,a generalmente non sono scritte. Le regole sono linee guida per il comportamento di tipo più formale ed esplicito. Le norme sono più ambigue, sono qualcosa che, semplicemente, conosciamo; per conoscere le regole può essere necessario consultare un regolamento, un manuale o un codice. Norme, regole formali e leggi sono importanti, ma sono anche regolarmente violente. Se le regole sono formalizzate in leggi, la loro trasgressione può essere causa di sanzioni severe. Anche violare norme non scritte può avere conseguenze. Chi non agisce in accordo con le norme fondamentali può essere considerato dagli altri stano” o anormale, e in qualche modo da evitare. Poiché esistono conseguenze anche per violazioni comuni delle norme sociali, siamo tutti fortemente motivati a rispettare le regole e le norme fondamentali. Norme e regole sono un mezzo indispensabile attraverso il quale le strutture sociali esercitano il proprio potere su di noi in quanto individui. Sembriamo liberi di agire come desideriamo nella maggior parte delle situazioni, ma esistono chiare norme e/o regole che ci guidano o ci dicono che cosa dovremmo fare e come dovremmo farlo. Il sociologo Durkheim chiamava fatti sociali quelle parti della società che sono indipendenti dagli individui, ma esercitano pressioni su di loro. Le norme e le regole, se cambiano, lo fanno con grande lentezza e attraverso un processo sociale collettivo. ISTITUZIONI E FORMAZIONE DELLA VITA SOCIALE Norme e regole diventano davvero significative quando vengono incorporate in principali istituzioni della società. Il processi di istituzionalizzazione è complesso, e la nascita delle istituzioni richiede una lunga gestazione. Gli uomini creano le istituzioni soprattutto per garantire che le cose siano fatte in un certo modo e che ci sia continuità nel corso del tempo. L'istituzionalizzazione spesso comporta la creazione di organizzazioni che sono progettate per far applicare o eseguire le norme e le regole. Il sistema istituzionale di qualunque società si estende molto oltre la religione e l'istituzione. Tra le principali istituzioni figurano le seguenti: Le istituzioni familiari, Le istituzioni urbane, le istituzioni politiche, le istituzioni giudiziarie, le istituzioni mediche, le istituzioni governative, le istituzioni economiche, le istituzioni globali. Le istituzioni sono creazioni degli esseri umani, e in quanto tali possono essere riformate p reinventate nel corso del tempo, come in effetti talvolta succede. ISTITUZIONI COME GRANDI ORGANIZZAZIONI E GOVERNI Le grandi organizzazioni formali (reti sociali, enti governativi inclusi, unite da uno scopo comune) sono elementi importanti del complesso contesto istituzionale di qualunque società. Tra le più importanti di queste organizzazioni troviamo le scuole, le istituzioni economiche della società, il governo, la religione, gli ospedali. Il potere e il raggio d'azione della grandi organizzazioni sono spesso immensi, e incidono sulle vite degli individui in molti modi. In particolare, le istituzioni governative hanno un'importanza cruciale nel determinare la struttura sociale complessiva. I governi si elevano al di sopra delle altre istituzioni di una società, quando un governo agisce ha enormi poteri. Il potere che ha lo stato di cambiare la vita sociale è facilmente riscontrabile se si pensa a casi estremi come il governo nazista nella Germania degli anni '30 e '40. Le dittature decidono che vive e chi deve morire. Le politiche governative, in particolare quelle associate al pacchetto di politiche e programmi che forniscono assicurazione e assistenza sociale sono i welfare state che possono ridurre il livello di povertà e di disuguaglianza presente in una società. Paesi con grandi servizi di welfare state impongono tasse più alte a i cittadini ricchi e stabiliscono alcuni limiti alla ricchezza che individui e famiglie possono accumulare. La maggior parte dei welfare state garantisce a tutti i cittadine assistenza medica. Il welfare state cambia le stesse condizioni di vita sociale. Le strutture sociali penetrano nei nostri pensieri, nelle nostre azioni e interazioni con gli altri. COME COINCIDONO LE STRUTTURE SOCIALI SULA NOSTRA VITA QUOITIDIANA E SULLE NOSTRE INTREAZIONI SOCIALI? IL CONTESTO DELL'INTERAZIONE SOCIALE Le strutture sociali penetrano nei nostri pensieri, nelle nostre azioni e interazioni con gli altri. SOCIALIZZAZIONE Attraverso la nostra partecipazione a diversi contesti istituzionali, la sperimentazione di differenti ruoli, e l'esposizione al potere delle gerarchie sociali nel corso delle nostre vite, apprendiamo le norme e siamo costretti ad attenerci a esse e alle regole fondamentali della società in cui viviamo. La socializzazione è il processo che ci educa a comportarci in modo appropriato o in particolari ambienti sociali. E' il modo in cui giungiamo a comprendere le aspettative e le norme dei gruppi a cui partecipiamo. Nel corso della vita, siamo costantemente socializzati a comportarci in certi modi. Il processo inizia nelle famiglie, dove i genitori cercano di insegnare ai propri figli un'ampia serie di regole e norme. Si impara attraverso la pratica. I nostri genitori svolgono presto un ruolo fondamentale nell'insegnarci come fare le cose, sin dalla nascita. La socializzazione continua a ogni stadio del nostro corso di vita e implica che si apprenda da molte persone, gruppi organizzati e organizzazioni differenti: nei luoghi di lavoro, da colleghi e capi; nei luoghi sacri, da sacerdoti, rabbini; nelle organizzazioni politiche, culturali e civiche. E' necessario apprendere e adattarsi a nuove situazioni per tutta la vita: la socializzazione è un processo senza fine. La socializzazione funziona in larga parte perché la mente umana è capace di apprendere e ricordare regole immensamente complicate. Alcune delle idee più stimolanti sulla socializzazione sono state elaborate dal sociologo Bourdieu. Egli ha sostenuto che la socializzazione agisce con maggior forza attraverso lo sviluppo di un insieme di schemi cognitivi e disposizioni chiamati habitus. Sviluppiamo questi schemi e disposizioni che si radicano nel nostro corpo al punto da diventare una specie di seconda natura; essi si traducono in pratiche e routine che sono per noi così scontati che non ci riflettiamo mai sopra. Il nostro habitus guida il modo in cui agiamo nel mondo e rispondiamo alle situazioni; esso governa i nostri gusti, le nostre preferenze, le nostre abilità e disposizioni. Le differenze di habitus diventano particolarmente importanti quando cerchiamo di passare da una posizione sociale a un'altra. Entro l'età adulta sviluppiamo un insieme di abiti, di modi di fare consolidati, che sono difficili da smantellare o ricostruire. STRUTTURA SOCIALE E INTERAZIONE SOCIALE Attraverso la socializzazione e la pratica quotidiana, assorbiamo le regole e le norme che sono associate alla struttura sociale. Assumendo nuovi ruoli, ci adattiamo alle aspettative che questi comportano. Le nostre interazioni quotidiane con gli altri sono influenzate dalle norme e dalle regole sociali in molti modi. La maggior parte delle attività dei gruppi organizzati sono governate da regole interne ed esterne di vario tipo che ne governano il modo di agire. STRUTTURA SOCIALE E LIBERO ARBITRIO INDIVIDUALE Le strutture sociali sono evidentemente influenti. Sembra quasi che gli individui non abbiano libero arbitrio, né alcuna capacità di scegliere come agire. Abbiamo la possibilità di compiere alcune scelte su ciò che facciamo, sul modo in cui ci comportiamo e sulla linea d'azione da intraprendere. La nostra vita dipende da noi e siamo liberi di farne ciò che vogliamo. Ci sono studiosi che enfatizzano i modi attraverso cui la struttura sociale influenza radicalmente vite e comportamenti individuali con una concezione chiamata strutturalismo ; Egli sostengono che gli individui abbiamo poca agentività (capacità di fare libere scelte ed esercitare la propria volontà). L'agentività mette il potere nelle mani dell'individuo e la struttura sociale lo pone invece nelle mani della società. I sociologi che enfatizzano l'influenza delle strutture sociali nel determinare come pensiamo e agiamo nel mondo, tendono a concentrasi su una particolare parte o caratteristica della struttura sociale. Uno dei più famosi teorici sociali, Marx, riteneva che la struttura sociale più importante CULTURA,MEDIA E COMUNICAZIONE CHE COS'E' LA CULTURA? I MOLTEPLICISIGNIFICATI DI CULTURA La cultura è una caratteristica non degli individui ma dei gruppi. La cultura è un modo per dare un senso alle differenze tra i vari gruppi ne le somiglianze che però esistono tra gli individui che compongono ciascuno di essi. La cultura è un aspetto della vita sociale differente dalla natura o dalla biologia. Ciò che rende la cultura un fenomeno sociale è proprio il sui non essere naturale. DEFINIRE LA CULTURA Oggi, quando parlano di cultura, i sociologi fanno solitamente riferimento a tre cose: a un sistema di credenze e conoscenze, più comunemente noto come sistema di significati e simboli; a un insieme di valori, credenze e pratiche; e a forme divise di comunicazione. CULTURA COME SISTEMA DI SIGNIFICATI E SIMBOLI Ogni società è ricca di simboli che comunicano un'idea pur rimanendo distinti da quest'ultima. Alcuni sono evidenti, altri simboli sono meno palesi. I simboli esistono sempre in specifici contesti sociali. Per questa ragione, studiare i simboli ci aiuta a comprendere aspetti della società che spesso non sono discussi, come le distinzioni d'onore. La disuguaglianza e la competizione. Il metodo di ricerca, basato su un'osservazione lunga e approfondita di un gruppo è chiamato etnografico. CULTURA COME INSIEME DI VALORI, CREDENZE E PRATICHE. A prescindere dalla consapevolezza che ne abbiamo, la cultura influenza le decisioni che compiamo nelle nostre vite. Secondo alcuni sociologi, la cultura orienta il nostro comportamento dandoci degli obiettivi. I sociologi tendono a studiare l'effetto della cultura non tanto sugli obiettivi o gli scopi del nostro comportamento quanto sui suoi mezzi: sul “perché” e più sul “come” della vita sociale. Il sociologo Bourdieu ha sostenuto che tutti noi sviluppiamo determinati insiemi di assunti sul mondo e sul posto che occupiamo al suo interno. Sviluppiamo modi di fare e di pensare chiamati habitus crescendo e relazionandoci con gli altri. Il tipo di habitus che sviluppiamo dipende dalla nostra educazione. Il concetto di habitus aiuta a spiegare perché le scelte future e le nostre opinioni attuali sono sempre guidate dalle nostre esperienze passate. Si pensa alla cultura come una cassetta degli attrezzi: un insieme di abilità o dispositivi simbolici che apprendiamo attraverso l'ambiente culturale in cui viviamo e che applichiamo a situazioni della nostra vita. Sebbene le persone immerse nello stesso ambiente culturale tendono ad avere strumenti culturali simili, esse probabilmente tendono anche ad avere livelli di competenza e familiarità differenti al riguardo. La cultura non stabilisce differenze nel modo in cui interpretiamo il mondo e gli diamo significato, ma piuttosto influenza i tipi di strategia e le azioni che sono effettivamente a nostra disposizione. CULTURA E COMUNICAZIONE La cultura descrive forme di comunicazione (condivisione di informazioni significative tra le perone). Un modo importante in cui ciò si verifica è attraverso il linguaggio (ogni sistema coerente di parole o simboli che rappresenti concetti; non deve necessariamente essere parlato). Cultura e linguaggio sono strettamente collegati. Il linguaggio e universale culturale (un tratto culturale comune a tutti gli uomini). Il fatto di parlare la stessa lingua non significa che le persone condividano la stessa cultura. La maggior parte dei linguisti e dei sociologi della cultura crede che il linguaggio influenzi la cultura ma non la determini completamente. La comunicazione può verificarsi tra singoli individui o in una forma generalizzata chiamata comunicazione di massa. Nella storia recente, la comunicazione “di massa” si è realizzata principalmente attraverso mass media. In anni recenti, Internet si è impostata come il principale mezzo di comunicazione di massa. Il teorico sociale Castells sostiene che stiamo partecipando a una nuova forma di comunicazione Internet-centrica, da lui chiamata autocomunicazione di massa. Gli ultimi decenni sono stati probabilmente i l periodo di trasformazione più rapido della storia. L'accesso alla tecnologia può creare digital divide (divario sociale, culturale ed economico tra chi ha effettivo accesso alle tecnologie dell'informazione e che non ha questo accesso. COME VIENE INFLUENZATA LA NOSTRA IDENTITA' COLLETTIVA DALLA CULTURA? CULTURA E IDENTITA' DI GRUPPO Alcuni studiosi suggeriscono che la parola cultura si dovrebbe usare in riferimento a differenze e somiglianze che formano la base di gruppi uniti o in conflitto tra loro. CULTURA DOMINANTE, SOTTOCULTURE E CONTROCULTURE Un modo di pensare all'identità in termini culturali è dato dal concetto di stile di gruppo (insieme di norme che distingue un gruppo dall'altro). Gruppi differenti hanno differenti dorme. Adottare lo stile giusto non sempre è semplice. Lo stile di un gruppo è un modo attraverso cui le persone comunicano appartenenza o non appartenenza. La cultura dominante (i sistemi di significato e gli strumenti culturali più ampiamente condivisi all'interno di una società) si esprime nelle attività e nelle norme di molti gruppi. - Le sottoculture (gruppi relativamente piccoli di persona la cui affiliazione è basata su credenze, preferenze e pratiche che esistono sotto la superficie della “tendenza dominante” e li distinguono da quest'ultima. Le sottoculture solitamente convivono in armonia con la cultura dominante. Alcune sottoculture esprimono opposizione al potere politico ed economico. Questo tipo di sottocultura viene solitamente chiamato controcultura (gruppo con idee, atteggiamenti e comportamenti in diretti conflitto con la cultura dominate). E' possibile concepire sociologicamente la “cultura” come un'arena al cui interno differenti cultura (quelle dominanti, le sottoculture e le controculture) sono variamente gerarchizzate e spesso in conflitto: ognuna lotta per avere la supremazia nel determinare ciò che conta come cultura. ESISTE OGGI UNA CULTURA DOMINANTE IN OCCIDENTE? Con il termine egemonia Gramsci ha denominato il processo per cui gruppi potenti ottengono legittimità e mantengono il potere definendo o rinforzando credenze ampiamente condivise si ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, appropriato o inappropriato, valido non valido. Gramsci ha sostenuto che i movimenti intenzionati a trasformare radicalmente una società non hanno bisogno solamente di ottenere potere politici, ma anche di sovvertire l'egemonia culturale. La cultura non è soltanto intrattenimento: è guerra. L'idea di guerre culturali assume l'esistenza di due culture dominanti pronte e a combattere. Con il termine multiculturalismo (si indicano credenze o politiche che promuovono l'integrazione e l'accettazione, su basi paritarie, di differenti gruppi etnici o culturali all'interno di una stessa società). Il problema dell'etnocentrismo è che porta a formulare assunti scorretti sugli altri in base all'esperienza personale. I sociologi tentano di praticare il relativismo culturale valutando significati e pratiche culturali all'interno del relativo contesto sociale. Avvalendosi del relativismo culturale, un paese straniero non bisogna paragonarlo al nostro ma comprenderlo. Il relativismo culturale p il contrario dell'etnocentrismo. CULTURA GLOBALE L'esistenza delle sottoculture dimostra che le pratiche culturali possono aiutare l'identità di gruppo , anche quella di gruppi molto piccoli. Il sociologo Weber aveva provato a spiegare l'ascesa del capitalismo come conseguenza di una trasformazione culturale e religiosa su larga scale. Grazie alla globalizzazione, determinati sistemi culturali sono diventati davvero globali. L'interconnessione culturale globale non si traduce nel fatto di guardare tutti gli stessi film o di offre persistenza (è possibile navigare tra i profili degli amici e inviare messaggi anche anni dopo le iniziali richieste e conversazioni) e reperibilità (è possibile cercare altre persone con interessi simili e connettersi agli amici a qualunque distanza geografica). INDUSTRIA CULTURALE CONTRO DEMOCRAZIA CULTURALE Ci sono due diverse prospettive: una che considera la cultura popolare come un'industria, e l'altra che considera la cultura popolare come un0arena democratica, una sfera pubblica culturale. Il sociologo Adorno ha sostenuto che la cultura popolare che pervade la sfera pubblica alimenta un pubblico passivo e conservatore. Altri sociologi hanno sostenuto che la critica di Adorno alla cultura popolare è troppo pessimistica. Essi credono che la cultura popolare offra un'arena in cui tutti noi discutiamo il significato della buona vita e delle condizioni per ottenerla. IL MEDIUM E' IL MESSAGGIO I sociologi concepiscono i media come caratterizzati da distorsioni. Per distorsioni si intendono i differenti tipi di partecipazione che vengono sistematicamente incoraggiati dalle varie forme di comunicazione. La tendenza sistematica del medium è a favore della stimolazione sensoria e dell'intercettamento. QUAL E' LA RELAZIONE TRA I MEDIA E LA DEMOCRAZIA? MEDIA E DOMOCRAZIA: UN PANORAMA IN CAMBIAMENTO La modalità in cui si presentano le notizie ha effetti importanti sul modo in cui sviluppiamo le nostre opinioni sociali e politiche sul mondo. I media che trasmettono notizie sono un elemento fondamentale, con notevoli conseguenze e implicazioni, della cultura di una data società. La democrazia richiede la verità, ma le notizie possono soltanto descrivere e discutere gli eventi di giorno in giorno. I media sono probabilmente la forma più importante di produzione culturale nella nostra società. FARE NOTIZIA: I MEDIA COME SISTEMA CULTURALE Il giornalismo (la produzione e diffusione di informazioni di interesse pubblico generale) è una forma di comunicazione culturale. Le notizie fanno molto di più che far conoscere fatti al pubblico. Decidendo che cosa coprire e in che modo, i giornalisti non riferiscono semplicemente le notizie, ma contribuisco a crearle e cambiarle. Esistono due tipi di critiche dei media: le critiche da sinistra suggeriscono che i mass media appoggiano il potere degli imprenditori, il materialismo e gli interessi dei più ricchi. Le critiche da destra suggeriscono che i media producono cultura progressista ovvero di sinistra e diffondono femminismo, ambientalismo e accettazione dell'omosessualità. Gli esponenti politici dell'una e dall'altra fazione ritengono che i media esercitano il potere di agenda setting, in grado di cambiare il corso degli eventi politici e determinare le carriere. Le persone ottengono le proprie informazioni sul mondo non soltanto dai media, ma anche parlando con altre persone; le ottengono dai gruppi di cui fanno parte, dalle idee che hanno appreso a scuola o attraverso esperienze personali. Data la forte visibilità dei media, si presume che essi siano una forza importante nella società. DISTORSIONE MEDIATICA: DOMINIO O FRAMING? Il modello dei media basato sull'idea di propaganda è quello di informare, intrattenere e radicare nei cittadini i valori nazionali, sopprimendo pericolose strategie alternative. Nel caso dei media controllati dallo stata nei paesi non democratici, questo ruolo di propaganda è evidente attraverso 5 ragioni: 1. la concentrazione dei media nella mani di un piccolo numero di ricchi proprietari; 2. il fatto che la pubblicità sia la fonte primaria di entrate per i media; 3. l'affidamento a funzionari governativi, leader di azienda e uffici di pubbliche relazioni come fonti per la presentazione delle notizie; 4. la possibilità dei governi e dei consigli di amministrazione delle grandi imprese di punire e minacciare i media che siano troppo critici 5. l'ubiquità del sentimento anticomunista. Il “modello di propaganda” è un esempio di un argomento più generale, che possiamo chiamare il dominio dei media (i media comunicano al pubblico ciò in cui credere, o almeno ci provano). I sociologi dei media sostengono però che più spesso le notizie sono influenzate da quello che chiamano media framing. I media sono aziende a scopo di profitto, e desiderano raccontare storie stimolanti, per vendere giornali o attrarre telespettatori. Ciò porta a concentrare le notizie su eventi, azioni, conflitti e drammi personali di rilievo. Per la stessa ragione, i media tendono a focalizzarsi sulle cattive notizie. CONCENTRAZIONE MEDIATICA Una delle premessa della libertà di stampa in una democrazia è l'esposizione dei cittadini a molteplici prospettive e fonti di informazioni, in modo da poter partecipare significativamente alla vita pubblica. Tre tendenze suggeriscono che la relazione tra media e democrazia probabilmente si complicherà. La prima tendenza è il consolidamento (in un dato mercato, sempre meno aziende possiedono sempre più canali mediatici). Il consolidamento limita la scelta del consumatore. La seconda tendenza è la conglomerazione (un'impresa che controlla molteplici tipi di media). L'ultima tendenza è l'ipercommercalizzazione. Queste tre tendenze hanno sottoposto il giornalismo a un'enorme pressione commerciale. Sino a che sono garantiti redditività e approvazione aziendale, i media possono essere pluralisti; ma non producono nulla fuori dai confini stabiliti da questi due criteri. MEDIA, DEMOCRAZIA E INTERNET L'idea che la stampa sia fondamentale per la democrazia non è nuova. La relazione tra media e democrazia assume un aspetto particolare in un periodo di consolidamento dell'industria mediatica e di Internet, come è quello che stiamo vivendo. Il consolidamento comporta per i media minori responsabilità verso le rispettive comunità locali, e di ciò risente la qualità della politica democratica e della vita culturale. Le reti sociali, sono state spesso considerate fondamentali per gli sforzi organizzativi degli attivisti, permettendo alle persone di coordinare le proprie proteste e di raccogliere informazioni aggiornatissime su ciò che accadeva altrove. Nonostante il continuo sviluppo popolare civile, sarebbe un errore considerare Internet come il rimedio ai problemi del panorama mediatico contemporaneo. CULTURA ONLINE E OFFLINE La natura della cultura cambia notevolmente nel corso del tempo e da un luogo all'altro. Anche tenendo conto delle continuità del cambiamento culturale, è corretto sostenere che nei decenni recenti il mondo intero è stato teatro di una notevole trasformazione culturale, dovuta alla crescita di Internet e dei flussi culturali globali. Non dovremmo compiere l'errore di presumere che la crescente importanza di Internet nella società significhi la presenza online di tutte le importanti questioni culturali. non siano violate. Il ruolo dello stato nel far rispettare i contratti è cresciuto nel corso del tempo, fino a includere un'ampia gamma di strumenti che contribuiscono al funzionamento di un'economia di mercato. Una delle azioni più importanti dello stato è regolare l'economia. Attraverso la regolamentazione lo stato cerca di evitare che gli attori economici danneggino terze parti. Le imprese contrastano i tentativi di approvare regolamenti che proteggono i consumatori ma che potrebbero diminuire i propri margini di profitto. PERCHE' GLI STATI SONO IMPORTANTI NELLA DISTRIBUZIONE DEL POTERE Le politiche e i programmi adottai e mantenuti dallo stato hanno un'enorme importanza in molti modi. Le politiche fiscali, sono importanti specialmente per la distribuzione del reddito e della ricchezza. Tutti i governo devono tassare i propri cittadini perché paghino i servizi forniti; non in tutti i paesi la quota dovuta dai ricchi è maggiore di quella pagata dai poveri. Tutti i governo forniscono risorse ad alcune categorie di persone che rischierebbero altrimenti di essere indigenti. La distribuzione di determinate risorse a determinati cittadini è funzione della politica di governo. Gli stati fissano o modificano le regole del gioco all'interno del quale individui e gruppi competono per il potere. Gli stati allocano una grande quantità di risorse attraverso vari tipi di programmi di spesa, conosciuti collettivamente come welfare state (pensioni di vecchiaia, assistenza sanitaria, sussidi di disoccupazione, sostegni alle famiglie povere) Gli stati decidono a chi tocca sostenere la spesa pubblica, soprattutto attraverso le politiche fiscali. Gli stati hanno il potere di decidere su questioni cruciali come la partecipazione a una guerra o la legalità della pena di morte. Gli stati compiono scelte che influenzano la distribuzione del potere nell'intera società. Essi forniscono lo sfondo istituzionale al funzionamento delle economie di mercato e assicurano la redditività degli investimenti. Il parlamento, i tribunali e le burocrazie che formano lo stato sono luoghi in cui si possono manifestare tutte e tre le forme di potere. Il ruolo dello stato nel persuadere gli individui e i gruppi più deboli che i loro interessi sono garantiti da politiche che proteggono e promuovono, in realtà, gli interessi dei potenti, è un aspetto poco percepibile ma molto importante. PROMUOVERE GLI INTERESSI DEI POTENTI Esistono due punti di vista per promuovere gli interessi dei potenti: 1. La teoria dello stato basata sulla sicurezza di impresa sostiene che lo stato nel suo complesso è fortemente incentivato ad assicurare che le grandi imprese abbiano la fiducia e la sicurezza necessarie per fare investimento che creeranno posti di lavoro e produrranno crescita economica. 2. Il potere politico relativo posseduto da gruppi differenti si verifica quando le grandi industrie dispongono semplicemente di maggiori risorse per influenzare la vita politica di quante ne abbiano i gruppi che rappresentano la classe operaia o la classe media. Rispetto alle persone povere, i dirigenti di azienda e le persone abbienti hanno anche maggiori probabilità di entrare in contatto con i politici. I due punti di vista fanno pensare che la politica si muoverà comunque a fianco dei potenti. Non è sempre così: la propensione degli stati a sostenere gli interessi dei ricchi dipende in una certa misura dall'orientamento politico dei governi in carica. I governi liberali e conservatori tendono a favorire le forze di mercato e gli interessi d'impresa, mentre i governi socialdemocratici sono più attenti alle esigenze delle classi lavoratrici. CHE RELAZIONE C'E' FRA CLASSE E POLITICA? POSIZIONE SOCIOECONOMICA E SCELTE ELETTORALI Nei paesi democratici le politiche dei governi tendono a riflettere, direttamente o indirettamente, le scelte elettorali dei cittadini. Individui appartenenti a classi diverse tendono ad avere interessi distinti e a compiere scelte elettorali differenti. La capacità della varie classi di ottenere vantaggi dal potere politico e di influenzare la definizione dell'agenda deriva almeno in parte dal fenomeno noto come voto di classe (relazione che esiste tra le scelte elettorali dei cittadini e la loro classe di appartenenza). CLASSI INTERESSI E COMPETIZIONE ELETTORALE Le classi sono gruppi di persone che si trovano in posizioni socioeconomiche simili, hanno all'incirca le medesime opportunità di vita e traggono vantaggi o svantaggi dagli stessi tipi di politica governativa. I membri delle varie classi hanno interessi differenti e contrapposti. Nelle società preindustriali tutte le disuguaglianze erano considerate come il prodotto di qualche ordine naturale o divino, cosicché da un lato gli individui appartenenti alle classi subalterne accettavano come data e immutabile la propria condizione di svantaggio, dall'altro i membri delle classi dominanti mantenevano un controllo totale sui mezzi economici e politici necessari per conservare i propri privilegi. Le rivoluzioni politiche del XVIII secolo diedero voce a tale principio egualitario e aprirono definitivamente le porte a un nuovo ordine sociale fondato sulla democrazia e sui diritti di cittadinanza a essa connessi. Nelle società occidentali, la crescente diffusione dei regimi democratici liberali contribuì in modo determinante allo sviluppo di molte forme di mobilitazione politica nelle quali trovarono finalmente espressione gli interessi di tutte le classi. Sebbene la dottrina marxista spingesse verso forme di mobilitazione politica della classe operaia di tipi rivoluzionario, l'estensione del diritto di voto a tutti i cittadini fece si che l'arena elettorale emergesse come il luogo principale del conflitto politico finalizzato alla promozione degli interessi delle classi subalterne. IL VOTO DI CLASSE NEI PAESI OCCIDENTALI Il voto di classe è tutt'altro che scomparso dal mondo occidentale. L'indice di Alford misura l'intensità del voto di classe tradizionale mediante una semplice differenza fra due percentuali: la percentuale di voti attribuita ai partiti di sinistra e centrosinistra dai membri della classe operaia e la percentuale di voti attribuita a quegli stessi partiti dai membri di tutte le altre classi. L'indice di Alford assume valori positivi quando il sostegno ai partiti di sinistra e centrosinistra è maggiore all'interno della classe operaia che nelle altre classi; assume valori nulli quando il voto di classe tradizionale è assente, per cui non esiste alcuna relazione tra classe e scelte elettorali; assume valori negativi quando il voto di classe si manifesta in forma opposta a quella tradizionale, cioè quando i partiti di sinistra e centrosinistra sono preferiti più dalle classi medie e superiori che dalla classe operaia. Il voto di classe italiano nel secondo dopoguerra può essere descritto come una scala discendente a tre gradini, ognuno dei quali corrisponde a una fase specifica della relazione fra classe e scelte elettorali. Nella prima fase c'è propensione della classe operaia a votare per i partiti di stampo socialista e un' altrettanto decisa tendenza delle classi medie e superiori a sostenere i partiti liberali e conservatori. Nella seconda fase, il voto di classe ha subito una contrazione, perdendo parte della sua importanza ma mantenendo l'alleanza fra la classe operaia e il partito comunista. Nell'ultima fase l'intensità del fenomeno è calata ulteriormente e ha raggiunto livelli moderati. DALLA START-UP ALL'IMPRESA BUROCRATICA Apple è la storia abbastanza tipica di un'organizzazione che si è evoluta nel corso del tempo, da una piccola società creata da due individui a una grande organizzazione burocratica. LO SVANTAGGIO DELLA BUROCRAZIA Se il processo di burocratizzazione di un'organizzazione può fornire forza e stabilità, può anche creare nuovi e difficili problemi riguardo al modo in cui le decisioni vengono prese. Le burocrazie sono famose per il “formalismo delle procedure”, per essere “inefficienti”, “sovrabbondanti” e inefficaci. La teoria della burocrazie di Max Weber Per assicurare stabilità e prevedibilità, le organizzazioni fanno grande affidamento a leggi e regolamenti. Weber ha dato la descrizione e l'analisi più influenti delle organizzazioni burocratiche. Il passaggio di qualsiasi organizzazione alla forma burocratica, pensava Weber, era una risposta necessaria alle complessità dei grandi mercati e governi che caratterizzavano le società moderne. Un'organizzazione che ricorreva a procedure burocratiche stava solo tentando di trovare i modi più efficienti per assegnare risorse e prendere decisioni. Il tratto fondamentale della burocrazia, secondo Weber, era l'esistenza di procedure formali e di regole, che avevano il compito di assicurare coerenza e responsabilità. La teoria della burocrazia di Weber sottolinea tre caratteristiche centrali: Le burocrazie stabiliscono posizioni di autorità gerarchicamente organizzate . Le burocrazie sono gerarchicamente organizzate in base a una catena di comando e tutti coloro che vi lavorano sono responsabili nei confronti dell'ufficio a loro superiore. 1. Un insieme di regole scritte definisce l'obiettivo e la responsabilità di ciascuna posizione all'interno dell'organizzazione burocratica 2. Mentre alcune organizzazioni possono avvalersi di volontari, esse possono essere considerate come burocrazie solo se i funzionari che prendono le decisioni vi sono impiegati a tempo pieno e sono pagati per il loro lavoro. L'analisi aveva trascurato altri elementi. In particolare quelli informali che ne definiscono il funzionamento effettivo. Gli aspetti formali della burocrazia non funzionano. I capi non sono sempre in grado di controllare i loro sottoposti. I funzionari si preoccupano dei propri interessi come il modello di Weber non aveva previsto. IL MODELLO DI SCELTA "CESTINO DEI RIFIUTI" Nel mondo reale, le burocrazie sono spesso luoghi caotici, dove le regole e i regolamenti sono difficili da implementare. Sia le persone che le organizzazioni devono prendere decisioni e i problemi che devono affrontare non sono poi tanto differenti. Gli individui prendono una decisione importante basandosi sulle informazioni a cui hanno accesso, ma nel contempo sono influenzati dall'esito delle decisioni precedenti. Una decisione razionale gli individui possono prenderla soltanto se hanno informazioni sufficienti per analizzare ciascuna delle possibili opzioni e implicazioni della scelta. Lo stesso vale per le organizzazioni. Nelle organizzazioni burocratiche è raro che si verifichino le condizioni ideali per prendere decisioni accurate. Il decision-making organizzativo di rado segue un percorso chiaro, tanto che i teorici dell'organizzazione lo descrivono spesso come gettare in un cestino dei rifiuti una serie di domande e di risposte e vedere poi in che modo si mescolano. La metafora del “cestino dei rifiuti” è utile per comprendere questo modello di decision-making. Poiché l'impresa non può sapere con certezza quali saranno i gusti del pubblico tre o quattro anni dopo la presentazione del modello, spesso molto del lavoro consiste nel tirare a indovinare. Il risultato finale è sovente molto inferiore rispetto alle aspettative iniziali. LOOSE COUPLING Il meccanismo “connessione lasca” è il tentativo di decentralizzare il processo decisionale per permettere che emergano approcci differenti. Il fenomeno del loose coupling è evidente negli ambienti di molte organizzazioni. Il compito di garantire la messa in pratica delle indicazioni legali spetta a ciascun livello del sistema. Ogni livello ha le proprie preoccupazioni e la propria agenda e ciò limita l'interesse a garantire l'applicazione delle linee-guida centrali che stanno on cima alla piramide. Il loose coupling può essere un fenomeno deleterio, ma rende anche le istituzioni flessibili e capaci di muoversi con attenzione in relazione alle necessità e ai cambiamenti dei singoli ambienti. Il loose coupling può essere una barriera per certi obiettivi istituzionali, ma per alcune organizzazioni può essere uno strumento utile all'adattamento e alla sopravvivenza. QUAL'E' LA RELAZIONE TRA LE ORGANIZZAZIONI E IL LRO AMBIENTE? LE ORGANIZZAZIONI E IL LORO AMBIENTE L'immaginazione sociologica richiede di osservare i contesti sociali in cui gli individui e gruppi interagiscono fra loro. La stessa idea si può applicare alle organizzazioni. Anche le organizzazioni operano nel contesto di un ambiente più ampio, costituito da altre imprese, politiche pubbliche, competizione internazionale e molte altre realtà e forze sociali. Proprio come gli individui sono influenzati dall'ambiente in cui vivono, così lo sono anche le organizzazioni. Le organizzazioni dipendono dal loro ambiente per ricevere le risorse necessarie alla sopravvivenza. STRUTTURA ORGANIZZATIVA Le organizzazioni devono possedere caratteristiche adatte al loro ambiente se vogliono rimanere in vita e prosperare. Gli studiosi suggeriscono che le organizzazioni che sopravvivono siano di norma quelle che inizialmente erano ben abbinate al loro ambiente e che, successivamente, si sono rese impermeabili al cambiamento. La forte resistenza al cambiamento è chiamata inerzia strutturale. Il cambiamento può essere molto difficile una volta che un'organizzazione è stata creata e funziona in un certo modo. Le organizzazioni non solo affrontano minacce che derivano dall'ambiente e dalla loro inerzia, ma devono anche sopravvivere in un'arena competitiva. La competizione può variare in funzione di ciascuna organizzazione, ma tutte devono competere per le risorse presenti nel loro ambiente. LA SIMILARITA' ORGANIZZATIVA Le organizzazioni pur competendo, tendono ad assomigliarsi molto quando hanno un successo duraturo nello stesso campo. L'isomorfismo organizzativo si verifica quando le organizzazioni che insistono sullo stesso campo organizzativo tendono a cambiare nel tempo per diventare sempre più simili tra loro. L'isomorfismo è un concetto complicato, ma molto utile e importante. Le teorie basate sull'isomorfismo nascono dalla semplice contestazione che le organizzazioni all'interno di un medesimo campo organizzativo tendono a diventare più simili fra loro nel contesto del tempo. Le organizzazioni sono costrette ad adeguarsi alle stesse norme legali o regolamenti. Quando il fenomeno si applica a tutte le organizzazioni di un certo campo organizzativo, si parla di isomorfismo coercitivo (tutte le organizzazioni adottano le medesime linee di azione perché vi sono costrette). Nell'isomorfismo normativo l'organizzazione reagisce alle pressioni che hanno per oggetto la sua legittimità. L'isomorfismo mimetico si riferisce all'imitazione, nel vero senso della parola, di altre organizzazioni, nell'ambiente di appartenenza. Le organizzazioni capaci di imitare altre organizzazioni sono comunque meglio protette dalla minacce quotidiane che provengono dalle pressioni legali, normative e strutturali che caratterizzano l'ambiente d'appartenenza. Adottare le medesime strutture e comportamenti delle altre organizzazioni è , quindi, un'ottima cautela anche in assenza di cambiamenti rilevanti nell'ambiente di riferimento. COM'E' STRUTTURATA L'OCCUPAZIONE? LA DIVISIONE DEL LAVORO NELLE SOCIETA' MODERNE Una delle conseguenze più importanti dei mercati e delle organizzazioni consiste nel fornire opportunità economiche e occupazionali alle persone. Data la quantità di lavoro svolta dall'adulto medio, non dovrebbe sorprendere la grande importanza che esso riveste per il nostro senso del sé. Tutte le società prevedono una divisione del lavoro. L'AUMENTO DELLA SPECIALIZZAZIONE NELLA DIVISIONE DEL LAVORO Dalla metà del XIX secolo in poi, con un'accelerazione nel XX, si è assistito a un aumento vertiginoso dei tipi di lavoro che è possibile svolgere. La Rivoluzione industriale (l'aumento di produzione di beni e prodotti per i mercati di massa) si è basata sulla nascita della fabbrica come un luogo sempre più centrale in cui svolgere l'attività economico- produttiva. L'aumento del benessere portato dalla Rivoluzione Industriale richiedeva e incentivava allo stesso tempo la creazione di una vasto insieme di impieghi che fornivano servizi e sostenevano il settore manifatturiero. La crescita continua dei tipi di lavori che le persone possono svolgere è continuata fino ai giorni nostri. Esiste un'infinita varietà di lavori nell'economia moderna. IL PROCESSO LAVORATIVO Molti lavori vengono realizzati all'interno di organizzazioni e sono controllati da supervisori e manager. Il processo lavorativo è il concetto sviluppato sai sociologi per descrivere il controllo esercitato da manager e supervisori, e per descrivere anche l'insieme delle relazioni fra lavoratori e ruoli dirigenziali nelle imprese. Negli anni '20 e '30 furono condotti svariati esperimenti con diverse squadre di lavoratori per capire quali fattori potevano indurli a produrre di più nella stessa quantità di tempo. Particolare importanza aveva a questo fine la cooperazione fra colleghi. La sociologia del lavoro oggi è giunta a concentrarsi su una famiglia molto diversa di domande, relative all'organizzazione del processo lavorativo. La crescita dell'organizzazione scientifica è un approccio che si basa sull'idea che i manager devono innanzitutto capir e e controllare le azioni dei lavoratori a loro sottoposti. Il punto fondamentale dell'organizzazione scientifica del lavoro è il sistema di produzione della catena di montaggio (ogni compito che un lavoratore deve svolgere è ricondotto a un preciso e completo insieme di istruzioni). STRATIFICAZIONE SOCIALE, DISUGUAGLIANZA E POVERTA' CHE COS'E' LA DISUGIALNZA? DISUGUAGLIANZA L'analisi sociologica della stratificazione sociale ha come oggetto lo studio sistematico delle disuguaglianze tra individui e gruppi. LA STORIA DELLA DISUGUAGLIANZA Alcune persone hanno più di quanto abbiano altre. La disuguaglianza (distribuzione disuguale di beni e opportunità) è una caratteristica di tutte le società umane conosciute. Nel corso della storia, la forma e il livello della disuguaglianza hanno subito varie variazioni. La schiavitù è stata una delle prime forme in cui le disuguaglianze hanno iniziato a manifestarsi in modo sistematico. Sebbene la schiavitù produca una forma estrema di disuguaglianza, il sistema dominante di disuguaglianza prima dell'avvento del capitalismo era quello conosciuto come feudalismo (ordine sociale in cui coloro che possiedono la terra, i feudatari, ricevono i prodotti di coloro che la lavorano, i servi, obbligati per legge a lavorare per il feudatario. Oggi il mondo della disuguaglianza p molto più complicato. La rivoluzione industriale ha reso possibile una crescita economica rapida e sostenuta; le società nel loro complesso sono diventate più ricche e al loro interno sono emerse disuguaglianze assai maggiori. Il ritmo del cambiamento e il miglioramento del tenore di vita hanno subito un'accelerazione in anno recenti. Gli individui e le famiglie che, nelle società odierne, godono di ricchezze straordinarie sono davvero senza precedenti nella storia umana. In tutto il mondo i ricchi sono diventati più ricchi e oggi controllano un'enorme quota della ricchezza mondiale. SOGGETTI E OGGETTI DELLA DISUGUAGLIANZA Gli scienziati sociali hanno concentrato la maggior parte della propria attenzione sulla distribuzione disuguale di alcune risorse di particolare importanza: reddito e ricchezza. Le disuguaglianze di reddito e ricchezza hanno una rilevanza centrale, ma sono anche concetti fondamentalmente diversi ed è importante capirne la differenza. Con il termine reddito si indica la quantità di denaro o beni percepita in un particolare periodo contabile. La ricchezza è il termine con il quale intendiamo il valore netto delle risorse possedute da un individuo o da una famiglia. La ricchezza più diffusa è quella immobiliare. Poiché le case tendono ad aumentare di valore nel corso del tempo, la proprietà immobiliare è stata storicamente il primo bene attraverso il quale le famiglie con redditi modesti hanno potuto accumulare ricchezza. Le differenze di ricchezza tra individui e gruppi sono spesso maggiori delle differenze di reddito. Il reddito e la ricchezza sono misure fondamentali di disuguaglianza, quelle più comunemente studiate, ma non le uniche rilevanti. Il consumo reale (ciò che gli individui e le famiglie sono davvero in grado di comprare e consumare) fornisce una prospettiva sulla disuguaglianza diversa da quella offerta considerando solo il reddito. Per le famiglie povere e appartenenti alla classe media il consumo supera il reddito dichiarato. La disuguaglianza di benessere riguarda numeroso dimensioni della vita. Tra gli aspetti più importanti del benessere troviamo la salute, l'esposizione al crimine e alla violenza, l'esposizione a rischi ambientali e il livello generale di felicità. Le disuguaglianze di reddito e ricchezza sono spesso collegate al benessere. CLASSI E DISUGUAGLIANZA Il sistema delle disuguaglianze non contrappone semplicemente i ricchi a tutti gli altri. Nella maggior parte dei paesi esiste un'ampia classe media che gode di alcuni benefici e vantaggi offerti dalla ricchezza. A tale classe appartengono le persone che lavorano in posizione dipendente svolgendo prevalentemente occupazioni impiegatizie o tecniche. Anche ci svolge lavori manuali di altro livello. I membri della classe media e le loro famiglie possiedono un reddito abbastanza alto da permettersi di acquistare case, automobili, computer o televisori, nonché di avere risparmi e conti in banca. Il significato di “classe media” è stato a lungo un concetto centrale nello studio della disuguaglianza. I sociologi usano il termine classe per definire gruppi di persone che si trovano in posizioni sociale ed economiche simili, hanno all'incirca le stesse opportunità di vita e traggono svantaggi o vantaggi dagli stessi tipi di politica governativa. Le classi sono gruppi, non individui. Le classi sono formate da persone che: 1. Condividono una condizione economica simile; 2. Hanno interessi economici in conflitto con quelli di altre classi; 3. Condividono simili possibilità di vita; 4. Hanno atteggiamenti e comportamenti simili; 5. Costituiscono un soggetto collettivo in grado di intraprendere azioni collettive a sostegno dei propri interessi. L'analisi delle classi è lo studio di come, quando e dove si collocano le classi in relazione a queste molteplici dimensioni. Le classi sono maggiormente visibili quando presentano nette divergenze in merito a qualche fondamentale tema di discussione politica e le persone si riuniscono per protestare sulla base delle rimostranze economiche che le accomunano. Il concetto di classe è stato utilizzato da karl Marx. Il concetto di classe da lui elaborato prevede che, in ogni società, esista una singola divisione cruciale tra due classi (una dominante, una subordinata) risultante dal sistema economico. Nelle società capitalistiche, la distinzione di classe fondamentale è quella fra i proprietari (la borghesia) e i lavoratori dipendenti (il proletariato). “cosa c'è di medio nelle classi medie?” Sono state proposte tre risposte generali a tale interrogativo: Distinguere la classi sulla base del reddito: chi ha reddito altri fa parte della classe più altra, chi ha redditi intermedi fa parte della classe media e chi ha redditi bassi fa parte delle classi inferiori. L'uso del reddito nella definizione delle classi suscita un problema: la mancanza di un criterio oggettivo per stabilire confini netti tra le diverse fasce di reddito. Il modo in cui le persone si guadagnano da vivere ci permette di prevedere meglio i loro comportamenti, le loro opinioni e i loro stili di vita. 1. La classe basata su molteplici indicatori come l'istituzione, il reddito e l'occupazione. Usando tale approccio i ricercatori possono attribuire a ciascun individuo un punteggio di status socioeconomico che riflette la sua posizione rispetto a tutti questi indicatori considerati congiuntamente. Lo status socioeconomico torna utile in molti casi e agevola le distinzioni tra le persone. 2. Si concentra esclusivamente sull'occupazione svolta delle persone in età adulta. I gruppi occupazionali condividono al loro interno visioni politiche simili e agiscono per ottenere stipendi più alti o cambiare le politiche governative. Lo schema più utilizzato è quello elaborato da Erikson che include anche due classi per il settore agricolo: classe dirigente, classe media impiegatizia, piccola borghesia, classe operaia qualificata, classe lavoratrice. Lo schema distingue quindi coloro che hanno attività in proprio da coloro che lavorano per altri. GIUSTIFICARE LA DISUGUAGLIANZA Molti pensatori, studiosi e politici hanno concluso che le disuguaglianze di reddito o di ricchezza sono sia inevitabili sia necessarie affinché le società funzionino. Le giustificazioni della disuguaglianza hanno assunto molte forme nel corso dei secoli. Nella maggior parte delle società contemporanee le giustificazioni della disuguaglianza possono essre classificate in due categorie fondamentali: 1. La disuguaglianza assicura che ci ha “talento” riceva il giusto incoraggiamento per svilupparlo e persegua l'eccellenza a benefizio di tutti; 2. La disuguaglianza comporta una maggiore efficienza economica, incoraggiando le persone ad assumere rischi e a investire in attività imprenditoriali nella speranza di ottenere utili superiori a quelli che otterrebbero lavorando per qualcun' altro. La giustificazione della disuguaglianza basata sull'argomento del talento sostiene che esso è distribuito in modo non uniforme, perché tutti gli individui nascono con tratti biologici differenti. L'idea è che alcuni di noi siano semplicemente nati con capacità che il resto delle persone non hanno. Le società forniscono ricompense diverse per assicurare che chi è nato con doti speciali sia motivato a svilupparle. La giustificazione della disuguaglianza basata sull'argomento dell'efficienza sostiene che la disuguaglianza permette a ciascuno di vivere meglio, poiché la possibilità di ricompense sproporzionate motiva gli individui ad assumere rischi e a creare cose di valore. Gli argomenti fondati sulla ricompensa differenziale del talento forniscono una solida giustificazione alla disuguaglianza. Sostenere che la disuguaglianza sia generalmente benefica porta a chiedersi quanto disuguaglianza sia benefica. Alcuni paesi tendenzialmente egualitari (dove le disparità tra poveri e ricchi sono contenute) raggiungono tassi di crescita e tenori di vita paragonabili a quello di paesi poco egualitari, Gli studi empirici di tipi comparativo suggeriscono che non c'è bisogno di avere tassi di disuguaglianza elevati per motivare le persone a lavorare duramente e a massimizzare le proprie potenzialità. Livelli molto alti di disuguaglianza hanno costi rilevanti quanto i benefici. Coloro che si trovano al vertici di società caratterizzate da una forte disuguaglianza sono incentivati a evitare la ridistribuzione e a mantenere lo status quo; la promozione di argomenti basati sulla ricompensa del talento o la promozione dell'efficienza potrebbe essere semplicemente un espediente per giustificare un mondo da cui essi traggono benefici. ABBIAMO TUTTI LE STESSE OPPORTUNITA' DI SUCCESSO NELLA VITA? DISUGUAGLIANZA, ISTRUZIONE E MOBILITA' SOCIALE Un importante tipo di disuguaglianza è quella delle opportunità, che indica i modi in cui la disuguaglianza influisce sulle possibilità che i bambini e i giovani adulti hanno di esprimere al massimo le proprie potenzialità. L'uguaglianza delle opportunità esiste in un mondo in cui tutti i bambini hanno apri possibilità di successo nella vita, indipendentemente dal fatto che siano nati in famiglie ricche o povere. MISURARE LA DISUGUAGLIANZA DELLE OPPORTUNITA' E LA MOBILITA' SOCIALE Misurare le opportunità in qualsiasi società è tutt'altro che semplice. La mobilità sociale è la misura e i modi in cui i membri di una data società si muovono, nel corso della propria vita, all'interno dello spazio sociale. La mobilità sociale misura il livello di somiglianza tra le posizioni sociale ed economiche di genitori e figli in età adulta. Una società a elevata mobilità sociale si avvicina all'ideale della uguaglianza delle opportunità. Quando c'è un legame relativamente stretto tra le posizioni sociali dei genitori e quelle dei loro figli adulti, la Recenti dati Eurostat mostrano che l'Italia, insieme ai paesi dell'Europa meridionale, ha i tassi redistributivi tra i più bassi. POVERTA' E BAMBINI Una preoccupazione particolarmente importante che gli scienziati sociali e i funzionari governativi affrontano in tema di povertà è il modo in cui essa incide sui bambini. La povertà minorile crea un circolo vizioso che riproduce lo svantaggio attraverso le generazioni. E' un problema importante anche nei paesi economicamente avanzati. I bambini hanno maggiori probabilità di vivere in povertà perché le famiglie indigenti tendono ad avere più figli delle famiglie ricche e perché i bambini poveri hanno maggiori probabilità di vivere con un genitore single rispetto a quelli non poveri. Quando iniziano a frequentare la scuola, ottengono punteggi inferiori nei test standarizzati; rispetto ai bambini benestanti sono anche più spesso assenti e manifestano maggiori problemi comportamentali. Gli adolescenti poveri hanno anche una maggiore probabilità di abbandonare le scuole superiori, avere a loro volta un figlio in giovane età e mettersi nei guai con la legge. La povertà è un male per i bambini perché la mancanza di sostanze nutritive fondamentali, di una casa, di vaccini e di assistenza sanitaria compromette il loro sviluppo. Una maggiore quantità di denaro previene la fame e il rischio di diventare senza fissa dimora, oppure permette cure mediche e soddisfa altre necessità. Le conseguenze dannose della povertà non sono limitate ai casi di estrema deprivazione. Vivere in povertà causa un'importante fonte di stress, e lo stress è assolutamente negativo per i bambini. La povertà non riguarda solo l'impossibilità di permettersi determinati beni: è anche associata all'esposizione all'inquinamento, alla violenza e all'insicurezza del proprio quartiere. La povertà e i relativi fattori di rischio possono influenzare nella fese evolutiva la neurobiologia del bambino in maniera significativa, compromettendone lo sviluppo cognitivo e la concentrazione. La povertà è stressante anche per i genitori e può influenzare l'investimento di tempo e risorse che questi dedicano alla prole. Questo è un effetto indiretto della povertà sul bambino: lo stress fa sentire il proprio peso sui genitori, e ciò, a sua volta, influenzerà l'apprendimento e lo sviluppo dei figli. HOMELESSNESS Una delle forme più estreme di povertà è l'homelessness ( la mancanza di una fossa dimora). L'homelessness è un'importante problema sociale in molte parti del mondo. Gli individui e le famiglie possono diventare senzatetto per diverse ragioni. In circostanze normali, la condizione universale è quella dell'estrema povertà. La maggior parte dei senzatetto non rimane in queste condizioni per una quantità di tempo indeterminata, anche brevi periodi di vita senza dimora fissa possono, però, essere devastanti. Sebbene diversi programmi governativi finalizzati a ridurre l'homelessnes abbiano stabilizzato e ridotto la dimensione della popolazione dei senzatetto il problema non è certamente stato risolto. Sebbene l'homelessness sia più diffusa tra gli uomini single, la mancanza di un domicilio regolare crea difficoltà particolarmente significative alle famiglie con bambini. DOVREMMO PREOCCUPARCI DELL'ECCESSIVA DISUGUAGLIANZA? Le società con latti livelli di disuguaglianza economica tendono a esibire condizioni di salute della popolazione relativamente insoddisfacenti, mentre società più egualitarie sembrano godere di condizioni di salute mediamente migliori. La disuguaglianza non ci abbandonerà mai, ma il livello di disuguaglianza presente in ogni dato società non è immutabile. RAZZISMO E MIGRAZIONI CHE COSA SI INTENDE CON “RAZZA”? DISTINGUERA “RAZZA” ED ETNIA I sociologi hanno elaborato interpretazioni piuttosto precise sia della “razza” sia dell'etnia. Il termine etnia è ritenuto nel linguaggio comune un sostituto di “razza”. Etnia e “razza” non sono sinonimi ma hanno molti aspetti in comune. LE DEFINIZIONI SOCIOLOGICHE DI “RAZZA” ED ETNIA Weber è stato uno dei primi sociologi ad aver distinto i concetti di etnia e “razza”. Weber ha definito i gruppi etnici come “quei raggruppamenti umani che coltivano la convinzione soggettiva di avere una discendenza comune”. In base alla definizioni de Weber, l'ingrediente chiave dell'appartenenza etnica è la convinzione di condividere lo stesso linguaggio. Weber sosteneva che le razze fossero determinate da “tratti ereditari o ereditabili comuni derivati di fatto dalla comune discendenza” Questa concezione delle razze è detta essenzialismo: essa suppone che l'identità degli individui dipenda da caratteristiche fondamentali e innate radicate nel profondo, ereditate e immutabili. Weber pensava che diversi tratti o esperienze potessero servire ad indicare chi appartenesse a qualche gruppo etnico, mentre credeva che la “razza” di ciascuno dipendesse soltanto dalla sua costituzione fisica. L'etnia è considerata basata sulle pratiche culturali della gente, la “razza” su tratti biologici. In merito all'etnia i sociologi contemporanei concordano con Weber. I sociologi contemporanei respingono la definizione di “razza” di Weber in quanto basata esclusivamente su tratti fisici ereditati. I sociologi di oggi hanno concluso che sono soggettive le nostre percezioni delle somiglianze biologiche. Le nostre classificazioni razziali non su qualche criterio oggettivo di somiglianza fisica, bensì sulle nostre credenze e percezioni influenzate socialmente. La one drop rule (regola di una sola goccia) è un antico modo di identificare la “razza” di una persona in base al quale chi abbia in nonno nero e tre bianchi dev'essere considerato nero. L'etnia è ciascuno dei gruppi di un sistema classificatorio che attribuisce agli individui una discendenza comune sulla base della percezione di somiglianze culturali. La “razza” è ciascuno dei gruppi di un sistema classificatorio che attribuisce agli individui la stessa discendenza sulla base della percezione di somiglianze fisiche considerate innate. LA COSTRUZIONE SOCIALE DELLA “RAZZA” I sociologi presentano la “razza” come una costruzione sociale, un fenomeno sociale che è inventato dagli esseri umani e plasmato dalle forze sociali che operano in un determinato contesto e /o epoca storica. L'idea di invenzione o costruzione sociale induce spesso a supporre che quel che è inventato o costruito socialmente non sia reale. La concezione costruttivista della “razza” difesa oggi dai sociologi (la tesi che le categorie razziali siano creazioni sociali, non fatti biologici) può essere messa a confronto con la concezione essenzialista della “razza” (esistono differenze di natura biologica destinate a passare di generazione in generazione). “RAZZA” E SOCIETA' Dire che la “razza” è costruita socialmente ha diverse implicazioni: E' un sistema classificatorio che è inventato o creato dagli esseri umani, e pertanto artificiale anziché naturale o biologico. 1. Il concetto di “razza” è creato socialmente, non è opera di un singolo individuo, bensì il prodotto delle masse di individui che costituiscono una società. 2. L'origine sociale del concetto di “razza” implica che il suo significato vari al cambiare delle società. Se qualcosa o qualcuno sia razzista è spesso oggetto di dibattiti infuocati. I conflitti su questo derivano in parte anche dalla mancanza di una definizione esplicita e ampiamente condivisa di razzismo. “RAZZA, RAZZIALIZZAZIONE/ETNICIZZAZIONE E RAZZISMO IN EUROPA E IN ITALIA Il razzismo è un sistema secolare di dominio globale che gerarchizza l'umanità in gruppi superiori e gruppi inferiori. Il razzismo è una reazione della società europee di fronte alle crisi, ansia e paure generate dall'Ottocento in poi, ma deriva dalle gerarchie coloniali e razziali costitutive del processo storico di globalizzazione della modernità capitalistica europea. La razzializzazione è un processo che attribuisce a collettività di esseri umani caratteristiche negative che vengono considerate “naturali”. La razzializzazione implica gerarchie sociali e rapporti di potere; è un processo che ha comportato l'inferiorizzazione dei neri, dei colonizzati, dei non europei e di tutti coloro che non sono stati considerati bianchi. Il colore della pelle non è l'unico marcatore razziale. Per quanto riguarda l'etnia, appare utile fare riferimento al termine etnicizzazione. I processi di etnicizzazione sono assimilabili a quelli di razzializzazione ogni qualvolta sia rintracciabile l'idea che una persona e un gruppo non possano cambiare. Questa idea di fissità è la caratteristica più importante dell'idea originaria di “razza” e la ragione per la quale resta attuale anche oggi in Europa e in Italia. CHE COS'E' IL RAZZISMO COME SI DEFINISCONO IN SOCIOLOGIA IL RAZZISMO E LA DISCRIMINAZIONE? In sociologia, il termine razzismo si riferisce a due fenomeni: il pregiudizio e la discriminazione. I pregiudizi sono credenze, emozioni e atteggiamenti negativi che hanno per oggetto gruppi interi. Sono giudizi prematuri su individui basati su stereotipi (generalizzazioni semplificate a proposito di un certo gruppo). Queste immagini generali sono difficili da modificare. La discriminazione si distingue dal pregiudizio in quanto concerne azioni più che credenze. Essa consiste in qualsiasi comportamento che danneggi individui o causi loro svantaggi in considerazione della loro appartenenza a un certo gruppo. La forma di discriminazione razziale più mite consiste nell'uso di parole o espressioni insultanti in riferimento al gruppo preso di mira. Per diversi decenni dopo la guerra civile, nel sud degli Stati Uniti, si è fatto ricorso al linciaggio per minacciare, punire e terrorizzare i neri. Gli atti di discriminazione etnica e razziale possono essere individuali, istituzionali o strutturali. Per discriminazione individuale si intende un'azione che danneggia uno o più individui in quanto membri di una qualche categoria particolare, perpetrata da un singolo individuo o un piccolo gruppo. La discriminazione può essere anche non intenzionale. La ricerca psicologica ha di recente dimostrato che possono incidere sul nostro comportamento stereotipi che è possibile si attivino nelle nostre menti senza che ne siamo consapevoli. Gli individui non sono i soli capaci di discriminare. Quando sono le azioni o politiche di organizzazioni o di istituzioni a escludere, ostacolare o danneggiare i membri di gruppi specifici, siamo in presenza di una caso CHI SI SPOSTA E CHI RESTA Gli scienziati sociali considerano utile distinguere chi si sposta e chi resta. L'insieme delle persone che si spostano è vario e include sia migranti “nati” (con un forte desiderio di spostarsi), sia migranti vincolati (con poco desiderio di partire). E vale altrettanto per il gruppo di chi resta, composto sia da chi non avrebbe comunque mai voluto partire sia da individui che restano perché costretti. COME VIVONO GLI IMMIGRATI NEL LUOGO DI ARRIVO? IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE I sociologi sono interessati in particolare a ciò che accade dopo che un migrante è partito e nel momento in cui incontra una nuova società, un nuovo sistema sociale, economico e politico. Il processo di integrazione è quello nel corso del quale gli immigrati si inseriscono nella nuova società. Un timore frequente è che molti immigrati non si adattino agli stili di vita dominanti del loro nuovo paese e che, non riuscendo a integrarsi, si trasformino in una minaccia della struttura sociale. INDICATORI DI INTEGRAZIONE L'integrazione ha molte facce. La maggioranza degli immigrati si adatta rapidamente ad alcuni spetti del paese di destinazione, ma non ad altri, rispetto ai quali resta invece fedele ai valori e alle norme del paese d'origine. Gli scienziati sociali utilizzano diversi indicatori per stabilire in che misura gli immigrati entrati in n certo paese si siano integrati. Alcuni di questi indicatori sono ovvi, per esempio scegliere di stabilirvisi, imparare la lingua e diventare cittadini di quel paese. Quanto più gli immigrati vivono separati dagli autoctoni e concentrati tra loro, tanto più è minore il livello di integrazione. SVILUPPARE L'IIMAGINE SOCIOLOGICA SUL RAZZISMO E LE MIGRAZIONI Il razzismo è un tema cruciale per comprendere i conflitti e le disuguaglianze nella società globale. Il razzismo va indagato anche in relazione allo studio dei processi economici, poiché si tratta una gerarchia globale di superiorità e inferiorità dell'umanità riprodotta per secoli dalle istituzioni del sistema-mondo capitalista. Quanto più il mondo si fa interconnesso e globalizzato, tanto più lo studio delle migrazioni acquista importanza all'interno della sociologia. In base alle analisi più recenti, il fenomeno migratorio e la stratificazione sociale sono intrecciati l'uno con l'altro che presto sarà impossibile studiare il primo separatamente dalla seconda e viceversa. GENERE E SESSUALITA' DA DOVE PROVENGONO LE DIFFERENZE TRA UOMI E DONNE? LE DIFFERENZE DI GENERE Ovunque possiamo osserva differenze nel modo in cui uomini e donne si vestono, nelle attività che svolgono e in ciò che dicono di volere. Molte persone pensano che le differenze di genere nei comportamenti e nelle scelte siano un fatto “naturale”, causato da diversità biologiche. In parte vi è una dose di verità; un esempio di influenza biologica è il fatto che il testosterone, che è presente in misura maggiore nei maschi, incoraggia comportamenti aggressivi e di dominanza. Un'altra differenza biologica è data dal fatto che solo le donne allattano al seno i bambini. I sociologi si concentrano sulle cause sociali dei fenomeni e la ricerca sociologica ha mostrato che le forme di organizzazione sociale hanno potenti effetti su tali differenze. I processi sociali e la struttura sociale che creano e sostengono le differenze e le diseguaglianze di genere vengono spesso sintetizzati con l'espressione costruzione sociale del genere. Quando gli uomini hanno in modo sistematico più potere delle donne nella politica, nell'economia e nella famiglia, il sistema di genere è detto patriarcale. LA SOCIALIZZAZIONE DI GENERE Uno dei modi in cui il genere viene costruito a livello sociale è il processo di socializzazione. I genitori sono agenti importanti del processo di socializzazione. Un altro importante agenti di socializzazione è costituito da mass media. Nei film e in televisione, le donne che interpretano ruoli sentimentali quasi sempre sono giovani, magre e sembrano modelle. Gli uomini, al contrario, possono interpretare ruoli sentimentali anche essendo più vecchie appesantiti. La socializzazione non si limita alla fase di crescita, ma è un processo continuo ed esteso a tutto l'arco della vita, perché chi ci circonda prosegue a influenzarci, continuiamo a guardare e ascoltare le rappresentazioni mediatiche, e siamo soggetti all'azione di grandi istituzioni come la religione e il governo. SESSO VS. GENERE: LA COSTRUZIONE SOCIALE DEL GENERE Il sesso di una persona è un fatto biologico. Uomini e donne si sovrappongono in molte delle caratteristiche che li definiscono, e alcune persone, chiamati individui ermafroditi, nascono con caratteristiche anatomiche di entrambi i sessi. I transessuali sono persone cui viene assegnato alla nascita un sesso, in base ai consueti criteri anatomici, ma che si sentono fortemente di appartenere all'altra categoria. I transessuali sono spesso oggetto di derisione e anche di violenze a causa di persone intolleranti verso coloro che sfidano la nozione per cui il sesso è qualcosa di innato e immutabile. LE DIFFERENZE DI GENERE VARIANO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO Ci sono due motivi per cui molte delle differenze più tipiche che osserviamo fra uomini e donne sono costruite socialmente; Il genere viaria a seconda dei diversi luoghi e degli ambienti sociali; Il modo in cui è organizzata la società lungo le linee di genere è cambiata nel corso del tempo. L'IMPATTO DEGLI STEREOTIPI Alcune aspettative sociali sono basate su stereotipi (credenze che spesso risultano in descrizioni false o esagerate del gruppo in questione). Queste credenze vengono poi applicate a singoli membri del gruppo, per i quali possono anche non essere affatto vere. Gli stereotipi che sono falsi tendono a produrre la realtà che sostengono anche se questa non esiste. Gli uomini desiderano apparire mascolini, e quando sospettano che gli altri possano mettere in dubbio la loro mascolinità, raddoppiano gli sforzi per avere atteggiamenti che la società codifica come mascolini. Le donne sembrano essere meno preoccupate di quanto femminili appaiono, il che riflette una minor pressione sociale su di loro rispetto alla necessità di agire in modo femminile. Le differenze di genere variano a seconda della situazione sociale, alcune diversità che osserviamo derivano da forze sociali. Il fatto che le diseguaglianze di genere siano cambiate nel corso del tempo è un'ulteriore prova che il genere è almeno in parte socialmente determinato e che gli aspetti biologici non determinano per intero il nostro destino. COME SONO CAMBIATE LE VITS DI UOMINI E DONNE NEGLI ULTIMI CONQUANT'ANNI? LA RIVOLUZIONE DEL GENERE La vita delle donne è mutata così tanto negli ultimi cinquant'anni che spesso ci riferiamo a tali cambiamenti con l'espressione “rivoluzione di genere”. Molte di queste trasformazioni riguardano il modo in cui le donne hanno iniziato ad assumere ruoli e ad intraprendere attività prima riservate perlopiù agli uomini. L'AUMENTO DELL'OCCUPAZIONE E DELL'ISTRUZIONE FEMMINILE Di tutti i cambiamenti nella vita delle donne negli ultimi decenni il più rilevante è costituito dallo straordinario aumento del numero di coloro che entrano nel mercato del lavoro retribuito. Nell'arco degli ultimi decenni in tutti i Paesi occidentali la partecipazione femminile al mercato del lavoro è aumentata. Negli Stati Uniti l'occupazione femminile ha conosciuto un aumento drastico tra il 1962 e il 1990 e poi si è stabilizzata. Nella maggior parte degli altri Paesi occidentali l'occupazione femminile comincia a crescere a partire dalla fine degli anni '60 del secolo scorso. In Italia la partecipazione femminile al mercato del lavoro diminuisce nel corso degli anni '60 e nella prima metà degli anni '70, per iniziare a crescere solo alla fine degli anni '70. Le due ragioni principali della crescita dell'occupazione femminile sono state di tipo economico. Con l'aumento degli stipendi negli '60 e '70, crebbe anche l'incentivo per le donne a scegliere un lavoro retribuito. Inoltre, l'economia era cambiata e prevedeva un numero maggiore di occupazioni nel terziario: mansioni da sempre tipicamente femminili. Le variazioni alla partecipazione femminile al mercato del lavoro sono da attribuire a fattori legati alle caratteristiche della domanda di lavoro (lavori disponibili) e alle caratteristiche dell'offerta di lavoro (capitale umano). Uno dei fattori che più ha contribuito a far crescere l'occupazione femminile è l'aumento della scolarizzazione femminile e la scomparsa della distanza nell'istruzione tra uomini e donne. In Italia,nel 1980 la proporzione di ragazzi con diploma di maturità era superiore a quella delle ragazze, ma solo dieci anni più tardi, nel 1990, il numero di donne iscritte all'università aveva superato quello degli uomini. IL CAMBIAMENTO NEL LAVORO FEMMINILE E IL DIVARIO RETRIBUTIVO TRA UMONI E DONNE A partire dagli anni '70, un numero sempre maggiore di donne è entrato in settori tradizionalmente maschili, entrando anche nell'esercito. Le donne con diplomi universitari hanno iniziato a svolgere lavori tradizionalmente maschili più spesso di FAMIGLIE E VITA FAMIGLIARE COS'E' LA FAMIGLIA? I MOLTI MODI DI DENIRE LA FAMIGLIA La famiglia è un'istituzione centrale in tutte le società. Costituisce il primo e più diretto contesto del nostro sviluppo fisico, emotivo e sociale. UNA PROSPETTIVA GLOBALE E STORICA Benché sia un'istituzione universale, la famiglia ha assunto nei vari contesti sociali forme radicalmente diverse. Nei Paesi occidentali quando si parla di famiglia tradizionale generalmente si fa riferimento a una famiglia composta da una coppia di coniugi in cui il marito provvede a portare i soldi a casa e la moglie si occupa dei bambini e delle faccende domestiche. La famiglia tradizionale basata sul male breadwinner non solo è stata nel passato il modello dominante ma era addirittura in molti contesti un modello raro. Molte altre forme famigliari possono essere individuate nel corso della storia e nelle varie culture. Nell'epoca postmoderna occidentale i matrimoni erano il frutto di strategie famigliari ovvero matrimoni combinati. La poligamia (una persona ha due o più coniugi) e le strutture famigliari multigenerazionali erano diffusi e in molti paesi non occidentali sono ancora prevalenti. In alcune società era autorizzati i matrimoni tra cugini e persino tra fratelli in modo da non disperdere il patrimonio di famiglia. In alcune culture veniva seguita, dopo il matrimonio, la regola patrilocale (la moglie viveva nella casa dei genitori del marito e obbediva agli ordini). In Occidente, la famiglia basata sul male breadwinner è diventata il modello di famiglia ideale intorno alla metà del XX secolo. Tuttavia. Se per buona parte degli anni '50, e soprattutto negli Stati Uniti, le famiglie hanno assunto questa forma, per molte altre società non è stato così. In tutti i Paesi occidentali, le famiglie sono cambiate. Abbiamo assistito all'emergere di una variata gamma di tipi di famiglie, per esempio quelle a due redditi, con un solo genitore, omosessuali, e composte da un solo adulto, le quali gareggiano per assicurarsi la loro quota di sostegno sociale e legittimità culturale. Poiché si tratta di cambiamenti che riguardano la vita di tutti, le trasformazioni famigliari sono diventate oggetto di dibattito e conflitti privati e pubblici. FAMIGLIA O SISTEMA DI PARENTELA? Gli scienziati sociali che studiano le popolazioni, i demografi, intendono per famiglia l'insieme delle persone legate da vincoli biologici e/o giuridici che convivono in una stessa abitazione. Si tratta tuttavia di una definizione troppo stretta. Le minoranze etniche e culturali e i residenti dei quartieri poveri tendono per esempio a cercare reti ampie sulle quali poter contare. L'antropologa Carol Stack ha definito le ampie reti di sostegno sulle quali i residenti dei quartieri più poveri possono fare affidamento parenti fittizi (persone su cui contare, a cui dare sostegno, con cui sentirsi legati come fossero membri della propria famiglia). Invece di identificare la famiglia con l'insieme delle persone che convivono un una stessa abitazione e sono legate da vincoli giuridici, gli antropologi che studiano questa situazione in culture diverse parlano di sistemi di parentela. I sistemi di parentela legano le persone le une alle altre in modi diversi, a seconda delle regole e dei costumi delle comunità. I sociologi distinguono la famiglia che ereditiamo dalla famiglia che creiamo. La nostra famiglia di origine è quella formata dalle persone cui siamo legati per nascita mentre la nostra famiglia di procreazione è formata da partenti che acquistiamo nel corso della nostra vita attraverso il matrimonio e la scelta di avere bambini. Molte persone mantengono unioni stabili anche se non sono legalmente sposate e non hanno figli. Nelle società postmoderne, le linee di parentela di estendevano talvolta ben aldilà dell'unità nucleare, includendo in effetti l'intero clan. Le società moderne tendono a includere nella parentela una rete di persone molto contenuta. L'aumento del numero dei divorzi, delle seconde nozze e dei bambini nati fuori dal matrimonio ha complicato ulteriormente le cose. In conseguenza dello sviluppo delle tecnologie riproduttive, è cresciuto anche il numero dei bambini che hanno sia genitori sociali che genitori biologici. PERCHE' LE FAMIGLIE STANNO CAMBIANDO? LE FAMIGLIE IN TRASFORMAZIONE: UNA QUESTIONE OGGETTO DI CONFLITTI Diversamente dagli anni del secondo dopoguerra, non c'è ora un tipo di famiglia che domini sugli altri. Oggi in tutti i paesi occidentali avanzati coesistono coppie sposate, coppie conviventi, coppie a due redditi, famiglie a un solo genitore, adulti single che vivono soli o coabitano con altri. LA PROSPETTIVA DELLA CRISI DELLA FAMIGLIA Secondo alcuni critici, i cambiamenti subiti dalla famiglia rifletterebbero un indebolimento dei valori della famiglia. I sostenitori della prospettiva della crisi della famiglia temono che il crescente numero delle madri sole e delle gravidanze fuori dal matrimonio danneggi i bambini. Ritengono ancora che il riconoscimento delle convivenze omosessuali equivalga a una svalutazione ulteriore del matrimonio eterosessuale tradizionale. Secondo i sostenitori di tale prospettiva, per fermare il presunto declino della famiglia bisognerebbe chiedere alle politiche sociali di rinvigorire il matrimonio tradizionale e contrastare chi sceglie altre opzioni. La maggioranza dei sociologi della famiglia non coincide tuttavia l'ipotesi del declino dei valori famigliari. Sono due le obiezioni principali mosse a questa prospettiva: 1. Essa trascura i molti aspetti positivi dei cambiamenti in corso, come da un lato la maggiore eguaglianza tra uomini e donne e le crescenti possibilità di scelta personale consentite dalle nuove forme di famiglia, e dall'altro la restituzione alle donne della possibilità di investire in sfere extradomestiche ed essere economicamente indipendenti, agli uomini di non essere solo lavoratori ma poter dedicare tempo anche alla sfera famigliare, in primis alla cura dei figli. 2. La tesi del declino culturale corrisponde più a una valutazione delle nuove forme di famiglia che ad una spiegazione del loro emergere. LA PROSPETTIVA ECONOMICA L'approccio della ristrutturazione economica sostiene che se la famiglia costituita dal marito lavoratore e dalla moglie casalinga è entrata in crisi è perché certe forze sociali ed economiche di base l'hanno erosa alle fondamenta. Il mutare delle opportunità di lavoro degli uomini hanno ridotto il numero dei lavoratori in grado di guadagnare abbastanza per mantenere da soli una famiglia. L'espansione del settore dei servizi ha allargato il bacino delle occupazioni femminili. Questi cambiamenti hanno consentito alle donne di condurre vite più indipendenti, ma hanno anche reso più difficile alle famiglie sopravvivere con un solo reddito. Se oggi le famiglie sono più vulnerabili non è perché hanno respinto i preziosi valori della famiglia, ma perché non possono più contare, per provvedere ai propri bisogni, su un sistema economico sociale stabile e prevedibile. LA PROSPETTIVA DI GENERE La ridefinizione dei ruoli insiste sul contrasto sempre più acuto tra struttura dei lavori e bisogni di cura delle famiglie. Mentre l'affermarsi dei nuovi ruoli di genere ha spinto le donne a entrare e rimanere nel mercato del lavoro e ha dato vita a famiglie a due redditi, la struttura delle occupazioni e i modelli di divisione del lavoro di cura non si sono adeguati ma tali cambiamenti. I lavoratori desiderosi di fare carriera o anche soltanto di conservare il proprio posto possono sperare di riuscire nei loro intenti solo a condizione di anteporre il lavoro retribuito alla famiglia. Questi crescenti conflitti lavoro-famiglia possono logorare e opprimere i genitori tanto più quanto maggiormente sono stretti i loro vincoli di tempo e di risorse economiche. QUALI SFIDE AFFRONTIAMO QUANDO STRINGIAMO UNA RELAZIONE CON QUALCUNO E CERCHIAMO DI CONCILIARE FAMIGLIA E LAVORO? I NUOVI CONTORNI DEI LEGAMI ADULTI E' possibile che restare con lo stesso coniuge per tutta la vita non sia più considerato essenziale e che siano cambiate le qualità che ciascuno cerca nel partner, ma il matrimonio continua ad avere molto valore. In Europa, il declino del matrimonio è considerato una dei tratti salienti della famiglia contemporanea perché una quota sempre più consistente della popolazione convive invece che sposarsi, perché l'età media al primo matrimonio è aumentata considerevolmente. Per diventare genitori è sempre meno necessario essere sposati. AMORE E MATRIMONIO Prima dell'industrializzazione, i genitori esercitavano un forte controllo sulle scelte del partner dei loro figli. Questo controllo si indebolì con l'accelerare del processo di industrializzazione nel XIX secolo, che richiese una forza lavoro più mobile socialmente e geograficamente. Questo nuovo sistema economico favorì l'emergere di una nuova unità famigliare, la famiglia coniugale (formata da una coppia sposata relativamente autonoma e gli eventuali figli, in grado di cercare di fare fortuna lontano dalla famiglia dei genitori). La separazione tra la sfera privata e quella pubblica portò a una rigida divisione tra i compiti, le attività e le identità femminili e maschili. Le svolte sociali hanno contribuito a modificare l'istituzione del matrimonio. La “rivoluzione di genere” ha contribuito all'imporsi di un individualismo economico in conseguenza del quale anche le donne, considerano fondamentale l'economia economica. Il diffondersi dei mezzi di contraccezione ha dato la possibilità di fare scelte riproduttive consapevoli. Oggi, è molto più facile uscire da un matrimonio che non risponde più alle nostre aspettative, e l'allungare della vita assicura il tempo necessario a stringere, sciogliere e stringere di nuovo relazioni intime. L'insieme di questi cambiamenti hanno contribuito alla de-istituzionalizzazione del matrimonio affiancandogli un'ampia varietà di alternative, come le convivenze o coppie di fatto (le coppie non sposate che vivono insieme) e le relazioni seriali (iniziare e chiudere una relazione intima dopo l'altra). Oggi nei Paesi occidentali è infatti diventato “normale” convivere prima di sposarsi, avere rapporti sessuali prematrimoniali, avere bambini fuori dal matrimonio e separarsi o divorziare se la vita con il coniuge non funziona più. Il matrimonio è ancora un legame di grande valore: si può decidere di contrarlo oppure no, e anche di contrarlo ma poi di scioglierlo. Negli anni '70 mi tassi di divorzio erano già particolarmente elevati in alcuni Paesi, come negli Stati Uniti e nei Paesi Baltici, mentre ancora limitati nella maggior parte dei Paesi europei. Nei decenni successivi il tasso di divorzio inizia a salire. Ciò significa che una quota crescenti di matrimoni è destinata a finire per scelta Oltre a redditi più alti e maggiore ricchezza, i genitori di classe media godono di un altro importante vantaggio, e cioè la capacità di trasmettere ai figli le loro conoscenze ed esperienze. La famiglia ha un ruolo importante non solo attraverso la trasmissione delle risorse economiche, ma attraverso la trasmissione di un vero e proprio capitale culturale che limita fortemente le chances di mobilità degli individui. I genitori che posseggono oltre al reddito anche le competenze si trovano in una posizione migliore per poterle offrire ai figli. La capacità dei genitori di dare ai figli quel che i loro valori prescrivono varia spesso in base alla classe sociale e al livello di istruzione dei genitori. L'idea che le madri debbano partecipare molto intensamente alla crescita e all'educazione dei bambini è presente in tutte le classi. Mentre le madri sole povere tendono ad avere il primo figlio nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, le madri sole di classe media rinviano in genere la prima gravidanza alla fine dei loro 30 anni o persino all'inizio dei 40. Poiché hanno il tempo di studiare di più ed accumulare risorse ed esperienze di lavoro, le donne che diventano madri più tardi incontrano meno difficoltà nell'assicurare ai figli le risorse necessarie a crescere bene e a sviluppare le proprie capacità delle madri più povere e giovani. Tutte le famiglie vogliono il meglio per i loro figli, ma alcune possono offrire le loro risorse e opportunità per procurarselo e altre no. E' possibile coltivare e stimolare la curiosità e la voglia di imparare dei propri figli anche non disponendo di molto denaro. Molte delle esperienze più importanti per la crescita di un bambino sono relativamente poco costose. DIVENTARE ADULTI E FORMARE UNA FAMIGLIA E' progressivamente aumentata l'età media al primo matrimonio. E' in crescita anche la percentuale dei giovani che vivono ancora con i genitori anche oltre i 30 anni. Sono molte le ragioni per cui oggi entrare nella vita adulta richiede più tempo, ma una ragione importante è costituita dalla maggiore durata dei percorsi di studio e formazione. Per i lavoratori più giovani con poche esperienze trovare un posto di lavoro stabile e decentemente retribuito è diventato via via più difficile. Il rallentamento della crescita seguito alla recessione partita nel 2007/2009 ha messo in difficoltà anche i giovani laureati. Oggi è impossibile per i più giovani trovare posti di lavoro sicuri e carriere prevedibili. Il dilatarsi del tempo necessario a completare la transizione alla vita adulta ha generato una nuova fase del corso di vita chiamata post-adolescenza. Come la maggioranza dei cambiamenti sociali, anche il protrarsi della prima vita adulta presenta sia vantaggi che inconvenienti. Il sociologo Rosenberg ha sostenuto nella sua ricerca che l'aumento delle relazioni di tipo nuovo è un riflesso dell'opportunità dei giovani adulti di oggi di vivere vite meno vincolate dai preconcetti o anche i pregiudizi delle epoche passate e più in sintonia con le caratteristiche della società contemporanea. Secondo il sociologo Smith, vi è il rischio che i giovani adulti di oggi si perdano nella transizione alla vera vita adulta in mancanza di una bussola morale che li guidi. Molti dei giovani adulti di oggi hanno il tempo sia di perseguire obiettivi indipendenti prima di assumersi i grandi impegni della vita, sia di sviluppare modi di vivere lontani da quelli scelti dai genitori. La maggioranza dei giovani spera sì di avviare una relazione duratura, ma non che questa si fondi su una rigida divisione dei ruoli tra madre e padre. I giovani di oggi temono anche che i loro obiettivi si rivelino difficili da raggiungere o persino irrealizzabili. Sia i giovani uomini sia le giovani donne insistono sull'importanza del lavoro tanto per l'identità personale quanto per il benessere economico. Questi sperano di riuscire a trovare un equilibrio tra il bisogno di autonomia e il desiderio di una relazione soddisfacente e stabile. QUALI POLITICHE SOCIALI PERMETTONO DI SOSTENERE NEL MODO MIGLIORE I CAMBIAMENTI FAMIGLIARI? LE FAMIGLIE IN UNA PROSPETTIVA COMPARATA Tutte le famiglie stanno cambiando, qualunque sia la loro classe, razza, gruppo etnico o paese in cui vivono, ma lo stanno facendo in modi diversi. Questa diversità è fortemente legata agli assetti dei contesti macro, a come funziona ed è regolato il mercato del lavoro, ai modelli culturali prevalenti sui ruoli di genere e sulle obbligazioni intergenerazionali, a come funzionano le politiche sociali. LA POLITICA SOCIALE NEI PAESI POST-INDUSTRIALI Tutti i paesi postindustriali hanno assistito ai cambiamenti sociali , ad aumenti della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, a un rinvio delle prime nozze e della prima gravidanza, al diversificarsi delle forme e dei modi di intendere la famiglia, all'invecchiamento della popolazione. I paesi europei, seppure generalmente più “attivi” del Stati Uniti, non sostengono le famiglie nello stesso modo. Alcuni hanno scelto di offrire sostegni . E' un approccio alle politiche sociali improntato al principio di eguaglianza: esso mira nel suo insieme a ridurre le disuguaglianze di genere e di classe e ad assicurare a tutti i bambini un certo livello di benessere economico a qualunque famiglia appartengano. L'intervento pubblico alle questine famigliare si è caratterizzato per il non-intervento (il livello di trasferimento di risorse pubbliche alle famiglie con figli è molto basso). La conciliazione famiglia-lavoro, sia a livello micro che macro, si sostiene attraverso un pacchetto di politiche che verta su tre pilastri: 1. Il sostegno al reddito attraverso trasferimenti monetari per famiglie con figli ma soprattutto attraverso congedi ben pagati per genitori lavoratori; 2. Sostegno al tempo, attraverso diritti a congedi o flessibilità oraria sui posti di lavoro; 3. Sostegno alla cura attraverso servizi extra-famigliari che si occupino dei bambini mentre i genitori lavorano. I servizi per la primissima infanzia sono una risorsa molto importante sia in termini di sostegno all'occupazione femminile, che politica capace di dotare i bambini, soprattutto quelli provenienti dalle classi sociali più svantaggiate, di risorse cognitive e relazionali necessarie nelle società post-fordista e della conoscenza. E' POSSIBILE FARE DI PIU'? In un'epoca di profondi cambiamenti della famiglia, è necessario concepire l'obiettivo dell'uguaglianza delle opportunità in modo più ampio e articolato. Gli interventi legislativi dovrebbero riconoscere le stesse opportunità a tutti i tipi di famiglia e a tutte le forme di relazioni. Le politiche antidiscriminatorie relative al mercato del lavoro dovrebbero evitare che chi si fa carico della cura di altri non venga penalizzato a causa del tempo che riserva a questo compito essenziale ma tutt'altro che valorizzato. Le politiche di sostegno alla famiglia dovrebbero dal canto loro mirare a ridurre la povertà e la disuguaglianza nonché a definire una cornici istituzionale più ampia per la cura delle persone dipendenti. Le politiche antidiscriminatorie a tutela dei diritti dei genitori con responsabilità di cura garantiscono alle madri occupate le stesse opportunità degli altri lavoratori, ma agevolando anche i padri che desiderano condividere i compiti di cura. IL FUTURO DELLE FAMIGLIE Il moltiplicarsi delle alternative al “matrimonio per la vita” dimostra che le relazioni amorose sono più libere e fluide. E i cambiamenti economiche come l'aumento dei posti di lavoro nel settore dei servizi e il contrarsi di quelli nell'industria, e i maggiori rischi di bassi salari o disoccupazione anche per gli uomini rendono la partecipazione delle donne al mercato del lavoro più necessaria oltre che più desiderata. LA CAMPAGNA CONTRO L'OPPIO Una partita morale su normalità e devianza si è giocata su una sostanza che altera la lucidità, cioè l'oppio e i sui derivati: morfina ed eroina. L'oppio è stato utilizzato per migliaia di anni, ma la morfina è stata scoperta e sintetizzata solo nel primo decennio del XIX secolo. Il tributo di sofferenza umana pagato durante la Guerra Civile è stato mostruoso. E' in un simile contesto che è stata introdotta la morfina, diventata rapidamente il principale farmaco antidolorifico. I produttori e commercianti di morfina non erano visti negativamente e, soprattutto, non erano considerati dei trasgressori dell'ordine morale. Nell'arco di pochi anni tutto ciò cambiò rapidamente. Nel 1904 fu promossa la legge che obbligava i medici a prescrivere per iscritto i farmaci. Nell'arco di pochi anni si venne a creare un vero e proprio mercato nero legato alla produzione e distribuzione di oppiacei e i consumatori, percepiti inizialmente come delle vittime di una forma di dipendenza, iniziarono a essere raffigurati come individui moralmente riprovevoli. Verso la fine degli anni '30, l'alcol era passato da essere metaforicamente il “demone del rum” (il male incarnato nella sostanza che altera la mente). La morfina, l'eroina e l'oppio erano passati da essere degli analgesici per uso medico che, come effetto collaterale, creavano dipendenza, a essere delle droghe che spingevano individui socialmente non integrati a cercare volontariamente uno stato di ebbrezza. LE CROCIATE MORALI CONTEMPORANEE La guerra contro le doghe, avviata dagli Stati Uniti nel corso degli anni '80, ha portato il governo americano a inasprire sempre più il controllo e le condanne per la vendita, il possesso e il consumo di droghe. Oggi, le carceri sono piene di milioni di detenuti che hanno commesso reati legati alle droghe. La criminalizzazione delle droghe è diventata uno strumento per sorvegliare i quartieri e le comunità dei poveri. Un'altra importante crociata morale, nell'America degli ultimi decenni, che però sembra essere fallita, è stata quella di bandire o limitare l'omosessualità e di punire i gay e le lesbiche per il loro orientamento sessuale. Un numero crescenti di giovani e di persone di mezza età, indipendentemente dalle proprie visioni politiche o religiose, è a favore della libertà di stile di vita e la preferiscono a leggi e norme che prescrivono cosa la gente possa o non possa fare. La campagna per la legalizzazione della marijuana è un esempio delle dinamiche di cambiamento che interessano la regolazione morale. E' sempre più difficile per gli avversari della marijuana convincere i cittadini che ha senso bere alcol mentre la marijuana continua ad essere fuorilegge. CHI DEFINISCE LA DEVIANZA? DEVIANZA, CRIMINALITA' E POTERE Ciò che è considerato deviante, o criminale, è spesso del tutto arbitrario. La nostra prima esperienza con l'idea di normalità e i suoi confini avviene nel piccolo gruppo sociale in cui nasciamo, che è quasi sempre la famiglia. ETICHETTARE LA DEVIANZA E IL CRIMINE Una delle teorie più interessanti emerse è l'idea che ci fossero differenze reali e oggettive tra i comportamenti normali e quelli devianti. La teoria dell'etichettamento della devianza, secondo cui molti tipi di comportamento sono devianti solo perché definiti tali. Uno dei principali sostenitori di questa teoria è il sociologo Becker che ha sostenuto che la devianza non è qualcosa di oggettivo, ma una costruzione sociale che si evolve nel tempo. Una premessa fondamentale della teoria dell'etichettamento consiste nel riconoscere che il controllo sociale non si limita a rispondere alla devianza. Prima di tutto, occorre osservare il motivo e il modo in cui certi comportamenti e certi individui vengono etichettati come devianti. In secondo luogo, bisogna esaminare l'impatto di queste etichette sui comportamenti delle persone etichettate. DALLA DEVIANZA DI STRADA ALLA DEVIANZA GIACCA E CRAVATTA: I CRIMINI DEI COLLETTI BIANCHI L'espressione crimini dei colletti bianchi si riferisce ai comportamenti immorali negli affari tenuti di individui nell'esercizio della loro attività lavorativa. La criminalità dei colletti bianchi può assumere molte forme, da quelle più vicine ai reati di strada fino a quelle che coinvolgono influenti aziende o uomini d'affari che prendono decisioni o cercano il profitto in modi che causano danno a gente innocente. DEVIANZA DI STATO, TERRORISMO E CRIMINI DI GUERRA Nel caso della devianza di stato (politiche e azioni intraprese da funzionari statali nell'esercizio dei loro incarichi pubblici) i tribunali e la legge internazionale raramente emettono sanzioni. Il terrorismo è l'uso della violenza per raggiungere obiettivi politici. Nessuno difende il terrorismo; chiunque usi la forza per uccidere persone innocenti viola la norma universale che vieta l'omicidio. Ma chi siano i veri terroristi non è sempre chiaro. La guerriglia si verifica quando una forza combattente si nasconde al nemico, numericamente superiore, e compie dei raid volti a danneggiarlo. Le riflessioni più importanti nello studio sociologico della devianza non emergono dai tentativi di spiegare le caratteristiche personali, le qualità o le patologie. Le riflessioni sul comportamento deviante provengono dallo studio delle posizioni sociali ed economiche di coloro che definiscono ed etichettano la devianza e la criminalità e dal modo in cui essi possono influenzare tali definizioni affinché siano favorevoli ai loro scopi. COME VIENE MANTENUTO IL CONTROLLO SOCIALE? LE ISTITUZIONI DEL CONTROLLO SOCIALE La società impone delle regole sul comportamento normale e su quello deviante, stabilendo delle leggi e dei codici penali che sanciscono cosa è deviante. Quando certi tipi di devianza diventano reati, entrano nel regno delle istituzioni del controllo sociale che si trovano attorno a noi. Il controllo sociale (vari modi in cui le società regolano e sanzionano il comportamento al fine di incoraggiare la conformità e scoraggiare la devianza dalle norme) viene formalizzato all'interno di istituzioni. SANZIONI E RICOMPENSE COME FORME DI CONTROLLO SOCIALE Una dimensione del controllo sociale si esprime attraverso le sanzioni che i gruppi e le società stabiliscono per rendere effettive le norme. Le sanzioni comprendono pene di vario tipo. Spesso rispettiamo regole e norme non solo perché temiamo la punizione, ma anche perché cerchiamo delle ricompense che si ottengono comportandosi bene. Le sanzioni formali sono quelle utilizzate per far rispettare le norme previste dalle leggi scritte e sono comminate da un gruppo di individui espressamente destinato a farlo. Le sanzioni informali includono insulti o sguardi di disapprovazione, mentre le ricompense informali comprendono i complimenti. Vi sono casi in cui conformarsi alle norme non incontrerà una risposta di tipo positivo, ma negativo IL SISTEMA PENALE Le società moderne hanno sviluppato istituzioni complesse di giustizia penale per sanzionale il comportamento deviante. Il sistema pensale comprende le leggi, le forze della polizia che identificano e arrestano chi non le rispetta, avvocati, tribunali che valutano le prove di colpevolezza ed emettono sentenze in caso di condanna e carceri dove i colpevoli possono essere mandati per un certo periodo di tempo. Le società puniscono chi contravviene alle leggi penali per quattro motivi fondamentali: 1. Per esigere una riparazione per le vittime dei reati; 2. Come deterrente per scoraggiare i colpevoli, e tutti gli altri, dal commettere reati in futuro; 3. Per impedire ai colpevoli di commettere nuovi reati; 4. Per riabilitare i colpevoli. La riparazione è una forma di espiazione basata sulla nozione per cui chi ha commesso un reato deve in qualche modo "pagare" per il male che ha provocato ad altri. Se la riparazione si rivolge a reati già commessi, l'idea di deterrenza mira a prevenire reati futuri, creando un disincentivo a violare la legge attraverso la minaccia di una punizione. Mettere qualcuno qualcuno in prigione può avere due obiettivi: toglierlo dalla società (in modo che non possa commettere altri reati) ma anche fornirgli un contesto per la riabilitazione, che consiste nel tentativo di aiutare il colpevole a non commettere più reati attraverso la terapia, lo studio e la formazione professionale. CRIMINALITA' E INCARCERAZIONE DI MASSA NELL'AMERICA DI OGGI Il sistema penale americano è cambiato notevolmente negli anni più recenti. A cominciare dagli anni '70 il numero di detenuti ha iniziato a crescere costantemente di anno in anno per poi stabilizzarsi intorno al 2005. I tassi di criminalità tendono ad essere più alti in aree con maggiori tassi di urbanizzazione, povertà e disoccupazione. Negli Usa l'incarcerazione di massa è molto frequente in quanto c'è un alto numero di persone detenute. Gli Stati Uniti hanno un tasso di omicidi piuttosto elevato, che è in parte riconducibile all'ampia disponibilità di armi da fuoco che vi è nel Paese. Dalla fine degli anni '70 in poi vi è stata la convergenza di 3 tendenze importanti che hanno trasformato radicalmente le politiche in materia di giustizia penale: 1. Una forte reazione conservatrice nei confronti dei movimenti sociali e culturali degli anni '60; 2. Un declino economico che ha prodotto una corsa alla ricerca di cause e di capri espiatori per i problemi sociali sorti dal 1973 in avanti; 3. Le proteste urbane degli anni '60 che hanno reso la criminalità urbana il centro principale dell'attenzione mediatica. Il ruolo del razzismo (stereotipi basati su caratteristiche percepite come derivanti dal colore della pelle) è stato per molto tempo assai importante in relazione alla questione della criminalità. Per quanto riguarda il linciaggio (l'uccisione violenta di un individuo, di norma da parte di un gruppo autoproclamatosi tale, senza processo e in luogo pubblico) è stato spesso giustificato sulla base della criminalità dei neri. In paesi come l'Italia, fra gli stranieri che delinquono figurano soprattutto gli immigrati irregolari: Un gruppo maggiormente esposto alla devianza, visto che il 70-80% degli immigrati denunciati in Italia è irregolare. LE CONSEGUENZE DELL'INCARCERAZIONE DI MASSA Quando le persone vanno in carcere subiscono una serie di sanzioni che vanno al di là del tempo trascorso in cella, dal momento che l'impatto non riguarda solo i singoli individui, ma anche le famiglie, le comunità e le società nel suo complesso. Avere una fedina pensale sporca per un individuo significa fare più fatica a trovare un buon lavoro, guadagnare meno soldi e avere più difficoltà a mantenere stabilmente una famiglia. L'impatto dell'incarcerazione di massa non si limita al numero sempre al numero maggiore di individui che ricevono condanne penali o vengono messi in carcere. DEVIANZA E IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA Studiare che cosa sia normale e che cosa sia deviante significa guardare al microscopio l'intera società nella sua complessità. I gruppi e le persone al potere hanno una capacità particolare di descrivere o di imporre specifiche definizioni di devianza e di trasformarle in leggi e in forme di punizione. Definire la devianza dall'alto al basso (quando il potente descrive il comportamento ordinario del debole come deviante) è una prassi comune che lo studio della devianza rivela.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved