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Sociologia Generale - Croteau, Hoynes, Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto del manuale di sociologia generale esclusi i capitoli 10 e 11

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Sociologia Generale - Croteau, Hoynes e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! Capitolo 1 - Sociologia nel mondo globale Sociologia = studio sistematico del rapporto tra individui e società —> prospettiva sociologica: analizzare i collegamenti tra gli individui e i contesti sociali in cui vivono C.W.Mills - La nostra condizione di individui (“biografia”) dipende da forze più ampie all’interno della società (“storia”) e con il mutare delle condizioni sociali cambia anche la nostra vita. Non abbiamo la possibilità di scegliere le condizioni sociali in cui vivere, ma possiamo decidere come rispondere a date circostanze. La sociologia fa parte delle scienze sociali (=discipline basate sulla ricerca empirica al fine di studiare la società umana). Contesto storico della nascita della sociologia: l’ascesa della modernità tra il XVIII e il XIX sec ha portato a molti cambiamenti in ambito culturale, sociale, politico ed economica e i primi sociologi hanno cercato di comprendere questi cambiamenti. Riv culturale: declino dei poteri della Chiesa, ricerca scientifica mostra i limiti delle spiegazioni fornite dalla religione. Riv politica: rivoluzione americana e francese stimolarono interesse per una società più equa (democrazia). Riv industriale e economico-sociale: industrializzazione, capitalismo e comunismo portarono molte persone ad abbandonare le case in campagna per trasferirsi in città, contribuendo all’urbanizzazione e al cambiamento del modo di vivere delle persone. Postmodernità (metà XXsec) caratterizzata dall’ascesa di economie basate sull’informazione: espansione dei media e tecnologie che creano nuove opportunità di comunicazione + consumismo, economia globale = sistema globale di produzione e consumo, invecchiamento della popolazione, cambiamenti delle famiglie (contraccettivi, divorzio ecc), speranza che la democrazia sostituisca i regimi politici repressivi, multiculturalismo, natura della violenza e delle guerre cambiano, nelle nazioni industrializzate e ricche la religione ha un ruolo sempre meno significativo ma continua a guidare molti aspetti della vita sociale in altre parti del mondo. [Note: nel Medioevo la società si affidava completamente alla religione, dal XVIII-XIX sec i molti cambiamenti portarono alla nascita della sociologia con lo scopo di interrogarsi sui motivi di questi cambiamenti] Capitolo 2 - Prospettive teoriche Auguste Comte coniò il termine “sociologia” intesa come scienza della società -> interesse per come la società si fosse sviluppata dai primi gruppi fino alla società europea del suo tempo (XIXsec): la società aveva progredito in linea retta passando attraverso 3 stadi: teologico, metafisico, positivista. POSITIVISMO=convinzione che una scienza esatta debba basarsi sul metodo scientifico; permetteva di comprendere in modo più profondo la vita umana ed era la chiave per risolvere i problemi sociali. Herbert Spencer adotta il termine “sociologia” proposto da Comte, affermando che la società è un organismo sociale simile a quello umano (sull’esempio della biologia=costituita da parti separate ognuna con un compito) —> mette in risalto la struttura della società e le diverse funzioni degli elementi che la compongono e le loro interazioni, che operano per mantenere in vita l’organismo. Riteneva che l’evoluzione spontanea della società fosse la strada migliore per un maggiore progresso e il governo doveva quindi limitare i propri interventi. Credeva nella sopravvivenza del più forte e in una società caratterizzate da forti disuguaglianze dovute al capitalismo industriale (=Darwinismo sociale). Marx, Durkheim e Weber possono essere considerati i padri fondatori della teoria sociologica Karl Marx analista del capitalismo (grandi forniture nelle mani di pochi, proprietà privata) riconobbe l’estrema produttività del capitalismo e lo ritenne in grado di eliminare fame e povertà. Così non fu: portò i ricchi ad arricchirsi sempre di più e gli operai a lavorare in condizioni disastrose. Arrivò quindi alla conclusione che povertà e capitalismo dovevano coesistere e per evitare il conflitto era necessario adottare il SOCIALISMO=sistema nel quale la proprietà dei più importanti mezzi produttivi è in mani pubbliche e il governo avrebbe diretto le forze produttive industriali per il bene comune. Marx sottolineò anche l’importanza del potere economico che poteva essere utilizzato per influenzare altri aspetti della vita sociale e mise in luce l’interazione fra struttura e azione: gli uomini fanno la loro storia non arbitrariamente ma in in modo circostanziale. Émile Durkheim: introduzione della sociologia come disciplina accademica. Si preoccupò del problema della SOLIDARIETÀ MECCANICA = legami collettivi che uniscono le persone (norme sociali, leggi) Alla base della sua teoria afferma che la società è retta da valori culturali condivisi —> valori e morale collettivi a fondamento della solidarietà sociale. Osservò che le società agricole erano comunità molto unite ma un’economia più complessa richiedeva divisone del lavoro: le persone si specializzavano in compiti differenti, che richiedevano abilità diverse. La sua risposta fu la SOLIDARIETÀ ORGANICA, una forma di coesione sociale tipica delle società industriali, basata sull’interdipendenza e dove la coesione sociale è possibile perché dipendiamo gli uni dagli altri. Mise in luce l’interazione fra struttura sociale e valori culturali. Escludeva dalla solidarietà concetti come crimine e punizione perché offendono la coscienza collettiva (=valori condivisi di una società) + riteneva che la mancanza della costrizione morale nella coscienza collettiva porterebbe le persone a sprofondare nell’anomia (=assenza di norme). Max Weber afferma che la cultura aveva aiutato a promuovere il primo sviluppo del capitalismo nell’Europa settentrionale. Si concentrò sul ruolo dell’economia e su come essa influenzi altri aspetti sociali e mostrò che anche le tendenze culturali possono influenzare lo sviluppo economico—> condanna le tradizioni: il ripetersi 1 delle azioni di generazione in generazione non favorisce il progresso sociale. Il motore del cambiamento sociale era la RAZIONALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ=processo storico con il quale la razionalità ha sostituito la tradizione come base dell’organizzazione della vita economica e sociale. Per Weber la razionalizzazione poteva essere utile per velocizzare la burocrazia e riteneva il principio di razionalità responsabile della burocratizzazione. A differenza di Marx invece temeva una catastrofe nella società postcapitalistica che avrebbe portato ad una società ancora più burocratizzata a causa di un eccessivo potere pubblico —> “gabbia d’acciaio”= principio di razionalità è responsabile della burocratizzazione che porta ad un mondo basato su di essa. La TEORIA cerca di dare una spiegazione a quello che si è osservato utilizzando prove e dati. Indicano il tipo di domande da porsi nel corso della ricerca. Una TEORIA SOCIALE è un insieme di principi e affermazioni che spiegano il rapporto tra fenomeni sociali. Quando si parla di approcci alla teoria sociologica ci si riferisce a spiegazioni di ampia portata date dai sociologi quando si chiedono come mai la società operi come di fatto fa. • Una teoria non è soltanto un’intuizione o un’opinione personale: potrebbe nascere in questo modo ma per poter essere utile va sottoposta a verifica per controllare che sia coerente con le prove —> teoria sociologica legata alla ricerca empirica • Le teorie evolvono lasciando sopravvivere solo le idee più utili: nel momento in cui i dati empirici contraddicono una teoria questa viene riveduta o scartata • Teorie multifattoriali forniscono un quadro più completo rispetto a teorie monofattoriali perché molti fattori contribuiscono a gran parte degli aspetti della vita sociale Le teorie sociologiche variano lungo dimensioni chiave: un continuum, e non una suddivisione netta, per comprendere come essa si inserisca nel pensiero sociologico • CONSENSO E CONFLITTO: Conflitto=presenza di tensioni e dispute nella società che possono contribuire al cambiamento sociale. Consenso=solidarietà e cooperazione determinate da valori e interessi condivisi che possono contribuire alla stabilità sociale • REALTÁ SOGGETTIVA E OGGETTIVA: Condizioni oggettive=aspetti materiali della vita sociale qualcosa che esiste al di fuori di noi e che forma le dimensioni oggettive della vita sociale. Dimensione soggettiva=mondo delle idee, che include la nostra coscienza di Sé + norme sociali, valori e credenze —> aspetto culturale della vita sociale • ANALISI MICROSOCIOLOGICHE E MACROSOCIOLOGICHE: Le teorie che si concentrano sull’interazione sociale su piccola scala operano a livelli di analisi microsociologica; quelle incentrate su sistemi e processi sociali su larga scala a livelli di analisi macrosociologica; quelle che si concentrano su un punto qualsiasi fra fenomeni sociali molto grandi e molto piccoli a livelli di analisi mesosociologica. Le teorie sociologiche sono state raggruppate in 4 categorie: 1. TEORIE STRUTTURAL-FUNZIONALISTE [da Spencer e Durkheim] incentrate sul consenso e sull’interazione cooperativa nella vita sociale—> i diversi elementi che compongono la struttura di una società contribuiscono al suo operato generale. Talcott Parson: società come sistemi formati da parti interdipendenti che operano insieme al fine della stabilità sociale. Robert Merton distinse tra funzioni manifeste=conseguenze volute dei fenomeni sociali e funzioni latenti=conseguenze non riconosciute e non volute di fenomeni + alcuni fenomeni possono essere disfunzionali=disturbano il funzionamento di un sistema; i valori condivisi ci dicono come crescere i figli e mantenere una vita familiare 2. TEORIE DEL CONFLITTO [Marx e Weber] si concentrano sul potere e sulle disuguaglianze, evidenziando come la vita sociale e il suo sviluppo ruotino intorno alla competizione per risorse scarse e limitate portando alla formazione di gruppi sociali e a conflitti. Queste teorie collocano il potere al centro della vita sociale perché consente a chi lo detiene di ottenere un vantaggio sugli altri, acquisendo maggiori risorse e i diversi gruppi si avvalgono dei valori culturali per promuovere le proprie posizioni. 3. INTERAZIONISMO SIMBOLICO —> come le persone usano i simboli condivisi e costruiscono la società come risultato delle interazioni quotidiane [*verstehen di Weber]. Teorie legate alla dimensione soggettiva della vita sociale dove l’interazione tra gli individui su cui si basa il mondo sociale avviene attraverso simboli culturali (parole, linguaggio non verbale). Spiegano la vita sociale evidenziando il ruolo attivo delle persone nella produzione e nella riproduzione della società. 4. TEORIE FEMMINISTE E DI GENERE: di genere si concentrano sulle disuguaglianze sociale basate sulle differenze sessuali e sui processi di costruzione del maschile e del femminile, oscillando tra teoria del conflitto e teoria dell’interazionismo simbolico; deriva dal movimento femminista (’60-’70). La teoria femminista rifiutava il concetto secondo cui il modo di vedere e capire degli uomini fosse applicabile a chiunque, sottolineando come tutta la conoscenza fosse costruita seguendo una particolare prospettiva e che le esperienze delle donne dovessero esservi inserite per comprendere in modo accurato la vita sociale. La teoria del genere ha messo in luce come il corpo femminile sia il fulcro di lotte sociali riguardanti canoni di bellezza, violenza, diritto alla riproduzione, ecc. Le teorie sociologiche sono unite da alcuni concetti chiave [cultura, struttura, potere] e qualsiasi approccio teorico si basa su questi • CULTURA: insieme di valori, credenze, conoscenze, norme, linguaggi, oggetti materiali e comportamenti condivisi da un gruppo e trasmessi socialmente da una generazione all’altra; opera a qualsiasi livello sociale. Regole non scritte (quando essere gentili, formali o informali) che fanno parte della cultura che impariamo. Non è “naturale”, deve essere insegnata e va appresa attraverso il processo di socializzazione 2 NEO-POSITIVISMO nasce nel 1922 grazie a filosofi e scienziati del Circolo di Vienna, uniti dall’esaltazione dell’ideale della scienza empirica. Ritenevano il metodo scientifico l’unico in grado di produrre un sapere certo, sia in campo empirico che filosofico. Per i neopositivisti tutto ciò che è metafisico va respinto. Karl Popper criticò l’atteggiamento estremamente empirista dei neopositivisti, smontando il mito verificazionista e sostituendolo con il suo approccio falsificazionista, che divenne la base della ricerca neopositivista. Caratteristiche: • Dimensione ontologica/realismo critico = atteggiamento neopositivista nei confronti della realtà secondo cui la realtà è conoscibile non facendo riferimento esclusivamente ai sensi umani, la realtà deve essere mediata dall’azione della mente • Dimensione epistemologica: la realtà conosciuta esiste a prescindere dal soggetto conoscitore ed è oggettivamente conoscibile. Siccome però il processo scientifico può portare solo ad approssimazioni successive alla verità, la verità che viene conosciuta deve però essere intesa come un criterio limite • Dimensione metodologica: il metodo sperimentale è ancora considerato il più valido ma non si basa più su una logica induttiva ma su un approccio deduttivo. La prova sperimentale che giustifica una teoria indica che questa non è falsificabile, ma ciò non esclude che in diverse condizioni possa essere smentita. Il centro di diffusione del neo-positivismo sono stati gli Stati Uniti dove negli anni ’20 si trasferirono filosofi e scienziati europei a causa delle persecuzioni razziali e politiche del fascismo. La sociologia europea venne a contatto con il pragmatismo americano e le varie scuole sociologiche con un forte orientamento alla ricerca empirica [scuola di Chicago]. Altri centri di diffusione del neopositivismo furono la Harvard University e la Columbia University la cui produzione teorica portò alla nascita del funzionalismo (Lazarsfeld e Merton). MERTON E IL FUNZIONALISMO COME METODO —>esiste un metodo scientifico valido sia per le scienze naturali che per quelle sociali, ma ritiene che la sociologia necessiti di sviluppare teorie tramite la ricerca empirica e che aspirino di più alla generalità per distinguere la scienza dalla “non-scienza” Merton prese le distanze dal funzionalismo non tanto riguardo la centralità del concetto di funzione, ma per alcuni postulati funzionalisti che non condivideva: 1. Postulato dell’unità funzionale: per M. tutte le società hanno un certo grado di integrazione, ma non tutte le attività sono funzionali per la società intesa come unità 2. Postulato del funzionalismo universale: per M. non tutto quello che esiste è funzionale per l’integrazione sociale 3. Postulato dell’indispensabilità:M. sostiene che non è detto che vi siano in ogni società elementi indispensabili per svolgere determinati compiti Merton introduce il concetto di ambivalenza sociologica nella ricerca sociale —> la realtà sociale è contraddittoria (conflitti e tensioni); accanto alle funzioni manifeste (effetti dichiarati, riconosciuti) vi sono anche le funzioni latenti (effetti emergenti, non direttamente riconosciuti). I neopositivisti e Merton tendono a includere la soggettività degli attori sociali olismo di Durkheim che non fa riferimento ai singoli ma alle istituzioni e ai meccanismi ERMENEUTICA NELLE SCIENZE SOCIALI =dal greco “arte dell’interpretazione, traduzione, chiarimento e spiegazione”; in abito sociale, cerca le motivazioni e i significati delle azioni sociali degli individui e il funzionamento di un fenomeno sociale. Secondo l’ermeneutica il metodo delle scienze naturali non può essere applicato perché tratta le persone come cose, ma cose non sono. Vi sono molte scuole di pensiero che seguono un programma ermeneutico, ma possono essere individuati dei presupposti comuni: • Dimensione ontologica: la realtà è costituita attraverso l’azione e il pensiero degli uomini; non esiste realtà indipendente agli uomini —> la verità è relativa e le leggi universali sono possibilità remote • Dimensione epistemologica: vi è una stretta unità tra soggetto conoscitore e oggetto conosciuto + non è possibile produrre una conoscenza obiettiva, libera dal contesto storico-sociale e dai valori di chi osserva ed è osservato —> la sociologia non può e non deve cercare di rintracciare leggi universali • Dimensione metodologica: bisogna applicare una sorta di empatia metodologica=cercare di comprendere e ricostruire in modo corretto le motivazioni alla base degli attori sociali [sociologia di Weber e dell’interazionismo simbolico] STORICISMO TEDESCO —> dibattito XIX-XX sec riguardo lo statuto scientifico delle nuove scienze sociali Wilhelm Dilthey sostiene l’esistenza di una netta separazione tra “scienze dello spirito” e “scienze della natura”: le prime devono tener conto della soggettività e della storicità delle culture e quindi producono un sapere relativo, mentre le seconde trattano oggetti inanimati, senza storia e possono quindi costruire un sapere obiettivo —> questa posizione fu oggetto di riflessione e critica di Weber ≠ 5 MAX WEBER —> oggetti fondamentali della sua sociologia = azioni sociali che si differenziano in azioni razionali rispetto allo scopo (come raggiungere un obiettivo prefissato) e azioni razionali rispetto al valore (orientate da un ideale). Per W. la scienza è parte integrante del processo di modernizzazione e razionalizzazione, ed è necessaria per determinare la verità scientifica. La scienza moderna ha 2 caratteri essenziali: incompiutezza (la scienza è un’opera aperta senza fine) e oggettività (su fonda sull’osservazione delle cose). Le scienze dello spirito sono caratterizzate ancora di più dall’essere in divenire rispetto alle scienze naturali perché di fronte a ciò che accade nella storia dell’uomo si rinnovano le domande che reinterrogano la società; può avere una fine ma solo con la fine dell’umanità. Per W. le scienze naturali e le scienze sociali condividono lo stesso principio ispiratore ma differiscono per il ruolo dei valori nelle fasi della ricerca (aiutano il sociologo a selezionare il problema e a effettuare l’indagine) secondo il concetto di avalutatività=capacità dello scienziato di tenere in considerazione i propri valori nello scegliere cosa osservare e da che punto di vista, richiamo all’onestà intellettuale=accettare che le proprie idee possano essere smentite attraverso il confronto empirico —> qualsiasi ricerca sociale è da considerarsi parziale perché svolta a seconda della sensibilità dello studioso; la sociologia può solo indicare i mezzi per stabilire quali fini individuali e collettivi siano meglio di altri. Per Weber le caratteristiche metodologiche delle scienze sociali sono: 1. Le scienze sociali si riferiscono alla cultura intesa come insieme di valori, idee e norme + entità che consideriamo quasi come oggetti in realtà sono idee condivise e rese effettive da persone concrete (es. Stato) 2. le scienze sociali sono storiche: le azioni sociali sono mutevoli perché mutevoli sono le condizioni in cui avvengono (contesto storico). Per Weber il cambiamento storico non deve necessariamente portare ad un’emancipazione ma è un processo aperto: considera il procedere storico come il centro delle lotte e dei conflitti per affermare poteri e valori diversi 3. Le scienze sociali utilizzano la comprensione dell’azione sociale per costruire spiegazioni: la sociologia cerca di comprendere i significati, i valori e le motivazioni che gli attori sociali pongono alla base del loro agire. Una volta ricostruita una motivazione plausibile, la sociologia può cercare di spiegare causalmente il fenomeno. I modelli di spiegazione sono sempre condizionali e bisogna tenere conto degli intrecci religiosi, politici, economici… Weber teorizza gli ideal-tipi = concetti tipici delle scienze sociali attraverso cui i fenomeni empirici vengono definiti nelle loro caratteristiche ricorrenti ed essenziali, che rendono possibile la comprensione e la spiegazione sociologiche, sono attrezzi che il sociologo utilizza e migliora continuamente per studiare le realtà sociale. Possiamo distinguerne 3 categorie: • Individualità storiche: puntano a individuare le caratteristiche essenziali di grandi fenomeni situati nel tempo e nello spazio (capitalismo occidentale, città nelle società industriali) • Elementi della realtà storica che si ritrovano in un gran numero di casi concreti come potere e burocrazia • Ricostruzioni razionalizzate di insiemi di comportamenti Weber inoltre introduce un altro elemento analitico: l’effetto emergente=conseguenze non volute né prevedibili di una serie di comportamenti, all’interno di un processo storico (fenomeni che involontariamente hanno portato ad altri) INTERAZIONISMO SIMBOLICO E GROUND THEORY Crisi del funzionalismo (’60) —> si sviluppano approcci focalizzati sulla vita quotidiana e su microcontesti — > interazionismo simbolico come teoria sociale e strategia metodologica La proposta metodologica di Herbert Blumer permette di riassumere i principi metodologici di questo approccio che in buona parte si contrappone al neopositivismo • Le interazioni sociali reali sono l’“oggetto” della conoscenza sociologica: gli attori sociali costruiscono il proprio mondo sociale • La realtà sociale va studiata nei suoi contesti naturali • I concetti devono fungere da guida per la ricerca e non condizionare la veridicità delle ipotesi L’approccio di Blumer ha portato alla diffusione della Ground Theory —> strategia metodologica secondo la quale la teoria deve emergere dai dati e dalla loro codificazione e interpretazione. Questo approccio presenta una versione naturalista —> il ricercatore sociale è esterno e stipula una teoria semplificata ma precisa, e una versione costruttivista —>il ricercatore sociale stipula una teoria da concordare con altri attori sociali che studia (processo interattivo) LA RICERCA SOCIALE —> le tecniche della ricerca sociale sono l’insieme delle procedure pratiche e sistematiche da svolgere sulle osservazioni fatte e poi determinare i dati che ne conseguono. Le informazioni sono elementi raccolti attraverso l’osservazione —> vengono riorganizzate nei dati empirici attraverso cui si giunge alle conclusioni. Bisogna sempre tenere in considerazione l’approccio da utilizzare, ma indipendentemente da questo esistono 2 tipi di indagine: 1. Esplorativo-descrittive volte ad aumentare la conoscenza su un fenomeno 2. Esplicative per capire perché un avvenimento si verifica in un certo modo 6 Per l’ottenimento dei dati si può fare ricorso a 2 tipi di fonti informative: 1. Primarie: svolte dal ricercatore “on field”, in maniera diretta 2. Secondarie: il ricercatore si serve di studi di altri studiosi “on desk” Il processo di ricerca sociale è articolato in: scelta del problema, elaborazione della ricerca, raccolta dei dati, codifica e analisi dei dati, interpretazione dei risultati. I programmi di ricerca risolvono le questioni ontologiche e epistemologiche mentre le tecniche di ricerca risolvono le questioni pratiche dell’indagine. Le tecniche di ricerca possono essere di 2 tipi: • Quantitativa: tecniche basate su una matematizzazione delle informazioni che forniscono dati espressi in un linguaggio statistico. L’attore sociale viene ricondotto ad alcuni elementi analitici che vengono sottoposti al processo di ricerca seguendo l’ideale dell’esperimento=il dato scientifico viene prodotto in modo artificiale da un ricercatore distaccato dalla situa studiata • Qualitativa: si basa sull’utilizzo del linguaggio naturale e oggettivo per analizzare e descrivere il mondo sociale, senza l’uso della matematica. L’attore sociale è colto nella sua soggettività e vi è una minore distanza tra ricercatore e oggetto studiato (ermeneutica) RICERCA QUANTITATIVA canonicamente prevede: 1. Ricognizione preliminare della letteratura disponibile sul problema e discussione critica 2. scelta della teoria di riferimento du cui basare le ipotesi 3. operazionalizzazione=processo con cui si scelgono dimensioni, indicatori, indici e variabili 4. scelta dello strumento di rilevazione 5. scelta della popolazione da studiare e il suo campione 6. rilevazione tramite interviste 7. analisi statistica dei dati 8. interpretazione dei risultati e ritorno alla teoria e alle ipotesi di partenza Ogni fase si collega all’altra, il disegno segue una circolarità. La ricerca quantitativa si basa su • validità e attendibilità dei dati • rappresentatività del campione selezionato Solo se entrambi questi problemi vengono risolti, la ricerca produce risultati generalizzabili In questo tipo di ricerca lo strumento di rivelazione è il questionario a risposte chiuse, un formulario che contiene domande pre-confezionate che prevedono alternative di risposte date. Una buona ricerca quantitativa si basa sul riuscire a collegare in modo efficace il questionario alle ipotesi teoriche attraverso l’operazionalizzazione (3.): a volte non è possibile rilevare direttamente alcuni concetti, ma solo indirettamente facendo riferimento a eventi che ne indichino la presenza determinandone anche il grado attraverso gli indicatori. Una volta stabiliti, gli indicatori composti tra loro formano gli indici. Infine le variabili sono lo spazio entro cui un indice può variare e ognuna di queste può essere ricondotta a una categoria di misurazione: • Nominale: modalità qualitative, mutuamente escludenti ed è possibile solo conteggiarle (genere uomo/donna) • Ordinale: nominale+possibile ordinarle secondo una data graduatoria (titolo di studi) • A intervalli: nominale+ordinale+possibile svolgere operazioni dell’addizione della sottrazione (temperatura esterna con cala centigrada) • Di rapporti: nominale+ordinale+a intervalli+possibile eseguire moltiplicazione e divisione (peso)—>sapere il livello della variabile permette di eseguire operazioni a livello statistico La validità e l’attendibilità costituiscono il punto fondamentale della strategia di ricerca quantitativa. Validità di uno strumento di misurazione=il grado in cui le differenze di punteggio riflettono autentiche differenze tra gli individui relativamente alle caratteristiche misurate. Esistono 3 procedure per effettuare la convalida di uno strumento di misurazione: • Validità apparente: lo studioso attraverso i suoi studi determina se lo strumento è valido • Validità mediante criterio: i dati di un nuovo strumento vengono confrontati con quel di un altro già ritenuto valido • Validità per costruzione: si costruiscono due indici, se il secondo porta agli stessi risultati del primo, lo strumento è valido per la costruzione Attendibilità=proprietà per cui vi è un collegamento effettivo tra variazione della misurazione e variazione del fenomeno. Stabilirla nella ricerca sociale è molto complicato soprattutto perché la realtà cambia di continuo, dunque è difficile stabilire se la variazione dipende da un errore di misurazione o da un cambiamento reale. Una ricerca di tipo quantitativo punta a studiare fenomeni estensivi per cui bisogna prima determinare il collettivo che si vuole studiare e a cui si riferiranno le conclusioni dello studio, popolazione/universo, e poi selezionare un insieme di soggetti che sia rappresentativo di questa stessa popolazione, detto campione. Si definisce invece unità d’analisi l’oggetto vero e proprio dello studio, e unità di rilevazione il tipo di individuo rispetto al quale vengono raccolte le informazioni. Il modello di campionamento più efficiente è quello che segue le regole prescritte dalla teoria probabilistica dei campioni e dall’inferenza statistica. Esistono: • campioni probabilistici: composti da individui della popolazione con probabilità nota di essere estratti per far parte del campione —> risultati generalizzabili • campioni non probabilistici: composti da individui la cui probabilità di essere estratti per far parte del campione non è nota —> risultati non generalizzabili 7 Oggi molti oggetti culturali sono beni economici —> mercificazione della cultura ha comportato una sempre maggiore penetrazione del linguaggio e delle immagini pubblicitarie negli spazi pubblici e privati. L’influenza crescente della mercificazione ha portato le persone a quantificare il valore degli oggetti culturali in base al profitto che da essi si può trarre. SOCIOLOGIA DELLA RELIGIONE —> la sociologia mira a comprendere il mondo sociale, inclusa la religione sulla base di evidenze empiriche, tuttavia gli individui vivono la religione soprattutto attraverso la fede e i sociologi studiano la religione per capire che ruolo ricopre nella vita sociale. Ritengono che l’impatto della religione sulla vita sociale deriva dal fatto che alcuni credono nella verità della propria fede e vi adeguano il proprio comportamento. Durkheim si concentrò sulle forme più rudimentali di religione e sulle loro funzioni sociali, arrivando alla conclusione che tutte le religioni hanno in comune 3 elementi di base: credenze, pratiche rituali, comunità di praticanti. Per lui la credenza più importante è la suddivisione delle cose in “sacre” e “profane”, dove il sacro è qualcosa da trattare con rispetto e timore reverenziale, mentre il profano è il mondo comune della vita quotidiana e ciò che rende speciale il sacro è la sua distinzione da esso. Il sacro è incorporato nelle pratiche rituali, ossia azioni simboliche che contribuiscono a sviluppare un vincolo emotivo tra i partecipanti e quasi sempre fini a se stessi. Credenze e pratiche vengono sviluppate e tramandate tramite comunità di credenti che condividono una fede. Quando si trasforma in un’organizzazione religiosa più formale diventa una chiesa, che spesso include sottogruppi di diverso orientamento (confessioni). Una piccola fazione dissidente di una chiesa, che promuove credenze e pratiche nuove è definita setta. Le comunità religiose consolidate definiscono culti le piccole comunità religiose con credenze e pratiche in contrasto con la cultura dominante. Durkheim fornisce una definizione sociologica della religione: un sistema unificato di credenze e pratiche rituali relative al sacro che associa le persone in una comunità morale. Non viene preso in considerazione il teismo (=convinzione che esistano una o più divinità personali) perché la religione deve includere un’idea del sacro ma non necessariamente anche quella di una divinità. La religione risponde a una serie di funzioni: • Promuove la solidarietà sociale: i seguaci di una religione spesso si considerano membri di un gruppo favorito il che li differenzia dagli esterni, promuovendo una solidarietà interna • La religione è una forma di controllo sociale poiché le organizzazioni religiose possono avere un ruolo importante nella socializzazione: i seguaci devono aderire a un codice etico e queste regole vengono promosse sia nelle attività religiose che nei testi sacri determinando un forte controllo da parte in quanto i seguaci ritengono queste regole di emanazione divina • La religione può fornire ai credenti vasti benefici di natura sociale e psicologica attenuando paure e ansie su temi angosciosi e può dare la forza a chi si trova in situazioni difficili: offre una guida pratica alla vita quotidiana, riducendo il peso delle scelte quotidiane • La religione può motivare l’azione sociale: i valori e i principi appresi attraverso essa possono indurre le persone ad agire in campo sociale —> la religione può anche essere disfunzionale: può portare all’intolleranza verso altre credenze e può alimentare il conflitto Per D. le persone creano divinità e religioni per dare una forma trascendente ai valori condivisi di una società che nel loro insieme lui denomina coscienza collettiva. Siccome questi valori cambiano da una cultura all’altra, anche divinità e religione subiscono delle trasfigurazioni, ma molte condividono delle norme e dei messaggi di fondo come l’etica della reciprocità (trattare gli altri come vorresti essere trattato), che esiste in tutte le religioni. Il sacro rappresenta i valori condivisi di una società e di conseguenza le religioni insegnano qualche variante di alcuni principi (Dio è più potente, è ovunque, dobbiamo rispettare le sue regole…). Per D. la religione è il culto di una società per se stessa. I fedeli attribuiscono poteri mistici alla propria fede. KARL MARX: RELIGIONE OPPIO DEI POPOLI “É l’uomo a creare la religione e non la religione a creare l’uomo, è una felicità illusoria la cui abolizione presuppone la felicità reale”. Marx afferma che la religione offre un falso conforto ai credenti, un sollievo temporaneo a una vita di dolore e oppressione ma non fa nulla per affrontare le condizioni che la producono. Ritiene che i detentori del potere manipolino la religione al fine di utilizzarla per gli interessi della classe dominante, assicurando la sottomissione degli oppressi; non promuove il cambiamento sociale nel mondo reale ma li induce a immaginare un mondo dove troveranno sollievo solo dopo la morte. Per Marx la religione rappresenta un problema, una forma di “falsa coscienza” che impedisce alle persone di riconoscere la vera fonte della propria infelicità. Dagli anni ’60 venne creata la teologia della liberazione, una forma di cristianesimo volta a combattere la povertà e le altre forme di ingiustizia sociale, scomunicata dalla Chiesa. PETER BERGER “La religione rappresenta in primo luogo un tentativo di creare una realtà significativa in cui vivere” =la religione ci aiuta a dare un senso alla nostra vita e a mettere ordine in un mondo caotico, funge da “scudo contro il terrore”, dal pericolo della mancanza di significato, difende l’individuo che si perde in un mondo dominato dal disordine. La religione funziona meglio quando tutti i membri di una società condividono la stessa interpretazione —> un singolo protegge tutti quanti 10 MAX WEBER studiò la relazione tra le varie religioni e la vita economica: alcuni valori religiosi contribuirono involontariamente all’ascesa del capitalismo e dell’industrializzazione. I calvinisti consideravano il successo economico un segno di salvezza del favore divino. Weber definisce questa credenza etica protestante (guadagnare e risparmiare) —>spirito del capitalismo. Uno dei contributi principali di Weber sta nella spiegazione del processo che ha portato alla razionalizzazione della società, accompagnata dal declino della religione. Previde le conseguenze negative della razionalizzazione: “gabbia d’acciaio” (—>burocrazia) e la sempre maggiore influenza del denaro + disincanto personale: le religioni nascono dall’assunto che la vita abbia un significato e dalla promessa di renderlo accessibile e comprensibile, ma la scienza non si pronuncia sul tema del significato —> forse la vita non ha significato finché gli individui non lo creano: l’inesistenza di Dio rende l’individuo libero (forse troppo) e con gravi responsabilità che non riesce a sopportare e che lo portano a cercare conforto nella religione. RICERCA DI DIO: negli ultimi anni la religione è diventato un prodotto “venduto” da organizzazioni religiose che si contendono i fedeli, ma poiché le istituzioni religiose tradizionali non si sono quasi mai adattate alle nuove condizioni sociali e ai nuovi “gusti” dei consumatori, le grandi religioni hanno avuto un calo di fedeli. In alcuni paesi la risposta è stata la crescita di religioni innovative, offrendo una più ampia scelta che rende più probabile trovarne una in linea con i propri bisogni. Per alcuni ricercatori l’ampia scelta rende più religiosa la società, mentre per altri il fatto che possa essere assimilata a un bene di consumo ne conferma il declino. Le organizzazioni religiose di oggi si impegnano in attività che vano oltre la relazione tra individuo e soprannaturale, mirano a promuovere valori morali —> molti equiparano la religione all’etica personale e al comportamento morale. L’influenza della religione sta scemando? —> SECOLARIZZAZIONE=perdita di rilevanza sociale delle credenze, delle pratiche e delle istituzioni religiose. L’influenza della religione si è ridotta a causa della modernità [tesi della secolarizzazione], ma quasi tutti i sostenitori di questa tesi non prevedono la scomparsa della religione, solo un calo. La secolarizzazione cambia fa un periodo storico all’altro e da una cultura all’altra, è più pronunciata nelle società più ricche e meno pronunciata in società meno moderne. • Livello macrosociologico: con la modernità vita pubblica e vita privata sono venute a distinguersi sempre di più, e la religione è diventata sempre più una questione privata, riducendo la propria influenza sulla società • Livello mesosociologico: le persone si sono riunite in culture diverse, con idee differenti e contraddittorie riguardo la religione: i gruppi religiosi sono diventati più simili ad altri movimenti sociali che si connettono i fedeli e cercano di influenzare il dibattito politico e morale • Livello microsociologico: la secolarizzazione è la perdita di rilevanza della religione nella vita quotidiana delle persone Oggi la crescita degli ideali di uguaglianza, libertà individuale e rispetto delle diversità ha indebolito ulteriormente l’autorità religiosa tradizionale. Ne è derivata un’ascesa dell’umanesimo secolare = un sistema di credenze che enfatizza la moralità e il processo decisionale basato sulla ragione, sull’etica e sulla giustizia sociale piuttosto che sulla dottrina religiosa. Si è sviluppata una religione civile = credenze comuni e pratiche rituali che uniscono le persone in una società secolare dove i simboli e i rituali sacri sono rappresentati da bandiere, inni nazionali, medaglie di guerra. • A livello macrosociologico, nelle società moderne l’influenza della religione è diminuita: le autorità religiose prendono posizioni sulle questioni sociale, ma non sono più il punto di riferimento principale • A livello mesosociologico molte confessioni competono sul “mercato religioso” • A livello microsociologico il numero di praticanti negli ultimi anni è costantemente diminuito FONDAMENTALISMO=movimento religioso che predica una stretta adesione ai principi tradizionali in tutti gli aspetti della vita sociale —> rifiuto del pensiero moderno Il termine deriva da una serie di manifesti religiosi pubblicati dai protestanti conservatori (1910) e originariamente si opponeva più ad altre sette che al mondo secolare. A seguito del processo Scope (1925) vennero emarginati dalla società, riemergendo negli anni ’70, politicamente attici e con molto consenso. I fondamentalisti cristiani di oggi rifiutano la teoria scientifica e dell’evoluzione e condannano l’aborto, l’omosessualità e l’uguaglianza di genere. I fondamentalisti islamici ostacolano l’esportazione della cultura occidentale nelle società mussulmane. Può la visione del mondo fondamentalista, che si basa su credenze assolutiste, essere compatibile con un sistema democratico fondato sulla libertà individuale e sulla tolleranza? In Europa si discute sugli immigrati mussulmani, alcuni dei quali fondamentalisti, che vorrebbero introdurre elementi della loro cultura e che hanno la propensione a usare la violenza come mezzo di promozione della loro causa. La violenza non è intrinseca al fondamentalismo religioso e secondo alcuni studiosi quella dei fondamentalisti islamici è una reazione all’ambiente politico. Il futuro del fondamentalismo non è chiaro: alcuni sociologi vedono la sua rinascita come un fenomeno a breve termine (ultima resistenza alla modernizzazione), altri ritengono che modernizzazione e secolarismo creino continuamente situazioni alienanti che alimentano il fondamentalismo. 11 Capitolo 5 - Potere, azione sociale e strutture La vita sociale prevede dei modelli ricorrenti di comportamento=struttura sociale, vincola il comportamento sociale ponendo dei limiti, ma allo stesso tempo lo agevola dando dei modelli. Si conserva comunque una capacità d’azione=fare le proprie scelte indipendentemente dai vincoli sociali. La struttura sociale è caratterizzata da rapporti di potere=meccanismo sociale ambivalente: è necessario affinché la struttura sociale funzioni, l’azione collettiva può metterlo in discussione portando al mutamento della struttura sociale e al cambiamento dei rapporti di potere. • livello microsociologico: interazione tra due persone o piccoli gruppi • livello mesosociologico: struttura di un’organizzazione come la scuola • livello macrosociologico: struttura di disuguaglianza tra Paesi in via di sviluppo e industrializzati Il ragionamento sociologico aiuta a capire sia come la struttura sociale influenza la vita quotidiana. sia come le azioni individuali influenzano la struttura sociale. La struttura sociale è costituita da comportamenti ripetitivi=routine—> alla base delle istituzioni sociali (governo, scuole, imprese) che sono i luoghi dove si sviluppano queste routine. In assenza di modelli predefiniti non sapremmo cosa aspettarci o come comportarci. A livello individuale non possiamo modificare i modelli, ma secondo l’analisi sociologica questi modelli di comportamento non sono naturali, immodificabili perché prodotto dell’azione umana. Le strutture sociali variano con il tempo e da una cultura all’altra e uno dei modi più efficaci per capirla è confrontandola con altre (ruolo genitoriale, pratiche educative, aspettative di genere). La struttura sociale nasce dall’attività quotidiana dei membri di una società. I sociologi usano due termini per descrivere il legame tra una persona e l’altra e con i modelli: • Status=posizione che può essere occupata da un individuo in un sistema sociale. Può essere ascritto (ci viene assegnato fin dalla nascita) o conseguito (ottenuto volontariamente, per effetto dei nostri sforzi) • Ruolo=comportamento atteso associato ad un determinato status; si modifica col tempo La struttura sociale incide sul nostro comportamento infatti adottiamo determinati ruoli a seconda delle situazioni sociali e man mano che li esercitiamo ci integrano in istituzioni e strutture sociali. I ruoli condizionano la nostra vita chiarendo ciò che ci si aspetta da noi, ma queste aspettative non sono rigide e non impongono comportamenti determinati. Tuttavia esistono dei limiti come le norme che se violate possono privarci temporaneamente del nostro status. Gli status e i ruoli sono coinvolti anche nel modo in cui la struttura interagisce con il potere, producendo disuguaglianza Simmel: i membri di una società interagiscono regolarmente con modalità che si consolidano in modelli, che si protraggono nel tempo diventando routine. Simmel ritiene che le interazioni micro- sociologiche costituiscano le fondamenta di una società. Per esaminare le interazioni sociali a livello microsociologico, il metodo più usato è l’etnometodologia =approccio che esamina i metodi usati dalle persone per dare significato alle proprie attività quotidiane; gli etnometodologi ritengono che la struttura sociale esista perché noi la creiamo continuamente, attraverso la routine quotidiana Harold Garfinkel —> “breaching experiments” = situazioni sociali controllate in cui le persone coinvolte violano intenzionalmente le regole sociali, ignorando norme e comportamenti consolidati Possono essere molto informativi sui modelli di comportamento che regolano le interazioni tra individui. A livello mesosciologico la struttura sociale può essere analizzata attraverso le organizzazioni all’interno delle quali viviamo, come scuole, famiglie, imprese ecc. La struttura organizzativa detta le regole, formali e informali, e le routine che disciplinano l’attività quotidiana nelle organizzazioni —>ruoli che le persone ricoprono in vari ambiti, ogni gruppo ha norme e aspettative. Le regole informali comprendono gli accordi tra membri del gruppo, la suddivisione dei compiti. A livello macrosociologico la struttura sociale è osservabile nei modelli di comportamento di una società attraverso la prospettiva funzionalista —> interrelazione tra le istituzioni: le strutture sociali hanno funzioni specifiche che soddisfano i bisogni della società nel complesso. Al centro di questa prospettiva c’è il concetto di equilibrio=bilanciamento tra varie strutture che mantiene la stabilità sociale, se una componente si modifica le altre dovranno adattarsi. I funzionalisti cercano di capire come operano le diverse parti che e che ruolo hanno le varie strutture. Talcott Parsons —> integrazione sociale=processo mediante il quale i valori e le strutture sociali uniscono le persone all’interno di una società. Es: le funzioni economiche del lavoro sono evidenti, ma le funzioni sociali? Il lavoro comporta una routine che dà stabilità e prevedibilità alla vita quotidiana, promuove il senso di responsabilità e la capacità di andare d’accordo con gli altri. Secondo i funzionalisti, dal momento che le istituzioni sociali sono interdipendenti, il loro equilibrio è precario per definizione —> cambiamento in una comporta un cambiamento anche per le altre 12 Capitolo 6 - Interazioni sociali, gruppi e socializzazione La vita sociale è caratterizzata da interazioni faccia a faccia e secondo l’interazionismo simbolico la nostra comprensione del mondo ha origine dal concentrarsi su questo tipo di incontri: Cooley e Mead sostennero che le interazioni sociali sono fondamentali per lo sviluppo del nostro Sé. La socializzazione ci permette di assumere le prospettive degli altri e determinare il significato delle loro azioni. Questo metodo è essenziale per interagire e formare gruppi sociali. Gli esseri umani hanno creato le lingue, realizzano continuamente immagini e utilizzano gesti, ma per poter interagire con gli altri devono concordare con loro il significato di questi simboli. • Linguaggio condiviso: senza terreno comune di un significato condiviso l’interazione sociale è disorientante=non ci si capisce. Anche quando il linguaggio è condiviso possono esserci parole o espressioni non comprese —> gergo, parte comune delle subculture. • Conoscenza condivisa: quando più persone interpretano allo stesso modo conoscenza, realtà o un’esperienza, i sociologi parlano di intersoggettività. I membri di una società hanno una prospettiva comune che permette loro di capire come gli altri vedono il mondo e il funzionamento della vita quotidiana basa sull’interpretazione condivisa delle persone di quella che è la natura della realtà. Gli elementi condivisi della cultura costituiscono un terreno comune che facilita le interazioni. I sociologi affermano che la realtà viene socialmente costruita. William Thomas contribuì a sviluppare il concetto della necessità di interpretare una situazione sociale prima di agire —> teorema di Thomas: la nostra interpretazione influenza la nostra azione; ci aiuta a capre come le interpretazioni di una situazione diano forma all’interazione sociale (uomo che elemosina—>dargli o meno soldi). Questo teorema aiuta anche a capire il funzionamento degli stereotipi=generalizzazioni esagerate, distorte o non vere su categorie di persone, che non tengono conto della specificità di ogni individuo. Gli stereotipi creano un senso di realtà e possono avere pesanti conseguenze. Peter Berger e Thomas Luckmann hanno riassunto il processo attraverso il quale le persone costruiscono la realtà sociale in 3 passi: 1. Esternalizzazione: le persone creano la società attraverso una continua attività fisica e mentale per assicurare un ambiente stabile in cui poter vivere (stabilire amicizie) 2. Oggettivazione: la società non appare creata dall’essere umani, ma naturale, inevitabile e al di fuori del controllo delle persone 3. Interiorizzazione: processo attraverso cui apprendiamo la cultura della nostra società e determiniamo la nostra visione del mondo. In questo processo gli esseri umani si fanno influenzare dalle proprie creazioni, che diventano prodotti sociali —> Le persone creano strutture e istituzioni sociali come famiglia, scuola e governo, trattandole come entità socialmente costruite, oggettivamente reali. L’interazione prende forma anche attraverso status sociali, ruoli e modelli di comportamento che costituiscono la struttura sociale. STATUS=posizione che può essere occupata da un individuo in un sistema sociale—>status set è l’insieme degli status di un individuo. Una categoria di status è uno status sociale che le persone possono avere in comune. RUOLO SOCIALE=insieme dei comportamenti attesi che si associano ad un particolare status. Dal momento che tutti ci destreggiamo continuamente tra i vari ruoli associati ai vari status che occupiamo, quando le aspettative associate a ruoli diversi si scontrano avviene un conflitto inter-ruoli. Quando invece le aspettative associate a un singolo ruolo competono le une con le altre si ha un conflitto intra-ruoli. I ruoli ci connettono alle altre persone e la loro interconnessione da vita una rete di relazioni sociali che è alla base della struttura sociale. I sociologi talvolta ricorrono all’approccio drammaturgo alla realtà sociale=approccio allo studi delle interazioni sociali che attraverso la metafora della vita come teatro. Nella vita reale le aspettative culturali determinano il contenuto di un ruolo sociale: il costume, il linguaggio e le emozioni appropriate sono le risorse che gli “attori” hanno a disposizione per interpretare il ruolo. In quanto attori sociali siamo inoltre impegnati nella gestione delle impressioni (pubblico): attraverso la nostra interpretazione cerchiamo di controllare l’immagine che gli altri hanno di noi. RETI SOCIALI=insieme dei legami sociali che collegano le persone le une alle altre. Comprendere i modelli di associazione nelle reti sociali ci aiuta capire come le persone sono integrate nella società. Le reti variano a seconda delle caratteristiche di chi ne fa parte, della distanza fisica fra i membri e del tipo di interazione fra loro. Secondo il principio dell’endogamia sociale il contatto sociale avviene soprattutto tra persone simili quindi è più probabile che nella nostra rete si trovino persone simili a noi. 15 La vita sociale comporta qualcosa di più delle semplici interazioni sociali: le persone interagiscono secondo modelli che danno vita a piccoli gruppi o organizzazioni e si è parte integrante di questi attraverso la continua partecipazione. I gruppi sociali sono un insieme di persone che interagiscono abitualmente le une con le altre e sono consapevoli del loro status di gruppo folla. I sociologi li classificano in funzione della loro natura e dell’intensità della loro azione: • Gruppi primari: formati da persone che hanno contatti regolari, relazioni durevoli e un significativo legame emotivo (famiglia); possono avere un forte impatto sulla vita di una persona • Gruppi secondari: formati da persone che interagiscono in modo relativamente impersonale, in genere per eseguire un compito specifico (colleghi di lavoro) + Gruppi di riferimento=gruppi con i quali scegliamo di misurarci, possono influenzare le nostre scelte anche se non ne facciamo parte. Per Georg Simmel la dimensione di un gruppo ha effetti importanti sulle sue dinamiche interne: una diede è il più intenso tipo di relazione sociale, in una triade l’attenzione dei membri è divisa perché le interazioni possibili sono di più e possono quindi nascere dei conflitti. GRUPPI PRIMARI: Famiglia=due o più individue uniti dalla nascita o da un vincolo sociale, che condividono risorse e mantengono forti legami emotivi. È un’istituzione sociale fondamentale. • Reti familiari: la famiglia nucleare è composta dei genitori e dai loro figli, la famiglia estesa comprende anche altri parenti come nonni, zii, cugini + famiglie allargate • Matrimonio=relazione sociale che crea legami familiari, formalizzata da un contratto o una cerimonia. Convivenza come matrimonio ma senza formalizzazione • Eleggibilità matrimoniale: limitazione del matrimonio, per legge o per costume, a persone della stessa categoria sociale (endogamia), matrimonio tra persone di diverse categorie sociali (esogamia) • Matrimoni combinati sulla base della convivenza economica o dello status sociale, quasi tutti con interferenza di genitori o considerazioni di natura pratica che predominano sui sentimenti • Forme di matrimonio: monogamia=un solo partner, poligamia=più coniugi (poliginia/poliandria) GRUPPI SECONDARI: Organizzazioni=gruppi aventi una struttura formale e costituiti per adempiere a particolari compiti. Le dimensioni influiscono sulla struttura organizzativa e il modo di operare: quando sono piccole non necessitano di un leader formale Burocrazia=sistema gerarchico amministrativo avente regole e procedure formali, utilizzato per gestire organizzazioni. Condividono delle caratteristiche fondamentali che consentono alle burocrazie di coordinare le attività e che se venissero a mancare smetterebbero di funzionare: • Divisione del lavoro: non tutti possono fare tutto • Gerarchia di autorità e responsabilità: struttura piramidale con potere concentrato al vertice • Impersonalità —> difficile fare eccezioni • Regole scritte e archivi —> Lati negativi: frammentazione dell’autorità, valanga di scartoffie. L’eccesso di burocratizzazione può essere controproducente Le organizzazioni possono avere culture distinte che influenzano il modo in cui sono strutturate e il modus operandi. L’ambiente organizzativo è costituito da fattori esterni all’organizzazione ma che ne influenzano l’operato (norme, economia, tecnologia). Le organizzazioni si collegano ad altre in una struttura a rete. Le persone che appartengono a gruppi/organizzazioni hanno gradi di potere diversi —> disuguaglianza I gruppi possono esercitare una notevole influenza sulle azioni dei singoli membri, ottenendo obbedienza e sottomissione con svariati mezzi. IN-GROUP=gruppo sociale con il quale una persona si identifica —> senso collettivo OUT-GROUP=gruppo sociale verso il quale una persona ha sensazioni negative, i cui membri sono considerati inferiori —>Il cameratismo può facilmente trasformarsi in un senso di superiorità verso coloro che non fanno parte del nostro gruppo: in-group e out-group provocano tensioni e rivalità, lotte per il potere. CONFORMISMO=pensiero acritico tramite il quale le persone rafforzano il consenso anziché porsi domande o analizzare il problema. Chi si conforma al pensiero di gruppo ignora le prove o le idee che contraddicono il suo pensiero e quello degli altri membri del gruppo: tanto più simili sono i membri, tanto più è probabile che accettino le affermazioni della maggioranza. Caratteristica importante di qualsiasi organizzazione è la struttura del potere: nelle burocrazie formali le persone hanno potere su chi è sotto di loro e sono soggette all’autorità di chi sta sopra. Roberto ≠ 16 Michels coniò il termine legge ferrea dell’oligarchia per descrivere il consolidamento del potere al vertice delle organizzazioni burocratiche. Affermava che le burocrazie collocano troppo potere nelle mani di chi è al vertice e questi pochi prescelti ne fanno un pessimo uso mentre chi è al di sotto non ha il potere di sfidarli pur disapprovandoli. La disuguaglianza delle organizzazioni gerarchiche può portare i lavoratori a impegnarsi per modificare l’equilibrio del potere (promozione). Organizzazione scientifica del lavoro [Frederick Taylor] o taylorismo = processo di dequalificazione dei lavoratori generici e di ottimizzazione dell’efficienza del luogo di lavoro mediante uno studio calcolato: dividere la produzione in processi sempre più semplici in modo che si potesse assegnare a ciascun operaio un compito specifico —> maggiore efficienza. Questo processo incontra delle limitazioni: i lavori professionali tendono a basarsi sulla conoscenza e i dipendenti devono reagire a mercati in rapida evoluzione. Ne deriva un sistema d’impiego che riflette il sistema delle classi, in base al quale coloro che hanno conoscenze specializzate godono di maggiore autonomia e flessibilità. SOCIALIZZAZIONE=processo mediante il quale le persone vengono a conoscere le norme basilari, i valori, le credenze e i comportamenti appropriati nella loro cultura. • Socializzazione primaria: intrapresa nell’infanzia, attraverso la quale diventa un membro della società, influenzata dalla classe sociale e dalla struttura della famiglia • Socializzazione secondaria: processo che introduce un individuo già socializzato in nuovi settori del mondo oggettivo della sua società —> acquisizione delle conoscenze necessarie allo svolgimento di un determinato ruolo I vettori fondamentali sono interiorizzazione e apprendimento, tramite i quali un individuo incorpora i contenuti della socializzazione in modo da renderli scontati. Il processo di socializzazione è guidato da agenti di socializzazione=persone e gruppi che ci trasmettono la nostra cultura FAMIGLIA—>primo agente di socializzazione primaria all’interno della quale gran parte degli individui impara le abilità fondamentali e importanti valori. Insegna ai bambini norme, valori, credenze, aspettativa e comportamenti basilari della loro cultura. In una società i metodi educativi possono variare in base alla cultura, riflettendo la struttura sociale e i valori diversi accrescono la possibilità che i bambini finiscano per avere lo stesso genere di lavoro dei genitori, riproducendo una disuguaglianza strutturale preesistente. SCUOLA—>prima esperienza prolungata di contatto con il mondo sociale esterno. In questo ambiente imparano a interagire con gli altri e a far parte di un gruppo. Le scuole preparano i bambini ai futuri ruoli nella società fornendo istruzioni in molti campi e trasmettendo un curriculum nascosto, ossia lezioni implicite sul comportamento corretto I MEDIA—> il loro ruolo è diventato sempre più significativo, soprattuto nei paesi industrializzati. Oggi, nelle nazioni sviluppate i bambini apprendono morale e valori da media commerciali. Hanno pesantemente alterato la socializzazione dei bambini: la televisione gli ha dato accesso a idee e situazioni tipiche degli adulti facendo sfumare il confine tra infanzia e età adulta GRUPPO DEI PARI=gruppo di persone che condividono status sociale e interessi. Può influenzare lo sviluppo e il comportamento di un individuo, soprattutto dei bambini e degli adolescenti, dando loro l’opportunità di sperimentare valori, credenze e comportamenti diversi da quelli dei loro genitori. Esistono diversi tipi di gruppi dei pari: alcuni informali (amici), altri più formali (colleghi di lavoro). LUOGO DI LAVORO—>dove avviene la socializzazione professionale=apprendimento di norme informali associate a un tipo di impiego. È una delle funzioni più significative delle università o dei tirocini professionali RELIGIONE—>agente di socializzazione più esplicitamente dedito all’insegnamento di valori e credenze. Fino al xx secolo le istituzioni religiose esercitavano un’enorme influenza su ogni aspetto della vita, pian piano ha subito un declino. Per i credenti può essere un agente socializzante di particolare importanza, in quanto basa i propri precetti su testi considerati sacri e per qualcuno persino infallibili. ISTITUZIONI TOTALI=strutture inglobanti nelle quali un’autorità regna su ogni aspetto della vita di una persona. Goffman ne identifica 5 tipologie generali: 1. Istituzioni che si occupano di persone definite incapaci e innocue (orfanotrofi, case di riposo) 2. Istituzioni che si occupano di persone che non sono in grado di badare a se stesse e che possono involontariamente rappresentare una minaccia alla comunità 3. Istituzioni create per proteggere una comunità che coloro che le autorità ritengono un pericolo 4. Istituzioni fondate su un compito specifico che richiede l’impegno totale dei partecipanti 5. Istituzioni tipo monasteri e conventi, “distaccate dal mondo” Le istituzioni totali condividono delle caratteristiche: tutti gli aspetti della vita quotidiana si svolgono sotto la guida della stessa autorità (staff): gli “internati” sono trattati tutti allo stesso modo e subiscono il 17 SEGREGAZIONE: mantenere socialmente e fisicamente separati i diversi gruppi sociali, attribuendo loro gradi differenti di potere e prestigio [Zygmunt Bauman—>strategia antropoemica] come nel caso dell’oppressione degli afro-americani negli Stati Uniti GENOCIDIO: eliminazione sistematica di un gruppo di persone sulla base di razza, etnia, nazionalità, religione. È il tentativo, da parte del gruppo maggioritario, di eliminare il gruppo minoritario. I gruppi minoritari possono reagire al predominio del gruppo maggioritario in vari modi: • RITIRO: allontanamento fisico volontario come risposta alle forme peggiori di oppressione e segregazione • INTEGRAZIONE: fusione con il gruppo dominante e abbandono, da parte dei migranti, dei propri usi e costumi per adeguarsi a valori, stili di vita e norme della maggioranza. Speculare all’assimilazione • ADOZIONE DI UN ALTRO CODICE [Elijah Anderson]: strategia di adeguarsi alle aspettative sociali della maggioranza creando un’autopresentazione “di facciata”, pur mantenendo un’identità “segreta” più autentica (vestirsi “da bianchi”) • RESISTENZA: presa di posizione attiva a livello individuale e collettivo contro la discriminazione Le teorie socio-psicologiche cercano di capire come le persone sviluppano le proprie opinioni sulla disuguaglianza. Secondo il teorema di Thomas le caratteristiche sociali che vengono definite come reali avranno effetti reali, quindi uno stereotipo largamente accettato può diventare la base di atteggiamenti preconcetti certo i membri di un out-group. Strettamente legato a stereotipi e pregiudizio è il concetto di etnocentrismo=giudicare una cultura diversa utilizzando gli standard della propria con presunzione di superiorità. Una visione etnocentrica può generare xenofobia=irragionevole timore o odio per stranieri o persone con cultura diversa. Il relativismo culturale, al contrario, è la pratica di comprendere una cultura diversa attraverso i suo stessi standard. Non richiede di adottare o accettare idee e pratiche di un’altra cultura. L’inuguaglianza etnica e razziale si produce e si rinforza con la discriminazione istituzionale che deriva dall’organizzazione strutturale, dalle politiche e dalle procedure di istituzioni come governo, imprese e scuole, ed è estremamente efficace poiché coinvolge ampie fasce della popolazione. Le interpretazioni sociologiche del pregiudizio e della discriminazione oscillano tra due tradizioni teoriche: quelle che enfatizzano l’impatto della culture e quelle che enfatizzano il peso degli interessi materiale —> la socializzazione induce spesso i ragazzi a stringere legami con i membri del proprio gruppo e i bambini assimilano gli stereotipi e sviluppano pregiudizi già dai 3 anni, senza prima comprenderne il significato o la rilevanza. —> il pregiudizio e la discriminazione vengono talvolta spiegati facendo riferimento agli interessi del gruppo, che si focalizzano sulle modalità di competizione tra i gruppi per risorse scarse (lavoro o case popolari). Questa competizione può portare a un conflitto e alla discriminazione di un gruppo da parte di un altro come mezzo per ottenere un vantaggio su di esso La split labour market theory afferma che i conflitti etnici e razziali emergono spesso quando due gruppi di etnia o razza differente competono per gli dardi posti di lavoro. Datori di lavoro, lavoratori ben pagati e lavoratori sottopagati formano 3 gruppi con interessi distinti: i datori di lavoro assumono operai sottopagati per massimizzare i profitti, creando un conflitto tra lavoratori ben pagati, che vengono estromessi, e lavoratori sottopagati che li rimpiazzano. —> In generale, i membri di un gruppo possono vedere in quel di un altro una minaccia: il capro espiatorio è un individuo o un gruppo falsamente accusato di aver creato una situazione negativa. MULTICULTURALISMO=riconoscimento, valorizzazione e protezione delle distinte culture etnico-nazionali che formano una società. È uno dei modelli che risponde alla sempre maggiore eterogeneità culturale e alla crescita delle identità multietniche e multirazziali. Le società multiculturali accettano e accolgono le differenze di lingua, religione, costumi, tradizioni e credenze. Capitolo 8 - Genere e sessualità SESSO=distinzione biologica tra femmine e maschi GENERE=aspettativa culturali socialmente costruite che si associano alle donne e agli uomini —>La biologia ci rende maschi e femmine, la cultura ci insegna ad essere uomini e donne. Quasi tutte le donne possono partorire, i maschi no; gli uomini non possono indossare la donna—>limitazione tipica della differenza di genere, basata sulla cultura Le distinzioni tra sesso e genere non sono sempre nette e alcuni studiosi ritengono che le differenze sessuali biologiche influenzino il comportamento sociale. Biologicamente parlando il sesso si determina al concepimento: XX=femmina, XY=maschio. I cromosomi contribuiscono a determinare lo sviluppo fisico e quindi anche le distinzioni tra i sessi: 20 caratteri sessuali primari (genitali e organi riproduttivi) e secondari (seno, pelo), differenze sessuali assolute (riproduzione, mestruazioni) e relative (differenza nel numero di ormoni). Alcuni persone possono essere inter-sessuate=con un’anatomia sessuale o riproduttiva mista. Quasi tutte le differenze che associamo a uomini e donne sono prodotte culturalmente e non hanno base biologica: ci insegnano le aspettative della nostra cultura riguardo al genere. IDENTITÀ DI GENERE=identificazione di una persone in donna, in uomo o in una combinazione dei due. È prevalentemente appresa —> la biologia non determina l’identità di genere. ESPRESSIVITÀ DI GENERE=comunicazione dell’identità di genere di una persona agli altri attraverso il comportamento, l’abbigliamento, l’acconciatura e altri mezzi. Identità ed espressione di genere non coincidono necessariamente con il dato biologico —> transgender =individui che si identificano con un genere diverso da quello associato al loro sesso. Alcuni diventano transessuali=persone che si sottopongono a interventi di ricostruzione degli organi sessuali per modificare il proprio aspetto fisico. Le idee sul genere e le relative pratiche variano nel tempo e nelle diverse culture. Il movimento femminista ha sempre portato avanti l’idea che non ci sia solo un modo di essere donna, ma esistono femminilità diverse. Per quanto riguarda la maschilità, differenti sottoculture hanno diverse norme sociali e diverse aspettative per il comportamento e per gli atteggiamenti “virili”. In una determinata società o gruppo, la costruzione del maschile viene assunta come strettamente legata a quella del femminile e viceversa. Raewyn Connel ha proposto il concetto di ordine di genere=insieme delle relazioni, norme e rappresentazioni che danno forma a determinati modi di essere del maschile e del femminile in una società: • Lavoro —> divisione sessuale del lavoro sia nella sfera pubblica che in quella privata • Potere —> rapporti di autorità e le gerarchie che si costruiscono nelle istituzioni sociali • Catessi —> dinamica dei rapporti intimi, affettivi, sessuali Connel sottolinea che ogni società produce una maschilità egemone, una femminilità enfatizzata e una serie di maschilità e femminilità subordinate. Gli uomini hanno sempre definito le caratteristiche maschili come superiori e più desiderabili rispetto a quelle femmina, promuovendo il SESSISMO=ideologia per cui un sesso sarebbe superiore all’altro. La maggior parte dei ragazzi impara a non comportarsi come le ragazze: una cultura che incoraggia i ragazzi ad essere diversi dalle ragazze insegna loro che le caratteristiche associate alle ragazze sono indesiderabili. Come etnia classe sociale, anche il genere comporta relazioni sociali e dinamiche di potere tra diversi gruppi di persone, in questo caso uomini e donne (uomini spesso con più potere) Il genere deve essere appreso tramite la socializzazione: uomini e donne si conformano alle aspettative culturali di genere che hanno appreso. Come tutti i costrutti sociali, il genere non è fisso, ma non siamo liberi di reinventare il genere senza conseguenze e a chi viola le aspettative di genere, strutture sociali come la scuola, la famiglia o il lavoro possono applicare sanzioni negative o punizioni. RUOLO DI GENERE=insieme di aspettative relative al comportamento e agli atteggiamenti che si basano sul sesso di una persona. Contribuiscono a formare la nostra identità influenzando: • Abbigliamento: quali capi sono appropriati? • Attività: chi cuce un lavoro a maglia? chi usa attrezzi elettrici? • Comportamenti e emozioni: chi dovrebbe essere affettuoso e chi duro? • Aspirazioni: che tipo di futuro dovrei volere? Zimmerman e West affermano che il genere viene creato attraverso il processo di costruzione dell’identità di genere—>produzione del genere tramite le interazioni che prendono forma in determinati ambiti sociali. INTERAZIONI INDIVIDUALI: es. lo studente maschio che tiene aperta la porta alla studentessa è uno dei modi con cui le distinzioni di genere di riproducono nella vita quotidiana. Queste azioni rafforzano il concetto che le differenze di genere sono naturali —> il genere non è chi siamo ma piuttosto cosa facciamo=ci si comporta in base alle aspettative apprese tramite la socializzazione. Le persone costruiscono socialmente l’identità di genere in una serie di situazioni come le decisioni quotidiane per le coppie (chi fa cosa, chi decide cosa) INTERAZIONI NELLE ISTITUZIONI: il genere viene imposto nel contesto delle strutture sociali e delle istituzioni. Il genere contribuisce anche alle differenze nelle relazioni di potere (uomo più autoritario) [es. medici uomo/donna-infermiere] 21 FAMIGLIA: è l’ambiente sociale che probabilmente ha l a massima influenze sulla nostra percezione di genere. Fin dalla nascita gli adulti vedono i bambini attraverso il genere e trattano i neonati diversamente a seconda del sesso, avviando il processo di socializzazione di genere. I genitori e i parenti rinforzano il genere dei bambini piccoli in tanti modi standardizzati, stereotipi (blu/rosa). Crescendo i genitori incoraggiano regolarmente i figli a giocare con giocattoli stereotipati per genere, così nei primi anni della loro vita sono già stati assoggettati a un’affermazione intensa e costante delle aspettative di genere della società. SCUOLA: è la prima esperienze di socializzazione di genere al di fuori della famiglia. Le scuole aiutano i bambini a sviluppare un’identità di genere, ma in modo diverso per maschi e femmine. Man mano che crescono la scuola continua a promuovere e rinforzare le differenze di genere. GRUPPO DEI PARI: quando i giovani sviluppano una personalità adulta e diventano indipendenti dalla famiglia, l’interazione con i propri pari rinforza e consolida le lezioni sul genere apprese a scuola e in famiglia. La socializzazione tra pari può rafforzare le distinzioni di genere inducendo una persona a sviluppare un senso del Sé correlato a un gruppo di persone dello stesso genere e a prendere le distanze dall’altro. + uomini e donne adottano le norme estetiche promosse dai media. MEDIA: aiutano a rinforzare stereotipi di genere segnalando comportamenti e atteggiamenti accettati o appropriati, specie per i giovani (+casalinghe felici, donne che soffrono per amore, uomini in carriera). Le immagini di genere come modelle magrissime o uomini muscolosi presentano dei modelli di “ideali” bellezza che portano le persone a non essere soddisfatte del proprio corpo. Abituandoci agli stereotipi di genere e contribuendo a riprodurli, partecipiamo al processo della stratificazione di genere che designa la distribuzione sistematica e ineguale di potere e risorse tra uomini e donne in una società. Matriarcato=sistema sociale dominato da donne. Non è una forma di dominio ma piuttosto una società fondata sulla collaborazione e l’equilibrio tra i generi Patriarcato=sistema sociale dominato dagli uomini dove quasi tutte le posizioni di potere sono occupate da uomini che limitano l’influenza delle donne. Il predominio maschile è dovuto alle differenze legate al sesso, in particolare al ruolo tradizionale della donna di generare e allevare figli + taglia fisica superiore che si accompagna a forza maggiore consentivano agli uomini l’uso della violenza o la minaccia per ottenere l’obbedienza delle donne. Ad oggi, le innovazioni culturali (aborto, medicine per le mestruazioni, controllo delle nascite) hanno reso meno significative le differenze tra uomini e donne, ma la disuguaglianza di genere continua ancora oggi grazie al fatto che gli uomini hanno accumulato poter nella società. A livello lavorativo di parla di gender pay gap (differenziale retributivo di genere) che è un indiche che misura la differenza di retribuzione tra uomini e donne in un mercato del lavoro. Secondo alcune stime i fattori responsabili di questo divario sono molti, e seguendo un approccio sociologico uno dei fattori che contribuiscono a questa disuguaglianza è il ruolo dell’istruzione. In passato, gli uomini, hanno sempre superato le donne sul livello d’istruzione anche perché fino a metà xx sec. molte università negavano l’iscrizione alle studentesse. Ad oggi uomini e donne hanno più o meno lo stesso accesso all’educazione ma i campi di studio e le professioni scelte, spesso sono ancora ripartite in un’ottica di genere. Attualmente il numero di donne che lavora fuori casa è aumentato rispetto al xx secolo, questo anche grazie al controllo delle nascite che ha consentito loro di decidere il numero di gravidanze e di conseguenza di dedicare meno tempo all’allevamento dei figli e più tempo al lavoro retribuito. Inoltre negli ultimi trent’anni i salari degli uomini sono rimaste fermi e molte famiglie hanno avuto bisogno di un reddito aggiunti per poter mantenere o migliorare il proprio tenore di vita. La discriminazione delle donne nel luoghi di lavoro è un dato di fatto e la barriera creata dal sessismo individuale e istituzionale che impedisce a donne qualificate di raggiungere livelli elevati nella struttura manageriale è definita soffitto di cristallo. Il pregiudizio di genere si determina spesso a livello inconscio e influenza la valutazione reciproca del lavoro altrui, contribuendo alla discriminazione. Il mancato incoraggiamento e le percezioni negative di non poter avere più successo dei propri mariti, può intaccare la loro autostima limitandone le ambizioni. Doppia presenza [Laura Balbo] = duplice responsabilità delle donne nelle società contemporanee, verso la famiglia e verso il lavoro. In una situazione del genere, da una parte le donne lavoratrici sono penalizzate da aspettative di ruolo tra loro contrastanti, dall’altra possono essere più innovative in entrambi gli ambiti. Arlie Hochschild e Anne Machung rilevarono che benché il numero di donne che lavoravano a tempo pieno fuori casa fosse in continuo aumento, al loro ritorno continuavano a fare un secondo turno dovendo far fronte alla responsabilità primaria e dei figli. +In case con due stipendi, le coppie etero continuavano a vedere nel marito la fonte principale di reddito e in quello della moglie una fonte integrativa Mikiko Fuwa ha scoperto che le disuguaglianze di genere in una società tende a influenzare il modo in cui le coppie di suddividono le incombenze domestiche. Suggerisce che la disuguaglianza di genere 22 • terzo stato: costituito dalla gran parte della popolazione, generalmente analfabeti e non possedevano terre proprie, ma vivevano e lavoravano su quelle di un nobile. Il feudalesimo di basava sul ceto sociale = uno strato sociale cui vengono associati diritti, doveri e privilegi specifici. Con la modernità cambiarono i meccanismo di giustificazione e produzione delle disuguaglianze e con l’affermazione del capitalismo industriale si ebbe una scissione tra la sfera del diritto e la sfera sociale: la prima nasata sull’uguaglianza di tutti di fronte alla legge, la seconda ancora caratterizzata da una disuguaglianza di ricchezze e condizioni materiali di vita. Il fondamento delle disuguaglianze è prevalentemente economico e il sistema di stratificazione tende a giustificarsi e costruirsi attraverso una logica acquisitiva: ci si dovrebbe affermare nella gerarchia sociale per le proprie capacità individuali e non a causa di fattori ereditati. Il sistema di stratificazione che si affermò nelle società moderne si fondava sulle classi sociali=insieme di persone che condividono una determinata condizione economica. I sociologi ritengono che la differenza di classe sia dovuta alla struttura occupazionale e alla divisione del lavoro. KARL MARX riteneva che per sopravvivere le persone devono soddisfare bisogni primari e l’economia di una società è il sistema attraverso cui si soddisfano. Secondo lui il modo in cui è organizzata un’economia incide su tutti gli altri aspetti della vita sociale. Marx ritiene che la struttura fondamentale sociale sia sempre stata caratterizzata da una divisione tra chi possiede i mezzi di produzione e chi non li possiede pur essendo parte necessaria per il processo di produzione. Questa divisione determina la nascita di due classi. Nelle economie industriali la risorsa principale è il capitale; nel capitalismo, la divisione principale è tra classe capitalista (borghesia), che possiede il capitale e i mezzi, e classe lavoratrice (proletariato) che vive del proprio salario e sono inevitabilmente in conflitto. Dal momento che i capitalisti sfruttano i lavoratori, questo sfruttamento è destinato a sfociare in una crisi economica: i proletari si unirebbero per rovesciare il capitalismo. Per Marx il risultato sarebbe il socialismo=modello economico in cui lo Stato detiene i grandi mezzi di produzione per conto dei lavoratori, abolendo così le distinzioni di callose basate sulla proprietà privata. MAX WEBER a differenza di Marx enfatizzò l’interazione tra 3 dimensioni: status sociale, partito, classe. Lo status sociale si fonda su differenze legate al riconoscimento e alla manifestazione del prestigio: nelle società moderne veniva rivendicato attraverso la costruzione di determinati stili di vita=elementi che contribuiscono a delineare la reputazione dell’individuo agli occhi degli altri. Il partito secondo W. era un fattore importante nella distribuzione del potere. Può essere definito come un gruppo di individui che agiscono insieme per raggiungere un determinato obiettivo e può influenzare la distribuzione economica indipendentemente dai meccanismi di mercato. La classe è un insieme di persone che hanno in comune una situazione di mercato=stessa capacità di guadagno e una professionalità simile. Weber si soffermò sull’interazione tra queste 3 dimensioni e individuò nelle chance di vita, ossia le possibilità di accedere a risorse economiche e culturali, l’elemento in grado di spiegare la stratificaz nelle società industrializzate. A differenza di Marx, Weber tenne conto dell’espansione della classe media: i membri della classe media e i membri della classe operaia differiscono per molti aspetti. Il sistema di stratificazione basato sulle classi sociali presenta meccanismi di inerzia=riprodurre le distinzioni sociali che accompagnano le disuguaglianze economiche, e meccanismi di fluidità=strutture di opportunità attraverso le quali l’individuo può modificare la propria condizione. Il sistema occupazionale è alla base della formazione delle classi e può subire modificazioni, mutando strutturalmente la posizione sociale dei singoli e dei gruppi. Marx e Weber ritengono che la disuguaglianza tra classi sia interconnessa con le lotte per la conquista del potere in una società. Secondo i funzionalisti americani, la stratificazione aiuta a fare in modo che le posizioni più importanti vengano coscienziosamente occupate dalle persone più qualificate. Mentre per M e W la competizione tra classi produce vincitori e vinti a seconda della quantità di potere che ciascuno detiene, per i funzionalismi la competizione tra individui per le posizioni meglio remunerate produce un beneficio per l’intera società. I critici del funzionalismo osservano che il mondo reale non opera così: la disuguaglianza preesistente incide sulla capacità di competere di una persona, mentre le barriere alla mobilità impediscono a individui meritevoli di progredire. PIERRE BOURDIEU riteneva che le persone riproducono le classi di generazione in generazione, trasmettendo ai giovani non solo la ricchezza materiale, ma anche il patrimonio culturale. Coniò 25 l’espressione capitalismo culturale per descrivere questo insieme dei diversi tipi di conoscenze, competenze e altre risorse culturali. Il capitale culturale interagisce con il capitale economico e con il capitale sociale (=insieme delle relazioni potenzialmente utili sul piano economico, che derivano dall’appartenenza a un gruppo). CLAUDE LÉVI-STRAUSS distinse le società in “fredde” (stabilità) e “calde” (mutamento sociale). Le seconde presentano un potenziale di mobilità poiché si fondano su una logica acquisitiva, ma questa dinamicità può anche comportare un peggioramento della condizione sociale, generando situazioni di marginalità. Per descrivere questa situazione si fa riferimento al processo di mobilità sociale, presente in ogni tipo di società, intesa come lo spostamento da una posizione sociale a un’altra. • Mobilità verticale: dal basso verso l’alto (ascendente) prevede un miglioramento di status o reddito, viceversa dall’alto verso il basso (discendente) prevede un peggioramento degli standard di vita • Mobilità orizzontale: passaggio da una posizione a un’altra nell’ambito dello stesso livello sociale e non produce cambiamenti significativi • Mobilità intragenerazionale: mutamenti di posizione socio-economica sperimentati da un singolo nel corso della propria vita —> cambiamenti relativi alla carriera lavorativa • Mobilità intergenerazionale: rapporto tra e generazioni, confrontando la posizione sociale raggiunta da un individui con quella della sua famiglia di origine +Mobilità strutturale: passaggio da società rurale a industriale che porta la trasformazione di molti braccianti e contadini in operai e lavoratori autonomi —> frutto della modernizzazione La produzione e la riproduzione delle disuguaglianze economiche può essere operata anche dall’esterno, mediante le politiche pubbliche. Mentre negli Stati Uniti la società moderna è ex-novo, fondata sull’individualismo, in Europa la modernizzazione ha dovuto scontrarsi con l’Ancien Régime e il problema dell’emancipazione di vasti strati sociali di origine popolare, ponendo le basi per la questione sociale. Durante il xix secolo e fino agli anni ’30 del xx, la dottrina economica dominante si basò sull’astensione dello Stato dall’intervenire nella distribuzione del reddito prodotto dal mercato. Entrò in crisi e dopo il ’29 il risultato fu ciò che T.H. Marshall definì come l’affermazione della cittadinanza sociale=insieme dei diritti a contenuto economico e sociale che permettono agli individui di divenire membri della comunità politica. Il riconoscimento della cittadinanza sociale pose le basi per l’intervento delle istituzioni pubbliche ai fini della modifica delle disuguaglianze prodotte dal mercato. Keynes elaborò poi una teoria economica che dimostrava come un sistema economico in recessione potesse uscire dalla crisi mediante un’iniezione di investimenti e liquidità da parte dello Stato. A partire dagli anni ’70 la dottrina keynesiana venne sostituita da un’egemonia liberista a favore di politiche che incoraggino la competizione di mercato, e il concetto di cittadinanza sociale subì delle revisioni. Il rapporto delle istituzioni pubbliche con le disuguaglianze prodotte dall’economia riguarda sia le politiche pubbliche messe in campo dai governi sia lo sviluppo di modelli istituzionali volti alla gestione dei rischi e alla promozione della cittadinanza sociale. Le politiche pubbliche tendono a seguire 2 approcci: uno che mira a produrre risultati più equi (laburista), e uno che consiste nell’aumentare i redditi dei meno pagato e aumentare le imposte di coloro con redditi più elevati. Il secondo approccio vuole promuovere pari opportunità e questo obiettivo è stato perseguito promuovendo l’istruzione come mezzo di mobilità individuale —> competizione più equa. WELFARE STATE=insieme delle istituzioni, norme giuridiche, degli attori e delle politiche pubbliche utilizzate per creare una serie di meccanismi sistematici volti alla gestione dei rischi sociali ed esistenziali. È una forma di intervento istituzionalizzato di famiglia, Stato, settore privato e organizzazioni no-profit. • Assistenza —> fronteggiare marginalità sociale e povertà • Previdenza sociale —> assicurazioni contro vecchiaia e infortuni sul lavoro • Politiche di lavoro —> promuovere la creazione di occupazione e ridurre i rischi della disoccupazione • Politiche per la salute Il Welfare State si appoggia su: • leva fiscale —> permette la redistribuzione del reddito tra le diverse classi di percettori • trasferimenti monetari e sussidi a persone con requisiti specifici (pensione di vecchiaia) • welfare aziendale • servizi alle persone come asili, ospedali Gøsta Espring-Anderson ha constatato che l’applicazione pratica del Welfare State dipende dal suolo dello Stato e della famiglia e si afferma secondo 4 modelli storici: • Modello socialdemocratico: lo Stato è l’attore principale e le tutele sono universaliste • Modello corporativo: le tutele sono correlate alla categoria lavorativa di appartenenza 26 • Modello mediterraneo: un mix di tutele a base corporativa e universalistica che riserva un ruolo rilevante alla famiglia, variamente sostenuta • Modello liberale: il mercato e il settore no-profit costituiscono gli attori principali del sistema di Welfare, mentre lo Stato interviene in via residuale Con le società contemporanee emersero nuove tendenze nella strutturazione delle occupazioni, negli stili di vita e nelle disuguaglianze e, accanto al declino della classe operaia e all’espansione delle classi medie, si assistette all’emergere di fenomeni di individualizzazione. Si aggiunsero poi nuove forme di occupazione e consumo, la precarizzazione del lavoro, globalizzazione e crisi economico-finanziaria che complicarono ulteriormente la situazione. Furono proposti 3 nuovi approcci: neo-marxiano e neo-weberiano che sottolineano la persistenza delle classi sociali nelle società contemporanee, e la teoria della frammentazione che invece sostiene la necessità di abbandonare tali concetti. Gli approcci neo-marxiani si basano sulla centralità della sfera produttiva. La maggior parte di essi ruota intorno a due assunti principali: • il lavoro continua a influenzare pesantemente sia l’identità sociale delle persone sia le loro azioni • a causa di un capitale sempre più transnazionale, produzione e lavoro tendono ad allargare i propri confini, investendo la totalità delle relazioni sociali Secondo Erik Wright lo sfruttamento di baserebbe ormai sul potere e sulla capacità di controllo oltre che sulle risorse economica. Distingue 3 generi di controllo: controllo degli investimenti, dei mezzi fisici di produzione e della forza lavoro —> 3 differenti classi sociali: classe capitalistica, classe operaia e classi contraddittorie. Gli approcci neo-weberiani rifiutano di ridurre le sfere politica e culturale a quella economica, sottolineando la priorità di quest’ultima e riconducendo la formazione delle disuguaglianze di classe alle situazioni di mercato dei vari attori sociali. Dedicano particolare attenzione allo studio dei processi di mobilità sociale e all’influenza del potere nella produzione e riproduzione delle disuguaglianze, ritenendo che le classi sociali siano simili ai ceti sociali. Secondo Goldthorpe, per analizzare la formazione e la struttura delle classi contemporanee occorre prendere in considerazione due dimensioni: la situazione di mercato e la situazione di lavoro. Nell’identificare la prima elenca 3 risorse fondamentali: mezzi di produzione, credenziali educative o qualifiche professionali, forza di lavoro. Nel considerare la seconda, analizza la posizione che ciascun individuo assume nella gerarchia organizzativa e nella divisione sociale del lavoro. Date specifiche barriere sistematiche alla mobilità sociale, queste due dimensioni danno vita a 7 posizioni di classe: classe di servizio, impiegati di routine, piccola borghesia, borghesia agricola, operai qualificati, operai non qualificati e operai agricoli. La teoria della frammentazione ritiene che l’avvento della società post-industriale ha comportato mutamenti nella struttura sociale così profondi che il prisma delle classi appare troppo semplicistico. I processi di strutturazione delle disuguaglianze tipici delle società industriali hanno visto dissolvere la loro originaria consistenza e con essa la capacità di costituire raggruppamenti stabili (classi sociali): le disuguaglianze si sono frammentate e ricomposte in modo caotico e imprevedibile, come l’identità dei singoli individui. DISUGUAGLIANZA GLOBALE=differenze di ricchezze e potere tra i Paesi del mondo. È in relazione con la disuguaglianza interna ai singoli Parsi come nel caso di quei settori che dominano l’economia mondiale dietro ai quali si nascondono casi di sfruttamento della manodopera (Cina). Come classificare le economie nazionali? Un Paese più sviluppato produce quasi sempre più beni e, di conseguenza, i suoi abitanti hanno un tenore di vita più elevato rispetto agli abitanti di altri Paesi, meno sviluppati. Alcuni analisti economici suddividono i Paesi del mondo in fasce di reddito e per capire cosa significhino i redditi alti e bassi su una scala globale, bisogna prendere in considerazione il potere d’acquisto, ossia il valore medio dei beni e dei servizi che gli abitanti di un determinato Paese acquistano in un anno. La distribuzione globale del reddito è estremamente ineguale. Qual è l’impatto delle disuguaglianze globali? • Aspettativa di vita e salute: la povertà uccide e la prospettiva di vita per gli abitanti dei Paesi più poveri del mondo è 17 anni più bassa rispetto a quella degli abitanti dei Paesi ricchi + i Paesi poveri hanno alti tassi di mortalità infantile dovuta a malnutrizione, polmoni, malaria e altre malattie • Abitazione: nei Paesi poco sviluppati, i poveri delle campagne emigrano nelle zone urbane per cercare lavoro, finendo spesso in baraccopoli dove malattie e povertà sono diffuse • Istruzione: molti abitanti dei Paesi poveri sono analfabeti. In questi Paesi la scuola non è gratuite e i bambini devono mettersi a lavorare già da piccoli —>Povertà, disperazione e disuguaglianza favoriscono l’instabilità e il conflitto in diverse parti del mondo 27 partecipano —> squilibrio di partecipazione uomini/donne. Altri studiosi pongono l’attenzione sullo status socio-economico delle famiglie di origine: i giovani provenienti da famiglie benestanti e colte godono di vantaggi che li incoraggiano a interessarsi alla politica. In questo contesto, il ruolo dei partiti di massa nel corso del ‘900 è stato proprio quello di modificare questa situazione. La disuguaglianza economica sta minando le istituzioni democratiche: dal momento che partiti e politici rispondono soprattutto alle richieste dei più ricchi, i cittadini più poveri vedono la partecipazione politica come una perdita di tempo e tirandosi fuori dal processo economico fanno sì che i politici e il governo continuino a trascurare i loro interessi. ECONOMIA=istituzione sociale che include produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi. Non è naturale, ma creata dall’azione umana e quindi varia nel tempo e tra una cultura e l’altra. Essendo un costrutto sociale ne esistono numerose varianti, come la società di raccoglitori-cacciatori che, nonostante fosse un sistema diverso dall’economia moderna, costituiva una forma di economia. Con l’industrializzazione la vita economica divenne sempre più distaccata dagli altri aspetti della vita sociale: la casa e la famiglia erano associate al consumo, il lavoro alla produzione. Le economie moderne si affidano oggi alle corporation=aziende trattate come entità distinte dai loro proprietari e che godono di molti dei diritti tipici degli individui (stipulare contratti, contrarre debiti), rendendole oggi le multinazionali presenti in tutto il mondo. Le attività economiche sono attività sociali che richiedono interazione, cooperazione, coordinamento e scambi tra individui, organizzazioni, governi. Max Weber coniò l’espressione economia sociale per evidenziare il collegamento tra vita sociale ed economica. 3 ragioni: 1. La coesione sociale è necessaria per il mantenimento di una società ben funzionante (Durkheim), e vale anche per la vita economica: gli accordi economici funzionano solo se le due parti si fidano l’una dell’altra—>fiducia generalizzata (=solidarietà preconcettuale) garantisce che gli obblighi verranno rispettati —>prima della relazione economica deve esserci una relazione sociale. 2. La vita economica ha un valore sociale anche perché le economie sono radicate nei valori culturali di una società: la nostra disapprova il commercio di cocaina e di materiale pedopornografico perché i valori culturali hanno maggior peso delle opportunità di guadagno. 3. La vita economica si intreccia con altre istituzioni della società, come il governo: spesso l’esistenza e il successo di un’attività dipendono dall’intervento e dall’assistenza del governo. Lo Stato produce atti e titoli che certificano la proprietà dell’edificio e del territorio dove esso sorge, il sistema giudiziario fornisce un meccanismo per risolvere le controversie, il governo emana e fa rispettare leggi che tutelano il nome e il marchi dell’azienda… Nel mondo contemporaneo il capitalismo è il sistema economico dominante: é un sistema economico che valorizza la proprietà privata dei mezzi di produzione, gestiti in modo da ottenere un profitto. I privati possiedono aziende e industrie per la produzione di beni e servizi che cercano di generare profitti a vantaggio dei loro proprietari, vendendoli a un prezzo più elevato del costo di produzione. Il capitalismo si basa sull’efficace funzionamento della concorrenza nei mercati —> valorizza la libertà individuale dei consumatori riguardo la scelta d’acquisto, dei proprietari di gestire la propria attività, dei lavoratori di scegliere la propria occupazione. —>Efficace nell’incentivare la produttività e l’innovazione=cercare nuovi beni e servizi da offrire Teoria capitalistica del libero mercato: i governi dovrebbero garantire alle imprese le condizioni necessarie per operare e poi lasciarle libere di farlo come ritengono opportuno = laiseez-faire. In assenza di interventi e regolamentazioni il capitalismo tende a produrre una concentrazione enorme di ricchezza nelle mani di una piccola élite che può usare questo potere per impedire una concorrenza leale —> monopoli Un grande intervento dei governi fu compiuto negli anni ’30 (Grande Depressione): Roosvelt attraverso il New Deal cercò di stabilizzare il capitalismo, con numerosi riscontri positivi: nuove spese per opere pubbliche destinate a creare posti di lavoro, creazione di un sistema di sicurezza sociale per proteggere gli operai, nuove norme e interventi del governo nel settore finanziario, diritto di formare sindacati. *bolla immobiliare e crisi economica globale (pag 406-407) Vi sono altri modelli di capitalismo: • Modello socialdemocratico: il socialismo richiede un sistema politico democratico che limiti l’eccessiva concentrazione di potere politico ( capitalismo che esige l’intervento del governo per limitare l’eccessiva concentrazione di potere economico). Norvegia: ha un sistema che assegna allo Stato la proprietà delle principali società industriali, finanziarie e delle comunicazioni, e ai sindacati un ruolo importante delle decisioni relative al lavoro. Comprende assistenza sanitaria gratuita per tutti, istruzione superiore praticamente gratuita e uno stato sociale molto generoso. ≠ 30 • Capitalismo autoritario (Cina): ha introdotto numerosi aspetti del capitalismo di mercato e incoraggiato gli investimenti stranieri, nonostante le aziende gestite dallo Stato giochino ancora un ruolo fondamentale nell’economia. I leader cinesi mantengono un rigoroso controllo politico, sopprimendo il dissenso Capitolo 13- Mutamento sociale, movimenti collettivi e globalizzazione MUTAMENTO SOCIALE=trasformazione dei modelli strutturali o culturali. Mutamento strutturale include il cambiamento dei modelli di comportamento e d’interazione sociale, mutamento culturale causa la trasformazione di valori, credenze, conoscenze e adozione di nuovi manufatti culturali come le tecnologie digitali. La società non è statica —> il mutamento è una caratteristica continua della vita sociale: le azioni degli individui possono modificare la società —> interazione tra struttura e azione Il ritmo del mutamento varia: quando è lento i lunghi periodi di storia sono caratterizzati da stabilità, in altre epoche procede con un ritmo frenetico, come nell’epoca in cui è nata la sociologia, proprio al fine di comprendere i cambiamenti particolarmente rapidi e diffusi. Il mutamento sociale è sempre parziale e alcuni aspetti della vita sociale sono destinati a durare: tradizioni, organizzazioni culturali, istituzioni sociali sopravvivo ai singoli individui garantendo alla società stabilità e solidità. Alcuni modelli strutturali e culturali sopravvivono anche quando gli altri cambiano —> la continuità coesiste con il mutamento sociale Per studiare il mutamento strutturale bisogna considerare il livello nel quale prende forma: è possibile che alcuni mutamenti che iniziano a livello microsociologico influenzino gli altri livelli. Può capitare che uno o più segmenti della società resistano al cambiamento: talvolta accade che il mutamento culturale metta in discussione valori profondamente radicati, oppure che il mutamento sociale ponga fine a stili di vita tradizionali, o ancora può accadere che gli individui si trovino a loro agio con lo status quo e a disagio con le novità. Spesso gli individui resistono al cambiamento perché temono una modifica degli equilibri di potere. Secondo resoconti storici sono le azioni e i successi di coloro che detengono il potere a giocare un ruolo importante nel mutamento sociale, ma diverse teorie sociologiche evidenziano 2 cause di carattere generale del mutamento: alcune considerano i cambiamenti provocati dai fattori materiali del mondo fisico (condizioni economiche e tecnologie), altre esaminano le trasformazioni causate dalle idee (valori, credenze). Materiali—>“oggettivi”, idee—>“soggettivi” La più nota teoria materialista del mutamento sociale è quella concepita da Karl Marx. Materialismo storico-dialettico: la base economica di una società è la principale forza che provoca mutamenti in altri aspetti della vita sociale. Marx sostiene che per sopravvivere gli uomini devono utilizzare le risorse che la natura offre per soddisfare le necessità materiali dell’esistenza (nutrirsi, vestirsi, alloggio), e l’economica determina la maniera in cui si creano queste necessità di base. Gli uomini lavorano per soddisfare queste necessità intrecciando relazioni sociali (rapporti di produzione), che chiamano in causa i ruoli che gli individui giocano nel processo di produzione. Secondo Marx, le forze di produzione determinano gli specifici rapporti di produzione in una società. I cambiamenti nelle forze di produzione determinano cambiamenti nelle comunità e trasformazioni delle istituzioni sociali = mutamento nella base economica della società ha forte impatto su altri aspetti della vita sociale. Altri approcci materialisti si sono concentrati sul ruolo della tecnologia nel mutamento sociale: William Ogburn ha individuato 3 modalità attraverso cui tecnologia e altre forze possono cambiare la società: • Invenzione=creazione di nuovi materiali o modelli di comportamento • Scoperta=ritrovamento o individuazione di cose già esistenti (DNA) • Diffusione: avviene quando nuove tecnologie o idee si propagano da una società all’altra Ogburn sosteneva che i fattori materiali cambiano più rapidamente delle idee: la cultura si adatta troppo lentamente all’innovazione tecnologica —> ritardo culturale La tecnologia ha implicazioni importanti perché crea nuove alternative per una società, modifica i modelli di interazione sociale, produce nuovi problemi sociali che devono essere affrontati. Anche idee, valori e credenze possono favorire il mutamento sociale + fede religiosa (Weber). Per W il capitalismo emerse prima in determinate aree geografiche perché si accordava con il protestantesimo calvinista che considerava il successo economico come un segno della benevolenza di Dio. Società con convinzioni religiose differenti non incentivavano l’accumulazione del capitale allo steso modo. I valori culturali possono dare l’impulso a tentatici di cambiamento. I sociologi utilizzano l’analisi dei fattori contestuali, che tiene conto del contesto storico e sociale in cui avviene un mutamento, per lo studio della vita sociale. Questo tipo di analisi può condurre alla scoperta che sia l’adozione di nuove tecnologie il principale fattore a innescare il cambiamento. 31 Tendenza sociale=orientamento assunto da una determinata società quando numerosi individui agiscono in maniera simile indipendentemente l’uno dall’altro. Spesso l’effetto cumulativo di tali comportamenti produce un cambiamento sociale: es. dopo la guerra molte famiglie si trasferirono all’estero, ognuna agendo per motivi personali. Il mutamento generato da tendenze sociali è involontario, ma le azioni umane possono avere conseguenze inattese, come il fatto che le condizioni delle famiglie che si traferirono all’esterno non erano delle migliori. La globalizzazione è un processo sociale e una forma di mutamento sociale, otre che un suo catalizzatore GLOBALIZZAZIONE —> interazione o integrazione dei diversi aspetti della vita sociale, tra cui economia, cultura, sistemi politi e popolazioni La caratteristica principale della globalizzazione è la crescente interconnessione tra le società: è il riflesso di un mondo integrato—> individui collegati da mezzi di comunicazione istantanea. Altra caratteristica fondamentale è l’importanza sempre minore delle distanze e della posizione geografica: internet è in grado di mettere in contatto individui molto lontani tra loro, i viaggi sono più accessibili e diffusi—>crescita del turismo e degli affari internazionali. Le forme primordiali di quella che oggi chiamiamo globalizzazione videro uomini viaggiare per mare e per terra, coprendo lunghe distanze, per acquistare e vendere merci. Questi scambi commerciali intensificarono i contatti tra popoli estremamente lontani, creando legami economici. Le prime forme di globalizzazione vera e propria risalgono alla colonizzazione. Dalla metà del xx secolo e negli ultimi decenni la globalizzazione è divenuta sempre più diffusa e dipendente dalla tecnologia, coinvolgendo molti aspetti della vita sociale: • Economia: ha favorito maggiore circolazione di prodotti, capitale e persone • Cultura: ha alimentato un’ondata di idee, credenze, eventi e stili di vita oltre i confini nazionali • Tecnologia delle comunicazioni: facilitazione del flusso delle comunicazioni su vasta scala (globale) • Entità transnazionali: ha portato alla creazione di nuove strutture sociali per rispondere all’incremento delle relazioni sociali tra Paesi diversi (Nazioni Unite, Unione Europea, Medici Senza Frontiere) • Identità transnazionali: ha contribuito alla nascita di nuove identità sociali. I consumatori mescolano prodotti culturali originari di tutto il mondo, come musica, cibo, film e abbigliamento • Città globali: ospitano numerose società che forniscono servizi finanziari, legali, tecnici e di altro genere ad alti livelli. Sono luoghi da cui vengono coordinati i processi economici e l’attività economica in tutto il mondo (New York, Londra, Tokyo, Francoforte, Parigi, Hong Kong…) • Movimenti sociali globali: i problemi sociali sono diventati globali e di conseguenza anche le risposte degli attivisti dei movimenti Impatto della globalizzazione su cultura, struttura e potere: • Cultura: l’economia globale ha contribuito all’emergere di una cultura del business delle élite economiche, le organizzazioni religiose delle nazioni più ricche hanno esportato la propria fede e i propri riti in altri Paesi. Quando due culture differenti entrano in contatto, si influenzano reciprocamente e il contatto interculturale può facilitare la comprensione, la tolleranza e l’apprezzamento reciproco, riducendo le tensioni e i conflitti e contribuendo alla nascita di un mondo più stabile e pacifico. Alcune idee e valori di culture differenti però sono incompatibili. A causa della maggiore integrazione economica e politica, il rischio di un conflitto globale è limitato ma, poiché la globalizzazione intensifica i contatti tra culture con differenze inconciliabili, è probabile che essa scatenerà più conflitti che in passato. Inoltre, poiché le società mondiali non presentano lo stesso grado di ricchezza e potere, il loro livello di autorevolezza nello scambio globale è differenze. • Struttura: la globalizzazione ha stimolato tendenze contraddittorie per quanto riguarda le strutture sociali e l’azione sociale: da un lato sono state create nuove strutture sociali volte a facilitare e gestire l’aumento delle relazioni transnazionali; dall’altro, la maggiore accessibilità alle nuove tecnologie ha consentito l’emerge di nuove forme di comunicazione che implicano gerarchie burocratiche meno stratificate perché gli individui possono interagire in maniera più diretta tramite la rete. • Potere: dal momento che i singoli Paesi hanno partecipato in modo diverso alla globalizzazione, è difficile stabilire se la globalizzazione ha contribuito a migliorare gli standard di vita nel mondo oppure è una nuova forma di colonialismo che rafforza le disuguaglianze. Quello che emerge è che i Paesi più ricchi tendono ad essere più globalizzati di quelli più poveri e che, anche all’interno, solo chi è relativamente benestante può permettere tecnologie della comunicazione che permettono di partecipare ai vari aspetti della globalizzazione. La globalizzazione ha generato profonde disparità di potere tra diverse nazioni e regioni: alcuni dei Paesi più poveri del mondo hanno avuto benefici limitati o nulli dalla globalizzazione; alcuni critici sostengono che le nazioni in via di sviluppo più povere siano addirittura state danneggiate dalle politiche economiche legate alla globalizzazione. 32
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