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Sociologia generale temi, concetti, strumenti David Croteau, Appunti di Sociologia

temi, concetti, strumenti David Croteau e William Hoynes capitoli: 1,3,4,5,6,8,9,10

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 17/06/2018

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Scarica Sociologia generale temi, concetti, strumenti David Croteau e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Sociologia generale Capitolo 1: introduzione alla sociologia. Sociologia: studio sistematico dei rapporti tra individui e società. Fa parte delle scienze sociali, che si basano sulla ricerca empirica, raccolgono e valutano dati al fine di studiare la società umana. Prospettiva sociologica: visione dedicata a comprendere i collegamenti fra gli individui ed il contesto sociale. Mills afferma che la rpsopttiva sociologica o meglio l’immaginazione sociologica intende che: la nostra condizione di individui: biografia, dipende da frase più ampie all’interno della società: storia. Contesto storico e sociale: le basi per la nascita della sociologia vengono poste tra il ‘400 e il ‘600, quando ik passaggio dall’economia rurale e agricola all’economia industriale urbana trasformò l’ordine sociale europeo. Con il susseguirsi dei fenomeni di: industrializzazione, consumismo, capitalismo e urbanizzazione, i filosofi sociali cominciarono ad applicare la ragione ed i metodi scientifici allo studio sistematico della vita sociale e a suggerire come migliorarla. I fondatori della sociologia: Comte: coniò il termine sociologia: la scienza che voleva individuare le leggi che governano il comportamento umano. “Come e perché le società cambiano?” -> dinamica sociale. “Su cosa si basa la stabilità sociale di un determinato contesto storico?” -> statica sociale. Spencer: per lui la società è un organismo sociale simile all’organismo umano. La società è costituita da parti separate, ognuna avente una propria funzione unica, che operano insieme per mantenere in vita l’organismo nel suo complesso. Con l’evolversi della società cambiano anche le parti che la compongono, così come le funzioni che esse adempiono. Credeva nella sopravvivenza del più forte piuttosto che nell’intervento diretto tramite riforme. Marx: riconobbe le potenzialità del capitalismo industriale e lo ritenne in grado di eliminare per sempre fame e povertà. Veniva però utilizzato per ammassare grandi fortune nelle mani di pochi. Lo sfruttamento dei lavoratori avrebbe prima o poi portato i salariati ad insorgere portando all’adozione del socialismo. Un sistema economico in cui la proprietà dei più importanti mezzi di produzione è pubblica. Ciò avrebbe portato ad una società priva di diseguaglianze estreme. Le rivoluzione portarono però il capitalismo ad adeguarsi alle diverse richieste senza portarlo ad un rovesciamento. Durkheim: scrisse il libro:”le regole del metodo sociologico” per stabilire un metodo sistematico di analisi e interpretazione sociale. Si occupò del problema della solidarietà sociale ovvero l’insieme dei legami collettivi che uniscono le persone. Per lui la società è retta da valori sociali condivisi: le norme sociali che vengono sostenute dalla tradizione ed espresse nelle leggi. Una volta interiorizzate diventano il fondamento della solidarietà sociale. L’economia più complessa richiedeva una crescente divisione del lavoro. Come è possibile mantenere la solidarietà sociale alla luce di complessità e diversità? Attraverso la solidarietà organica ( un’interdipendenza). Il modo in cui gli organismi dipendono da componenti molteplici e specializzate che operano all’unisono. Mette in luce l’interazione tra struttura sociale e valori culturali nel loro rapporto con la solidarietà sociale. Identifica i crimini come atti che offendono la coscienza collettiva, puniti riescono ad evitare l’anomia: assenza di norme sociali e indebolimento degli standard morali. Max Weber: cercò di dare un significato al passaggio della società tradizionale a quella moderna. Afferma che la cultura ha aiutato a promuovere il primo sviluppo del capitalismo-> le tendenze culturali possono influenzare lo sviluppo economico. Voleva intendere l’azione sociale dal punto di vista dell’attore attraverso il verstehen: capire come mai una persona si comporta in un certo modo aiuta a decifrare il contesto culturale in cui si svolge l’azione. La razionalità strumentale prende il posto della tradizione nell’influenza delle azioni sociali. Teorie struttural-funzionaliste: si basano sul consenso e sull’interazione cooperativa nella vita sociale. Ovvero come i diversi strumenti che compongono la struttura di una società contribuiscano al suo operato generale. Talcott Parsons considerava la società come sistemi complessi formati da parti interdipendenti (famiglie, tribunali, scuole) per stabilire la stabilità sociale. Sono bilanciati e quindi un mutamento di una parte del sistema comporta il mutamento di un’altra parte a compensazione. Robert Merton distinse tra funzioni manifeste e funzioni latenti. Es: Funzione manifesta: riconosciuta e voluta (preparare gli studenti allo studio); Funzione latente: conseguenza in parte non riconosciuta e non voluta (favorire la socializzazione); Fenomeno disfunzionale: impedisce o disturba il funzionamento di un sistema (sovraffollamento). Teorie del conflitto: incentrate sui conflitti, potere e diseguaglianze (competizione per risorse scarse). Marx e Weber affermano che per il soddisfacimento dei bisogni comuni sia necessario acquisire risorse come i beni materiali (cibo, casa, lavoro) ed i beni tangibili (rispetto sociale, libertà). Data la scarsità delle risorse, per ottenerle si entra in una competizione-> conflitto. Collocano il potere al centro della vita sociale perchè consente a chi lo detiene di avere un vantaggio sugli altri. Teorie dell’interazionismo simbolico: si concentra sul modo in cui le persone utilizzano i simboli e costruiscono la società come il risultato delle proprie interazioni quotidiane. (verstehen di Weber: si cerca di comprendere l’azione dalla prospettiva dell’attore). Sono associate alle dimensioni soggettive della vita sociale. L’interazione tra gli individui avviene mediante simboli culturali (parole, linguaggio non verbale) in cui gli individui sviluppano un senso si sé e creano una comprensione della realtà condivisa con gli altri. Teorie del genere: incentrate sulle diseguaglianze sociali, basate sulle differenze sessuali e sui processi di costruzione del maschile e del femminile all’interno della società. Affermazione del fatto che tutta la conoscenza fosse costruita secondo una prospettiva all’interno della quale dovevano essere inserite le esperienze delle donne per arrivare ad una comprensione accurata della vita sociale. Capitolo 3: la cultura Cultura: insieme dei valori, credenze, conoscenze, norme, linguaggi, comportamenti, e oggetti materiali condivisi da un popolo e trasmessi socialmente da una generazione all’altra. La cultura ha molteplici livelli: • Microlivello: azioni quotidiane delle persone • Mesolivello: norme all’interno di un’organizzazione • Macrolivello: grandi gruppi di persone e intere società. Cultura materiale: oggetti fisici prodotti dalle persone appartenenti ad una particolare cultura, come strumenti, abbigliamento, giocattoli, opere d’arte e abitazioni. Cultura immateriale: idee di una cultura, includono i valori, le credenze, l’insieme delle conoscenze su come comprendere il mondo e orientarsi in esso, e gli standard o le norme inerenti il comportamento ritenuto appropriato. Valori: principi profondamente radicati o uno standard utilizzato dalle persone per giudicare il mondo, in particolare per decidere che cosa sia desiderabile o significativo. I valori possono tradursi in politiche pubbliche. I valori sono le idee e le sensibilità che definiscono ciò che è considerato importante, degno e desiderabile in una cultura. Sono faA sociali vengono faA propri da individui o gruppi sociali, i quali orientano in base a essi il loro agire (Weber) -> sono forze operanti perchè favoriscono le motivazioni dei comportamenti. Pluralismo dei valori POLITEISMO dei valori (Weber) Quando sistemi di valori o singoli valori sono in conflitto tra loro, i gruppi che ne sono portatori entrano essi stessi in confli6o. GUERRA CULTURALE Credenze: specifiche convinzioni o opinioni che le persone accettano come vere e profondamente influenzate dalla cultura. “Potere su”, Robert Dahl: il potere viene visto unicamente in termini di dominazione: “A ha potere su B, nella misura in cui può indurre B a fare qualcosa che altrimenti non farebbe. L’utilizzo più evidente di potere come mezzo di dominio è quello che si ha nei conflitti politici ed economici in cui le élite tentano di mantenere i propri privilegi sugli altri membri della società. Potere economico: all’interno di un gruppo o di una società il potere determina chi riceverà risorse importanti e come verranno impiegate. Potere politico: consente ad alcuni soggetti di fissare le regole che determinano la vita di altre persone. Potere culturale: indurre gli altri a conformarsi alla propria agenda, i detentori del potere definiscono la realtà in un determinato mondo, invitando a condividere la propria interpretazione. Gramsci, egemonia: viene a crearsi quando delle forze politiche e sociali hanno diffuso con successo le proprie idee, ed emarginato i punti di vista alternativi, per cui le loro prospettive ed i loro interessi si considerano generalmente universali e veri. Manipolando le idee i detentori del potere riescono spesso a fabbricare il consenso altrui. Potere e relazioni sociali: a tutti i livelli della società il potere deriva dalle azioni sociali, e viene limitato dalle relazioni su cui si basa. Tipi di autorità, Max Weber: distinzione importante tra autorità e potere. • potere: è la possibilità di affermare la propria volontà anche andando contro l’opposizione altrui. • autorità: accettata volontariamente da coloro che vi si assoggettano sulla base di un principio di legittimazione (potere legittimo) Weber identifica tre tipi di autorità: 1. Autorità tradizionale: ha legittimazione in quanto riflette pratiche culturali consolidate. Il potere deriva da convenzioni culturali che si tramandano da secoli e che non vengono quasi mai messe in discussione, spesso supportate dalle credenze redigiose. 2. Autorità razionale-legale: ha legittimazioni perché si basa su leggi, regole e procedure prestabilite. Le persone hanno potere perché selezionate attraverso un processo socialmente e giuridicamente concordato. Ha bisogno di trasparenza, mentre la tradizione si autogiustifica. 3. Autorità carismatica: un potere la cui legittimazione deriva dalle straordinarie caratteristiche personali di un singolo leader che ispira fedeltà e devozione. Non è trasferibile e quindi è breve ed episodica. Il potere della disobbedienza: uno dei più grandi paradossi della vita sociale è che coloro che ritengono di non avere il potere in realtà ne hanno molto. Privilegio: vantaggio o beneficio specifico di cui non tutti godono. Teoria orientata dal punto di vista specifico, Dorothy Smith: mette in discussione assunti incontestati della società, analizzandola da vari punti di vista, in particolare da quello di chi si trova in posizioni subordinate. Il punto di vita è il luogo da cui una persona vede il mondo. Il punto di vista specifico di una persona è caratterizzato dalla sua posizione sociale, che include l’etnia, la classe, il genere e l’orientamento sessuale. Capitolo 5: l’interazione, i gruppi e le organizzazioni: Teorema di Thomas: la realtà è il risultato di ciò che impariamo dalla nostra società e quindi viene socialmente costruita. Thomas contribuì a sviluppare il concetto di necessità di interpretare una situazione sociale prima di agire perchè la nostra interpretazione influenza la nostra azione. Il suo teorma afferma che: se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze. Quindi l’interpretazione soggettiva della realtà ha effetti oggettivi. Le interpretazioni di una situazione danno forma all’interpretazione sociale a vari livelli. Il teorema di Thomas aiuta a capire il funzionamento degli stereotipi che definiscono le persone come esempi tipici di un gruppo. Gli stereotipi sono generalmente esagerate, distorte e non vere categorie di persone, che non tengono conto della specificità di ogni individuo. Spesso sono negativi ma creano un senso di realtà e possono quindi avere pesanti conseguenze. Aiutano a giustificare la diseguaglianza economica sottintendendo che i professionisti con un’istruzione più elevata sono in un certo senso migliori degli operai. Status: una posizione che può essere occupata da un individuo all’interno di un sistema sociale. Tutti noi abbiamo diversi status. • Status ascritti: posizione all’interno di un sistema sociale che viene assegnato alla nascita indipendentemente dai suoi desideri. • Status conseguito: posizione all’interno di un sistema che una persona ottiene volontariamente, in larga misura per effetto delle sue azioni. Ruoli: comportamenti attesi che si associano a determinati status. Le aspettative associate ad un ruolo non sono rigide. • Ruolo specifico: riguarda un insieme di comportamenti limitati e precisati. • Ruolo diffuso: insieme più ampio e meno definito di comportamenti. • Role/status set: insieme di ruoli/status di un individuo. Conflitto inter-ruoli: avviene quando le aspettative associate a ruoli diversi si scontrano, quando si fa una scelta uno dei ruoli ne soffrirà. Conflitto intra-ruolo: quando le aspettative associate ad un singolo ruolo competono le une con le altre. Es: insegnati che devono aiutare gli allievi ma anche valutarli. Approccio drammaturgico, Goffman: è un approccio alla realtà sociale, allo studio delle interazioni sociali che utilizza la metafora della vita come un teatro. La vita dell’individuo dipende dal ruolo che sta interpretando in quel determinato momento. Ogni rappresentazione sociale è una performance. Si divide in due parti: • Ribalta: gli individui agiscono secondo ruoli formalizzati e codificati, allestendo delle rappresentazioni sceniche. • Retroscena: spazio in cui gli individui approntano gli arredi scenici e si preparano all’interazione che avverrà nel contesto più formale della ribalta. È un luogo apparente dove si elaborano e si rilassano le tecniche del controllo delle impressioni. Ognuno presenta e rivendica un’immagine di se: la faccia ovvero un insieme di comportamenti che viene riconosciuto socialmente. È una sorta di precondizione per poter essere nella società ed è continuamente soggetta a giudizio. Quando ci si comporta in maniera differente dal previsto si causa sconcerto e indignazione: ci sentiamo traditi perché le nostre aspettative sono state violate. L’accettazione da parte degli altri della faccia da noi proposta è un rituale che dimostra che noi siamo ritenuti degni di fiducia da parte degli altri e della società. Deferenza: strumento simbolico attraverso il quale l’attore sociale comunica il proprio apprezzamento nei confronti dell’altro o di ciò che l’altro rappresenta tramite rituali di discrezione e di presentazione. Si dimostra anche con il rispetto delle aspettative di intimità e/o distanza dalla sfera di intimità dell’altro. Più cresce lo status sociale e più aumenta la distanza da tenere nei confronti dell’altro. Contegno: strumento simbolico attraverso il quale l’attore sociale dimostra agli altri di possedere determinate qualità. Gruppo sociale: un insieme di persone che interagiscono abitualmente le une con le altre e sono consapevoli del loro status di un gruppo. • Gruppi primari: formati da persone che hanno contatti regolari, relazioni durevoli e un significativo legame emotivo le une con le altre (famiglia, amici intimi). • Gruppi secondari: persone che interagiscono in modo relativamente impersonale in genere per eseguire un compito specifico (colleghi) Un gruppo primario piò avere origine all’interno di un più ampio gruppo secondario. Per distinguerli è necessario pensare alla posizione ed alla profondità del legame dei membri con il gruppo. Gruppi di riferimento: sono i gruppi con i quali scegliamo di misurarci, possono essere la famiglia, un gruppo di amici o qualsiasi gruppo primario o secondario. I gruppi di riferimento possono influenzare le nostre scelte anche se non ne facciamo parte. Secondo Gerorg Simmel, le dimensioni di un gruppo hanno effetti importanti sulle sue dinamiche interne. • Diade: formata da due sole persone, è instabile in quanto può esistere solamente finché i due partecipanti si sentono coinvolti in essa. Sono il tipo più intenso di relazione sociale in quanto l’interazione avviene sempre tra due persone. • Triade: l’attenzione dei membri è divisa perchè il numero di possibili interazioni aumenta. Può svilupparsi quando una coppia aspetta il primo figlio o quando un nuovo amico si aggiunge ad una diede preesistente. La dimensione di un gruppo determina anche il tipo di interazione sociale che si instaura al suo interno. Man mano che coinvolgono un maggior numero di persone i gruppi diventano sempre più stabili perchè possono sopravvivere alla perdita dei singolo membri. Più numerosi sono i membri del gruppo e meno intenso diventa il rapporto. I piccoli gruppi tendono ad avere rapporti intensi ma instabili, mentre quelli più ampi sono più stabili ma meno intensi. Organizzazioni: sono gruppi secondari aventi una struttura formale e costituiti per adempiere a particolari compiti. • Ingroup: gruppo sociale con il quale una persona si identifica e verso il quale ha sensazioni positive, i suoi membri hanno un senso di collettività “del noi”. • Outgroup: un gruppo sociale verso il quale una persona prova sensazioni negative, i cui membri sono considerati inferiori a loro. Conformità, gli esperimenti di Asch: Da tempo i sociologhi si interessano al modo in cui i gruppi promuovono la conformità e suscitano l’obbedienza tra i membri. I partecipanti allo studio non sapevano che gli altri soggetti del gruppo erano complici che collaboravano con lo sperimentatore e che intenzionalmente e che intenzionalmente dopo aver fornito le prime due risposte corrette davano risposte sbagliate a 12 delle 18 successive domande. Il cosiddetto “effetto della maggioranza” avrebbe portato il soggetto del test a conformarsi al gruppo e a fornire una risposta ovviamente errata? Solo 1/4 dei soggetti dava sempre la risposta corretta, i 3/4 fornivano per lo meno una risposta sbagliata anche se solo il 5% accettava tutte quelle errate. Asch scoprì inoltre che era più probabile che i soggetti fornissero risposte sbagliate se i complici erano unanimi nella risposta e che la dimensione del gruppo influiva sul risultato. Obbedienza, gli esperimenti di Milgram: Elaborò un esperimento in cui alcuni scienziati in camice bianco incoraggiamo i partecipanti a somministrare scosse elettriche apparentemente dolorose e potenzialmente letali come parte di un presunto studio su come le punizioni influenzino l’apprendimento. Molti di noi si sono socializzati in modo da ubbidire a figure autoritarie e conformarsi alle aspettative sociali anche se sappiamo che molte di queste azioni sono sbagliate. Alcuni hanno rifiutato di partecipare all’esperimento di Milgram ma molti hanno fatto tacere il buonsenso e hanno eseguito gli ordini cedendo il potere a chi aveva autorità. Soltanto quando hanno visto gli altri rifiutarsi di partecipare all’esperimento una maggioranza ha detto di no. La sottomissione è crollata al 5% quando i partecipanti sono stati messi in squadra con qualcuno che si è rifiutato di somministrare le scosse. Questi esperimenti erano in parte stati condotti per capire come mai l’uomo era disposto ad accettare atrocità com quelle della Shoa. Oggi gli esperimenti di MIlgram non sarebbero permessi a causa del potenziale trauma per i partecipanti. Conformismo: forma di pensiero acritico tramite il quale le persone rafforzano il consenso anziché porsi domande o analizzare il problema che hanno difronte nella sua interezza. Legge ferrea dell’oligarchia, Robert Michels: è l’ultimo ed inevitabile consolidamento del potere del potere al vertice delle organizzazioni burocratiche. Le burocrazie collocano troppo potere nelle mani di chi è al vertice. Inevitabilmente questi pochi prescelti ne fanno un pessimo uso e lo consolidano grazie ad un accesso privilegiato a informazioni e risorse. Capitolo 6: stratificazione, classi sociale e disuguaglianze globali positivo per l’intera società: per garantire la sopravvivenza della collettività, le posizioni importanti devono essere occupate da persone altamente qualificate. I funnzionalisti vedono perciò un continuum di occupazioni che offrono un ampio ventaglio di ricompense e contribuiscono alla sopravvivenza e al buon funzionamento della società. La diseguaglianza preesistente incide sulla capacità di competere di una persona, mentre le barriere alla mobilità spesso impediscono a individui meritevoli di progredire. Mobilità sociale: intesa come lo spostamento di un individuo o di un gruppo da una posizione sociale ad un’altra. • Mobilità verticale: il movimento dalle posizioni più basse della piramide sociale a quelle più alte e viceversa. La mobilità ascendente costituisce un miglioramento, quella discendente un movimento dall’alto verso il basso. • Mobilità orizzontale: il passaggio di un individuo da una posizione ad un altra all’interno dello stesso livello sociale. • Mobilità intragenerazionale: riferita ai mutamenti di posizione socio-economica sperimentati da un singolo individuo durante il corso della propria vita. • Mobilità intergenerazionale: si focalizza sul rapporto tra le generazioni. Confrontando la posizione sociale raggiunta da un individuo con quelle della sua famiglia di origine. Capitolo 8: genere e sessualità Sesso: distinzione biologica tra maschi e femmine. Genere: designa le aspettative culturali socialmente costruite che si associano alle donne e agli uomini, la biologia ci rende maschi o femmine, la cultura ci insegna ad essere uomini o donne. Vi è un dibattito tra gli studiosi riguardo all’influenza delle differenze sessuali biologiche sul comportamento sociale. Sesso e biologia: il sesso di una persona si determina al concepimento, quando l’ovulo della madre apporta un cromosoma X e lo sperma del padre un cromosoma X o Y: una combinazione XX produce una femmina; una combinazione XY un maschio. Le differenze sessuali possono essere raggruppate grossomodo in due categorie: • Differenze assolute: includono quelle che hanno a che fare con la produzione: solo le donne hanno le mestruazioni, l’ovulazione e possono rimanere incinte e allattare al seno; solo gli uomini possono fecondare le donne. • Differenze relative: sia gli uomini che le donne possiedono gli stessi ormoni ma in misura diversa. Tuttavia alcune persone sono intersessuate, ovvero nate con un’anatomia riproduttiva mista. Esistono differenze nell’architettura dei cervelli maschile e femminile. Il cervello umano ha tuttavia una capacita straordinaria di destrutturarsi ed organizzarsi in risposta alle esperienze sociali di apprendimento. Il genere come costrutto sociale: Quasi tutte le differenze che associamo agli uomini e alle donne sono prodotte culturalmente e non hanno una base biologica. Fin dall’infanzia ci insegnano quali sono le aspettative della nostra cultura rispetto al nostro genere, cosicché arriviamo a vedere il mondo con categorie che diamo quasi sempre per scontate. Media a genere: le rappresentazioni di genere offerte dalle trasmissioni televisive, dai film, dai video musicali e perfino dai telegiornali possono segnalare comportamenti e atteggiamenti appropriati o accettabili, specie per i giovani uomini e le giovani donne. A volte le immagini e i servizi proposti dai media possono mettere in discussione i ruoli di genere tradizionali, ma nella maggior parte dei casi non fanno altro che rinforzare gli stereotipi culturali. Per esempio nei telegiornali le donne hanno una presenza nettamente inferiore. Tutti i media aiutano spesso a rinforzare gli stereotipi di genere. Le immagini di genere fornite dai media vanno quindi ben oltre un innocuo intrattenimento. Lavoro e livelli d’istruzione: il differenziale retributivo di genere (gender gap) è un indice che misura la differenza retributiva tra gli uomini e le donne in un determinato mercato del lavoro e nei suoi segmenti. Nell’unione europea le donne guadagnano in media a livello orario il 16% in meno degli uomini. Fattori diversi della discriminazione lavorativa diretta sono responsabili di almeno 3/4 del divario retributivo. Istruzione: in passato gli uomini hanno sempre superato le donne in quanto livello di istruzione anche perchè sino alla metà del XX secolo molte università rifiutavano l’iscrizione delle studentesse. Negli ultimi decenni le donne hanno recuperato il terreno perduto. Anche se oggi gli uomini e le donne hanno più o meno lo stesso accesso all’educazione i campi di studio che scelgono per laurearsi e le professioni che svolgono sono ancora ripartite spesso in un’ottica di genere, che riflette probabilmente la socializzazione iniziale. Le donne si laureano in aree come l’educazione, la psicologia e le professioni mediche e sanitarie, mentre gli uomini si laureano in aree relativamente ben pagate come l’ingegneria, la matematica e la fisica. Questa differenza tra le scelte contribuisce in parte al divario retributivo. Partecipazione alla forza lavoro: il controllo delle nascite assicurato dalla pillola negli anni ’60 ha consentito alle donne di decidere il numero delle gravidanze, e nello stesso periodo il gruppo femminista contribuì a modificare le norme culturali e l’ambiente legale, rendendo il lavoro fuori casa più fattibile per le donne. Gli uomini e le donne tuttavia hanno diversi approcci al lavoro il che contribuisce il divario retributivo. Le donne sono più propense degli uomini ad usare congedi parentali, a lavorare part-time o ad abbandonare il lavoro per occuparsi dei figli. Una madre lavoratrice su 4 abbandona definitivamente il lavoro mentre solo un padre esce dalla forza lavoro. Le donne che tornano al lavoro dopo la maternità hanno perso esperienza e anzianità lavorativa rispetto ai loro colleghi uomini, il che rappresenta una delle ragioni per cui le donne che non hanno figli guadagnano più di quelle che ne hanno. Le coppie sono quasi sempre più propense a trasferirsi per la carriera dell’uomo. La discriminazione e il soffitto di cristallo: la discriminazione nei luoghi di lavoro è un dato di fatto per molte donne. Il soffitto di cristallo è la barriera spesso invisibile creata dal sessismo individuale e istituzionale che impedisce a donne qualificate di raggiungere livelli adeguati nella struttura manageriale. Gli uomini occupano posizioni direttive in misura maggiore delle donne. Negli ambienti professionali colleghi e capi sono più propensi a considerare in generale gli uomini più competenti e logici e le donne inaffidabili ed emotive. Le norme culturali promuovono la discriminazione negli ambienti di lavoro anche dissuadendo le donne dall’avere più successo dei propri mariti o dal focalizzarsi sulla carriera anziché sulla famiglia. Queste differenze di ambizione o di competitività vengono poi lette impropriamente come innate anziché culturalmente costruite. Tempi di vita e tempi di lavoro: con l’espressione “doppia presenza” si indica la duplice responsabilità che grava sulle donne nelle società contemporanee: verso la famiglia e verso il lavoro. Da una parte le donne lavoratrici sono penalizzate da aspettativa di ruolo tra loro contrastanti, dall’altra questa condizione tipicamente femminile offre alle donne la possibilità di attraversare più mondi ed essere più innovative in tutti e due gli ambiti. Con il termine secondo turno si intende il fenomeno per cui le donne che lavorano fuori casa hanno ancora la responsabilità primaria dei lavori domestici e della cura dei figli. Nelle famiglie in cui entrano due stipendi le coppie eterosessuali continuano a vedere nel marito la fonte principale del reddito. Ricerche più recenti dimostrano che le donne hanno dimezzato il numero delle ore dedicate alla casa mentre gli uomini lo hanno raddoppiato. Più elevati sono l’istruzione ed il reddito più il marito partecipa ai lavori domestici e alla cura dei figli. Potere politico: in tutto il mondo nel 2010 le donne rappresentavano appena il 19,1% dei Parlamenti nazionali. Nel 1995 il Comitato Economico Sociale dell’ONU fissò un obiettivo del 30% di rappresentanza delle donne nel corpo legislativo di ogni Paese. Nel giugno 2011, tuttavia, solo 26 paesi avevano raggiunto tale obiettivo. Questo implica quindi una sottorappresentazione nei gruppi che hanno il compito di approvare le leggi. La violenza sulle donne: è al tempo stesso una causa e una conseguenza delle diseguaglianze. Ancora oggi molte società tollerano la violenza domestica. In Italia e in molti altri paesi la violenza domestica viene considerata un grosso problema sociale oltre che costituire un reato. La violenza domestica può essere definita come un comportamento violento che viene usato da una persona per acquisire o mantenere potere e controllo sul proprio partner sessuale. Questo tipo di abuso può includere componenti fisiche, sessuali, psicologiche, emotive ed economiche. Include qualunque comportamento che intimida, manipola, umilia, isola, spaventa, terrorizza, costringe, minaccia, colpevolizza, danneggia, lesiona o ferisce qualcuno. Uno studio estensivo ha riconosciuto che in realtà solo un 16,7% delle vittime femminili era stato violentato da uno sconosciuto, in realtà la quasi totalità degli stupri era stata preparata da un conoscente, dal marito, o dall’ex marito, da un parente, da un fidanzato o da un ex fidanzato o da un partner o un ex partner convivente. La radice della violenza sulla donna è causa di una sua oggettivazione estrema da parte dell’uomo che nel suo immaginario la concepisce come un oggetto di sua proprietà. La violenza domestica varia sensibilmente da una cultura all’altra. Molestie sessuali sul lavoro: un’altra forma di discriminazione legata al genere è costituita dalle molestie sessuali, proposte sessuali non gradite, richieste di favori sessuali e molestie verbali di varia natura che possono avvenire ovunque. Alcune forme di molestie coinvolgono l’abuso di potere. I casi più evidenti sono quelli di scambio, in cui si propone qualche beneficio, o la mancata applicazione di qualche sanzione, in cambio di favori sessuali. Questi casi costituiscono chiaramente un abuso di autorità, espressamente vietato dalla legge. Altri casi comportano molestie che creano un ambiente di lavoro ostile. Violenza di stato nei confronti delle donne: anche i governi sono implicati in questo tipo di crimine. Alcuni governi ignorano deliberatamente l’aggressione sessuale evitando di fare approvare o applicare leggi che la vietino. Durante le guerre governi ed eserciti hanno organizzato e messo in atto forme di violenza sistematica contro le donne. Gli eserciti hanno usato la violenza sessuale di massa anche per terrorizzare le popolazioni civili. Traffico di esseri umani e globalizzazione: un’altra forma di violenza organizzata contro le donne è il traffico di esseri umani, in cui una rete criminale recluta, sequestra e trasporta persone trattenendole contro la loro volontà, per sfruttarle sessualmente o come manodopera coattiva. Queste attività si sono intensificate da quando la globalizzazione ha reso più facile la mobilità intenzionale di popolazioni sempre più ampie. Mutilazione dei genitali: sottende tutta una serie di procedure intese a rimuovere parzialmente o totalmente i genitali esterni delle donne come l’asportazione del clitoride e delle piccole labbra. È un procedure che viene tradizionalmente eseguita senza anestesia a qualunque età dall’infanzia all’adolescenza. Alcune culture usano questa pratica per incoraggiare la verginità fino al matrimonio e la fedeltà dopo di esso: altre la usano come rito di iniziazione per l’accesso alla comunità delle donne adulte, altre ancora la mettono in pratica per l’erronea convinzione che abbia dei benefici igienici e favorisca la fertilità. Sessualità: designa i desideri, i comportamenti e l’identità sessuale di una persona. Come il genere anche la sessualità ha a che fare con delle caratteristiche sessuali di origine biologica, ma è anche un costrutto sociale: la sessualità va ben oltre la riproduzione biologica. In quanto comportamento sociale essa è fortemente influenzata da norme e aspettative che variano da una cultura all’altra e che si modificano nel tempo. Identità sessuale: designa il nostro Sè in relazione al tipo di attrazione sessuale che proviamo nei confronti degli altri. L’identità sessuale affonda le proprie radici nella biologia ma è influenzata dalla cultura, probabilmente l’identità sessuale non è determinata da un singolo fattore, ma da una combinazione di influenze genetiche ormonali e ambientali. Poiché la sessualità è caratterizzata da una continuità negli atteggiamenti e nei comportamenti, classificare le persone in categorie distinte e separate può essere fuorviante. Nella nostra società, la popolazione può essere ripartita in quattro gruppi principali: • Eterosessuali: sono attratti da persone dell’altro sesso. • Omosessuali: sono attratti da persone dello stesso sesso. • Bisessuali: sono attratti da persone di entrambi i sessi. Significa avere un’identità sessuale caratterizzata sia dalle donne che dagli uomini. • Asessuali: non sono attratti sessualmente da nessuno. Non è una scelta di castità, non decidono di astenersi dal sesso, di reprimere gli impulsi sessuali. L’idea stessa di legare l’identità alla sessualità, identificandosi come etero o gay o bisex è un invenzione sociale relativamente recente. Per quasi tutta la storia dell’umanità il comportamento sessuale e ciò che oggi chiamiamo identità sessuale sono stati separati. Gli scienziati iniziarono a studiare l’identità sessuale nel XIX secolo. Nel loro studio dei comportamenti sessuali i ricercatori iniziano a classificarli in categorie separate tra cui normali e devianti. Alla fine dell’800 le società occidentali iniziarono a inquadrare chi si dedicava all’attività omosessuale in una nuova categoria sociale distinta e separata quella degli omosessuali. Già nel 1948 invece di inquadrarsi nell’una o contesto domestico. Partendo da questa prospettiva i sociologi hanno messo in luce diverse funzioni positive della famiglia: • Stabilità sociale: le famiglie creano un vincolo sociale con i parenti e possono creare reti sociali che costituiscono un’importante fonte di stabilità sociale. • Aiuto materiale: i membri si aiutano reciprocamente. • Discendenza e successione ereditaria: la discendenza quasi sempre bilaterale, ascritta sia dalla madre che dal padre. • Cura e socializzazione delle persone a carico: le famiglie si prendono cura delle persone a carico soprattutto di bambini e anziani. • Regolamentazione sessuale: le norme culturali indicano quali relazioni sessuali sono socialmente accettate. • Conforto psicologico: la famiglia moderna dovrebbe essere anche una fonte di conforto psicologico di intensivi vincoli emotivi. Reti famigliari: le famiglie variano per dimensione e composizione: • Famiglia nucleare: i genitori (anche uno solo) e i loro figli. • Famiglia estesa: famiglia nucleare più altri parenti che vivono assieme. • Famiglia allargata: uno degli adulti ha dei figli nati da una pretendete relazione. Matrimonio: relazione sociale che crea vincoli famigliari, comporta relazioni sessuali e viene formalizzato da un contratto giuridico e o da una cerimonia religiosa. Convivenza: relazione sociale che può creare vincoli familiari e comporta l’intimità sessuale in cui le persone vivono insieme come partner non sposati. Eleggibilità matrimoniale: le culture variano anche in funzione del modo in cui selezionano le persone idonee al matrimonio: • Endogamia: norme o tradizioni che limitano il matrimonio a persone della stessa categoria sociale. • Esogamia: matrimonio tra persone di diverse categorie sociali. Matrimoni combinati: sulla base della convenienza economica e dello status sociale. • Monogamia: limita le relazioni sessuali ad un solo partner. • Poligamia: sistema matrimoniale in cui una persona può avere più coniugi (poliginia, poliandria). Identità di genere: le famiglie variano anche nella misura in cui sono organizzate in relazione al genere. In alcune culture i ruoli delle donne e degli uomini si sovrappongono. Trend globali nella vita famigliare: è possibile identificare alcune macrotendenze: • Le famiglie stanno diventando più piccole: motivazioni economiche + contraccezione. • Le famiglie estese sono meno comuni: è aumentato il numero di persone che possono permettersi di abitare per conto proprio. • La libera scelta del partner è sempre più diffusa: anche le società tradizionali stanno abbandonando la pratica dei matrimoni combinati. • Le donne si sposano più tardi: rinviano il matrimonio per continuare gli studi o lavorare fuori casa. • Le persone restano sposate meno anni: convivenze e divorzi in aumento. • Più donne entrano a far parte della forza lavoro:indipendenza economica. • Le famiglie includono sempre più spesso gli anziani: prolungamento della vita. • Uomini e donne omosessuali vivono stabili rapporti di coppia: rivendicazione e riconoscimento giuridico. CAPITOLO 10: la devianza La devianza indica ogni atto o comportamento di una persona o di un gruppo, che viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a qualche forma di sanzione. È quindi il prodotto del rapporto sociale fra coloro che sostengono i confini della “normalità” e coloro che li superano. La devianza viene a volte spiegata anche come conseguenza di un’immoralità individuale. La coscienza collettiva è costituita dalle norme, credenza e valori condivisi in una comunità. Cosa considerare normale p deviante varia nel corso del tempo e da una cultura all’altra, e spesso accade che la definizione di normale si modifichi in risposta a un cambiamento sociale. Il confine fra normale e deviante spesso dipende infatti dallo specifico contesto sociale in cui avviene l’azione. Un comportamento viene definito deviante quando è pubblicamente qualificato come tale da coloro che hanno il potere di consolidare tale etichetta. È il fulcro della teoria dell’etichettamento, secondo la quale la devianza è il risultato di come altri interpretiamo un comportamento, e gli individui etichettati come devianti spesso interiorizzano questo giudizio come parte della propria identità (il comportamento è deviante solo se viene etichettato come tale). Chi viene etichettato come tale però deve affrontare lo stigma sociale, che si riferisce alla vergogna associata a un comportamento socialmente inaccettabile o screditante. Di conseguenza etichettare una persona come deviante potrebbe farla cadere nella cosiddetta devianza secondaria, cioè un comportamento deviante adottato in risposta alle conseguenze negative dell’etichettamento. -> l’etichettamento porta a un aumento della devianza stessa. Durkheim afferma che la devianza è inevitabile perché non può esistere un consenso totale sui valori e le norme che regolano una società, dice inoltre che la devianza può essere funzionale, avere un ruolo sociale positivo e rafforzare le strutture sociali: - Aiuta a definire i confini del gruppo. Il comportamento deviante aiuta a chiarire i limiti di un’azione accettabile all’interno di una società, i confini possono rimanere impliciti, non si hanno delle regole che definiscono ciò che è “normale” e non. - Aiuta a creare solidarietà sociale. Aiuta a formare una solidarietà di gruppo unendo fra loro le persone. - È fonte di innovazione. Durkheim afferma che la devianza è fonte di creatività e innovazione della vita sociale. Riteneva infatti che le società ne avessero bisogno per essere sane, in quanto quelle totalmente conformismo sono repressive e limitano le possibilità dell’uomo. La devianza come malattia: medicalizzazione In questa prospettiva gli individui che hanno un comportamento deviante sono malati e soffrono di un disturbo psicologico o biologico. Il confine in questo caso coincide con quello che separa chi è in salute da chi è malato, la sanità mentale dalla pazzia; al giorno d’oggi i medici dicono che sia un comportamento che può essere curato. Il processo della designazione di un comportamento deviante come malattia che può essere curata da medici specializzati, viene definito medicalizzazione della devianza. Trattare il comportamento deviante come un disturbo può modificare lo stigma sociale associato ad esso: è più probabile che le persone con devianza medicalizzata siano oggetti di pietà che di disprezzo. Esistono cinque stadi chiave nella medicalizzazione della devianza: 1. Un comportamento viene definito deviante; 2. Viene “scoperta” una causa medica di questo comportamento; 3. Interessi organizzati (ricercatori, medici ecc) fanno pressione sulle autorità affinché quel tipo di devianza venga riconosciuta come malattia; 4. Contemporaneamente le stesse pressioni vengono fatte anche al governo; 5. La definizione medica è accettata e istituzionalizzata, sia nella comunità scientifica sia legalmente. A volte la medicalizzazione può anche essere fermata o invertita mediante il processo di demedicalizzazione. La devianza come scelta razionale Altre spiegazioni superano il livello individuale per comprendere i fattori sociali. Secondo uno di questi approcci la devianza deriva da un processo decisionale razionale: le persone sono inclini a comportamenti devianti nei casi in cui la devianza ha ricompense significative a fronte di costi limitati. -> i soggetti sono esseri razionali che scelgono intenzionalmente di violare norme e perseguire i propri interessi (in strade isolate per esempio superare i limiti di velocità comporta un rischio minore di essere fermati dalla polizia). La teoria dell’associazione differenziale Due approcci che spiegano la devianza in termini di socializzazione. Il primo si concentra sull’inadeguata socializzazione: le persone impiegano comportamenti devianti in quanto non sono riusciti a interiorizzare le norme sociali, non sono stati quindi adeguatamente socializzati dagli agenti. Il secondo approccio si fonda sulla teoria dell’associazione differenziale: la devianza come il risultato delle interazioni sociali. La teoria infatti suggerisce che la devianza è appresa attraverso l’interazione con altre persone coinvolte nel comportamento deviante. Secondo tale prospettiva le persone si socializzano in una subcultura deviante, cioè un gruppo che pretende da tutti i suoi membri l’impegno a sostenere comportamenti anticonformisti. Il più efficace sistema di controllo dei gruppi sociali devianti è limitare l’interazione fra i memori del gruppo. La teoria della tensione di Merton Merton suggerisce che la devianza deriva dal conflitto fra le norme e gli obbiettivi e i messi per raggiungere quegli obiettivi. La teoria mette in evidenza la tensione e la pressione sperimentata d coloro che non hanno i mezzi per raggiungere obiettivi e che sono portati a seguire strade devianti nella loro ricerca del successo. Infatti quando tutte le opportunità convenzionali sono bloccate, le persone escogitano diversi sitemi per sopperire alla disparità fra obiettivi e mezzi attuando un comportamento non-conformista. In sintesi la teoria intende la devianza come risposta alle contraddizioni della struttura sociale. Teoria del controllo La teoria del controllo istituzionale suggerisce che il nostro comportamento è regolato dalla forza del nostro attaccamento alle grandi istituzioni sociali (come la famiglia, scuola ecc). Quindi anziché chiedersi perché un individuo infrange le regole, i teorici del controllo si chiedono perché le seguano. Il punto secondo loro sta nella forza del collegamento della persona con i meccanismi di controllo sociale che lo dissuadono dal violare le regole.
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