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Sociologia generale. Temi, concetti, strumenti di David Croteau, William Hoynes, Appunti di Sociologia

Riassunti del libro integrati con appunti presi in aula e slides

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 17/01/2024

giulia.dellepiane
giulia.dellepiane 🇮🇹

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Scarica Sociologia generale. Temi, concetti, strumenti di David Croteau, William Hoynes e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! SOCIOLOGIA (CAP. 1) Studio sistematico delle relazioni tra individui e società ● Può essere inteso come un anticorpo, che ci rende consapevoli delle reazioni a determinate situazioni. ● E' la scienza che aiuta ad andare oltre le apparenze per lasciare spazio a immaginazioni controintuitive. Le apparenze si sviluppano per mezzo della socializzazione, un processo di apprendimento mediante il quale, i nostri agenti di socializzazione(famiglia, scuola) ci insegnano cosa è bene fare e cosa no , nel rispetto di cultura, genere e classe sociale di appartenenza. Denaturalizzare questo processo è compito della sociologia, la quale decostruisce l'ovvio, poiché il concetto di normalità, in quanto costruzione sociale, non esiste in sociologia. Il processo di socializzazione si basa su premi e punizioni. I primi si ricevono se si è conformi alle prospettive sociali, mentre i secondi quando ci allontaniamo dalle prospettive sociali (devianze). L’approccio sociologico può essere considerato una prospettiva e assumere una prospettiva sociologica significa riconoscere e comprendere i collegamenti tra individui e i loro contesti sociali. La nostra identità e il nostro ambiente sociale influenzano chi siamo e chi possiamo essere. “Essi vivono” trailer→ Occhiali da sole che permettono di andare oltre l’apparenza proprio come la sociologia ci fa vedere come oltre l’apparenza della realtà è tutto relativo. PROSPETTIVA SOCIOLOGICA Basata sull’immaginazione sociologica(Mills 1959), ovvero sulla capacità di afferrare il mutuo rapporto che esiste tra biografia individuale e storia di un determinato contesto sociale. Secondo Mills la nostra condizione di individui dipende in parte da forze più ampie all’interno della società. Lavoro genitori, dove vivo, ed educazione ricevuta→ circostanze e caratteristiche che influenzano chi siamo e le opzioni che abbiamo a disposizione. Con il mutare delle condizioni sociali cambia anche la vita personale. Mills e altri sociologi, affermano che non siamo solamente soggetti passivi→ esiste un’interazione tra condizioni sociali che plasmano la nostra vita e azioni che compiamo in quanto individui. Possiamo decidere come rispondere a queste circostanze sia come singolo che come collettività. “Nella vita bisogna giocarsi bene le proprie carte”→ non abbiamo la possibilità di scegliere le nostre carte, ma possiamo decidere come giocarle. Una comprensione del mondo basata unicamente sulla nostra esperienza individuale potrebbe non essere d’aiuto in circostanze poco familiari, ma, per operare in una società così complessa abbiamo bisogno di capire anche il modo in cui gli altri comprendono il mondo. Se vogliamo intendere in maniera più approfondita il nostro legame con la società al di là della nostra limitata esperienza, ci serve una prospettiva sociologica. LA SOCIOLOGIA COME DISCIPLINA Fa parte delle scienze sociali: discipline basate sulla ricerca empirica che raccolgono e valutano dati al fine di studiare la società umana(socio., psico, antropologia, economia, scienze politiche). Soc. ha ≠ aree di specializzazione es. salute, famiglia, lavoro, ecc. La sociologia ha tanti punti di vista nello sguardo sulla società e anche sui metodi: i sociologi si dividono per alcune questioni: una di queste questioni è il rapporto tra struttura e soggetto. Con la sociologia riusciamo a vedere quanto la società incida sui nostri comportamenti. Se si sposa troppo questo sguardo si diventa deterministi: se tutto quello che viviamo determina il nostro destino noi perdiamo il libero arbitrio(soggettività). Determinismo→ in sociologia considerato pericoloso in quanto fa giustificare qualsiasi cosa. E’ giusto tenere conto del contesto ma c’è sempre la scelta di cosa si fa. La sociologia serve a prendere coscienza di quanto la struttura agisce su di noi e, Bourdieu, afferma che ci dovrebbe aiutare a non essere dei magneti in un campo magnetico. Foucault parla di resistenza al potere→ L’uomo può rendersi conto di alcuni meccanismi ma non sempre riesce a eliminarli o a modificarli. ● Macro sociologia: spiegazione, studio della società dall’alto ● Micro sociologia: comprensione, ci si abbassa e si vede con prospettive diverse Il posto da cui veniamo ci condiziona e questo è un fatto che non si può negare. CONTESTO STORICO E SOCIALE DELLA SOCIOLOGIA L’ascesa della Modernità La sociologia si sviluppa nel 700’, periodo della modernità caratterizzata dalla crescita della democrazia e della libertà personale, da una dipendenza sempre maggiore dalla ragione e dalle scienze per spiegare il mondo naturale e quello sociale, e da uno spostamento verso un’eco industriale urbana. (≠ dal Medioevo in cui la vita intellettuale era dominato da spiegazioni religiose su mondo sociale e mondo naturale). La modernità si contraddistingue per alcuni cambiamenti in ambito culturale, politico, economico e sociale avvenuti in seguito alle tre rivoluzioni principali del 700’: ● RIVOLUZIONE CULTURALE: ILLUMINISMO E SCIENZA MODERNA Nel Medioevo la Chiesa dominava la vita intellettuale europea, ma con l’avanzare della ricerca scientifica vennero rivelati i limiti delle spiegazioni del mondo naturale fornite dalla religione. Nacque l’Illuminismo→ movimento intellettuale del XVIII sec. che univa alla fede nella libertà individuale e al rispetto per i diritti dei singoli, la logica delle scienze naturali→ i fatti andavano analizzati alla luce della ragione. Scienza moderna→ si avvale della logica e della raccolta sistematica di prove empiriche per supportare le proprie affermazioni. (Kant, sintetizza tale pensiero con “Sapere aude”→ “ abbi il coraggio di conoscere”). ● RIVOLUZIONE POLITICA: L’ASCESA DELLA DEMOCRAZIA Le idee illuministe furono di supporto intellettuale di riv. francese e americana, per le quali erano fondamentali: ottenimento soc. più equa, miglioramento condizioni di vita. Tali idee attirarono la condanna dei conservatori che le consideravano una minaccia alla stabilità, ai valori, alla tradizione e all’ordine. ● RIVOLUZIONE ECO. E SOC.: CAPITALISMO INDUSTRIALE E URBANIZZAZIONE Riv. Industriale(UK XIX sec. e poi in tutta EU→ applicazione pratica del progresso scientifico. La macchina a vapore segna inizio Industrializzazione (produzione di beni in serie con macchinari→ fabbriche) - Capitalisti: miravano al profitto con investimenti e acquisizione di aziende. - Lavoratori: vendevano la propria manodopera in cambio di un salario. Il lupo in realtà è un lupo mannaro(si trasforma), idea che il male sia vicino a noi. Società del rischio e dall'incalcolabilità, il rischio è vicino a noi e ciò porta disgregazione sociale. Torna la figura adulta, consapevole delle scelte che prende e delle conseguenze . Prevale la sessualità, l'ordine è poco importante, le persone sono più libere sapendo cosa succede se fai quella cosa. Ci assumiamo le responsabilità nelle nostre scelte ma non ne conosciamo le conseguenze. Beck parla di società del rischio facendola partire dal fenomeno della mucca pazza. Nella società post moderna troviamo maggior libertà a cui corrispondono incertezza e rischi. Soggettività → si costruisce operando delle scelte, noi siamo noi attraverso le nostre scelte. Il soggetto deve mostrarsi capace di autocontrollo senza bisogno di controllo esterno. Bauman dice che si rinuncia di un po’ d'ordine per una libertà piena di insidie, non sappiamo né cosa succederà e ne se porterà all’esito programmato. 3 epoche e 3 modi di ragionare sulla libertà Noi cerchiamo soluzioni biografiche alle contraddizioni sistemiche, si continua a ragionare con categorie moderne nonostante siamo nella postmodernità→ Se non riesco a ottenere ciò che voglio mi colpevolizzo, in realtà è una questione sociale. La responsabilità individuale va messa continuamente in mostra Altre versioni IN COMPAGNIA DEI LUPI(Racconti di Angela Carter) L’autrice riscrive la storia con una visione femminista, cappuccetto è di nuovo una ragazza, e il lupo è un licantropo affascinante. la nonna la mette sempre in guardia perché gli stranieri che si incontrano nel bosco non hanno regole e sono pericolosi. tensione natura/cultura. CAPPUCCETTO ROSSO SANGUE Cappuccetto è una ragazza (tra le tre epoche cambia il rapporto tra alcuni elementi, con l’epoca pre moderna prevale la natura) l’ordine poco importante per la comunità e le persone sono più libere perché sanno cosa succede se fanno una certa cosa. LE PROSPETTIVE TEORICHE (CAP. 2) COMTE E SPENCER→ Contribuirono a diffondere l’idea che il mondo sociale potesse essere oggetto di indagini sistematiche scientifiche. Auguste Comte Coniò il termine sociologia(XIX sec.), inteso come scienza rigorosa della società, cioè modellata sulle scienze naturali e volta ad individuare le leggi che governano il comportamento umano. Secondo la sua teoria, nel corso della storia le società avevano progredito in linea retta passando attraverso 3 stadi: 1. teologico(retto dalla religione), 2. metafisico(retto dalla filosofia), 3. positivista(retto dalla scienza). Per Comte il positivismo, la convinzione che una conoscenza esatta debba basarsi sul metodo scientifico, permetteva di comprendere in modo più profondo la vita umana ed era la chiave per risolvere i persistenti problemi sociali. positivismo→ corrente filosofica ottocentesca che si basa sulla credenza che una conoscenza esatta può derivare solo dall’uso del metodo scientifico e che la scienza sarà in grado di risolvere tutti i problemi dell’umanità. Herbert Spencer Egli fu tra i primi a adottare il termine sociologia proposto da Comte. Spencer affermò che la società è un organismo sociale simile all’organismo umano; e teorizzò che la società è costituita da parti separate, ognuna avente una propria funzione unica, che operano insieme per mantenere in vita l’organismo nel suo complesso. La teoria di Spencer dunque metteva in risalto la struttura globale della società, le funzioni dei diversi elementi che la compongono e le loro interazioni. Spencer teorizzò che con l’evolversi della società cambiano anche le parti che la compongono, così come le funzioni che essi adempiono. Spencer riteneva che l’evoluzione spontanea della società realizzasse sempre un più alto grado di progresso. A fronte della crescente disuguaglianza creata da un capitalismo industriale privo di regolamentazione, egli credeva nella sopravvivenza del più forte(Darwinismo sociale). I PADRI FONDATORI Karl Marx - Gli eetti del Capitalismo Padre fondatore delle teorie del conflitto→ sostiene che le soc. siano in continuo mutamento, che è dovuto dal conflitto perpetuo tra di esse, a causa della concorrenza per l'accaparramento delle risorse. L'ordine sociale è mantenuto dal dominio e dal potere. Scrisse “Il Capitale”→ in cui analizza il capitalismo e riconosce la grande produttività del capitalismo industriale e lo considera il mezzo per eliminare fame e povertà.Il capitalismo industriale veniva però utilizzato per concentrare enormi fortune nelle mani di pochi, lasciando gli operai a lavorare in condizioni pericolose e in povertà→ coesistenza benessere/miseria. Le dinamiche del capitalismo, secondo Marx, incoraggiavano gli imprenditori a pagare i salari più bassi possibile, in quanto i minori costi del lavoro comportavano profitti più elevati. Tutta questa ricchezza dava ai capitalisti il potere che utilizzavano per controllare i governi e istituzioni culturali. Conflitto Lavoratori/Imprenditori→ inevitabile secondo Marx, che teorizzò l’insurrezione dei lavoratori, i quali avrebbero adottato il socialismo: sistema nel quale la proprietà dei mezzi produttivi sarebbe stata in mani pubbliche e non private(basato sulla socializzazione dei mezzi di produzione)→ scopo: creare soc. priva di disuguaglianze Ciò non avvenne in quanto Marx non colse la capacità del capitalismo di adeguarsi alle riforme sociali e l'importanza del ruolo che assumevano i mercati stimolo di innovazione e efficienza. I movimenti rivoluzionari che Marx sostiene nei paesi industrializzati finirono per contribuire alla riforma del capitalismo senza rovesciarlo. L’opera di Marx sottolineo l’importanza e il ruolo di produzione e riproduzione delle disuguaglianze del potere economico → afferma che poteva essere utilizzato per influenzare alcuni aspetti della vita sociale(governo e istituzioni culturali). L’opera di Marx mise in luce il rapporto tra: ● struttura: la parte produttiva, materiale ed economica ● sovrastruttura: parte che ha la funzione di mantenere stabile la struttura, in modo tale che la parte economica non sia intaccata. religione, scuola, pensiero. Émile Durkheim - Solidarietà Sociale Appartiene alla corrente del funzionalismo→ per la quale la soc. è concepita come un insieme di parti interconnesse tra loro. Nessuna di esse, quindi, può essere intesa isolata dalle altre, ma solamente nel suo contesto. Egli è la persona cui spetta il maggior merito dell’introduzione della sociologia come disciplina accademica, occupò infatti la prima cattedra di sociologia. Egli si preoccupò in modo particolare del problema della solidarietà sociale poi definita dalla successiva generazione di sociologi: integrazione sociale(legami collettivi che uniscono le persone). Alla base della sua teoria vi era la credenza che la società fosse retta da valori culturali condivisi. Egli osservò che le società agricole tradizionali erano spesso comunità molto unite: condividevano i legami sociali da una generazione all’altra perché le persone avevano lo stesso tipo di lavoro, una religione comune e seguivano usi e costumi simili. Durante questo periodo storico l'identità dei singoli corrispondeva all'identità della comunità di appartenenza e questo tipo di legame prendeva il nome di solidarietà meccanica→ coesione sociale basata sull’esperienza condivisa e sull’identità comune. Tuttavia, con lo sviluppo dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, le persone iniziarono a diversificarsi le une dalle altre. L’economia più complessa richiedeva una crescente divisione del lavoro, per cui le persone si specializzarono in compiti differenti, ciascuno dei quali richiedeva abilità diverse. Lo sviluppo delle città comportava la coesistenza di gruppi disparati, spesso di religione, tradizioni culturali non omogenee. Si crea un nuovo legame sociale, la solidarietà organica→ garantisce il mantenimento della solidarietà sociale, in quanto basata sull’interdipendenza. Seguendo le teorie Spencer, Durkheim affermò che il collante sociale che tiene unite le società moderne rispecchia il modo in cui gli organismi viventi dipendono da comportamenti molteplici e specializzate che operano all’unisono. La coesione sociale è possibile perché dipendiamo gli uni dagli altri. La teoria aiutò a spiegare come mai la rapida crescita e la ● Spesso le teorie multifattoriali e forniscono un quadro più completo rispetto a qualsiasi teoria mono fattoriale: prendere in considerazione teorie differenti può servire a mostrarci una varietà di possibili spiegazioni per un fenomeno sociale e a farci constatare che a esso contribuisce una serie di elementi diversi. LE DIMENSIONI CHIAVE Anche le teorie sociologiche variano lungo dimensioni chiave, che comprendono consenso e conflitto, realtà oggettive soggettive, analisi microsociologiche e macrosociologiche. ● CONSENSO E CONFLITTO - conflitto: si intende la presenza di tensioni e dispute nella società, spesso dovute a una distribuzione disomogenea di risorse scarse, che possono contribuire al cambiamento sociale. - consenso: si riferisce alla solidarietà e alla cooperazione, è spesso determinato dalla presenza di valori e interessi condivisi che possono contribuire alla stabilità sociale. Tanto il consenso quanto il conflitto coesistono in tutta la vita sociale. In alcuni casi il conflitto può produrre un certo grado di consenso (senso di solidarietà dei cittadini di un Paese in guerra), ma d’altro canto, un consenso apparente può mascherare una tensione latente, che diventa tale solo quando si esprime in un conflitto aperto (tensioni razziali che esplodono in ampi disordini urbani). ● REALTA’ OGGETTIVA E SOGGETTIVA - condizioni oggettive: sono gli aspetti materiali della vita sociale, tra cui l’ambiente fisico, i network sociali e le istituzioni sociali. Si tratta di qualcosa che esiste al di fuori di noi e che forma le dimensioni oggettive della vita sociale (Marx sottolinea l’impatto della vita economica, un fattore oggettivo). - La dimensione soggettiva della vita sociale riguarda il mondo delle idee, che include la nostra coscienza di sé, e norme sociali, i valori e sistemi di credenze (Weber sottolinea l’importanza delle credenze culturali, fattore sogg.). Questi elementi appartengono tutti all’aspetto culturale della vita soc. ● ANALISI MICROSOCIOLOGICHE E MACROSOCIOLOGICHE - Analisi microsociologiche: teorie che si concentrano sull’interazione sociale su piccola scala (analisi teoriche di Marx e Durkheim). - Analisi macrosociologiche: teorie incentrate su sistemi e processi sociali su larga scala, es. trend eco., politici e demografici (analisi teoriche di Weber). - Analisi mesosociologiche: le teorie che si concentrano su un punto qualsiasi fra fenomeni sociali molto grandi o molto piccoli. A partire dalla metà del xx secolo, i sociologi hanno talvolta raggruppato le diverse teorie sociologiche in 4 grandi categorie: TEORIE STRUTTURAL-FUNZIONALISTE Teoria che considera la società come un essere vivente e come tale tende all'ordine. L'ordine è il principio più importante e per raggiungerlo sacrificano qualsiasi cosa (se la disuguaglianza porta all'ordine allora anche essa verrà accettata). Le radici del funzionalismo risalgono alle opere di Spencer e Durkheim. Uno dei principali sostenitori di tali teorie è Parsons, il quale considerava le società come sistemi complessi formati da parti interdipendenti (scuola, famiglia, tribunali, economia), che operano insieme per produrre la stabilità sociale. Tali sistemi sono bilanciati e perciò tendono a muoversi verso il normale stato di equilibrio. Le persone si integrano nella struttura sociale attraverso la cultura, in particolare, sotto forma di valori condivisi. Da ciò deriva un impegno morale nei confronti della società che aiuta a farla funzionare in modo regolare. Parsons afferma che qualsiasi organizzazione sociale deve adempiere diverse funzioni chiave per poter sopravvivere, fra cui insegnare i membri del gruppo i valori essenziali della comunità, integrarne i membri affinché prendano parte in modo produttivo alla vita sociale, definire gli obiettivi comunitari e raggiungerli, adattarsi a un ambiente che cambia. Importante contributo alla teoria funzionalista venne dato da Merton, il quale distinse tra: ● Funzioni manifeste: le conseguenze riconosciute e volute dei fenomeni sociali (le scuole hanno la funzione di educare). ● Funzioni latenti: le conseguenze perlopiù non riconosciute e non volute di tali fenomeni (scuole servono come luogo di socializzazione). Alcuni fenomeni, tuttavia, possono essere disfunzionali, ovvero disturbano il funzionamento di un sistema nel suo insieme (sovraffollamento delle scuole). TEORIE DEL CONFLITTO Teorie che si fondano sull'idea che la società sia in conflitto tra chi detiene il potere e chi cerca di prenderlo. Si concentrano sui conflitti, sul potere e sulle disuguaglianze, evidenziando come la vita sociale e il suo sviluppo ruotino intorno alla competizione per le risorse scarse ritenute più importanti. Le radici di tale approccio risalgono alle opere di Marx e Weber. L’approccio al conflitto sottolinea come le persone cerchino di acquisire risorse che possono includere beni materiali ma anche beni meno tangibili e poiché tali risorse sono limitate, per ottenerle le persone entrano in competizione. Anche quando il conflitto è invisibile, viene reso latente dal predominio dei potenti sul resto della società. Le teorie del conflitto, collocano il potere al centro della vita sociale, poiché esso consente, a chi lo detiene, di ottenere un vantaggio sugli altri, acquisendo maggiori risorse. La cultura dominante spesso sostiene e giustifica le disuguaglianze esistenti e nel tentativo di modificarle, si formano varie contro-culture, che esprimono valori diversi e alternativi rispetto alla cultura principale. INTERAZIONISMO SIMBOLICO Teoria incentrata su come le persone producono e utilizzano i simboli nelle loro interazioni quotidiane. Per interagire bisogna condividere il significato dei simboli, se no non riusciamo a interagire. L’approccio microsociologico di Weber ha posto alcune basi a questa teoria, insieme alle teorie di Goffman e Mead. Le teorie dell’interazionismo simbolico sono fortemente associate alle dimensioni soggettive della vita sociale, spiegata partendo dal fatto che l’interazione tra gli individui, su cui si basa il mondo sociale, avviene mediante simboli culturali. Grazie all’interazione, gli individui sviluppano un senso del sé e creano una comprensione della realtà condivisa con gli altri, anche se prevalentemente influenzato dalle persone che hanno maggior potere. All'interno dei gruppi si vengono a creare quei modelli di interazione che costituiscono la base della struttura sociale. L’interazione quotidiana ricrea o modifica in continuazione tali modelli, quindi la società stessa ha un’instabilità innata ed è in continuo mutamento. Il mondo sociale, in perenne evoluzione, è quindi sempre in grado di cambiare. Le teorie dell’interazionismo simbolico spiegano quindi la vita sociale, evidenziando il ruolo delle persone nella produzione e riproduzione della società. TEORIE FEMMINISTE E DI GENERE E’ una tra le più importanti teorie contemporanee. Sono incentrate sull'analisi delle disuguaglianze, dovute alle differenze sessuali e sui processi di costruzione del maschile e del femminile nella società. Ha come presupposto l'idea che una delle gerarchie principali sia il genere e parte dalla stessa tesi della teoria del conflitto(come soc. sono in conflitto, anche i generi sono in lotta). La nostra società è binaria ed etero normata, in quanto vengono presi in considerazione solo due possibili generi, a discapito degli altri. Tale fenomeno prende il nome di binarismo di genere. Il nostro modo di classificare il mondo è dicotomico, noi classifichiamo le cose con l'ideale di due soli sessi, generi e orientamento sessuale. Non esiste un’unica teoria del genere, ma una grande varietà. Il movimento femminista degli anni ‘60 e ‘70 contribuì a creare uno spazio per le studiose neo-femministe, dall’iniziativa delle quali, in buona parte, derivò la teoria del genere. Molto spesso, queste studiose, sfidarono le asserzioni maschili riguardo al mondo e al come si dovesse fare ricerca sociale. Gli uomini avevano storicamente dominato le analisi della vita sociale. La teoria femminista della differenza rifiutava questo concetto, sottolineando invece come tutta la conoscenza fosse costruita seguendo una particolare prospettiva e che l’esperienza diversa delle donne dovessero esservi inserita per arrivare a una comprensione accurata della vita sociale. Negli anni successivi, venne riconosciuto il fatto che, le esperienze femminili, variano in funzione di classe, etnia e orientamento sessuale. Tali dimensioni si intersecano e plasmano la vita sociale. La teoria del genere inoltre ha contribuito a mettere in luce come il corpo femminile sia il fulcro di lotte sociali che coinvolgono sessualità, canone di bellezza, violenza, diritto alla riproduzione e salute. Ha inoltre rilevato come, le nostre idee sulla mascolinità siano un costrutto sociale. Nonostante la grande diversità che separa le diverse teorie, i sociologi sono accomunati dalla prospettiva sociale e dai concetti fondamentali che ne costituiscono il nucleo. che il signore non poteva andare da nessun’altra direzione. → sociologia ricostruisce una cicogna complessiva. Nella società contemporanea tutti i metodi sono stati un po' rivisti e discussi. Nell’epoca moderna tutti erano riconoscibili, quando si costruiva un disegno della ricerca sociale si avevano già dei posizionamenti della classe sociale, cosa che oggi non è più possibile. Con questo tipo di società funzionavano molto bene le tecniche quantitative, cioè il questionario, in cui bisogna creare delle domande che presuppongono una certa conoscenza. Le scale sono delle tecniche molto utili all’interno dei questionari per misurare le opinioni, che le provano a scomporre in posizionamenti. Si risponde ad una serie di frasi, ci sono le scale accumulative, ma la maggior parte sono scale Likert, in cui le frasi sono aneddoti (molto d’accordo, poco d’accordo). Nell’epoca contemporanea è difficile usare il metodo quantitativo, perché ci sono problemi più complessi. Il problema dei media è fortissimo nella contemporaneità. Oggi tutto è molto difficile da prevedere. ULRICH BECK Sociologo che parla di modernità riflessiva. Parla della riflessività in 2 concezioni diverse, una delle quali è collegata al rischio→ incalcolabilità dell'esito delle nostre azioni. Il rischio non è uguale per tutti, siamo come imbarcazioni in un mare in tempesta, ma non tutte le imbarcazioni sono uguali. Alcune sanno trasformare il rischio in possibilità. Ognuno reagisce in modo diverso, e spesso le reazioni sono individuali e l’unico obiettivo è proteggersi. Parlando della cosiddetta “società del rischio”, fa riferimento al fenomeno della mucca pazza, che ha mutato il nostro modo di sentirci nel mondo: ogni volta che la notizia veniva esposta sui giornali, il consumo e la vendita di carne calava→ si scopre di aver mangiato un alimento che ormai ti era stato fatale; quindi, nelle persone questo genera un senso del rischio, questo sentimento del non potersi difendersi. La società, essendo venuta a sapere di questo problema, è mutata e Beck dice che da allora l’acquisto delle carni è controllato, eppure ogni volta che un telegiornale, perché non ha notizie, decide di riprendere un argomento riguardante i disastri alimentari, i consumi crollano. Così succede che il giorno dopo aver parlato del fenomeno della mucca pazza, si genera un allontanamento delle persone dalla carne. La riflessività contemporanea è questa: la notizia cambia il comportamento delle persone, i media registrano ciò, il disagio si diffonde e, questo, diventa un vero e proprio fenomeno. Parlando di riflessività, possiamo fare un altro esempio→ Soldato John Soldati nel Far West e devono preparare l’accampamento per l’inverno. Il comandante viene a sapere di un indiano saggio che sa dare informazioni sul futuro e manda il soldato John a chiedere come sarà il prossimo inverno. Nel frattempo, il comandante aveva dato l’ordine agli altri soldati di tagliare la legna. Il saggio dice a John che sarà un inverno freddo, così il soldato torna dal comandante e glielo riferisce. Il comandante volendo più informazioni, rimanda John dal saggio. Nel mentre, il comandante venuto a sapere che sarà un inverno freddo, dice ai soldati di continuare a tagliare ancora più legna. John arriva dal saggio, gli domanda la stessa cosa e il saggio guardando giù dal monte e vedendo che ci sono tutti quei soldati che tagliano la legna, dice a John che sarà molto freddo. La storia si ripete per un bel po’. In realtà il saggio non prevedeva il futuro, ma vedendo i soldati sotto di lui, che ogni volta tagliavano più legna, si basava su quello per le sue previsioni. Questa è la riflessività continua delle informazioni che si basa sulla visione dei fenomeni. Questa è molto rilevante sul rischio, perché noi lo percepiamo in base a come ce lo dipingono i media. Questa storia può essere trasportata nel mondo odierno con i media, i quali producono così degli effetti abbastanza evidenti di comportamenti difensivi. ZYGMUNT BAUMAN - modernità liquida e incertezza Teorizza la società dell'incertezza→ caratterizzata dall'assenza di controllo. Per spiegare ciò utilizza la metafora del viaggiatore (rappresenta post modernità) e del pellegrino (rappresenta modernità). Il pellegrino improvvisamente si trova ad essere viaggiatore, per reinventarsi. Non tutti, nella società delle incertezze, sono viaggiatori nello stesso modo: ● Turista: ● Migrante: viaggia per necessità ● Giocatore d'azzardo: nella società contemporanea tutti dobbiamo essere giocatori d'azzardo, poiché giocano senza sapere l'esito della partita e non giocano tutto così in caso di perdita possono giocare alla prossima partita. ● Planeur: bighellone, quelli che si nutrono di informazioni e emozioni fittizie, vivono staccati dalla realtà. L'identità contemporanea è frutto del rapporto schizofrenico tra queste quattro figure. Bauman dice che nella società contemporanea tutti vediamo tutto e di conseguenza, la società dell’incertezza produce anche una dimensione etica delle scelte. Per spiegare ciò utilizza la metafora della nave a 2 piani, dove al primo piano ci sono le persone svantaggiate, mentre al piano superiore quelli che godono di privilegi. Grazie alle telecamere tutti sono in grado di vedere tutto, di conseguenza la scelta di fare qualcosa per migliorare le condizioni o di rimanere così spetta all'individuo. Quelli che stanno sotto proveranno a salire e quelli sopra vedendoli metteranno dei muri. Siamo turisti o migranti in base al capitale: giovani italiani che vanno all’estero erano turisti e ora migranti. Bauman e Beck sono d’accordo sulle categorie zombie, perché si continuano a cercare delle cose non più realizzabili perché è cambiato il contesto. Concetto molto fortunato negli anni 2000 è Edgework, mettersi volontariamente a rischio per riprendere il controllo, come negli sport estremi. Anche l’anoressia è una forma di ripresa di controllo sul proprio corpo, queste sono pratiche che danno sollievo, anche l’autolesionismo è convogliare in un unico punto tutto il dolore. PIERRE BOURDIEU Cerca di risolvere la tensione tra struttura/soggetto, con l’idea di un soggetto libero ed emancipato. Ci fa ragionare sul fatto che anche il gusto è una costruzione sociale che deriva da insegnamenti, e per parlare di questo inventa il concetto di HABITUS(incorporiamo la struttura, che elaboriamo a modo nostro), che ci ricorda ‘abito’, quindi è una struttura strutturante strutturata, che ci guida nelle nostre scelte, e lo stesso dominio di genere da il potere di definire le nostre scelte e interazioni, e lo facciamo riproducendo l’ordine sociale. Es. scelta di una donna di fare lavoro di cura o di educazione è influenzata da quello che siamo sempre stati indirizzati a fare. Bourdieu dice che tutto quello che scegliamo sono scelte determinate dal contesto di variabili, come genere, classi sociali, posto in cui viviamo. Distingue 4 tipi di capitale: ● Capitale economico: denaro, mezzi di produzione ● Capitale culturale: Marx concettualizza per primo l'idea di classe sociale (qualcosa che ha a che fare con l'economico), per Weber non c'è solo la classe sociale ma anche il ceto (lo stile di vita e tipo di posizionamento rispetto al prestigio), per Bourdieu invece la gerarchia sociale è più articolata ed è anche abile, perché alcuni capitali sono materiali e immateriali, come quello culturale. Es. di capitale culturale è la famiglia, i libri. Il capitale culturale agisce sulle traiettorie biografiche. Bourdieu e altri sociologi della disuguaglianza e riproduzione, hanno capito che l'intelligenza si basa sulla quantità di parole che riceviamo da piccoli. (+ parole + contenitori di pensiero, capacità di pensiero astratto). Il metodo di valutazione scolastico si basa sull'intelligenza della borghesia. ● Capitale simbolico: è quella moneta che cambia valore a seconda del contesto. Cambiamo posizione a seconda del contesto in cui ci troviamo (dentro all'università sei la persona più importante e al di fuori di essa vieni considerato meno importante). ● Capitale sociale: capacità di avvalersi di reti di sostegno. Avere reti di amicizia in alcuni contesti è un grandissimo valore aggiunto. La posizione sociale è il risultato di questi capitali e la capacità di utilizzarli. Scrive un libro, "La riproduzione", dove analizza come la riproduzione sociale si muova all'interno delle gerarchie di potere. Bourdieu si considera parte della popolazione che è stata sfavorita dal sistema scolastico francese. Il libro inizia con una poesia che dice che la borghesia si riproduce sempre uguale a sé stessa fino al 68', momento di rivoluzione che ha attaccato la riproduzione sociale. Apre a due possibilità: ● Individuo che buca il sistema ● Grande movimento Bisogna tenere conto della nozione di campo(è importante per il concetto di habitus), dove esistono codice e norme che si costruiscono sulla base di diversi capitali. La capacità di muoversi adeguatamente all'interno dei campi è qualcosa che ha a che fare anche con il nostro gusto, che è l'esito dei capitali culturali. Chi nasce all'interno della borghesia ha il senso della bellezza, per tutti gli altri sarà una continua rincorsa senza mai avere i codici del gusto (si hanno solo se sei nato in quel contesto). Questione legata alla riproduzione è il concetto di dominio, per spiegare la riproduzione sociale (società che si ripresenta sempre uguale a sé stessa) usa questo concetto che è una via di mezzo tra l'egemonia di Gramsci e il concetto di potere di Foucault che lo considera costruttivo e non distruttivo. Bourdieu parla di una cosa simile chiamandola violenza dolce→ far sì che le persone stiano al loro posto e chi devia da questo ordine viene stigmatizzato sia dai dominati che dai dominanti. Noi aderiamo all'essere dominati perché introiettiamo la struttura. Usa il genere per spiegare come si introiettano le strutture di potere e come anche i dominati con i dominanti collaborano volontariamente al mantenimento dell'ordine. È una scelta volontaria di essere nell'ordine, facendo quello che si aspettano i dominati e dominanti. ● Il legame esistente tra teoria e metodo scientifico e come questo viene declinato nei diversi indirizzi teorico-metodologici. ● Le tecniche di ricerca da utilizzare x interrogare la realtà, raccogliere e analizz. i dati Il processo della ricerca sociale presenta: ● una parte più teoretica, che possiamo definire epistemologica(branca filosofica che si occupa dei fondamenti e delle possibilità conoscitive delle scienze) ● una metodologica(parte della logica che si occupa dei fondamenti del metodo), su cui si basano le scelte del ricercatore ● una più tecnologica, relativa cioè al modo concreto in cui si fa ricerca sociale. I PRINCIPALI APPROCCI METODOLOGICI I 2 grandi programmi di ricerca della sociologia sono: ● Approccio dell’asse positivismo/neopositivismo a cui viene affiancato il post-positivismo: i diversi periodi, che rappresentano l’evoluzione storica fino ai giorni nostri, sono accomunati dalla centralità dell’idea della scienza moderna. Tale approccio è l’unico attualmente condiviso dalle scienze naturali. ● Approccio ermeneutico: presenta una coerenza minore, poiché comprende orientamenti diversi, che non accettano l’idea di metodo delle scienze sociali, condiviso da positivismo e da sue successive trasformazioni. Spesso però i 2 grandi programmi di ricerca tagliano trasversalmente le stesse scuole teoriche. es. mentre il funzionalismo rientra nell’approccio positivista e l’interazionismo simbolico in quello ermeneutico, nella teoria del conflitto ritroviamo studiosi che fanno appello all’uno e all’altro programma. Per analizzare i principi fondamentali dei due grandi approcci, occorre prendere in considerazione tre dimensioni: 1. Ontologica: qual è la natura della realtà? 2. Epistemologica: entro quali limiti sono in grado di conoscere questa realtà? 3. Metodologica: quali procedimenti pratici posso legittimamente utilizzare per interrogare la realtà e produrre intorno a essa un sapere valido? TEORIA SCIENTIFICA E METODO Teoria scientifica→ insieme circoscritto di concetti legati tra loro da specifiche relazioni, che punta a fornire una spiegazione possibile ai fenomeni. Metodo→ percorso sistematico attraverso il quale una teoria è messa alla prova, mediante procedure codificate. Può essere definito come un ponte tra le nostre idee e il mondo reale, che ci consente di verificare quanto le nostre idee corrispondano ai fenomeni da analizzare. Le idee vengono formulate tramite il processo di concettualizzazione, quell’attività razionale tramite la quale, con un’operazione di astrazione, vengono formulate idee logicamente definite ed empiricamente controllabili, che rappresentano fenomeni reali. Parlando di metodo, possiamo distinguere due approcci riguardanti il suo utilizzo: ● Approccio deduttivo: dal generale al particolare, sostiene che la teorizzazione precede la prova empirica e solo in questo modo è possibile giungere alla formulazione di generalizzazioni o addirittura di leggi scientifiche. Tipico delle scuole filosofiche razionaliste. ● Approccio induttivo: dal particolare al generale, sostiene che l’osservazione precede la teorizzazione e quest’ultima deriva direttamente dalla valutazione dei risultati emersi dalla ricerca. Secondo questa posizione solo in tal modo è possibile costruire un sapere davvero aderente alla realtà. È propria dell’empirismo. Paradigma scientifico→ insieme di assunti, idee e presupposti filosofici sul mondo e sul modo di fare scienza, adottati da una determinata comunità scientifica in un dato momento, all’interno del quale vengono sviluppate le teorie propriamente scientifiche e condotta l’attività scientifica stessa. LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA EMPIRICA (slide) Parlando del rapporto tra teoria e ricerca sociale, si fa riferimento a 3 concetti fondamentali: ● Metadati: definizioni che precedono e fondano uno studio empirico concreto. ● Serendipity: scoperta inattesa. ● Teorie a medio raggio: teorie che devono essere caratterizzate da coerenza logica interna e precisione, in modo da poter essere utilizzate e controllate in più ricerche empiriche. L’ASSE POSITIVISMO-NEOPOSITIVISMO Positivismo è la base della nascita della sociologia come disciplina. Caratteristiche generali: ● Dimensione ontologica: realismo ingenuo, la credenza per cui la realtà esiste ed è quella che appare immediatamente i nostri sensi. Questa posizione ontologica prende anche il nome di realismo del senso comune, poiché sostiene che gli oggetti del mondo posseggono e sono definiti da quelle proprietà percepibili con i sensi. Mentre nel Medioevo l'obiettivo era quello di capire quale fosse il fine delle cose, il realismo del senso comune punta a descrivere i fenomeni così come ci appaiono. ● Dimensione epistemologica: i positivisti ritengono che la realtà sia conoscibile pienamente dall’uomo, rendendo propria una concezione dualistica del processo conoscitivo: l’oggetto conoscitore conosciuto, cioè il fenomeno, che esiste indipendentemente dal soggetto conoscitore, ovvero la mente. Mentre per la filosofia antica, soggetto e oggetto erano in stretta relazione, per il positivismo il soggetto che osserva non influenza l’oggetto osservato e, dunque, può coglierlo nella sua verità oggettiva, che è quella di un grande meccanismo che funziona mediante leggi generali e universali. ● Dimensione metodologica: per il positivismo, l’unico vero metodo scientifico è quello basato sull’osservazione e sull’esperimento (approccio induttivista), attraverso i quali è possibile individuare quelle leggi che governano il mondo. Per questo motivo, il positivismo assume una visione nomotetica della scienza, per cui la conoscenza scientifica è sempre in grado di individuare queste leggi, che sono il modo stesso in cui i fenomeni osservabili funzionano e possono essere spiegati con un principio di causa effetto. Auguste Comte e la sociologia come scienza Dal punto di vista metodologico, considera la sociologia come la scienza sintetica per eccellenza, in quanto ha fatto proprio il metodo scientifico, applicandolo alla comprensione della politica e dei fenomeni sociali. Grazie a ciò, sarà possibile conoscere e comprendere le leggi generali e universali che governano le società. Per Comte, i punti di riferimento metodologici della sociologia sono: ● Principio di causa effetto, che lega i fenomeni collettivi. ● Applicazione del metodo sperimentale. ● Applicazione del metodo induttivista. La ricerca sociale si baserà dunque, sull’osservazione, la formulazione di ipotesi, la verifica sperimentale e la formulazione di leggi basate sui risultati ottenuti. Emile Durkheim e l’olismo sociologico Condivide con Comte l’intento di costruire una scienza positivista della società, ma si distanzia da Comte per quanto riguarda il punto di vista metodologico. Per Durkheim, la società e i suoi fenomeni sono una realtà “sui generis”, che non può essere ridotta a fatti psicologici e biologici. Teorema sociologistico→ la società è un oggetto che esiste al di là degli individui che la compongono e che li trascende pur riguardando ciascuno di loro. La società è dunque un meccanismo a sé stante che determina il comportamento dei singoli individui. Se si vuol comprendere l’effetto, ovvero il perché del comportamento degli individui, occorre rivolgere l’attenzione alla causa, ovvero le strutture della società. Per Durkheim il mondo sociale è composto da “fatti sociali”, modi di pensare e di agire, indipendenti dalla volontà del singolo individuo perché fissati nel corso del tempo. I fatti sociali si impongono all’individuo, esercitando su di esso un’imposizione esterna. Non possono essere modificati dai singoli, ma, al contrario, il comportamento degli individui è determinato da essi tramite meccanismi di controllo esterni (le sanzioni) ed interni (l’educazione). Durkheim individua delle regole del metodo sociologico: 1. Considerare i fatti sociali come cose. La sociologia deve applicare il metodo scientifico per giungere alla rivelazione di quelle leggi generali e universali, che governano la società, una realtà che funziona allo stesso modo della natura, indipendentemente cioè dalla volontà dei singoli. Questo punto formalizza l’olismo sociologico o collettivismo metodologico→ un atteggiamento intellettuale, per cui un fenomeno sociale non può essere spiegato facendo riferimento alle azioni dei singoli individui, ma facendo riferimento ai meccanismi, alle strutture e alle istituzioni collettive che i singoli individui, come tali, subiscono. 2. La causa di un fatto sociale va sempre ricercata in un diverso fatto sociale antecedente. 3. Individuare se il fatto sociale è normale (si presenta sempre come norma in quella società) o patologico (non si presenta sempre come norma in quella società). La differenza tra i due è definibile solo in riferimento alla collettività. Per Durkheim il processo di ricerca sociale prevede alcune fasi: 1. Osservazione-definizione dei fenomeni sociali: fenomeni devono essere trattati come fatti sociali. La sociologia deve elaborare un proprio specifico linguaggio in grado di definire in modo chiaro e preciso ciò che analizza. interessi della collettività). L'approccio di Merton tende a includere la soggettività dei soggetti sociali, ma vedendola condizionata dalle strutture sociali. IL CAMPO DELL’ERMENEUTICA NELLE SCIENZE SOCIALI Ermeneutica(greco)= l’arte della interpretazione, traduzione, chiarimento e spiegazione. Nasce in ambito religioso, ma successivamente è utilizzata anche nel campo delle scienze sociali, dove il termine indica l’interpretazione delle motivazioni e dei significati posti alla base delle azioni sociali dell’individuo, per scoprire le origini e il funzionamento stesso di un fenomeno sociale. Partendo dal presupposto che, tale approccio, include come base dell’analisi sociale l’azione e il Sé delle persone, il metodo delle scienze naturali non può essere applicato all’analisi della società, in quanto tratta le persone come cose quando cose non sono. Nonostante le innumerevoli scuole di pensiero appartenenti al campo dell’ermeneutica, ritroviamo alcuni presupposti comuni a livello delle 3 dimensioni: 1. Dimensione ontologica: per ermeneutici la realtà sociale è costruita attraverso l’azione e pensiero degli individui e non esiste indipendentemente da loro. 2. Dimensione epistemologica: vi è una stretta unità tra soggetto conoscitore e soggetto conosciuto, i quali si influenzano reciprocamente. Non è possibile produrre una conoscenza obiettiva, cioè libera sia dal condizionamento del contesto storico sociale, sia dei valori di chi osserva e di chi è osservato. Il sistema è costituito da influenze reciproche. La sociologia non deve e non può cercare leggi universali. 3. Dimensione metodologica: si parla di empatia metodologica→ cercare di comprendere e ricostruire in modo corretto le motivazioni alla base delle azioni degli attori sociali e come queste si combinano, ricorrendo anche a categorie teoriche. Lo stoicismo tedesco Wilhelm Windelband è uno dei più influenti esponenti del dibattito sul metodo delle scienze sociali, e sostiene che, nonostante la diversità tra “natura” e “spirito”, non è corretto distinguere 2 vie diverse di conoscenza, una per spiegare la natura e una per comprendere la coscienza. Tale posizione è stata ribaltata da Wilhelm Dilthey, il quale, invece, sostiene l’esistenza della separazione tra: scienze dello spirito, le quali devono tenere conto della soggettività e storicità della cultura, e scienze della natura, le quali fanno riferimento a oggetti inanimati e senza storia. Di conseguenza, le scienze dello spirito, a differenza di quelle della natura, che costruiscono un sapere obiettivo, producono un sapere sempre relativo e i loro risultati possono essere riutilizzati nel seguito della ricerca, qualora si siano dimostrati utili alla comprensione dei nuovi fatti. Posizione oggetto di critiche da Weber. Max Weber e la sociologia comprendente Raccolta “Il metodo delle scienze storico-sociali" principali studi metodologici di Weber. Oggetti principali della sua sociologia sono le azioni sociali→ azioni il cui senso si riferisce agli altri. Weber individua 2 tipi di azioni sociali, che rivestono un ruolo importante(cap 5): ● Azione sociale razionale rispetto allo scopo. ● Azione sociale razionale rispetto al valore. Parla della scienza, definendola parte integrante del processo di modernizzazione e razionalizzazione. La scienza moderna, secondo Weber, ha due caratteri essenziali: incompiutezza e oggettività→ la scienza è un’opera aperta che non avrà mai fine, fondata sull’osservazione delle cose come appaiono. Le scienze sociali sono caratterizzate dall’essere in divenire in modo maggiore rispetto alle scienze naturali. Infatti, una scienza sociale che raggiunga un traguardo definitivo di accumulazioni di leggi universali e generali sulla società, è concepibile solo se terminasse il cammino stesso dell’umanità, poiché quest’ultima è in continuo cambiamento ed evoluzione. Scienze naturali e scienze sociali condividono, per Weber, lo stesso principio ispiratore, ma differiscono per il diverso rapporto che hanno con la questione dei valori del ricercatore, che compie l’indagine scientifica: i giudizi del sociologo, lo aiutano a selezionare il particolare problema come base della sua ricerca. Una volta posto questo, l’utilizzo di un metodo serio assicura l’obiettività dell’analisi. Si parla di avalutatività→ capacità dello scienziato sociale di tenere in considerazione i propri valori, durante la scelta di cosa osservare e dà che punto di vista, per effettuare successivamente il percorso di ricerca. Deve accettare la possibilità che le sue idee, attraverso il confronto empirico, risultino errate. La sociologia non può quindi contribuire a stabilire quali fini collettivi siano migliori di altri, ma solo indicare i mezzi più efficaci per raggiungerli. Weber ritiene che le caratteristiche metodologico delle scienze sociali siano essenzialmente 3: 1. Le scienze sociali si riferiscono alla cultura: cultura intesa come insieme di valori, idee e norme, comprende ciò che gli individui producono con le proprie azioni sociali, costruendo l’ambiente in cui vivono. Anche entità che consideriamo “quasi come oggetto”, es. lo Stato, sono idee condivise e rese effettive da persone concrete. 2. Le scienze sociali sono storiche: la produzione culturale e le azioni sociali degli individui, si svolgono sempre all’interno di un divenire storico, sono cioè mutevoli perché mutevoli sono le loro condizioni. Riteneva che la storia fosse un processo aperto, costruito dagli attori sociali e per il suo “carattere” aperto, Weber considerava il procedere storico come il centro delle lotte per affermare poteri e valori diversi. Dà ciò, deriva l’impossibilità di costruire leggi di comportamento universali e generali e la parziale differenza tra sociologia e storiografia: - Storiografia: seleziona i propri problemi e compie le indagini con l’obiettivo di ricostruire un evento unico e irripetibile. - Sociologia: è più astratta, perché punta alla costruzione di modelli teorici utilizzabili per l’analisi di diversi fenomeni. “Indicano due diverse direzioni della curiosità, non due discipline che devono ignorarsi a vicenda, come sosteneva il positivismo”. 3. Le scienze sociali utilizzano la comprensione dell’azione sociale per costruire spiegazioni: la sociologia cerca di comprendere i significati, attraverso l’empatia metodologica, i valori e le motivazioni che gli attori sociali pongono alla base del loro agire. La sociologia può cercare di spiegare casualmente il fenomeno che sta osservando e, solo dopo essere giunta a una ricostruzione plausibile di ciò che è accaduto e delle motivazioni che ne erano alla base. Weber sostiene che, l’applicazione del principio di casualità alla sociologia, consente di individuare le uniformità di comportamento tramite la ricostruzione di modelli di spiegazione condizionali→ dato il fenomeno A, è probabile che, solo a determinate condizioni, si verifichi B. Tali modelli sono tanto più efficaci, quanto più tengono conto dell’intreccio tra i piani di una società (economico, religioso, politico, etico...). Gli ideal-tipi, o modelli ideali, non sono modelli che esprimono come dovrebbe essere la realtà, ma concetti tipici delle scienze sociali, attraverso i quali fenomeni empirici vengono definiti, tramite analisi, nelle loro caratteristiche ricorrenti ed essenziali. 3 categorie: ● Individualità storiche: esse puntano a individuare le caratteristiche essenziali di grandi fenomeni situati nel tempo e nello spazio. Esempio: capitalismo occidentale, le città nella società industriale. ● Elementi della realtà storica che si ritrovano in un gran numero di casi concreti: come, per esempio, il potere o la burocrazia. ● Ricostruzioni razionalizzate di insiemi di comportamento: per esempio, tutte quelle modalità d’azione che ricadono nel campo dell’economia. Gli ideal-tipi sono come attrezzi nella cassetta del sociologo, che egli utilizza e migliora, continuamente, per studiare la realtà sociale. Weber introduce un ulteriore elemento di analisi: l’effetto emergente→ conseguenze, non volute, né prevedibili, di una serie di comportamenti all’interno di un processo storico. Interazionismo simbolico e ground theory L’interazionismo simbolico, sia come teoria sociale, sia come strategia metodologica, divenne un approccio influente a partire dagli anni 60’, periodo in cui iniziarono a svilupparsi altri approcci, incentrati su descrizione vita quotidiana e dei microcontesti(entometodologia di Garfinkel e approccio drammaturgico di Goffman). A differenza dell’approccio di Weber che, partendo dall’azione sociale, punta a spiegare i macrofenomeni, questi approcci si concentrano su ciò che avviene nei piccoli contesti di vita quotidiana. Concentrandoci sulla proposta metodologica di Blumer, possiamo riassumere, in 3 punti, i principi metodologici di questo approccio in opposizione al neopositivismo: ● “Oggetto” della conoscenza sociologica sono le interazioni sociali reali, tramite le quali, gli attori sociali costruiscono culturalmente e simbolicamente il proprio mondo sociale, agendo poi di conseguenza. ● La realtà sociale va studiata nei suoi contesti naturali: il ricercatore deve cercare di avvicinarsi il più possibile agli ambiti sociali che sta studiando, provando a ridurre la distanza tra sé e i soggetti studiati e restituendo all’analisi, in una forma più trasparente, proprio questa naturalità. ● I concetti devono essere utilizzati in funzione sensibilizzante: devono essere elementi che fungono da guida, in grado di orientare il lavoro di analisi scientifica, ma senza condizionarlo in termini di necessità di verifica o falsifica di precise ipotesi. L'approccio di Blumer alla ricerca sociale è basato sul metodo induttivo, che ha portato all’elaborazione e diffusione dell’approccio della ground theory→ strategia metodologica, secondo la quale la teoria deve emergere direttamente dai dati, attraverso un lavoro di codificazione e riaccorpamento delle informazioni. Tale approccio presenta 2 versioni: ● Naturalista: ricercatore sociale è un osservatore esterno attento che, tramite la risistemazione di ciò che ha osservato e delle informazioni raccolte, costruisce teoria che riproduce in maniera semplice e precisa, ciò che avviene nella realtà studiata ● Costruttivista: il ricercatore deve cercare di stabilire un percorso di ricerca collaborativa e condiviso con i soggetti studiati, essendo la stessa ricerca sociale il risultato di un processo interattivo, tra attori sociali diversi. 2. Validità mediante criterio: dati provenienti da un nuovo strumento di misurazione vengono confrontati con quelli provenienti da uno precedente, ritenuto valido, che misura il medesimo concetto. 3. Validità per costruzione: rispetto a una data teoria, costruiamo 2 indici. Se il risultato del 2° porta gli stessi risultati del 1°, allora si dice che quest’ultimo strumento è valido per costruzione. L'attendibilità fa riferimento, invece, al collegamento tra variazione della misurazione e variazione del fenomeno. Nella ricerca sociale, è molto difficile da stabilire. Pochi sono gli accorgimenti che permettono al ricercatore di stabilirla a priori e, inoltre, la realtà sociale è in continuo divenire. È difficile sapere se la variazione registrata dipenda da un errore di misurazione, oppure da un cambiamento reale. Ripetere la ricerca nel tempo e compiere più ricerca sullo stesso fenomeno può comunque ridurre questo problema. Cenni sul campionamento La ricerca quantitativa pone 2 problemi: ● Determinare il collettivo che si vuole studiare e a cui faranno riferimento le conclusioni dello studio. È definito popolazione o universo; ● Selezionare i soggetti rappresentativi della popolazione che si sceglie di studiare. È definito campione e, in esso, si devono verificare gli stessi fenomeni che hanno luogo nel collettivo di cui sono parte. Unità di analisi→ ogg. vero e proprio dello studio e, nella maggior parte dei casi, si tratta del singolo individuo. Unità di rilevazione→ il tipo di individuo rispetto al quale vengono raccolte le informazioni. Unità di rilevazione e unità di analisi possono coincidere, come no. Il modello di campionamento ritenuto più efficiente è quello che segue le regole prescritte dalla teoria probabilistica dei campioni e dell'inferenza statistica. Esse consentono di mettere in atto procedure volte a ipotizzare quanto la misura rilevata nel campione possa corrispondere a quella effettivamente presente nella popolazione. Campioni classificati in: ● Campioni probabilistici: costruiti in base a regole della statistica. I membri della popolazione hanno una probabilità di essere estratti per far parte del campione. ● Campioni non probabilistici: la probabilità di estrazione dei membri della popolazione, per entrare a far parte del campione, non è nota. Il loro uso è frequente nella ricerca sociale, per ragioni di fattibilità dello studio. LE TECNICHE QUALITATIVE Si basano sull’utilizzo del linguaggio naturale e del linguaggio oggettivo, per analizzare e descrivere il mondo sociale, rinunciando all’uso della matematica. In questo caso l’attore sociale è colto nella sua soggettività, mentre l’analisi analizza come questa entri direttamente, sia nel processo di ricerca, sia nella costruzione dei fenomeni sociali. Le tecniche di ricerca qualitativa effettuano i propri studi aderendo il più possibile alla situazione naturale in cui si svolge il fenomeno in analisi. Non forniscono dati generalizzabili, ma mirano alla significatività e alla profondità dei risultati dell’indagine stessa: il loro ideale è quello dell’etnologo. Il ricercatore qualitativo seleziona le dimensioni, molto diversificate, che vuole indagare. Successivamente scende sul campo per raccogliere i dati e infine utilizza la teoria per decodificare i suoi dati. Nella ricerca qualitativa, fondamentali sono le tecniche concrete con cui vengono raccolti i dati, perché, la loro scelta comporta conseguenze alla successiva fase di analisi. Le 3 principali tecniche di raccolta dei dati di tipo qualitativo sono: osservazione partecipante, intervista qualitativa e Focus group L'osservazione partecipante è una tecnica di rilevazione dei dati che si basa sul coinvolgimento diretto dell’osservatore. Il ricercatore osserva e partecipa alla vita dei soggetti studiati, immergendosi per un periodo in un contesto diverso dal proprio, entrando direttamente in contatto con il gruppo oggetto di studio, condividendone gli atteggiamenti, le convinzioni e comportamenti, riuscendo in questo modo a registrarne le compresse dinamiche dal di dietro. L'osservazione partecipante è utilizzata nelle ricerche sui gruppi marginali, devianti e per lo studio di particolari. Una delle ricerche più note, basata sull’osservazione partecipante, è quella di Nels Anderson, il quale studiò la vita dei vagabondi che popolavano la Chicago degli anni 20’ e, la sua ricerca, culminò nella pubblicazione del testo “The Hobo”. L’osservazione partecipante presenta ostacoli e limitazioni: 1. Difficoltà da parte del ricercatore a entrare nel gruppo oggetto di ricerca e di essere accettato come parte di esso; 2. Difficoltà per il ricercatore di mantenere contemporaneamente il doppio ruolo di osservatore esterno e membro del gruppo a tutti gli effetti; 3. Impossibilità di annotare nell’immediato quanto è stato osservato, Il che comporta che il processo di registrazione venga solo in un secondo momento traverso ricordo, causando inevitabili forme di distorsioni. L'intervista qualitativa è una situazione speciale di interazione tra due persone, intervistato e intervistatore, attraverso la quale è possibile acquisire dati circa l’oggetto di un determinato studio. È una conversazione prodotta e guidata dall’intervistatore, attraverso la quale egli costruisce una particolare dinamica comunicativa con i soggetti scelti. Questi ultimi, sono sottoposti a determinati stimoli e forniscono le informazioni da cui il ricercatore trarrà i dati necessari per la sua ricerca. L’intervista qualitativa si caratterizza per la capacità di essere uno strumento aperto, flessibile e adattabile ai diversi contesti empirici. Sono di 3 tipi: ● Intervista strutturata: è un tipo di intervista che viene condotta dall’intervistatore, sulla base di un preciso ordine di argomenti e di impostazione delle domande, le quali sono poste a tutti gli intervistatori allo stesso modo, nella stessa identica successione. È un’intervista standardizzata, in quanto l’intervistatore non può modificare la disposizione e formulazione delle domande preparate, ma gli intervistati sono autorizzati ad esprimere liberamente le loro risposte. Rappresenta “il più genuino caso di tecnica che cerca di mediare tra l’approccio quantitativo e quello qualitativo, ma spesso con scarso successo”. ● Intervista semi-strutturata: intervistatore possiede una maggiore autonomia. Egli ha a disposizione una traccia in cui sono riportati gli argomenti che dovrà affrontare nel corso dell’intervista, ma non è vincolato da un ordine specifico di domande e temi, godendo della massima libertà nel modo di organizzare l’intervista. ● Intervista non-strutturata: o intervista libera, è un tipo di intervista in cui il contenuto delle domande non è prefissato, ma viene elaborato nel corso della conversazione. La funzione principale dell’intervistatore è quella di sollecitare una risposta ai temi che decide di trattare ed evitare possibili divagazioni da parte dell’intervistato. Importante è la natura dell’interazione, che si viene a creare tra intervistato e intervistatore. Il Focus group Intervista di gruppo fu introdotta da Merton ed implica la partecipazione di un gruppo intero di intervistati, che si esprimono su determinato argomento. I membri del gruppo devono essere stati coinvolti in una situazione particolare, in modo tale che possano essere intervistati dal ricercatore, che conosce il tema in questione e il cui compito principale è quello di organizzare delle vere e proprie discussioni di gruppo guidate. Il focus group coinvolge una decina di persone, un numero considerato congruo a rappresentare le diverse posizioni a permettere l’interazione tra tutti i partecipanti. Le domande sono fatte in modo interattivo, infatti, i partecipanti al gruppo sono liberi di comunicare con gli altri membri, seguiti dalla supervisione di un conduttore (in genere il ricercatore o un suo assistente). All’inizio è una tecnica sperimentale(tasto verde: emoz. positiva, rosso: emozione negativa). Negli anni 60: nascita dell’idea di dover capire i posizionamenti delle persone sulla base dei meccanismi che riproducono. Si stimolano, con una serie di input, le persone a discutere. Negli anni 90: si prova a recuperare questa idea. Il presupposto del focus group: nella tecnica del campionamento il principio è che ho un universo preconosciuto. In questa tecnica del qualitativo il presupposto cambia completamente: L'obiettivo principale di un focus group è quello di creare nuove e più profonde linee di comunicazione e conoscenza. L'elevata flessibilità del metodo permette ai partecipanti di discutere tra loro in piena libertà. AMBITO SPAZIALE Ricerche sociali possono svolgersi in un singolo ambito territoriale ben definito, o possono mettere a confronto individui, gruppi e collettivi appartenenti a più ambiti territoriali. In quest’ultimo caso ci troviamo di fronte all’analisi comparativa. Questo tipo di analisi può essere utilizzata per 2 scopi: come mezzo per controllare un’ipotesi, oppure come strategia per spiegare le cause di un fenomeno di più vasta portata. Fasi indagine comparativa: 1. Formulazione del quesito della ricerca; 2. Scelta dell’approccio generale; 3. Individuazione dei casi comparabili e delle dimensioni di analisi; 4. Controllo delle ipotesi o individuazione dei fattori esplicativi; AMBITO TEMPORALE Possiamo distinguere due tipologie di ricerche differenti: ● Sincroniche e trasversali: le ricerche che si svolgono in un lasso di tempo definito attraverso un’unica rilevazione. Mirano a studiare le caratteristiche di un fenomeno così come si presentano nell’istante mettendo in secondo piano il fattore mutamento. ● Diacroniche o longitudinali: ricerche che comportano ripetute rilevazione nel tempo o che abbracciano un determinato arco storico. Si concentrano sul mutamento. Se fonti cui si attinge per ottenere dati sono storiche→ approccio diacronico di soc. storica, se i dati derivano da ripetute indagini on field, possiamo avere 2 tipi di indagine: ● Indagine di trend: quando gruppo osservato nei diversi momenti, pur appartenendo alla medesima popolazione, non è composto dagli stessi individui e le rilevazioni si svolgono sempre sulle stesse dimensioni. Questa strategia è utile quando si voglia individuare il mutamento di un fenomeno in quanto tale all’interno di una collettività. ● Indagine di panel: quando il gruppo esaminato nei diversi momenti appartiene alla medesima popolazione ed è composto dagli stessi individui. Tale strategia permette di cogliere come cambiano attori soc. rispetto ad un det. tema/fenomeno nel tempo. Entrambe possono essere effettuate in singolo ambito territoriale o in più ambiti a confronto. Norme Sono le regole e le aspettative di una cultura rispetto a un comportamento appropriato. Il comportamento che viola le norme di una cultura è definito deviante. Le norme possono comunicare alle persone cosa dovrebbero fare e cosa non dovrebbero fare, ma non sono fisse e rigide. Con il mutare della società, anche la cultura si evolve per affrontare nuove situazioni es. cyberspazio. Le norme di comportamento nelle sue varie sedi (“netiquette”), si sono sviluppate rapidamente, contribuendo all’emergere di una cultura fra gli utenti di Internet. Applicazioni diverse di internet hanno norme diverse. Le norme sociali non sempre tengono il passo dei cambiamenti tecnologici. A tal proposito, il sociologo William Ogburn, introduce il concetto di ritardo culturale→ il modo in cui i nuovi sviluppi tecnologici, spesso, sono più veloci delle norme che governano le esperienze collettive associate a essi. Le definizioni culturali di ciò che sono informazioni pubbliche o private non sono andate al passo con lo sviluppo di internet. Le norme possono essere: ● Norme formali: fanno parte del sistema giuridico e sono le norme rigidamente applicate, con potenziali pene severe per chi le viola. ● Norme informali: sono abitudini del gruppo (i costumi), norme comuni a una determinata cultura. Chi viola i costumi non subisce una punizione. Valori, conoscenze, credenze e norme aiutano a plasmare il modo in cui le persone si orientano nel mondo e costituiscono una guida su cosa pensare e come comportarsi. COMUNICARE LA CULTURA: SIMBOLI E LINGUAGGIO Per comunicare le idee della nostra cultura abbiamo bisogno di simboli e del linguaggio: ● Simbolo: è qualsiasi cosa ne rappresenti un’altra. Es. luce rossa significa stop. L'associazione tra simbolo e ciò che rappresenta è arbitraria e culturalmente definita. Lo stesso simbolo può avere significati diversi in culture diverse (es. scuotere la testa per sì o di no). La cultura è simbolica ed è proprio attraverso i simboli che comunichiamo e rafforziamo gli elementi della nostra cultura, collegandoli gli uni con gli altri e trasmettendoli. Una forma di comunicazione simbolica è il linguaggio. ● Linguaggio: è un sistema elaborato di simboli che permette alle persone di comunicare fra loro in modi complessi. Ci permette di accumulare e immagazzinare informazioni, di trasmetterle ad altri e di plasmare una storia condivisa. L’appartenenza allo stesso linguaggio non comporta, necessariamente, la condivisione di una cultura. Parlando di linguaggio, si parla di dialetto→ una variante del linguaggio con un proprio accento distintivo, un proprio vocabolario e proprie caratteristiche grammaticali. L'ipotesi di Sapir-Whorf E’ il principio della relatività linguistica sviluppato da Sapir e Whorf, che afferma che i diversi linguaggi influenzano il modo di pensare e comportarsi di chi li parla a causa della loro diversità di contenuto e struttura. → ipotesi controversa Il linguaggio riflette i più ampi contesti culturali in cui si è evoluto e, di conseguenza, ciascuna cultura tende a sviluppare parole, frasi ed espressioni uniche che sono difficili, se non impossibili, da tradurre in un’altra lingua. In questo senso, il linguaggio ci aiuta a formare la nostra idea del mondo. LINGUAGGIO E INTERAZIONE SOCIALE La prospettiva dell’interazionismo simbolico enfatizza le interazioni a livello microsociologico, i comportamenti quotidiani delle persone, che vengono considerate i mattoni che costruiscono la società. I sociologi che adottano questa prospettiva sono particolarmente in sintonia con l’importanza del ruolo svolto dai simboli e dal linguaggio nell’interazione umana. Ad esempio, il sociologo David Karp, intervistando adulti clinicamente depressi, ha scoperto che il loro linguaggio specifico ci aiuta a definire la loro realtà. Gli intervistati spesso non avevano un vocabolario adeguato per parlare dei propri problemi. Quando, alla fine, arrivavano a denominare depressione la propria situazione, iniziavano anche a vederla sotto una nuova luce. Gli intervistati di Karp svilupparono un nuovo senso del sé che diede forma alla loro risposta al dolore. L’identificazione della malattia influenzò anche le loro interazioni con la famiglia e gli amici, aiutandoli a rompere l’isolamento sociale. Karp allude ripetutamente all’importanza del linguaggio in tutto il suo studio. Fa rilevare che le idee di “ansia” e “depressione” non esistono in molte lingue e perciò, esistono persone che non possono utilizzarle per definire la propria realtà. RIPRODURRE LA CULTURA: I COMPORTAMENTI Sono le azioni associate a un gruppo che aiutano a riprodurre uno stile di vita ben preciso. L’accumulo di azioni quotidiane da parte delle persone aiuta a distinguere una cultura da un’altra. Il comportamento ci aiuta a distinguere tra: ● Cultura normativa: ciò che gli appartenenti ad una cultura dicono essere i propri valori, le proprie credenze e le proprie norme. ● Cultura effettiva: ciò che gli appartenenti ad una cultura fanno realmente e che può rispecchiare o meno la cultura normativa. Es. tale distinzione, è rappresentato dall’uguaglianza di genere (guarda libro). Le culture si differenziano nei loro atteggiamenti, anche nei confronti delle pratiche sessuali. OGGETTI: I MANUFATTI DELLA CULTURA Per oggetti culturali si intendono gli elementi principali della cultura materiale, ovvero gli oggetti fisici creati da persone che condividono una cultura e ad essa vengono associati. Gli oggetti culturali sono spesso variazioni di oggetti normali che si trovano nella vita quotidiana. Es. le diverse tipologie di pane, le opere d’arte, i musei, gli edifici pubblici, le strade, le stazioni di rifornimento, i serbatoi dell’acqua e anche i prodotti dei media popolari, come libri, film, canzoni ecc. Nello stesso tempo, però, può risultare difficile trovare i presupposti della propria cultura nei media popolari. CULTURA, IDEOLOGIA E POTERE Per comprendere il rapporto tra cultura e potere, è importante comprendere il significato di ideologia→ un sistema di significati che aiuta a definire e spiegare il mondo e che fornisce giudizi di valore su di esso. Può essere intesa come una visione generale del mondo. All'interno di ogni cultura esiste un’ideologia dominante→ un gruppo di affermazioni ampiamente condivise e regolarmente rafforzate che, in genere, sostengono il sistema sociale e servono gli interessi della autorità. L'esistenza di essa non implica l’assenza di visioni alternative, che molto spesso sono coinvolte in una sorta di disputa culturale. L’ideologia dà forma a ciò che definiamo come “naturale”. Tutto ciò che è naturale viene considerato più durevole e stabile di ciò che è creato dall’uomo. Ciò che le persone ritengono naturale e normale è, in realtà, una costruzione ideologica. DIVERSITÀ CULTURALE Consideriamo il caso di Billy: dopo averne visitato la casa per osservare l’ambiente in cui viveva, un’assistente sociale consigliò che Billy venisse dato in affidamento per le seguenti motivazioni: 1. Billy non aveva uno spazio proprio e doveva dormire in una stanza con molte altre persone. 2. La mamma di Billy non sembrava essere la persona che più si occupava di lui e lasciava che fosse la nonna ad assumersi la responsabilità. 3. Billy non sembrava affezionato alla nonna, anzi sembrava che lei lo intimidisse o lo spaventasse, visto che non la guardava negli occhi e, anzi, distoglieva lo sguardo. Billy era un nativo americano. Lasciare un bambino solo nella sua stanza è considerata una forma di abbandono per la sua cultura. Le persone appartenenti a queste culture mantengono uno stretto e continuo contatto fra uno sviluppo sano e ricco di affetto. Inoltre, in alcune culture di nativi americani è assolutamente normale che un genitore rimetta a un nonno le decisioni che riguardano l’educazione dei bambini: affidare i bambini alle cure dei nonni non è considerato abbandono, ma indice di rispetto verso i più anziani. Inoltre, distogliendo lo sguardo Billy non dimostrava paura, bensì il tradizionale rispetto per la nonna, con la quale aveva un rapporto molto stretto e affettuoso. Se l’assistente sociale avesse conosciuto meglio la cultura di Billy, avrebbe potuto evitare di fare raccomandazioni poco appropriate. La cultura è estremamente diversificata, variando non solo nel corso del tempo, ma anche fra società diverse e persino all’interno di una stessa società. L’assistente sociale di Billy avrebbe avuto bisogno di maggior consapevolezza culturale. Capire le diversità culturali in società differenti è più importante che mai. Per gran parte della storia umana solo pochi viaggiatori hanno interagito con persone di culture diverse della propria: viaggiare era difficile, costoso e spesso pericoloso. Oggi invece, la mobilità diffusa, un’economia globale e il progresso tecnologico hanno fatto sì che le persone di molte culture differenti dalla nostra, di cui arriviamo ad avere nozione pur non conoscendo la lingua parlata da chi le propugna. Per capire l’impatto della diversità culturale è essenziale cogliere i diversi tipi di cultura esistenti all’interno della nostra e in altre società, la loro posizione reciproca e come essi interagiscono in un mondo divenuto sempre più multiculturale. LE FUNZIONI SOCIALI DELLA RELIGIONE Durkheim dà una particolare definizione sociologica della religione→ sistema unificato di credenze e pratiche rituali relative al sacro, che associa le persone in una comunità morale. Tale definizione non include riferimenti al teismo, ovvero la convinzione che esistano una o più divinità personali. Infatti, la religione deve includere un’idea del sacro, ma non implica necessariamente quella di una divinità. La religione ha una serie di funzioni: ● Promuovere la solidarietà sociale: le persone unite dalle stesse credenze sviluppano dei vincoli sociali. Grazie alla condivisione di queste credenze, i seguaci di una rel. si considerano membri di un gruppo favorito, che li differenzia dagli altri. ● Operare come una forma di controllo sociale: le organizzazioni religiose possono assumere un ruolo importante nella socializzazione. Infatti, i seguaci di una religione devono aderire a un determinato codice etico, che viene insegnato e promosso nelle attività religiose e nei testi sacri. Il controllo sociale è forte, perché i credenti sono convinti che tali regole siano dettate dal divino. ● Fornire ai credenti benefici di natura sociale e psicologica: la fiducia nell’intervento divino può essere fonte di speranza e conforto, soprattutto nei momenti di crisi. La rel. può fornire risposte a grandi interrogativi, es. origine vita. Inoltre, il codice morale di una religione offre una guida pratica alla vita quotidiana. ● Motivare l’azione sociale: i principi e i valori appresi attraverso la religione possono indurre le persone ad agire in campo sociale. La religione, però, può essere anche disfunzionale. Es. la solidarietà sociale promossa dalla religione può portare all’intolleranza verso altre credenze, le norme e i valori potrebbero portare a una rigida ortodossia, impedendo cambiamenti necessari e la chiesa cattolica si è opposta alle scoperte scientifiche che contrastavano la dottrina religiosa, es. Galileo Galilei. SOCIETÀ E RELIGIONE Per Durkheim, gli esseri umani creano divinità e religioni per dare una forma trascendente ai valori condivisi di una società (la coscienza collettiva). Molte religioni condividono determinate norme e un messaggio di fondo. È il caso dell’etica della reciprocità (trattare gli altri allo stesso modo in cui vorremmo essere trattati), presente in tutte le religioni. Come afferma Durkheim, “l’idea della società è l’anima della religione”, ovvero, il sacro è un simbolo per la società. Se prendiamo, per esempio, il principio secondo cui “Dio è molto più potente di qualunque essere umano” e sostituiamo alla parola “Dio” la parola “società”, la frase continua ad avere senso. La società travalica qualunque individuo, la nostra esistenza e la nostra identità dipendono dai costrutti della società e la sopravvivenza della società dipende dalla nostra disponibilità a rispettare le norme di base e a punire chi le viola. In un certo senso, per Durkheim, la religione è il culto di una società per sé stessa. KARL MARX: LA RELIGIONE COME OPPIO DEI POPOLI Marx nella sua opera, non fece della religione l’argomento principe, ma bensì, ne sottolineò il lato oscuro, definendola come “l’oppio dei popoli”→ secondo Marx, è l’uomo a creare la religione e quest’ultima è il sospiro dell’oppresso, il sentimento di un mondo senza cuore e l’anima di condizioni inespressive. L'abolizione della religione, in quanto felicità illusoria degli uomini, è il presupposto della loro felicità reale. Considerava dei e religione dei costrutti umani e si concentrò su due dimensioni della religione non considerate nella successiva analisi di Durkheim: ● La religione offre un falso conforto ai credenti: il potere esercitato dalla religione sugli individui derivava dal sollievo temporaneo che essa assicura a fronte dell’oppressione reale. Così come un narcotico, spiegava Marx, la religione offre un sollievo temporaneo a una vita dolorosa e spietata di oppressioni, ma non fa nulla per affrontare le condizioni che producono tale dolore. ● I detentori di potere manipolano la religione: i membri della classe dominante possono essere considerati “gli spacciatori” che favoriscono la dipendenza dalla religione. Quest'ultima, nella teoria di Marx, serve gli interessi della classe dominante, assicurando la sottomissione degli oppressi. Anziché promuovere il cambiamento sociale nel mondo reale, li induce a immaginare un mondo fantastico in cui troveranno sollievo dopo la morte. La religione non è altro che il riflesso della struttura economica che ne è alla base. La considerava un problema, in quanto costituisce una forma di falsa coscienza, che impedisce alle persone di riconoscere la vera fonte della infelicità. I movimenti rivoluzionari ispirati da Marx invocarono spesso queste idee per giustificare l’ateismo. A partire dagli anni ‘60, alcuni leader cattolici latinoamericani scambiarono le proprie credenze religiose con le teorie economiche marxiste, per creare la cosiddetta teologia della liberazione→ forma di cristianesimo, volta a combattere la povertà e altre forme di ingiustizia sociale, subendo però la condanna e la scomunica da parte della Chiesa. MAX WEBER: IL DISINCANTO DEL MONDO Studiò la relazione tra le varie religioni e la vita economica, e nella sua opera, “l’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, spiega che alcuni valori della religione protestante contribuirono all’ascesa del capitalismo e dell’industrializzazione. Coloro che abbracciavano questa religione, consideravano il successo economico dato dal lavoro, segno di salvezza. Secondo Weber questo sistema di credenze, che definiva l’etica protestante, associato al desiderio di guadagnare, che definiva lo spirito del capitalismo, avrebbe consentito ai calvinisti di accumulare capitale necessario per investire nelle macchine, che aprirono la strada all’industrializzazione. Uno dei contributi maggiori forniti da Weber fu, la spiegazione del processo che portò alla sostituzione della tradizione con la razionalità, come base per l’organizzazione della vita sociale ed economica. Questa razionalizzazione della società fu accompagnata da un corrispondente declino dell'influenza della religione, grazie, anche, alla capacità della scienza e al pensiero razionale di spiegare il mondo in modo sempre più dettagliato. Predette le conseguenze negative della razionalizzazione→ ascesa della burocrazia e influenza sempre maggiore del denaro. Quest'ultimo viene considerato l'elemento più astratto e impersonale nella vita umana. Più il mondo dell’economia moderna segue le sue leggi, meno è accessibile a qualunque relazione con un’etica religiosa di fratellanza. Weber si riferiva, in particolar modo, al disincanto personale→ in assenza dell’etica della fratellanza espressa dalla religione, la vita individuale non avrebbe avuto, né un significato, né una direzione precisa. Webber osserva che tutte le religioni nascono proprio dall’assunto che la vita abbia un significato e dalla promessa di renderlo accessibile e comprensibile. PETER BERGER: LA SACRA VOLTA Poiché la razionalizzazione della società sembra spesso togliere significato alla vita, gli individui continuano a cercare rifugio nel sacro. Peter Berger affermò che la religione rappresenta, in primo luogo, un tentativo di creare una realtà significativa in cui vivere. La religione ci aiuta a dare senso alla nostra vita e mette ordine in un mondo altrimenti caotico. L'ordine socialmente costruito è determinato da un fattore socio-psicologico→ la religione funge da scudo contro il terrore, nel senso che difende gli esseri umani dal pericolo della mancanza di significato. Possiamo dire che, la religione fornisce una “sacra volta” sotto la quale i membri di una società possono rifugiarsi assieme. Tuttavia, la religione funziona al meglio quando tutti i membri di una società condividono la stessa interpretazione della realtà. LA RELIGIONE NEL MONDO L'86% dell’umanità si identifica in una delle religioni che esistono al mondo, anche se non tutti partecipano attivamente al culto. La religione più diffusa è il cristianesimo, con una presenza significativa in tutti continenti tranne l’Asia. L'Islam è maggiormente concentrato in Asia e in Africa. Il 14% della popolazione mondiale non pratica nessuna religione e, in questa percentuale, rientrano gli agnostici e gli atei. Gli abitanti dei Paesi più ricchi ed evoluti appaiono tendenzialmente meno religiosi. ANDARE ALLA RICERCA DI DIO SUL MERCATO RELIGIOSO La religione è venuta ad assomigliare a una merce esposta in un supermercato, un prodotto venduto da organizzazioni religiose che si contendono i fedeli da acquistare. Poiché le istituzioni religiose tradizionali non si sono quasi mai adattate alle nuove condizioni sociali e ai nuovi gusti dei consumatori, le grandi religioni hanno avuto un forte calo di fedeli. Per altro, l’idea stessa che la religione possa venire assimilata a un bene di consumo nei confermerebbe inequivocabilmente il declino. Quando un gran numero di istituzioni religiose può fornire ai consumatori dei vari segmenti di mercato esattamente il prodotto che vogliono, e se il cliente ha sempre ragione, allora la religione ha perso la capacità di promuovere un insieme di valori ampiamente condivisi o di imporre norme sociali comuni. Al giorno d’oggi la religione sopravvive soprattutto perché si impegna in attività che vanno oltre la relazione tra individui e il soprannaturale. L’organizzazione religiosa della nostra epoca mira, invece, a promuovere valori morali, solidarietà, opere di carità e cause politiche. POTERE, AZIONE SOCIALE E STRUTTURE (CAP. 5) ● Istituzioni sociali: le grandi aree della vita sociale in cui si creano routine e modelli di comportamento destinati a durare nel tempo. ● Struttura sociale: sono i modelli ricorrenti di comportamento. La struttura vincola il comportamento sociale, ponendo dei limiti, ma lo agevola mettendo a disposizione un contesto e dei modelli di comportamento entro cui possono interagire. ● Capacità di azione: la capacità di operare indipendentemente dai vincoli sociali, anche in contrasto con le aspettative didattiche. ● Potere: meccanismo sociale ambivalente. Da una parte la struttura ne ha bisogno per funzionare, dall’altra, l’azione collettiva delle persone può mettere in discussione queste situazioni. CAPIRE LA STRUTTURA Conosciamo bene la struttura sociale della nostra comunità, in quanto otteniamo le conoscenze della propria struttura sociale durante il processo di socializzazione, durante il quale si apprendono regole, norme, valori, ecc... La struttura sociale è invisibile, tuttavia, avendo già un'idea di cosa cercare, possiamo mapparne i contorni in diversi livelli sociali. ● Livello microsociologico: analisi della struttura di interazione tra 2 persone o tra piccoli gruppi; ● Livello mesosociologico: studio di organizzazioni come aziende o scuola; ● Livello macrosociologico: analisi della struttura della disuguaglianza tra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati. In qualsiasi caso, gli obietti sono: descrivere i modelli di base e fare dei collegamenti tra questi modelli e le azioni sociali. Il ragionamento sociologico ci aiuta a capire come la struttura sociale influenzi la vita quotidiana, sia come le azioni individuali contribuiscano a influenzare la struttura sociale. La struttura sociale è costituita da comportamenti schematizzati e ripetitivi, che potremmo definire routine. Queste routine stanno alla base delle istituzioni sociali→ le grandi aree della vita sociale in cui si sviluppano routine e modelli di comportamento destinati a durare nel tempo(governo, scuole, imprese, istituzioni religiose). La nostra vita senza una struttura sociale sarebbe piena di incertezze, in quanto non saremo in grado di sapere cosa ci aspetta e soddisfare i nostri bisogni primari. In assenza di un modello di comportamento, ogni giornata verrebbe “sprecata” per pensare che cosa fare e come farlo in un qualunque momento, non lasciando tempo per fare altro. COSTRUIRE E MODIFICARE LA STRUTTURA SOCIALE Viviamo la struttura sociale come se fosse qualcosa di scontato e immodificabile costituita da comportamenti quotidiani che sembrano normali e inevitabili. In realtà, l'analisi sociologica dimostra come, i modelli di comportamento di cui si compone la struttura sociale non sono naturali, immodificabili o inevitabili→ Al contrario, in quanto prodotto dell’azione umana, gli esseri umani possono modificarli. Le strutture sociali variano con il tempo e da una cultura all’altra. Es. i genitori nella cultura Occ. mettono pannolino ai figli fino ad una certa età, nei paesi Ori. questo non avviene. Un altro esempio molto importante riguarda le aspettative di genere nel tempo. Le esperienze che vivono gli adulti odierni sono completamente diverse di quelle che vivevano quelli di 80-100 anni fa. Al tempo(anche intorno agli anni '60) le donne si occupavano solamente di casa, edu. figli, ecc., mentre i mariti lavoravano fuori casa. Al giorno d’oggi, entrambi i sessi svolgono lavori fuori casa, ed anche gli uomini si occupano dell'educazione dei bambini, della casa, ecc. Questo si può riassumere dicendo che le credenze ed i comportamenti nel corso del tempo sono notevolmente cambiati. Ancora una volta la relazione tra struttura e azione è presente: l'azione umana crea la struttura e questa struttura determina l'azione successiva. L'azione futura riaffermerà, modificherà o cambierà radicalmente le strutture sociali. STATUS, RUOLI E VITA QUOTIDIANA La struttura sociale affonda le proprie radici nell'attività quotidiana dei membri di una società. I sociologi, per comprendere cosa lega una persona all’altra e i modelli che costituiscono la struttura sociale, utilizzano due concetti chiave: ● Status: è una posizione che può essere occupata da un individuo all'interno di un sistema sociale. Ogni essere umano ha diversi status, in quanto occupiamo posizioni sociali diverse(figlio, genitore, atleta, studente, ecc.). Lo status può essere: - Ascritto: vengono assegnati a nascita, indipendentemente da nostra volontà - Conseguito: si ottengono volontariamente, facendo degli sforzi in alcuni casi. ● Ruoli: è l'insieme dei comportamenti attesi che si associano a determinati status(es. status di studente/ruolo di frequentare i corsi, rispettare i docenti, ecc.). I ruoli condizionano la vita di una persona, perché determinano ciò che qualcun altro si aspetta da quella persona in un determinato contesto. I membri di un gruppo sociale condividono aspettative analoghe sul ruolo di ciascuno. In questo modo l’interazione tra i singoli rafforza tali ruoli. Quando si ottiene un nuovo ruolo, sono forti le pressioni che esso fa sulla persona(es. nuovo lavoro, primi giorni è tutto più difficile, ma andando avanti, osservando i colleghi, tutto più facile). Il concetto di ruolo spiega come il comportamento di un individuo si conformi ad un modello generale, ma possa essere modificato da forze speciali. Le aspettative associate ad un ruolo non sono rigide e non impongono comportamenti determinati. I ruoli si modificano nel tempo e ne sono un es. i ruoli di genere e il ruolo genitoriale. Gli status e i ruoli che una persona ricopre sono legami concreti che la uniscono al resto della società. Questi 2 aspetti sono fondamentali per la comprensione delle modalità d'interazione tra le persone e i gruppi nelle organizzazioni. Gli status e i ruoli sono coinvolti anche nel modo in cui la struttura interagisce con il potere per produrre disuguaglianza. La struttura pervade la vita sociale a liv. micro, meso e macro. INTERAZIONE A LIV. MICROSOCIOLOGICO: L’ETNOMETODOLOGIA Uno dei metodi più utilizzati dai sociologi per esaminare le interazioni sociali a livello microsociologico è l’etnometodologia→ approccio che esamina i metodi usati dalle persone per dare significato alle proprie attività di tutti i giorni, enfatizzando il ruolo giocato dalle interazioni nella costruzione delle strutture sociali. Gli etnometodologi sono convinti che la struttura sociale esista proprio perché la creiamo noi costantemente, man mano che costruiamo l'ordine sociale e la nostra routine quotidiana. Harold Garfinkel ha cercato di far emergere queste strutture sociali microsociologiche attraverso i “breaching experiments”→ situazioni sociali controllate in cui le persone coinvolte violano intenzionalmente le regole sociali, ignorando norme e comportamenti consolidati. Violando le norme sociali della vita quotidiana, alle quali normalmente non viene fatta molta attenzione, gli esperimenti etnometodologici mettono in luce l'esistenza di norme inespresse, che strutturano innumerevoli aspetti della vita sociale e che diventano visibili solo quando vengono infrante(es. studente e del supermercato sul libro). STRUTTURA SOCIALE A LIV. MESOSOCIOLOGICO: LE ORGANIZZAZIONI La struttura organizzativa→ insieme delle regole e la routine, sia formali(codici di condotta e le job description) che informali(o routine, includono accordi tra gruppi e sono quelle che emergono e si impongono nello svolgimento delle attività organizzative reali), che disciplinano l'attività quotidiana all'interno delle organizzazioni. La prospettiva sociologica ci aiuta a capire come la struttura organizzativa influenzi la nostra vita e come le nostre attività quotidiane ci permettano di interagire con questa struttura. STRUTTURA SOCIALE A LIV. MACROSOCIOLOGICO: FUNZIONI E INTERRELAZIONI TRA ISTITUZIONI SOC. A livello microsociologico, è possibile riconoscere la struttura sociale nei molteplici modelli di comportamento di una società. Alcuni sociologi ricorrono spesso alla prospettiva funzionalista, concentrandosi soprattutto sull'interrelazione tra le istituzioni(famiglia, governo, religione, ecc.). Questa prospettiva considera la società come un insieme di strutture interdipendenti, ognuna delle quali dà un contributo al mantenimento dell'ordine sociale. Le strutture sociali hanno funzioni specifiche che soddisfano i bisogni della società nel suo complesso e per garantire la sopravvivenza di una società, le sue strutture e istituzioni devono continuare a soddisfare tali bisogni. Al centro dell'analisi funzionale c'è il concetto di equilibrio→ bilanciamento tra le varie strutture che mantengono la stabilità sociale. Se una componente della società viene a modificarsi, anche le altre dovranno adattarsi alla modifica per ripristinare l'equilibrio. I funzionalisti cercano di capire come operino le diverse parti che compongono una società e che ruolo abbiano le diverse strutture nella vita sociale. Parsons si interessò al tema dell’integrazione sociale→ processo mediante il quale, i valori e le strutture sociali uniscono le persone all'interno di una società. Secondo i funzionalisti, dal momento che le istituzioni sociali sono interdipendenti, il loro equilibrio è precario per definizione, di conseguenza un cambiamento che modifica un'istituzione porta il cambiamento anche ad altre. William Julius Wilson, nella sua opera “When Work Disappears”, analizzò molto il tema della disoccupazione permanente sulle comunità metropolitane a basso reddito e cercò di capire come cambiano le speranze e i sogni di adulti e bambini, la loro vita, ecc. Wilson afferma che la sparizione del lavoro è causa della miseria cronica, del crimine, della tossicodipendenza e delle battaglie tra le bande nei quartieri poveri. La semplice esistenza di una struttura o di un'istituz. soc. non ne implica necessariamente una funzione positiva. Parson fu criticato per via della sua idea della separazione dei ruoli uomo/donna all'interno della famiglia, tipico pensiero della metà del ‘900 secondo cui la donna rimaneva a casa e l'uomo lavorava. Come hanno dimostrato i sostenitori della teoria femminista, le distinzioni rigide di genere condizionano sia uomini che donne. In alcuni casi, determinate strutture hanno funzioni negative, ossia sono disfunzionali(es. USA aspetti disfunzionali erano ● Costringere: imporre il consenso attraverso la minaccia, l’intimidazione, la pressione o la violenza. La minaccia di una punizione ha un effetto coercitivo sul comportamento delle persone. Il rispetto della regola è il risultato di una coercizione sistematica, in cui la minaccia viene dalle strutture sociali e non solo dagli individui. In molti casi la coercizione è molto più sinistra in quanto implica minacce al sostentamento, alla libertà o all’integrità fisica delle persone. IL POTERE NEI PICCOLI GRUPPI E NELLE ORGANIZZAZIONI I sociologi che studiano il potere nei piccoli gruppi e nelle organizzazioni cercano di capire come essi operano e che ruolo hanno i loro leader. John French e Bertram Raven identificano 6 basi di potere nei piccoli gruppi e nelle organizzazioni: ● Potere di gratificazione: è il controllo che un soggetto esercita su risorse ritenute preziose che possono essere usate per fornire incentivi positivi. es. genitori possono acquistare potere sul comportamento dei bambini con la paga settimanale. ● Potere coercitivo: è la capacità di punire. es. funzionari di polizia si fanno quasi sempre obbedire perché possono effettuare arresti, dare sanzioni. ● Potere legittimo: viene esercitato da coloro che fanno leva sul senso del dovere. Gli altri dovrebbero obbedire sulla base di valori culturali condivisi o del rispetto per il ruolo formale di queste persone nella struttura sociale. es. in ufficio obbediamo al capo, ma nella sfera privata no. ● Potere referente o carismatico: si basa sull’identificazione, sull’affetto e sul rispetto per un’altra persona, che non vuole necessariamente influenzare il prossimo. es. collega stimato ha un potere referente perché gli altri lo ammirano. ● Potere esperto: nasce dalla convinzione che una persona abbia conoscenze superiori in un determinato settore. es. avvocato conosce la legge più del suo cliente. ● Potere informativo: si basa sull’uso che una persona fa di fatti, dati o altre evidenze per argomentare razionalmente o persuadere. Esempio: un project manager ha un potere informativo quando convince il capo ad approvare un nuovo prodotto. Queste categorie possono sovrapporsi, ma la distinzione ci aiuta a riconoscere le diverse fonti di potere. L’uso che si fa di un certo tipo di potere può incidere su un altro. Rispetto a chi ricopre effettivamente posizioni di potere, coloro che ne sono privi tendono a usare di più la coercizione, pensando di non avere altri mezzi per raggiungere i propri fini. TATTICHE DI POTERE Sono le strategie specifiche che le persone usano per influenzare gli altri nella vita quotidiana. Si basano sul potere, anche se non sempre le vediamo in questi termini, e variano su 3 dimensioni: ● Hard e soft: le tattiche hard sono energiche, dirette o severe. Coloro che le impiegano usano ricompense monetarie e altri incentivi tangibili, come le minacce. Le tattiche soft si concentrano sulle relazioni, chi le impiega usa la collaborazione per raggiungere il proprio scopo. ● Razionali e irrazionali: le tattiche razionali fanno appello alla logica e includono la negoziazione e la persuasione. Le tecniche irrazionali fanno leva sui sentimenti. ● Unilaterali e bilaterali: le tattiche unilaterali non richiedono la collaborazione, ma includono le imposizioni, gli ordini e la negoziazione dell’altro. Le tattiche bilaterali comportano delle concessioni reciproche. Il modo in cui il potere e la disuguaglianza operano all’interno della società, nel suo complesso, può influenzare le dinamiche dei piccoli gruppi. GLI UTILIZZI ECONOMICI, POLITICI E CULTURALI DEL POTERE Potere economico: allocare le risorse all’interno di un gruppo o di una società il potere determina chi riceverà risorse importanti e come verranno impiegate. Nella famiglia, ha questo potere chi controlla le spese. I dirigenti di un’azienda hanno il potere di prendere decisioni che possono avere un impatto rilevante sulla vita dei lavoratori e sulle comunità di cui fanno parte(licenziamenti, stipendi, aprire/chiudere punti vendita). I governi hanno il potere decisionale sulle risorse, generando ricavi tramite imposte e contributi, per poi ridistribuire i soldi in opere pubbliche. I funzionari gestiscono il potere esercitando il controllo sui budget e sulle forniture. Potere politico: fissare delle regole e prendere delle decisioni il potere politico consente ad alcuni soggetti di fissare le condizioni che regolamentano la vita di altri. Chi detiene il potere fissa le regole e chi non ce l’ha è tenuto a seguirle. I genitori fissano le regole di funzionamento della casa, i dirigenti o gli amministratori stabiliscono come dovrà operare il sistema scolastico o lavorativo, mentre il governo ha il compito di fissare le regole di funzionamento della società. Potere culturale: definire la realtà per indurre gli altri a conformarsi alle proprie idee, i detentori del potere definiscono la realtà in un determinato modo, invitando gli altri a condividere la propria interpretazione es. genitori indirizzeranno i propri figli verso letture, tipi di intrattenimento o forme di istruzione religiosa, in modo tale che questi difficilmente metteranno in discussione o violeranno le regole che essi hanno fissato per loro. Un processo simile avviene nella società, dove la nostra visione del mondo è influenzata dai media e dall’istruzione. All'interno della società, il potere viene esercitato attraverso la selezione degli articoli che la gente legge, le idee che prendono in considerazione o le prospettive che vengono presentate. Antonio Gramsci affermò che la classe al potere mantiene il predominio non solo attraverso l’uso della forza, ma anche attraverso la manipolazione delle idee, messa in atto eventualmente tramite il controllo delle istituzioni culturali. Questa situazione viene definita con il concetto di egemonia→ una condizione che si crea quando delle forze politiche sociali hanno diffuso con successo le proprie idee, emarginando le idee alternative, per cui le loro prospettive e i loro interessi si considerano generalmente universali e veri. Manipolando le idee, i detentori del potere riescono spesso a ottenere consenso altrui. I sistemi di disuguaglianza sociale vengono rinforzati da un’ideologia giustificatrice che viene interiorizzata dagli oppressi. Le istituzioni sociali possono contribuire a creare o mantenere questa ideologia. I poteri economico, politico e culturale affondano le proprie radici in istituzioni sociali del mondo reale, tra cui le imprese, il governo e le religioni diverse. POTERE E RELAZIONI SOCIALI A tutti livelli della società, il potere deriva dalle relazioni sociali e viene limitato dalle relazioni su cui ci si basa. Weber fece una distinzione importante tra autorità e potere. ● Potere: è la possibilità di affermare la propria volontà anche andando contro l’opposizione altrui; ● Autorità: o potere legittimo, è accettata volontariamente da coloro che vi si assoggettano sulla base di un principio di legittimazione. Weber individua tre tipi di autorità: ● Autorità tradizionale: ha legittimazione in quanto riflette pratiche culturali consolidate. Queste pratiche possono variare fortemente, da nobiltà medievale ai capi tribù, i leader tradizionali sono generalmente considerati autorità legittime perché derivano il proprio potere da convenzioni culturali che si tramandano da secoli e che non vengono quasi mai messe in discussione. ● Autorità razionale-legale: ha legittimazione perché si basa su leggi, regole e procedure prestabilite. Un presidente o un premier hanno legittimazione perché sono stati selezionati attraverso un processo socialmente e giuridicamente concordato. Weber affermò che, con l’ascesa della scienza, dell’industrializzazione e dei processi democratici, le forme razionali-legali di autorità hanno sostituito le forme tradizionali. ● Autorità carismatica: un potere la cui legittimazione deriva dalle straordinarie caratteristiche personali di un singolo leader, che ispira fedeltà e devozione. L'autorità carismatica non è trasferibile e, di conseguenza, per definizione è breve ed episodica. I leader carismatici possono indurre gruppi di persone ad agire, pur non possedendo alcun potere istituzionale di tipo formale. IL RUOLO DELL’OBBEDIENZA Weber basava la propria distinzione tra potere e autorità sulle percezioni di coloro che obbediscono agli ordini, ma non si preoccupava del come vengono create queste percezioni e quindi, di come vari tipi di leader mantengono il proprio potere conservando la fedeltà dei seguaci es. ostaggi seguono spontaneamente le direttive del sequestratore. Il potere è limitato dalle relazioni sociali su cui ci si basa(generale ha potere solo se i sottoposti accettano di eseguirne i comandi). I regimi autoritari possono crollare quando un certo numero di cittadini si rifiutano di obbedire ai propri leader. Anche coloro che detengono il potere, nella vita quotidiana, dipendono dall’obbedienza degli altri per conservare la propria posizione. Le persone non sono recettori passivi delle pretese di chi esercita il potere, perché possono reagire in tanti modi diversi, dalla lesione volontaria alla resistenza che può minare l’autorità. Il grado di obbedienza che sussiste in una situazione sociale non è sempre rilevabile, ma ci vuole una comprensione sociologica del potere per capire che, sotto la superficie apparentemente calma e ordinata delle società, può essere presente un conflitto latente. Quando viene meno l’obbedienza, il conflitto potrebbe erompere improvvisamente e drammaticamente (primavera araba). Questo tipo di ribellione contiene un’altra forma di potere→ il potere della disobbedienza. vedono il mondo e consente alla società di funzionare senza problemi. La vita quotidiana è ricca di interpretazione della realtà condivise, date per scontate. Il funzionamento della vita quotidiana si basa, in parte, sull’interpretazione condivisa dalle persone di quella che è la natura della realtà. Allo stesso modo, il piacere per una forma di intrattenimento dipende da una base di conoscenza condivisa. Anche i pubblicitari si affidano spesso a visioni condivise di ciò che è attraente e desiderabile e, per questo, elogi e slogan riescono a essere altamente comunicativi. Quando interagiamo con degli estranei, gli elementi condivisi della cultura costituiscono un terreno comune che facilita le interazioni. Alcune interazioni mancate possono avere conseguenze gravi. Le persone che occupano posizioni sociali diverse considerano spesso il mondo da prospettive diverse e questo meccanismo si riproduce su scala globale. Ciascun gruppo attinge a conoscenze ed esperienze diverse per comprendere il mondo sociale. DEFINIRE REALE UNA SITUAZIONE: IL TEOREMA DI THOMAS(profezia che si autoadempie) I sociologi affermano che la realtà è il risultato di ciò che impariamo dalla nostra società→ la realtà è socialmente costruita. Non solo diamo per scontate la nostra definizione di realtà, ma queste definizioni possono mettere in moto conseguenze molto reali. Thomas contribuì a sviluppare il concetto della necessità di interpretare una situazione sociale prima di agire. Tale processo viene definito “definizione della situazione” e consiste nella presa in considerazione della nostra interpretazione spontanea delle circostanze che abbiamo di fronte e ciò che la società ci ha insegnato riguardo a queste. La nostra interpretazione influenza la nostra azione. Ad oggi, la teoria di Thomas prende il nome di teorema di Thomas→ afferma che “se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze”. Quindi, l’interpretazione soggettiva della realtà ha effetti oggettivi (le persone si aspettano che io sia affidabile quando svolgo bene un determinato compito, al contrario un bambino che non svolge bene un compito, non si aspetta questo). Se dobbiamo capire come e perché gli esseri umani agiscono come di fatto fanno, dobbiamo prestare attenzione al modo in cui definiscono la realtà e come quella definizione, a sua volta, influenzi il loro comportamento. Il teorema di Thomas ci aiuta a capire come le interpretazioni di una situazione diano forma all'interazione sociale a vari livelli(es. barbone e della nazione confinante che si sente minacciata). Questo teorema può aiutarci a capire il funzionamento degli stereotipi, che definiscono gli individui come esempi tipici di gruppi di persone. stereotipi→ generalizzazioni esagerate, distorte o non vere, su categorie di persone, che non tengono conto della specificità di un individuo. È tipico degli stereotipi perpetuare immagini ingiustamente negative delle persone, che non hanno alcun rapporto con noi, né come individui né come gruppo. Alcuni stereotipi possono essere anche positivi ma anche questi non sono del tutto veri. Con gli stereotipi, noi classifichiamo le persone sulla base di appartenenza a simili. Tale processo prende il nome di laterizzazione?→ pensare che tutte le persone che appartengono a quella categoria abbiano le stesse caratteristiche. Questa operazione è un'operazione di potere. Gli stereotipi sono apparentemente meno violenti, appaiono come distintivi hanno la funzione di mettere un gruppo sociale all'interno di un confinamento. Trattandosi di definizioni condivise, tutti gli stereotipi creano un senso di realtà, quindi possono avere pesanti conseguenze. TRE PASSI PER COSTRUIRE LA REALTÀ SOCIALE Nell'opera “La realtà come costruzione sociale”, Berger e Luckmann riassumono il processo attraverso il quale le persone costruiscono la realtà→ “la società è un prodotto dell’uomo. La società è una realtà oggettiva. L'uomo è un prodotto sociale”. Per gli autori, i 3 passi per costruire la realtà sociale sono: 1. Esternalizzazione: persone creano la società attraverso una continua attività fisica e mentale. Questo complesso procedimento contribuisce ad assicurare un ambiente stabile entro il quale poter vivere. es. diventiamo amici di una persona, passiamo del tempo insieme, interagiamo in modo da creare un rapporto speciale. 2. Oggettivazione: attraverso questo processo, le disposizioni sociali arrivano a sembrare oggettivamente reali: la società appare separato dalla creazione umana, ma piuttosto naturale, inevitabile e al di fuori del controllo delle persone. Es. rapporto di amicizia entra a far parte della nostra realtà. Ci chiamiamo amici e le altre persone lo riconoscono come rapporto reale. 3. Interiorizzazione: complesso procedimento attraverso il quale apprendiamo la cultura della nostra società e determiniamo la nostra visione del mondo. Gli esseri umani giungono a farsi influenzare dalle proprie creazioni: divengono prodotti sociali. es. rapporto di amicizia ci influenza e rispondiamo a specifiche aspettative associate a questo rapporto, come l’aiuto reciproco. Lo stesso processo avviene sia nelle interazioni sociali a livello microsociologico, sia nelle strutture sociali di più ampio respiro. Le persone creano diverse strutture e istituzioni sociali, come famiglia, scuola, governo, possono trattare queste entità come fossero oggettivamente reali e sono influenzate dalla società che creano. Nel caso delle grandi strutture sociali, tale influenza spesso viene percepita solo dalle generazioni successive. Il governo viene costantemente mantenuto e riprodotto attraverso le azioni di chi vi partecipa. L'ordine sociale nasce dall'azione dell'uomo e continua a esistere solo se gli esseri umani lo riproducono attraverso la propria partecipazione. Il mondo sociale nel quale viviamo è un flusso costante e gli uomini possono cambiare quello che hanno contribuito a creare. STATUS SOCIALI E RUOLI Un'interazione sociale, oltre a richiedere un’interpretazione condivisa della realtà, prende forma attraverso status sociali e ruoli, i quali uniscono un individuo a un altro e fanno parte di quei modelli di comportamento che costituiscono la struttura sociale. Status→ è una posizione che può essere occupata da un individuo all’interno del sistema sociale. Parlando di status, possiamo fare riferimento a 3 diversi concetti inerenti ad esso: ● Status set: è l'insieme degli status di un individuo (studente, impiegato, vicino di casa, fratello). ● Categoria di status: status sociale che le persone possono avere in comune (infermiere, padre meridionale). ● Ruolo sociale: insieme dei comportamenti attesi che si associano a particolari status. Le aspettative generiche riguardanti il comportamento, i doveri e diritti associati a ruolo sono state definite dalla nostra cultura (es. ruolo di studente, di genitore, di malato come studia Parsons). Tutti noi ci destreggiamo continuamente fra i molti ruoli associati ai vari status che occupiamo. Gli status creano conflitti e quest’ultimi possono essere: ● Conflitto inter-ruoli: avviene quando le aspettative associate a ruoli diversi si scontrano. es. individuo occupa ruolo di lavoratore e di studente. Gli viene chiesto di fare degli straordinari, ma, allo stesso tempo, deve finire un progetto importante. Occorre fare una scelta a discapito di uno dei due ruoli. ● Conflitto intra-ruoli: si verifica quando le aspettative associate a un singolo ruolo competono le une con le altre. es. insegnanti vivono in conflitto intra ruolo a causa della doppia responsabilità che hanno: aiutare e appoggiare i propri studenti, ma anche valutarli, a volte, con un'insufficienza. Poiché gli individui possono detenere contemporaneamente molti status, si crea il problema di soddisfare con successo le aspettative sociali. I ruoli rivestono un'importanza cruciale nella costruzione della nostra vita quotidiana, perché ci connettono alle altre persone. I ruoli, interconnessi tra loro, danno vita a rete di relazioni sociali a base della struttura soc. APPROCCIO DRAMMATURGICO DI GOFFMAN: INTERPRETARE LA VITA SOCIALE L'approccio drammaturgico alla realtà sociale è un approccio allo studio delle interazioni sociali che utilizza la metafora della vita come teatro. È legato al sociologo Goffman, il quale, nella sua opera “La vita quotidiana come rappresentazione”, spiegò la natura dell’interazione sociale attraverso elementi di una rappresentazione teatrale. Aspettative di ruolo Mentre in una commedia è l’autore che determina il ruolo degli attori, nella vita reale a determinare il contenuto di un ruolo sociale, è la cultura (es. avvocato che entra in tribunale vestito da basket). Un attore deve interpretare un ruolo in modo convincente e, per farlo, utilizza il costume, gli accessori, il linguaggio e le emozioni appropriate. Lo stesso vale per i ruoli sociali→ aspettative associate a un qualsiasi ruolo sono socialmente definite, ma gli individui, che godono di un particolare status, devono interpretare attivamente quel ruolo. Gestione delle impressioni A teatro, un ruolo viene interpretato alla presenza di un pubblico, gli attori cercano di convincere lo spettatore di essere veri e che la loro interpretazione di un personaggio è autentica. Nella realtà, noi, in quanto attori sociali, siamo impegnati in quella che viene definita gestione delle impressioni→ attraverso la nostra interpretazione, cerchiamo di controllare l'immagine che gli altri hanno di noi. Talvolta le persone si calano a tal punto in un ruolo da considerarne l'interpretazione una parte integrante di sé stessi. In altre situazioni, le persone cercano di mantenere le distanze, separandosi dal ruolo mentre lo interpretano, in quanto desiderano che il pubblico noti la differenza fra il ruolo e il loro vero “Sé”. Palcoscenico e retroscena Gli attori interpretano il proprio ruolo quando sono sul palcoscenico, ma dietro le quinte tornano ad essere sé stessi. Secondo Goffman, anche gli attori sociali cambiano il proprio comportamento a seconda del luogo in cui si trovano (es. cameriere). LE RETI SOCIALI Sono l'insieme dei legami sociali, che collegano le persone le une alle altre. Gli individui hanno sempre formato tra di loro reti sociali e i sociologi le studiano da molto prima che internet nascesse. Mentre prima, legami e reti sociali si basavano sull’interazione personale, oggi, internet offre vantaggi ai fini della loro costruzione e mantenimento. La dimensione del gruppo determina anche il tipo di interazione sociale che si instaura al suo interno. Man mano che coinvolgono in un maggior numero di persone, i gruppi diventano sempre più stabili, perché possono sopravvivere alla perdita di singoli membri. Più numerosi sono i membri del gruppo meno intenso diventa il rapporto tra loro. Infatti, i piccoli gruppi tendono ad avere rapporti intensi ma instabili, mentre quelli più ampi tendono ad essere più stabile ma meno intensi. In questi 2 tipi di gruppi, è diversa anche la natura dell’interazione sociale tra i membri (es. conferenza con 200 persone si può essere anonimi e passivi, ma in un seminario con 6 persone si deve partecipare attivamente). PRINCIPALI GRUPPI PRIMARI: LE FAMIGLIE La famiglia come istituzione sociale La famiglia è un’istituzione sociale fondamentale, definita dai sociologi come due o più individui, uniti dalla nascita o da un vincolo sociale, che condividono risorse, si prendono cura delle persone a loro carico e mantengono forti legami emotivi. Il significato della famiglia è definito culturalmente e, le famiglie, variano proprio perché sono costruzioni sociali che riflettono le norme e le credenze di culture diverse, in momenti storici diversi. Sono le azioni degli individui che preservano o modificano le strutture familiari. La famiglia però, oltre alla cultura, viene influenzata, anche, da forze sociali più forti, che creano differenze di potere e la conseguente disuguaglianza sociale. La famiglia può assumere diverse forme(adulti che si prendono cura di bambini, composta solo da una coppia, alcuni vivono insieme, altre separate). Alla base della famiglia vi è l’amore, ma spesso, in alcune famiglie le relazioni sono formali, cioè prive di un sentimento amoroso. Tuttavia, tutte le famiglie svolgono funzioni sociali primarie. Varianti della famiglia e del matrimonio le famiglie, come abbiamo detto, possono assumere molte forme diverse, non necessariamente riconducibili al matrimonio. ● RETI FAMILIARI le famiglie variano per composizione e dimensione: - Fam. nucleare: o fam. coniugale, è la fam. composta da genitori e figli. - Famiglia estesa: fam. composta dalla fam. nucleare + altri parenti es. nonni - Famiglie allargate o ricostituite: fam. in cui uno degli adulti ha figli nati da una precedente relazione. Deve affrontare una serie di problematiche: la gestione dei rapporti tra i genitori divorziati, l’influenza maggiore di uno dei 2 genitori naturali sui figli e la convivenza tra fratelli e sorelle appartenenti a diversi nuclei familiari. ● MATRIMONIO E CONVIVENZA la natura del vincolo sociale varia da una famiglia nucleare all’altra. I vincoli sociali possono essere: - Matrimonio: relazione sociale, che crea legami familiari, comporta intimità sessuale e viene formalizzata tramite contratto o cerimonia religiosa. - Convivenza: relazione sociale che può creare legami familiari, comporta intimità sessuale, ma le 2 persone coinvolte vivono insieme come partner e non sposati. In alcune culture, la convivenza suscita riprovazione sociale. ● ELLEGGIBILITA’ MATRIMONIALE le culture variano anche a seconda del modo che utilizzano per selezionare persone idonee al matrimonio. - Endogamia: limitazione del matrimonio, per legge o costume, a persone di diversa categoria sociale. - Esogamia: il matrimonio tra persone di diverse categorie sociali. Per il tabù dell’incesto, molte società vietano il matrimonio tra consanguinei. In una cultura, potrebbero essere presenti sia l’endogamia, sia l’esogamia. ● MATRIMONI COMBINATI in alcune culture, matrimoni non si basano sul sentimento amoroso, ma vengono combinati sulla base della convenienza economica e dello status sociale. Ruolo fondamentale dei genitori, i quali scelgono il coniuge per i figli. ● FORME DI MATRIMONIO - Monogamia: pratica che restringe le relazioni sessuali a un solo partner. - Poligamia: sistema matrimoniale che permette a una persona di avere più coniugi. La forma più comune è la poliginia→ matrimonio 1uomo con più donne. Meno comune è la poliandria→ matrimonio 1donna con più uomini. ● IDENTITA’ DI GENERE le famiglie variano anche a seconda della loro organizzazione in relazione al genere. In alcune culture i ruoli delle donne e degli uomini si sovrappongono, ma in altre, le distinzioni di genere sono rigide. Queste ultime impediscono alle donne di lavorare fuori casa e assegnano loro la responsabilità di crescere i figli e prendersi cura della casa, mentre gli uomini assumono un ruolo dominante. Fino agli anni 50’, nelle società industrializzate, tale distinzione predominava la società. Tuttavia, ancora oggi, in alcune società, la stratificazione di genere continua a predominare sia sul piano fisico, sia su quello economico e sia su quello culturale. Trend globali nella vita familiare E’ possibile identificare alcune macro-tendenze, anche se non sono universali e uniformi. ● Le famiglie stanno diventando più piccole: con l’industrializzazione della società, una famiglia numerosa è diventata un peso economico poiché i salari sono limitati. ● Le famiglie estese sono meno comuni: grazie all’industrializzazione è aumentato il numero di famiglie che possono permettersi di abitare per conto proprio in case più piccole. Per tale motivo, la famiglia nucleare ha sostituito quella estesa. ● La libera scelta del partner è sempre più diffusa: le società tradizionali stanno abbandonando pratica dei matrimoni combinati e libertà individuale del partner è > Le donne si sposano più tardi: spesso le donne rinviano il matrimonio per continuare gli studi o lavorare fuori casa. ● Le persone restano sposate meno anni: le convivenze e i divorzi sono in aumento. ● Più donne entrano a far parte della forza lavoro: le donne hanno raggiunto una maggiore indipendenza economica, che ridimensiona il nucleo familiare. ● Le famiglie includono sempre più spesso anziani: grazie ai progressi della sanità, le aspettative di vita si sono allungate e per tale motivo sono aumentati anche il numero di anziani, alcuni dei quali richiedono assistenza da parte dei familiari. ● Uomini e donne omosessuali vivono oggi stabili rapporti di coppia: una delle più significative trasformazioni per i Paesi dell’Occidente è la rivendicazione e il riconoscimento giuridico dei rapporti di coppia stabili tra persone dello stesso sesso. I PRINCIPALI GRUPPI SECONDARI: ORGANIZZAZIONI E BUROCRAZIA Organizzazioni gruppi secondari aventi una struttura formale, costituiti per adempiere a particolari compiti. Variano per dimensione, configurazione e obiettivi, ma lo studio della loro struttura e della loro cultura, ci permette di conoscere il loro modo di operare e l’interazione delle persone al loro interno e nell’ambiente in cui operano. Struttura organizzativa Anche in un’organizzazione, le dimensioni possono avere una notevole influenza sulla struttura e sul modo di operare. Le organizzazioni molte piccole possono operare con poche regole formali, ma occorre una procedura per prendere decisioni basilari. Quando le organizzazioni crescono, una struttura informale si rivela inadeguata. Un'organizzazione più ampia sviluppa un procedimento più formale per le decisioni e una suddivisione elaborata degli incarichi. Ciò avvenne con l’ascesa della società industrializzata, dove le diverse organizzazioni dovettero sviluppare sistemi più complessi per portare avanti le fabbriche. Man mano che si rendevano necessarie nuove strutture e nuovi metodi, la burocrazia si sviluppò e diventò la struttura organizzativa dominante. Burocrazia E’ un sistema gerarchico amministrativo avente regole e procedure formali, utilizzato per gestire organizzazioni. Per Weber, burocrazie condividono alcune caratteristiche fondament: ● Divisione del lavoro: richiedono specializzazione e le persone assolvono compiti rigidamente definiti. ● Gerarchia di autorità e responsabilità: hanno una struttura piramidale. Il potere è concentrato al vertice della gerarchia, ma l’autorità è frammentata e il compito principale è il rispetto delle regole e il controllo degli altri dipendenti. ● Impersonalità: potere risiede in un ufficio e non nella persona che occupa una determinata posizione. ● Regole scritte e archivi: compiti e doveri di una burocrazia sono fissati in regole scritte e procedure formali. Queste 4 caratteristiche consentono alla burocrazia di coordinare le attività di molte persone. Le burocrazie presentano anche dei lati negativi: suddivisione del lavoro e frammentazione dell’autorità possono creare disagi. Tutte le organizzazioni hanno un certo grado di burocratizzazione, ma quando diventa eccessiva può essere controproducente. Le burocrazie sono rette da norme rigide e, per tale motivo, può risultare difficile fare eccezioni, anche minime, per accontentare le specifiche esigenze dei singoli. Norme e regole tendono a duplicarsi o modificarsi con l’insorgere di nuove situazioni, motivo per cui, le organizzazioni burocratiche hanno politiche che specificano come modificare le regole. Le burocrazie possono essere inefficienti anche quando sono state create per coordinare le attività senza intoppi. I sociologi cercano di capire la complessità della burocrazia e le dinamiche che la possono trasformare in un labirinto esasperante, attraverso 2 fattori presi in esame: cultura di un’organizzazione e ambiente in cui essa opera. Peter Berger e Thomas Luckmann, nell’opera “La realtà come costruzione sociale”, distinguono 2 processi di socializzazione: ● Socializzazione primaria: prima socializzazione che un individuo intraprende dall’infanzia, attraverso la quale diventa un membro della società. Grazie al forte attaccamento nei confronti di chi si prende cura di lui, il bambino impara le norme, i valori importanti della sua cultura. Contribuisce a formare la personalità dell’individuo. È influenzata dalla classe sociale e dalla struttura della fam. di origine. Da questo punto di vista, Bourdieu afferma che la socializzazione trasmette un habitus sociale→ un sistema di atteggiamenti che riproducono la disuguaglianza. ● Socializzazione secondaria: è ogni processo successivo che introduce un individuo già socializzato in nuovi settori del mondo oggettivo della società. È connessa alla complessità della divisione del lavoro e all’acquisizione delle conoscenze necessarie allo svolgimento di un determinato ruolo. Avviene sempre su un precedente processo di socializzazione primaria. I vettori fondamentali di entrambi i tipi di socializzazione sono: l’interiorizzazione e l’apprendimento, 2 processi tramite i quali un individuo incorpora i contenuti della socializzazione, tanto da renderli scontati. Con i processi di socializzazione diventiamo membri di un gruppo e sviluppiamo un senso del Noi, costruendo la propria individualità, che ci permette di imparare a distinguerci dagli altri. Il processo di socializzazione è guidato da una pluralità di agenti di socializzazione→ persone e i gruppi che ci trasmettono la nostra cultura. Il primo agenti di socializzazione è la famiglia. Altri sono: scuola, media, gruppo dei pari, luogo di lavoro, religione e istituzioni. La famiglia La famiglia costituisce il 1° agente di socializzazione primario e, all'interno di essa, gran parte degli individui imparano le abilità fondamentali ed importanti valori. Le famiglie hanno un ruolo fondamentale nel primo sviluppo del senso identità di un bambino; infatti, che i bambini si ritengano o meno amati, intelligenti o creativi dipende da come vengono trattati in famiglia. Le famiglie sono le prime a insegnare i ruoli di genere appropriati. All'interno di una stessa società, i metodi educativi possono variare in base alla cultura e ciò è confermato dagli studi del sociologo Melvin Kohn, che ha scoperto che, negli USA, i genitori appartenenti alla classe operaia tendono ad insegnare ai propri figli il valore dell'obbedienza, atteggiamento richiesto sul lavoro, mentre, i genitori della classe media, incoraggiano i figli a valorizzare l'autodeterminazione, atteggiamento necessario a molti lavori tipici della classe media. Questi valori accrescono la probabilità che i bambini finiscano per avere le stesse opportunità educative e lavorative dei genitori, riproducendo in tal modo la disuguaglianza. Le ricerche transnazionali suggeriscono che le differenze culturali possono portare a stili di genitorialità significativamente diversi. La scuola Per molti bambini, la prima esperienza di contatto con il mondo sociale esterno avviene nell'asilo nido o nella scuola per l'infanzia. Qui, essi imparano ad interagire con gli altri e l'appartenenza ad un gruppo. Le scuole preparano i bambini ai futuri ruoli nella società, fornendo istruzioni in molti campi. Trasmettono, inoltre, un curriculum nascosto, ovvero lezioni implicite sul comportamento corretto. Queste lezioni variano in funzione della scuola. I media I bambini e gli adolescenti di oggi sono stati definiti "Generazione M", a causa del loro uso spropositato dei media. Soprattutto nei paesi industrializzati, il ruolo dei media nei giovani è divenuto sempre più significativo. Inizialmente, i bambini apprendevano morale e valori dai miti ed altre storie ascoltate in famiglia, mentre oggi, queste lezioni provengono dai media commerciali, il cui primo interesse è vendere prodotti e socializzare i giovani in modo tale che diventino consumatori. Pertanto, l'obiettivo dei media è quello di presentare ai bambini una serie di valori, credenze, norme e comportamenti che promuovono uno stile di vita consumistico. Attraverso la pubblicità e la programmazione, i media aiutano a definire i gusti e desideri della popolazione. I media hanno alterato la socializzazione dei bambini anche in un altro modo. Infatti, grazie alla televisione, i bambini hanno avuto accesso a un mondo di idee e situazioni tipiche degli adulti. Preoccupazioni dei genitori riguardano i contenuti sessualmente espliciti e graficamente violenti di alcuni media. L'accesso ai media erode il significato di luogo fisico: es. permette a bambini di vedere da casa i campi di battaglia di guerre combattute all'estero. In questo modo, si è andato sfumando il confine fra infanzia ed età adulta, che una volta costituiva un punto fermo della socializzazione. Il gruppo dei pari Gruppo dei pari→ gruppo di persone, in genere di età simile, che condividono uno status sociale e interessi. Possono influenzare lo sviluppo e il comportamento degli individui e ciò è particolarmente vero nel caso di bambini e adolescenti, il cui senso del sé non si è ancora sviluppato stabilmente e sono, quindi, più influenzabili. Il gruppo dei pari agisce durante l'adolescenza, quando gli adolescenti si rendono sempre più indipendenti dalla famiglia. Dà l'opportunità ai giovani di sperimentare i valori, credenze e comportamenti diversi da quelli dei loro genitori. In questa fase, gli adolescenti cambiano modo di parlare, vestire, comportarsi e gli interessi che perseguono. Tale processo, tuttavia, non appartiene solo all'adolescenza. Quando un adulto inizia un nuovo lavoro, una nuova carriera, oppure si trasferisce in un'altra città o in un altro quartiere, spesso cerca i membri di un gruppo di pari per comprendere le nuove norme sociali e i comportamenti appropriati. Esistono diversi tipi di gruppi di pari: alcuni sono informali, come un gruppo di amici. Negli adolescenti le attività del gruppo di pari sono assai diversificate. In ambienti più strutturati, esistono altre tipologie di gruppo di pari, es. compagni di classe colleghi. Il luogo di lavoro Il luogo di lavoro è uno degli ambienti più importanti in cui sperimentare la socializzazione secondaria. Socializzazione professionale→ 'apprendimento delle norme informali associate a un tipo di impiego. Comprendere norme, valori e comportamenti, che fanno parte di una determinata categoria lavorativa, può essere di fondamentale importanza per il successo in quel campo. La socializzazione, nelle occupazioni professionali, è una delle funzioni più significative delle università, delle scuole e dei tirocini professionali, che forniscono informazioni specifiche del tipo di studi intrapreso. Tuttavia, tutte insegnano le norme informali della professione scelta. Uno studio, condotto sugli studenti di Harvard, dimostra i notevoli effetti della socializzazione professionale in una determinata professione. Molti studenti appartenenti all'élite sociale si erano iscritti alla facoltà di legge per praticare la professione a scopi sociali. Nei 3 anni di preparazione professionale però avevano cambiato idea. Attraverso la socializzazione professionale, molti avevano abbandonato l'impegno verso il pubblico interesse per abbracciare l'idea di entrare in uno studio professionale, ricevendo uno stipendio molto elevato. Questo genere di socializzazione professionale prosegue nell'arco della carriera. Acquisendo esperienza, le persone imparano a rapportarsi con i colleghi di minore esperienza o più giovani. La religione La religione è l'agente di socializzazione più dedito all'insegnamento di valori e credenze. In passato, le istituzioni religiose esercitavano una grande influenza su ogni aspetto della vita, ma questa influenza ha subito un declino nel corso del XX secolo. Per i credenti, la religione può essere un agente socializzante di particolare importanza, poiché basa i propri precetti su testi considerati sacri. Per coloro che credono in una divinità che sostiene o proibisce determinati valori, credenze e comportamenti, l'influenza socializzante della religione può rimpiazzare tutte le altre. Le istituzioni religiose sono fra le poche a promuovere un serio dibattito sui valori immateriali. Recentemente, le organizzazioni religiose hanno notevolmente ampliato l'utilizzo di mass media. Le istituzioni totali Sono un particolare gruppo di agenti di socializzazioni definite da Goffman come strutture inglobanti nelle quali un'autorità regola ogni aspetto della vita di una persona. 5 tipi: ● Istituzioni che si occupano di persone definite incapaci e innocue(orfanotrofi, rsa). ● Istituzioni create per occuparsi di persone che non sono in grado di badare a sé stesse e possono rappresentare una minaccia per la comunità(ospedali psichiatrici). ● Istituzioni create per proteggere la comunità da coloro che le autorità ritengono costituire un pericolo significativo(prigioni, carceri). ● Istituzioni fondate su un compito specifico, che richiede l'impegno dei partecipanti(caserme, collegi) ● Istituzioni intese come "distaccate dal mondo"(monasteri, conventi). Condividono alcune caratteristiche fondamentali: tutti gli aspetti della vita quotidiana si svolgono nello stesso luogo, sotto la guida della stessa autorità e i membri si dividono in staff, coloro che impongono un programma specifico ed esercitano un controllo attraverso regole e gli internati, trattati tutti allo stesso modo, colore che subiscono il potere esercitato dai primi. Queste istituzioni totali rappresentano un esempio estremo di risocializzazione→ processo mediante il quale gli individui, che passano da un ruolo a un altro o da una fase di vita a un'altra, sostituiscono vecchie norme e passati comportamenti con altri nuovi. In queste istituzioni, le persone devono sottomettersi a un regime controllato e vivono in gruppo, con altre persone nella stessa condizione. Le istituzioni totali cercano di riprogrammare le persone affinché evitino i problemi del passato, accettino la realtà del momento oppure si preparino a impegni futuri. Possono essere un mezzo benevole per fornire assistenza e aiutare le persone ad assumere un nuovo ruolo nella società, ma possono anche essere coercitive e oppressive, come i campi di concentramento. Non sempre, le ist. totali riescono a risocializzare tutti i propri membri. SOCIALIZZAZIONE, POTERE E SÉ SOCIALE La biologia aiuta a prepararsi alla vita sociale, ma le nostre caratteristiche culturali ci rendono diversi. Il nostro sviluppo in un essere umano a pieno titolo deve essere incoraggiato tramite interazioni sociali e socializzazione. MIGRAZIONI ED ETNIE (CAP. 7) I dibattiti sull’immigrazione e sulla cittadinanza hanno radici molto lontane. Né il concetto di razza, né quello di etnia hanno un fondamento biologico, ma sono entrambi invenzioni culturali. Nonostante ciò, hanno conseguenze pratiche importanti: incidono sulla struttura sociale e contribuiscono allo sviluppo e mantenimento delle disuguaglianze di potere e di risorse tra gruppi etnici e razziali. Oggigiorno, la razza e l’etnia sono parte della nostra identità, influenzano la nostra vita e il modo in cui gli altri interagiscono con noi. Per capire meglio noi stessi e la nostra società, dobbiamo capire qual è l’impatto che la razza e l’etnia hanno avuto sulla nostra storia, nonché il loro ruolo nella società attuale. MOVIMENTI MIGRATORI Le migrazioni sono antiche quanto l’umanità. Per via della globalizzazione, le migrazioni hanno subito un forte aumento, per questo gli studiosi definiscono l’epoca contemporanea come “l’era delle migrazioni”. FATTORI DI ATTRAZIONE ED ESPULSIONE Possiamo distinguere 2 tipi diversi di fattori che generano i processi migratori: ● Fattori di espulsione(push): insieme problematiche interne al paese d’origine, che spingono persone a migrare per trovare migliori condizioni di vita (guerra, carestia). ● Fattori di attrazione(pull): sono tipici dei paesi di destinazione e riguardano maggiori possibilità di lavoro, maggiore libertà e benessere economico, elementi che contribuiscono ad attirare i migranti nei paesi più ricchi. Combinazione push and pull produce 4 modelli di regolamentazione dell’immigrazione: ● Modello storico: adottato, in passato, da Paesi dove la presenza di immigrati era fortemente incoraggiata a causa della scarsità di manodopera locale. Tale modello garantisce il diritto di cittadinanza a tutti i nuovi arrivati. ● Modello selettivo: adottato dagli ex imperi coloniali, favoriva l’immigrazione di individui provenienti dalle proprie ex colonie, piuttosto che da altri paesi, al fine di mantenere un controllo indiretto su di essi. ● Modello dei lavoratori ospiti: modello adottato, in passato, da Paesi che incoraggiavano l’accesso temporaneo di manodopera straniera al solo fine di soddisfare le esigenze del mercato del lavoro, senza che ciò comportasse il riconoscimento dei diritti di cittadinanza. ● Modello della chiusura crescente: è il modello adottato, oggi, da gran parte dei Paesi occidentali, nei quali si applicano misure sempre più restrittive nei confronti dei flussi migratori in entrata, generando fenomeni di diffusa clandestinità. LE DIASPORE Modello migratorio globale - fenomeno per cui una popolazione abbandona il proprio paese d’origine disperdendosi in diversi Paesi stranieri, pur mantenendo la propria identità culturale e, spesso, i legami con gli altri gruppi di emigranti. Robin Cohen ne individua 4 tipologie a seconda delle cause che la determinano: ● Diaspora di vittime: generata da eventi particolarmente drammatici, es. ebrei ● Diaspora imperiale: diaspora generata dallo sviluppo di un impero e al conseguente trasferimento di parte della sua popolazione nelle nuove colonie. ● Diaspora di lavoratori: generata da ricerca di nuove possibilità di lavoro, in + paesi. ● Diaspora di commercianti: generata da creazione di reti commerciali internazionali. IL FENOMENO MIGRATORIO IN ITALIA L’Italia ha conosciuto due grandi esperienze migratorie: ● La Grande Emigrazione: avvenne tra l’800 e il 900 e migliaia di persone, provenienti per lo più dal Mezzogiorno, emigrarono verso USA, Brasile e Argentina. Nelle regioni italiane si formarono i serbatoi di emigranti: uomini e donne, per lo più contadini e braccianti analfabeti, che attraversarono l’oceano alla ricerca di un futuro migliore. ● La migrazione intraeuropea: avvenne tra gli anni 50’ e 70’ e il flusso migratorio si concentrò verso alcuni paesi europei, come la Svizzera, la Germania e il Belgio, sempre più bisognosi di manodopera, che incoraggiavano i paesi del Mediterraneo a fornire lavoratori a buon mercato. Le condizioni dei migranti nei paesi di accoglienza erano assai difficili, sia per le condizioni di lavoro estremamente dure, sia per la situazione di emarginazione a cui erano sottoposti. Accanto a queste 2 grandi esperienze migratorie, l’Italia è stata interessata, anche, da un movimento interno, anch’esso orientato, dal Sud e al Nord, dalle zone povere a quelle ricche, dall’agricoltura all’industria. Con l’esaurimento del boom economico, il crollo del muro di Berlino e le trasformazioni avvenute nell’Europa dell’Est, il continente europeo assistette a una nuova ondata di migrazioni. L'Italia, da paese di emigrazione, diventò un paese di immigrazione e ciò modificò la società italiana e la sua composizione demografica. La distribuzione degli stranieri sul territorio italiano si dimostra non uniforme. I cittadini romeni sono la principale comunità di immigrati, mentre, tra gli stranieri di origine non comunitaria troviamo: albanesi, marocchini, cinesi, ucraini, filippini e indiani. Negli ultimi decenni, l’aggravarsi degli squilibri tra il nord e il sud del mondo e il carattere sempre più globale dei movimenti migratori ha visto l’Italia diventare una destinazione privilegiata per le migrazioni internazionali e ciò, ha spinto il nostro paese a adottare politiche d’ingresso molto più rigide. Il numero elevato di immigrati impiegati nei servizi alle persone, costituiscono una forza lavoro sempre più significativa, in grado di supplire alle carenze del nostro sistema. La questione dei rifugiati e dei richiedenti asilo ha creato un forte allarme sociale. L'Italia, per certi versi, continua a essere un paese di emigrazione, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni, che a causa delle crisi economica e della disoccupazione, scelgono di trasferirsi all’estero. Sono quasi 5 milioni gli italiani che vivono all’estero, la maggior parte concentrata in Argentina, Germania e Svizzera. IL RUOLO DELLA CULTURA: INVENTARE L’ETNIA E LA RAZZA Molte persone classificano le persone in termini di razza ed etnia: ● Etnia: designa una comunità caratterizzata da una tradizione culturale(costumi, lingua, simboli, cibi) condivisa, che deriva spesso da un’origine e da una patria comuni. Sono costrutti culturali che esistono solo nella misura in cui vengono accolti spontaneamente dalle persone. Le persone reinventano costantemente le identità etniche. All'interno di una società possono svilupparsi processi di etichettamento etnico, che non trovano consenso nel gruppo al quale sono rivolti. ● Razza: denota una categoria di persone che hanno in comune delle caratteristiche fisiche socialmente significative, come il colore della pelle. Etnia può essere confusa con razza perché i 2 concetti sono potenzialmente sovrapponibili. PSEUDOSCIENZA E RAZZA La parola “razza” ha assunto le sue connotazioni contemporanee nel XVIII secolo, quando alcuni scienziati europei iniziarono a denominare e classificare le piante e gli animali. Le teorie scientifiche della razza presero piede tra il XVIII e il XIX secolo. Il naturalista Carolus Linnaeus, che gettò le basi del sistema di classificazione biologica in uso ancora oggi, inventò 4 sottospecie di homo sapiens, ciascuna designata per tratti fisici distintivi e per specifiche particolarità caratteriali: 1. L’Europeanus: pelle bianca, creativo e rispettoso delle leggi, in cima alla classifica. 2. L’Americanus: pelle ambrata, ostinato, facile all’ira e legato alle tradizioni. 3. L’Asiaticus: pelle giallognola, avido e schiavo delle opinioni. 4. L’Africanus: ultimo della lista, dalla pelle scura, pigro, negligente e governato unicamente dall’impulso. Questa classificazione fondò i presupposti per giustificare il razzismo→ convinzione che una razza sia intrinsecamente superiore a un’altra. Il conte Joseph Arthur de Gobineau, considerato il padre del razzismo moderno, sostenne l’esistenza di 3 tipologie di razze umane, distinte tra loro: quella bianca, quella nera e quella gialla. La razza bianca possiede una qualità superiore rispetto a tutte le altre, il che ne giustificherebbe il predominio esercitato nel corso della storia. Questi sistemi di classificazione arbitrati andavano di pari passo con l’essenzialismo razziale→ idea che presunte differenze naturali e immutabili separino le razze. Tale concetto fu utilizzato per giustificare la supremazia dei bianchi, la schiavitù e il dominio coloniale europeo su altri popoli. Negli anni successivi alla 2GM, le teorie razziste furono screditate, in quanto prive di qualunque fondamento scientifico. L’idea che la criminalità sia connessa a particolari caratteristiche fisiche di una persona è molto antica: la si trova già nell’Iliade di Omero, dove la devianza di Tersite è legata alla sua bruttezza fisica. Le stesse leggi del Medioevo sancivano che se due persone fossero state sospettate di un reato, delle due si sarebbe dovuta considerare colpevole la più deforme. RAZZA ED ETNIA NEL TEMPO E NELLE CULTURE Poiché le razze e le etnie sono costrutti culturali e non dati biologici, la definizione dei gruppi razziali ed etnici variano da una cultura all’altra e si modificano nel tempo. In molte parti del mondo, l’etnia è più importante della razza: le persone si preoccupano più della tribù, del clan o dell’affiliazione etnica, che del colore della pelle o di altre caratteristiche fisiche. Nei paesi in cui la razza è importante, le sue definizioni variano. All’inizio del XX secolo, i bianchi iniziarono a modificare le leggi statali in modo da rendere le categorie razziali reciprocamente esclusive. Negli ultimi anni, gli USA sono tornati a riconoscere lo status di “meticcio”, ma alcuni meticci scelsero di identificarsi con una sola razza. TEORIE PREGIUDIZIO E DISCRIMINAZIONE: cultura e interessi del gruppo Le interpretazioni sociologiche di pregiudizio e discriminazione oscillano tra 2 trad. teoriche: 1-enfatizzano l’impatto della cultura 2-enfatizzano peso di interessi materiali del gruppo. Capire il pregiudizio attraverso la cultura La socializzazione ci ha abituato a interagire con le persone simili a noi nell’aspetto e nei comportamenti, mentre ci mette disagio interagire con persone diverse da noi. La socializzazione induce spesso i ragazzi a stringere legami con i membri del proprio gruppo e a sviluppare stereotipi negativi sui membri dell’out-group. I mass media possono perpetuare gli stereotipi negativi con spettacoli che presentano figure rigidamente standardizzate es. campione asiatico di arti marziali, il delinquente di colore, ecc. Discriminare per trarne un vantaggio I pregiudizi e la discriminazione hanno portato a modalità di competizione tra gruppi per risorse scarse, come un lavoro o le case popolari. Questa competizione può portare al conflitto e alla discriminazione di un gruppo da parte di un altro come mezzo per ottenere un vantaggio su di esso. La discriminazione spesso aumenta nei periodi di crisi, quando la competizione per risorse scarse cresce. La split labor market theory afferma che, i conflitti etnici e razziali emergono spesso quando 2 gruppi di etnia o razza differente competono per gli stessi posti di lavoro. I membri di un gruppo possono vedere in quelli di un altro una minaccia, specie nei momenti di difficoltà. Il capro espiatorio→ un individuo o un gruppo falsamente accusato di aver creato una situazione negativa. Spesso le persone frustrate dalla propria incapacità di superare difficoltà, cercano spiegazioni semplicistiche dei propri problemi→ capro espiatorio. IL MULTICULTURALISMO E’ il riconoscimento, la valorizzazione e la protezione delle distinte culture etnico nazionali che formano una società. Le società multiculturali accettano e accolgono le differenze di lingua, religione, costumi, abiti, tradizioni e credenze. Anche le istituzioni che riconoscono e ospitano culture diverse possono essere considerate multiculturali. È probabile che nelle comunità che ospitano diversi gruppi culturali si trovino anche le istituzioni associate a questi gruppi. La presenza di diversi gruppi culturali significa spesso anche una varietà di linguaggi e, il sistema scolastico deve confrontarsi con questa diversità. La natura stessa della società multiculturale porta un significativo numero di persone a crescere e vivere in più di una cultura. I media aiutano le persone a restare in contatto con i Paesi di origine, anche se vivono all’estero. Tuttavia, le differenze culturali portano spesso a disuguaglianze e conflitti se i gruppi con maggiore potere opprimono, sfruttando o discriminando, chi ha meno potere. LE CRITICHE AL MULTICULTURALISMO Il contatto tra culture diverse può produrre conflitti. Alcuni critici del multiculturalismo sostengono che i nuovi immigranti devono integrarsi alla cultura dominante del Paese adottivo, perché in caso contrario si perderebbe quell’insieme di valori comuni che sono essenziali per l’unità della nazione. Da Durkheim in poi i sociologi hanno riconosciuto la necessità delle società di avere un territorio comune per funzionare con successo. La cultura, infatti, può fungere da base di collegamenti e scambi che possono aiutare a prevenire i conflitti, e persino a sedarli. Le esperienze transculturali possono essere un ponte che promuove più comprensione e favorisce relazioni al di là dei confini nazionali. GENERE E SESSUALITA’ (CAP. 8) BIOLOGIA E CULTURA: SESSO E GENERE Per mettere in luce le differenze tra biologia e cultura, i sociologi distinguono il sesso dal genere: ● sesso: è la distinzione biologica tra femmine e maschi. ● genere: aspettative culturali e socialmente costruite associate a uomini e donne. Stando a questa distinzione, possiamo affermare che, la biologia ci rende maschi o femmine, mentre la cultura ci insegna essere uomini o donne es. donne capacità fisica di partorire, i maschi no. Questa capacità è una differenza sessuale. Nella nostra cultura, le donne sono libere di indossare la gonna e gli uomini no. Questa limitazione è una differenza di genere basata sulla cultura, che non ha a che fare con la biologia. Le differenze tra sesso e genere non sono sempre nette e i sociologi cercano di capire l’influenza delle differenze sessuali sul comportamento sociale. Gran parte delle differenze che la nostra cultura associa alle differenze tra i sessi deriva da differenze di genere. SESSO E BIOLOGIA Il sesso di una persona si determina al concepimento e sono i cromosomi a contribuire allo sviluppo fisico e a determinare le distinzioni tra i sessi. I caratteri sessuali si dividono in: ● Caratteri sessuali primari: differenze sessuali coinvolte direttamente nella riproduzione(genitali, organi riproduttivi). ● Caratteri sessuali secondari: sono le differenze sessuali non coinvolte direttamente nella riproduzione(i fianchi più larghi e lo sviluppo del seno nelle femmine). A loro volta, le differenze sessuali possono essere raggruppate in due categorie: ● Differenze sessuali assolute: includono quelle che hanno a che fare con la riproduzione: solo le donne hanno le mestruazioni e l'ovulazione, possono rimanere incinte e allattare al seno. Solo gli uomini possono fecondare le femmine. ● Differenze sessuali relative: es. sia gli uomini sia le donne possiedono gli stessi ormoni, ma in misura diversa. Quasi tutti gli individui sono biologicamente del tutto maschio del tutto femmine. Tuttavia, alcune persone sono intersessuate→ individui nati con un’anatomia riproduttiva e sessuale mista, presentano alcune ambiguità nei genitali, nei cromosomi, nelle gonadi o negli ormoni. Per via dall’ampia varietà di manifestazioni possibili, gli studiosi dissentono sul numero e sull’identità delle persone qualificabili come intersessuali. I LIMITI DELLA BIOLOGIA Gli studi evidenziano un numero elevatissimo di affinità nella psicologia e nelle capacità degli uomini e delle donne, con più varianti all’interno di ciascun sesso che tra i due sessi. Tuttavia, i media popolari riportano spesso interpretazioni infondate e teorie pseudo scientifiche sulle presunte differenze innate tra i sessi. Generalmente, gli uomini sono più bravi in attività di visualizzazione e manipolazione mentale degli oggetti. A volte, i ricercatori attribuiscono queste migliori performance a differenze innate, che si sarebbero sviluppate nel corso dell’evoluzione e citano tali risultati per spiegare perché gli uomini dominino alcuni campi scientifici, come l'ingegneria. Un'analisi più approfondita però, ci offre una prospettiva diversa su questa ricerca(esperimento in cui le persone dovevano individuare l’oggetto diverso). Effettivamente, esistono differenze nell'architettura dei cervelli maschile e femminile, ma il cervello umano ha una capacità straordinaria, denominata “plasticità cerebrale”, di ristrutturarsi e riorganizzarsi, in risposta alle esperienze sociali dell'apprendimento. Le aspettative sul genere creano esperienze sociali diverse per gli uomini e per le donne fin dal momento della nascita. Se vogliamo capire la loro vita sociale, dobbiamo guardare al di là della biologia e considerare il genere come costrutto sociale. IL GENERE COME COSTRUTTO SOCIALE Quasi tutte le differenze che associamo agli uomini e alle donne sono un prodotto culturale, prive di una base biologica. Fin dall’infanzia ci insegnano quelle che sono le aspettative della nostra cultura riguardo al genere, così che arriviamo a vedere il mondo con categorie che diamo quasi sempre per scontate. Il genere in un’altra epoca In tutta la storia degli USA, attivisti hanno contestato idee socialmente accettate sul genere. Nel 1848, le partecipanti a uno dei primissimi convegni sui diritti delle donne denunciarono alcune condizioni politiche, legali, educative ed economiche che ne limitavano i progressi. In un documento elencarono tutta una serie di lamentele, tra cui l'esclusione del voto e del diritto di proprietà, l'assoggettamento totale al volere dei mariti, l'impossibilità di accedere a quasi tutte le professioni e l'esclusione dagli studi universitari→ la storia del genere umano è una storia di violenze e usurpazioni continue da parte dell'uomo nei confronti della donna, con l'obiettivo esplicito di stabilire una tirannia assoluta su di lei. Le attiviste ebbero un ruolo importante, in quanto riuscirono a modificare l’idea di genere che prevaleva nella società. I loro sforzi hanno contribuito all'introduzione nel voto per le donne. In Europa, 1°paese a introdurre il suffragio universale maschile e femminile fu la Finlandia nel 1906, mentre in Italia, le donne hanno avuto accesso al voto per la prima volta nel 1946. Nonostante ciò, ancora oggi le donne sono relegate a un ruolo subordinato nella politica italiana→ donne continuano ad essere poche, selezionate e tendenzialmente emarginate. Il genere in una cultura diversa la discriminazione aperta e generalizzata nei confronti delle donne continua a esistere in molte parti del mondo, a riprova del fatto che le idee sul genere variano nel tempo e nella cultura. In Arabia Saudita le donne non hanno alcun ruolo ufficiale nel governo o nella politica, hanno pochi diritti sociali e non vengono considerate membri a pieno titolo della società. Rappresentano solo il 15% della forza lavoro del Paese, in quanto ci si aspetta che rimangano a casa a prendersi cura del marito e dei figli. Per legge, le scuole, gli ambienti di lavoro e i mezzi di trasporto sono suddivisi in base al sesso e le donne non possono partecipare a quasi nessun evento pubblico senza essere accompagnati da un parente stretto di sesso maschile. Le donne saudite non possono guidare, presentarsi a capo scoperto in pubblico, andare all'estero, avere una carta d'identità, farsi ricoverare in ospedale o effettuare transazioni bancarie senza il permesso di un parente maschio. In Arabia Saudita, paese basato sulla legge islamica, le testimonianze di una donna contano la metà di quelle di un uomo. Le donne hanno contestato in pubblico il trattamento di cui sono vittime, ma nel Paese non esistono organizzazioni strutturate per tutela dei loro diritti. Interazioni individuali Es. 2 ragazzi che camminano per entrare all'università, il ragazzo apre la porta per far entrare prima la ragazza. Questo può essere visto come un gesto per conquistare la ragazza, un gesto di cavalleria o un gesto come per mostrare come le ragazze debbano avere sempre qualcuno che le aiuti perché individualizzate come deboli. In qualsiasi caso, questo esempio sottolinea una differenza tradizionale di genere. Le persone costruiscono socialmente l’identità di genere in tutta una serie di situazioni. Nelle coppie eterosessuali, nel 26 % dei casi, gli uomini decidono in più aree rispetto alle donne. Nel 31% dei casi, le coppie dividono esattamente a metà le decisioni e nel 43% dei casi le donne prendevano più decisioni degli uomini. Nelle decisioni quotidiane, le coppie negoziano costantemente, costruendo l’identità di genere e talvolta ridefinendone il significato. Interazioni interne alle istituzioni il genere non viene solo insegnato attraverso la socializzazione e ricercato quotidianamente nelle interazioni individuali, ma viene anche imposto nel contesto delle strutture sociali e delle istituzioni. Davies studiò un gruppo di medici e infermieri durante il lavoro e riscontrò che la dominanza maschile veniva data per scontata nella cultura istituzionale ospedaliera. Scoprì che i medici maschi erano più abituati delle loro colleghe ad avere una posizione dominante nei confronti delle infermiere. Il genere contribuisce anche alle differenze nelle relazioni di potere. I medici donna erano più inclini a considerare le infermiere come membri di un team che lavorava assieme per decidere il trattamento più adeguato per i pazienti, al contrario dei medici uomini, che spesso trascuravano o ignoravano le indicazioni delle infermiere esperte, affermando che la decisione finale doveva essere presa da loro. Gli ospedali sono solo uno dei tanti luoghi in cui la costruzione dell’identità di genere avviene quotidianamente e la struttura sociale influenza le relazioni di potere tra uomini e donne. IL GENERE E LA FAMIGLIA La famiglia è il luogo che ha la massima influenza sulla nostra percezione del genere. Socializzazione di genere alla nascita Gli adulti vedono i bambini attraverso la lente del genere e trattano diversamente i neonati a seconda del loro sesso, avviando così il processo di socializzazione di genere. Quest'ultima inizia con la nascita del bambino. Nel corso del tempo, le norme di genere si sono evolute, così come le aspettative e i comportamenti dei genitori. I genitori e i parenti rinforzano il genere dei bambini piccoli in tanti modi standardizzati, come biglietti augurali e doni contenenti messaggi e immagini che corrispondono agli stereotipi di genere(es. fiocco). Socializzazione di genere nell’infanzia Le lezioni sul genere apprese durante i primi anni di vita continuano durante la crescita. Una ricerca ha osservato alcune madri e i loro bambini di 6, 9 e 14 mesi giocare, con l'obiettivo di studiarne le interazioni. I ricercatori non riscontrano alcune differenze tra il comportamento dei maschi e delle femmine, ma, ancor prima che fossero in grado di parlare, le madri facevano più domande alle bambine che ai bambini, incoraggiandone così lo sviluppo verbale. Inoltre, interagivano maggiormente con le bambine, confortandole e abbracciandole spesso, mentre lasciavano che i maschietti esplorassero da soli il territorio. A partire dai diciotto mesi in su, i genitori incoraggiano regolarmente i figli a giocare con giocattoli stereotipati per genere. Li elogiano e li premiano più spesso quando si impegnano in attività tipiche del proprio genere, che quando fanno l'opposto. Per tutta l'infanzia, i bambini e le bambine vengono trattati diversamente: indumenti, giochi e sport veicolano tutti quanti dei messaggi di genere. Già dai primi anni di vita, i bambini sono assoggettati alle aspettative di genere della società e iniziano a reagire di conseguenza. INSEGNARE IL GENERE A SCUOLA La prima esperienza regolare che quasi tutti i bambini vivono al di fuori della famiglia è data dalla scuola, dove inizia la socializzazione di genere e continua per tutto il percorso edu. Karin Martin ha scoperto che le scuole materne aiutano i bambini a sviluppare un’identità di genere, modificando il loro rapporto con il proprio corpo. Infatti, se prima erano abituati al gioco, che richiedeva rilassamento dei muscoli e libertà d’azione, l’edificio scolastico richiede una disciplina più formale(mettersi in coda, alzare la mano). La Martin ha scoperto che le maestre rimproveravano più spesso le bambine se assumevano un comportamento informale, mentre consentivano ai bambini di essere più indisciplinati e di giocare più liberamente. Anche gli indumenti che sceglievano i genitori per i loro figli segnalavano differenza nell’autodisciplina: molte bambine indossavano dei vestiti che limitavano la libertà di movimento e potevano esporle a situazioni imbarazzanti→ i corpi dei bambini piccoli sono condizionati a conformarsi alle aspettative di genere. Man mano che i bambini e le bambine crescono, la scuola continua a promuovere e a rinforzare le differenze di genere, spesso attraverso la scelta del programma. Quando devono scegliere la scuola superiore, le ragazze optano per indirizzi femminili, mentre gli uomini sono indirizzati verso istituti tecnici. Man mano che la consapevolezza sul genere aumenta, le famiglie e le scuole adottano atteggiamenti più flessibili. LEZIONI DI GENERE APPRESE DAL GRUPPO DEI PARI Gruppi dei pari possono avere un impatto positivo sull'autostima di una persona e producono legami sociali di lunga durata; tendono a riprodurre norme di genere dominanti. La nostra società incoraggia spesso i giovani uomini a far parte di squadre sportive e altre organizzazioni prevalentemente maschili. Questa forma di socializzazione può offrire ai ragazzi un supporto reciproco, ma può anche trasferire ai nuovi membri, le idee e comportamenti sessisti che la cultura del gruppo accetta e promuove. La socializzazione tra pari può rafforzare le distinzioni di genere, inducendo una persona a sviluppare un senso del sé correlato a un gruppo di persone dello stesso genere, prendendo le distanze dall’altro gruppo. Le giovani donne si concentrano spesso sul proprio aspetto fisico, attenendosi a norme rigide che regolano l’abbigliamento, il peso, l’acconciatura e il trucco. Sia gli uomini che le donne adottano frequentemente le norme estetiche promosse dai media. MEDIA E GENERE A volte le immagini e i servizi proposti dai media possono mettere in discussione i ruoli di genere tradizionali, ma nella maggior parte dei casi non fanno altro che rafforzare gli stereotipi culturali. Per quanto riguarda la televisione, è evidente l’asimmetria tra donne, voci dell’opinione popolare e uomini, fonti di competenza. Tutti i media aiutano, spesso, a rinforzare gli stereotipi di genere: ad esempio, gli spot televisivi presentano casalinghe felici, ossessionate dalla pulizia, mentre i programmi di intrattenimento mostrano, quasi sempre, uomini che pensano solo alla carriera e donne che soffrono per amore. Inoltre, le immagini di genere fornite dai media vanno ben oltre un innocuo intrattenimento. Le fotografie di modelle magrissime presentano un modello di bellezza del tutto irrealistico per le donne e provocano, in queste ultime, un senso di insoddisfazione del proprio corpo. Le immagini idealizzate degli uomini proposti dai media enfatizzano i corpi muscolosi e la giovinezza. Una ricerca ha dimostrato che gli uomini sono convinti che esse mostrano il corpo maschile ideale apprezzato dalle donne. Gli uomini più giovani riconoscono che tali immagini ricordano loro inadeguatezza del proprio fisico. CULTURA, POTERE E DISUGUAGLIANZA DI GENERE Le differenze di potere tra uomini e donne sono riflesse dalla strutturazione del genere. La stratificazione di genere designa la distribuzione sistematica e ineguale di potere e risorse tra uomini e donne all’interno della società. Anche se, nel corso del secolo scorso, i paesi occidentali hanno compiuto forti progressi nel superamento delle disuguaglianze di genere, gli uomini oggi continuano a dominare le posizioni di potere. IL SESSO E L’ORIGINE DEL PATRIARCATO Patriarcato→ sistema sociale dominato dagli uomini. In una società patriarcale, gli uomini occupano quasi tutte le posizioni di potere politico ed economico e beneficiano di aspettative culturali, che limitano il ruolo e l'influenza delle donne. Opposta al patriarcato, è il matriarcato, anche se raro ed è un sistema sociale dominato dalle donne. Tuttavia, esiste una differenza fondamentale tra patriarcato e matriarcato: quest'ultimo non è una forma di dominio del femminile sul maschile, ma va inteso come una società fondata sulla collaborazione, sull'equilibrio tra i generi, in cui le decisioni sono prese utilizzando il metodo del consenso e vivendo nel rispetto della natura e delle risorse. Il patriarcato invece è pervasivo e violento. Il predominio maschile è dovuto alle differenze legate al sesso e, in particolare, al ruolo tradizionale delle donne, legato alla generazione e all'allevamento dei figli. Nel corso dell’evoluzione umana, la stragrande maggioranza delle donne dedicava quasi tutta la sua vita adulta alla procreazione e allattamento dei figli, il quale limitava i tipi di attività che le donne potevano intraprendere. Quando molti popoli cominciarono a praticare l'agricoltura e l'allevamento, gli uomini poterono assumere il controllo del surplus alimentare che ne derivò, venendosi a trovare in condizioni di dominare la vita sociale e politica più facilmente delle donne, accrescendo così il proprio potere. La taglia fisica e la forza maggiore consentivano agli uomini di usare la violenza, o minacce di violenza, per ottenere l’obbedienza delle donne. LA CULTURA PREVALE SULLA BIOLOGIA La capacità degli esseri umani di modificare l'ambiente sociale si è accelerata in modo esponenziale in un paio di secoli facendo venir meno la significatività delle differenze tra i sessi. Es. oggi le macchine sostituiscono quasi dappertutto la forza fisica, i farmaci possono moderare l'impatto delle mestruazioni, le coppie possono prevenire le gravidanze o interromperle un aborto sicuro, le donne possono ricorrere all'inseminazione artificiale, le madri possono gestire l'allattamento con l'utilizzo del tiralatte. Questi interventi culturali sono molto recenti e grazie ad essi, le differenze biologiche tra uomini e donne sono diventate meno significative. Tuttavia, la disuguaglianza di genere continua a esistere, per via della resistenza esercitata dagli uomini, nel condividere il potere con le donne. Queste norme giuridiche sono state abrogate nel 1981. Ancora oggi, altre società tollerano la violenza domestica. In Italia e in molti altri paesi, la violenza domestica viene considerata un grosso problema sociale, al giorno d'oggi. Violenza domestica– comportamento violento che viene usato da una persona per acquisire e mantenere il potere sul proprio partner, sessuale. Questo tipo di abuso può includere componenti fisiche, sessuali, psicologiche, emotive ed economiche. L'85% della violenza sul partner sessuale è indirizzata sulle donne, ma esistono anche casi in cui è la donna ad abusare dell’uomo, tipologia di violenza è meno diffusa. Lo stupro si sovrappone alla violenza domestica perché alcune forme della prima comportano l’aggressione sessuale. Bourdieu sottolinea come la radice della violenza sulla donna sia la sua oggettivazione estrema da parte dell'uomo, che nel suo immaginario la concepisce come un oggetto di sua proprietà. La violenza scatta nel momento in cui la donna si sottrae a tale rappresentazione. A livello internazionale, l’OMS ha intervistato donne appartenenti a culture diverse, giungendo alla conclusione che la violenza domestica varia sensibilmente da una cultura all’altra. MOLESTIE SESSUALI SUL LAVORO Le molestie sessuali costituiscono un’altra forma di discriminazione legata al genere e sono proposte sessuali non gradite, richieste di favori sessuali e molestie verbali di varia natura. Queste molestie possono avvenire ovunque e, la maggior parte di esse, viene commessa da uomini nei confronti di donne, ma il molestatore e la vittima possono essere di entrambi i generi. Alcune forme di molestie coinvolgono l'abuso di potere e, i casi più evidenti sono quelli di scambio, in cui si propone qualche beneficio, o la mancata applicazione di qualche sanzione, in cambio di favori sessuali. Altri casi comportano molestie che creano un ambiente di lavoro ostile. Violenza di stato nei confronti delle donne Anche i governi sono implicati in questo tipo di crimine, in quanto alcuni di essi ignorano l’aggressione sessuale, evitando di approvare o applicare leggi che la vietino. Durante le guerre, i governi e gli eserciti hanno organizzato e messo in atto forme di violenza sistematica contro le donne, inclusa la schiavitù sessuale. Gli eserciti hanno usato la violenza sessuale di massa anche per terrorizzare le popolazioni civili; infatti spesso, i soldati uccidevano le loro vittime di stupro. A partire dal 1998, vari crimini contro le donne, tra cui la violenza carnale, il rapimento e la schiavitù sessuale, sono stati riconosciuti come gravi violazioni del diritto internazionale e perseguiti nelle corti costituzionali. Traco di esseri umani e globalizzazione E’ un’altra forma di violenza contro le donne, in cui una rete criminale recluta, sequestra e trasporta persone, trattenendole contro la loro volontà, per sfruttarle sessualmente o come manodopera coattiva. Queste attività si sono intensificate da quando la globalizzazione ha reso più facile la mobilità internazionale di popolazioni sempre più ampie. L’80% delle vittime di questa forma moderna di schiavitù è costituito da donne e ragazze di basso reddito. I trafficanti le attirano con la promessa di un lavoro, ma quasi il 90% di esse è costretto a prostituirsi. Pur essendo un crimine largamente diffuso, si è fatto ben poco per contrastarlo. Mutilazione dei genitali E’ un’espressione che sottende tutta una serie di procedure volte a rimuovere parzialmente o totalmente i genitali esterni alle donne. La forma più comune comporta l’asportazione della clitoride e delle piccole labbra, procedura che viene tradizionalmente eseguita senza anestesia. Alcune culture usano questa pratica per incoraggiare la verginità e la fedeltà, altre come rito di iniziazione e altre ancora per benefici igienici. Nonostante, sembra, faccia parte della tradizione culturale e religiosa, molti sostenitori dei diritti umani considerano la mutilazione dei genitali una forma di violenza organizzata contro le donne e, alcune donne di queste stesse culture che l’accettano, si sono organizzate per porre fine a questa pratica. È vero che la circoncisione maschile è altrettanto diffusa in alcune culture, ma la sua finalità differisce dalla mutilazione dei genitali femminili. Infatti, non ha effetto sul funzionamento degli organi sessuali e non viene eseguita per inibire l’attività sessuale. La sessualità è un’altra area legata al genere in cui differenze culturali possono dare luogo a tante varianti. LA SESSUALITA’ La parola sessualità designa i desideri, i comportamenti e l’identità sessuale di una persona. La sessualità ha a che fare con delle caratteristiche sessuali di origine biologica, ma è anche un costrutto sociale: è fortemente influenzata da norme e aspettative che variano da una cultura all’altra e che si modificano con il tempo. BIOLOGIA, CULTURA E SESSUALITA’ Esistono 2 approcci fondamentali alla sessualità umana: ● Da una parte, possiamo considerare gli esseri umani come animali “super evoluti”, per i quali il sesso è semplicemente un’attività biologica naturale necessaria alla riproduzione. In quest’ottica, alcuni distinguono un’attività sessuale normale, da una considerata innaturale, come l’omosessualità, in quanto non può portare al concepimento. Il sesso include una vasta gamma di pratiche finalizzate a scopi differenti. ● Dall'altra parte, il comportamento umano è il prodotto della cultura e, in questo senso, la sessualità umana non è tanto “naturale”, quanto piuttosto un insieme di pratiche socialmente regolate, che variano da una cultura all’altra e nel tempo. Le credenze religiose sono sempre state un mezzo per comunicare le norme culturali in materia.Le culture hanno sempre delle norme e delle aspettative riguardo la sessualità e tutte hanno qualche forma di tabù dell’incesto→ norma che vieta le relazioni sessuali tra determinati parenti. Poiché l’accoppiamento tra parenti stretti aumenta il rischio di tare fisiche o mentali, i tabù dell’incesto riducono questo rischio. Inoltre, promuovono l’integrazione sociale, incoraggiando le persone a cercare un partner sessuale al di fuori della cerchia familiare. I sociologi si rendono conto che la sessualità è prodotto sia della natura sia della cultura: la sessualità è un altro aspetto della nostra vita che viene costruito socialmente. LA SESSUALITà COME COSTRUTTO SOCIALE La sociologia è applicabile anche agli aspetti più personali e privati della nostra vita quanto alle nostre azioni pubbliche. D’altro canto, il sesso riflettere norme collettive di una cultura. I ricercatori hanno documentato un’ampia varietà di costumi sessuali del mondo. Nella cultura occidentale, un bacio appassionato sulle labbra spesso dà origine a una relazione sessuale, mentre in altri paesi essi trovano ripugnante tale gesto, a causa del conseguente scambio di saliva. In alcune culture, il rapporto sessuale avviene sempre all’esterno, per non “contaminare” l’ambiente domestico, mentre in altre avviene sempre all’interno. Nonostante queste varianti del comportamento sessuale, gli esseri umani riescono comunque a riprodursi, esprimere amore, a formare solidi vincoli sociali, a provare piacere o semplicemente divertirsi. IDENTITA’ SESSUALI La teoria queer afferma che, durante la vita di una persona, le identità sessuali sono socialmente costruite; quindi, si evolvono e possono essere modificate. L’identità sessuale(orientamento sessuale) designa il nostro Sé in relazione a tipo di attrazione sessuale che proviamo nei confronti degli altri. Vengono individuati 4 gruppi: ● Eterosessuali: sono attratti da persone dell’altro sesso. ● Omosessuali: sono attratti da persone dello stesso sesso. ● Bisessuali: sono attratti da persone di entrambi i sessi. ● Asessuali: non sono attratti sessualmente da nessuno. Evidenze sempre più numerose indicano che l’identità sessuale affonda le proprie radici nella biologia, ma è influenzata dalla cultura. La sessualità è un argomento sensibile e privato, e, poiché è caratterizzata da una continuità negli atteggiamenti e nei comportamenti, classificare le persone in categorie distinte e separate può essere fuorviante. Nel 2011 l’Istat ha iniziato a raccogliere i dati sulle coppie gay e sulla percezione dell’omosessualità e della transessualità nella società italiana. Secondo la rilevazione, circa un milione di persone si dichiara omosessuale o bisessuale. L’orientamento sessuale è stato analizzato anche in altre dimensioni, come l’attrazione sessuale, l’innamoramento e l’aver avuto rapporti sessuali. L'INVENZIONE DEGLI ETEROSESSUALI E DEGLI OMOSESSUALI La cultura influenza la nostra percezione dell’identità sessuale. In effetti, l’idea stessa di legare l’identità alla sessualità(identificandosi con etero o gay bisex) è un’invenzione sociale relativamente recente. Tutte le forme di comportamento sessuale esistono da quando esiste l’umanità e le forme di attività omosessuale erano abituali nella vita sociale di alcune civiltà. Per quasi tutta la storia dell’umanità, il comportamento sessuale e l’identità sessuale sono stati separati. In passato, il fatto di avere rapporti intimi con persone dell’altro o dello stesso sesso non qualificava necessariamente un individuo come eterosessuale od omosessuale. Fu solo nella metà del XIX secolo, che i primi tentativi scientifici di classificare il comportamento sessuale umano fecero emergere il concetto di “omosessuali”. Nella “storia della sessualità”, Michel Foucault affermò che gli scienziati iniziarono a studiare i comportamenti sessuali verso la metà del XIX secolo. Fu allora che la sessualità viene per la prima volta sottoposta a un’indagine approfondita. I ricercatori iniziarono a classificare le persone in categorie separate(tra cui “normali” e “devianti”). Allora i governi cominciarono a tentare di regolamentare e controllare le pratiche ora considerate “devianti”. Alla fine dell’800, le società occidentali iniziarono ad inquadrare chi si dedicava ad attività omosessuali in una nuova categoria sociale distinta e separata: quella degli “omosessuali”. Durante la seconda metà del XX secolo, aumentò lo scetticismo nei confronti di tale rigida separazione tra le identità sessuali e in relazione ai tentativi di imporli come un dogma. Nel 1948, Kinsey ipotizzò che, la sessualità delle persone si posizionava all’interno di un L'ATTIVISMO DELLE DONNE Il femminismo è una filosofia che promuove l’uguaglianza sociale, politica ed economica tra uomini e donne. L’attivismo è una forza costante per il mondo moderno, ma ci sono stati periodi in cui è stato particolarmente intenso: ● Femminismo della prima ondata: concentrato principalmente negli USA e nel UK dalla fine del XIX secolo e inizio il XX, designa il periodo in cui le attiviste ottennero il diritto di voto. Le attiviste di questo periodo avevano obiettivi che andavano più in là del diritto di voto, tra cui l’abrogazione delle leggi discriminatorie, un più ampio accesso all’edu. superiore e l’impegno a rendere disponibile il controllo delle nascite. ● Femminismo della seconda ondata: fase di intenso attivismo degli anni 60’ e 70’, quando le femministe affrontarono problemi collegati alle disuguaglianze di genere, tra cui la discriminazione nell’ambiente di lavoro e nell’educazione, gli stereotipi di genere nella cultura popolare, i ruoli restrittivi di genere, i diritti riproduttivi e la libertà sessuale. Durante questa fase notte attiviste contribuirono a formare la National Organization for Women. ● Femminismo della terza ondata: attivismo iniziato negli anni ‘90, anche se alcuni studiosi attivisti del movimento lo considerano tutt’uno con femminismo 2° ondata. Al giorno d’oggi l’attivismo promuove l’auto emancipazione e l’autostima sessuale, enfatizza in particolare l’eterogeneità nelle esperienze delle donne, include spesso una sua versione ironica della cultura popolare. ATTIVISMO A FAVORE DEGLI LGBT Nell’ultimo mezzo secolo, l’attivismo sociale ha sensibilizzato sempre di più l’opinione pubblica sui problemi LGBT. Dopo anni di clandestinità per sottrarsi alle persecuzioni della polizia, i gay erano scesi in piazza per vendicare i propri diritti. È poi emerso un movimento eterogeneo per i diritti dei gay, che si è fatto carico di una grande varietà di obiettivi: appoggiare gli LGBT neri, combattere gli atteggiamenti persecutori, supportare teenager che subiscono atti di bullismo, molestie e isolamento familiare, mobilitare l’opinione pubblica sui diritti degli LGBT, assistere coppie gay di età avanzata che incontrano seri problemi finanziari per il fatto di non potersi sposare, combattere leggi e pratiche discriminatorie nella società civile nelle forze armate, promuovere l’uguaglianza negli ambienti di lavoro, aiutare genitori dello stesso sesso. Nel corso degli anni, gli attivisti hanno modificato la cultura delle leggi in negli USA e in EU in direzione di una maggiore uguaglianza per comunità LGBT, ma resta ancora molto da fare SOCIOLOGIA (CAP. 1) Studio sistematico delle relazioni tra individui e società ● Può essere inteso come un anticorpo, che ci rende consapevoli delle reazioni a determinate situazioni. ● E' la scienza che aiuta ad andare oltre le apparenze per lasciare spazio a immaginazioni controintuitive. Le apparenze si sviluppano per mezzo della socializzazione, un processo di apprendimento mediante il quale, i nostri agenti di socializzazione(famiglia, scuola) ci insegnano cosa è bene fare e cosa no , nel rispetto di cultura, genere e classe sociale di appartenenza. Denaturalizzare questo processo è compito della sociologia, la quale decostruisce l'ovvio, poiché il concetto di normalità, in quanto costruzione sociale, non esiste in sociologia. Il processo di socializzazione si basa su premi e punizioni. I primi si ricevono se si è conformi alle prospettive sociali, mentre i secondi quando ci allontaniamo dalle prospettive sociali (devianze). L’approccio sociologico può essere considerato una prospettiva e assumere una prospettiva sociologica significa riconoscere e comprendere i collegamenti tra individui e i loro contesti sociali. La nostra identità e il nostro ambiente sociale influenzano chi siamo e chi possiamo essere. “Essi vivono” trailer→ Occhiali da sole che permettono di andare oltre l’apparenza proprio come la sociologia ci fa vedere come oltre l’apparenza della realtà è tutto relativo. PROSPETTIVA SOCIOLOGICA Basata sull’immaginazione sociologica(Mills 1959), ovvero sulla capacità di afferrare il mutuo rapporto che esiste tra biografia individuale e storia di un determinato contesto sociale. Secondo Mills la nostra condizione di individui dipende in parte da forze più ampie all’interno della società. Lavoro genitori, dove vivo, ed educazione ricevuta→ circostanze e caratteristiche che influenzano chi siamo e le opzioni che abbiamo a disposizione. Con il mutare delle condizioni sociali cambia anche la vita personale. Mills e altri sociologi, affermano che non siamo solamente soggetti passivi→ esiste un’interazione tra condizioni sociali che plasmano la nostra vita e azioni che compiamo in quanto individui. Possiamo decidere come rispondere a queste circostanze sia come singolo che come collettività. “Nella vita bisogna giocarsi bene le proprie carte”→ non abbiamo la possibilità di scegliere le nostre carte, ma possiamo decidere come giocarle. Una comprensione del mondo basata unicamente sulla nostra esperienza individuale potrebbe non essere d’aiuto in circostanze poco familiari, ma, per operare in una società così complessa abbiamo bisogno di capire anche il modo in cui gli altri comprendono il mondo. Se vogliamo intendere in maniera più approfondita il nostro legame con la società al di là della nostra limitata esperienza, ci serve una prospettiva sociologica. LA SOCIOLOGIA COME DISCIPLINA Fa parte delle scienze sociali: discipline basate sulla ricerca empirica che raccolgono e valutano dati al fine di studiare la società umana(socio., psico, antropologia, economia, scienze politiche). Soc. ha ≠ aree di specializzazione es. salute, famiglia, lavoro, ecc. La sociologia ha tanti punti di vista nello sguardo sulla società e anche sui metodi: i sociologi si dividono per alcune questioni: una di queste questioni è il rapporto tra struttura e soggetto. Con la sociologia riusciamo a vedere quanto la società incida sui nostri comportamenti. Se si sposa troppo questo sguardo si diventa deterministi: se tutto quello che viviamo determina il nostro destino noi perdiamo il libero arbitrio(soggettività). Determinismo→ in sociologia considerato pericoloso in quanto fa giustificare qualsiasi cosa. E’ giusto tenere conto del contesto ma c’è sempre la scelta di cosa si fa. La sociologia serve a prendere coscienza di quanto la struttura agisce su di noi e, Bourdieu, afferma che ci dovrebbe aiutare a non essere dei magneti in un campo magnetico. Foucault parla di resistenza al potere→ L’uomo può rendersi conto di alcuni meccanismi ma non sempre riesce a eliminarli o a modificarli. ● Macro sociologia: spiegazione, studio della società dall’alto ● Micro sociologia: comprensione, ci si abbassa e si vede con prospettive diverse Il posto da cui veniamo ci condiziona e questo è un fatto che non si può negare. CONTESTO STORICO E SOCIALE DELLA SOCIOLOGIA L’ascesa della Modernità La sociologia si sviluppa nel 700’, periodo della modernità caratterizzata dalla crescita della democrazia e della libertà personale, da una dipendenza sempre maggiore dalla ragione e dalle scienze per spiegare il mondo naturale e quello sociale, e da uno spostamento verso un’eco industriale urbana. (≠ dal Medioevo in cui la vita intellettuale era dominato da spiegazioni religiose su mondo sociale e mondo naturale). La modernità si contraddistingue per alcuni cambiamenti in ambito culturale, politico, economico e sociale avvenuti in seguito alle tre rivoluzioni principali del 700’: ● RIVOLUZIONE CULTURALE: ILLUMINISMO E SCIENZA MODERNA Nel Medioevo la Chiesa dominava la vita intellettuale europea, ma con l’avanzare della ricerca scientifica vennero rivelati i limiti delle spiegazioni del mondo naturale fornite dalla religione. Nacque l’Illuminismo→ movimento intellettuale del XVIII sec. che univa alla fede nella libertà individuale e al rispetto per i diritti dei singoli, la logica delle scienze naturali→ i fatti andavano analizzati alla luce della ragione. Scienza moderna→ si avvale della logica e della raccolta sistematica di prove empiriche per supportare le proprie affermazioni. (Kant, sintetizza tale pensiero con “Sapere aude”→ “ abbi il coraggio di conoscere”). ● RIVOLUZIONE POLITICA: L’ASCESA DELLA DEMOCRAZIA Le idee illuministe furono di supporto intellettuale di riv. francese e americana, per le quali erano fondamentali: ottenimento soc. più equa, miglioramento condizioni di vita. Tali idee attirarono la condanna dei conservatori che le consideravano una minaccia alla stabilità, ai valori, alla tradizione e all’ordine. ● RIVOLUZIONE ECO. E SOC.: CAPITALISMO INDUSTRIALE E URBANIZZAZIONE Riv. Industriale(UK XIX sec. e poi in tutta EU→ applicazione pratica del progresso scientifico. La macchina a vapore segna inizio Industrializzazione (produzione di beni in serie con macchinari→ fabbriche) - Capitalisti: miravano al profitto con investimenti e acquisizione di aziende. - Lavoratori: vendevano la propria manodopera in cambio di un salario. Il lupo in realtà è un lupo mannaro(si trasforma), idea che il male sia vicino a noi. Società del rischio e dall'incalcolabilità, il rischio è vicino a noi e ciò porta disgregazione sociale. Torna la figura adulta, consapevole delle scelte che prende e delle conseguenze . Prevale la sessualità, l'ordine è poco importante, le persone sono più libere sapendo cosa succede se fai quella cosa. Ci assumiamo le responsabilità nelle nostre scelte ma non ne conosciamo le conseguenze. Beck parla di società del rischio facendola partire dal fenomeno della mucca pazza. Nella società post moderna troviamo maggior libertà a cui corrispondono incertezza e rischi. Soggettività → si costruisce operando delle scelte, noi siamo noi attraverso le nostre scelte. Il soggetto deve mostrarsi capace di autocontrollo senza bisogno di controllo esterno. Bauman dice che si rinuncia di un po’ d'ordine per una libertà piena di insidie, non sappiamo né cosa succederà e ne se porterà all’esito programmato. 3 epoche e 3 modi di ragionare sulla libertà Noi cerchiamo soluzioni biografiche alle contraddizioni sistemiche, si continua a ragionare con categorie moderne nonostante siamo nella postmodernità→ Se non riesco a ottenere ciò che voglio mi colpevolizzo, in realtà è una questione sociale. La responsabilità individuale va messa continuamente in mostra Altre versioni IN COMPAGNIA DEI LUPI(Racconti di Angela Carter) L’autrice riscrive la storia con una visione femminista, cappuccetto è di nuovo una ragazza, e il lupo è un licantropo affascinante. la nonna la mette sempre in guardia perché gli stranieri che si incontrano nel bosco non hanno regole e sono pericolosi. tensione natura/cultura. CAPPUCCETTO ROSSO SANGUE Cappuccetto è una ragazza (tra le tre epoche cambia il rapporto tra alcuni elementi, con l’epoca pre moderna prevale la natura) l’ordine poco importante per la comunità e le persone sono più libere perché sanno cosa succede se fanno una certa cosa. LE PROSPETTIVE TEORICHE (CAP. 2) COMTE E SPENCER→ Contribuirono a diffondere l’idea che il mondo sociale potesse essere oggetto di indagini sistematiche scientifiche. Auguste Comte Coniò il termine sociologia(XIX sec.), inteso come scienza rigorosa della società, cioè modellata sulle scienze naturali e volta ad individuare le leggi che governano il comportamento umano. Secondo la sua teoria, nel corso della storia le società avevano progredito in linea retta passando attraverso 3 stadi: 1. teologico(retto dalla religione), 2. metafisico(retto dalla filosofia), 3. positivista(retto dalla scienza). Per Comte il positivismo, la convinzione che una conoscenza esatta debba basarsi sul metodo scientifico, permetteva di comprendere in modo più profondo la vita umana ed era la chiave per risolvere i persistenti problemi sociali. positivismo→ corrente filosofica ottocentesca che si basa sulla credenza che una conoscenza esatta può derivare solo dall’uso del metodo scientifico e che la scienza sarà in grado di risolvere tutti i problemi dell’umanità. Herbert Spencer Egli fu tra i primi a adottare il termine sociologia proposto da Comte. Spencer affermò che la società è un organismo sociale simile all’organismo umano; e teorizzò che la società è costituita da parti separate, ognuna avente una propria funzione unica, che operano insieme per mantenere in vita l’organismo nel suo complesso. La teoria di Spencer dunque metteva in risalto la struttura globale della società, le funzioni dei diversi elementi che la compongono e le loro interazioni. Spencer teorizzò che con l’evolversi della società cambiano anche le parti che la compongono, così come le funzioni che essi adempiono. Spencer riteneva che l’evoluzione spontanea della società realizzasse sempre un più alto grado di progresso. A fronte della crescente disuguaglianza creata da un capitalismo industriale privo di regolamentazione, egli credeva nella sopravvivenza del più forte(Darwinismo sociale). I PADRI FONDATORI Karl Marx - Gli eetti del Capitalismo Padre fondatore delle teorie del conflitto→ sostiene che le soc. siano in continuo mutamento, che è dovuto dal conflitto perpetuo tra di esse, a causa della concorrenza per l'accaparramento delle risorse. L'ordine sociale è mantenuto dal dominio e dal potere. Scrisse “Il Capitale”→ in cui analizza il capitalismo e riconosce la grande produttività del capitalismo industriale e lo considera il mezzo per eliminare fame e povertà.Il capitalismo industriale veniva però utilizzato per concentrare enormi fortune nelle mani di pochi, lasciando gli operai a lavorare in condizioni pericolose e in povertà→ coesistenza benessere/miseria. Le dinamiche del capitalismo, secondo Marx, incoraggiavano gli imprenditori a pagare i salari più bassi possibile, in quanto i minori costi del lavoro comportavano profitti più elevati. Tutta questa ricchezza dava ai capitalisti il potere che utilizzavano per controllare i governi e istituzioni culturali. Conflitto Lavoratori/Imprenditori→ inevitabile secondo Marx, che teorizzò l’insurrezione dei lavoratori, i quali avrebbero adottato il socialismo: sistema nel quale la proprietà dei mezzi produttivi sarebbe stata in mani pubbliche e non private(basato sulla socializzazione dei mezzi di produzione)→ scopo: creare soc. priva di disuguaglianze Ciò non avvenne in quanto Marx non colse la capacità del capitalismo di adeguarsi alle riforme sociali e l'importanza del ruolo che assumevano i mercati stimolo di innovazione e efficienza. I movimenti rivoluzionari che Marx sostiene nei paesi industrializzati finirono per contribuire alla riforma del capitalismo senza rovesciarlo. L’opera di Marx sottolineo l’importanza e il ruolo di produzione e riproduzione delle disuguaglianze del potere economico → afferma che poteva essere utilizzato per influenzare alcuni aspetti della vita sociale(governo e istituzioni culturali). L’opera di Marx mise in luce il rapporto tra: ● struttura: la parte produttiva, materiale ed economica ● sovrastruttura: parte che ha la funzione di mantenere stabile la struttura, in modo tale che la parte economica non sia intaccata. religione, scuola, pensiero. Émile Durkheim - Solidarietà Sociale Appartiene alla corrente del funzionalismo→ per la quale la soc. è concepita come un insieme di parti interconnesse tra loro. Nessuna di esse, quindi, può essere intesa isolata dalle altre, ma solamente nel suo contesto. Egli è la persona cui spetta il maggior merito dell’introduzione della sociologia come disciplina accademica, occupò infatti la prima cattedra di sociologia. Egli si preoccupò in modo particolare del problema della solidarietà sociale poi definita dalla successiva generazione di sociologi: integrazione sociale(legami collettivi che uniscono le persone). Alla base della sua teoria vi era la credenza che la società fosse retta da valori culturali condivisi. Egli osservò che le società agricole tradizionali erano spesso comunità molto unite: condividevano i legami sociali da una generazione all’altra perché le persone avevano lo stesso tipo di lavoro, una religione comune e seguivano usi e costumi simili. Durante questo periodo storico l'identità dei singoli corrispondeva all'identità della comunità di appartenenza e questo tipo di legame prendeva il nome di solidarietà meccanica→ coesione sociale basata sull’esperienza condivisa e sull’identità comune. Tuttavia, con lo sviluppo dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, le persone iniziarono a diversificarsi le une dalle altre. L’economia più complessa richiedeva una crescente divisione del lavoro, per cui le persone si specializzarono in compiti differenti, ciascuno dei quali richiedeva abilità diverse. Lo sviluppo delle città comportava la coesistenza di gruppi disparati, spesso di religione, tradizioni culturali non omogenee. Si crea un nuovo legame sociale, la solidarietà organica→ garantisce il mantenimento della solidarietà sociale, in quanto basata sull’interdipendenza. Seguendo le teorie Spencer, Durkheim affermò che il collante sociale che tiene unite le società moderne rispecchia il modo in cui gli organismi viventi dipendono da comportamenti molteplici e specializzate che operano all’unisono. La coesione sociale è possibile perché dipendiamo gli uni dagli altri. La teoria aiutò a spiegare come mai la rapida crescita e la ● Spesso le teorie multifattoriali e forniscono un quadro più completo rispetto a qualsiasi teoria mono fattoriale: prendere in considerazione teorie differenti può servire a mostrarci una varietà di possibili spiegazioni per un fenomeno sociale e a farci constatare che a esso contribuisce una serie di elementi diversi. LE DIMENSIONI CHIAVE Anche le teorie sociologiche variano lungo dimensioni chiave, che comprendono consenso e conflitto, realtà oggettive soggettive, analisi microsociologiche e macrosociologiche. ● CONSENSO E CONFLITTO - conflitto: si intende la presenza di tensioni e dispute nella società, spesso dovute a una distribuzione disomogenea di risorse scarse, che possono contribuire al cambiamento sociale. - consenso: si riferisce alla solidarietà e alla cooperazione, è spesso determinato dalla presenza di valori e interessi condivisi che possono contribuire alla stabilità sociale. Tanto il consenso quanto il conflitto coesistono in tutta la vita sociale. In alcuni casi il conflitto può produrre un certo grado di consenso (senso di solidarietà dei cittadini di un Paese in guerra), ma d’altro canto, un consenso apparente può mascherare una tensione latente, che diventa tale solo quando si esprime in un conflitto aperto (tensioni razziali che esplodono in ampi disordini urbani). ● REALTA’ OGGETTIVA E SOGGETTIVA - condizioni oggettive: sono gli aspetti materiali della vita sociale, tra cui l’ambiente fisico, i network sociali e le istituzioni sociali. Si tratta di qualcosa che esiste al di fuori di noi e che forma le dimensioni oggettive della vita sociale (Marx sottolinea l’impatto della vita economica, un fattore oggettivo). - La dimensione soggettiva della vita sociale riguarda il mondo delle idee, che include la nostra coscienza di sé, e norme sociali, i valori e sistemi di credenze (Weber sottolinea l’importanza delle credenze culturali, fattore sogg.). Questi elementi appartengono tutti all’aspetto culturale della vita soc. ● ANALISI MICROSOCIOLOGICHE E MACROSOCIOLOGICHE - Analisi microsociologiche: teorie che si concentrano sull’interazione sociale su piccola scala (analisi teoriche di Marx e Durkheim). - Analisi macrosociologiche: teorie incentrate su sistemi e processi sociali su larga scala, es. trend eco., politici e demografici (analisi teoriche di Weber). - Analisi mesosociologiche: le teorie che si concentrano su un punto qualsiasi fra fenomeni sociali molto grandi o molto piccoli. A partire dalla metà del xx secolo, i sociologi hanno talvolta raggruppato le diverse teorie sociologiche in 4 grandi categorie: TEORIE STRUTTURAL-FUNZIONALISTE Teoria che considera la società come un essere vivente e come tale tende all'ordine. L'ordine è il principio più importante e per raggiungerlo sacrificano qualsiasi cosa (se la disuguaglianza porta all'ordine allora anche essa verrà accettata). Le radici del funzionalismo risalgono alle opere di Spencer e Durkheim. Uno dei principali sostenitori di tali teorie è Parsons, il quale considerava le società come sistemi complessi formati da parti interdipendenti (scuola, famiglia, tribunali, economia), che operano insieme per produrre la stabilità sociale. Tali sistemi sono bilanciati e perciò tendono a muoversi verso il normale stato di equilibrio. Le persone si integrano nella struttura sociale attraverso la cultura, in particolare, sotto forma di valori condivisi. Da ciò deriva un impegno morale nei confronti della società che aiuta a farla funzionare in modo regolare. Parsons afferma che qualsiasi organizzazione sociale deve adempiere diverse funzioni chiave per poter sopravvivere, fra cui insegnare i membri del gruppo i valori essenziali della comunità, integrarne i membri affinché prendano parte in modo produttivo alla vita sociale, definire gli obiettivi comunitari e raggiungerli, adattarsi a un ambiente che cambia. Importante contributo alla teoria funzionalista venne dato da Merton, il quale distinse tra: ● Funzioni manifeste: le conseguenze riconosciute e volute dei fenomeni sociali (le scuole hanno la funzione di educare). ● Funzioni latenti: le conseguenze perlopiù non riconosciute e non volute di tali fenomeni (scuole servono come luogo di socializzazione). Alcuni fenomeni, tuttavia, possono essere disfunzionali, ovvero disturbano il funzionamento di un sistema nel suo insieme (sovraffollamento delle scuole). TEORIE DEL CONFLITTO Teorie che si fondano sull'idea che la società sia in conflitto tra chi detiene il potere e chi cerca di prenderlo. Si concentrano sui conflitti, sul potere e sulle disuguaglianze, evidenziando come la vita sociale e il suo sviluppo ruotino intorno alla competizione per le risorse scarse ritenute più importanti. Le radici di tale approccio risalgono alle opere di Marx e Weber. L’approccio al conflitto sottolinea come le persone cerchino di acquisire risorse che possono includere beni materiali ma anche beni meno tangibili e poiché tali risorse sono limitate, per ottenerle le persone entrano in competizione. Anche quando il conflitto è invisibile, viene reso latente dal predominio dei potenti sul resto della società. Le teorie del conflitto, collocano il potere al centro della vita sociale, poiché esso consente, a chi lo detiene, di ottenere un vantaggio sugli altri, acquisendo maggiori risorse. La cultura dominante spesso sostiene e giustifica le disuguaglianze esistenti e nel tentativo di modificarle, si formano varie contro-culture, che esprimono valori diversi e alternativi rispetto alla cultura principale. INTERAZIONISMO SIMBOLICO Teoria incentrata su come le persone producono e utilizzano i simboli nelle loro interazioni quotidiane. Per interagire bisogna condividere il significato dei simboli, se no non riusciamo a interagire. L’approccio microsociologico di Weber ha posto alcune basi a questa teoria, insieme alle teorie di Goffman e Mead. Le teorie dell’interazionismo simbolico sono fortemente associate alle dimensioni soggettive della vita sociale, spiegata partendo dal fatto che l’interazione tra gli individui, su cui si basa il mondo sociale, avviene mediante simboli culturali. Grazie all’interazione, gli individui sviluppano un senso del sé e creano una comprensione della realtà condivisa con gli altri, anche se prevalentemente influenzato dalle persone che hanno maggior potere. All'interno dei gruppi si vengono a creare quei modelli di interazione che costituiscono la base della struttura sociale. L’interazione quotidiana ricrea o modifica in continuazione tali modelli, quindi la società stessa ha un’instabilità innata ed è in continuo mutamento. Il mondo sociale, in perenne evoluzione, è quindi sempre in grado di cambiare. Le teorie dell’interazionismo simbolico spiegano quindi la vita sociale, evidenziando il ruolo delle persone nella produzione e riproduzione della società. TEORIE FEMMINISTE E DI GENERE E’ una tra le più importanti teorie contemporanee. Sono incentrate sull'analisi delle disuguaglianze, dovute alle differenze sessuali e sui processi di costruzione del maschile e del femminile nella società. Ha come presupposto l'idea che una delle gerarchie principali sia il genere e parte dalla stessa tesi della teoria del conflitto(come soc. sono in conflitto, anche i generi sono in lotta). La nostra società è binaria ed etero normata, in quanto vengono presi in considerazione solo due possibili generi, a discapito degli altri. Tale fenomeno prende il nome di binarismo di genere. Il nostro modo di classificare il mondo è dicotomico, noi classifichiamo le cose con l'ideale di due soli sessi, generi e orientamento sessuale. Non esiste un’unica teoria del genere, ma una grande varietà. Il movimento femminista degli anni ‘60 e ‘70 contribuì a creare uno spazio per le studiose neo-femministe, dall’iniziativa delle quali, in buona parte, derivò la teoria del genere. Molto spesso, queste studiose, sfidarono le asserzioni maschili riguardo al mondo e al come si dovesse fare ricerca sociale. Gli uomini avevano storicamente dominato le analisi della vita sociale. La teoria femminista della differenza rifiutava questo concetto, sottolineando invece come tutta la conoscenza fosse costruita seguendo una particolare prospettiva e che l’esperienza diversa delle donne dovessero esservi inserita per arrivare a una comprensione accurata della vita sociale. Negli anni successivi, venne riconosciuto il fatto che, le esperienze femminili, variano in funzione di classe, etnia e orientamento sessuale. Tali dimensioni si intersecano e plasmano la vita sociale. La teoria del genere inoltre ha contribuito a mettere in luce come il corpo femminile sia il fulcro di lotte sociali che coinvolgono sessualità, canone di bellezza, violenza, diritto alla riproduzione e salute. Ha inoltre rilevato come, le nostre idee sulla mascolinità siano un costrutto sociale. Nonostante la grande diversità che separa le diverse teorie, i sociologi sono accomunati dalla prospettiva sociale e dai concetti fondamentali che ne costituiscono il nucleo. che il signore non poteva andare da nessun’altra direzione. → sociologia ricostruisce una cicogna complessiva. Nella società contemporanea tutti i metodi sono stati un po' rivisti e discussi. Nell’epoca moderna tutti erano riconoscibili, quando si costruiva un disegno della ricerca sociale si avevano già dei posizionamenti della classe sociale, cosa che oggi non è più possibile. Con questo tipo di società funzionavano molto bene le tecniche quantitative, cioè il questionario, in cui bisogna creare delle domande che presuppongono una certa conoscenza. Le scale sono delle tecniche molto utili all’interno dei questionari per misurare le opinioni, che le provano a scomporre in posizionamenti. Si risponde ad una serie di frasi, ci sono le scale accumulative, ma la maggior parte sono scale Likert, in cui le frasi sono aneddoti (molto d’accordo, poco d’accordo). Nell’epoca contemporanea è difficile usare il metodo quantitativo, perché ci sono problemi più complessi. Il problema dei media è fortissimo nella contemporaneità. Oggi tutto è molto difficile da prevedere. ULRICH BECK Sociologo che parla di modernità riflessiva. Parla della riflessività in 2 concezioni diverse, una delle quali è collegata al rischio→ incalcolabilità dell'esito delle nostre azioni. Il rischio non è uguale per tutti, siamo come imbarcazioni in un mare in tempesta, ma non tutte le imbarcazioni sono uguali. Alcune sanno trasformare il rischio in possibilità. Ognuno reagisce in modo diverso, e spesso le reazioni sono individuali e l’unico obiettivo è proteggersi. Parlando della cosiddetta “società del rischio”, fa riferimento al fenomeno della mucca pazza, che ha mutato il nostro modo di sentirci nel mondo: ogni volta che la notizia veniva esposta sui giornali, il consumo e la vendita di carne calava→ si scopre di aver mangiato un alimento che ormai ti era stato fatale; quindi, nelle persone questo genera un senso del rischio, questo sentimento del non potersi difendersi. La società, essendo venuta a sapere di questo problema, è mutata e Beck dice che da allora l’acquisto delle carni è controllato, eppure ogni volta che un telegiornale, perché non ha notizie, decide di riprendere un argomento riguardante i disastri alimentari, i consumi crollano. Così succede che il giorno dopo aver parlato del fenomeno della mucca pazza, si genera un allontanamento delle persone dalla carne. La riflessività contemporanea è questa: la notizia cambia il comportamento delle persone, i media registrano ciò, il disagio si diffonde e, questo, diventa un vero e proprio fenomeno. Parlando di riflessività, possiamo fare un altro esempio→ Soldato John Soldati nel Far West e devono preparare l’accampamento per l’inverno. Il comandante viene a sapere di un indiano saggio che sa dare informazioni sul futuro e manda il soldato John a chiedere come sarà il prossimo inverno. Nel frattempo, il comandante aveva dato l’ordine agli altri soldati di tagliare la legna. Il saggio dice a John che sarà un inverno freddo, così il soldato torna dal comandante e glielo riferisce. Il comandante volendo più informazioni, rimanda John dal saggio. Nel mentre, il comandante venuto a sapere che sarà un inverno freddo, dice ai soldati di continuare a tagliare ancora più legna. John arriva dal saggio, gli domanda la stessa cosa e il saggio guardando giù dal monte e vedendo che ci sono tutti quei soldati che tagliano la legna, dice a John che sarà molto freddo. La storia si ripete per un bel po’. In realtà il saggio non prevedeva il futuro, ma vedendo i soldati sotto di lui, che ogni volta tagliavano più legna, si basava su quello per le sue previsioni. Questa è la riflessività continua delle informazioni che si basa sulla visione dei fenomeni. Questa è molto rilevante sul rischio, perché noi lo percepiamo in base a come ce lo dipingono i media. Questa storia può essere trasportata nel mondo odierno con i media, i quali producono così degli effetti abbastanza evidenti di comportamenti difensivi. ZYGMUNT BAUMAN - modernità liquida e incertezza Teorizza la società dell'incertezza→ caratterizzata dall'assenza di controllo. Per spiegare ciò utilizza la metafora del viaggiatore (rappresenta post modernità) e del pellegrino (rappresenta modernità). Il pellegrino improvvisamente si trova ad essere viaggiatore, per reinventarsi. Non tutti, nella società delle incertezze, sono viaggiatori nello stesso modo: ● Turista: ● Migrante: viaggia per necessità ● Giocatore d'azzardo: nella società contemporanea tutti dobbiamo essere giocatori d'azzardo, poiché giocano senza sapere l'esito della partita e non giocano tutto così in caso di perdita possono giocare alla prossima partita. ● Planeur: bighellone, quelli che si nutrono di informazioni e emozioni fittizie, vivono staccati dalla realtà. L'identità contemporanea è frutto del rapporto schizofrenico tra queste quattro figure. Bauman dice che nella società contemporanea tutti vediamo tutto e di conseguenza, la società dell’incertezza produce anche una dimensione etica delle scelte. Per spiegare ciò utilizza la metafora della nave a 2 piani, dove al primo piano ci sono le persone svantaggiate, mentre al piano superiore quelli che godono di privilegi. Grazie alle telecamere tutti sono in grado di vedere tutto, di conseguenza la scelta di fare qualcosa per migliorare le condizioni o di rimanere così spetta all'individuo. Quelli che stanno sotto proveranno a salire e quelli sopra vedendoli metteranno dei muri. Siamo turisti o migranti in base al capitale: giovani italiani che vanno all’estero erano turisti e ora migranti. Bauman e Beck sono d’accordo sulle categorie zombie, perché si continuano a cercare delle cose non più realizzabili perché è cambiato il contesto. Concetto molto fortunato negli anni 2000 è Edgework, mettersi volontariamente a rischio per riprendere il controllo, come negli sport estremi. Anche l’anoressia è una forma di ripresa di controllo sul proprio corpo, queste sono pratiche che danno sollievo, anche l’autolesionismo è convogliare in un unico punto tutto il dolore. PIERRE BOURDIEU Cerca di risolvere la tensione tra struttura/soggetto, con l’idea di un soggetto libero ed emancipato. Ci fa ragionare sul fatto che anche il gusto è una costruzione sociale che deriva da insegnamenti, e per parlare di questo inventa il concetto di HABITUS(incorporiamo la struttura, che elaboriamo a modo nostro), che ci ricorda ‘abito’, quindi è una struttura strutturante strutturata, che ci guida nelle nostre scelte, e lo stesso dominio di genere da il potere di definire le nostre scelte e interazioni, e lo facciamo riproducendo l’ordine sociale. Es. scelta di una donna di fare lavoro di cura o di educazione è influenzata da quello che siamo sempre stati indirizzati a fare. Bourdieu dice che tutto quello che scegliamo sono scelte determinate dal contesto di variabili, come genere, classi sociali, posto in cui viviamo. Distingue 4 tipi di capitale: ● Capitale economico: denaro, mezzi di produzione ● Capitale culturale: Marx concettualizza per primo l'idea di classe sociale (qualcosa che ha a che fare con l'economico), per Weber non c'è solo la classe sociale ma anche il ceto (lo stile di vita e tipo di posizionamento rispetto al prestigio), per Bourdieu invece la gerarchia sociale è più articolata ed è anche abile, perché alcuni capitali sono materiali e immateriali, come quello culturale. Es. di capitale culturale è la famiglia, i libri. Il capitale culturale agisce sulle traiettorie biografiche. Bourdieu e altri sociologi della disuguaglianza e riproduzione, hanno capito che l'intelligenza si basa sulla quantità di parole che riceviamo da piccoli. (+ parole + contenitori di pensiero, capacità di pensiero astratto). Il metodo di valutazione scolastico si basa sull'intelligenza della borghesia. ● Capitale simbolico: è quella moneta che cambia valore a seconda del contesto. Cambiamo posizione a seconda del contesto in cui ci troviamo (dentro all'università sei la persona più importante e al di fuori di essa vieni considerato meno importante). ● Capitale sociale: capacità di avvalersi di reti di sostegno. Avere reti di amicizia in alcuni contesti è un grandissimo valore aggiunto. La posizione sociale è il risultato di questi capitali e la capacità di utilizzarli. Scrive un libro, "La riproduzione", dove analizza come la riproduzione sociale si muova all'interno delle gerarchie di potere. Bourdieu si considera parte della popolazione che è stata sfavorita dal sistema scolastico francese. Il libro inizia con una poesia che dice che la borghesia si riproduce sempre uguale a sé stessa fino al 68', momento di rivoluzione che ha attaccato la riproduzione sociale. Apre a due possibilità: ● Individuo che buca il sistema ● Grande movimento Bisogna tenere conto della nozione di campo(è importante per il concetto di habitus), dove esistono codice e norme che si costruiscono sulla base di diversi capitali. La capacità di muoversi adeguatamente all'interno dei campi è qualcosa che ha a che fare anche con il nostro gusto, che è l'esito dei capitali culturali. Chi nasce all'interno della borghesia ha il senso della bellezza, per tutti gli altri sarà una continua rincorsa senza mai avere i codici del gusto (si hanno solo se sei nato in quel contesto). Questione legata alla riproduzione è il concetto di dominio, per spiegare la riproduzione sociale (società che si ripresenta sempre uguale a sé stessa) usa questo concetto che è una via di mezzo tra l'egemonia di Gramsci e il concetto di potere di Foucault che lo considera costruttivo e non distruttivo. Bourdieu parla di una cosa simile chiamandola violenza dolce→ far sì che le persone stiano al loro posto e chi devia da questo ordine viene stigmatizzato sia dai dominati che dai dominanti. Noi aderiamo all'essere dominati perché introiettiamo la struttura. Usa il genere per spiegare come si introiettano le strutture di potere e come anche i dominati con i dominanti collaborano volontariamente al mantenimento dell'ordine. È una scelta volontaria di essere nell'ordine, facendo quello che si aspettano i dominati e dominanti. ● Il legame esistente tra teoria e metodo scientifico e come questo viene declinato nei diversi indirizzi teorico-metodologici. ● Le tecniche di ricerca da utilizzare x interrogare la realtà, raccogliere e analizz. i dati Il processo della ricerca sociale presenta: ● una parte più teoretica, che possiamo definire epistemologica(branca filosofica che si occupa dei fondamenti e delle possibilità conoscitive delle scienze) ● una metodologica(parte della logica che si occupa dei fondamenti del metodo), su cui si basano le scelte del ricercatore ● una più tecnologica, relativa cioè al modo concreto in cui si fa ricerca sociale. I PRINCIPALI APPROCCI METODOLOGICI I 2 grandi programmi di ricerca della sociologia sono: ● Approccio dell’asse positivismo/neopositivismo a cui viene affiancato il post-positivismo: i diversi periodi, che rappresentano l’evoluzione storica fino ai giorni nostri, sono accomunati dalla centralità dell’idea della scienza moderna. Tale approccio è l’unico attualmente condiviso dalle scienze naturali. ● Approccio ermeneutico: presenta una coerenza minore, poiché comprende orientamenti diversi, che non accettano l’idea di metodo delle scienze sociali, condiviso da positivismo e da sue successive trasformazioni. Spesso però i 2 grandi programmi di ricerca tagliano trasversalmente le stesse scuole teoriche. es. mentre il funzionalismo rientra nell’approccio positivista e l’interazionismo simbolico in quello ermeneutico, nella teoria del conflitto ritroviamo studiosi che fanno appello all’uno e all’altro programma. Per analizzare i principi fondamentali dei due grandi approcci, occorre prendere in considerazione tre dimensioni: 1. Ontologica: qual è la natura della realtà? 2. Epistemologica: entro quali limiti sono in grado di conoscere questa realtà? 3. Metodologica: quali procedimenti pratici posso legittimamente utilizzare per interrogare la realtà e produrre intorno a essa un sapere valido? TEORIA SCIENTIFICA E METODO Teoria scientifica→ insieme circoscritto di concetti legati tra loro da specifiche relazioni, che punta a fornire una spiegazione possibile ai fenomeni. Metodo→ percorso sistematico attraverso il quale una teoria è messa alla prova, mediante procedure codificate. Può essere definito come un ponte tra le nostre idee e il mondo reale, che ci consente di verificare quanto le nostre idee corrispondano ai fenomeni da analizzare. Le idee vengono formulate tramite il processo di concettualizzazione, quell’attività razionale tramite la quale, con un’operazione di astrazione, vengono formulate idee logicamente definite ed empiricamente controllabili, che rappresentano fenomeni reali. Parlando di metodo, possiamo distinguere due approcci riguardanti il suo utilizzo: ● Approccio deduttivo: dal generale al particolare, sostiene che la teorizzazione precede la prova empirica e solo in questo modo è possibile giungere alla formulazione di generalizzazioni o addirittura di leggi scientifiche. Tipico delle scuole filosofiche razionaliste. ● Approccio induttivo: dal particolare al generale, sostiene che l’osservazione precede la teorizzazione e quest’ultima deriva direttamente dalla valutazione dei risultati emersi dalla ricerca. Secondo questa posizione solo in tal modo è possibile costruire un sapere davvero aderente alla realtà. È propria dell’empirismo. Paradigma scientifico→ insieme di assunti, idee e presupposti filosofici sul mondo e sul modo di fare scienza, adottati da una determinata comunità scientifica in un dato momento, all’interno del quale vengono sviluppate le teorie propriamente scientifiche e condotta l’attività scientifica stessa. LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA EMPIRICA (slide) Parlando del rapporto tra teoria e ricerca sociale, si fa riferimento a 3 concetti fondamentali: ● Metadati: definizioni che precedono e fondano uno studio empirico concreto. ● Serendipity: scoperta inattesa. ● Teorie a medio raggio: teorie che devono essere caratterizzate da coerenza logica interna e precisione, in modo da poter essere utilizzate e controllate in più ricerche empiriche. L’ASSE POSITIVISMO-NEOPOSITIVISMO Positivismo è la base della nascita della sociologia come disciplina. Caratteristiche generali: ● Dimensione ontologica: realismo ingenuo, la credenza per cui la realtà esiste ed è quella che appare immediatamente i nostri sensi. Questa posizione ontologica prende anche il nome di realismo del senso comune, poiché sostiene che gli oggetti del mondo posseggono e sono definiti da quelle proprietà percepibili con i sensi. Mentre nel Medioevo l'obiettivo era quello di capire quale fosse il fine delle cose, il realismo del senso comune punta a descrivere i fenomeni così come ci appaiono. ● Dimensione epistemologica: i positivisti ritengono che la realtà sia conoscibile pienamente dall’uomo, rendendo propria una concezione dualistica del processo conoscitivo: l’oggetto conoscitore conosciuto, cioè il fenomeno, che esiste indipendentemente dal soggetto conoscitore, ovvero la mente. Mentre per la filosofia antica, soggetto e oggetto erano in stretta relazione, per il positivismo il soggetto che osserva non influenza l’oggetto osservato e, dunque, può coglierlo nella sua verità oggettiva, che è quella di un grande meccanismo che funziona mediante leggi generali e universali. ● Dimensione metodologica: per il positivismo, l’unico vero metodo scientifico è quello basato sull’osservazione e sull’esperimento (approccio induttivista), attraverso i quali è possibile individuare quelle leggi che governano il mondo. Per questo motivo, il positivismo assume una visione nomotetica della scienza, per cui la conoscenza scientifica è sempre in grado di individuare queste leggi, che sono il modo stesso in cui i fenomeni osservabili funzionano e possono essere spiegati con un principio di causa effetto. Auguste Comte e la sociologia come scienza Dal punto di vista metodologico, considera la sociologia come la scienza sintetica per eccellenza, in quanto ha fatto proprio il metodo scientifico, applicandolo alla comprensione della politica e dei fenomeni sociali. Grazie a ciò, sarà possibile conoscere e comprendere le leggi generali e universali che governano le società. Per Comte, i punti di riferimento metodologici della sociologia sono: ● Principio di causa effetto, che lega i fenomeni collettivi. ● Applicazione del metodo sperimentale. ● Applicazione del metodo induttivista. La ricerca sociale si baserà dunque, sull’osservazione, la formulazione di ipotesi, la verifica sperimentale e la formulazione di leggi basate sui risultati ottenuti. Emile Durkheim e l’olismo sociologico Condivide con Comte l’intento di costruire una scienza positivista della società, ma si distanzia da Comte per quanto riguarda il punto di vista metodologico. Per Durkheim, la società e i suoi fenomeni sono una realtà “sui generis”, che non può essere ridotta a fatti psicologici e biologici. Teorema sociologistico→ la società è un oggetto che esiste al di là degli individui che la compongono e che li trascende pur riguardando ciascuno di loro. La società è dunque un meccanismo a sé stante che determina il comportamento dei singoli individui. Se si vuol comprendere l’effetto, ovvero il perché del comportamento degli individui, occorre rivolgere l’attenzione alla causa, ovvero le strutture della società. Per Durkheim il mondo sociale è composto da “fatti sociali”, modi di pensare e di agire, indipendenti dalla volontà del singolo individuo perché fissati nel corso del tempo. I fatti sociali si impongono all’individuo, esercitando su di esso un’imposizione esterna. Non possono essere modificati dai singoli, ma, al contrario, il comportamento degli individui è determinato da essi tramite meccanismi di controllo esterni (le sanzioni) ed interni (l’educazione). Durkheim individua delle regole del metodo sociologico: 1. Considerare i fatti sociali come cose. La sociologia deve applicare il metodo scientifico per giungere alla rivelazione di quelle leggi generali e universali, che governano la società, una realtà che funziona allo stesso modo della natura, indipendentemente cioè dalla volontà dei singoli. Questo punto formalizza l’olismo sociologico o collettivismo metodologico→ un atteggiamento intellettuale, per cui un fenomeno sociale non può essere spiegato facendo riferimento alle azioni dei singoli individui, ma facendo riferimento ai meccanismi, alle strutture e alle istituzioni collettive che i singoli individui, come tali, subiscono. 2. La causa di un fatto sociale va sempre ricercata in un diverso fatto sociale antecedente. 3. Individuare se il fatto sociale è normale (si presenta sempre come norma in quella società) o patologico (non si presenta sempre come norma in quella società). La differenza tra i due è definibile solo in riferimento alla collettività. Per Durkheim il processo di ricerca sociale prevede alcune fasi: 1. Osservazione-definizione dei fenomeni sociali: fenomeni devono essere trattati come fatti sociali. La sociologia deve elaborare un proprio specifico linguaggio in grado di definire in modo chiaro e preciso ciò che analizza. interessi della collettività). L'approccio di Merton tende a includere la soggettività dei soggetti sociali, ma vedendola condizionata dalle strutture sociali. IL CAMPO DELL’ERMENEUTICA NELLE SCIENZE SOCIALI Ermeneutica(greco)= l’arte della interpretazione, traduzione, chiarimento e spiegazione. Nasce in ambito religioso, ma successivamente è utilizzata anche nel campo delle scienze sociali, dove il termine indica l’interpretazione delle motivazioni e dei significati posti alla base delle azioni sociali dell’individuo, per scoprire le origini e il funzionamento stesso di un fenomeno sociale. Partendo dal presupposto che, tale approccio, include come base dell’analisi sociale l’azione e il Sé delle persone, il metodo delle scienze naturali non può essere applicato all’analisi della società, in quanto tratta le persone come cose quando cose non sono. Nonostante le innumerevoli scuole di pensiero appartenenti al campo dell’ermeneutica, ritroviamo alcuni presupposti comuni a livello delle 3 dimensioni: 1. Dimensione ontologica: per ermeneutici la realtà sociale è costruita attraverso l’azione e pensiero degli individui e non esiste indipendentemente da loro. 2. Dimensione epistemologica: vi è una stretta unità tra soggetto conoscitore e soggetto conosciuto, i quali si influenzano reciprocamente. Non è possibile produrre una conoscenza obiettiva, cioè libera sia dal condizionamento del contesto storico sociale, sia dei valori di chi osserva e di chi è osservato. Il sistema è costituito da influenze reciproche. La sociologia non deve e non può cercare leggi universali. 3. Dimensione metodologica: si parla di empatia metodologica→ cercare di comprendere e ricostruire in modo corretto le motivazioni alla base delle azioni degli attori sociali e come queste si combinano, ricorrendo anche a categorie teoriche. Lo stoicismo tedesco Wilhelm Windelband è uno dei più influenti esponenti del dibattito sul metodo delle scienze sociali, e sostiene che, nonostante la diversità tra “natura” e “spirito”, non è corretto distinguere 2 vie diverse di conoscenza, una per spiegare la natura e una per comprendere la coscienza. Tale posizione è stata ribaltata da Wilhelm Dilthey, il quale, invece, sostiene l’esistenza della separazione tra: scienze dello spirito, le quali devono tenere conto della soggettività e storicità della cultura, e scienze della natura, le quali fanno riferimento a oggetti inanimati e senza storia. Di conseguenza, le scienze dello spirito, a differenza di quelle della natura, che costruiscono un sapere obiettivo, producono un sapere sempre relativo e i loro risultati possono essere riutilizzati nel seguito della ricerca, qualora si siano dimostrati utili alla comprensione dei nuovi fatti. Posizione oggetto di critiche da Weber. Max Weber e la sociologia comprendente Raccolta “Il metodo delle scienze storico-sociali" principali studi metodologici di Weber. Oggetti principali della sua sociologia sono le azioni sociali→ azioni il cui senso si riferisce agli altri. Weber individua 2 tipi di azioni sociali, che rivestono un ruolo importante(cap 5): ● Azione sociale razionale rispetto allo scopo. ● Azione sociale razionale rispetto al valore. Parla della scienza, definendola parte integrante del processo di modernizzazione e razionalizzazione. La scienza moderna, secondo Weber, ha due caratteri essenziali: incompiutezza e oggettività→ la scienza è un’opera aperta che non avrà mai fine, fondata sull’osservazione delle cose come appaiono. Le scienze sociali sono caratterizzate dall’essere in divenire in modo maggiore rispetto alle scienze naturali. Infatti, una scienza sociale che raggiunga un traguardo definitivo di accumulazioni di leggi universali e generali sulla società, è concepibile solo se terminasse il cammino stesso dell’umanità, poiché quest’ultima è in continuo cambiamento ed evoluzione. Scienze naturali e scienze sociali condividono, per Weber, lo stesso principio ispiratore, ma differiscono per il diverso rapporto che hanno con la questione dei valori del ricercatore, che compie l’indagine scientifica: i giudizi del sociologo, lo aiutano a selezionare il particolare problema come base della sua ricerca. Una volta posto questo, l’utilizzo di un metodo serio assicura l’obiettività dell’analisi. Si parla di avalutatività→ capacità dello scienziato sociale di tenere in considerazione i propri valori, durante la scelta di cosa osservare e dà che punto di vista, per effettuare successivamente il percorso di ricerca. Deve accettare la possibilità che le sue idee, attraverso il confronto empirico, risultino errate. La sociologia non può quindi contribuire a stabilire quali fini collettivi siano migliori di altri, ma solo indicare i mezzi più efficaci per raggiungerli. Weber ritiene che le caratteristiche metodologico delle scienze sociali siano essenzialmente 3: 1. Le scienze sociali si riferiscono alla cultura: cultura intesa come insieme di valori, idee e norme, comprende ciò che gli individui producono con le proprie azioni sociali, costruendo l’ambiente in cui vivono. Anche entità che consideriamo “quasi come oggetto”, es. lo Stato, sono idee condivise e rese effettive da persone concrete. 2. Le scienze sociali sono storiche: la produzione culturale e le azioni sociali degli individui, si svolgono sempre all’interno di un divenire storico, sono cioè mutevoli perché mutevoli sono le loro condizioni. Riteneva che la storia fosse un processo aperto, costruito dagli attori sociali e per il suo “carattere” aperto, Weber considerava il procedere storico come il centro delle lotte per affermare poteri e valori diversi. Dà ciò, deriva l’impossibilità di costruire leggi di comportamento universali e generali e la parziale differenza tra sociologia e storiografia: - Storiografia: seleziona i propri problemi e compie le indagini con l’obiettivo di ricostruire un evento unico e irripetibile. - Sociologia: è più astratta, perché punta alla costruzione di modelli teorici utilizzabili per l’analisi di diversi fenomeni. “Indicano due diverse direzioni della curiosità, non due discipline che devono ignorarsi a vicenda, come sosteneva il positivismo”. 3. Le scienze sociali utilizzano la comprensione dell’azione sociale per costruire spiegazioni: la sociologia cerca di comprendere i significati, attraverso l’empatia metodologica, i valori e le motivazioni che gli attori sociali pongono alla base del loro agire. La sociologia può cercare di spiegare casualmente il fenomeno che sta osservando e, solo dopo essere giunta a una ricostruzione plausibile di ciò che è accaduto e delle motivazioni che ne erano alla base. Weber sostiene che, l’applicazione del principio di casualità alla sociologia, consente di individuare le uniformità di comportamento tramite la ricostruzione di modelli di spiegazione condizionali→ dato il fenomeno A, è probabile che, solo a determinate condizioni, si verifichi B. Tali modelli sono tanto più efficaci, quanto più tengono conto dell’intreccio tra i piani di una società (economico, religioso, politico, etico...). Gli ideal-tipi, o modelli ideali, non sono modelli che esprimono come dovrebbe essere la realtà, ma concetti tipici delle scienze sociali, attraverso i quali fenomeni empirici vengono definiti, tramite analisi, nelle loro caratteristiche ricorrenti ed essenziali. 3 categorie: ● Individualità storiche: esse puntano a individuare le caratteristiche essenziali di grandi fenomeni situati nel tempo e nello spazio. Esempio: capitalismo occidentale, le città nella società industriale. ● Elementi della realtà storica che si ritrovano in un gran numero di casi concreti: come, per esempio, il potere o la burocrazia. ● Ricostruzioni razionalizzate di insiemi di comportamento: per esempio, tutte quelle modalità d’azione che ricadono nel campo dell’economia. Gli ideal-tipi sono come attrezzi nella cassetta del sociologo, che egli utilizza e migliora, continuamente, per studiare la realtà sociale. Weber introduce un ulteriore elemento di analisi: l’effetto emergente→ conseguenze, non volute, né prevedibili, di una serie di comportamenti all’interno di un processo storico. Interazionismo simbolico e ground theory L’interazionismo simbolico, sia come teoria sociale, sia come strategia metodologica, divenne un approccio influente a partire dagli anni 60’, periodo in cui iniziarono a svilupparsi altri approcci, incentrati su descrizione vita quotidiana e dei microcontesti(entometodologia di Garfinkel e approccio drammaturgico di Goffman). A differenza dell’approccio di Weber che, partendo dall’azione sociale, punta a spiegare i macrofenomeni, questi approcci si concentrano su ciò che avviene nei piccoli contesti di vita quotidiana. Concentrandoci sulla proposta metodologica di Blumer, possiamo riassumere, in 3 punti, i principi metodologici di questo approccio in opposizione al neopositivismo: ● “Oggetto” della conoscenza sociologica sono le interazioni sociali reali, tramite le quali, gli attori sociali costruiscono culturalmente e simbolicamente il proprio mondo sociale, agendo poi di conseguenza. ● La realtà sociale va studiata nei suoi contesti naturali: il ricercatore deve cercare di avvicinarsi il più possibile agli ambiti sociali che sta studiando, provando a ridurre la distanza tra sé e i soggetti studiati e restituendo all’analisi, in una forma più trasparente, proprio questa naturalità. ● I concetti devono essere utilizzati in funzione sensibilizzante: devono essere elementi che fungono da guida, in grado di orientare il lavoro di analisi scientifica, ma senza condizionarlo in termini di necessità di verifica o falsifica di precise ipotesi. L'approccio di Blumer alla ricerca sociale è basato sul metodo induttivo, che ha portato all’elaborazione e diffusione dell’approccio della ground theory→ strategia metodologica, secondo la quale la teoria deve emergere direttamente dai dati, attraverso un lavoro di codificazione e riaccorpamento delle informazioni. Tale approccio presenta 2 versioni: ● Naturalista: ricercatore sociale è un osservatore esterno attento che, tramite la risistemazione di ciò che ha osservato e delle informazioni raccolte, costruisce teoria che riproduce in maniera semplice e precisa, ciò che avviene nella realtà studiata ● Costruttivista: il ricercatore deve cercare di stabilire un percorso di ricerca collaborativa e condiviso con i soggetti studiati, essendo la stessa ricerca sociale il risultato di un processo interattivo, tra attori sociali diversi. 2. Validità mediante criterio: dati provenienti da un nuovo strumento di misurazione vengono confrontati con quelli provenienti da uno precedente, ritenuto valido, che misura il medesimo concetto. 3. Validità per costruzione: rispetto a una data teoria, costruiamo 2 indici. Se il risultato del 2° porta gli stessi risultati del 1°, allora si dice che quest’ultimo strumento è valido per costruzione. L'attendibilità fa riferimento, invece, al collegamento tra variazione della misurazione e variazione del fenomeno. Nella ricerca sociale, è molto difficile da stabilire. Pochi sono gli accorgimenti che permettono al ricercatore di stabilirla a priori e, inoltre, la realtà sociale è in continuo divenire. È difficile sapere se la variazione registrata dipenda da un errore di misurazione, oppure da un cambiamento reale. Ripetere la ricerca nel tempo e compiere più ricerca sullo stesso fenomeno può comunque ridurre questo problema. Cenni sul campionamento La ricerca quantitativa pone 2 problemi: ● Determinare il collettivo che si vuole studiare e a cui faranno riferimento le conclusioni dello studio. È definito popolazione o universo; ● Selezionare i soggetti rappresentativi della popolazione che si sceglie di studiare. È definito campione e, in esso, si devono verificare gli stessi fenomeni che hanno luogo nel collettivo di cui sono parte. Unità di analisi→ ogg. vero e proprio dello studio e, nella maggior parte dei casi, si tratta del singolo individuo. Unità di rilevazione→ il tipo di individuo rispetto al quale vengono raccolte le informazioni. Unità di rilevazione e unità di analisi possono coincidere, come no. Il modello di campionamento ritenuto più efficiente è quello che segue le regole prescritte dalla teoria probabilistica dei campioni e dell'inferenza statistica. Esse consentono di mettere in atto procedure volte a ipotizzare quanto la misura rilevata nel campione possa corrispondere a quella effettivamente presente nella popolazione. Campioni classificati in: ● Campioni probabilistici: costruiti in base a regole della statistica. I membri della popolazione hanno una probabilità di essere estratti per far parte del campione. ● Campioni non probabilistici: la probabilità di estrazione dei membri della popolazione, per entrare a far parte del campione, non è nota. Il loro uso è frequente nella ricerca sociale, per ragioni di fattibilità dello studio. LE TECNICHE QUALITATIVE Si basano sull’utilizzo del linguaggio naturale e del linguaggio oggettivo, per analizzare e descrivere il mondo sociale, rinunciando all’uso della matematica. In questo caso l’attore sociale è colto nella sua soggettività, mentre l’analisi analizza come questa entri direttamente, sia nel processo di ricerca, sia nella costruzione dei fenomeni sociali. Le tecniche di ricerca qualitativa effettuano i propri studi aderendo il più possibile alla situazione naturale in cui si svolge il fenomeno in analisi. Non forniscono dati generalizzabili, ma mirano alla significatività e alla profondità dei risultati dell’indagine stessa: il loro ideale è quello dell’etnologo. Il ricercatore qualitativo seleziona le dimensioni, molto diversificate, che vuole indagare. Successivamente scende sul campo per raccogliere i dati e infine utilizza la teoria per decodificare i suoi dati. Nella ricerca qualitativa, fondamentali sono le tecniche concrete con cui vengono raccolti i dati, perché, la loro scelta comporta conseguenze alla successiva fase di analisi. Le 3 principali tecniche di raccolta dei dati di tipo qualitativo sono: osservazione partecipante, intervista qualitativa e Focus group L'osservazione partecipante è una tecnica di rilevazione dei dati che si basa sul coinvolgimento diretto dell’osservatore. Il ricercatore osserva e partecipa alla vita dei soggetti studiati, immergendosi per un periodo in un contesto diverso dal proprio, entrando direttamente in contatto con il gruppo oggetto di studio, condividendone gli atteggiamenti, le convinzioni e comportamenti, riuscendo in questo modo a registrarne le compresse dinamiche dal di dietro. L'osservazione partecipante è utilizzata nelle ricerche sui gruppi marginali, devianti e per lo studio di particolari. Una delle ricerche più note, basata sull’osservazione partecipante, è quella di Nels Anderson, il quale studiò la vita dei vagabondi che popolavano la Chicago degli anni 20’ e, la sua ricerca, culminò nella pubblicazione del testo “The Hobo”. L’osservazione partecipante presenta ostacoli e limitazioni: 1. Difficoltà da parte del ricercatore a entrare nel gruppo oggetto di ricerca e di essere accettato come parte di esso; 2. Difficoltà per il ricercatore di mantenere contemporaneamente il doppio ruolo di osservatore esterno e membro del gruppo a tutti gli effetti; 3. Impossibilità di annotare nell’immediato quanto è stato osservato, Il che comporta che il processo di registrazione venga solo in un secondo momento traverso ricordo, causando inevitabili forme di distorsioni. L'intervista qualitativa è una situazione speciale di interazione tra due persone, intervistato e intervistatore, attraverso la quale è possibile acquisire dati circa l’oggetto di un determinato studio. È una conversazione prodotta e guidata dall’intervistatore, attraverso la quale egli costruisce una particolare dinamica comunicativa con i soggetti scelti. Questi ultimi, sono sottoposti a determinati stimoli e forniscono le informazioni da cui il ricercatore trarrà i dati necessari per la sua ricerca. L’intervista qualitativa si caratterizza per la capacità di essere uno strumento aperto, flessibile e adattabile ai diversi contesti empirici. Sono di 3 tipi: ● Intervista strutturata: è un tipo di intervista che viene condotta dall’intervistatore, sulla base di un preciso ordine di argomenti e di impostazione delle domande, le quali sono poste a tutti gli intervistatori allo stesso modo, nella stessa identica successione. È un’intervista standardizzata, in quanto l’intervistatore non può modificare la disposizione e formulazione delle domande preparate, ma gli intervistati sono autorizzati ad esprimere liberamente le loro risposte. Rappresenta “il più genuino caso di tecnica che cerca di mediare tra l’approccio quantitativo e quello qualitativo, ma spesso con scarso successo”. ● Intervista semi-strutturata: intervistatore possiede una maggiore autonomia. Egli ha a disposizione una traccia in cui sono riportati gli argomenti che dovrà affrontare nel corso dell’intervista, ma non è vincolato da un ordine specifico di domande e temi, godendo della massima libertà nel modo di organizzare l’intervista. ● Intervista non-strutturata: o intervista libera, è un tipo di intervista in cui il contenuto delle domande non è prefissato, ma viene elaborato nel corso della conversazione. La funzione principale dell’intervistatore è quella di sollecitare una risposta ai temi che decide di trattare ed evitare possibili divagazioni da parte dell’intervistato. Importante è la natura dell’interazione, che si viene a creare tra intervistato e intervistatore. Il Focus group Intervista di gruppo fu introdotta da Merton ed implica la partecipazione di un gruppo intero di intervistati, che si esprimono su determinato argomento. I membri del gruppo devono essere stati coinvolti in una situazione particolare, in modo tale che possano essere intervistati dal ricercatore, che conosce il tema in questione e il cui compito principale è quello di organizzare delle vere e proprie discussioni di gruppo guidate. Il focus group coinvolge una decina di persone, un numero considerato congruo a rappresentare le diverse posizioni a permettere l’interazione tra tutti i partecipanti. Le domande sono fatte in modo interattivo, infatti, i partecipanti al gruppo sono liberi di comunicare con gli altri membri, seguiti dalla supervisione di un conduttore (in genere il ricercatore o un suo assistente). All’inizio è una tecnica sperimentale(tasto verde: emoz. positiva, rosso: emozione negativa). Negli anni 60: nascita dell’idea di dover capire i posizionamenti delle persone sulla base dei meccanismi che riproducono. Si stimolano, con una serie di input, le persone a discutere. Negli anni 90: si prova a recuperare questa idea. Il presupposto del focus group: nella tecnica del campionamento il principio è che ho un universo preconosciuto. In questa tecnica del qualitativo il presupposto cambia completamente: L'obiettivo principale di un focus group è quello di creare nuove e più profonde linee di comunicazione e conoscenza. L'elevata flessibilità del metodo permette ai partecipanti di discutere tra loro in piena libertà. AMBITO SPAZIALE Ricerche sociali possono svolgersi in un singolo ambito territoriale ben definito, o possono mettere a confronto individui, gruppi e collettivi appartenenti a più ambiti territoriali. In quest’ultimo caso ci troviamo di fronte all’analisi comparativa. Questo tipo di analisi può essere utilizzata per 2 scopi: come mezzo per controllare un’ipotesi, oppure come strategia per spiegare le cause di un fenomeno di più vasta portata. Fasi indagine comparativa: 1. Formulazione del quesito della ricerca; 2. Scelta dell’approccio generale; 3. Individuazione dei casi comparabili e delle dimensioni di analisi; 4. Controllo delle ipotesi o individuazione dei fattori esplicativi; AMBITO TEMPORALE Possiamo distinguere due tipologie di ricerche differenti: ● Sincroniche e trasversali: le ricerche che si svolgono in un lasso di tempo definito attraverso un’unica rilevazione. Mirano a studiare le caratteristiche di un fenomeno così come si presentano nell’istante mettendo in secondo piano il fattore mutamento. ● Diacroniche o longitudinali: ricerche che comportano ripetute rilevazione nel tempo o che abbracciano un determinato arco storico. Si concentrano sul mutamento. Se fonti cui si attinge per ottenere dati sono storiche→ approccio diacronico di soc. storica, se i dati derivano da ripetute indagini on field, possiamo avere 2 tipi di indagine: ● Indagine di trend: quando gruppo osservato nei diversi momenti, pur appartenendo alla medesima popolazione, non è composto dagli stessi individui e le rilevazioni si svolgono sempre sulle stesse dimensioni. Questa strategia è utile quando si voglia individuare il mutamento di un fenomeno in quanto tale all’interno di una collettività. ● Indagine di panel: quando il gruppo esaminato nei diversi momenti appartiene alla medesima popolazione ed è composto dagli stessi individui. Tale strategia permette di cogliere come cambiano attori soc. rispetto ad un det. tema/fenomeno nel tempo. Entrambe possono essere effettuate in singolo ambito territoriale o in più ambiti a confronto. Norme Sono le regole e le aspettative di una cultura rispetto a un comportamento appropriato. Il comportamento che viola le norme di una cultura è definito deviante. Le norme possono comunicare alle persone cosa dovrebbero fare e cosa non dovrebbero fare, ma non sono fisse e rigide. Con il mutare della società, anche la cultura si evolve per affrontare nuove situazioni es. cyberspazio. Le norme di comportamento nelle sue varie sedi (“netiquette”), si sono sviluppate rapidamente, contribuendo all’emergere di una cultura fra gli utenti di Internet. Applicazioni diverse di internet hanno norme diverse. Le norme sociali non sempre tengono il passo dei cambiamenti tecnologici. A tal proposito, il sociologo William Ogburn, introduce il concetto di ritardo culturale→ il modo in cui i nuovi sviluppi tecnologici, spesso, sono più veloci delle norme che governano le esperienze collettive associate a essi. Le definizioni culturali di ciò che sono informazioni pubbliche o private non sono andate al passo con lo sviluppo di internet. Le norme possono essere: ● Norme formali: fanno parte del sistema giuridico e sono le norme rigidamente applicate, con potenziali pene severe per chi le viola. ● Norme informali: sono abitudini del gruppo (i costumi), norme comuni a una determinata cultura. Chi viola i costumi non subisce una punizione. Valori, conoscenze, credenze e norme aiutano a plasmare il modo in cui le persone si orientano nel mondo e costituiscono una guida su cosa pensare e come comportarsi. COMUNICARE LA CULTURA: SIMBOLI E LINGUAGGIO Per comunicare le idee della nostra cultura abbiamo bisogno di simboli e del linguaggio: ● Simbolo: è qualsiasi cosa ne rappresenti un’altra. Es. luce rossa significa stop. L'associazione tra simbolo e ciò che rappresenta è arbitraria e culturalmente definita. Lo stesso simbolo può avere significati diversi in culture diverse (es. scuotere la testa per sì o di no). La cultura è simbolica ed è proprio attraverso i simboli che comunichiamo e rafforziamo gli elementi della nostra cultura, collegandoli gli uni con gli altri e trasmettendoli. Una forma di comunicazione simbolica è il linguaggio. ● Linguaggio: è un sistema elaborato di simboli che permette alle persone di comunicare fra loro in modi complessi. Ci permette di accumulare e immagazzinare informazioni, di trasmetterle ad altri e di plasmare una storia condivisa. L’appartenenza allo stesso linguaggio non comporta, necessariamente, la condivisione di una cultura. Parlando di linguaggio, si parla di dialetto→ una variante del linguaggio con un proprio accento distintivo, un proprio vocabolario e proprie caratteristiche grammaticali. L'ipotesi di Sapir-Whorf E’ il principio della relatività linguistica sviluppato da Sapir e Whorf, che afferma che i diversi linguaggi influenzano il modo di pensare e comportarsi di chi li parla a causa della loro diversità di contenuto e struttura. → ipotesi controversa Il linguaggio riflette i più ampi contesti culturali in cui si è evoluto e, di conseguenza, ciascuna cultura tende a sviluppare parole, frasi ed espressioni uniche che sono difficili, se non impossibili, da tradurre in un’altra lingua. In questo senso, il linguaggio ci aiuta a formare la nostra idea del mondo. LINGUAGGIO E INTERAZIONE SOCIALE La prospettiva dell’interazionismo simbolico enfatizza le interazioni a livello microsociologico, i comportamenti quotidiani delle persone, che vengono considerate i mattoni che costruiscono la società. I sociologi che adottano questa prospettiva sono particolarmente in sintonia con l’importanza del ruolo svolto dai simboli e dal linguaggio nell’interazione umana. Ad esempio, il sociologo David Karp, intervistando adulti clinicamente depressi, ha scoperto che il loro linguaggio specifico ci aiuta a definire la loro realtà. Gli intervistati spesso non avevano un vocabolario adeguato per parlare dei propri problemi. Quando, alla fine, arrivavano a denominare depressione la propria situazione, iniziavano anche a vederla sotto una nuova luce. Gli intervistati di Karp svilupparono un nuovo senso del sé che diede forma alla loro risposta al dolore. L’identificazione della malattia influenzò anche le loro interazioni con la famiglia e gli amici, aiutandoli a rompere l’isolamento sociale. Karp allude ripetutamente all’importanza del linguaggio in tutto il suo studio. Fa rilevare che le idee di “ansia” e “depressione” non esistono in molte lingue e perciò, esistono persone che non possono utilizzarle per definire la propria realtà. RIPRODURRE LA CULTURA: I COMPORTAMENTI Sono le azioni associate a un gruppo che aiutano a riprodurre uno stile di vita ben preciso. L’accumulo di azioni quotidiane da parte delle persone aiuta a distinguere una cultura da un’altra. Il comportamento ci aiuta a distinguere tra: ● Cultura normativa: ciò che gli appartenenti ad una cultura dicono essere i propri valori, le proprie credenze e le proprie norme. ● Cultura effettiva: ciò che gli appartenenti ad una cultura fanno realmente e che può rispecchiare o meno la cultura normativa. Es. tale distinzione, è rappresentato dall’uguaglianza di genere (guarda libro). Le culture si differenziano nei loro atteggiamenti, anche nei confronti delle pratiche sessuali. OGGETTI: I MANUFATTI DELLA CULTURA Per oggetti culturali si intendono gli elementi principali della cultura materiale, ovvero gli oggetti fisici creati da persone che condividono una cultura e ad essa vengono associati. Gli oggetti culturali sono spesso variazioni di oggetti normali che si trovano nella vita quotidiana. Es. le diverse tipologie di pane, le opere d’arte, i musei, gli edifici pubblici, le strade, le stazioni di rifornimento, i serbatoi dell’acqua e anche i prodotti dei media popolari, come libri, film, canzoni ecc. Nello stesso tempo, però, può risultare difficile trovare i presupposti della propria cultura nei media popolari. CULTURA, IDEOLOGIA E POTERE Per comprendere il rapporto tra cultura e potere, è importante comprendere il significato di ideologia→ un sistema di significati che aiuta a definire e spiegare il mondo e che fornisce giudizi di valore su di esso. Può essere intesa come una visione generale del mondo. All'interno di ogni cultura esiste un’ideologia dominante→ un gruppo di affermazioni ampiamente condivise e regolarmente rafforzate che, in genere, sostengono il sistema sociale e servono gli interessi della autorità. L'esistenza di essa non implica l’assenza di visioni alternative, che molto spesso sono coinvolte in una sorta di disputa culturale. L’ideologia dà forma a ciò che definiamo come “naturale”. Tutto ciò che è naturale viene considerato più durevole e stabile di ciò che è creato dall’uomo. Ciò che le persone ritengono naturale e normale è, in realtà, una costruzione ideologica. DIVERSITÀ CULTURALE Consideriamo il caso di Billy: dopo averne visitato la casa per osservare l’ambiente in cui viveva, un’assistente sociale consigliò che Billy venisse dato in affidamento per le seguenti motivazioni: 1. Billy non aveva uno spazio proprio e doveva dormire in una stanza con molte altre persone. 2. La mamma di Billy non sembrava essere la persona che più si occupava di lui e lasciava che fosse la nonna ad assumersi la responsabilità. 3. Billy non sembrava affezionato alla nonna, anzi sembrava che lei lo intimidisse o lo spaventasse, visto che non la guardava negli occhi e, anzi, distoglieva lo sguardo. Billy era un nativo americano. Lasciare un bambino solo nella sua stanza è considerata una forma di abbandono per la sua cultura. Le persone appartenenti a queste culture mantengono uno stretto e continuo contatto fra uno sviluppo sano e ricco di affetto. Inoltre, in alcune culture di nativi americani è assolutamente normale che un genitore rimetta a un nonno le decisioni che riguardano l’educazione dei bambini: affidare i bambini alle cure dei nonni non è considerato abbandono, ma indice di rispetto verso i più anziani. Inoltre, distogliendo lo sguardo Billy non dimostrava paura, bensì il tradizionale rispetto per la nonna, con la quale aveva un rapporto molto stretto e affettuoso. Se l’assistente sociale avesse conosciuto meglio la cultura di Billy, avrebbe potuto evitare di fare raccomandazioni poco appropriate. La cultura è estremamente diversificata, variando non solo nel corso del tempo, ma anche fra società diverse e persino all’interno di una stessa società. L’assistente sociale di Billy avrebbe avuto bisogno di maggior consapevolezza culturale. Capire le diversità culturali in società differenti è più importante che mai. Per gran parte della storia umana solo pochi viaggiatori hanno interagito con persone di culture diverse della propria: viaggiare era difficile, costoso e spesso pericoloso. Oggi invece, la mobilità diffusa, un’economia globale e il progresso tecnologico hanno fatto sì che le persone di molte culture differenti dalla nostra, di cui arriviamo ad avere nozione pur non conoscendo la lingua parlata da chi le propugna. Per capire l’impatto della diversità culturale è essenziale cogliere i diversi tipi di cultura esistenti all’interno della nostra e in altre società, la loro posizione reciproca e come essi interagiscono in un mondo divenuto sempre più multiculturale. LE FUNZIONI SOCIALI DELLA RELIGIONE Durkheim dà una particolare definizione sociologica della religione→ sistema unificato di credenze e pratiche rituali relative al sacro, che associa le persone in una comunità morale. Tale definizione non include riferimenti al teismo, ovvero la convinzione che esistano una o più divinità personali. Infatti, la religione deve includere un’idea del sacro, ma non implica necessariamente quella di una divinità. La religione ha una serie di funzioni: ● Promuovere la solidarietà sociale: le persone unite dalle stesse credenze sviluppano dei vincoli sociali. Grazie alla condivisione di queste credenze, i seguaci di una rel. si considerano membri di un gruppo favorito, che li differenzia dagli altri. ● Operare come una forma di controllo sociale: le organizzazioni religiose possono assumere un ruolo importante nella socializzazione. Infatti, i seguaci di una religione devono aderire a un determinato codice etico, che viene insegnato e promosso nelle attività religiose e nei testi sacri. Il controllo sociale è forte, perché i credenti sono convinti che tali regole siano dettate dal divino. ● Fornire ai credenti benefici di natura sociale e psicologica: la fiducia nell’intervento divino può essere fonte di speranza e conforto, soprattutto nei momenti di crisi. La rel. può fornire risposte a grandi interrogativi, es. origine vita. Inoltre, il codice morale di una religione offre una guida pratica alla vita quotidiana. ● Motivare l’azione sociale: i principi e i valori appresi attraverso la religione possono indurre le persone ad agire in campo sociale. La religione, però, può essere anche disfunzionale. Es. la solidarietà sociale promossa dalla religione può portare all’intolleranza verso altre credenze, le norme e i valori potrebbero portare a una rigida ortodossia, impedendo cambiamenti necessari e la chiesa cattolica si è opposta alle scoperte scientifiche che contrastavano la dottrina religiosa, es. Galileo Galilei. SOCIETÀ E RELIGIONE Per Durkheim, gli esseri umani creano divinità e religioni per dare una forma trascendente ai valori condivisi di una società (la coscienza collettiva). Molte religioni condividono determinate norme e un messaggio di fondo. È il caso dell’etica della reciprocità (trattare gli altri allo stesso modo in cui vorremmo essere trattati), presente in tutte le religioni. Come afferma Durkheim, “l’idea della società è l’anima della religione”, ovvero, il sacro è un simbolo per la società. Se prendiamo, per esempio, il principio secondo cui “Dio è molto più potente di qualunque essere umano” e sostituiamo alla parola “Dio” la parola “società”, la frase continua ad avere senso. La società travalica qualunque individuo, la nostra esistenza e la nostra identità dipendono dai costrutti della società e la sopravvivenza della società dipende dalla nostra disponibilità a rispettare le norme di base e a punire chi le viola. In un certo senso, per Durkheim, la religione è il culto di una società per sé stessa. KARL MARX: LA RELIGIONE COME OPPIO DEI POPOLI Marx nella sua opera, non fece della religione l’argomento principe, ma bensì, ne sottolineò il lato oscuro, definendola come “l’oppio dei popoli”→ secondo Marx, è l’uomo a creare la religione e quest’ultima è il sospiro dell’oppresso, il sentimento di un mondo senza cuore e l’anima di condizioni inespressive. L'abolizione della religione, in quanto felicità illusoria degli uomini, è il presupposto della loro felicità reale. Considerava dei e religione dei costrutti umani e si concentrò su due dimensioni della religione non considerate nella successiva analisi di Durkheim: ● La religione offre un falso conforto ai credenti: il potere esercitato dalla religione sugli individui derivava dal sollievo temporaneo che essa assicura a fronte dell’oppressione reale. Così come un narcotico, spiegava Marx, la religione offre un sollievo temporaneo a una vita dolorosa e spietata di oppressioni, ma non fa nulla per affrontare le condizioni che producono tale dolore. ● I detentori di potere manipolano la religione: i membri della classe dominante possono essere considerati “gli spacciatori” che favoriscono la dipendenza dalla religione. Quest'ultima, nella teoria di Marx, serve gli interessi della classe dominante, assicurando la sottomissione degli oppressi. Anziché promuovere il cambiamento sociale nel mondo reale, li induce a immaginare un mondo fantastico in cui troveranno sollievo dopo la morte. La religione non è altro che il riflesso della struttura economica che ne è alla base. La considerava un problema, in quanto costituisce una forma di falsa coscienza, che impedisce alle persone di riconoscere la vera fonte della infelicità. I movimenti rivoluzionari ispirati da Marx invocarono spesso queste idee per giustificare l’ateismo. A partire dagli anni ‘60, alcuni leader cattolici latinoamericani scambiarono le proprie credenze religiose con le teorie economiche marxiste, per creare la cosiddetta teologia della liberazione→ forma di cristianesimo, volta a combattere la povertà e altre forme di ingiustizia sociale, subendo però la condanna e la scomunica da parte della Chiesa. MAX WEBER: IL DISINCANTO DEL MONDO Studiò la relazione tra le varie religioni e la vita economica, e nella sua opera, “l’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, spiega che alcuni valori della religione protestante contribuirono all’ascesa del capitalismo e dell’industrializzazione. Coloro che abbracciavano questa religione, consideravano il successo economico dato dal lavoro, segno di salvezza. Secondo Weber questo sistema di credenze, che definiva l’etica protestante, associato al desiderio di guadagnare, che definiva lo spirito del capitalismo, avrebbe consentito ai calvinisti di accumulare capitale necessario per investire nelle macchine, che aprirono la strada all’industrializzazione. Uno dei contributi maggiori forniti da Weber fu, la spiegazione del processo che portò alla sostituzione della tradizione con la razionalità, come base per l’organizzazione della vita sociale ed economica. Questa razionalizzazione della società fu accompagnata da un corrispondente declino dell'influenza della religione, grazie, anche, alla capacità della scienza e al pensiero razionale di spiegare il mondo in modo sempre più dettagliato. Predette le conseguenze negative della razionalizzazione→ ascesa della burocrazia e influenza sempre maggiore del denaro. Quest'ultimo viene considerato l'elemento più astratto e impersonale nella vita umana. Più il mondo dell’economia moderna segue le sue leggi, meno è accessibile a qualunque relazione con un’etica religiosa di fratellanza. Weber si riferiva, in particolar modo, al disincanto personale→ in assenza dell’etica della fratellanza espressa dalla religione, la vita individuale non avrebbe avuto, né un significato, né una direzione precisa. Webber osserva che tutte le religioni nascono proprio dall’assunto che la vita abbia un significato e dalla promessa di renderlo accessibile e comprensibile. PETER BERGER: LA SACRA VOLTA Poiché la razionalizzazione della società sembra spesso togliere significato alla vita, gli individui continuano a cercare rifugio nel sacro. Peter Berger affermò che la religione rappresenta, in primo luogo, un tentativo di creare una realtà significativa in cui vivere. La religione ci aiuta a dare senso alla nostra vita e mette ordine in un mondo altrimenti caotico. L'ordine socialmente costruito è determinato da un fattore socio-psicologico→ la religione funge da scudo contro il terrore, nel senso che difende gli esseri umani dal pericolo della mancanza di significato. Possiamo dire che, la religione fornisce una “sacra volta” sotto la quale i membri di una società possono rifugiarsi assieme. Tuttavia, la religione funziona al meglio quando tutti i membri di una società condividono la stessa interpretazione della realtà. LA RELIGIONE NEL MONDO L'86% dell’umanità si identifica in una delle religioni che esistono al mondo, anche se non tutti partecipano attivamente al culto. La religione più diffusa è il cristianesimo, con una presenza significativa in tutti continenti tranne l’Asia. L'Islam è maggiormente concentrato in Asia e in Africa. Il 14% della popolazione mondiale non pratica nessuna religione e, in questa percentuale, rientrano gli agnostici e gli atei. Gli abitanti dei Paesi più ricchi ed evoluti appaiono tendenzialmente meno religiosi. ANDARE ALLA RICERCA DI DIO SUL MERCATO RELIGIOSO La religione è venuta ad assomigliare a una merce esposta in un supermercato, un prodotto venduto da organizzazioni religiose che si contendono i fedeli da acquistare. Poiché le istituzioni religiose tradizionali non si sono quasi mai adattate alle nuove condizioni sociali e ai nuovi gusti dei consumatori, le grandi religioni hanno avuto un forte calo di fedeli. Per altro, l’idea stessa che la religione possa venire assimilata a un bene di consumo nei confermerebbe inequivocabilmente il declino. Quando un gran numero di istituzioni religiose può fornire ai consumatori dei vari segmenti di mercato esattamente il prodotto che vogliono, e se il cliente ha sempre ragione, allora la religione ha perso la capacità di promuovere un insieme di valori ampiamente condivisi o di imporre norme sociali comuni. Al giorno d’oggi la religione sopravvive soprattutto perché si impegna in attività che vanno oltre la relazione tra individui e il soprannaturale. L’organizzazione religiosa della nostra epoca mira, invece, a promuovere valori morali, solidarietà, opere di carità e cause politiche. POTERE, AZIONE SOCIALE E STRUTTURE (CAP. 5) ● Istituzioni sociali: le grandi aree della vita sociale in cui si creano routine e modelli di comportamento destinati a durare nel tempo. ● Struttura sociale: sono i modelli ricorrenti di comportamento. La struttura vincola il comportamento sociale, ponendo dei limiti, ma lo agevola mettendo a disposizione un contesto e dei modelli di comportamento entro cui possono interagire. ● Capacità di azione: la capacità di operare indipendentemente dai vincoli sociali, anche in contrasto con le aspettative didattiche. ● Potere: meccanismo sociale ambivalente. Da una parte la struttura ne ha bisogno per funzionare, dall’altra, l’azione collettiva delle persone può mettere in discussione queste situazioni. CAPIRE LA STRUTTURA Conosciamo bene la struttura sociale della nostra comunità, in quanto otteniamo le conoscenze della propria struttura sociale durante il processo di socializzazione, durante il quale si apprendono regole, norme, valori, ecc... La struttura sociale è invisibile, tuttavia, avendo già un'idea di cosa cercare, possiamo mapparne i contorni in diversi livelli sociali. ● Livello microsociologico: analisi della struttura di interazione tra 2 persone o tra piccoli gruppi; ● Livello mesosociologico: studio di organizzazioni come aziende o scuola; ● Livello macrosociologico: analisi della struttura della disuguaglianza tra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati. In qualsiasi caso, gli obietti sono: descrivere i modelli di base e fare dei collegamenti tra questi modelli e le azioni sociali. Il ragionamento sociologico ci aiuta a capire come la struttura sociale influenzi la vita quotidiana, sia come le azioni individuali contribuiscano a influenzare la struttura sociale. La struttura sociale è costituita da comportamenti schematizzati e ripetitivi, che potremmo definire routine. Queste routine stanno alla base delle istituzioni sociali→ le grandi aree della vita sociale in cui si sviluppano routine e modelli di comportamento destinati a durare nel tempo(governo, scuole, imprese, istituzioni religiose). La nostra vita senza una struttura sociale sarebbe piena di incertezze, in quanto non saremo in grado di sapere cosa ci aspetta e soddisfare i nostri bisogni primari. In assenza di un modello di comportamento, ogni giornata verrebbe “sprecata” per pensare che cosa fare e come farlo in un qualunque momento, non lasciando tempo per fare altro. COSTRUIRE E MODIFICARE LA STRUTTURA SOCIALE Viviamo la struttura sociale come se fosse qualcosa di scontato e immodificabile costituita da comportamenti quotidiani che sembrano normali e inevitabili. In realtà, l'analisi sociologica dimostra come, i modelli di comportamento di cui si compone la struttura sociale non sono naturali, immodificabili o inevitabili→ Al contrario, in quanto prodotto dell’azione umana, gli esseri umani possono modificarli. Le strutture sociali variano con il tempo e da una cultura all’altra. Es. i genitori nella cultura Occ. mettono pannolino ai figli fino ad una certa età, nei paesi Ori. questo non avviene. Un altro esempio molto importante riguarda le aspettative di genere nel tempo. Le esperienze che vivono gli adulti odierni sono completamente diverse di quelle che vivevano quelli di 80-100 anni fa. Al tempo(anche intorno agli anni '60) le donne si occupavano solamente di casa, edu. figli, ecc., mentre i mariti lavoravano fuori casa. Al giorno d’oggi, entrambi i sessi svolgono lavori fuori casa, ed anche gli uomini si occupano dell'educazione dei bambini, della casa, ecc. Questo si può riassumere dicendo che le credenze ed i comportamenti nel corso del tempo sono notevolmente cambiati. Ancora una volta la relazione tra struttura e azione è presente: l'azione umana crea la struttura e questa struttura determina l'azione successiva. L'azione futura riaffermerà, modificherà o cambierà radicalmente le strutture sociali. STATUS, RUOLI E VITA QUOTIDIANA La struttura sociale affonda le proprie radici nell'attività quotidiana dei membri di una società. I sociologi, per comprendere cosa lega una persona all’altra e i modelli che costituiscono la struttura sociale, utilizzano due concetti chiave: ● Status: è una posizione che può essere occupata da un individuo all'interno di un sistema sociale. Ogni essere umano ha diversi status, in quanto occupiamo posizioni sociali diverse(figlio, genitore, atleta, studente, ecc.). Lo status può essere: - Ascritto: vengono assegnati a nascita, indipendentemente da nostra volontà - Conseguito: si ottengono volontariamente, facendo degli sforzi in alcuni casi. ● Ruoli: è l'insieme dei comportamenti attesi che si associano a determinati status(es. status di studente/ruolo di frequentare i corsi, rispettare i docenti, ecc.). I ruoli condizionano la vita di una persona, perché determinano ciò che qualcun altro si aspetta da quella persona in un determinato contesto. I membri di un gruppo sociale condividono aspettative analoghe sul ruolo di ciascuno. In questo modo l’interazione tra i singoli rafforza tali ruoli. Quando si ottiene un nuovo ruolo, sono forti le pressioni che esso fa sulla persona(es. nuovo lavoro, primi giorni è tutto più difficile, ma andando avanti, osservando i colleghi, tutto più facile). Il concetto di ruolo spiega come il comportamento di un individuo si conformi ad un modello generale, ma possa essere modificato da forze speciali. Le aspettative associate ad un ruolo non sono rigide e non impongono comportamenti determinati. I ruoli si modificano nel tempo e ne sono un es. i ruoli di genere e il ruolo genitoriale. Gli status e i ruoli che una persona ricopre sono legami concreti che la uniscono al resto della società. Questi 2 aspetti sono fondamentali per la comprensione delle modalità d'interazione tra le persone e i gruppi nelle organizzazioni. Gli status e i ruoli sono coinvolti anche nel modo in cui la struttura interagisce con il potere per produrre disuguaglianza. La struttura pervade la vita sociale a liv. micro, meso e macro. INTERAZIONE A LIV. MICROSOCIOLOGICO: L’ETNOMETODOLOGIA Uno dei metodi più utilizzati dai sociologi per esaminare le interazioni sociali a livello microsociologico è l’etnometodologia→ approccio che esamina i metodi usati dalle persone per dare significato alle proprie attività di tutti i giorni, enfatizzando il ruolo giocato dalle interazioni nella costruzione delle strutture sociali. Gli etnometodologi sono convinti che la struttura sociale esista proprio perché la creiamo noi costantemente, man mano che costruiamo l'ordine sociale e la nostra routine quotidiana. Harold Garfinkel ha cercato di far emergere queste strutture sociali microsociologiche attraverso i “breaching experiments”→ situazioni sociali controllate in cui le persone coinvolte violano intenzionalmente le regole sociali, ignorando norme e comportamenti consolidati. Violando le norme sociali della vita quotidiana, alle quali normalmente non viene fatta molta attenzione, gli esperimenti etnometodologici mettono in luce l'esistenza di norme inespresse, che strutturano innumerevoli aspetti della vita sociale e che diventano visibili solo quando vengono infrante(es. studente e del supermercato sul libro). STRUTTURA SOCIALE A LIV. MESOSOCIOLOGICO: LE ORGANIZZAZIONI La struttura organizzativa→ insieme delle regole e la routine, sia formali(codici di condotta e le job description) che informali(o routine, includono accordi tra gruppi e sono quelle che emergono e si impongono nello svolgimento delle attività organizzative reali), che disciplinano l'attività quotidiana all'interno delle organizzazioni. La prospettiva sociologica ci aiuta a capire come la struttura organizzativa influenzi la nostra vita e come le nostre attività quotidiane ci permettano di interagire con questa struttura. STRUTTURA SOCIALE A LIV. MACROSOCIOLOGICO: FUNZIONI E INTERRELAZIONI TRA ISTITUZIONI SOC. A livello microsociologico, è possibile riconoscere la struttura sociale nei molteplici modelli di comportamento di una società. Alcuni sociologi ricorrono spesso alla prospettiva funzionalista, concentrandosi soprattutto sull'interrelazione tra le istituzioni(famiglia, governo, religione, ecc.). Questa prospettiva considera la società come un insieme di strutture interdipendenti, ognuna delle quali dà un contributo al mantenimento dell'ordine sociale. Le strutture sociali hanno funzioni specifiche che soddisfano i bisogni della società nel suo complesso e per garantire la sopravvivenza di una società, le sue strutture e istituzioni devono continuare a soddisfare tali bisogni. Al centro dell'analisi funzionale c'è il concetto di equilibrio→ bilanciamento tra le varie strutture che mantengono la stabilità sociale. Se una componente della società viene a modificarsi, anche le altre dovranno adattarsi alla modifica per ripristinare l'equilibrio. I funzionalisti cercano di capire come operino le diverse parti che compongono una società e che ruolo abbiano le diverse strutture nella vita sociale. Parsons si interessò al tema dell’integrazione sociale→ processo mediante il quale, i valori e le strutture sociali uniscono le persone all'interno di una società. Secondo i funzionalisti, dal momento che le istituzioni sociali sono interdipendenti, il loro equilibrio è precario per definizione, di conseguenza un cambiamento che modifica un'istituzione porta il cambiamento anche ad altre. William Julius Wilson, nella sua opera “When Work Disappears”, analizzò molto il tema della disoccupazione permanente sulle comunità metropolitane a basso reddito e cercò di capire come cambiano le speranze e i sogni di adulti e bambini, la loro vita, ecc. Wilson afferma che la sparizione del lavoro è causa della miseria cronica, del crimine, della tossicodipendenza e delle battaglie tra le bande nei quartieri poveri. La semplice esistenza di una struttura o di un'istituz. soc. non ne implica necessariamente una funzione positiva. Parson fu criticato per via della sua idea della separazione dei ruoli uomo/donna all'interno della famiglia, tipico pensiero della metà del ‘900 secondo cui la donna rimaneva a casa e l'uomo lavorava. Come hanno dimostrato i sostenitori della teoria femminista, le distinzioni rigide di genere condizionano sia uomini che donne. In alcuni casi, determinate strutture hanno funzioni negative, ossia sono disfunzionali(es. USA aspetti disfunzionali erano ● Costringere: imporre il consenso attraverso la minaccia, l’intimidazione, la pressione o la violenza. La minaccia di una punizione ha un effetto coercitivo sul comportamento delle persone. Il rispetto della regola è il risultato di una coercizione sistematica, in cui la minaccia viene dalle strutture sociali e non solo dagli individui. In molti casi la coercizione è molto più sinistra in quanto implica minacce al sostentamento, alla libertà o all’integrità fisica delle persone. IL POTERE NEI PICCOLI GRUPPI E NELLE ORGANIZZAZIONI I sociologi che studiano il potere nei piccoli gruppi e nelle organizzazioni cercano di capire come essi operano e che ruolo hanno i loro leader. John French e Bertram Raven identificano 6 basi di potere nei piccoli gruppi e nelle organizzazioni: ● Potere di gratificazione: è il controllo che un soggetto esercita su risorse ritenute preziose che possono essere usate per fornire incentivi positivi. es. genitori possono acquistare potere sul comportamento dei bambini con la paga settimanale. ● Potere coercitivo: è la capacità di punire. es. funzionari di polizia si fanno quasi sempre obbedire perché possono effettuare arresti, dare sanzioni. ● Potere legittimo: viene esercitato da coloro che fanno leva sul senso del dovere. Gli altri dovrebbero obbedire sulla base di valori culturali condivisi o del rispetto per il ruolo formale di queste persone nella struttura sociale. es. in ufficio obbediamo al capo, ma nella sfera privata no. ● Potere referente o carismatico: si basa sull’identificazione, sull’affetto e sul rispetto per un’altra persona, che non vuole necessariamente influenzare il prossimo. es. collega stimato ha un potere referente perché gli altri lo ammirano. ● Potere esperto: nasce dalla convinzione che una persona abbia conoscenze superiori in un determinato settore. es. avvocato conosce la legge più del suo cliente. ● Potere informativo: si basa sull’uso che una persona fa di fatti, dati o altre evidenze per argomentare razionalmente o persuadere. Esempio: un project manager ha un potere informativo quando convince il capo ad approvare un nuovo prodotto. Queste categorie possono sovrapporsi, ma la distinzione ci aiuta a riconoscere le diverse fonti di potere. L’uso che si fa di un certo tipo di potere può incidere su un altro. Rispetto a chi ricopre effettivamente posizioni di potere, coloro che ne sono privi tendono a usare di più la coercizione, pensando di non avere altri mezzi per raggiungere i propri fini. TATTICHE DI POTERE Sono le strategie specifiche che le persone usano per influenzare gli altri nella vita quotidiana. Si basano sul potere, anche se non sempre le vediamo in questi termini, e variano su 3 dimensioni: ● Hard e soft: le tattiche hard sono energiche, dirette o severe. Coloro che le impiegano usano ricompense monetarie e altri incentivi tangibili, come le minacce. Le tattiche soft si concentrano sulle relazioni, chi le impiega usa la collaborazione per raggiungere il proprio scopo. ● Razionali e irrazionali: le tattiche razionali fanno appello alla logica e includono la negoziazione e la persuasione. Le tecniche irrazionali fanno leva sui sentimenti. ● Unilaterali e bilaterali: le tattiche unilaterali non richiedono la collaborazione, ma includono le imposizioni, gli ordini e la negoziazione dell’altro. Le tattiche bilaterali comportano delle concessioni reciproche. Il modo in cui il potere e la disuguaglianza operano all’interno della società, nel suo complesso, può influenzare le dinamiche dei piccoli gruppi. GLI UTILIZZI ECONOMICI, POLITICI E CULTURALI DEL POTERE Potere economico: allocare le risorse all’interno di un gruppo o di una società il potere determina chi riceverà risorse importanti e come verranno impiegate. Nella famiglia, ha questo potere chi controlla le spese. I dirigenti di un’azienda hanno il potere di prendere decisioni che possono avere un impatto rilevante sulla vita dei lavoratori e sulle comunità di cui fanno parte(licenziamenti, stipendi, aprire/chiudere punti vendita). I governi hanno il potere decisionale sulle risorse, generando ricavi tramite imposte e contributi, per poi ridistribuire i soldi in opere pubbliche. I funzionari gestiscono il potere esercitando il controllo sui budget e sulle forniture. Potere politico: fissare delle regole e prendere delle decisioni il potere politico consente ad alcuni soggetti di fissare le condizioni che regolamentano la vita di altri. Chi detiene il potere fissa le regole e chi non ce l’ha è tenuto a seguirle. I genitori fissano le regole di funzionamento della casa, i dirigenti o gli amministratori stabiliscono come dovrà operare il sistema scolastico o lavorativo, mentre il governo ha il compito di fissare le regole di funzionamento della società. Potere culturale: definire la realtà per indurre gli altri a conformarsi alle proprie idee, i detentori del potere definiscono la realtà in un determinato modo, invitando gli altri a condividere la propria interpretazione es. genitori indirizzeranno i propri figli verso letture, tipi di intrattenimento o forme di istruzione religiosa, in modo tale che questi difficilmente metteranno in discussione o violeranno le regole che essi hanno fissato per loro. Un processo simile avviene nella società, dove la nostra visione del mondo è influenzata dai media e dall’istruzione. All'interno della società, il potere viene esercitato attraverso la selezione degli articoli che la gente legge, le idee che prendono in considerazione o le prospettive che vengono presentate. Antonio Gramsci affermò che la classe al potere mantiene il predominio non solo attraverso l’uso della forza, ma anche attraverso la manipolazione delle idee, messa in atto eventualmente tramite il controllo delle istituzioni culturali. Questa situazione viene definita con il concetto di egemonia→ una condizione che si crea quando delle forze politiche sociali hanno diffuso con successo le proprie idee, emarginando le idee alternative, per cui le loro prospettive e i loro interessi si considerano generalmente universali e veri. Manipolando le idee, i detentori del potere riescono spesso a ottenere consenso altrui. I sistemi di disuguaglianza sociale vengono rinforzati da un’ideologia giustificatrice che viene interiorizzata dagli oppressi. Le istituzioni sociali possono contribuire a creare o mantenere questa ideologia. I poteri economico, politico e culturale affondano le proprie radici in istituzioni sociali del mondo reale, tra cui le imprese, il governo e le religioni diverse. POTERE E RELAZIONI SOCIALI A tutti livelli della società, il potere deriva dalle relazioni sociali e viene limitato dalle relazioni su cui ci si basa. Weber fece una distinzione importante tra autorità e potere. ● Potere: è la possibilità di affermare la propria volontà anche andando contro l’opposizione altrui; ● Autorità: o potere legittimo, è accettata volontariamente da coloro che vi si assoggettano sulla base di un principio di legittimazione. Weber individua tre tipi di autorità: ● Autorità tradizionale: ha legittimazione in quanto riflette pratiche culturali consolidate. Queste pratiche possono variare fortemente, da nobiltà medievale ai capi tribù, i leader tradizionali sono generalmente considerati autorità legittime perché derivano il proprio potere da convenzioni culturali che si tramandano da secoli e che non vengono quasi mai messe in discussione. ● Autorità razionale-legale: ha legittimazione perché si basa su leggi, regole e procedure prestabilite. Un presidente o un premier hanno legittimazione perché sono stati selezionati attraverso un processo socialmente e giuridicamente concordato. Weber affermò che, con l’ascesa della scienza, dell’industrializzazione e dei processi democratici, le forme razionali-legali di autorità hanno sostituito le forme tradizionali. ● Autorità carismatica: un potere la cui legittimazione deriva dalle straordinarie caratteristiche personali di un singolo leader, che ispira fedeltà e devozione. L'autorità carismatica non è trasferibile e, di conseguenza, per definizione è breve ed episodica. I leader carismatici possono indurre gruppi di persone ad agire, pur non possedendo alcun potere istituzionale di tipo formale. IL RUOLO DELL’OBBEDIENZA Weber basava la propria distinzione tra potere e autorità sulle percezioni di coloro che obbediscono agli ordini, ma non si preoccupava del come vengono create queste percezioni e quindi, di come vari tipi di leader mantengono il proprio potere conservando la fedeltà dei seguaci es. ostaggi seguono spontaneamente le direttive del sequestratore. Il potere è limitato dalle relazioni sociali su cui ci si basa(generale ha potere solo se i sottoposti accettano di eseguirne i comandi). I regimi autoritari possono crollare quando un certo numero di cittadini si rifiutano di obbedire ai propri leader. Anche coloro che detengono il potere, nella vita quotidiana, dipendono dall’obbedienza degli altri per conservare la propria posizione. Le persone non sono recettori passivi delle pretese di chi esercita il potere, perché possono reagire in tanti modi diversi, dalla lesione volontaria alla resistenza che può minare l’autorità. Il grado di obbedienza che sussiste in una situazione sociale non è sempre rilevabile, ma ci vuole una comprensione sociologica del potere per capire che, sotto la superficie apparentemente calma e ordinata delle società, può essere presente un conflitto latente. Quando viene meno l’obbedienza, il conflitto potrebbe erompere improvvisamente e drammaticamente (primavera araba). Questo tipo di ribellione contiene un’altra forma di potere→ il potere della disobbedienza. vedono il mondo e consente alla società di funzionare senza problemi. La vita quotidiana è ricca di interpretazione della realtà condivise, date per scontate. Il funzionamento della vita quotidiana si basa, in parte, sull’interpretazione condivisa dalle persone di quella che è la natura della realtà. Allo stesso modo, il piacere per una forma di intrattenimento dipende da una base di conoscenza condivisa. Anche i pubblicitari si affidano spesso a visioni condivise di ciò che è attraente e desiderabile e, per questo, elogi e slogan riescono a essere altamente comunicativi. Quando interagiamo con degli estranei, gli elementi condivisi della cultura costituiscono un terreno comune che facilita le interazioni. Alcune interazioni mancate possono avere conseguenze gravi. Le persone che occupano posizioni sociali diverse considerano spesso il mondo da prospettive diverse e questo meccanismo si riproduce su scala globale. Ciascun gruppo attinge a conoscenze ed esperienze diverse per comprendere il mondo sociale. DEFINIRE REALE UNA SITUAZIONE: IL TEOREMA DI THOMAS(profezia che si autoadempie) I sociologi affermano che la realtà è il risultato di ciò che impariamo dalla nostra società→ la realtà è socialmente costruita. Non solo diamo per scontate la nostra definizione di realtà, ma queste definizioni possono mettere in moto conseguenze molto reali. Thomas contribuì a sviluppare il concetto della necessità di interpretare una situazione sociale prima di agire. Tale processo viene definito “definizione della situazione” e consiste nella presa in considerazione della nostra interpretazione spontanea delle circostanze che abbiamo di fronte e ciò che la società ci ha insegnato riguardo a queste. La nostra interpretazione influenza la nostra azione. Ad oggi, la teoria di Thomas prende il nome di teorema di Thomas→ afferma che “se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze”. Quindi, l’interpretazione soggettiva della realtà ha effetti oggettivi (le persone si aspettano che io sia affidabile quando svolgo bene un determinato compito, al contrario un bambino che non svolge bene un compito, non si aspetta questo). Se dobbiamo capire come e perché gli esseri umani agiscono come di fatto fanno, dobbiamo prestare attenzione al modo in cui definiscono la realtà e come quella definizione, a sua volta, influenzi il loro comportamento. Il teorema di Thomas ci aiuta a capire come le interpretazioni di una situazione diano forma all'interazione sociale a vari livelli(es. barbone e della nazione confinante che si sente minacciata). Questo teorema può aiutarci a capire il funzionamento degli stereotipi, che definiscono gli individui come esempi tipici di gruppi di persone. stereotipi→ generalizzazioni esagerate, distorte o non vere, su categorie di persone, che non tengono conto della specificità di un individuo. È tipico degli stereotipi perpetuare immagini ingiustamente negative delle persone, che non hanno alcun rapporto con noi, né come individui né come gruppo. Alcuni stereotipi possono essere anche positivi ma anche questi non sono del tutto veri. Con gli stereotipi, noi classifichiamo le persone sulla base di appartenenza a simili. Tale processo prende il nome di laterizzazione?→ pensare che tutte le persone che appartengono a quella categoria abbiano le stesse caratteristiche. Questa operazione è un'operazione di potere. Gli stereotipi sono apparentemente meno violenti, appaiono come distintivi hanno la funzione di mettere un gruppo sociale all'interno di un confinamento. Trattandosi di definizioni condivise, tutti gli stereotipi creano un senso di realtà, quindi possono avere pesanti conseguenze. TRE PASSI PER COSTRUIRE LA REALTÀ SOCIALE Nell'opera “La realtà come costruzione sociale”, Berger e Luckmann riassumono il processo attraverso il quale le persone costruiscono la realtà→ “la società è un prodotto dell’uomo. La società è una realtà oggettiva. L'uomo è un prodotto sociale”. Per gli autori, i 3 passi per costruire la realtà sociale sono: 1. Esternalizzazione: persone creano la società attraverso una continua attività fisica e mentale. Questo complesso procedimento contribuisce ad assicurare un ambiente stabile entro il quale poter vivere. es. diventiamo amici di una persona, passiamo del tempo insieme, interagiamo in modo da creare un rapporto speciale. 2. Oggettivazione: attraverso questo processo, le disposizioni sociali arrivano a sembrare oggettivamente reali: la società appare separato dalla creazione umana, ma piuttosto naturale, inevitabile e al di fuori del controllo delle persone. Es. rapporto di amicizia entra a far parte della nostra realtà. Ci chiamiamo amici e le altre persone lo riconoscono come rapporto reale. 3. Interiorizzazione: complesso procedimento attraverso il quale apprendiamo la cultura della nostra società e determiniamo la nostra visione del mondo. Gli esseri umani giungono a farsi influenzare dalle proprie creazioni: divengono prodotti sociali. es. rapporto di amicizia ci influenza e rispondiamo a specifiche aspettative associate a questo rapporto, come l’aiuto reciproco. Lo stesso processo avviene sia nelle interazioni sociali a livello microsociologico, sia nelle strutture sociali di più ampio respiro. Le persone creano diverse strutture e istituzioni sociali, come famiglia, scuola, governo, possono trattare queste entità come fossero oggettivamente reali e sono influenzate dalla società che creano. Nel caso delle grandi strutture sociali, tale influenza spesso viene percepita solo dalle generazioni successive. Il governo viene costantemente mantenuto e riprodotto attraverso le azioni di chi vi partecipa. L'ordine sociale nasce dall'azione dell'uomo e continua a esistere solo se gli esseri umani lo riproducono attraverso la propria partecipazione. Il mondo sociale nel quale viviamo è un flusso costante e gli uomini possono cambiare quello che hanno contribuito a creare. STATUS SOCIALI E RUOLI Un'interazione sociale, oltre a richiedere un’interpretazione condivisa della realtà, prende forma attraverso status sociali e ruoli, i quali uniscono un individuo a un altro e fanno parte di quei modelli di comportamento che costituiscono la struttura sociale. Status→ è una posizione che può essere occupata da un individuo all’interno del sistema sociale. Parlando di status, possiamo fare riferimento a 3 diversi concetti inerenti ad esso: ● Status set: è l'insieme degli status di un individuo (studente, impiegato, vicino di casa, fratello). ● Categoria di status: status sociale che le persone possono avere in comune (infermiere, padre meridionale). ● Ruolo sociale: insieme dei comportamenti attesi che si associano a particolari status. Le aspettative generiche riguardanti il comportamento, i doveri e diritti associati a ruolo sono state definite dalla nostra cultura (es. ruolo di studente, di genitore, di malato come studia Parsons). Tutti noi ci destreggiamo continuamente fra i molti ruoli associati ai vari status che occupiamo. Gli status creano conflitti e quest’ultimi possono essere: ● Conflitto inter-ruoli: avviene quando le aspettative associate a ruoli diversi si scontrano. es. individuo occupa ruolo di lavoratore e di studente. Gli viene chiesto di fare degli straordinari, ma, allo stesso tempo, deve finire un progetto importante. Occorre fare una scelta a discapito di uno dei due ruoli. ● Conflitto intra-ruoli: si verifica quando le aspettative associate a un singolo ruolo competono le une con le altre. es. insegnanti vivono in conflitto intra ruolo a causa della doppia responsabilità che hanno: aiutare e appoggiare i propri studenti, ma anche valutarli, a volte, con un'insufficienza. Poiché gli individui possono detenere contemporaneamente molti status, si crea il problema di soddisfare con successo le aspettative sociali. I ruoli rivestono un'importanza cruciale nella costruzione della nostra vita quotidiana, perché ci connettono alle altre persone. I ruoli, interconnessi tra loro, danno vita a rete di relazioni sociali a base della struttura soc. APPROCCIO DRAMMATURGICO DI GOFFMAN: INTERPRETARE LA VITA SOCIALE L'approccio drammaturgico alla realtà sociale è un approccio allo studio delle interazioni sociali che utilizza la metafora della vita come teatro. È legato al sociologo Goffman, il quale, nella sua opera “La vita quotidiana come rappresentazione”, spiegò la natura dell’interazione sociale attraverso elementi di una rappresentazione teatrale. Aspettative di ruolo Mentre in una commedia è l’autore che determina il ruolo degli attori, nella vita reale a determinare il contenuto di un ruolo sociale, è la cultura (es. avvocato che entra in tribunale vestito da basket). Un attore deve interpretare un ruolo in modo convincente e, per farlo, utilizza il costume, gli accessori, il linguaggio e le emozioni appropriate. Lo stesso vale per i ruoli sociali→ aspettative associate a un qualsiasi ruolo sono socialmente definite, ma gli individui, che godono di un particolare status, devono interpretare attivamente quel ruolo. Gestione delle impressioni A teatro, un ruolo viene interpretato alla presenza di un pubblico, gli attori cercano di convincere lo spettatore di essere veri e che la loro interpretazione di un personaggio è autentica. Nella realtà, noi, in quanto attori sociali, siamo impegnati in quella che viene definita gestione delle impressioni→ attraverso la nostra interpretazione, cerchiamo di controllare l'immagine che gli altri hanno di noi. Talvolta le persone si calano a tal punto in un ruolo da considerarne l'interpretazione una parte integrante di sé stessi. In altre situazioni, le persone cercano di mantenere le distanze, separandosi dal ruolo mentre lo interpretano, in quanto desiderano che il pubblico noti la differenza fra il ruolo e il loro vero “Sé”. Palcoscenico e retroscena Gli attori interpretano il proprio ruolo quando sono sul palcoscenico, ma dietro le quinte tornano ad essere sé stessi. Secondo Goffman, anche gli attori sociali cambiano il proprio comportamento a seconda del luogo in cui si trovano (es. cameriere). LE RETI SOCIALI Sono l'insieme dei legami sociali, che collegano le persone le une alle altre. Gli individui hanno sempre formato tra di loro reti sociali e i sociologi le studiano da molto prima che internet nascesse. Mentre prima, legami e reti sociali si basavano sull’interazione personale, oggi, internet offre vantaggi ai fini della loro costruzione e mantenimento. La dimensione del gruppo determina anche il tipo di interazione sociale che si instaura al suo interno. Man mano che coinvolgono in un maggior numero di persone, i gruppi diventano sempre più stabili, perché possono sopravvivere alla perdita di singoli membri. Più numerosi sono i membri del gruppo meno intenso diventa il rapporto tra loro. Infatti, i piccoli gruppi tendono ad avere rapporti intensi ma instabili, mentre quelli più ampi tendono ad essere più stabile ma meno intensi. In questi 2 tipi di gruppi, è diversa anche la natura dell’interazione sociale tra i membri (es. conferenza con 200 persone si può essere anonimi e passivi, ma in un seminario con 6 persone si deve partecipare attivamente). PRINCIPALI GRUPPI PRIMARI: LE FAMIGLIE La famiglia come istituzione sociale La famiglia è un’istituzione sociale fondamentale, definita dai sociologi come due o più individui, uniti dalla nascita o da un vincolo sociale, che condividono risorse, si prendono cura delle persone a loro carico e mantengono forti legami emotivi. Il significato della famiglia è definito culturalmente e, le famiglie, variano proprio perché sono costruzioni sociali che riflettono le norme e le credenze di culture diverse, in momenti storici diversi. Sono le azioni degli individui che preservano o modificano le strutture familiari. La famiglia però, oltre alla cultura, viene influenzata, anche, da forze sociali più forti, che creano differenze di potere e la conseguente disuguaglianza sociale. La famiglia può assumere diverse forme(adulti che si prendono cura di bambini, composta solo da una coppia, alcuni vivono insieme, altre separate). Alla base della famiglia vi è l’amore, ma spesso, in alcune famiglie le relazioni sono formali, cioè prive di un sentimento amoroso. Tuttavia, tutte le famiglie svolgono funzioni sociali primarie. Varianti della famiglia e del matrimonio le famiglie, come abbiamo detto, possono assumere molte forme diverse, non necessariamente riconducibili al matrimonio. ● RETI FAMILIARI le famiglie variano per composizione e dimensione: - Fam. nucleare: o fam. coniugale, è la fam. composta da genitori e figli. - Famiglia estesa: fam. composta dalla fam. nucleare + altri parenti es. nonni - Famiglie allargate o ricostituite: fam. in cui uno degli adulti ha figli nati da una precedente relazione. Deve affrontare una serie di problematiche: la gestione dei rapporti tra i genitori divorziati, l’influenza maggiore di uno dei 2 genitori naturali sui figli e la convivenza tra fratelli e sorelle appartenenti a diversi nuclei familiari. ● MATRIMONIO E CONVIVENZA la natura del vincolo sociale varia da una famiglia nucleare all’altra. I vincoli sociali possono essere: - Matrimonio: relazione sociale, che crea legami familiari, comporta intimità sessuale e viene formalizzata tramite contratto o cerimonia religiosa. - Convivenza: relazione sociale che può creare legami familiari, comporta intimità sessuale, ma le 2 persone coinvolte vivono insieme come partner e non sposati. In alcune culture, la convivenza suscita riprovazione sociale. ● ELLEGGIBILITA’ MATRIMONIALE le culture variano anche a seconda del modo che utilizzano per selezionare persone idonee al matrimonio. - Endogamia: limitazione del matrimonio, per legge o costume, a persone di diversa categoria sociale. - Esogamia: il matrimonio tra persone di diverse categorie sociali. Per il tabù dell’incesto, molte società vietano il matrimonio tra consanguinei. In una cultura, potrebbero essere presenti sia l’endogamia, sia l’esogamia. ● MATRIMONI COMBINATI in alcune culture, matrimoni non si basano sul sentimento amoroso, ma vengono combinati sulla base della convenienza economica e dello status sociale. Ruolo fondamentale dei genitori, i quali scelgono il coniuge per i figli. ● FORME DI MATRIMONIO - Monogamia: pratica che restringe le relazioni sessuali a un solo partner. - Poligamia: sistema matrimoniale che permette a una persona di avere più coniugi. La forma più comune è la poliginia→ matrimonio 1uomo con più donne. Meno comune è la poliandria→ matrimonio 1donna con più uomini. ● IDENTITA’ DI GENERE le famiglie variano anche a seconda della loro organizzazione in relazione al genere. In alcune culture i ruoli delle donne e degli uomini si sovrappongono, ma in altre, le distinzioni di genere sono rigide. Queste ultime impediscono alle donne di lavorare fuori casa e assegnano loro la responsabilità di crescere i figli e prendersi cura della casa, mentre gli uomini assumono un ruolo dominante. Fino agli anni 50’, nelle società industrializzate, tale distinzione predominava la società. Tuttavia, ancora oggi, in alcune società, la stratificazione di genere continua a predominare sia sul piano fisico, sia su quello economico e sia su quello culturale. Trend globali nella vita familiare E’ possibile identificare alcune macro-tendenze, anche se non sono universali e uniformi. ● Le famiglie stanno diventando più piccole: con l’industrializzazione della società, una famiglia numerosa è diventata un peso economico poiché i salari sono limitati. ● Le famiglie estese sono meno comuni: grazie all’industrializzazione è aumentato il numero di famiglie che possono permettersi di abitare per conto proprio in case più piccole. Per tale motivo, la famiglia nucleare ha sostituito quella estesa. ● La libera scelta del partner è sempre più diffusa: le società tradizionali stanno abbandonando pratica dei matrimoni combinati e libertà individuale del partner è > Le donne si sposano più tardi: spesso le donne rinviano il matrimonio per continuare gli studi o lavorare fuori casa. ● Le persone restano sposate meno anni: le convivenze e i divorzi sono in aumento. ● Più donne entrano a far parte della forza lavoro: le donne hanno raggiunto una maggiore indipendenza economica, che ridimensiona il nucleo familiare. ● Le famiglie includono sempre più spesso anziani: grazie ai progressi della sanità, le aspettative di vita si sono allungate e per tale motivo sono aumentati anche il numero di anziani, alcuni dei quali richiedono assistenza da parte dei familiari. ● Uomini e donne omosessuali vivono oggi stabili rapporti di coppia: una delle più significative trasformazioni per i Paesi dell’Occidente è la rivendicazione e il riconoscimento giuridico dei rapporti di coppia stabili tra persone dello stesso sesso. I PRINCIPALI GRUPPI SECONDARI: ORGANIZZAZIONI E BUROCRAZIA Organizzazioni gruppi secondari aventi una struttura formale, costituiti per adempiere a particolari compiti. Variano per dimensione, configurazione e obiettivi, ma lo studio della loro struttura e della loro cultura, ci permette di conoscere il loro modo di operare e l’interazione delle persone al loro interno e nell’ambiente in cui operano. Struttura organizzativa Anche in un’organizzazione, le dimensioni possono avere una notevole influenza sulla struttura e sul modo di operare. Le organizzazioni molte piccole possono operare con poche regole formali, ma occorre una procedura per prendere decisioni basilari. Quando le organizzazioni crescono, una struttura informale si rivela inadeguata. Un'organizzazione più ampia sviluppa un procedimento più formale per le decisioni e una suddivisione elaborata degli incarichi. Ciò avvenne con l’ascesa della società industrializzata, dove le diverse organizzazioni dovettero sviluppare sistemi più complessi per portare avanti le fabbriche. Man mano che si rendevano necessarie nuove strutture e nuovi metodi, la burocrazia si sviluppò e diventò la struttura organizzativa dominante. Burocrazia E’ un sistema gerarchico amministrativo avente regole e procedure formali, utilizzato per gestire organizzazioni. Per Weber, burocrazie condividono alcune caratteristiche fondament: ● Divisione del lavoro: richiedono specializzazione e le persone assolvono compiti rigidamente definiti. ● Gerarchia di autorità e responsabilità: hanno una struttura piramidale. Il potere è concentrato al vertice della gerarchia, ma l’autorità è frammentata e il compito principale è il rispetto delle regole e il controllo degli altri dipendenti. ● Impersonalità: potere risiede in un ufficio e non nella persona che occupa una determinata posizione. ● Regole scritte e archivi: compiti e doveri di una burocrazia sono fissati in regole scritte e procedure formali. Queste 4 caratteristiche consentono alla burocrazia di coordinare le attività di molte persone. Le burocrazie presentano anche dei lati negativi: suddivisione del lavoro e frammentazione dell’autorità possono creare disagi. Tutte le organizzazioni hanno un certo grado di burocratizzazione, ma quando diventa eccessiva può essere controproducente. Le burocrazie sono rette da norme rigide e, per tale motivo, può risultare difficile fare eccezioni, anche minime, per accontentare le specifiche esigenze dei singoli. Norme e regole tendono a duplicarsi o modificarsi con l’insorgere di nuove situazioni, motivo per cui, le organizzazioni burocratiche hanno politiche che specificano come modificare le regole. Le burocrazie possono essere inefficienti anche quando sono state create per coordinare le attività senza intoppi. I sociologi cercano di capire la complessità della burocrazia e le dinamiche che la possono trasformare in un labirinto esasperante, attraverso 2 fattori presi in esame: cultura di un’organizzazione e ambiente in cui essa opera. Peter Berger e Thomas Luckmann, nell’opera “La realtà come costruzione sociale”, distinguono 2 processi di socializzazione: ● Socializzazione primaria: prima socializzazione che un individuo intraprende dall’infanzia, attraverso la quale diventa un membro della società. Grazie al forte attaccamento nei confronti di chi si prende cura di lui, il bambino impara le norme, i valori importanti della sua cultura. Contribuisce a formare la personalità dell’individuo. È influenzata dalla classe sociale e dalla struttura della fam. di origine. Da questo punto di vista, Bourdieu afferma che la socializzazione trasmette un habitus sociale→ un sistema di atteggiamenti che riproducono la disuguaglianza. ● Socializzazione secondaria: è ogni processo successivo che introduce un individuo già socializzato in nuovi settori del mondo oggettivo della società. È connessa alla complessità della divisione del lavoro e all’acquisizione delle conoscenze necessarie allo svolgimento di un determinato ruolo. Avviene sempre su un precedente processo di socializzazione primaria. I vettori fondamentali di entrambi i tipi di socializzazione sono: l’interiorizzazione e l’apprendimento, 2 processi tramite i quali un individuo incorpora i contenuti della socializzazione, tanto da renderli scontati. Con i processi di socializzazione diventiamo membri di un gruppo e sviluppiamo un senso del Noi, costruendo la propria individualità, che ci permette di imparare a distinguerci dagli altri. Il processo di socializzazione è guidato da una pluralità di agenti di socializzazione→ persone e i gruppi che ci trasmettono la nostra cultura. Il primo agenti di socializzazione è la famiglia. Altri sono: scuola, media, gruppo dei pari, luogo di lavoro, religione e istituzioni. La famiglia La famiglia costituisce il 1° agente di socializzazione primario e, all'interno di essa, gran parte degli individui imparano le abilità fondamentali ed importanti valori. Le famiglie hanno un ruolo fondamentale nel primo sviluppo del senso identità di un bambino; infatti, che i bambini si ritengano o meno amati, intelligenti o creativi dipende da come vengono trattati in famiglia. Le famiglie sono le prime a insegnare i ruoli di genere appropriati. All'interno di una stessa società, i metodi educativi possono variare in base alla cultura e ciò è confermato dagli studi del sociologo Melvin Kohn, che ha scoperto che, negli USA, i genitori appartenenti alla classe operaia tendono ad insegnare ai propri figli il valore dell'obbedienza, atteggiamento richiesto sul lavoro, mentre, i genitori della classe media, incoraggiano i figli a valorizzare l'autodeterminazione, atteggiamento necessario a molti lavori tipici della classe media. Questi valori accrescono la probabilità che i bambini finiscano per avere le stesse opportunità educative e lavorative dei genitori, riproducendo in tal modo la disuguaglianza. Le ricerche transnazionali suggeriscono che le differenze culturali possono portare a stili di genitorialità significativamente diversi. La scuola Per molti bambini, la prima esperienza di contatto con il mondo sociale esterno avviene nell'asilo nido o nella scuola per l'infanzia. Qui, essi imparano ad interagire con gli altri e l'appartenenza ad un gruppo. Le scuole preparano i bambini ai futuri ruoli nella società, fornendo istruzioni in molti campi. Trasmettono, inoltre, un curriculum nascosto, ovvero lezioni implicite sul comportamento corretto. Queste lezioni variano in funzione della scuola. I media I bambini e gli adolescenti di oggi sono stati definiti "Generazione M", a causa del loro uso spropositato dei media. Soprattutto nei paesi industrializzati, il ruolo dei media nei giovani è divenuto sempre più significativo. Inizialmente, i bambini apprendevano morale e valori dai miti ed altre storie ascoltate in famiglia, mentre oggi, queste lezioni provengono dai media commerciali, il cui primo interesse è vendere prodotti e socializzare i giovani in modo tale che diventino consumatori. Pertanto, l'obiettivo dei media è quello di presentare ai bambini una serie di valori, credenze, norme e comportamenti che promuovono uno stile di vita consumistico. Attraverso la pubblicità e la programmazione, i media aiutano a definire i gusti e desideri della popolazione. I media hanno alterato la socializzazione dei bambini anche in un altro modo. Infatti, grazie alla televisione, i bambini hanno avuto accesso a un mondo di idee e situazioni tipiche degli adulti. Preoccupazioni dei genitori riguardano i contenuti sessualmente espliciti e graficamente violenti di alcuni media. L'accesso ai media erode il significato di luogo fisico: es. permette a bambini di vedere da casa i campi di battaglia di guerre combattute all'estero. In questo modo, si è andato sfumando il confine fra infanzia ed età adulta, che una volta costituiva un punto fermo della socializzazione. Il gruppo dei pari Gruppo dei pari→ gruppo di persone, in genere di età simile, che condividono uno status sociale e interessi. Possono influenzare lo sviluppo e il comportamento degli individui e ciò è particolarmente vero nel caso di bambini e adolescenti, il cui senso del sé non si è ancora sviluppato stabilmente e sono, quindi, più influenzabili. Il gruppo dei pari agisce durante l'adolescenza, quando gli adolescenti si rendono sempre più indipendenti dalla famiglia. Dà l'opportunità ai giovani di sperimentare i valori, credenze e comportamenti diversi da quelli dei loro genitori. In questa fase, gli adolescenti cambiano modo di parlare, vestire, comportarsi e gli interessi che perseguono. Tale processo, tuttavia, non appartiene solo all'adolescenza. Quando un adulto inizia un nuovo lavoro, una nuova carriera, oppure si trasferisce in un'altra città o in un altro quartiere, spesso cerca i membri di un gruppo di pari per comprendere le nuove norme sociali e i comportamenti appropriati. Esistono diversi tipi di gruppi di pari: alcuni sono informali, come un gruppo di amici. Negli adolescenti le attività del gruppo di pari sono assai diversificate. In ambienti più strutturati, esistono altre tipologie di gruppo di pari, es. compagni di classe colleghi. Il luogo di lavoro Il luogo di lavoro è uno degli ambienti più importanti in cui sperimentare la socializzazione secondaria. Socializzazione professionale→ 'apprendimento delle norme informali associate a un tipo di impiego. Comprendere norme, valori e comportamenti, che fanno parte di una determinata categoria lavorativa, può essere di fondamentale importanza per il successo in quel campo. La socializzazione, nelle occupazioni professionali, è una delle funzioni più significative delle università, delle scuole e dei tirocini professionali, che forniscono informazioni specifiche del tipo di studi intrapreso. Tuttavia, tutte insegnano le norme informali della professione scelta. Uno studio, condotto sugli studenti di Harvard, dimostra i notevoli effetti della socializzazione professionale in una determinata professione. Molti studenti appartenenti all'élite sociale si erano iscritti alla facoltà di legge per praticare la professione a scopi sociali. Nei 3 anni di preparazione professionale però avevano cambiato idea. Attraverso la socializzazione professionale, molti avevano abbandonato l'impegno verso il pubblico interesse per abbracciare l'idea di entrare in uno studio professionale, ricevendo uno stipendio molto elevato. Questo genere di socializzazione professionale prosegue nell'arco della carriera. Acquisendo esperienza, le persone imparano a rapportarsi con i colleghi di minore esperienza o più giovani. La religione La religione è l'agente di socializzazione più dedito all'insegnamento di valori e credenze. In passato, le istituzioni religiose esercitavano una grande influenza su ogni aspetto della vita, ma questa influenza ha subito un declino nel corso del XX secolo. Per i credenti, la religione può essere un agente socializzante di particolare importanza, poiché basa i propri precetti su testi considerati sacri. Per coloro che credono in una divinità che sostiene o proibisce determinati valori, credenze e comportamenti, l'influenza socializzante della religione può rimpiazzare tutte le altre. Le istituzioni religiose sono fra le poche a promuovere un serio dibattito sui valori immateriali. Recentemente, le organizzazioni religiose hanno notevolmente ampliato l'utilizzo di mass media. Le istituzioni totali Sono un particolare gruppo di agenti di socializzazioni definite da Goffman come strutture inglobanti nelle quali un'autorità regola ogni aspetto della vita di una persona. 5 tipi: ● Istituzioni che si occupano di persone definite incapaci e innocue(orfanotrofi, rsa). ● Istituzioni create per occuparsi di persone che non sono in grado di badare a sé stesse e possono rappresentare una minaccia per la comunità(ospedali psichiatrici). ● Istituzioni create per proteggere la comunità da coloro che le autorità ritengono costituire un pericolo significativo(prigioni, carceri). ● Istituzioni fondate su un compito specifico, che richiede l'impegno dei partecipanti(caserme, collegi) ● Istituzioni intese come "distaccate dal mondo"(monasteri, conventi). Condividono alcune caratteristiche fondamentali: tutti gli aspetti della vita quotidiana si svolgono nello stesso luogo, sotto la guida della stessa autorità e i membri si dividono in staff, coloro che impongono un programma specifico ed esercitano un controllo attraverso regole e gli internati, trattati tutti allo stesso modo, colore che subiscono il potere esercitato dai primi. Queste istituzioni totali rappresentano un esempio estremo di risocializzazione→ processo mediante il quale gli individui, che passano da un ruolo a un altro o da una fase di vita a un'altra, sostituiscono vecchie norme e passati comportamenti con altri nuovi. In queste istituzioni, le persone devono sottomettersi a un regime controllato e vivono in gruppo, con altre persone nella stessa condizione. Le istituzioni totali cercano di riprogrammare le persone affinché evitino i problemi del passato, accettino la realtà del momento oppure si preparino a impegni futuri. Possono essere un mezzo benevole per fornire assistenza e aiutare le persone ad assumere un nuovo ruolo nella società, ma possono anche essere coercitive e oppressive, come i campi di concentramento. Non sempre, le ist. totali riescono a risocializzare tutti i propri membri. SOCIALIZZAZIONE, POTERE E SÉ SOCIALE La biologia aiuta a prepararsi alla vita sociale, ma le nostre caratteristiche culturali ci rendono diversi. Il nostro sviluppo in un essere umano a pieno titolo deve essere incoraggiato tramite interazioni sociali e socializzazione. MIGRAZIONI ED ETNIE (CAP. 7) I dibattiti sull’immigrazione e sulla cittadinanza hanno radici molto lontane. Né il concetto di razza, né quello di etnia hanno un fondamento biologico, ma sono entrambi invenzioni culturali. Nonostante ciò, hanno conseguenze pratiche importanti: incidono sulla struttura sociale e contribuiscono allo sviluppo e mantenimento delle disuguaglianze di potere e di risorse tra gruppi etnici e razziali. Oggigiorno, la razza e l’etnia sono parte della nostra identità, influenzano la nostra vita e il modo in cui gli altri interagiscono con noi. Per capire meglio noi stessi e la nostra società, dobbiamo capire qual è l’impatto che la razza e l’etnia hanno avuto sulla nostra storia, nonché il loro ruolo nella società attuale. MOVIMENTI MIGRATORI Le migrazioni sono antiche quanto l’umanità. Per via della globalizzazione, le migrazioni hanno subito un forte aumento, per questo gli studiosi definiscono l’epoca contemporanea come “l’era delle migrazioni”. FATTORI DI ATTRAZIONE ED ESPULSIONE Possiamo distinguere 2 tipi diversi di fattori che generano i processi migratori: ● Fattori di espulsione(push): insieme problematiche interne al paese d’origine, che spingono persone a migrare per trovare migliori condizioni di vita (guerra, carestia). ● Fattori di attrazione(pull): sono tipici dei paesi di destinazione e riguardano maggiori possibilità di lavoro, maggiore libertà e benessere economico, elementi che contribuiscono ad attirare i migranti nei paesi più ricchi. Combinazione push and pull produce 4 modelli di regolamentazione dell’immigrazione: ● Modello storico: adottato, in passato, da Paesi dove la presenza di immigrati era fortemente incoraggiata a causa della scarsità di manodopera locale. Tale modello garantisce il diritto di cittadinanza a tutti i nuovi arrivati. ● Modello selettivo: adottato dagli ex imperi coloniali, favoriva l’immigrazione di individui provenienti dalle proprie ex colonie, piuttosto che da altri paesi, al fine di mantenere un controllo indiretto su di essi. ● Modello dei lavoratori ospiti: modello adottato, in passato, da Paesi che incoraggiavano l’accesso temporaneo di manodopera straniera al solo fine di soddisfare le esigenze del mercato del lavoro, senza che ciò comportasse il riconoscimento dei diritti di cittadinanza. ● Modello della chiusura crescente: è il modello adottato, oggi, da gran parte dei Paesi occidentali, nei quali si applicano misure sempre più restrittive nei confronti dei flussi migratori in entrata, generando fenomeni di diffusa clandestinità. LE DIASPORE Modello migratorio globale - fenomeno per cui una popolazione abbandona il proprio paese d’origine disperdendosi in diversi Paesi stranieri, pur mantenendo la propria identità culturale e, spesso, i legami con gli altri gruppi di emigranti. Robin Cohen ne individua 4 tipologie a seconda delle cause che la determinano: ● Diaspora di vittime: generata da eventi particolarmente drammatici, es. ebrei ● Diaspora imperiale: diaspora generata dallo sviluppo di un impero e al conseguente trasferimento di parte della sua popolazione nelle nuove colonie. ● Diaspora di lavoratori: generata da ricerca di nuove possibilità di lavoro, in + paesi. ● Diaspora di commercianti: generata da creazione di reti commerciali internazionali. IL FENOMENO MIGRATORIO IN ITALIA L’Italia ha conosciuto due grandi esperienze migratorie: ● La Grande Emigrazione: avvenne tra l’800 e il 900 e migliaia di persone, provenienti per lo più dal Mezzogiorno, emigrarono verso USA, Brasile e Argentina. Nelle regioni italiane si formarono i serbatoi di emigranti: uomini e donne, per lo più contadini e braccianti analfabeti, che attraversarono l’oceano alla ricerca di un futuro migliore. ● La migrazione intraeuropea: avvenne tra gli anni 50’ e 70’ e il flusso migratorio si concentrò verso alcuni paesi europei, come la Svizzera, la Germania e il Belgio, sempre più bisognosi di manodopera, che incoraggiavano i paesi del Mediterraneo a fornire lavoratori a buon mercato. Le condizioni dei migranti nei paesi di accoglienza erano assai difficili, sia per le condizioni di lavoro estremamente dure, sia per la situazione di emarginazione a cui erano sottoposti. Accanto a queste 2 grandi esperienze migratorie, l’Italia è stata interessata, anche, da un movimento interno, anch’esso orientato, dal Sud e al Nord, dalle zone povere a quelle ricche, dall’agricoltura all’industria. Con l’esaurimento del boom economico, il crollo del muro di Berlino e le trasformazioni avvenute nell’Europa dell’Est, il continente europeo assistette a una nuova ondata di migrazioni. L'Italia, da paese di emigrazione, diventò un paese di immigrazione e ciò modificò la società italiana e la sua composizione demografica. La distribuzione degli stranieri sul territorio italiano si dimostra non uniforme. I cittadini romeni sono la principale comunità di immigrati, mentre, tra gli stranieri di origine non comunitaria troviamo: albanesi, marocchini, cinesi, ucraini, filippini e indiani. Negli ultimi decenni, l’aggravarsi degli squilibri tra il nord e il sud del mondo e il carattere sempre più globale dei movimenti migratori ha visto l’Italia diventare una destinazione privilegiata per le migrazioni internazionali e ciò, ha spinto il nostro paese a adottare politiche d’ingresso molto più rigide. Il numero elevato di immigrati impiegati nei servizi alle persone, costituiscono una forza lavoro sempre più significativa, in grado di supplire alle carenze del nostro sistema. La questione dei rifugiati e dei richiedenti asilo ha creato un forte allarme sociale. L'Italia, per certi versi, continua a essere un paese di emigrazione, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni, che a causa delle crisi economica e della disoccupazione, scelgono di trasferirsi all’estero. Sono quasi 5 milioni gli italiani che vivono all’estero, la maggior parte concentrata in Argentina, Germania e Svizzera. IL RUOLO DELLA CULTURA: INVENTARE L’ETNIA E LA RAZZA Molte persone classificano le persone in termini di razza ed etnia: ● Etnia: designa una comunità caratterizzata da una tradizione culturale(costumi, lingua, simboli, cibi) condivisa, che deriva spesso da un’origine e da una patria comuni. Sono costrutti culturali che esistono solo nella misura in cui vengono accolti spontaneamente dalle persone. Le persone reinventano costantemente le identità etniche. All'interno di una società possono svilupparsi processi di etichettamento etnico, che non trovano consenso nel gruppo al quale sono rivolti. ● Razza: denota una categoria di persone che hanno in comune delle caratteristiche fisiche socialmente significative, come il colore della pelle. Etnia può essere confusa con razza perché i 2 concetti sono potenzialmente sovrapponibili. PSEUDOSCIENZA E RAZZA La parola “razza” ha assunto le sue connotazioni contemporanee nel XVIII secolo, quando alcuni scienziati europei iniziarono a denominare e classificare le piante e gli animali. Le teorie scientifiche della razza presero piede tra il XVIII e il XIX secolo. Il naturalista Carolus Linnaeus, che gettò le basi del sistema di classificazione biologica in uso ancora oggi, inventò 4 sottospecie di homo sapiens, ciascuna designata per tratti fisici distintivi e per specifiche particolarità caratteriali: 1. L’Europeanus: pelle bianca, creativo e rispettoso delle leggi, in cima alla classifica. 2. L’Americanus: pelle ambrata, ostinato, facile all’ira e legato alle tradizioni. 3. L’Asiaticus: pelle giallognola, avido e schiavo delle opinioni. 4. L’Africanus: ultimo della lista, dalla pelle scura, pigro, negligente e governato unicamente dall’impulso. Questa classificazione fondò i presupposti per giustificare il razzismo→ convinzione che una razza sia intrinsecamente superiore a un’altra. Il conte Joseph Arthur de Gobineau, considerato il padre del razzismo moderno, sostenne l’esistenza di 3 tipologie di razze umane, distinte tra loro: quella bianca, quella nera e quella gialla. La razza bianca possiede una qualità superiore rispetto a tutte le altre, il che ne giustificherebbe il predominio esercitato nel corso della storia. Questi sistemi di classificazione arbitrati andavano di pari passo con l’essenzialismo razziale→ idea che presunte differenze naturali e immutabili separino le razze. Tale concetto fu utilizzato per giustificare la supremazia dei bianchi, la schiavitù e il dominio coloniale europeo su altri popoli. Negli anni successivi alla 2GM, le teorie razziste furono screditate, in quanto prive di qualunque fondamento scientifico. L’idea che la criminalità sia connessa a particolari caratteristiche fisiche di una persona è molto antica: la si trova già nell’Iliade di Omero, dove la devianza di Tersite è legata alla sua bruttezza fisica. Le stesse leggi del Medioevo sancivano che se due persone fossero state sospettate di un reato, delle due si sarebbe dovuta considerare colpevole la più deforme. RAZZA ED ETNIA NEL TEMPO E NELLE CULTURE Poiché le razze e le etnie sono costrutti culturali e non dati biologici, la definizione dei gruppi razziali ed etnici variano da una cultura all’altra e si modificano nel tempo. In molte parti del mondo, l’etnia è più importante della razza: le persone si preoccupano più della tribù, del clan o dell’affiliazione etnica, che del colore della pelle o di altre caratteristiche fisiche. Nei paesi in cui la razza è importante, le sue definizioni variano. All’inizio del XX secolo, i bianchi iniziarono a modificare le leggi statali in modo da rendere le categorie razziali reciprocamente esclusive. Negli ultimi anni, gli USA sono tornati a riconoscere lo status di “meticcio”, ma alcuni meticci scelsero di identificarsi con una sola razza. TEORIE PREGIUDIZIO E DISCRIMINAZIONE: cultura e interessi del gruppo Le interpretazioni sociologiche di pregiudizio e discriminazione oscillano tra 2 trad. teoriche: 1-enfatizzano l’impatto della cultura 2-enfatizzano peso di interessi materiali del gruppo. Capire il pregiudizio attraverso la cultura La socializzazione ci ha abituato a interagire con le persone simili a noi nell’aspetto e nei comportamenti, mentre ci mette disagio interagire con persone diverse da noi. La socializzazione induce spesso i ragazzi a stringere legami con i membri del proprio gruppo e a sviluppare stereotipi negativi sui membri dell’out-group. I mass media possono perpetuare gli stereotipi negativi con spettacoli che presentano figure rigidamente standardizzate es. campione asiatico di arti marziali, il delinquente di colore, ecc. Discriminare per trarne un vantaggio I pregiudizi e la discriminazione hanno portato a modalità di competizione tra gruppi per risorse scarse, come un lavoro o le case popolari. Questa competizione può portare al conflitto e alla discriminazione di un gruppo da parte di un altro come mezzo per ottenere un vantaggio su di esso. La discriminazione spesso aumenta nei periodi di crisi, quando la competizione per risorse scarse cresce. La split labor market theory afferma che, i conflitti etnici e razziali emergono spesso quando 2 gruppi di etnia o razza differente competono per gli stessi posti di lavoro. I membri di un gruppo possono vedere in quelli di un altro una minaccia, specie nei momenti di difficoltà. Il capro espiatorio→ un individuo o un gruppo falsamente accusato di aver creato una situazione negativa. Spesso le persone frustrate dalla propria incapacità di superare difficoltà, cercano spiegazioni semplicistiche dei propri problemi→ capro espiatorio. IL MULTICULTURALISMO E’ il riconoscimento, la valorizzazione e la protezione delle distinte culture etnico nazionali che formano una società. Le società multiculturali accettano e accolgono le differenze di lingua, religione, costumi, abiti, tradizioni e credenze. Anche le istituzioni che riconoscono e ospitano culture diverse possono essere considerate multiculturali. È probabile che nelle comunità che ospitano diversi gruppi culturali si trovino anche le istituzioni associate a questi gruppi. La presenza di diversi gruppi culturali significa spesso anche una varietà di linguaggi e, il sistema scolastico deve confrontarsi con questa diversità. La natura stessa della società multiculturale porta un significativo numero di persone a crescere e vivere in più di una cultura. I media aiutano le persone a restare in contatto con i Paesi di origine, anche se vivono all’estero. Tuttavia, le differenze culturali portano spesso a disuguaglianze e conflitti se i gruppi con maggiore potere opprimono, sfruttando o discriminando, chi ha meno potere. LE CRITICHE AL MULTICULTURALISMO Il contatto tra culture diverse può produrre conflitti. Alcuni critici del multiculturalismo sostengono che i nuovi immigranti devono integrarsi alla cultura dominante del Paese adottivo, perché in caso contrario si perderebbe quell’insieme di valori comuni che sono essenziali per l’unità della nazione. Da Durkheim in poi i sociologi hanno riconosciuto la necessità delle società di avere un territorio comune per funzionare con successo. La cultura, infatti, può fungere da base di collegamenti e scambi che possono aiutare a prevenire i conflitti, e persino a sedarli. Le esperienze transculturali possono essere un ponte che promuove più comprensione e favorisce relazioni al di là dei confini nazionali. GENERE E SESSUALITA’ (CAP. 8) BIOLOGIA E CULTURA: SESSO E GENERE Per mettere in luce le differenze tra biologia e cultura, i sociologi distinguono il sesso dal genere: ● sesso: è la distinzione biologica tra femmine e maschi. ● genere: aspettative culturali e socialmente costruite associate a uomini e donne. Stando a questa distinzione, possiamo affermare che, la biologia ci rende maschi o femmine, mentre la cultura ci insegna essere uomini o donne es. donne capacità fisica di partorire, i maschi no. Questa capacità è una differenza sessuale. Nella nostra cultura, le donne sono libere di indossare la gonna e gli uomini no. Questa limitazione è una differenza di genere basata sulla cultura, che non ha a che fare con la biologia. Le differenze tra sesso e genere non sono sempre nette e i sociologi cercano di capire l’influenza delle differenze sessuali sul comportamento sociale. Gran parte delle differenze che la nostra cultura associa alle differenze tra i sessi deriva da differenze di genere. SESSO E BIOLOGIA Il sesso di una persona si determina al concepimento e sono i cromosomi a contribuire allo sviluppo fisico e a determinare le distinzioni tra i sessi. I caratteri sessuali si dividono in: ● Caratteri sessuali primari: differenze sessuali coinvolte direttamente nella riproduzione(genitali, organi riproduttivi). ● Caratteri sessuali secondari: sono le differenze sessuali non coinvolte direttamente nella riproduzione(i fianchi più larghi e lo sviluppo del seno nelle femmine). A loro volta, le differenze sessuali possono essere raggruppate in due categorie: ● Differenze sessuali assolute: includono quelle che hanno a che fare con la riproduzione: solo le donne hanno le mestruazioni e l'ovulazione, possono rimanere incinte e allattare al seno. Solo gli uomini possono fecondare le femmine. ● Differenze sessuali relative: es. sia gli uomini sia le donne possiedono gli stessi ormoni, ma in misura diversa. Quasi tutti gli individui sono biologicamente del tutto maschio del tutto femmine. Tuttavia, alcune persone sono intersessuate→ individui nati con un’anatomia riproduttiva e sessuale mista, presentano alcune ambiguità nei genitali, nei cromosomi, nelle gonadi o negli ormoni. Per via dall’ampia varietà di manifestazioni possibili, gli studiosi dissentono sul numero e sull’identità delle persone qualificabili come intersessuali. I LIMITI DELLA BIOLOGIA Gli studi evidenziano un numero elevatissimo di affinità nella psicologia e nelle capacità degli uomini e delle donne, con più varianti all’interno di ciascun sesso che tra i due sessi. Tuttavia, i media popolari riportano spesso interpretazioni infondate e teorie pseudo scientifiche sulle presunte differenze innate tra i sessi. Generalmente, gli uomini sono più bravi in attività di visualizzazione e manipolazione mentale degli oggetti. A volte, i ricercatori attribuiscono queste migliori performance a differenze innate, che si sarebbero sviluppate nel corso dell’evoluzione e citano tali risultati per spiegare perché gli uomini dominino alcuni campi scientifici, come l'ingegneria. Un'analisi più approfondita però, ci offre una prospettiva diversa su questa ricerca(esperimento in cui le persone dovevano individuare l’oggetto diverso). Effettivamente, esistono differenze nell'architettura dei cervelli maschile e femminile, ma il cervello umano ha una capacità straordinaria, denominata “plasticità cerebrale”, di ristrutturarsi e riorganizzarsi, in risposta alle esperienze sociali dell'apprendimento. Le aspettative sul genere creano esperienze sociali diverse per gli uomini e per le donne fin dal momento della nascita. Se vogliamo capire la loro vita sociale, dobbiamo guardare al di là della biologia e considerare il genere come costrutto sociale. IL GENERE COME COSTRUTTO SOCIALE Quasi tutte le differenze che associamo agli uomini e alle donne sono un prodotto culturale, prive di una base biologica. Fin dall’infanzia ci insegnano quelle che sono le aspettative della nostra cultura riguardo al genere, così che arriviamo a vedere il mondo con categorie che diamo quasi sempre per scontate. Il genere in un’altra epoca In tutta la storia degli USA, attivisti hanno contestato idee socialmente accettate sul genere. Nel 1848, le partecipanti a uno dei primissimi convegni sui diritti delle donne denunciarono alcune condizioni politiche, legali, educative ed economiche che ne limitavano i progressi. In un documento elencarono tutta una serie di lamentele, tra cui l'esclusione del voto e del diritto di proprietà, l'assoggettamento totale al volere dei mariti, l'impossibilità di accedere a quasi tutte le professioni e l'esclusione dagli studi universitari→ la storia del genere umano è una storia di violenze e usurpazioni continue da parte dell'uomo nei confronti della donna, con l'obiettivo esplicito di stabilire una tirannia assoluta su di lei. Le attiviste ebbero un ruolo importante, in quanto riuscirono a modificare l’idea di genere che prevaleva nella società. I loro sforzi hanno contribuito all'introduzione nel voto per le donne. In Europa, 1°paese a introdurre il suffragio universale maschile e femminile fu la Finlandia nel 1906, mentre in Italia, le donne hanno avuto accesso al voto per la prima volta nel 1946. Nonostante ciò, ancora oggi le donne sono relegate a un ruolo subordinato nella politica italiana→ donne continuano ad essere poche, selezionate e tendenzialmente emarginate. Il genere in una cultura diversa la discriminazione aperta e generalizzata nei confronti delle donne continua a esistere in molte parti del mondo, a riprova del fatto che le idee sul genere variano nel tempo e nella cultura. In Arabia Saudita le donne non hanno alcun ruolo ufficiale nel governo o nella politica, hanno pochi diritti sociali e non vengono considerate membri a pieno titolo della società. Rappresentano solo il 15% della forza lavoro del Paese, in quanto ci si aspetta che rimangano a casa a prendersi cura del marito e dei figli. Per legge, le scuole, gli ambienti di lavoro e i mezzi di trasporto sono suddivisi in base al sesso e le donne non possono partecipare a quasi nessun evento pubblico senza essere accompagnati da un parente stretto di sesso maschile. Le donne saudite non possono guidare, presentarsi a capo scoperto in pubblico, andare all'estero, avere una carta d'identità, farsi ricoverare in ospedale o effettuare transazioni bancarie senza il permesso di un parente maschio. In Arabia Saudita, paese basato sulla legge islamica, le testimonianze di una donna contano la metà di quelle di un uomo. Le donne hanno contestato in pubblico il trattamento di cui sono vittime, ma nel Paese non esistono organizzazioni strutturate per tutela dei loro diritti. Interazioni individuali Es. 2 ragazzi che camminano per entrare all'università, il ragazzo apre la porta per far entrare prima la ragazza. Questo può essere visto come un gesto per conquistare la ragazza, un gesto di cavalleria o un gesto come per mostrare come le ragazze debbano avere sempre qualcuno che le aiuti perché individualizzate come deboli. In qualsiasi caso, questo esempio sottolinea una differenza tradizionale di genere. Le persone costruiscono socialmente l’identità di genere in tutta una serie di situazioni. Nelle coppie eterosessuali, nel 26 % dei casi, gli uomini decidono in più aree rispetto alle donne. Nel 31% dei casi, le coppie dividono esattamente a metà le decisioni e nel 43% dei casi le donne prendevano più decisioni degli uomini. Nelle decisioni quotidiane, le coppie negoziano costantemente, costruendo l’identità di genere e talvolta ridefinendone il significato. Interazioni interne alle istituzioni il genere non viene solo insegnato attraverso la socializzazione e ricercato quotidianamente nelle interazioni individuali, ma viene anche imposto nel contesto delle strutture sociali e delle istituzioni. Davies studiò un gruppo di medici e infermieri durante il lavoro e riscontrò che la dominanza maschile veniva data per scontata nella cultura istituzionale ospedaliera. Scoprì che i medici maschi erano più abituati delle loro colleghe ad avere una posizione dominante nei confronti delle infermiere. Il genere contribuisce anche alle differenze nelle relazioni di potere. I medici donna erano più inclini a considerare le infermiere come membri di un team che lavorava assieme per decidere il trattamento più adeguato per i pazienti, al contrario dei medici uomini, che spesso trascuravano o ignoravano le indicazioni delle infermiere esperte, affermando che la decisione finale doveva essere presa da loro. Gli ospedali sono solo uno dei tanti luoghi in cui la costruzione dell’identità di genere avviene quotidianamente e la struttura sociale influenza le relazioni di potere tra uomini e donne. IL GENERE E LA FAMIGLIA La famiglia è il luogo che ha la massima influenza sulla nostra percezione del genere. Socializzazione di genere alla nascita Gli adulti vedono i bambini attraverso la lente del genere e trattano diversamente i neonati a seconda del loro sesso, avviando così il processo di socializzazione di genere. Quest'ultima inizia con la nascita del bambino. Nel corso del tempo, le norme di genere si sono evolute, così come le aspettative e i comportamenti dei genitori. I genitori e i parenti rinforzano il genere dei bambini piccoli in tanti modi standardizzati, come biglietti augurali e doni contenenti messaggi e immagini che corrispondono agli stereotipi di genere(es. fiocco). Socializzazione di genere nell’infanzia Le lezioni sul genere apprese durante i primi anni di vita continuano durante la crescita. Una ricerca ha osservato alcune madri e i loro bambini di 6, 9 e 14 mesi giocare, con l'obiettivo di studiarne le interazioni. I ricercatori non riscontrano alcune differenze tra il comportamento dei maschi e delle femmine, ma, ancor prima che fossero in grado di parlare, le madri facevano più domande alle bambine che ai bambini, incoraggiandone così lo sviluppo verbale. Inoltre, interagivano maggiormente con le bambine, confortandole e abbracciandole spesso, mentre lasciavano che i maschietti esplorassero da soli il territorio. A partire dai diciotto mesi in su, i genitori incoraggiano regolarmente i figli a giocare con giocattoli stereotipati per genere. Li elogiano e li premiano più spesso quando si impegnano in attività tipiche del proprio genere, che quando fanno l'opposto. Per tutta l'infanzia, i bambini e le bambine vengono trattati diversamente: indumenti, giochi e sport veicolano tutti quanti dei messaggi di genere. Già dai primi anni di vita, i bambini sono assoggettati alle aspettative di genere della società e iniziano a reagire di conseguenza. INSEGNARE IL GENERE A SCUOLA La prima esperienza regolare che quasi tutti i bambini vivono al di fuori della famiglia è data dalla scuola, dove inizia la socializzazione di genere e continua per tutto il percorso edu. Karin Martin ha scoperto che le scuole materne aiutano i bambini a sviluppare un’identità di genere, modificando il loro rapporto con il proprio corpo. Infatti, se prima erano abituati al gioco, che richiedeva rilassamento dei muscoli e libertà d’azione, l’edificio scolastico richiede una disciplina più formale(mettersi in coda, alzare la mano). La Martin ha scoperto che le maestre rimproveravano più spesso le bambine se assumevano un comportamento informale, mentre consentivano ai bambini di essere più indisciplinati e di giocare più liberamente. Anche gli indumenti che sceglievano i genitori per i loro figli segnalavano differenza nell’autodisciplina: molte bambine indossavano dei vestiti che limitavano la libertà di movimento e potevano esporle a situazioni imbarazzanti→ i corpi dei bambini piccoli sono condizionati a conformarsi alle aspettative di genere. Man mano che i bambini e le bambine crescono, la scuola continua a promuovere e a rinforzare le differenze di genere, spesso attraverso la scelta del programma. Quando devono scegliere la scuola superiore, le ragazze optano per indirizzi femminili, mentre gli uomini sono indirizzati verso istituti tecnici. Man mano che la consapevolezza sul genere aumenta, le famiglie e le scuole adottano atteggiamenti più flessibili. LEZIONI DI GENERE APPRESE DAL GRUPPO DEI PARI Gruppi dei pari possono avere un impatto positivo sull'autostima di una persona e producono legami sociali di lunga durata; tendono a riprodurre norme di genere dominanti. La nostra società incoraggia spesso i giovani uomini a far parte di squadre sportive e altre organizzazioni prevalentemente maschili. Questa forma di socializzazione può offrire ai ragazzi un supporto reciproco, ma può anche trasferire ai nuovi membri, le idee e comportamenti sessisti che la cultura del gruppo accetta e promuove. La socializzazione tra pari può rafforzare le distinzioni di genere, inducendo una persona a sviluppare un senso del sé correlato a un gruppo di persone dello stesso genere, prendendo le distanze dall’altro gruppo. Le giovani donne si concentrano spesso sul proprio aspetto fisico, attenendosi a norme rigide che regolano l’abbigliamento, il peso, l’acconciatura e il trucco. Sia gli uomini che le donne adottano frequentemente le norme estetiche promosse dai media. MEDIA E GENERE A volte le immagini e i servizi proposti dai media possono mettere in discussione i ruoli di genere tradizionali, ma nella maggior parte dei casi non fanno altro che rafforzare gli stereotipi culturali. Per quanto riguarda la televisione, è evidente l’asimmetria tra donne, voci dell’opinione popolare e uomini, fonti di competenza. Tutti i media aiutano, spesso, a rinforzare gli stereotipi di genere: ad esempio, gli spot televisivi presentano casalinghe felici, ossessionate dalla pulizia, mentre i programmi di intrattenimento mostrano, quasi sempre, uomini che pensano solo alla carriera e donne che soffrono per amore. Inoltre, le immagini di genere fornite dai media vanno ben oltre un innocuo intrattenimento. Le fotografie di modelle magrissime presentano un modello di bellezza del tutto irrealistico per le donne e provocano, in queste ultime, un senso di insoddisfazione del proprio corpo. Le immagini idealizzate degli uomini proposti dai media enfatizzano i corpi muscolosi e la giovinezza. Una ricerca ha dimostrato che gli uomini sono convinti che esse mostrano il corpo maschile ideale apprezzato dalle donne. Gli uomini più giovani riconoscono che tali immagini ricordano loro inadeguatezza del proprio fisico. CULTURA, POTERE E DISUGUAGLIANZA DI GENERE Le differenze di potere tra uomini e donne sono riflesse dalla strutturazione del genere. La stratificazione di genere designa la distribuzione sistematica e ineguale di potere e risorse tra uomini e donne all’interno della società. Anche se, nel corso del secolo scorso, i paesi occidentali hanno compiuto forti progressi nel superamento delle disuguaglianze di genere, gli uomini oggi continuano a dominare le posizioni di potere. IL SESSO E L’ORIGINE DEL PATRIARCATO Patriarcato→ sistema sociale dominato dagli uomini. In una società patriarcale, gli uomini occupano quasi tutte le posizioni di potere politico ed economico e beneficiano di aspettative culturali, che limitano il ruolo e l'influenza delle donne. Opposta al patriarcato, è il matriarcato, anche se raro ed è un sistema sociale dominato dalle donne. Tuttavia, esiste una differenza fondamentale tra patriarcato e matriarcato: quest'ultimo non è una forma di dominio del femminile sul maschile, ma va inteso come una società fondata sulla collaborazione, sull'equilibrio tra i generi, in cui le decisioni sono prese utilizzando il metodo del consenso e vivendo nel rispetto della natura e delle risorse. Il patriarcato invece è pervasivo e violento. Il predominio maschile è dovuto alle differenze legate al sesso e, in particolare, al ruolo tradizionale delle donne, legato alla generazione e all'allevamento dei figli. Nel corso dell’evoluzione umana, la stragrande maggioranza delle donne dedicava quasi tutta la sua vita adulta alla procreazione e allattamento dei figli, il quale limitava i tipi di attività che le donne potevano intraprendere. Quando molti popoli cominciarono a praticare l'agricoltura e l'allevamento, gli uomini poterono assumere il controllo del surplus alimentare che ne derivò, venendosi a trovare in condizioni di dominare la vita sociale e politica più facilmente delle donne, accrescendo così il proprio potere. La taglia fisica e la forza maggiore consentivano agli uomini di usare la violenza, o minacce di violenza, per ottenere l’obbedienza delle donne. LA CULTURA PREVALE SULLA BIOLOGIA La capacità degli esseri umani di modificare l'ambiente sociale si è accelerata in modo esponenziale in un paio di secoli facendo venir meno la significatività delle differenze tra i sessi. Es. oggi le macchine sostituiscono quasi dappertutto la forza fisica, i farmaci possono moderare l'impatto delle mestruazioni, le coppie possono prevenire le gravidanze o interromperle un aborto sicuro, le donne possono ricorrere all'inseminazione artificiale, le madri possono gestire l'allattamento con l'utilizzo del tiralatte. Questi interventi culturali sono molto recenti e grazie ad essi, le differenze biologiche tra uomini e donne sono diventate meno significative. Tuttavia, la disuguaglianza di genere continua a esistere, per via della resistenza esercitata dagli uomini, nel condividere il potere con le donne. Queste norme giuridiche sono state abrogate nel 1981. Ancora oggi, altre società tollerano la violenza domestica. In Italia e in molti altri paesi, la violenza domestica viene considerata un grosso problema sociale, al giorno d'oggi. Violenza domestica– comportamento violento che viene usato da una persona per acquisire e mantenere il potere sul proprio partner, sessuale. Questo tipo di abuso può includere componenti fisiche, sessuali, psicologiche, emotive ed economiche. L'85% della violenza sul partner sessuale è indirizzata sulle donne, ma esistono anche casi in cui è la donna ad abusare dell’uomo, tipologia di violenza è meno diffusa. Lo stupro si sovrappone alla violenza domestica perché alcune forme della prima comportano l’aggressione sessuale. Bourdieu sottolinea come la radice della violenza sulla donna sia la sua oggettivazione estrema da parte dell'uomo, che nel suo immaginario la concepisce come un oggetto di sua proprietà. La violenza scatta nel momento in cui la donna si sottrae a tale rappresentazione. A livello internazionale, l’OMS ha intervistato donne appartenenti a culture diverse, giungendo alla conclusione che la violenza domestica varia sensibilmente da una cultura all’altra. MOLESTIE SESSUALI SUL LAVORO Le molestie sessuali costituiscono un’altra forma di discriminazione legata al genere e sono proposte sessuali non gradite, richieste di favori sessuali e molestie verbali di varia natura. Queste molestie possono avvenire ovunque e, la maggior parte di esse, viene commessa da uomini nei confronti di donne, ma il molestatore e la vittima possono essere di entrambi i generi. Alcune forme di molestie coinvolgono l'abuso di potere e, i casi più evidenti sono quelli di scambio, in cui si propone qualche beneficio, o la mancata applicazione di qualche sanzione, in cambio di favori sessuali. Altri casi comportano molestie che creano un ambiente di lavoro ostile. Violenza di stato nei confronti delle donne Anche i governi sono implicati in questo tipo di crimine, in quanto alcuni di essi ignorano l’aggressione sessuale, evitando di approvare o applicare leggi che la vietino. Durante le guerre, i governi e gli eserciti hanno organizzato e messo in atto forme di violenza sistematica contro le donne, inclusa la schiavitù sessuale. Gli eserciti hanno usato la violenza sessuale di massa anche per terrorizzare le popolazioni civili; infatti spesso, i soldati uccidevano le loro vittime di stupro. A partire dal 1998, vari crimini contro le donne, tra cui la violenza carnale, il rapimento e la schiavitù sessuale, sono stati riconosciuti come gravi violazioni del diritto internazionale e perseguiti nelle corti costituzionali. Traco di esseri umani e globalizzazione E’ un’altra forma di violenza contro le donne, in cui una rete criminale recluta, sequestra e trasporta persone, trattenendole contro la loro volontà, per sfruttarle sessualmente o come manodopera coattiva. Queste attività si sono intensificate da quando la globalizzazione ha reso più facile la mobilità internazionale di popolazioni sempre più ampie. L’80% delle vittime di questa forma moderna di schiavitù è costituito da donne e ragazze di basso reddito. I trafficanti le attirano con la promessa di un lavoro, ma quasi il 90% di esse è costretto a prostituirsi. Pur essendo un crimine largamente diffuso, si è fatto ben poco per contrastarlo. Mutilazione dei genitali E’ un’espressione che sottende tutta una serie di procedure volte a rimuovere parzialmente o totalmente i genitali esterni alle donne. La forma più comune comporta l’asportazione della clitoride e delle piccole labbra, procedura che viene tradizionalmente eseguita senza anestesia. Alcune culture usano questa pratica per incoraggiare la verginità e la fedeltà, altre come rito di iniziazione e altre ancora per benefici igienici. Nonostante, sembra, faccia parte della tradizione culturale e religiosa, molti sostenitori dei diritti umani considerano la mutilazione dei genitali una forma di violenza organizzata contro le donne e, alcune donne di queste stesse culture che l’accettano, si sono organizzate per porre fine a questa pratica. È vero che la circoncisione maschile è altrettanto diffusa in alcune culture, ma la sua finalità differisce dalla mutilazione dei genitali femminili. Infatti, non ha effetto sul funzionamento degli organi sessuali e non viene eseguita per inibire l’attività sessuale. La sessualità è un’altra area legata al genere in cui differenze culturali possono dare luogo a tante varianti. LA SESSUALITA’ La parola sessualità designa i desideri, i comportamenti e l’identità sessuale di una persona. La sessualità ha a che fare con delle caratteristiche sessuali di origine biologica, ma è anche un costrutto sociale: è fortemente influenzata da norme e aspettative che variano da una cultura all’altra e che si modificano con il tempo. BIOLOGIA, CULTURA E SESSUALITA’ Esistono 2 approcci fondamentali alla sessualità umana: ● Da una parte, possiamo considerare gli esseri umani come animali “super evoluti”, per i quali il sesso è semplicemente un’attività biologica naturale necessaria alla riproduzione. In quest’ottica, alcuni distinguono un’attività sessuale normale, da una considerata innaturale, come l’omosessualità, in quanto non può portare al concepimento. Il sesso include una vasta gamma di pratiche finalizzate a scopi differenti. ● Dall'altra parte, il comportamento umano è il prodotto della cultura e, in questo senso, la sessualità umana non è tanto “naturale”, quanto piuttosto un insieme di pratiche socialmente regolate, che variano da una cultura all’altra e nel tempo. Le credenze religiose sono sempre state un mezzo per comunicare le norme culturali in materia.Le culture hanno sempre delle norme e delle aspettative riguardo la sessualità e tutte hanno qualche forma di tabù dell’incesto→ norma che vieta le relazioni sessuali tra determinati parenti. Poiché l’accoppiamento tra parenti stretti aumenta il rischio di tare fisiche o mentali, i tabù dell’incesto riducono questo rischio. Inoltre, promuovono l’integrazione sociale, incoraggiando le persone a cercare un partner sessuale al di fuori della cerchia familiare. I sociologi si rendono conto che la sessualità è prodotto sia della natura sia della cultura: la sessualità è un altro aspetto della nostra vita che viene costruito socialmente. LA SESSUALITà COME COSTRUTTO SOCIALE La sociologia è applicabile anche agli aspetti più personali e privati della nostra vita quanto alle nostre azioni pubbliche. D’altro canto, il sesso riflettere norme collettive di una cultura. I ricercatori hanno documentato un’ampia varietà di costumi sessuali del mondo. Nella cultura occidentale, un bacio appassionato sulle labbra spesso dà origine a una relazione sessuale, mentre in altri paesi essi trovano ripugnante tale gesto, a causa del conseguente scambio di saliva. In alcune culture, il rapporto sessuale avviene sempre all’esterno, per non “contaminare” l’ambiente domestico, mentre in altre avviene sempre all’interno. Nonostante queste varianti del comportamento sessuale, gli esseri umani riescono comunque a riprodursi, esprimere amore, a formare solidi vincoli sociali, a provare piacere o semplicemente divertirsi. IDENTITA’ SESSUALI La teoria queer afferma che, durante la vita di una persona, le identità sessuali sono socialmente costruite; quindi, si evolvono e possono essere modificate. L’identità sessuale(orientamento sessuale) designa il nostro Sé in relazione a tipo di attrazione sessuale che proviamo nei confronti degli altri. Vengono individuati 4 gruppi: ● Eterosessuali: sono attratti da persone dell’altro sesso. ● Omosessuali: sono attratti da persone dello stesso sesso. ● Bisessuali: sono attratti da persone di entrambi i sessi. ● Asessuali: non sono attratti sessualmente da nessuno. Evidenze sempre più numerose indicano che l’identità sessuale affonda le proprie radici nella biologia, ma è influenzata dalla cultura. La sessualità è un argomento sensibile e privato, e, poiché è caratterizzata da una continuità negli atteggiamenti e nei comportamenti, classificare le persone in categorie distinte e separate può essere fuorviante. Nel 2011 l’Istat ha iniziato a raccogliere i dati sulle coppie gay e sulla percezione dell’omosessualità e della transessualità nella società italiana. Secondo la rilevazione, circa un milione di persone si dichiara omosessuale o bisessuale. L’orientamento sessuale è stato analizzato anche in altre dimensioni, come l’attrazione sessuale, l’innamoramento e l’aver avuto rapporti sessuali. L'INVENZIONE DEGLI ETEROSESSUALI E DEGLI OMOSESSUALI La cultura influenza la nostra percezione dell’identità sessuale. In effetti, l’idea stessa di legare l’identità alla sessualità(identificandosi con etero o gay bisex) è un’invenzione sociale relativamente recente. Tutte le forme di comportamento sessuale esistono da quando esiste l’umanità e le forme di attività omosessuale erano abituali nella vita sociale di alcune civiltà. Per quasi tutta la storia dell’umanità, il comportamento sessuale e l’identità sessuale sono stati separati. In passato, il fatto di avere rapporti intimi con persone dell’altro o dello stesso sesso non qualificava necessariamente un individuo come eterosessuale od omosessuale. Fu solo nella metà del XIX secolo, che i primi tentativi scientifici di classificare il comportamento sessuale umano fecero emergere il concetto di “omosessuali”. Nella “storia della sessualità”, Michel Foucault affermò che gli scienziati iniziarono a studiare i comportamenti sessuali verso la metà del XIX secolo. Fu allora che la sessualità viene per la prima volta sottoposta a un’indagine approfondita. I ricercatori iniziarono a classificare le persone in categorie separate(tra cui “normali” e “devianti”). Allora i governi cominciarono a tentare di regolamentare e controllare le pratiche ora considerate “devianti”. Alla fine dell’800, le società occidentali iniziarono ad inquadrare chi si dedicava ad attività omosessuali in una nuova categoria sociale distinta e separata: quella degli “omosessuali”. Durante la seconda metà del XX secolo, aumentò lo scetticismo nei confronti di tale rigida separazione tra le identità sessuali e in relazione ai tentativi di imporli come un dogma. Nel 1948, Kinsey ipotizzò che, la sessualità delle persone si posizionava all’interno di un L'ATTIVISMO DELLE DONNE Il femminismo è una filosofia che promuove l’uguaglianza sociale, politica ed economica tra uomini e donne. L’attivismo è una forza costante per il mondo moderno, ma ci sono stati periodi in cui è stato particolarmente intenso: ● Femminismo della prima ondata: concentrato principalmente negli USA e nel UK dalla fine del XIX secolo e inizio il XX, designa il periodo in cui le attiviste ottennero il diritto di voto. Le attiviste di questo periodo avevano obiettivi che andavano più in là del diritto di voto, tra cui l’abrogazione delle leggi discriminatorie, un più ampio accesso all’edu. superiore e l’impegno a rendere disponibile il controllo delle nascite. ● Femminismo della seconda ondata: fase di intenso attivismo degli anni 60’ e 70’, quando le femministe affrontarono problemi collegati alle disuguaglianze di genere, tra cui la discriminazione nell’ambiente di lavoro e nell’educazione, gli stereotipi di genere nella cultura popolare, i ruoli restrittivi di genere, i diritti riproduttivi e la libertà sessuale. Durante questa fase notte attiviste contribuirono a formare la National Organization for Women. ● Femminismo della terza ondata: attivismo iniziato negli anni ‘90, anche se alcuni studiosi attivisti del movimento lo considerano tutt’uno con femminismo 2° ondata. Al giorno d’oggi l’attivismo promuove l’auto emancipazione e l’autostima sessuale, enfatizza in particolare l’eterogeneità nelle esperienze delle donne, include spesso una sua versione ironica della cultura popolare. ATTIVISMO A FAVORE DEGLI LGBT Nell’ultimo mezzo secolo, l’attivismo sociale ha sensibilizzato sempre di più l’opinione pubblica sui problemi LGBT. Dopo anni di clandestinità per sottrarsi alle persecuzioni della polizia, i gay erano scesi in piazza per vendicare i propri diritti. È poi emerso un movimento eterogeneo per i diritti dei gay, che si è fatto carico di una grande varietà di obiettivi: appoggiare gli LGBT neri, combattere gli atteggiamenti persecutori, supportare teenager che subiscono atti di bullismo, molestie e isolamento familiare, mobilitare l’opinione pubblica sui diritti degli LGBT, assistere coppie gay di età avanzata che incontrano seri problemi finanziari per il fatto di non potersi sposare, combattere leggi e pratiche discriminatorie nella società civile nelle forze armate, promuovere l’uguaglianza negli ambienti di lavoro, aiutare genitori dello stesso sesso. Nel corso degli anni, gli attivisti hanno modificato la cultura delle leggi in negli USA e in EU in direzione di una maggiore uguaglianza per comunità LGBT, ma resta ancora molto da fare STRATIFICAZIONE E DISUGUAGLIANZE NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE (CAP. 9) Alfred Lubrano è un uomo cresciuto nella classe operaia di New York, che riuscì a diventare un giornalista di successo, entrando a far parte della classe media. È figlio di un manovale, il quale aveva collaborato alla costruzione di alcuni edifici della prestigiosa Columbia University, poi frequentata dallo stesso Lubrano. Durante il suo percorso, patì il “dolore della transizione”, causato dal passaggio di classe sociale. Lubrano amava la sua educazione proletaria, ma per tanti aspetti non vi si riconosceva. Tuttavia, non si sentiva a suo agio neppure alla Columbia. I suoi compagni di corso avevano fiducia in sé stessi, grazie alla disponibilità economica dei loro genitori, vivevano nel campus, non dovevano lavorare fino a tarda sera per pagarsi le spese, si laureavano senza indebitarsi e avevano spesso relazioni familiari che offrivano opportunità di carriera. Gli studenti della classe operaia come Lubrano, invece, vivevano a casa dei genitori per limitare le spese, lavoravano oltre a studiare, si indebitavano e dovevano trovarsi un lavoro da soli. Nemmeno integrarsi nella classe media una volta terminati gli studi fu facile. Lubrano imparò a perseguire una carriera, anziché accontentarsi di avere un lavoro. La cultura della classe media esaltava il successo individuale. Lubrano affermò: “In me convivono due persone. Quelli come me, che hanno un piede nella classe operaia e l’altro nella classe media, sono degli Ibridi, non si trovano a proprio agio né nell'una, né nell’altra, e vivono in una sorta di limbo”. La storia conferma l’importanza della classe sociale nel forgiare la nostra identità e i meccanismi di funzionamento della società. La classe è un copione, una mappa e una guida. È tutto ciò che siamo e ci dice cosa aspettarci dalla vita e quale dovrebbe essere il nostro futuro. Il modo in cui sperimentiamo l’appartenenza a una classe sociale nella nostra vita quotidiana è legato alla struttura sociale, che contribuisce a perpetuare le disuguaglianze sociali. Ciò che accade sul palcoscenico mondiale ha un impatto sostanziale nella vita di ciascuno. LE DISUGUAGLIANZE STRUTTURATE: I SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: Disuguaglianza sociale→ distribuzione ineguale di risorse economiche, sociali, politiche e culturali all’interno di una terminato contesto sociale. Le disuguaglianze si basano su una particolare combinazione di desiderabilità, abbondanza e scarsità: esse compaiono in modo vistoso solo nel momento in cui gli esseri umani passano dal paleolitico al neolitico. Tale passaggio comportò la nascita di criteri culturali complessi che gerarchizzavano e davano forma ai bisogni e ai desideri dei membri della comunità: alcune risorse divennero perciò più importanti di altre. Esso rese possibile la comparsa di un surplus produttivo, ovvero una quantità di risorse aggiuntive che potevano essere utilizzate oltre la soglia della semplice sopravvivenza. Da ciò ne deriva il problema di come impiegarle e distribuirle tra coloro i quali avevano partecipato direttamente al processo produttivo e gli altri membri della comunità. Per esistere le disuguaglianze necessitano di una soglia minima di abbondanza. Se questa abbondanza fosse, al contrario, massima, il problema distributivo non si porrebbe più. L’abbondanza che genera disuguaglianza è dunque quella relativa: le risorse disponibili e dotate di valore da distribuire non sono infinite sia per un limite intrinseco e metodi produttivi utilizzati sia perché qualcuno in grado di erigere fa rispettare le barriere all’utilizzo. Qualunque società umana esista, formalizza e istituzionalizza queste disuguaglianze sociali sviluppando meccanismi appositi. Un sistema di stratificazione→ insieme delle strutture delle norme culturali che producono e mantengono le disuguaglianze sociali dislocando le persone in una gerarchia di gruppi che ricevono risorse diseguali. Nel corso dei secoli, diverse società hanno dato vita a differenti tipi di stratificazione sociale. Tutti sistemi di stratificazione esistiti condividono 3 elementi fondamentali: ● L’ineguale distribuzione delle risorse dotate di valore sociale culturale; ● La presenza di gruppi distinti di potere, che formano strati sociali gerarchizzati; ● Un’ideologia che cerca di spiegare e giustificare le disuguaglianze esistenti. RISORSE DISUGUALI Il 1° elemento comune a tutti i sistemi di stratificazione è l’ineguale distribuzione di risorse ritenute preziose. ● Risorse economiche: denaro, proprietà e la terra. ● Risorse umane: l’educazione, l’addestramento e le capacità professionali. ● Risorse culturali: ci aiutano a conseguire il successo in una data collettività, es. conoscenze implicite e abilità informali apprese attraverso processo di socializzaz. ● Risorse sociali: incluso l’accesso importanti network di persone. ● Risorse di status: acquisizione, riconoscimento e al mantenimento del prestigio. ● Risorse civili: diritti di proprietà, contratti, voto, possibilità esprimere proprio pensier. ● Risorse politiche: relative al riconoscimento e all’esercizio dell’autorità nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nell’arena politica o nella vita sociale. In ogni sistema di stratificazione alcune risorse sono distribuite in maniera più uniforme di altre. Nelle moderne democrazie tutti i cittadini hanno diritti simili, in base al principio dell’uguaglianza di fronte alla legge, ma esistono differenze decisive tra ricchi e poveri in termini di risorse economiche umane. GRUPPI STRATIFICATI Il 2° elemento comune a tutti sistemi di stratificazione è la presenza di gruppi distinti, che formano i diversi strati della società. Stratificazione basata su classe sociale, etnia e genere è molto diffusa. I gruppi esistenti in un sistema di stratificazione sono basati su: ● Status ascritto: posizione sociale assegnata ad un individuo indipendentemente dalla sua volontà o delle sue capacità es. posizione sociale legata al sesso biologico. I sistemi di stratificazione che si basano primariamente su di esso sono denominati sistemi chiusi: tendenzialmente rigidi e impermeabili, che rendono ad un individuo difficile o praticamente impossibile muoversi da uno strato all’altro. ● Status conseguito: posizione ricoperta da un individuo in larga misura come risultato delle proprie capacità e abilità. es. laurea. I sistemi di stratificazione basati principalmente sugli status conseguiti sono definiti aperti: all’interno di tali sistemi è possibile per un individuo realizzare la mobilità sociale, da uno strato ad un altro. Le diverse categorie sociali normalmente associate a situazioni di disuguaglianza non sono naturali, inevitabili ho biologicamente fondate. Pertanto, il significato e il senso di ogni categoria è determinato dal suo contesto culturale e dalla struttura sociale. E se cambiano nel tempo e vengono continuamente contestate, rivisitate e reinventate. LE IDEOLOGIE CHE GIUSTIFICANO LE DISUGUAGLIANZE Il 3° elemento comune a tutti sistemi di stratificazione è l’esistenza di un’ideologia→ sistema di credenze che aiuta a definire e spiegare il mondo, nonché a giustificare l’esistenza delle uguaglianze. Se gruppi all’interno della società credono nell’ideologia che L'ANALISI DI KARL MARX Marx fondò la propria analisi delle classi sociali sull’idea che le persone, per sopravvivere, devono soddisfare bisogni primari. L’economia di una società è il sistema mediante il quale si soddisfano i bisogni dell’individuo e, il modo in cui è organizzata, incide su tutti gli aspetti della vita sociale(l’urbanizzazione modificò i luoghi in cui le persone vivevano). Marx osservò che, per gran parte della propria storia, gli esseri umani avevano vissuto in società nomadi egualitarie e, producendo pochi beni in eccesso al di fuori di quelli necessari alla sopravvivenza, queste società non avevano disuguaglianze economiche. La nascita dell’agricoltura permise loro di creare insediamenti stabili, produrre surplus alimentari e accumulare beni materiali. Da allora, secondo Marx, la struttura fondamentale della società è stata sempre la stessa: una netta divisione tra chi possiede i mezzi di produzione e chi non li possiede pur essendo parte necessaria del processo produttivo. Questa divisione determina la nascita delle 2 classi più importanti di una società e, le dinamiche in base alle quali esse interagiscono spiegano la disuguaglianza economica e tutte le altre forme di disuguaglianza sociale. Nelle economie industriali, la risorsa principale è il capitale→ denaro da investire in fabbriche, terreni e altre imprese. La divisione principale è tra la classe capitalista, che controlla il capitale e possiede i mezzi di produzione e la classe lavoratrice, che vive del proprio salario. Queste due classi sono impegnate in un eterno conflitto, che è insito nella struttura stessa del sistema capitalista, poiché, sotto il capitalismo, i lavoratori tentano di massimizzare i salari, mentre i proprietari vogliono massimizzare i profitti minimizzando i costi operativi, compresi quelli relativi alla manodopera. I capitalisti sfruttano i lavoratori e, tale sfruttamento è destinato a sfociare in una crisi economica, in un divario insostenibile tra ricchi e poveri e i proletari si unirebbero per rovesciare il capitalismo. Il risultato sarebbe il socialismo, un modello economico in cui lo stato detiene i grandi mezzi di produzione per conto dei lavoratori, abolendo così le distinzioni di classe. Marx era consapevole dell’esistenza di altre classi, ma sosteneva che, a lungo andare, non avrebbero più avuto un ruolo centrale, poiché i piccoli imprenditori non ottenevano profitti attraverso il lavoro altrui e non erano in grado di sopportare la pressione del mercato. Con il tempo, i grandi imprenditori avrebbero inglobato i piccoli imprenditori. MAX WEBER E LE “CHANCE DI VITA” Weber sviluppò una teoria che differiva dal marxismo sotto vari aspetti. Egli non si concentrò sulla disuguaglianza economica e basta, ma enfatizzò l’interazione tra 3 dimensioni: ● Status sociale: fondato su differenze legate al riconoscimento e alla manifestazione del prestigio; viene rivendicato dall’attore sociale attraverso la costruzione di determinati stili di vita, che riguardano: abitazione, abbigliamento, tipo di costumi. Tali elementi contribuiscono a delineare la reputazione dell’individuo agli occhi degli altri. ● Partito: gruppo di individui che agiscono insieme per raggiungere un determinato obiettivo. Grazie al potere statale, può influenzare la distribuzione economica indipendentemente dai meccanismi di mercato. ● Classe: insieme di persone che hanno in comune una situazione di mercato, ovvero, più o meno la stessa capacità di guadagno. Weber riteneva che nessuna delle 3 dimensioni potesse essere ridotta alle altre, e individuò nelle chance di vita l’elemento in grado di gettare luce sulle dinamiche della stratificazione nelle società industrializzate. Chance di vita→ possibilità di accedere a risorse economiche e culturali apprezzate. L’approccio di Weber risolve un problema insito nell’analisi marxiana. Per Marx, un membro della classe lavoratrice è chiunque percepisca un salario in un ambito produttivo di cui non è proprietario, in base a questa definizione, il responsabile degli affari legali di una grande impresa e l’addetto di cucina in un fast-food, sarebbero membri della classe operai, nonostante le loro vite siano radicalmente diverse. L'analisi di Weber sulle possibilità di vita ha permesso di tener conto della classe media, che Marx non aveva preso in considerazione. I membri di questa classe sono stipendiati, non capitalisti, ma la loro formazione professionale dà accesso a una serie di risorse che consentono un tenero di vita più elevato, con chance di vita diverse rispetto a quelle della classe operaia. INERZIA E FLUIDITÀ DELLE STRUTTURE DI CLASSE: CAPITALE CULTURALE E MOBILITÀ SOCIALE Il sistema di stratificazione fondato sulle classi sociali presenta sia meccanismi d’inerzia, che riproducono le distinzioni sociali, sia meccanismi di fluidità→ strutture di opportunità più o meno grandi, attraverso le quali l’individuo può modificare la propria condizione. Il sistema occupazionale, che è alla base della formazione delle classi, può subire, nel tempo, profonde modificazioni che finiscono per mutare strutturalmente la posizione sociale dei singoli e dei gruppi. LA STRATIFICAZIONE DELLE CLASSI È FUNZIONALE? Per Marx e Weber, la disuguaglianza tra classi era strettamente collegata con le lotte per la conquista del potere all’interno della società. I funzionalisti americani di metà ‘900 analizzarono la disuguaglianza economica in base al contributo positivo che essa fornisce alla società nel suo complesso. In questa prospettiva, la stratificazione aiuta a “fare in modo che le posizioni più importanti vengano coscienziosamente occupate dalle persone più qualificate”. Per Weber e Marx, la competizione tra classi produce vincitori e vinti, in parte a seconda della quantità di potere che ciascun competitore detiene. Per i funzionalisti, invece, la competizione degli individui per l’ottenimento delle posizioni meglio remunerate finisce per produrre un beneficio positivo per l’intera società, in quanto, queste posizioni richiedono livelli più elevati di formazione, un talento non comune e le ricompense che vi si associano inducono le persone a studiare e a competere per occuparle. I funzionalisti vedono un continuum di occupazioni che offrono un ampio ventaglio di ricompense e contribuiscono alla sopravvivenza e al buon funzionamento della società. I critici del funzionalismo osservano che il mondo reale non agisce in questo modo. La disuguaglianza preesistente incide sulla capacità di competere di una persona, mentre le barriere alla mobilità, cioè al mutamento delle condizioni economiche e sociali, spesso impediscono a individui meritevoli di progredire: in qualunque società che produce un surplus, emerge inevitabilmente un conflitto su come distribuirlo, il cui vincitore può consolidare il proprio potere, modificando le regole e le leggi di una società e trasmettere i propri vantaggi ai figli. L'analisi funzionalista non tiene conto di questa disuguaglianza che si riproduce nel tempo e razionalizza la disuguaglianza esistente. Un altro problema dell’approccio funzionalista è che esso non chiarisce cosa si debba intendere per “le posizioni più importanti” e chi stabilisce quali siano. IL CAPITALE CULTURALE Bourdieu, per spiegare la riproduzione delle classi, partì dall’analisi di Weber della cultura e degli stili di vita. Secondo lui, le persone riproducono le classi di generazione in generazione, trasmettendo ai giovani non solo la ricchezza materiale ma anche il patrimonio culturale. Per descrivere queste risorse, Bourdieu parla di capitale culturale→ insieme dei diversi tipi di conoscenze, competenze e altre risorse culturali. Nei differenti contesti assumono valore forme diverse di capitale culturale. Bourdieu affermò che i giovani vengono socializzati diversamente a seconda della classe sociale a cui appartiene la loro famiglia, apprendendo gusti, comportamenti e atteggiamenti che li distinguono dai membri delle altre classi: essi interiorizzano tali insegnamenti, che diventano praticamente naturali per loro, formando degli habitus sociali e mentali caratteristici. La capacità di padroneggiare questi habitus può indirizzare i giovani verso posizioni di classe simili a quelle dei genitori. Bourdieu osservò anche che il capitale culturale interagisce con il capitale economico e con il capitale sociale→ insieme delle relazioni preziose sul piano economico che derivano dall’appartenenza a un gruppo. LA MOBILITÀ SOCIALE Levi-Strauss distinse le società in: ● Fredde: non valorizzano il mutamento sociale. ● Calde: valorizzano il mutamento sociale. Le società moderne presentano un potenziale di mobilità certamente più ampio rispetto al passato, perché i loro sistemi di stratificazione si fondano su una logica acquisitiva, i canali di mobilità sono più fluidi e aumentano le aspettative e le opportunità di scelta degli individui, i quali possono aspirare a migliorare la propria posizione. Tale processo sociale prende il nome di mobilità sociale→ spostamento di un individuo o di un intero gruppo da una posizione sociale all'altra. La mobilità sociale può essere: ● Verticale: movimento dalle posizioni più basse della piramide sociale e quelle più alte e viceversa. mobilità ascendente/miglioramento di reddito o di status, mobilità discendente/spostamento dall'alto verso il basso e peggioramento standard di vita. Una principali cause mobilità discendente nella soc. contemporanea disoccupazione. ● Orizzontale: passaggio di un individuo da una posizione a un'altra nell'ambito dello stesso liv. sociale, non produce cambiamenti significativi rispetto alla posizione sociale precedentemente occupata es. chi pur cambiando lavoro, svolge le stesse mansioni senza ottenere ulteriori benefici in termini ricchezza/prestigio. ● Intragenerazionale: riferita ai mutamenti di posizione socioeconomica sperimentati da un singolo individuo durante il corso della sua vita. Tale mobilità sociale coincide con i cambiamenti relativi alla carriera lavorativa. ● Intergenerazionale: focalizza proprio interesse su rapporto tra generazioni, rafforzando posizione soc. raggiunta da un individuo con quella della sua famiglia. ● Strutturale: quando ci troviamo di fronte a una modificazione profonda ed estesa della struttura occupazionale e del relativo sistema di disuguaglianza. Questa tipologia di mobilità riguarda fenomeni che sono il frutto di un processo di modernizzazione che investe la società nel suo complesso. es. passaggio di una società rurale a industriale porta alla trasformazione di un numero elevato di braccianti e contadini in operai o lavoratori autonomi.
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