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Sociologia Generale, temi, concetti, strumenti (David Croteau - William Hoynes), Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto dettagliato del capitolo 2.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 13/06/2018

AlessioUniRoma3
AlessioUniRoma3 🇮🇹

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Scarica Sociologia Generale, temi, concetti, strumenti (David Croteau - William Hoynes) e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! Capitolo 2: La ricerca sociale Il processo della ricerca sociale 2.1 Per comprendere il processo della ricerca sociale possiamo partire da due ricerche sociologiche: Il contadino polacco in Europa e Negli Stati Uniti e La personalità autoritaria di Theodor Adorno. Il primo aiutò a comprendere la situazione dei migranti e dimostrò che i contadini polacchi, sia quelli rimasti in Polonia che quelli emigrati erano soggetti a profondi processi di disorganizzazione sociale(disintegrazione) dovuti per un caso alla modernizzazione dell’economia polacca e dall’altro dal difficile riadattamento alle condizioni di vita Americane, ciò si è appreso da una collezione di 754 lettere e tale lettura permettesse l’emergere” di riflessioni teoriche più vaste (induttivismo). La ricerca di Adorno invece punta a svelare il legame tra l’autoritarismo sociale e lo sviluppo di atteggiamenti favorevoli allo sviluppo di fascismo e razzismo. C’è un forte uso di questionari, i dati raccolti sono sottoposti ad analisi statistiche e poi commentati. Prima qualitativa seconda quantitativa. Le fasi della ricerca: 1. Scelta del problema di ricerca: Ogni ricerca sociale nasce da un particolare problema conoscitivo che lo studioso si pone e nasce dalla curiosità per il mondo 2. Formulazione del disegno della ricerca: E’ il “come posso studiare il problema di ricerca”, i concreti passaggi che lo studioso deve compiere per interrogare la realtà e produrre nuova conoscenza su di essa. 3. Raccolta di dati: una volta scelto il disegno della ricerca è necessario scendere sul campo e collezionare le informazioni 4. Interpretazione dei risultati: Si formulano delle conclusioni sui dati ottenuti, questi risultati pongono a loro volta problemi conoscitivi e riinizia il processo di ricerca. Sia a monte che a valle il ricercatore può effettuare delle scelte diverse e da questo fatto nascono le diversità delle strategie di ricerca. Tre considerazioni: Idea moderna di scienza Legame Teoria-Metodo Tecniche di ricerca per “interrogare” la realtà La scienza moderna 2.2 Teorizzazione e metodo 2.2.1: LA SOCIETA’ SECONDO POPPER: Karl Popper è uno dei più importanti filosofi della scienza, e fa parte per qualche anno del Circolo di Vienna. La sua concezione ha sviluppato la moderna teoria liberale e democratica della società (“La società aperta e i suoi nemici”), volta al progresso. Popper esaltava una società aperta alle differenze, che criticasse se stessa, una società che non permettesse dittature. Tuttavia, la sua concezione si pone in contrasto con la natura stessa della scienza, in quanto afferma che essa è assolutamente esatta, mentre era ritenuta probabilistica (epistemologia). Secondo Popper, il fine dello scienziato non è la dimostrazione delle ipotesi, bensì il Falsificazionismo (“La scienza: Congetture e Confutazioni”): Il sapere non è mai definitivo ed assoluto ma solo provvisorio (nonostante la realtà “esista di per sé”): un’ipotesi per essere scientifica deve essere falsificabile: il controllo scientifico non avviene in positivo ma solo in “negativo”. Le due parole chiave che definiscono la scienza moderna sono “teorizzazione” e “metodo”. L’epistemologia è quella branca della riflessione filosofica che si occupa dei fondamenti e delle possibilità conoscitive delle scienze e si concentra sul legame teorizzazione-metodo. La metodologia invece è quella parte della logica che si occupa dei fondamenti del metodo con lo scopo di individuare e riflettere sui principi da seguire per giungere a una conoscenza scientifica. Ci troviamo di fronte a due meta-linguaggi: Teorizzazione: Nella vita quotidiana possiamo essere influenzati dagli stereotipi mentre nella scienza moderna l’adozione di un linguaggio specifico fa sì che riusciamo a definire le cose in modo razionale e più chiaro possibile. Da questo punto di vista la base di ogni attività scientifica è la concettualizzazione ovvero quell’attività razionale tramite la quale vengono formulate idee logicamente definite ed empiricamente controllabili, definiamo queste idee concetti scientifici e il loro insieme costruisce il linguaggio oggettivo di quella disciplina, ovvero l’insieme dei concetti che definiscono gli oggetti e gli eventi oggetto di studio. Questi concetti “sostituiscono” i fenomeni reali. Abbiamo definito le tre macro-categorie che definiscono il linguaggio oggettivo: cultura, struttura e potere. Definiamo teoria scientifica un insieme circoscritto di concetti legati da specifiche relazioni. Ciò che distingue una teoria scientifica da altri insiemi di linguaggio è la capacità di essere sottoposta a controllo empirico. “Se batto le mani piove” può essere considerata una ipotesi scientifica. “Dio esiste” no, non esistono controlli. Metodo: Possiamo concepire il metodo come un percorso sistematico attraverso il quale una teoria è messa alla prova con procedure codificate, è una sorta di ponte tra le idee sul mondo e il mondo stesso. Possiamo distinguere due approcci alla questione. L’approccio deduttivo(generale->particolare) dove la teorizzazione precede la prova empirica, indirizzando l’intera attività di ricerca attraverso le definizioni dei fenomeni. Chi utilizza tale metodo ritiene che solo in questo modo si possa giungere alla formulazione di generalizzazioni o addirittura di leggi scientifiche. Tale posizione è stata propria di quelle scuole filosofiche ed epistemologiche “razionaliste”. Secondo l’approccio induttivo(particolare- >generale) l’osservazione precede la teorizzazione e quest’ultima deriva direttamente dalla valutazione dei risultati emersi dalla ricerca, in questo modo è possibile costruire un sapere davvero aderente alla realtà (posizione dell’empirismo). Riprendendo Popper riteneva che il metodo fosse sempre lo stesso anche al cambio dell’oggetto (assistette ad Einstein che “smontò” la teoria della meccanica classica sostenendo comunque di mettere sotto prova la sua teoria per accertarla”, l’osservazione empirica è sempre preceduta da un interesse, un riferimento teorico. L’ethos della scienza moderna 2.2.2 Secondo Merton i principi alla base della scienza moderna non costituiscono solo criteri di carattere metodologico e tecnico che prescrivono il modo corretto di “fare scienza” ma anche un insieme di assunti etici “giusti in se’” che lo scienziato deve seguire che definisce “ethos della scienza moderna”. Ne definiamo quattro. L’universalismo è un principio secondo il quale ogni verità che pretende di essere tale deve conformarsi a criteri impersonali prestabiliti, ciò produce due conseguenze: la soggettività dello scienziato passa in secondo piano e viene adottata una scrittura impersonale che si basa su criteri generali. Il comunismo scientifico che è quella posizione per cui i risultati raggiunti da uno scienziato non sono parte del suo patrimonio personale ma devono essere comunicati e resi trasparenti agli altri membri della comunità scientifica. Il disinteresse è quell’atteggiamento per cui l’unico criterio che deve orientare l’attività dello scienziato è la ricerca rigorosa della conoscenza in quanto tale, questo è tipico di tutte le professioni moderne. Il dubbio sistematico è quel principio secondo il quale ogni aspetto del mondo può e deve essere oggetto di critica, è una quintessenza dello spirito critico e apertura mentale. Questo fa notare come per Merton sia impossibile operare in un contesto non democratico. Come si sviluppa la scienza: dalle rivoluzioni scientifiche alla molteplicità dei programmi di ricerca 2.2.3 Varie spiegazioni di “scienza” nel tempo. Forma assoluta di conoscenza sillogismo per una verità certa(Aristotele) conoscenza contemplativa(medioevo). Kuhn si oppone alla posizione di Popper per cui gli scienziati moderni devono proporre le proprie teorie per poi sottoporle a controllo empirico. Kuhn afferma che tra concezioni filosofico-metafisiche e prassi scientifica vi è una continua interazione, a seconda del momento storico gli scienziati usano una “costellazione” di teorie condivise e accettate per risolvere “rompicapi”. Partendo da ciò Kuhn propone innanzitutto il concetto di “paradigma scientifico”, vale a dire un insieme di assunti, idee e presupposti filosofici sul mondo e modo di fare scienza. In periodi di scienza “normale” gli scienziati lavorano all’interno del paradigma dominante e avviene il progresso “per errori” di Popper. Quando la comunità scientifica si convince che la tradizione paradigmatica non può più fornire gli strumenti adatti si rivolge ad un nuovo paradigma. Queste fasi sono molto rare e aprono fasi di dure lotte (Es. Giordano Bruno, Galilei, 3. Dimensione metodologica: L’unico vero metodo scientifico è quello basato sull’osservazione e sull’esperimento (induttivisti) attraverso i quali è possibile individuare quelle leggi della natura che governano il mondo. Il positivismo assume una visione nomotetica della scienza, per cui la conoscenza scientifica è sempre in grado di individuare queste leggi. Auguste Comte e la sociologia come scienza: Comte considera la sociologia come la scienza sintetica per eccellenza in quanto disciplina che ha fatto proprio il metodo scientifico tipico delle scienze analitiche, applicandolo alla comprensione della politica e dei fenomeni sociali, così anche nel campo della società sarà possibile giungere alla comprensione di quelle leggi generali e universali che la governano, cioè quei traguardi già raggiunti dalla scienze naturali. I punti di riferimento metodologici di Comte sono: il principio di causa-effetto che lega e spiega tutti i fenomeni collettivi; l’applicazione del metodo sperimentale e induttivista. La ricerca sociale dovrà dunque procedere attraverso la formulazione di ipotesi basate sull’osservazione, la loro verifica sperimentale e la formulazione di leggi e teorie generali basate sulla generalizzazione dei risultati così ottenuti Durkheim e l’olismo sociologico: Durkheim aderì alle posizioni di Comte, soprattutto all’intento di costruire una scienza positiva della società pur distanziandosene dal punto di vista metodologico. Per Durkheim la società e i suoi fenomeni sono una realtà SUI GENERIS, non può essere ridotta né a fatti psicologici né biologici: la società è un “oggetto” che esiste al di là degli individui e che li trascende pur riguardando ciascuno di loro. La società è un “meccanismo” a sé stante, che determina il comportamento dei singoli individui. Il mondo sociale è composto innanzitutto da “fatti sociali”, modi di pensare e di agire indipendenti dalla volontà del singolo individuo perché cristallizzate nel corso del tempo. Essi non possono essere modificati dall’opera dei singoli; al contrario, il comportamento degli individui è determinato da essi attraverso vari meccanismi di controllo interni ed esterni. La prima regola del metodo sociologico è questa dunque: considerare i fatti sociali come cose. La sociologia deve applicare il metodo scientifico per giungere alla rivelazione delle leggi generali che governano la società indipendentemente dalla volontà dei singoli esseri umani. Esso formalizza il così detto olismo sociologico (collettivismo sociologico), quell’atteggiamento intellettuale per cui il fenomeno sociale non può essere spiegato facendo riferimento alle azioni dei singoli individue come somma di micro-comportamenti ma alle strutture, ai meccanismi e alle istituzioni collettive che i singoli individui “subiscono”. Un’altra regola fondamentale è che la causa di un fatto sociale va sempre ricercata in un diverso fatto sociale antecedente. Infine occorre sempre sapere se quel determinato fatto sociale è normale o patologico: nel primo caso si presenta come norma, nel secondo caso ciò non accade. La differenza è quindi sempre relativa e definibile solo in riferimento alla collettività. E’ possibile così comprendere meglio il modo specifico col quale Durkheim intende il processo della ricerca sociale in diverse fasi: • Osservazione-definizione dei fenomeni sociali: Tali fenomeni devono essere trattati come fatti sociali, per osservarli e studiarli occorre tracciarne chiaramente i contorni. La sociologia deve elaborare un proprio specifico linguaggio in grado di definire in modo chiaro e preciso ciò che si analizza • Confutazione delle interpretazioni precedenti: Tale fase consiste nella critica sistematica degli studi che si sono interessati di quel determinato fenomeno, mostrandone insufficienze ed errori • Spiegazione sociologica del fenomeno: può essere messa in atto seguendo lo sviluppo di quel fatto sociale che si vuole spiegare ricorrendo all’analisi comparata e al metodo delle variazioni concomitanti ovvero osservando come un determinato fatto si modifichi al variare di un altro. Durkheim mette in atto due sperimentazioni: quella della teoria sotto verifica empirica per vedere la maggior validità e lo studio del semplice per risalire al complesso. Il primo esempio nel Suicido, ritenuto l’atto più individualistico che si potesse compiere. Il secondo per risalire da una religione come per comprendere un adulto vediamo il suo percorso di crescita. Il neo positivismo E’ un approccio sempre induttivo verificazionista (tramite verifiche empiriche). • Dimensione ontologica: Il neo-positivismo assume un atteggiamento nei confronti della realtà che potremmo definire “realismo critico”, per cui la realtà esiste ed è oggettivamente conoscibile • Dimensione epistemologica: Per i neopositivisti la realtà conosciuta esiste indipendentemente dal soggetto conoscitore ed è oggettivamente conoscibile, il processo scientifico, l’unico in grado di produrre conoscenze valide può condurre solo ad approssimazioni successive alla verità, alla completa conoscenza del mondo e del suo funzionamento • Dimensione metodologica: Il metodo scientifico sperimentale è indicato come l’ideale metodologico di riferimento. Tuttavia esso non si basa più su una logica induttiva, per cui la teoria emergerebbe direttamente da dati in grado di verificarla ma al contrario su un approccio deduttivo. La teoria viene elaborata dagli scienziati mentre la prova sperimentale è in grado solo di mostrare che non esistono ragioni per ritenere quella teoria falsa. Il neo positivismo così inteso è stato il programma di ricerca egemone nella sociologia e nelle altre scienze sociali fino agli anni ‘60 Merton e il funzionalismo come metodo: secondo Merton esiste certamente un metodo scientifico valido sia nel campo delle scienze naturali sia in quello delle scienze sociali; tuttavia egli individua nella teoria e nel suo rapporto di circolarità con i dati ottenuti ciò che distingue in ultima stanza la scienza dalla “non scienza”. In questo approccio deduttivista, Merton richiama la necessità per la sociologia di elaborare teorie a medio raggio in grado di essere utilizzate ed empiricamente controllate nella ricerca sociale. Merton individua tre postulati dei primi funzionalisti 1. Postulato dell’unità funzionale: tutti gli elementi di una cultura sono funzionali all’intero sistema sociale o culturale. Merton sottolinea che tutte le società hanno un certo grado di integrazione. Tuttavia, ciò non significa che ogni attività e ogni convinzione sono funzionali per la società 2. Postulato del funzionalismo universale: ogni aspetto di un sistema sociale o culturale svolge una funzione positiva nei confronti dell’integrazione sociale. La critica di Merton si accentra sul fatto che non è possibile affermare che tutto ciò che esiste abbia una funzione positiva nei confronti dell’integrazione sociale 3. Postulato dell’indispensabilità: ogni elemento esistente in una società è indispensabile per lo svolgimento di una specifica funzione. Al contrario per Merton non è detto che vi siano in ogni società elementi indispensabili per determinati compiti Emergono quindi delle funzioni latenti, effetti emergenti non dichiarati e conosciuti. Merton propone quindi il suo protocollo dell’analisi funzionale (ricerca sociale): • Esatta descrizione dei sistemi sociali oggetto dell’analisi: I fenomeni collettivi si sviluppano in un più vasto contesto e sono legati ai suoi elementi. Il sociologo deve partire da questa operazione definitoria e analitica preliminare. Per studiare la disoccupazione prima studio il sistema economico e il mercato del lavoro • Spiegazione del contesto sociale in cui si presenta il sistema in questione: I sistemi ai quali appartengono i fenomeni studiati vanno a loro volta contestualizzati nella società e nell’epoca in cui si collocano. Sistema economico e mercato del lavoro vanno messi in relazione alle caratteristiche particolari che assumono in quel determinato momento e a quel livello di sviluppo della società • Elenco delle alternative strutturali che possono fungere da equivalenti funzionali: individuazione di meccanismi e strutture che possono produrre gli stessi effetti. Accanto al mercato del lavoro metto quello delle strutture familiari in grado di allocare posti di lavoro. • Valutazione del significato del sistema per coloro che ne fanno parte e delle motivazioni che li spingono alla conformità o alla devianza: La soggettività degli attori sociali non può essere messa tra parentesi, occorre sempre comprendere i significati e le motivazioni che li portano a essere conformisti o devianti. Gli attori sociali possono ritenere poco funzionale il sistema di allocazione del mercato del lavoro e ritenere che fare soli strada professionale sia più legato all’appartenenza ad una “cricca” che al livello di studio. • Analisi delle funzioni manifeste e latenti del sistema: individuare gli effetti ufficiali e non ufficiali presenti nel sistema. Il sistema di allocamento è anche un sistema di potere gestito dai suoi funzionari • Calcolo di un bilancio netto di funzioni e disfunzioni del sistema stesso: La disoccupazione si produce perché il mercato del lavoro funziona male magari avvantaggiando chi è in grado di utilizzare altri canali. L’olismo metodologico risulta molto stemperato, l’approccio di Merton tende a includere la soggettività degli attori sociali pur vendendo ancora fortemente condizionata dalle strutture sociali. Il campo dell’ermeneutica 2.4.2: Ermeneutica=interpretazione, traduzione, chiarimento, spiegazione. Nasce in ambito religioso. Nel campo delle scienze sociali tale termine designa l’opera di decodifica delle motivazioni e dei significati posti alla base delle azioni sociali degli individui per scoprire le origini e il funzionamento stesso di un determinato fenomeno sociale. Tale approccio avvicina nettamente il campo della sociologia a quello della cultura umanistica. Anche se ci sono molte divisioni nell’ermeneutica ci sono comunque dei presupposti comuni sui tre livelli: 1. Dimensione ontologica: per gli “ermeneutici” la realtà sociale è intrinsecamente costruita attraverso l’azione e il pensiero delle donne e degli uomini e non esiste indipendentemente da loro. 2. Dimensione epistemologica: alla stretta unità ontologica corrisponde una stretta unità tra soggetto conoscitore e soggetto conosciuto. I due termini si influenzano e non è possibile produrre una conoscenza obiettiva. Il “sistema” è invece caratterizzato da influenze reciproche. La sociologia non può e non deve cercare di rintracciare leggi universali 3. Dimensione metodologica: occorre mettere in campo una sorta di empatia metodologica, cioè cerca di comprendere e ricostruire in modo corretto le motivazioni alla base delle azioni degli attori sociali ricorrendo anche a categorie teoriche, la “cassetta degli attrezzi” Prendiamo in esame due sottocorrenti: la prima di Max Weber la seconda riferita all’interazionismo simbolico. Max Weber e la sociologia comprendente: I principali studi di metodologia sono contenuti in “Il metodo delle scienze storico-sociali”. Oggetto fondamentale dello studio weberiano sono le “azioni sociali”. In particolare due tipi di azione: quella razionale rispetto allo scopo e quella razionale rispetto al valore. La scienza rappresenta parte integrante del processo di modernizzazione e di razionalizzazione e ha un ruolo essenziale nel determinare il significato e la portata della verità scientifica. I due caratteri essenziali sono l’incompiutezza e l’oggettività ovvero che la scienza è un’opera aperta e non avrà mai fine ed è fondata sull’osservazione delle cose “come appaiono”. Le scienze dello spirito sono caratterizzate in modo ancor più decisivo dall’essere in divenire, esse rinnovano continuamente le proprie domante e reinterrogano la società; una società sciale che raggiunga un traguardo di accumulazione di leggi universali e generali sulla società, la storia è concepibile solo se per assurdo terminasse il cammino dell’umanità. Così scienze naturali e sociali condividono lo stesso principio ispiratore ma differiscono per il diverso rapporto con i valori stessi del ricercatore che compie l’indagine, cioè che Weber intende con avalutatività ovverosia la capacità dello scienziato sociale di tenere in considerazione i propri valori nello scegliere cosa osservare e da che punto di vista per poi effettuare in modo rigoroso il percorso di ricerca. E’ un richiamo etico all’onesta intellettuale che deve accettare la possibilità che la sua idea risulti errata. Il sapere che deriva da una ricerca sociale è sempre parziale. La sociologia quindi può indicare i più efficaci mezzi per raggiungerli una volta che la politica li abbia individuati. Weber ritiene che le caratteristiche metodologiche delle scienze sociali siano essenzialmente tre: 1. Le scienze sociali si riferiscono alla cultura: La cultura come insieme di valori,idee,credenze,norme,simboli comprende ciò che gli individui creano con le azioni sociali 2. Le scienze sociali sono storiche: La produzione culturale e le azioni sociali degli individui si svolgono sempre all’interno di un divenire storico, sono mutevoli perché mutevoli sono le loro condizioni. Weber non aderisce a una filosofia finalistica per cui il procedere della storia sia un fine ultimo come emancipazione (marx) ma al contrario riteneva che la storia è un processo aperto. • Nominale: quando le sue modalità sono qualitative, mutualmente escludenti ed è possibile solo conteggiarle. E’ nominale la variabile “genere dell’intervistato”. • Ordinale: quando le sue modalità sono qualitative, mutualmente escludenti, è possibile sia conteggiarle sia ordinarle secondo una graduatoria, “titolo di studio” • A intervalli: quando le sue modalità sono quantitative, mutualmente escludenti ed è possibile conteggiarle sia ordinarle e in più possiamo svolgere le operazioni della sottrazione ed addizione “La temperatura” • Di rapporti: con le variabili misurate a livello di rapporti possiamo anche compiere la moltiplicazione e la divisone, richiedono la presenza di un punto zero, assoluto “Il peso” Sapere a che livello è collocata la nostra variabile consente di sapere quali operazioni matematiche e statistiche possiamo legittimamente compiere su di esse. La validità di uno strumento di misurazione può essere definita come: “il grado in cui le differenze di punteggio riflettono autentiche differenze tra gli individui relativamente alle caratteristiche che cerchiamo di misurare, non errori costanti o casuali”. Il problema della validità comporta due sotto-problemi, che lo strumento di misurazione stia effettivamente misurando il concetto in questione e che il concetto venga misurato accuratamente. Esistono tre procedure per la convalida: 1. Validità apparente: è lo studioso che studia un dato fenomeno e applica determinati concetti a decidere se lo strumento utilizzato è effettivamente valido. 2. Validità mediante criterio: i dati provenienti da un nuovo strumento di misurazione vengono confrontati con quelli provenienti da uno precedente ritenuto valido che misuri il medesimo concetto. 3. Validità per costruzione: rispetto a una data teoria costruiamo due indici, se il risultato del secondo porta agli stessi risultati del primo si dice che quest’ultimo è valido per costruzione L’attendibilità fa riferimento a un problema diverso, al collegamento effettivo tra variazione della misurazione e variazione del fenomeno. Ripetere la ricerca nel tempo e compiere più ricerche sullo stesso fenomeno può comunque ridurre questo problema Cenni sul campionamento: Chi scegli un disegno della ricerca di tipo quantitativo punta a studiare fenomeni estensivi, che riguardano l’intero collettivo che sta analizzando, evidente nei sondaggi politici, un tipo di ricerca quantitativa ormai divenuta familiare. Non si può sottoporre il questionario a tutta la popolazione, va preso un campione, un insieme di soggetti appartenenti alla popolazione oggetto di studio, è rappresentativo. Definiamo unità d’analisi l’” oggetto” vero e proprio dello studio mentre l’unità di rilevazione è il tipo di individuo rispetto al quale vengono raccolte le informazioni. Tecniche di ricerca qualitative 2.5.2 O disegno della ricerca basati su una logica qualitativa sono molto diversificati e mancano di una codifica in un “canone” prevalente. Il ricercatore qualitativo seleziona le dimensioni che vuole indagare prima di effettuare lo studio; successivamente scende sul campo per raccogliere i dati in base alla tecnica prescelta e poi utilizza la teoria come “cassetta degli attrezzi” per decodificare a posteriori i suoi dati. Sono fondamentali le tecniche concrete con cui vengono raccolti i dati poiché la loro scelta comporta una serie di conseguenze a catena anche sulla successiva fase di analisi. Attenzione sull’osservazione partecipante, l’intervista qualitativa e il focus group L’osservazione partecipante è una tecnica di rilevazione dei dati che si basa sul coinvolgimento diretto dell’osservatore. Il ricercatore osserva la vita e partecipa alla vita dei soggetti immergendosi per un periodo di tempo in un contesto diverso dal proprio entrando in rapporto diretto col gruppo. Osservazione molto usata nelle ricerche sui gruppi marginali e devianze nonché per subculture. “The Hobo, i vagabondi”. Oltre a evidenti vantaggi presenta anche ostacoli e limitazioni: 1. Difficoltà ad entrare nel gruppo ed essere accettato 2. Difficoltà per il ricercatore nel mantenere il “doppio” ruolo di osservatore esterno e membro del gruppo 3. Impossibilità di annotare nell’immediato quanto è stato osservato, il che comporta che il processo di registrazione avvenga solo in un secondo momento attraverso il ricordo causando inevitabili forme di distorsione L’intervista qualitativa è una situazione “speciale” di interazione fra due persone, intervistato ed intervistatore. Può essere definita come una conversazione prodotta e guidata dall’intervistatore, si caratterizza per la capacità di essere uno strumento aperto, flessibile e adattabile ai diversi contesti empirici. Distinguiamo tre tipi di interviste: 1. Intervista strutturata: è un tipo di intervista che viene condotta dall’intervistatore sulla base di un preciso ordine di argomenti e di impostazione delle domande le quali sono poste a tutti gli intervistati allo stesso modo seguendo la stessa successione, è molto standardizzata, collegamento con la tecnica quantitativa 2. Intervista semi-strutturata: L’intervistatore possiede maggiore autonomia, ha una traccia con gli argomenti ma può porli a suo piacimento 3. Intervista non strutturata: A differenza dei primi due tipi di intervista persino il contenuto delle domande non è definito, l’intervista è libera. La funzione principale dell’intervistatore è quella di sollecitare una risposta ai temi che decide di trattare e di evitare possibili divagazioni Il focus group fu introdotta da Merton con lo scopo di studiare le conseguenze della propaganda e gli effetti dei mezzi di comunicazione di massa. La sua popolarità è cresciuta negli anni ’80. Il focus group coinvolge molti attori, una decina e questi soggetti devono essere stati coinvolti in una situazione particolare che li accomuna, come la visione di un film, o lettura di un libro. Il carattere della discussione è informale e i partecipanti sono incoraggiati a esprimere liberamente le proprie opinioni Coordinate spazio-temporali della ricerca sociale 2.6 Tanto il disegno di ricerca qualitativo quanto quello quantitativo implicano il problema di decidere l’ambito spaziale e temporale in cui svolgere l’indagine Ambito spaziale 2.6.1: Le ricerche possono svolgersi in un singolo ambito territoriale oppure mettere a confronto individui, gruppi appartenenti a più ambiti territoriali, in questo caso si parla di analisi comparativa, molto importante in un’epoca di globalizzazione come la nostra. Questo tipo di analisi può essere utilizzata per due scopi: come mezzo per controllare un’ipotesi oppure come strategia per spiegare le cause di un fenomeno di vasta portata. Si articola così: 1. Formulazione del quesito 2. Scelta dell’approccio generale (qualitativo, quantitativo) 3. Individuazione dei casi comparabili e delle dimensioni di analisi 4. Controllo delle ipotesi e individuazione dei fattori esplicativi Ambito temporale 2.6.2: Le ricerche che si svolgono in un lasso di tempo definito e attraverso un’unica rilevazione sono definite sincroniche/trasversali, quelle che comportano ripetute rilevazioni nel tempo o che abbracciano un determinato arco storico diacroniche/longitudinali. Le prime mirano a studiare le caratteristiche di un fenomeno così come si presentano nell’istante T e mettono in secondo piano il fattore mutamento, mentre le seconde puntano a includerlo e anzi si concentrano su di esso Indagine di trend: quando il gruppo o il campione osservato pur appartenendo alla medesima popolazione non è composto dagli stessi individui. Questa strategia è utile quando si voglia individuare il mutamento di un fenomeno in quanto tale (primo anno di università) Indagine di panel: il gruppo o il campione osservato rimane lo stesso nel tempo. Questa strategia ci permette di cogliere come cambiano gli attori sociali rispetto a un determinato tema.
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