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Sociologia generale - Temi, concetti, strumenti. Riassunto, Sintesi del corso di Sociologia

Sociologia del LavoroSociologia della CulturaSociologia della FamigliaSociologia della religioneTeorie Sociali

Riassunto completo del manuale "Sociologia generale - Temi, concetti, strumenti" di David Croteau e William Hoynes, ultima edizione.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Sociologia generale - Temi, concetti, strumenti. Riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! SOCIOLOGIA I° anno, I° semestre 1. LA SOCIOLOGIA NEL MONDO GLOBALE CHE COS’E’ LA SOCIOLOGIA? => E’ lo studio sistematico dei rapporti tra individuo e società. La sociologia è la scienza della società ed è una scienza diversa dalle altre in quanto utilizza metodi diversi. Nasce nell’800 ma si afferma solo all’inizio del 900. - La sociologia dunque studia la società, ma quale? Nei classici con società si faceva riferimento allo Stato => questa prospettiva andava bene con gli stati nazionali, funzionava perché non c’erano contatti e esistevano stati sovrani sugli altri. Oggi, tuttavia, non è più così: siamo in un mondo globalizzato. - Cosa fa un buon sociologo? Soppesa e spiega le disuguaglianze, problematizza l’arcinoto e guarda le cose da prospettive diverse. Un buon ricercatore dà voce ai problemi della società, descrive, analizza e critica. Il sociologo è diverso dagli altri studiosi: si trova già immerso nel suo oggetto di studio => problema di non farsi influenzare dalle proprie esperienze (problema del buonsenso). - L’approccio sociologico può essere ritenuto una prospettiva: un sociologo deve assumere una prospettiva sociologica, ossia una visione del mondo sociale dedicata a scoprire e comprendere i collegamenti tra gli individui e il più vasto contesto sociale nel quale vivono. (Definizione: di Mills)  Cosa significa? Riconoscere e comprendere i collegamenti tra gli individui e cogliere il mutuo rapporto che c’è tra storia e sfera individuale in un contesto sociale. Mills la definisce immaginazione sociologica. In pratica, come dice Mills, la nostra condizione di individui (da lui denominata biografia ) dipende in parte da forze più ampie all’interno della società (la storia ). Con il mutare delle condizioni sociali muta anche la nostra vita personale e non si può comprendere la vita dei singoli se non si comprende quella della società e viceversa. . La sociologia fa parte delle scienze sociali (gruppo di discipline che raccolgono dati al fine di studiare la società umana). Esse si distinguono dalle scienze naturali, che invece si concentrano sugli aspetti fisici della natura. La sociologia dialoga e collabora con le altre scienze sociali: diritto, economia, antropologia, psicologia e filosofia sociale => hanno metodi simili e opposti alle scienze naturali.  I sociologi hanno molti interessi e la sociologia presenta quindi diverse aree di specializzazione (es, sociologia del lavoro, dei media, del genere ecc).  Quando nasce la sociologia? Il primo a chiamarla con il suo nome è stato Comte. Antecedenti della sociologia possono essere: Confucio, Platone, Aristotele, Campanella. Che cosa mancava a tutti loro? Ognuno di loro descrive la società perfetta, nessuno lo fa per come essa è davvero e nessuno usa un metodo scientifico.  La scienza moderna nasce con Copernico, Galileo e Newton. 1 Dal 700 si susseguirono delle importanti rivoluzioni che coinvolsero tutti gli aspetti della società.  Si assiste al passaggio da una società premoderna ad una moderna e in seguito ad una società postmoderna. LA MODERNITA’ Nel 700 si verifica il passaggio da società premoderna a moderna: la MODERNITA’ è una fase storica caratterizzata dalla crescita della democrazia e dalla libertà personale , da un’ accresciuta fiducia nella scienza e nella ragione per spiegare il mondo . L’ascesa della modernità si distingue per cambiamenti in ambito culturale, politico, economico e sociale: Rivoluzione culturale Rivoluzione politica Rivoluzione economica/sociale Ascesa del pensiero scientifico Rivoluzione Americana e Francese Industrializzazione Declino dell’influenza della religione Moti del 1848 Società dei consumi Età dell’Illuminismo Ascesa della democrazia e dei diritti individuali Capitalismo e Urbanizzazione  RIVOLUZIONE CULTURALE: La scienza e l’Illuminismo Nel Medioevo il clero e la Chiesa dominavano la vita intellettuale europea. Questo clima era il meno adeguato per le indagini della scienza (metodo di indagine che usa la logica e la raccolta sistematica di prove per supportare affermazioni di conoscenza). A poco a poco tuttavia il dominio della Chiesa declinò mentre la scienza rivelava i limiti delle spiegazioni del mondo naturale fornite dalla religione. In questo contesto venne promosso anche l’Illuminismo, un movimento che promuoveva la ragione. Sia il mondo fisico che il mondo sociale andavano esaminati infatti alla luce della ragione.  RIVOLUZIONE POLITICA: L’ascesa della democrazia Le idee illuministe funsero da supporto intellettuale sia della Rivoluzione Americana che Francese, ma anche delle sollevazioni che sorsero in Europa nel ’48, promuovendo gli ideali democratici. Tali movimenti stimolarono l’interesse per l’ottenimento di una società più equa e per il miglioramento delle condizioni di vita.  RIVOLUZIONE ECONOMICA E SOCIALE: Capitalismo e Urbanizzazione L’applicazione del progresso scientifico segnò l’inizio dell’industrializzazione (l’utilizzo di grandi macchinari per la produzione in serie di beni di consumo). Essa andò di pari passo con l’ascesa dei capitalisti. - La produzione in serie si basava su un nuovo tipo di rapporto tra lavoratori e proprietari: i primi concedevano la propria forza lavoro in cambio di un salario, che 2 incoraggia gli imprenditori a pagare gli operai il meno possibile, aumentandone lo sfruttamento. - Marx ipotizzò che alla fine lo sfruttamento sarebbe giunti a livelli tali da portare gli operai a rovesciare il sistema capitalista: essi avrebbero adottato al suo posto il socialismo, un sistema in cui la proprietà dei più importanti mezzi è pubblica e il governo dirige le forze produttive industriali per il bene comune. - Oltre all’analisi del capitalismo l’opera di Marx sottolineò l’importanza del potere economico: egli affermava che il potere economico poteva essere usato per influenzare altri aspetti della vita sociale. L’opera di Marx mise inoltre in luce l’interazione tra struttura e azione: “Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro, ma nelle circostanze determinate da fatti e tradizioni”. DURKHEIM: egli si preoccupò in particolare della solidarietà sociale (poi definita da altri sociologi integrazione sociale), ossia l’insieme dei legami collettivi che uniscono le persone. Punti chiave: solidarietà, divisione del lavoro, il suicidio, la coscienza collettiva (insieme dei valori condivisi di una società). In mancanza della costrizione morale della coscienza collettiva le persone sprofonderebbero nello stato dell’anomia (assenza di norme sociali e conseguente indebolimento degli standard morali). Devianza: frutto della tensione fra libertà individuale e regole sociali; non è assoluta, ma relativa. E’ onnipresente in tutte le società ed è anzi in una certa misura auspicabile, poiché senza essa non ci sarebbe mutamento sociale. WEBER NB: TEMI COMUNI AI CLASSICI => modernità come processo di secolarizzazione, come processo di razionalizzazione e universalizzazione e come periodo di valutazione del lavoro, come espressione della natura umana.  Le teorie della sociologia Cos’è una teoria sociale? Un insieme di principi e affermazioni che spiegano il rapporto tra fenomeni sociali Caratteristiche: - Una teoria non è solo un’intuizione o un’opinione personale: una teoria va sottoposta a verifica al fine di controllare che sia coerente con le prove. - Le teorie evolvono – a volte alcune vengono abbandonate – lasciando sopravvivere solo le idee più utili: quando i dati contraddicono una teoria, essa viene riveduta o scartata. - Spesso le teorie multifattoriali forniscono un quadro più completo rispetto a qualsiasi teoria monofattoriale: prendere in considerazioni teorie differenti può mostrarci una varietà di possibili spiegazioni per un fenomeno sociale. Le dimensioni chiave: 5 Le teorie sociologiche variano secondo dimensioni chiave, che comprendono consenso e conflitto, realtà oggettive e soggettive, analisi microsociologiche e macrosociologiche. - Consenso e conflitto : per conflitto si intende la presenza di tensioni nella società, mentre il consenso si riferisce alla solidarietà e alla cooperazione che possono contribuire alla stabilità sociale. I due aspetti coesistono in ogni società. In alcuni casi il conflitto può produrre un certo grado di consenso e in altri un apparente consenso può mascherare tensioni latenti. - Realtà oggettiva e soggettiva: le condizioni oggettive sono gli aspetti materiali della vita sociale. La dimensione soggettiva riguarda invece il mondo delle idee, le norme, i valori e le credenze. Entrambi gli aspetti hanno un’influenza sulla nostra vita e sulla società. - Analisi microsociologiche e macrosociologiche: L’analisi microsociologica è un tipo di analisi dedicata all’interazione sociale su piccola scala; l’analisi macrosociologica invece comprende analisi di sistemi e processi sociali su larga scala. Infine ci sono analisi che si focalizzano su un punto qualsiasi di fenomeni molto ampi o molto piccoli, che prendono il nome di analisi mesosociologiche. Classificazione teorie:  Teorie funzionaliste  Teorie del conflitto  Teorie dell’interazionismo simbolico  Teorie femministe e di genere TEORIE FUNZIONALISTE Teorie incentrate sul consenso e l’interazione cooperativa nella vita sociale, che sottolineano come i diversi elementi che formano la struttura di una società contribuiscano al suo operato generale. Le radici di queste teorie risalgono a Spencer e a Durkheim. Il suo principale sostenitore era Parsons  Secondo Parsons la società è un complesso sistema formato da parti interdipendenti che cooperano per produrre stabilità sociale. Parsons afferma che qualsiasi organizzazione sociale deve adempiere diverse funzioni sociali per poter sopravvivere, come insegnare ai membri i valori chiave della comunità.  Merton distingue tra funzioni manifeste (conseguenza riconosciuta e voluta dei fenomeni sociali) e latenti (conseguenza non riconosciuta e non voluta). Inoltre, secondo Merton alcuni fenomeni possono essere disfunzionali in quanto inibiscono il funzionamento di un sistema nel suo insieme. Studiare la famiglia dal punto di vista funzionalista: le famiglie assolvono un certo numero di funzioni. Negli ultimi decenni i cambiamenti dell'economia e i mutamenti dei valori culturali hanno creato cambiamenti nella famiglia. Nonostante questo i valori condivisi continuano a dirci come crescere i figli e mantenere una vita familiare. TEORIE DEL CONFLITTO Sono teorie sociali incentrate suli conflitti, sul potere e sulle disuguaglianze che mettono in particolare lice la competizione per le risorse scarse.  Le radici di tali teorie risalgono a Marx e a Weber. Le teorie del conflitto collocano il potere al centro della vita sociale, poiché consente a chi lo detiene di ottenere un vantaggio sugli altri. 6 L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO Teoria sociale che si concentra su come le persone utilizzano i simboli condivisi e costruiscono la società come risultato delle proprie interazioni quotidiane. Le teorie dell’interazionismo ebbero pieno sviluppo negli USA sulla base degli studi di psicologi sociali. Mead, ad esempio, analizzò il modo in cui sviluppiamo il nostro Sé grazie all’interazione con gli altri e all’auto-riflessione . Goffman nella sua teoria drammaturgica dimostra che la vita somiglia ad una rappresentazione teatrale. - Secondo le teorie dell’interazionismo l’interazione tra gli individui su cui si basa il mondo sociale avviene mediante simboli culturali . Grazie all’interazione gli individui creano una visione della realtà condivisa con gli altri . - Il mondo sociale , in perenne evoluzione, è sempre in grado di cambiare : le teorie spiegano la vita sociale sottolineando il ruolo delle persone nella produzione e riproduzione della società . Assunti dell’interazionismo : - L’uomo costruisce un suo mondo con le sue azioni ; -Premesse di Blumer : 1. Gli esseri umani agiscono verso le cose sulla base del significato che hanno per loro 2. Il significato dipende dalle interazioni sociali 3. I significati sono trattati e modificati lungo un processo interpretativo usato dalla persona nel rapporto con le cose che incontra. IN BREVE: l’interazione dà luogo all’identità; l’attività simbolica degli individui dà vita alla società; i metodi sociologici devono essere adatti a cogliere il carattere simbolico dell’azione umana; l’uomo è un animale simbolico. TEORIE FEMMINISTE E DI GENERE Tra le più importanti teorie contemporanee ci sono quelle del genere, ossia teorie incentrate sulle disuguaglianze sociali basate sulle differenze sessuali e sui processi di costruzione del maschile e del femminile all’interno della società.  Il movimento femminista degli anni 60-70 contribuì a creare uno spazio per le studiose neo-femministe, dall’iniziativa delle quali derivò la teoria del genere.  La teoria del genere ha contribuito a mettere in luce come il corpo femminile sia il fulcro di lotte sociali che coinvolgono sessualità, canoni di bellezza, violenza e salute .  Cultura, struttura e potere Le diverse teorie sono unite tra loro da alcuni concetti chiave, che costituiscono il nucleo della prospettiva sociologica: cultura, struttura e potere.  Cultura: insieme di valori, conoscenze, credenze, norme, linguaggi, comportamenti e oggetti materiali condivisi da un popolo e trasmessi da una generazione  La cultura opera a qualsiasi livello sociale, è un modo di vivere 7  L’asse positivismo-neopositivismo  Il positivismo: programma di ricerca tipicamente ottocentesco, centrato sulla fiducia incondizionata nella scienza e nel metodo scientifico come “mezzo e fine” del progresso umano. Aveva le seguenti caratteristiche: 1. Dimensione ontologica: si parla di realismo ingenuo, ossia la credenza per cui la realtà esiste ed è quella che appare immediatamente ai nostri sensi 2. Dimensione epistemologica: i positivisti ritengono che la realtà sia pienamente conoscibile dall’uomo 3. Dimensione metodologica: per il positivismo l’unico metodo applicabile è quello basato sull’osservazione e sull’esperimento. Il positivismo era la tradizione filosofica di riferimento sia per Comte che per Durkheim.  Durkheim: egli si discosta dal metodo di Comte. Per D la società è un oggetto che esiste al di là degli individui che la compongono e che li trascende. La società è un meccanismo a sé stante. Per D il mondo sociale è composto dai “fatti sociali”, modi di pensare e di agire indipendenti dalla volontà del singolo individuo. Durkheim formalizza l’olismo metodologico o colletivismo metodologico: atteggiamento intellettuale per cui un fenomeno sociale non può essere spiegato facendo riferimento alle azioni dei singoli individui ma alle strutture e ai meccanismi che i singoli subiscono.  Un’altra importante regola del metodo di Durkheim è che la causa di un fatto sociale va sempre ricercata in un diverso fatto sociale antecedente.  Il processo della ricerca sociale per D comprende diverse fasi: 1. Osservazione-definizione dei metodi sociali 2. Confutazione delle interpretazioni precedenti: consiste nella critica sistematica agli studi che si sono interessati allo stesso fenomeno che si sta studiano 3. Spiegazione sociologica del fenomeno Accanto a questa impostazione di massima D utilizza altri due espedienti metodologici nella sua ricerca: l’esperimentum crucis e lo studio del semplice per risalire al complesso.  Il neo-positivismo: esso guardava al metodo delle scienze naturali e ai suoi principi come gli unici i grado di proporre un sapere certo. Si diffuse in area anglosassone e fu oggetto delle critiche di Karl Popper, che propose un’impostazione deduttivista alla ricerca. Questa filosofia della scienza di Popper divenne la base del programma di ricerca neo-positivista. 1. Dimensione ontologica: realismo critico, la realtà è conoscibile, ma non facendo riferimento a ciò che proviene direttamente dai sensi umani 2. Dimensione epistemologica: la realtà esiste indipendentemente dal soggetto ed è oggettivamente conoscibile. 3. Dimensione metodologica: il metodo scientifico sperimentale è quello ideale, ma non si basa più su una logica induttiva  Merton e il funzionalismo come metodo 10 S econdo M esiste un metodo valido sia per le scienze naturali sia per quelle sociali.  M sottolinea la necessità da parte della sociologia di elaborare teorie a medio raggio, in grado di essere controllate ed utilizzate nella ricerca sociale. Egli prende le distanze da Parsons non per la centralità del concetto di funzione, ma su quei postulati non utilizzabili nella ricerca empirica. Merton individua tre postulati dei primi funzionalisti: 1. Postulato dell’unità funzionale: tutti gli elementi di un cultura sono funzionali all’interno del sistema sociale e culturale = Merton afferma che non è così 2. Postulato del funzionalismo universale: la critica di Merton si concentra sul fatto che non è possibile affermare che tutto ciò che esiste abbia una funzione positiva nei confronti dell’integrazione sociale. 3. Postulato dell’indispensabilità: Per M non è detto che vi siano in ogni società elementi indispensabili per svolgere determinati compiti, né che gli stessi elementi svolgano sempre le stesse funzioni.  Il campo dell’ermeneutica L’ermeneutica nasce in ambito religioso, il termine significa “l’arte dell’interpretazione . Trasposto nell’ambito delle scienze sociali il termine designa l’opera di decodifica delle motivazioni e dei significati posti alla base delle azioni sociali degli individui. 1. Dimensione ontologica: la realtà sociale è intrinsecamente costruita attraverso l’azione e il pensiero di donne e uominim e non esiste indipendentemente da loro. 2. Dimensione epistemologica: alla stretta unità ontologica del mondo sociale corrisponde una stretta unità tra soggetto conoscitore e oggetto conosciuto 3. Dimensione ontologica : occorre mettere in campo una sorta di empatia metodologica, cioè cercare di comprendere e riscostruire le motivazioni alla base delle azioni.  Weber e la sociologia comprendente:  Avalutatività  Tre caratteristiche metodologiche delle scienze sociali: 1. Si riferiscono alla cultura 2. Sono storiche 3. Utilizzano la comprensione dell’azione sociale per costruire spiegazioni  Ideal-tipi (concetti delle scienze sociali attraverso i quali i fenomeni empirici vengono definiti analiticamente nelle loro caratteristiche ricorrenti ed essenziali ).  Possiamo riconoscere tre categorie di ideal-tipi: 1. Individualità storiche 2. Elementi della realtà storica che si ritrovano in un gran numero di casi concretiù 3. Ricostruzioni razionalizzate di insiemi di comportamenti 11  Interazionismo simbolico e ground theory  Divenne influente a partire dagli anni 60. I principi metodologici di questo approccio possono essere dedotti dalla proposta metodologica di Herbert Blumer: 1. “Oggetto” della conoscenza sociologica sono le interazioni sociali reali 2. La realtà sociale va studiata nei suoi contesti naturali 3. I concetti devono essere utilizzati in funzione sensibilizzante [L’approccio di Blumer alla ricerca sociale ha portato alla diffusione della ground theory, la strategia metodologica secondo la quale la teoria deve emergere direttamente dai dati, attraverso un lavoro di codificazione e riaccorpamento delle informazioni.]  La ricerca sociale in pratica Abbiamo visto che le fasi della ricerca sono: scelta del problema, elaborazione del disegno, raccolta dei dati, codifica e analisi dei dati, interpretazione dei risultati.  Le due famiglie di tecniche della ricerca sociale sono quella quantitativa e quella qualitativa. 1. Le tecniche quantitative si basano sulla matematizzazione delle informazioni e forniscono dati espressi in linguaggio statistico . 2. Le tecniche qualitative si basano invece sull’utilizzo del linguaggio naturale e del linguaggio oggettivo per analizzare e descrivere il mondo sociale, rinunciando all’uso della matematica . TECNICHE QUANTITATIVE: 1. Ricognizione preliminare della letteratura disponibile sul problema trattato; 2. Scelta di una teoria di riferimento su cui basare le ipotesi e i concetti utilizzati nella ricerca; 3. Operazionalizzazione, cioè il processo tramite il quale si scelgono dimensioni, indici e variabili; 4. Scelta dello strumento di rilevazione e la sua costruzione 5. Scelta della popolazione da studiare e selezionare il campione; 6. Rilevazione tramite interviste strutturate; 7. Analisi statistica dei dati; 8. Interpretazione dei risultati e ritorno alla teoria e alle ipotesi da cui si è partiti. TECNICHE QUALITATIVE: Esempi: osservazione partecipante, intervista qualitativa (strutturata, semi-strutturata, non- strutturata), focus group. 1. L’osservazione partecipante : tecnica d’indagine qualitativa tramite la quale il ricercatore acquisisce i propri dati osservando la situazione, divenendo parte integrante di essa e del gruppo = il ricercatore si immerge in un contesto diverso dal proprio, entrando in rapporto diretto con il gruppo oggetto della sua ricerca. Esempio: opera di Anderson, The Hobo: analisi su dei lavoratori senza fissa dimora. 12 comportarsi. Studiando le idee della cultura concentriamo la nostra attenzione sul senso che le persone danno alle proprie esperienze, ma per comunicare tali idee agli altri abbiamo bisogno dei simboli e del linguaggio.  Simbolo: qualsiasi cosa che ne rappresenti un’altra. L’associazione fra un simbolo e ciò che rappresenta è arbitraria e culturalmente definita. La cultura è fondamentalmente simbolica ed è attraverso i simboli che comunichiamo e rafforziamo gli elementi della nostra cultura.  Linguaggio: sistema elaborato di simboli che consente alle persone di comunicare fra loro in modi complessi.  Dialetto : variante del linguaggio con un proprio accento distintivo, un proprio vocabolario e, in alcuni casi, proprie caratteristiche grammaticali. L’IPOTESI DI SAPIR-WHORF: il principio della relatività linguistica è noto con questo nome, sviluppato da Sapir e Whorf. Secondo l’ipotesi i diversi linguaggi influenzano il modo di pensare e di comportarsi di chi li parla a causa della loro diversità di contenuto e struttura. Quest’ipotesi è controversa => molti ritengono che sovrastimi l’influenza del linguaggio sul pensiero, sottolineando come il linguaggio si adatti alle diverse circostanze, e che chi lo usa assorbe o inventa un nuovo vocabolario per definire ciò che diventa culturalmente importante.  Comportamenti: Azioni associate a un gruppo che aiutano a riprodurre uno stile di vita ben preciso. Il comportamento richiama l’attenzione sulla differenza fra cultura normativa e effettiva: la prima è ciò che gli appartenenti a una cultura dicono essere i propri valori, le proprie credenze e le proprie norme; la seconda ciò che gli appartenenti a una cultura fanno realmente e che può rispecchiare o meno la cultura normativa.  I principali elementi della cultura materiale sono gli oggetti culturali: Oggetti fisici creati da persone che condividono una cultura e a questa associato. Gli oggetti culturali sono quelli che utilizziamo nella nostra vita quotidiana, ma non solo, lo sono anche le opere d’arte e i prodotti dei media come libri, giornali, film e riviste. CULTURA, IDEOLOGIA E POTERE  Ideologia : sistema di significati che aiuta a definire e spiegare il mondo e che fornisce giudizi di valore su quel mondo. All’interno di ogni cultura esiste un’ideologia dominante:  Ideologia dominante: Gruppo di affermazioni ampiamente condivise e regolarmente rafforzate che, in genere, sostengono il sistema sociale del momento e servono gli interessi delle autorità. 15  CULTURA DOMINANTE, SUBCULTURA, CONTROCULTURA  Cultura dominante  Cultura che permea una società e rappresenta le idee e la prassi di coloro che sono nelle posizioni di potere.  Subcultura  Cultura associata a un piccolo gruppo della società avente norme, valori e stili di vita diversi che lo distinguono.  Controcultura  Subcultura che si batte per valori e stili di vita chiaramente opposti a quelli della cultura dominante.  CULTURA ALTA E POPOLARE Alta cultura: insieme delle forme culturali associate all’élite, diffusamente riconosciute come valide e legittime. Cultura popolare: insieme delle forme culturali diffuse e comunemente accettate in una società.  MERCIFICAZIONE DELLA CULTURA Cultura di massa: insieme delle forme culturali prodotte esplicitamente a scopi commerciali. Con l’influenza crescente della mercificazione, le persone tendono sempre più a quantificare il valore di gran parte degli oggetti culturali in base al possibile profitto che da essi si può trarre . SOCIOLOGIA DELLA RELIGIONE  Uno dei processi culturali più complessi e gravido di conseguenze per la società è rappresentato dalla religione. In che modo, attraverso quali strumenti e approcci, la sociologia può studiare un fenomeno basato sulla fede come la religione? [Fede: credenza che si basa sulla convinzione personale o sulla rivelazione divina anziché su prove scientifiche.]  I sociologi studiano la religione per capire il ruolo che ricopre nella vita sociale. La religione ha attirato l’attenzione di alcuni dei primi sociologi.  DURKHEIM : gli elementi fondamentali di ogni religione sono una serie di credenze, una serie di pratiche rituali e una comunità di praticanti. Nella visione di Durkheim la credenza più importante di qualunque religione è che le cose del mondo possano essere suddivise in “sacre” e “profane”. 16  Il sacro è qualcosa di straordinario, da trattare con rispetto e timore reverenziale;  Il profano è il mondo ordinario della vita quotidiana  I rituali sono azioni simboliche, praticate in momenti specifici che contribuiscono a sviluppare un vincolo emotivo tra i partecipanti. Il sacro è incorporato nelle pratiche rituali. Le credenze e le pratiche religiose vengono sviluppate e tramandate tramite comunità di credenti. Quando essa si trasforma in un organizzazione più formale una comunità di credenti diventa una chiesa.  Una chiesa è un'organizzazione religiosa formale con ampio seguito di fedeli.  Una setta è una piccola fazione dissidente di una chiesa, che promuove credenze e pratiche.  Spesso le nuove comunità religiose devono lottare per ottenere una legittimazione sociale; quelle consolidate spesso definiscono culti, le piccole comunità religiose le cui credenze e le cui pratiche sono in contrasto con la cultura dominante. In sostanza una religione è un sistema unificato di credenze e di pratiche rituali relative al sacro, che unisce le persone in una comunità morale. Questa definizione non include alcun riferimento al teismo, ossia la convinzione che esistano delle divinità personali.  Funzioni sociali della religione: 1. La religione promuove la solidarietà sociale 2. La religione è una forma di controllo sociale 3. Può fornire ai credenti vasti benefici di natura sociale e psicologica 4. Può motivare l’azione sociale Essa, tuttavia, può essere anche disfunzionale: per esempio, la solidarietà sociale promossa dalla religione può portare all’intolleranza nei confronti di altre credenze diverse e può alimentare il conflitto tra le fedi.  Società e religione Per Durkheim gli esseri umani creano divinità e religioni per dare una forma trascendente ai valori condivisi di una società, che nel loro insieme denomina coscienza collettiva. Poiché i valori mutano da cultura a cultura, anche i concetti di divinità e religione subiscono cambiamenti, ma nonostante questo molte religioni condividono norme e un messaggio di fondo, come una qualche variante dell’etica della reciprocità, che è presente in tutte le religioni. (=> cos’è? Una regola che invita le persone a trattare gli altri come vorrebbero essere trattate).  MARX: la religione come oppio dei popoli  Per Marx la religione offre un falso conforto ai credenti, e i detentori del potere manipolano la religione per i propri fini. 17 - Osservare la struttura sociale : la struttura sociale è invisibile => come possiamo quindi sapere che è reale? Le ricerche dimostrano che essa è costituita da comportamenti schematizzati e ripetitivi. Una routine può essere modificata, ma tende a protrarsi nel tempo. Queste routine più o meno prevedibili stanno alla base delle istituzioni sociali (= grandi aree della vita sociale in cui si creano routine e modelli di comportamento destinati a durare nel tempo). Riflettere su come sarebbe la nostra vita senza una struttura sociale può aiutarci ad “immaginarla”. - Costruire e modificare l’azione sociale : viviamo la struttura sociale come se fosse immutabile, ed è vero che a livello individuale non possiamo modificare questi modelli. Tuttavia, l’analisi sociologica dimostra come i modelli di comportamento che compongono la struttura sociale non siano naturali o immodificabili: in quanto prodotti dall’azione mana, gli uomini possono modificarli. Inoltre, le strutture sociali variano con il tempo e da una cultura all’altra. => Uno dei modi per capire la struttura di una società è infatti confrontarla con altre società e altre epoche. Per capire come varino nel tempo le strutture sociali, basta considerare le aspettative di genere: le esperienze che vivevano uomini e donni nei Paesi Occidentali all’inizio del XXI secolo sono diverse da quelle del XX secolo. Ai giorni nostri rispetto al passato le aspettative sono radicalmente cambiate. Questi cambiamenti si verificano le azioni di molti individui ripetute nel tempo. Capire l’interdipendenza tra struttura e azione sociale è fondamentale per la prospettiva sociologica.  STATUS, RUOLI E VITA QUOTIDIANA La struttura sociale affonda le sue radici nell’attività quotidiana dei membri di una società, e i sociologi usano i concetti di status e ruolo per capire cosa lega una persona ad un’altra e ai modelli di comportamento. - STATUS: posizione che un individuo occupa all’interno del sistema sociale 1. Status ascritto : posizione all’interno del sistema sociale che viene assegnata ad una persona dalla nascita 2. Status conseguito : posizione all’interno del sistema sociale che una persona ottiene volontariamente per effetto delle sue azioni. - RUOLO: Insieme dei comportamenti che si associano a determinati status. FUNZIONI DEL RUOLO 1. Garantire la prevedibilità sociale delle interazioni (copione di ruolo). 2. Rendere stabile una organizzazione sociale. 3. Riconoscere diritti\doveri a gruppi di persone. 4. Migliorare l’efficacia sociale. CARATTERISTICHE DEI RUOLI: 1. Trascendono il singolo esecutore. 2. Sono intercambiabili 3. Esistono sempre in coppia o in sistema 20 4. Sono gerarchici o complementari 5. Le aspettative non sono sempre chiare (Becker e Strauss) 6. Hanno una dimensione strumentale e una espressiva 7. Prevedono sempre una «messa in atto» (es. Agnese)  Gli status e i ruoli che ricopriamo sono i legami concreti che ci uniscono al resto della società. I ruoli condizionano la nostra vita chiarendo ciò che ci si aspetta da noi nei contesti. I membri di un gruppo sociale condividono aspettative analoghe sul ruolo di ciascuno, cosicché l’interazione tra i singoli finisce per rafforzare tali ruoli. Il concetto di ruolo spiega come mai il comportamento di un individuo si conformi a un modello generale, ma possa essere modificato per effetto delle forze sociali. I ruoli si modificano nel tempo: ad esempio, il ruolo di genitore ha subito una grande evoluzione nel corso dell’ultimo mezzo secolo. - La struttura pervade la vita sociale a livello micro, meso e macrosociologico: 1. Interazione a livello microsociologico: L’ETNOMETODOLOGIA  E’ un approccio che analizza i metodi utilizzati dalle persone per dare senso alle proprie attività quotidiane, enfatizzando le modalità con cui creano collettivamente una struttura sociale nelle proprie attività di tutti i giorni. Il suo principale esponente è Harold Garfinkel, che insieme ai suoi colleghi ha cercato di far emergere queste strutture microsociologicamente attraverso i “breaching experiments”, situazioni sociali controllate in cui si infrangono deliberatamente le regole sociali, violando regole di base e modelli di comportamento consolidati. Violando regole essi forniscono illustrazioni creative e umoristiche della struttura sociale. - In uno studio, Garfinkel inviò alcuni ricercatori in un supermercato, incaricandoli di togliere prodotti dai carrelli altrui. I clienti reagivano a volte sorpresi e a volte irritati, facendo emergere la convinzione che una volta messi in un carrello i prodotti appartengono a qualcuno, anche se ancora non li si ha pagati. Come un’attività diventa routine: - T1: è significativa per alcuni individui; - T2: si diffonde, diventa consuetudinaria - T3: diventa una pratica quotidiana - T4: viene considerata ‘naturale’ Le routine sono cornici cognitive: la loro rottura ci causa stress cognitivo. Lo dimostra l’etnometodologia tramite i breaching experiments che rompono la reciprocità delle aspettative. 2. Interazione a livello mesosociologico: LE ORGANIZZAZIONI Organizzazione: una associazione su base stabili e istituzionalizzata. 21 Tutta la nostra vita dipende da organizzazioni (pervasività) di vario genere (eterogeneità). È definita da 5 elementi: 1. Definizione dei compiti 2. Distribuzione dei compiti e delle posizioni corrispondenti; 3. Definizione delle relazioni fra le posizioni; 4. Distribuzione dell’autorità formale; 5. Elaborazione di regole e procedure Un organigramma mostra il funzionamento ideale non quello perfetto di un’organizzazione.  Tutti noi viviamo all’interno di una vasta gamma di organizzazioni. La prospettiva sociologica ci aiuta a capire la struttura organizzativa influenzi la nostra vita. La struttura organizzativa designa le regole e le routine, sia formali sia informali, che disciplinano l’attività quotidiana all’interno delle organizzazioni. Tra gli esempi di regole formali possiamo citare i codici di condotta e le job description. Le regole informali e le routine includono gli accordi tra colleghi per gestire gli spazi di lavoro, o tra i membri di una famiglia per svolgere le faccende domestiche. MAX WEBER E LA BUROCRAZIA 1. Divisione dei doveri e poteri di ufficio secondo norme previste 2. Rigida gerarchia di uffici con relativi poteri di controllo dei superiori sugli inferiori 3. I funzionari vengono selezionati in base a concorsi che accertano determinate conoscenze 4. I funzionari ricevono uno stipendio monetario fisso pagato dall’amministrazione per cui lavorano (non dagli utenti della stessa). 5. Si deve obbedienza non alla persona, ma alla legge . 6. Si obbedisce solo fino a quando si è membri dell’organizzazione 3. Interazione a livello macrosociologico: FUNZIONI E INTERRALAZIONI TRA ISTITUZIONI SOCIALI  A livello macrosociologico, è possibile riconoscere la struttura sociale nei modelli di comportamento di una società. A questo livello di analisi gli studiosi ricorrono spesso alla prospettiva funzionalista.  Per i sociologi che utilizzano questo tipo di analisi le strutture sociali hanno funzioni specifiche che soddisfano i bisogni della società. Al centro dell’analisi funzionale c’è il concetto di equilibrio, il bilanciamento tra varie strutture che mantiene la stabilità sociale.  I funzionalisti concentrano quasi sempre la loro attenzione su ampi problemi di livello macrosociologico, cercando di capire come operino le diverse parte che compongono una società e che ruolo abbiano le diverse strutture nella vita sociale. Parsons per esempio era particolarmente interessato al tema della 22  Privilegio: vantaggio o beneficio che non è disponibile per tutti (es. white privilege, male, ecc.) Ad esempio, gli eterosessuali non devono preoccuparsi del proprio orientamento sessuale perché norme, leggi e pratiche istituzionali della società sono sempre state dalla loro parte. Per capire le dinamiche del potere e del privilegio conviene mettersi nei panni di chi ha meno potere. Dorothy Smith ha sviluppato una teoria orientata dal punto di vista specifico (teoria che mette in discussione assunti incontestati della società , analizzandola da vari punti di vista, in particolare quello di chi si trova in posizione subordinate). - Il punto di vista è letteralmente il luogo da cui una persona vede il mondo. - A diversi punti di vista specifici corrispondono diverse visioni del mondo. - Michel Foucault e lo studio del potere • Va studiato non attraverso una teoria ma attraverso una genealogia: «una forma cioè di storia che renda conto della costituzione dei saperi, dei discorsi, dei campi di oggetti, ecc., senza aver bisogno di riferirsi ad un soggetto che sia trascendente rispetto al capo di avvenimenti che ricopre, nella sua vuota identità, lungo la storia» (Fontana, Pasquino, Intervista a Michel Foucault). • Passare da una teoria ad una fisica del potere, per cogliere la meccanica concreta della vita quotidiana. Il potere non si limita, come pensavano Freud e Marx, alla repressione . • Esso è piuttosto produttivo di sapere e di effetti sugli individui (tipi di individui docili): «non esiste relazione di potere senza correlativa costituzione di un campo di sapere, né di sapere che non supponga e non costituisca nello stesso tempo relazioni di potere» (Foucault, Sorvegliare e punire). • Le relazioni e la forma che a partire dai rapporti di forza esse prendono producono gli individui. 5. INTERAZIONI SOCIALI, GRUPPI E SOCIALIZZAZIONE Quando comunichiamo, ci affidiamo ad un linguaggio e alle conoscenze condivise con gli altri. Linguaggio condiviso: senza il terreno comune di un significato condiviso, l’interazione sociale diventa disorientante e inefficiente. Anche quando il linguaggio è condiviso, però, esistono sempre espressioni che non sono comprese da tutti, essendo specifiche di un particolare periodo storico, come il gergo, una parte comune delle subculture. Conoscenza condivisa: il linguaggio è solo un esempio di come un’interpretazione condivisa faciliti l’interazione sociale. Una vita quotidiana che trascorre senza intoppi dipende dall’intersoggettività, una condizione in cui più persone interpretano nello stesso modo la 25 conoscenza, la realtà o un’esperienza. I membri di una società non condividono infatti solo il linguaggio comune, ma anche norme e costumi che hanno appreso tramite la socializzazione.  Il tranquillo funzionamento della vita quotidiana si basa quindi in parte sull’interpretazione condivisa dalle persone di quella che è la natura della realtà.  Definire “reale” una situazione: il teorema di Thomas Il teorema afferma che se le persone definiscono reale una situazione essa sarà reale nelle sue conseguenze.  L’interpretazione soggettiva della realtà ha effetti oggettivi. Il teorema ci aiuta a capire come le interpretazioni di una situazione diano forma all'interazione sociale a vari livelli. Il teorema di Thomas si applica però anche alle grandi istituzioni. Esso, inoltre, può aiutarci a capire il funzionamento degli stereotipi, che definiscono gli individui come esempi tipici di gruppi di persone. Gli stereotipi sono generalizzazioni esagerate, distorte o non vere su categorie di persone che non tengono conto della specificità di ogni individuo. Spesso gli stereotipi sono negativi, ma possono essere anche positivi.  Tre passi per costruire la realtà sociale  Definiti da Berger e Luckmann. 1. Esternalizzazione: Le persone creano la società attraverso una continua attività fisica e mentale. Questo complesso procedimento contribuisce ad assicurare un ambiente stabile entro il quale poter vivere. 2. Oggettivazione: Attraverso questo processo le disposizioni sociali arrivano a sembrare oggettivamente reali: la società appare separata dalla creazione umana, inevitabile e al di fuori del controllo delle persone. 3. Interiorizzazione: E’ il complesso procedimento attraverso il quale apprendiamo la cultura della nostra società e determiniamo la nostra visione del mondo. Lo stesso processo in 3 fasi avviene sia nelle interazioni sociali di livello micro sociologico, sia nelle strutture sociali di ampio respiro. Le persone creano diverse strutture istituzioni sociali come la famiglia, la scuola e il governo, possono trattare queste entità come se fossero oggettivamente reali e sono infine influenzate dalla società che creano. Nel caso delle grandi strutture sociali tale influenza spesso viene percepita solo dalle generazioni successive. Proprio perché le persone costruiscono continuamente la società e ne sono influenzate, il mondo sociale nel quale viviamo è in flusso costante.  STATUS SOCIALE E RUOLI Lo status: l’insieme dei privilegi connessi a una posizione sociale. Privilegi che possono essere di natura distributiva (soldi, possedimenti, benefits di vario genere) o relazionale - Status set: insieme degli status di un individuo - Categoria di status: uno status sociale che le persone possono avere in comune 26 Ruolo sociale: insieme dei comportamenti attesi che si associano a particolari status. - Role set: indica tutto l’insieme di ruoli che un individuo ricopre. (introdotto da Merton) Ruoli primari : I ruoli primari sono modelli di ruolo che contano più delle ri-organizzazioni individuali. Ad es. l’identità di genere, l’identità deviante o l’identità etnica, possono essere la base su cui si riorganizzano i ruoli lavorativi, educativi, relazionali.  CARATTERISTICHE DEI RUOLI I ruoli trascendono il singolo esecutore. Anche se a volte, alcune personalità storiche particolarmente conosciute possono a loro volta dare il nome ad un tipo di ruolo: fare il don Giovanni, fare il Casanova, “your own personal Jesus” (Depeche Mode, Personal Jesus) Ciò implica l'intercambiabilità delle persone: uno stesso ruolo può essere svolto sempre da più persone.  CONCEZIONI CLASSICHE DEL RUOLO Il concetto di ruolo viene introdotto nelle scienze sociali da Ralph Linton e Parsons. Il concetto funzionalista di ruolo, che è anche quello più diffuso nell’opinione pubblica e nel senso comune, indica un insieme di aspettative sociali di comportamento e di atteggiamento, connesse con il ricoprire una determinata posizione sociale. Questa concezione eredita dal teatro l’accento sulla fissità del copione.  CRITICHE A QUESTO CONCETTO Le aspettative sociali rispetto ad un ruolo non sempre sono del tutto chiare: es. un ricercatore deve curare di più la ricerca, la didattica o la parte burocratico-politica del proprio ruolo? Le richieste normative rispetto al ricevimento studenti riguardano anche il rispondere alle e-mail? Gli individui non sono mai così passivi da farsi determinare del tutto dalle aspettative connesse al ruolo (agency) La percezione individuale delle aspettative sociali è sistematicamente soggetta a distorsioni.  LA VISIONE INTERAZIONISTA DEI RUOLI Per l’interazionismo simbolico, ogni ruolo è il prodotto di una condotta: attribuiamo un ruolo ad una persona, in base al comportamento che manifesta. Questa teoria accentua: - La dimensione performativa dei ruoli: ognuno è quello che recita di essere ; - La necessità di una conferma continua dei ruoli : sei quello che sei, se ti comporti coerentemente al tuo ruolo; - L’idea che nessun ruolo è del tutto ascritto o del tutto strutturato  CONFLITTI DI RUOLO 27 RUOLI FONDAMENTALI Il regista: colui che controlla la riuscita della rappresentazione, rimette a posto i diversi membri, scalda l’ambiente, distribuisce le parti, è responsabile del successo o insuccesso della rappresentazione. Il leader espressivo: colui che costituisce il focus della rappresentazione. I TERRITORI DELL’INTERAZIONE Le rappresentazioni avvengono in un territorio limitato sia a livello spaziale che temporale. Il territorio è un qualsiasi spazio che sia delimitato da ostacoli alla percezione. Retroscena: chiamarsi per nome, decidere, imprecare, fare commenti a sfondo sessuale, mugugnare, fumare, vestire trasandati, scomporsi, non considerare la presenza del prossimo, etc. Ribalta: i comportamenti opposti ai precedenti. La divisione ribalta\retroscena può essere costituita da un tempo oltre che da uno spazio. CONCLUSIONI Goffman vede il sé come sempre impegnato in una situazione. Lo idealizza come attore, e lo considera perciò fondamentalmente: insincero, iperrazionale, egoista. Queste qualità non gli derivano da caratterische umane, ma da richieste societarie. Non tiene conto dell’esperienza fuori dalla situazione. È una metafora estremamente affascinante, con buona applicazione empirica. STUDIARE SOCIOLOGICAMENTE LE INTERAZIONI Una interazione è uno scambio comunicativo, verbale e non verbale, fra soggetti consapevoli degli effetti sociali delle loro azioni. SIMMEL - Le forme definiscono l’interazione - Ogni epoca storica dà vita a tipi sociali e a forme dell’interazione particolari (il povero, lo straniero). - La vita metropolitana definisce le forme dell’interazione della modernità. LA SOCIEVOLEZZA. ESEMPIO DI SOCIOLOGIA PURA O FORMALE (1911) La socievolezza è la forma ludica dell’associazione. È un mondo sociologico ideale, che annulla le differenze sociali. Se la socievolezza è un gioco, il gioco è sempre socievolezza. È il collante della società.  GRUPPI PRIMARI E SECONDARI  Simmel mette in relazione dimensioni dei gruppi, identità e relazioni. Gruppi sociali: insieme di persone che interagiscono abitualmente le une con le altre e che sono consapevoli del loro status di gruppo. 30 Gruppo primario: Gruppo costituito da persone che hanno contatti regolari, relazioni durevoli e un significativo legame emotivo le une con le altre. Gruppo secondario: Gruppo costituito da persone che interagiscono in modo relativamente impersonale, in genere per eseguire un compito specifico IL GRUPPO DI RIFERIMENTO È la cerchia sociale a cui un individuo fa da riferimento per misurare il proprio comportamento, la propria adeguatezza, la propria autostima (Hyman). Shibutani ne distingue tre tipi: 1. gruppi che fungono da paragone o confronto per la propria azione; 2. gruppi ai quali si aspira ; 3 . gruppi le cui prospettive valoriali sono condivise dall’attore  Classificazione dei gruppi: 1. L’INDIVIDUO SINGOLO: Ha come caratteristica la solitudine e la libertà. La solitudine è tipica delle grandi folle. Nei rapporti più intimi, occorre come pausa dal rapporto stesso. 2. LA DIADE: È sempre caratterizzata dalla rappresentazione della sua fine. È la relazione più soggetta a banalità e ripetizione. È l’archetipo dell’intimità Non ammette alcun disclaimer individuale 3. LA TRIADE: La relazione non è più immediata. Il terzo può unire o dividere, l’attenzione dei membri è divisa: tertius gaudens, divide et impera, mediatore. Il terzo è occasionalmente sentito come intruso. I principali gruppi primari: LE FAMIGLIE insieme di persone legate da legami di parentela, affetto, servizio, ospitalità riunite sotto lo stesso tetto. Parentela: tutti coloro che, convivano o no, sono legati da vincoli di filiazione, matrimonio e adozione. CONCEZIONE NATURALISTICA DELLA FAMIGLIA Naturalismo: moderno e tradizionale allo stesso tempo •Contenuti: Era naturale per un uomo e una donna legarsi definitivamente l’uno all’altra mediante l’amore sessuale; naturale avere figli ; naturale rimanere sposati ; naturale avere famiglie composte solo da genitori e figli . •Questa concezione corrisponde prevalentemente ai modelli di famiglia che conosciamo, ma la realtà contemporanea è molto più plurale e variegata. La famiglia è un’istituzione sociale fondamentale.  Varianti della famiglia e del matrimonio 31 Reti familiari: le famiglie variano per dimensione e composizione. - Famiglia nucleare: genitori e i loro figli - Famiglia estesa: famiglia nucleare più altri parenti che vivono insieme - Famiglia allargata: famiglia in cui uno degli adulti ha figli nati da una precedente relazione Matrimonio e convivenza: la natura del vincolo sociale varia da una famiglia all’altra. - Matrimonio: relazione sociale che crea vincoli familiari, comporta relazioni sessuali e viene formalizzata. - Convivenza: relazione sociale che può creare vincoli e comporta intimità sessuale, in cui le persone vivono come partner non sposati. Residenza - Neolocale - Matrilocale - Patrilocale Eleggibilità matrimoniale: - Endogamia - Esogamia Matrimoni combinati Forme di matrimonio: - Monogamia - Poligamia Identità di genere La discendenza: Nel sistema unilineare la parentela è formata da tutti coloro che discendono da un antenato comune esclusivamente attraverso la linea maschile o quella femminile. Si parla di: ➔ clan quando il capostipite del gruppo è mitico o fittizio; ➔ lignaggio quando invece è genealogicamente dimostrabile. DISCENDENZA UNILINEARE ➔sistema patrilineare quando l’anello di congiunzione è solo maschile = relazioni agnatiche ➔sistema matrilineare si ha quando l’anello di congiunzione è esclusivamente femminile = relazioni uterine. Esistono pochi casi di matrilinearismo, ma la loro stessa esistenza mette in luce il carattere costruito del modello patrilineare. Le famiglie oggi: 1. Le famiglie stanno diventano più piccole 2. Le famiglie estese sono meno comuni 32 - Spontanea collaborazione tra lavoratori e dirigenti, per conseguire obiettivi comuni e maggiori profitti - OSL come scienza oggettiva - Visione negativa dell’uomo “economico e razionale” - Prospettiva futura di uno sviluppo economico senza crisi CONSEGUENZE DEL TAYLORISMO  Progressiva dequalificazione degli operai di mestiere  Parziale qualificazione della manovalanza semplice Sistema di paghe differenziate e personalizzate  Divisione tra programmazione ed esecuzione del compito  Scarsa attenzione agli aspetti psicologici e sociali dei lavoratori - Modello giapponese => modello Toyota  LA SOCIALIZZAZIONE Con questa espressione si intende il processo attraverso il quale impariamo a stare in società e a ricoprire diversi ruoli sociali, acquisendo i valori e i criteri di orientamento necessari per stare in interazione con altri e per decidere della nostra vita  Agenzie di socializzazione: famiglia, scuola, gruppo dei pari, mass media, ambito lavorativo. Si assiste a un processo di pluralizzazione delle agenzie di socializzazione. [Agenti di socializzazione: le persone e i gruppi che ci trasmettono la nostra cultura] La socializzazione è un processo che si realizza in diversi ambiti: - La famiglia - La scuola - Il gruppo dei pari (gruppo di persone in genere di età simile, che condividono status sociale e interessi) - I media - Il lavoro (con la socializzazione professionale, ossia l’apprendimento delle norme informali associate a un tipo di impiego) - La religione - Le istituzioni totali TRE TRADIZIONI TEORICHE SULLA SOCIALIZZAZIONE Interazionismo simbolico : processo continuo di costruzione di senso (Mead e altri) Fenomenologia : processo di interiorizzazione della realtà, in quanto costruzione sociale (Berger e Luckmann) Funzionalismo : fase di apprendimento degli orientamenti normativi (brevi cenni) Distinguono due fasi della socializzazione. La socializzazione primaria avviene in famiglia. I più piccoli interiorizzano la realtà della vita quotidiana come l’unico mondo 35 possibile, tramite i genitori. In questo processo è indispensabile l’attaccamento emotivo del bambino agli adulti di riferimento (in genere i genitori) e, per tramite di questo, l’identificazione del bambino con le persone che si prendono cura di lui. Solo passando attraverso questa appropriazione delle persone importanti e della realtà che loro mediano, il bambino potrà essere capace di identificare se stesso.  Berger e Luckmann, la realtà come costruzione sociale ll sostegno essenziale all’intero processo è offerto dal linguaggio, che è allo stesso tempo contenuto e strumento della socializzazione. Con la socializzazione primaria si acquisisce gradualmente la capacità di pensare in astratto i ruoli e le norme che regolano la convivenza. Si arriva così alla formazione nella coscienza dell’altro generalizzato. La socializzazione secondaria avviene al di fuori della famiglia, con le altre agenzie di socializzazione. Consiste nella scoperta di altri mondi possibili, i cui contenuti possono risultare parzialmente o completamente in contrasto con quanto è stato già interiorizzato. Non solo, quindi, la socializzazione non è mai totale né è mai compiuta, ma essa contiene in sé la possibilità che, nel tempo, la realtà soggettiva subisca una trasformazione più o meno radicale. Può anche verificarsi un’asimmetria tra realtà oggettiva e realtà soggettiva In breve, tramite la socializzazione il bambino entra in un processo generale di costruzione sociale della realtà che ha luogo in tre passaggi: Esteriorizzazione: Tramite una continua attività fisica e mentale, le persone creano la società. Oggettivazione: è il processo tramite il quale il significato soggettivo e intersoggettivo vengono «oggettivati» e resi «naturali» Interiorizzazione: è Il processo tramite il quale le persone interiorizzano i modi di vivere sociale.  SOCIALIZZAZIONE E INTERAZIONISMO SIMBOLICO La socializzazione è un processo interattivo, contingente, nel quale ogni attore coinvolto ha un ruolo attivo. Socializzandi e socializzati si socializzano a vicenda. La socializzazione non finisce mai e non è limitata ad attori\arene istituzionali. L’identità di genere è uno degli elementi primari e continui del processo di socializzazione. GRUPPI DEI PARI: SCUOLA E GENERE Mascolinità e femminilità si apprendono a scuola, nei discorsi, nelle attività di gioco, in famiglia, nelle relazioni con i fratelli e con i pari. Aspetto: lunghezza dei capelli e vestiti aiutano a categorizzare uomini\donne. Esibizione del genere: il bambino impara a comportarsi in base a etichette di genere e ad esibire jl genere, sulla base di esempi provenienti da elementi diversi, dai media, alla fiction, dalla cultura dei pari, ai genitori.  ISTITUZIONI TOTALI Un particolare gruppo di agenti di socializzazione è dato da quelle che Goffman ha definito istituzioni totali, ossia strutture inglobanti nelle quali un’autorità regola ogni aspetto della vita di una persona. Il mondo chiuso di un’istituzione totale è un esempio estremo di risocializzazione, ossia un processo mediante il quale gli individui che passano da un ruolo a un altro o da una fase di vita a un’altra sostituiscono vecchie norme e passati comportamenti con altri nuovi. 36  Non sempre però le istituzioni totali riescono a risocializzare tutti i propri membri.  IL SÉ Senso del Sé => insieme dei pensieri e delle sensazioni che si provano considerando se stessi come un oggetto. - COOLEY: SIAMO LO SPECCHIO DEGLI ALTRUI GIUDIZI La nostra concezione del Sé si basa sull’immaginazione di come gli altri ci vedono. Si compone di tre elementi: - immaginazione di come appariamo: - immaginazione del giudizio altrui; - orgoglio o vergogna in reazione. L’effetto è proporzionale all’importanza dell’altro per noi. Cooley introduce il concetto di Sé-specchio: l’idea che il nostro Sé si sviluppi come riflesso del modo in cui riteniamo che gli altri ci vedano - L’IO E IL ME DI MEAD Io di Mead: parte del Sé spontanea, impulsiva, creativa e imprevedibile; Me di Mead: il senso del Sé appreso dall’interazione con gli altri - Io e me dialogano continuamente “Per avere coscienza del <<Sé>> uno deve avere nel suo proprio organismo l’atteggiamento dell’altro a controllo delle cose che sta per fare. Ciò che appare nell’esperienza immediata del proprio <<Sé>> nell’assumere quell’atteggiamento è ciò che definiamo come il <<Me>>… Il Sé viene costituito attraverso l’interazione sociale nel corso della maturazione biologica e sociale, che si sviluppa al massimo tra i 9 e i 14 anni. Mead riteneva che i bambini avanzassero attraverso quattro fasi di sviluppo sociale: 1. Fase pre-gioco: fino ai due anni i bambini non riescono a vedersi dall’esterno o ad assumere la prospettiva di altre persone; 2. Fase del gioco: intorno ai tre anni i bambini iniziano ad essere in grado di assumere il ruolo di un’altra persona; 3. Fase del gioco di squadra: intorno ai 6-7 anni i bambini imparano ad interpretare un ruolo e anche a collegarlo a ruoli altrui; 4. Fase dell’altro generalizzato: quando le persone maturano sviluppano la capacità di considerare l’altro generalizzato, ossia i valori e gli orientamenti di una comunità in generale e non dei suoi singoli componenti. 7. MIGRAZIONI ED ETNIE 37 - Poiché le razze e le etnie sono costrutti culturali e non dati biologici, la definizione e la significatività dei gruppi razziali ed etnici variano da una cultura all’altra e si modificano nel tempo. (nei Paesi in cui la razza è importante, le definizioni che se ne danno e gli standard utilizzati per assegnare le persone a una razza o all’altra variano enormemente.)  GRUPPI MINORITARI E MAGGIORITARI Un gruppo minoritario è un insieme di persone che subiscono degli svantaggi e hanno meno potere per via di caratteristiche fisiche o culturali identificabili. Un gruppo maggioritario è un insieme di persone che godono di privilegi e hanno un maggiore accesso al potere per via di caratteristiche fisiche o culturali identificabili.  Modelli d’interazione La relazione tra gruppi maggioritari e minoritari all’interno di una società può essere caratterizzata da un’ampia gamma di atteggiamenti e comportamenti, da benevoli a distruttivi. - Nutrire un pregiudizio significa “pregiudicare” negativamente un individuo o a un gruppo sulla base di informazioni inadeguate. Questi giudizi preconcetti si basano su stereotipi: - Stereotipo: generalizzazione distorta ed esagerata su una categoria di persone, che non ammette la specificità individuale. Gli stereotipi possono essere negativi o positivi. Quando il pregiudizio è accompagnato dall’azione si ha una discriminazione, un trattamento ineguale che conferisce dei vantaggi a un gruppo di persone senza una causa giustificabile. - I modelli d’interazione tra gruppi maggioritari e minoritari possono assumere una varietà di forme che a volte coinvolgono più di una categoria. In una società che adotta il pluralismo, gruppi etnici e razziali distinti coesistono in piena parità di condizioni e hanno la medesima dignità sociale. (Ad esempio, la Svizzera è una società pluralistica di successo). - Ibridazione: processo tramite il quale un gruppo maggioritario e un gruppo minoritario si fondono o si mescolano per formare un nuovo gruppo - Assimilazione: processo per cui i membri di un gruppo minoritario finiscono per adottare la cultura del gruppo maggioritario - Segregazione: politica e/o pratica per cui i diversi gruppi sociali sono mantenuti fisicamente e socialmente separati e in regime di disuguaglianza. 40 A questo proposito Bauman ha parlato di una vera e propria strategia “antropoemica”, fondata sulla necessità di “rigettare gli stranieri, scacciandoli oltre le frontiere oppure escludendoli da ogni contatto con i suoi legittimi abitanti”. - Genocidio: Eliminazione sistematica di un gruppo di persone in base alla loro razza, etnia, nazionalità o religione.  Reazioni dei gruppi minoritari alla discriminazione 1. Ritiro : consiste nell’allontanamento fisico volontario come risposta alle forme peggiori di oppressione e segregazione 2. Integrazione : implica la fusione con il gruppo dominante e, di conseguenza, prevede l’abbandono da parte dei migranti dei propri usi e costumi per adeguarsi completamente a quelli che sono valori e stili di vita della maggioranza 3. Adozione di un altro codice : fa riferimento alla strategia di adeguarsi alle aspettative sociali della maggioranza creando una presentazione “di facciata”, pur mantenendo un’identità segreta più confortevole e autentica. 4. Resistenza : consiste in una presa di posizione attiva contro la discriminazione operata dalla maggioranza.  Atteggiamenti e comportamenti individuali: pregiudizio, discriminazione, etnocentrismo, xenofobia e relativismo culturale. Gli stereotipi e il pregiudizio si limitano alle credenze e agli atteggiamenti, ma la discriminazione implica azioni e comportamenti. La discriminazione razziale, per esempio, implica comportamenti che contribuiscono a mantenere il predominio di una razza sulle altre. Di conseguenza, l’azione discriminatoria è generalmente limitata a coloro che hanno il potere di agire in modo da ostacolare gli altri. In questo senso, la discriminazione è “pregiudizio più potere”. - Etnocentrismo: Atteggiamento per cui una cultura diversa viene giudicata con le categorie della propria cultura. - Xenofobia: Irragionevole timore o odio per gli stranieri o per persone di una cultura diversa. - Relativismo culturale: Atteggiamento per cui una cultura diversa viene giudicata con le categorie sue proprie. - Discriminazione istituzionale: trattamento ineguale che deriva dall’organizzazione strutturale, dalle politiche e dalle procedure di istituzioni sociali come il governo, le imprese e le scuole.  Teorie del pregiudizio e della discriminazione: cultura e interesse del gruppo Capire il pregiudizio attraverso la cultura: la socializzazione, ovvero il processo tramite il quale diventano membri e partecipi della vita di gruppo, ci ha abituato a interagire senza sforzo con le persone che sono simili a noi nell’aspetto e nei comportamenti perché ci risultano familiari e prevedibili. Per contro interagire con persone diverse da noi può metterci a disagio. La socializzazione induce spesso i ragazzi a stringere legami con i membri del proprio gruppo, a sviluppare stereotipi negativi sui membri dell’out-group, dissimili da loro. 41 - Stando all’ipotesi del contatto elaborata da Allport, il contatto tra membri di gruppi diversi può ridurre il pregiudizio se è protratto nel tempo, se coinvolge gruppi di uguale status aventi obbiettivi comuni e se viene approvato dalle autorità . Le spiegazioni del pregiudizio e della discriminazione che fanno riferimento agli interesse del gruppo si focalizzano sulle modalità di competizione tra gruppi per risorse scarse, come i posti di lavoro. - La split labor market theory: teoria secondo la quale i conflitti etnici e razziali spesso emergono quando due gruppi etnici o razziali competono per gli stessi posti di lavoro. Più in generale, i membri di un gruppo possono vedere quelli dell’altro come una minaccia, specie nei momenti di difficoltà. Il capro espiatorio è un individuo o gruppo falsamente accusato di aver causato una situazione negativa.  IL MULTICULTURALISMO Uno dei modelli emergenti che risponde alla sempre maggiore eterogeneità culturale e alla crescita delle identità multietniche e multirazziali è il multiculturalismo:  Riconoscimento, valutazione e protezione delle distinte culture che formano una società. Vivendo in una società multiculturale siamo regolarmente esposti a un buon numero di culture diverse. La natura stessa della società multiculturale porta un significativo numero di persone a crescere e vivere in più di una cultura. - Le persone che vivono in società multiculturali hanno la possibilità di conoscere la varietà delle culture umane. La diversità tuttavia porta con sé anche sfide e problemi. Purtroppo le differenze culturali portano spesso a conflitti e disuguaglianze quando i gruppi con maggior potere opprimono o discriminano chi è diverso e ha meno potere.  Critiche al multiculturalismo Senza dubbio, l’accresciuto contatto fra culture diverse può produrre conflitti. Tuttavia se analizziamo la tesi di Huntington , essa semplifica eccessivamente la complessa mescolanza di culture di tutto il mondo, sorvolando sulle enormi variazioni all’interno di ciascuna di esse. 8. GENERE E SESSUALITA’ Sesso: distinzione biologica tra maschi e femmine Genere : Insieme delle aspettative culturali, socialmente costruite, relative agli uomini e alle donne - Quasi tutti gli individui sono del tutto maschi o del tutto femmine, tuttavia, esistono delle persone intersessuate, nate con un’anatomia riproduttiva o sessuale mista. 42 - Le lezioni di genere apprese nei primi mesi di vita continuano durante la crescita, nell’infanzia. A partire dai 18 mesi, i genitori incoraggiano i bambini a giocare con giocattoli stereotipati per genere. Il genere può essere insegnato anche a scuola, ed è anche influenzato molto dal gruppi dei pari: - L’interazione regolare con i propri pari rinforza e consolida le lezioni di genere apprese a scuola e in famiglia . I gruppi dei pari possono avere un impatto positivo sull’autostima di una persona e producono legami sociali di lunga durata, ma tendono anche a riprodurre le norme di genere dominanti. - La socializzazione tra pari può rafforzare le distinzioni di genere , inducendo una persona a sviluppare un senso del Sé correlato ad un gruppo di persone dello stesso genere e a prendere le distanze dall’altro.  MEDIA E GENERE Le rappresentazioni di genere offerte dalle trasmissioni televisive possono segnalare comportamenti atteggiamenti appropriati o accettabili per i giovani uomini e per le giovani donne. Tutti i media aiutano spesso rinforzare gli stereotipi di genere: gli spot televisivi presentano casalinghe felici ossessionate dalla polizia, i videogame propongono le donne come prete senza cervello da conquistare ed esibire a fronte di uomini presentati come guerrieri eroici, mentre la pornografia online tratta le donne come oggetti sessuali. Le immagini di genere fornite dai media vanno ben oltre un innocui intrattenimento: dopo aver visto immagini di modelle nella pubblicità delle riviste per soli 3 minuti, le donne si dichiarano più insoddisfatte del proprio corpo indipendentemente dal peso, dell'altezza dall'età.  CULTURA, POTERE E DISUGUAGLIANZA DI GENERE - Stratificazione di genere: distribuzione sistematica e ineguale del potere e delle risorse tra uomini e donne all’interno della società.  IL SESSO E L’ORIGINE DEL PATRIARCATO - Patriarcato: sistema sociale dominato dagli uomini => più diffuso - Matriarcato: sistema sociale dominato dalle donne. Esiste una differenza fondamentale tra patriarcato e matriarcato: quest’ultimo è una forma di dominio, di sopraffazione del femminile sul maschile, ma va inteso come matri archè cioè “origine delle madri”: una società fondata sulla collaborazione e l’equilibrio tra i generi, in cui le decisioni sono prese utilizzando il metodo del consenso e vivendo nel rispetto della natura e delle risorse che essa ci mette a disposizione.  LAVORO E LIVELLI DI ISTRUZIONE Il differenziale retributivo di genere (gender pay gap) è un indice che misura la differenza retributiva tra uomini e donne in un determinato mercato del lavoro e nei suoi segmenti. Nell’Unione Europea le donne guadagnano in media, a livello orario, il 16% in meno degli uomini, valore che scende al 5,8% in Italia, anche se il nostro Paese è tra quelli con il più basso numero di donne che partecipano al mercato del lavoro. 45 Anche se oggi uomini e donne hanno più o meno lo stesso accesso all'educazione i campi di studio che scelgono per laurearsi e le professioni che svolgono sono ancora spesso ripartite in un'ottica di genere virgola che riflette probabilmente la socializzazione iniziale. Ancora oggi le donne si laureano in aree come l'educazione, la psicologia e le professioni mediche e sanitarie, mentre gli uomini si laureano in aree relativamente ben pagate come l'ingegneria, la matematica e la fisica appunto queste differenze tra le scelte universitarie delle donne degli uomini contribuiscono parzialmente il divario retributivo. Partecipazione alla forza lavoro: a metà del XX secolo in Italia lavorava fuori casa una dona su tre. Nel 2017 secondo i dati dell’ISTAT, il tasso di occupazione delle donne è stato del 48,1% contro il 66,5% degli uomini. Il controllo delle nascite assicurato dalla “pillola” ha consentito alle donne di decidere il numero d gravidanze, quindi esse si sono trovate nella posizione di poter dedicare meno tempo alla crescita dei figli e più al lavoro. Uomini e donne, tuttavia, hanno diversi approcci al lavoro, il che contribuisce al divario retributivo. Tali approcci riflettono il perdurare delle norme di genere che assegnano alle donne la responsabilità primaria di allevare i figli: sono più propense degli uomini ad usare i congedi parentali, a lavorare part-time e ad abbandonare il lavoro per occuparsi dei figli. - Discriminazione e soffitto di cristallo: la discriminazione nei luoghi di lavoro per le donne è un dato di fatto. Un risultato di questa discriminazione è il “soffitto di cristallo”, la barriera spesso invisibile creata dal sessismo, che impedisce a donne qualificate di raggiungere i livelli più elevati della struttura manageriale. Gli uomini, infatti occupano posizioni direttive o misura maggiore delle donne. Il pregiudizio di genere si determina spesso a livello inconscio, influenza la valutazione reciproca del lavoro altrui contribuendo la discriminazione. Negli ambienti professionali, colleghi e capi sono più propensi a considerare gli uomini competenti e logici e le donne inaffidabile ed emotive. Queste percezioni distorte influenzano il modo in cui valutano i propri colleghi di lavoro. Le norme culturali promuovono la discriminazione nell’ambiente di lavoro anche dissuadendo le donne dall’avere più successo dei propri mariti o dalla focalizzarsi sulla carriera anziché sulla famiglia. - Laura Balbo nel 1978 ha coniato l’espressione “ doppia presenza ” per indicare la duplice responsabilità che grava sulle donne nelle società contemporanee: verso la famiglia e verso il lavoro. - Analogamente Machung e Hochschild rilevarono che benchè il numero di donne che lavoravano a tempo pieno fuori casa fosse in crescita, al loro ritorno esse dovevano continuare a fare un “secondo turno”: fenomeno per cui le donne che lavorano fuori casa hanno ancora la responsabilità primaria dei lavori domestici e della cura dei figli. - Nelle famiglie entravano 2 stipendi le coppie eterosessuali continuavano a vedere nel ruolo del marito la fonte principale di reddito e in quello della moglie una fonte integrativa. Potere politico: in tutto il mondo nel 2010 le donne rappresentano appena il 19,1% nei Parlamenti nazionali. Ne 1995 l Comitato Economico e Sociale dell’ONU fissò un obbiettivo del 30% di rappresentanza delle donne nel corpo legislativo di ogni Paese. Nel 2011 però, solo 26 Paesi avevano raggiunto tale obbiettivo. 46 Nonostante la presenza femminile ai vertici delle istituzioni politiche italiane sia stata storicamente contenuta, con le elezioni del 2013 la percentuale di donne nel Parlamento è salita al 31%.  LA VIOLENZA SULLE DONNE => E’ al tempo stesso una conseguenza e una causa delle disuguaglianze. - Violenza domestica: comportamento violento usato da una persona per acquisire o mantenere il potere e il controllo sul proprio partner sessuale. Per gran parte della storia, la violenza domestica sulle donne è stata largamente accettata. Fino a pochi decenni fa, il cosiddetto “delitto d’onore” (uccisione della coniuge adultera o del suo amante) era sanzionato con pene attenuate rispetto ad un delitto analogo ma con un diverso movente. Ancora oggi, altre società tollerano la violenza domestica, ma in molti Paesi le attiviste del movimento femminista sono riuscite a modificare norme culturali in tema di violenza domestica. Oltre a costituire un reato, in molti Paesi la violenza domestica rappresenta un grave problema. - L’85% della violenza sul partner sessuale è indirizzata sulle donne, il 31,5% delle donne italiane tra i 16-70 anni ha subito ne corso della vita una o più forme di violenza fisica o sessuale. - Lo stupro si sovrappone alla violenza domestica perché alcune forme della prima comportano l'aggressione sessuale. Secondo un'indagine solo il 16,7% delle vittime femminili era stato violentato da uno sconosciuto: la quasi totalità degli stupri era stata perpetrata da un conoscente, dal marito oh dell'ex marito, da un parente , da un fidanzato o da un ex fidanzato. Sia Lacan che Bourdieu sottolineano come la radice della violenza sulla donna sia la sua oggettivazione estrema da parte dell’uomo, che la concepisce come un oggetto di sua proprietà. La violenza domestica continua però ad essere spaventosamente diffusa e considerata “normale” in troppe società. - Molestie sessuali sul lavoro  Molestie sessuali: proposte sessuali non gradite, richieste di favori sessuali e altre molestie fisiche o verbali di natura sessuale. Le molestie possono avvenire ovunque: al lavoro, a scuola o all’interno della comunità. Alcune forme di molestie coinvolgono l’abuso di potere: i casi più evidenti sono quelli di scambio, in cui si propone qualche beneficio in cambio d favori sessuali. - Violenza di stato nei confronti delle donne: pensiamo sempre alla violenza in termini di crimini commessi da singoli individui, ma anche i governi sono implicati in questo tipo di crimine. Alcuni governi ignorano infatti l’aggressione sessuale, evitando di fare approvare o di applicare leggi che lo vietino. - Traffico di esseri umani: Un'altra forma di violenza organizzata contro le donne il traffico di esseri umani. Questa attività si sono intensificate da quando la 47 - La teoria femminista: le teoriche del femminismo osservavano che non c’era alcuna ragione per cui un individuo non potesse svolgere sia funzioni strumentali sia espressive, o per cui agli uomini dovessero essere assegnate esclusivamente quelle strumentali e alle donne quelle espressive. Inoltre, il modello di vita familiare a cui faceva riferimento Parsons si limitava alla classe media che dominava negli USA a metà del XX secolo. Da allora la teoria femminista ha influenzato tutti i sottocampi della disciplina.  L’ATTIVISMO DELLE DONNE Femminismo: filosofia che promuove l’uguaglianza sociale, politica ed economica tra uomini e donne - Il femminismo della prima ondata si è concentrato principalmente in USA e UK tra la fine del XIX secolo e XX secolo, quando le attiviste lottavano per i diritti civili e politici delle donne, non solo il diritto di voto. - Il femminismo della seconda ondata designa la fase degli anni 60-70, quando le femministe affrontarono problemi legati alla disuguaglianza di genere, tra cui la discriminazione nell’educazione e nell’ambiente di lavoro. (Importanti: Betty Friedan e Gloria Steinem) - Il femminismo della terza ondata è iniziato negli anni 90. Oggi l’attivismo promuove l’autoemancipazione e l’autostima sessuale. Per esempio, le femministe della terza ondata rivendicano il concetto di “girl power”.  L’ATTIVISMO A FAVORE DEGLI LGBT Nell’ultimo mezzo secolo l’attivismo sociale ha sensibilizzato sempre più l’opinione pubblica sui problemi degli LGBT . (FATTO DI STONEWALL) => coinvolgeva gay bianchi.  In seguito è emerso un movimento eterogeneo per i diritti dei gay, che si è fatto carico di una grande varietà di obbiettivi: appoggiare gli LGBT neri, supportare i teenager che subiscono bullismo, combattere atteggiamenti persecutori, mobilitare l’opinione pubblica sui diritti degli LGBT.  Nel corso degli anni gli attivisti hanno modificato la cultura delle leggi in USA e Europa in direzione di una maggiore uguaglianza, ma resta ancora molto da fare. 9. LA STRATIFICAZIONE SOCIALE - Disuguaglianza sociale: distribuzione ineguale di risorse all’interno di un contesto sociale; - Stratificazione sociale: un sistema di disuguaglianze strutturate tra gruppi sociali. È così possibile concepire la società come costituita da ‘strati’ ordinati gerarchicamente, dove i privilegiati stanno in alto e i meno privilegiati in basso.  Qualunque società umana formalizza e istituzionalizza disuguaglianze sociali. 50 Un sistema di stratificazione è un insieme delle strutture e delle norme culturali che producono e mantengono le disuguaglianze sociali dislocando le persone in una gerarchia di gruppi che ricevono risorse diseguali. Quali sono queste risorse? - Economiche - Umane - Culturali - Sociali - Di status - Civili - Politiche La stratificazione sociale può essere determinata da diversi fattori: - risorse economiche; - genere; - età; - appartenenza religiosa; - prestigio; - potere. I gruppi esistenti all’interno di un sistema di stratificazione possono essere basati sia su status ascritti sia su status conseguiti. Uno status ascritto è una posizione sociale assegnato ad in individui indipendentemente dalle sua azioni o dalla sua volontà; uno status conseguito è una posizione ricoperta da un individuo in larga misura come risultato delle proprie capacità e abilità (es, la laurea) Nel corso dei secoli diverse società hanno dato vita a differenti tipi di stratificazione sociale: la schiavitù, il patriarcato, il modello basato sulle caste e quello basato sui ceti.  QUATTRO CASI STORICI DI STRATIFICAZIONE  Schiavitù: forma estrema di disuguaglianza => gli individui sono ‘posseduti’ da altri come loro proprietà;  Casta: sub-continente indiano, credenza induista della reincarnazione => chi disattende i doveri della propria casta si troverà in una posizione inferiore nella vita successiva  Ceto: caratteristico del feudalesimo europeo => i ceti feudali erano formati da strati con doveri e diritti diversi (nobiltà, clero, terzo stato);  Classe: vasto gruppo di individui che condividono lo stesso tipo di risorse economiche, le quali influiscono sulle loro condizioni di vita. I SISTEMI DI CLASSI SOCIALI Si distinguono dalle altre forme di stratificazione, poiché:  non dipendono da ordinamenti giuridici o religios i => i sistemi di classe sono fluidi e i confini tra classi non sono mai netti;  la collocazione di classe è, almeno in parte, acquisita => è frequente la mobilità sociale; 51  si fondano su differenze economiche : possesso e controllo di risorse materiali e relazionali: prestigio e potere;  si fondano su rapporti impersonali => le disuguaglianze di trattamento salariale, ad esempio, interessano tutti i membri di una stessa categoria occupazionale. I RAPPORTI DI CLASSE SECONDO MARX Una classe è un gruppo di individui che condivide un determinato rapporto con i mezzi di produzione. Nel corso della storia si sono sempre opposte due classi principali in base ai differenti mezzi di produzione e ai differenti rapporti di produzione caratteristici del periodo storico. Il rapporto tra classi è sempre stato un rapporto di sfruttamento. LA STRATIFICAZIONE SECONDO WEBER Weber non studia i gruppi ma le chances di vita dei singoli: l’interazione fra origini e capacità. Le dimensioni della stratificazione sociale per un individuo sono:  la classe: si fonda sulla posizione di mercato, possesso dei mezzi di produzione + capacità e credenziali professionali (es. qualifiche, titoli di studio);  lo status (o ceto): si fonda su differenze sociali relative all’onore o al prestigio, viene riconosciuto attraverso lo stile di vita (abbigliamento, abitazione, modo di parlare ecc.);  il partito: gruppo di individui che operano insieme in virtù di origini, obiettivi o interessi comuni. Classe e status non necessariamente coincidono (es. ‘nobiltà decaduta’ o ‘nuovi ricchi’). Né lo status, né il partito possono essere ridotti alle divisioni di classe.  IL FUNZIONALISMO: La stratificazione delle classi è funzionale?  Davis e Moore: la stratificazione aiuta a: “fare in modo che le posizioni più importanti vengano coscienziosamente occupate delle persone più qualificate” (1945)  Per i funzionalisti la competizione per l’ottenimento delle posizione meglio remunerate finisce per produrre un beneficio positivo per l’intera società, e per garantire la sopravvivenza della collettività le posizioni importanti dovranno essere occupate da persone altamente qualificate.  Critiche: - La disuguaglianza preesistente incide sulla capacità di competere di una persona. - Quali sarebbero le “posizioni più importanti”?  Tumin: critico della prospettiva funzionalista, il mondo reale non opera nel modo da loro descritto. La disuguaglianza preesistente incide sulla capacità di competere di una persona, mentre le barriere della mobilità spesso impediscono a persone competenti di progredire.  Secondo i critici l’approccio funzionalista non tiene conto di questa disuguaglianza della distribuzione delle risorse e che legittima la disuguaglianza.  In effetti quando l’articolo di Davis e Moore fu pubblicato molti gruppi sociali erano di fatto esclusi dalla competizione per le posizioni lavorative meglio retribuite: una situazione di segregazione occupazionale che troviamo anche nel mondo contemporaneo.  Bourdieu e la riproduzione delle classi sociali La riproduzione delle classi sociali: il ruolo del capitale culturale e del capitale sociale (Bourdieu 1986). 52 L’incrocio fra situazione di mercato e situazione di lavoro produce 7 diverse classi  TEORIE DELLA COMPLESSITA' Il mercato è così frammentato e complesso che ogni situazione individuale è diversa da tutte le altre. Il processo di consumo e lo stile di vita sono più rilevanti oggi della collocazione di classe (punto di vista post-modernista).  Si parla infatti di teoria della frammentazione, secondo cui l’avvento della società post-industriale ha comportato mutamenti sociali nel sistema delle classi. Secondo gli autori che vi aderiscono i processi di strutturazione delle disuguaglianze delle società industriali hanno visto dissolvere la propria originaria consistenza e con essa la caapcità di condurre alla costituzioni di classi sociali stabili.  DISUGAGLIANZA GLOBALE: Differenza di ricchezza e di potere tra i Paesi del mondo. Classificare le economie nazionali : Gli studiosi usano aggettivi come “ sviluppato ”, “ emergente ” e “ poco sviluppato ” per sintetizzare il livello di sviluppo industriale e tecnologico di un Paese . Un Paese più sviluppato produce quasi sempre più beni e, di conseguenza, i suoi abitanti hanno un tenore di vita più elevato rispetto a quello di Paesi meni sviluppati. - Africa e Asia meridionale: due tra le regioni più povere della Terra, - USA, Canada, Giappone, Australia e Europa: Paesi più ricchi. => Potere d’acquisto più elevato e più basso: Norvegia e Congo  L’IMPATTO DELLE DISGUAGLIANZE GLOBALI Il livello di reddito di un Paese è tipicamente radicato in una serie di dimensioni: - Aspettativa di vita e salute - Abitazione - Istruzione Disuguaglianza interna ai Paesi: la disuguaglianza esiste in tutti i Paesi ed è causata in parte da scelte di politica pubblica. I più alti livelli di disuguaglianza si riscontrano in America centrale e del Sud e in Africa del sud, dove una piccola élite controlla risorse limitate mentre la maggioranza della popolazione vive in povertà. - Il Paese ricco più diseguale del mondo sono gli USA.  Cultura e disuguaglianza globale: la teoria della modernizzazione.  Teoria che attribuisce la disuguaglianza globale alle differenze culturali tra i Paesi  Potere e disuguaglianza globale: la teoria della dipendenza.  Teoria che attribuisce la disuguaglianza globale allo sfruttamento dei Paesi poveri da parte di quelli ricchi Questa teoria individua l’origine della disuguaglianza globale nell’intensificazione delle scoperte, dei viaggi e del commercio internazionale che ebbero inizia prima dell’industrializzazione , circa 5 secoli fa . 55 Nell’era Moderna infatti i destini delle nazioni si sono intrecciati tra loro in una competizione globale per le risorse. La forma più visibile di tale competizione fu il colonialismo, ossia l’utilizzo di potere militare, politico e economico da parte di una società per dominare i membri di un’altra società per trarne un beneficio economico. Gli stati coloniali sfruttavano le risorse delle colonie e la manodopera locale, imponendo la propria cultura e esercitando il controllo politico. Le colonie guadagnarono l’indipendenza tra la fine della Prima Guerra Mondiale e gli anni 70, ma il passato coloniale li aveva privati di risorse e non aveva permesso loro di sviluppare sistemi economici moderni, quindi fecero fatica ad affermarsi e a lasciarsi alle spalle il passato coloniale. Molti affermano che in realtà il colonialismo sia solo stato sostituito dal neo-colonialismo Neo-colonialismo: Sistema di dominio economico suo Paesi più poveri da parte dei Paesi ricchi senza l’uso del controllo politico e/o dell’occupazione militare.  LA WORLD SYSTEM ANALYSIS Approccio che si concentra sull’interdipendenza tra i Paesi che fanno parte di un unico sistema economico globale. - Il sociologo Immanuel Wallerstein ritiene che la povertà di alcuni Stati sia direttamente collegata alla ricchezza di altri. A seconda della relazione che intrattengono con l’economia globale, egli suddivide i Paesi in tre gruppi: 1. Paesi centrali: stati più ricchi del mondo , sono al centro dell’economia mondiale e includono USA, Canada, Giappone e Europa Occidentale. 2. Paesi periferici: stati più poveri e meno potenti del mondo , includono alcuni regioni dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina. 3. Paesi semiperiferici: stati dal reddito medio, meglio integrati nelle economie dei Paesi centrali rispetto a quelli periferici e includono Cina, India, Argentina, Brasile ecc. 11. LA DEVIANZA  Devianza: comportamento non conforme alle norme e aspettative culturali di base. La scelta di quale comportamento definire deviante dipende dal particolare contesto sociale in cui esso si manifesta o in cui si vive, nonché dal potere di coloro che appongono tale etichetta.  DEVIANZA E CONTESTO SOCIALE Durkheim affermava che il crimine poteva essere definito soltanto in relazione alle norme sociali che esso viola. Secondo D un’azione non ci offende in quanto crimine, ma definiamo criminale un atto perché offende le norme sociali di base, che contribuiscono a quella che D definiva la coscienza collettiva (norme, credenze e valori condivisi in una comunità).  Cosa considerare normale o deviante varia nel tempo e da una cultura all’altra, e spesso accade che la definizione di normale si modifichi in risposta ad un cambiamento sociale. Pertanto quando si parla di devianza dobbiamo sempre tenere presente il contesto sociale in cui esso si sviluppa. 56 LE SANZIONI In ogni società la conformità alle norme viene mantenuta attraverso l’uso o la minaccia di sanzioni. Le sanzioni si distinguono in: 1. positive: ricompensano chi rispetta la norma 2. negative: puniscono chi non rispetta la norma 3. formali: applicate da specifiche autorità, a ciò preposte 4. informali: reazioni più spontanee e meno organizzate 5. severe o lievi: in relazione al livello di gravità dell’infrazione Grandi differenze vi sono e vi sono state, fra le varie società, riguardo al tipo di sanzioni usate contro i trasgressori delle norme: - sistema della faida (cioè della vendetta da parte della vittima del reato o della sua famiglia nei confronti del reo) (es. Pigliaru, Kanun) - espulsione dalla comunità - pene corporali - sanzioni pecuniarie - pena detentiva - pena capitale  L’ETICHETTAMENTO Un comportamento viene definito deviante quando viene pubblicamente qualificato come tale da coloro che hanno il potere di consolidare tale etichetta. Quest’idea è il fulcro della teoria dell’etichettamento (labelling theory), secondo la quale la devianza è il risultato di come gli altri interpretano un comportamento e gli individui etichettati come devianti spesso interiorizzano questo giudizio come parte della propria identità. Come dice Erickson: la devianza non è una caratteristica innata di un qualsiasi tipo di comportamento, è una proprietà assegnata a un comportamento dalle persone che vengono a contatto diretto o indiretto con esso.  La teoria dell’etichettamento sottolinea gli aspetti interattivi della devianza, ossia l’interazione fra il comportamento e la risposta ad esso. In quest’ottica, il comportamento è deviante solo se viene etichettato come tale. Chi viene etichettato come deviante deve affrontare lo stigma sociale, o la vergogna, associato a quell’etichetta. Lo stigma sociale si riferisce alla vergogna associata ad un comportamento o a uno status considerati socialmente inaccettabili o screditati. La minaccia della stigmatizzazione può costituire una forte forma di controllo sociale (Goffman). Etichettare una persona come deviante potrebbe farla cadere nella cosiddetta devianza secondaria, un comportamento deviante adottato in risposta alle conseguenze negative dell’etichettamento. - L’etichettamento segna i confini sociali tra normale e deviante, e le conseguenze per chi viene definito deviante possono essere una diminuzione 57  DEVIANZA E SOCIALIZZAZIONE: LA TEORIA DELL’ASSOCIAZIONE DIFFERENZIALE  Altri due approcci sociali spiegano la devianza in termini di socializzazione. 1. Il primo di questi si focalizza sull’inadeguata socializzazione. In questa prospettiva le persone impegnate in un comportamento deviante non sono riuscite a interiorizzare le norme sociali e quindi non sono adeguatamente regolate dalla struttura morale della società. La prima causa alla base di questa devianza e l'incapacità degli attori di base della socializzazione. 2. Un approccio alternativo che si concentra sulla socializzazione considera la devianza come il risultato delle interazioni sociali. L'articolazione più celebre di questo approccio è forse la teoria dell’associazione differenziale , secondo cui la devianza è appreso attraverso l'interazione con altre persone coinvolte nel comportamento deviante. Secondo questa prospettiva le persone si socializzano in una subcultura deviante: imparano a essere devianti e a criticare le convenzioni sociali. Quando il comportamento deviante diviene parte dell'identità collettiva di un gruppo fra i suoi membri vengono a crearsi forti legami sociali punto in questa prospettiva il più efficace sistema di controllo dei gruppi sociali devianti e limitare l'interazione fra i membri del gruppo. - Subcultura deviante: gruppo che pretende da tutti i propri membri l’impegno a sostenere specifiche credenze o comportamenti non conformisti . - Devianza individuale: Attività devianti che un individuo compie senza il sostegno sociale di altri partecipanti  LA TEORIA DELLA TENSIONE DI MERTON L’approccio di Merton fu alla base della teoria della tensione, che mette in evidenza la tensione o la pressione sperimentata da coloro che non hanno i mezzi per raggiungere obbiettivi culturalmente definiti e che sono quindi portati a seguire strade devianti nella loro ricerca del successo.  Quando tutte le opportunità convenzionali sono bloccate le persone escogitano diversi sistemi per sopperire alla disparità fra obiettivi e mezza in virgola e alcuni di questi possono portarle un comportamento non conformista. Una comune risposta deviante è quella che Merton definì innovazione, ovvero una via per il successo e socialmente inaccettabile. La teoria di Merton spiega anche altre forme di comportamento oltre alla conformità e all'innovazione. Coloro che hanno accesso a mezzi legittimi per raggiungere il successo, ma respingono gli obiettivi apprezzati nella propria cultura si imbarcarono nel ritualismo i seguendo formalmente i loro compiti ma senza più credere nel loro lavoro. Un'altra risposta, la rinuncia , si ha quando una persona non ha accesso ai mezzi respinge gli obiettivi spesso finendo nell'isolamento sociale . Infine c'è la ribellione : chi si ribella e spesso crea nuovo obiettivo e adotta nuovi mezzi per raggiungere tali obiettivi. Il sociologo Elijah Anderson analizzò lo sviluppo delle norme sociali devianti in un quartiere di Philadelphia. Lo studioso scopri che molti giovani si sentivano alienati nella società americana. Conformemente all'analisi di Merton, povertà, razzismo e alle nazioni avevano portato molti giovani a rifiutare le norme convenzionali e ad abbracciare il aperte le virgolette codice della strada chiuse le virgolette. Queste norme della strada sono il 60 fondamento di una struttura sociale alternativa che enfatizza la capacità di difendersi e spesso il ricorso alla violenza per ottenere e mantenere il rispetto.  POTERE E DEVIANZA Per comprendere l’impatto della devianza sulla società dobbiamo prendere in considerazione il concetto di potere e le disuguaglianze che alimenta. Il potere è significativo per quattro motivi fondamentali: 1. Il potere è legato alle nostre concezioni di base circa ciò che è normale e ciò che è deviante 2. Il potere determina se e come le autorità fanno rispettare le norme e puniscono la devianza 3. L’accesso al potere consente ad alcuni gruppi privilegiati di attuare forme ben precise di comportamento deviante (Sutherland parla di crimini dei colletti bianchi, ossia crimini commessi da persone di elevato status sociale nell’ambito del proprio lavoro) 4. Il potere permette a qualcuno di evitare l’etichetta di deviante o la punizione che ne deriva  CONTROLLO SOCIALE E DEVIANZA Tutti noi siamo soggetti a pressioni più o meno sottili che ci spingono a obbedire alle regole e tutti dobbiamo affrontare le possibili conseguenze negative quando non vogliamo non possiamo conformarci. In altre parole siamo soggetti al controllo sociale, l'insieme degli incentivi e delle punizioni che promuovono la conformità nella vita sociale.  INFLUENZE INTERNE: SOCIALIZZAZIONE Contrapponendosi alle teorie di Durkheim, Michel Foucault declinò il nostro ruolo di attori nell’autocontrollo. F descrisse la società contemporanea come un luogo dove “i giudici della normalità sono onnipresenti”. In questa prospettiva siamo costantemente sotto sorveglianza, ovvero sotto il monitoraggio da parte delle autorità, che vigilano sui limiti di ciò che è normale.  INFLUENZE ESTERNE: LA TEORIA DEL CONTROLLO I sistemi di credenze interiori sono solo una parte della storia, è necessario esaminare anche i modi in cui la conformità viene fatta rispettare. Il processo di socializzazione implica una varietà di attori: tra questi figurano anche gli attori del controllo sociale, ossia le autorità e le istituzioni sociali che fanno rispettare norme e regole, tentano di prevenirne le violazioni e identificano e puniscono i trasgressori. Come abbiamo visto discutendo del potere, famiglia, scuola e religione fungono da attori primari del controllo sociale. In questi ambienti chi esercita l’autorità articola e consolida le norme culturali, imponendo punizioni per la violazione delle regole. La teoria del controllo istituzionale sostiene che il nostro comportamento è regolato dalla forza del nostro attaccamento alle grandi istituzioni sociali come la famiglia, la scuola e la religione. - Anziché chiedersi perché infrangiamo le regole, i teorici del controllo si chiedono perché le seguiamo 61 Teoria del controllo sociale: afferma che il nostro legame con le persone importanti della nostra vita ci impedisce di infrangere le norme. - Hirschi suggerì che il controllo sociale operi attraverso: 1. L’attaccamento a genitori o insegnanti; 2. L’impegno nel perseguimento degli obiettivi convenzionali = il successo scolastico, l’affermazione professionale, la reputazione sociale; 3. Il coinvolgimento nelle attività convenzionali = quanto maggiore è il tempo che una persona dedica allo studio, al lavoro, allo svago, tanto minore è quello che gli resta per compiere i reati; 4. Le credenze = la violazione delle norme non è provocata da credenze che la richiedano o la rendano necessaria, ma dalla mancanza di credenze che la vietano 13. MUTAMENTO SOCIALE E GLOBALIZZAZIONE 1. MUTAMENTO SOCIALE mutamento sociale è la trasformazione dei modelli strutturali o culturali nel corso del tempo. È un processo continuo, di cui cambia però il ritmo e il livello (macro, meso, micro). All’interno della stessa società, non tutti gli elementi mutano (sopravvivenze). Le cause del mutamento possono essere: materiali, culturali, contestuali e (geo)politiche. - Teorie del mutamento già studiate: 1. Marx: è il prodotto materiale dei mutati rapporti di produzione  Oggi viene definita materialismo storico-dialettico: parte della dottrina di Marx secondo cui la base economica di una società è la principale forza che provoca mutamenti in altri aspetti della vita sociale. L’economia di una società (i suoi modi di produzione) determina come gli uomini lavorano per soddisfare dei bisogni così facendo intrecciano relazioni sociali (rapporti di produzione). Secondo M le forze di produzione determinano gli specifici rapporti di produzione presenti all’interno di una società. 2. Weber: l’etica e la ragione possono produrre un mutamento economico e tecnico. Gli approcci materialisti successivi elaborarono argomentazioni più specifiche sul ruolo della tecnologia:  William Ogburn: - La tecnologia può produrre mutamento tramite tre processi: 1. L’invenzione di qualcosa che non esisteva 2. La scoperta di qualcosa che esisteva 3. La diffusione tecnologica 62 1. Dignità umana 2. Libertà 3. Democrazia 4. Uguaglianza 5. Stato di diritto 6. Diritti umani La costruzione dell’UE ha messo in moto nelle società dei Paesi aderenti un processo istituzionalizzato di mutamento, integrazione e modernizzazione che i sociologi chiamano EUROPEIZZAZIONE. - Il problema della formazione di una società specificatamente europea è stato affrontato nei termini di un modello dualista: da una parte vi sarebbe una minoranza di europei che vivono all’interno di una dimensione sociale transnazionale e dall’altra una maggioranza estranea a questo processo: il 44% degli europei ha ancora un’identità solo nazionale. - Una delle prime indagini che ha fatto emergere il problema del dualismo è stata “La rivoluzione silenziosa” di Inglehart, dalla quale risulta che un senso di appartenenza all’Europa più forte di quello nazionale tende ad essere più diffuso tra i portatori di valori post-materialisti. OLTRE IL DUALISMO: LA PROSPETTIVA COSMOPOLITA Per alcuni studiosi (Beck e Grande) il dualismo della nuova società europea non è la principale conseguenza dell’europeizzazione. Questo processo mette in moto infatti la diffusione del cosmopolitismo, la costruzione di identità personali e collettive post-nazionali che vanno oltre sia la visione nazionalistica sia il federalismo sovranazionale. - Nella visione di B e G l’europeizzazione è un progetto aperto nel quali gli attori coinvolti possono giocare la loro partita al fine di far prevalere l’aspetto “benigno” o “maligno” dell’Impero. Dal 2007 è iniziata la crisi economica e sono iniziati atteggiamenti di opposizione all’europeizzazione, tanto da far parlare di anti-europeismo, ossia un comportamento politicamente attivo volto a contrastare il processo di europeizzazione.  MOVIMENTI SOCIALI  Sono tentativi organizzati, continuati e collettivi compiuti da individui relativamente privi di potere che si impegnano in azioni extraistituzionali volte a promuovere o ostacolare il cambiamento. - La strategie possono essere violento o non violente I movimenti sociali quindi possono voler promuovere o bloccare il cambiamento: il tipo, il livello e il grado di cambiamento che i movimenti promuovono o contrastano è variabile: - Tipo di cambiamento: spazia da specifiche politiche governative a pratiche istituzionali fino a norme culturali o comportamenti; - Livello di cambiamento: varia dai problemi locali, a nazionali fino a globali; - Grado di cambiamento: può riguardare temi di ogni genere 65  Protagonisti dei movimenti: - Sostenitori: aiutano un movimento, possono essere attivisti o simpatizzanti - Oppositori: comprendono i contromovimenti, movimenti organizzati per contrastarne le azioni - Spettatori: hanno interesse scarso o nullo per l’esito  L’insieme dei mezzi utilizzati o a disposizione di un gruppo per esprimere l’identità di un movimento è definito repertorio di protesta. Ogni repertorio è collegato a logiche di protesta diverse, con cui i movimenti esprimono la propria forza: - Logica del danno - Logica dei numeri - Logica della testimonianza  Mobilitazione delle risorse: processo tramite cui i movimenti sociali generano le forze necessarie per la propria costruzione e conservazione.  Opportunità politiche: fattori esterni ad un movimenti sociale che possono influenzarne la nascita e il successo.  Trasformazioni dei movimenti sociali: (di solito nascono ai margini della società)  Alcune persone percepiscono la presenza di un problema => gli attivisti formano l’organizzazione di un movimento socialie => il movimento cresce e si uniscono molti sostenitori => avviene il cambiamento solitamente parziale => il movimento perde forza => alcuni attivisti rimangono dediti alla causa Il movimento si avvia sempre verso il declino 66
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