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SOCIOLOGIA GENERALE TUTTO, Appunti di Sociologia

IL RIASSUNTO PARLA DELLA SOCIOLOGIA GENERALE

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 23/06/2022

CARDARELLA
CARDARELLA 🇮🇹

4 documenti

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Scarica SOCIOLOGIA GENERALE TUTTO e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! 1. LA FAMIGLIA IN ITALIA: LE TENDENZE DI CAMBIAMENTO NEL LUNGO PERIODO 1.I nuovi profili della famiglia tra incertezza e vulnerabilità Dal punto di vista strutturale le famiglie italiane diventano sempre più numerose , ma anche sempre più piccole: le strutture si semplificano, anche se si moltiplicano le tipologie. In Italia ci si sposa oggi di meno e sempre più tardi, si generano sempre meno figli e anche in questo caso sempre più tardi, i figli tendono a rimanere a casa con i genitori ben oltre l’emancipazione sociale; gli anziani, anche se soli tendono a fare nucleo familiare a se. Cambiano sotto il profilo sociale e generazionale coloro che vivono sotto lo stesso tetto, ma cambiano anche i modi i rapporti, i legami che uniscono questi soggetti. Spesso si fa riferimento alla famiglia al plurale, si dice nascono nuove strutture familiari ( le convivenze, le famiglie ricostruite) , anche in passato il mondo era popolato da vedove, vedovi, matrigne eppure era una: la famiglia. Privatizzazione, de- istittuzionalizzazione, individualuzzazione sono alcune espressioni con le quali si è cercato di comprendere e sintetizzare i cambiamenti delle regole, della famiglia nella società contemporanea. Famiglie dunque che sono ed agiscono come unità degli affetti e che si muovono nell’area del consumo. il depotenziamento della famiglia è stato più apparente che reale e che quando le famiglie smettono le connessioni tra il dentro e il fuori fanno fatica a mediare il rapporto individuo- società, smettono di produrre legami sociali. Dunque oggi fare una famiglia è considerato fattore di stress , incertezza, insicurezza, quindi meno matrimoni e più convivenze nonostante l’indipendenza economica. 1. Il matrimonio solidale, la centralità del bambino: come cambiano gli assetti relazionali tra i sessi e le generazioni. Ci fu una rivoluzione negli anni 70. Alla fine della seconda guerra mondiale, la famiglia italiana era ancora una famiglia tradizionale. Solidale, forte, i membri ancora ordinati gerarchicamente, per età e sesso lungo l’asse del potere. Il fare famiglia non è più visto e vissuto come passaggio obbligato per poter entrare nella vita adulta a pieno, ma diventa una scelta che ognuno fa se e quando ritiene il momento giusto. Il matrimonio è visto come l’unione affettivo e sessuale di due soggetti di pari dignità e valore, le cui regole non sono date una volta per sempre, ma devono essere quotidianamente costruite, corrette la procreazione perde l’obbligatorietà. Il figlio diviene un bene che si sceglie in se, non in vista. Sono molti i cambiamenti introdotti con il nuovo diritto di famiglia: -l'innalzamento a 18 anni dell'età per contrarre matrimonio che deve essere compiuta senza la mediazione di altri -trasferimento dal padre al magistrato della facoltà di concedere o meno l'autorizzazione a contrarre matrimonio ai figli minori -obbligo di genitori di educare i figli 2.2 l'onda lunga degli anni 90: la sfida dell'incertezza fragilità, incertezza, in sicurezza sono termini che sempre più frequentemente sono utilizzati per dare il senso sia oggettivo che soggettivo dell'essere e fare famiglia Nell'aria della dopo- modernità. Tramonta per i giovani il modello del matrimonio forte e la tendenza a rimanere con i genitori garanti di quella base di sicurezza, anche materiale ad affrontare il futuro, lita al primo matrimonio si innalza sia per gli uomini che per le donne superando i 30 anni. Il matrimonio più che un patto tra due adulti diventa una comune problematizzazione del mondo relazione di pura comunicazione tra due individualità che cercano nell'altro conferme, compagnia ,rassicurazioni. Nel rapporto genitori-figli si vedeva il genitore nel ruolo attivo e propositivo di chi aiuta, favorisce, asseconda i processi di crescita del figlio ha conosciuto una parziale revisione. Non nel senso, di un arretramento del l'interesse dell'adulto nei confronti dei più piccoli, ma nella crescente incapacità di fronteggiare la sfida della crescita delle nuove generazioni e nel diffuso senso di inadeguatezza che i genitori sperimentano nel quotidiano. Si può affermare che insicurezza e incertezza non sono in se elementi di debolezza, ma possono diventare punti di forza nella misura in cui hanno liberato i legami dai vincoli posti dalla routine, dal momento in cui si decide di entrare in un legame sociale. Fragilità, insicurezza ed incertezza sono invece i punti di debolezza per la famiglia quando si arriva ad un fallimento. 2. La famiglia tra incertezza, vulnerabilità e nuove istanze di istituzionalizzazione Per comprendere questi termini incertezza, insicurezza e vulnerabilità riguarda sia la relazione coniugale che quella di filiazione, è necessario definirla “società del rischio” e della scelta. Agire, fare, scegliere, rivendicare, farsi sentire e non andare niente per scontato sembrano essere i fondanti la società contemporanea. Dal momento che oggi, uomini e donne non sono più legati dentro il matrimonio, la relazione coniugale non solo deve essere costruita giorno per giorno, in quanto nulla tiene più unita la coppia se non il desiderio- volontà di stare insieme, ma diventa essa stessa fonte di stress perché una relazione chiede accudimento, e tempo non deve essere per scontata. Come dice Bauman, nella società complessa non vogliamo più essere “legati a” ma siamo e vogliamo essere “connessi” pronti a staccare quando sentiamo di perdere il controllo del legame. CAPITOLO 2 L’IDENTITA’ PATERNA E MATERNA NELLA FAMIGLIA CONTEMPORANEA 1. Introduzione: l’identità nella prospettiva sociologica Per affrontare il tema dell’identità paterna e materna nella famiglia contemporanea, sono necessarie alcune precisazioni. I termini da chiarire sono identità, il rapporto tra identità individuale e identità sociale, gli aspetti processuali della costruzione dell’identità. Identità: intesa come l’aspetto centrale della coscienza di se, in quanto consente all’individuo di situarsi nel sistema sociale, l’identità è caratterizzata da due componenti quella relazionale e quella processuale, con l’identità l’attore acquista la relazione con l’altro. L’identità dunque si modifica nel tempo. nella tardo-modernità, la sfida che la sociologia deve raccogliere la capacità di analizzare i cambiamenti nei processi di costruzione dell’identità, a partire dalla sovrapposizione tra due entità individuale identità asociale che non può essere più data per scontato in quanto non è più il risultato dei processi di socializzazione ma è il risultato di atti ripetuti attraverso i quali l'attore sociale sceglie se, come quando collocarsi nelle diverse posizioni sociali. Affrontare il tema dei mutamenti dell'identità paterna e materna nella famiglia contemporanea da una prospettiva sociologica, significa collocarsi a due livelli di analisi: a livello macro, delineare i cambiamenti che hanno investito li biografie di uomini e donne nella modernità dal punto di vista digli aspettative sociali, , individuare i fattori che giocano a favore di una crescente diversità tra identità individuale e identità sociale. In tema di maternità, paternità e transizione all'età adulta alcuni elementi caratterizzano la realtà italiana, in particolare: -lento spostamento in avanti dell'età in cui si contrae il primo matrimonio -riduzione di tassi di nuzialità accompagnata da un corrispondente aumento delle convivenze -riduzione della differenza di età tra i partner: esempio, (uomo 29 anni, la donna 25 -aumento delle coppie con uno, massimo due figli. • rispondeva ai bisogni materiali, affettivi, relazionali garantendo una stabilità al suo interno e la sopravvivenza dei membri; • Il sesso e l'età erano importanti per la definizione del ruolo sociale e quest'ultimo era predittivo del comportamento che Uomini e Donne dovevano assumere; • Tutti i membri di una famiglia si impegnavano al raggiungimento di fini comuni. Nascevano conflitti a causa della trasmissione dell'eredità; • Le biografie individuali erano brevi, ma in compenso vi era la crescita numerosa della discendenza. 3.Tramandare e trasmettere nella società dell’incertezza Tale famiglia inizia a cambiare molto lentamente con la modernità (che possiamo chiamare anche modernità riflessiva, tardo modernità o modernità liquida). Vi sono alcuni elementi che distinguono le famiglie del passato: • Priorità della famiglia, delle dinamiche familiari e dell’interesse del gruppo sulle biografie e sui percorsi di vita individuali: in quanto la famiglia rispondeva ai bisogni di tutti i suoi componenti, la sua stabilità nel tempo era condizione essenziale per la sopravvivenza dei singoli; • Chiara e precisa collocazione dei soggetti nelle diverse posizioni familiari; • Sistema normativo fortemente coercitivo, con accentuata prescrittività dei ruoli dentro alla famiglia; • Elevata complementarietà tra i diversi ruoli sociali; • La struttura normativa era fortemente autoritaria: la compresenza sotto lo stesso tetto di più unità generazionali produceva conflitto soprattutto tra soggetti posti in parallelo (ad esempio fratelli e sorelle, generi e nuore); • Con la trasmissione soprattutto patrimoniale gli eredi si assumevano la responsabilità di garantire continuità nel tempo al patrimonio e al nome della famiglia; • La prospettiva temporale era proiettata in avanti, nel futuro: probabilmente una numerosa discendenza rappresentava un lenimento per una vita che era troppo breve, transitoria e incerta; • I legami collaterali erano ampi e intensi; • Elevata era, tra i soggetti che vivevano sotto lo stesso tetto, la consapevolezza che il benessere della famiglia e la sua “onorabilità”, il suo prestigio sociale dipendevano da quanto ognuno faceva o si asteneva dal fare. Con questi elementi è facile disegnare il profilo della famiglia contemporanea: • Le biografie di vita individuali, personali hanno oggi priorità rispetto ai cicli di vita della famiglia. (sposarsi non è un obbligo); • L’interesse individuale è di ordine superiore rispetto all’interesse della comunità di appartenenza di tipo tradizionale. Le famiglie del passato davano molta sicurezza ma richiedevano il sacrificio della libertà individuale; • I ruoli dentro la famiglia sono meno dipendenti reciprocamente; • Aumenta il divario tra il comportamento socialmente atteso ed il comportamento reale. In seguito al processo di de-istitualizzazione della famiglia le regole non derivano più dalla tradizione, dalla religione, ma si fondano sulla razionalità, su un compromesso, sul dialogo; • Il clima familiare diventa più democratico e le relazioni tra genitori e figli sono meno autoritarie; Il patrimonio familiare non deve essere più un qualcosa di incrementato e tramandato. Il patrimonio familiare diventa un bene personale, una risorsa alla quale i diversi componenti attingono per la soddisfazione dei propri bisogni ed i genitori investono moltissimo nella formazione dei figli L’allungamento della vita media fa sì che i giovani possano ereditare dai loro genitori quando a loro volta sono prossimi alla terza età. E a volte i beni che dovrebbero essere ereditati sono utilizzati per la cura e l’accudimento dei genitori sempre più anziani; • Diminuisce la conflittualità tra gli eredi; • La prospettiva temporale si è accorciata; • I legami collaterali sono molto ristretti e indeboliti, in quanto il bambino non cresce più con fratelli e cugini e dunque si ha la sindrome del figlio unico che si cerca di colmare attraverso spazi di socializzazione con i coetanei; • Sebbene le condizioni socioculturali della famiglia di origine influenzino ancora in maniera molto forte le opportunità di vita delle nuove generazioni, l’inserimento nel mercato del lavoro segue altri canali di reclutamento; • All’etica della responsabilità e della condivisione, si sostituisce “una passione del benessere”, che allenta ogni tensione relazionale e genera la perdita del legame sociale, dunque il benessere della famiglia non dipende da quanto io faccio o mi astenga dal fare, in quanto il mio benessere dipende da quanto i miei genitori hanno fatto o si sono astenuti dal fare; • Infine, il livello di prescrittività dei ruoli familiari si è indebolito. Nella società “degli individui”, gli individui rischiano di dissolversi perché sono venuti meno i fattori sociali e cultuali, intesi come processi di costruzione dell’identità. Le relazioni intergenerazionali si “sentimentalizzano”: il legame di sangue genitore-figli necessita di una cura e di un’attenzione quotidiana. 4,Affettività e legami intergenerazionali: il ruolo della famiglia “affettiva” Da alcune statistiche, si è rilevato che i giovani considerano come sfera essenziale della loro vita la famiglia. I genitori contemporanei si aspettano dai loro figli di essere amati, non più l'onore e il ris petto di una volta; I figli si aspettano di essere protetti e aiutati. Oggi non si genera per mettere al mondo “il bastone della vecchiaia”, ma per realizzare un desiderio personale e per avere un aggancio affettivo sicuro. La vita non è più un processo consequenziale ma una serie di episodi dei quali è necessario godere al momento, nel qui e ora. Nonostante il forte individualismo, i dati Istat hanno mostrato come l'individuo abbia sempre bisogno della sua famiglia, soprattutto quando genera i propri figli: una figlia si serve soprattutto della madre per la cura dei suoi bambini e sempre grazie ai dati Istat, si è scoperto che sono molte le famiglie che vivono con la madre materna, o che vivono vicino a lei e se così non fosse, la chiamerebbero più di una volta a settimana. I genitori di oggi danno ai loro figli tutto ciò che vogliono e ciò li porta a raggiungere fini esclusivamente consumistici, non chiedano loro di studiare, di lavorare, ma chiedono di non drogarsi, di non fare danni. Ciò sottolinea la consapevolezza dei genitori di non riuscire a educare i loro figli. I legami troppo affettivi tra genitori e figli non porta alla crescita delle nuove generazioni, ma ad un ripiegamento narcisistico. Nonostante i processi di de-istituzionalizzazione, le relazioni familiari sono ancora legate alla società. Queste connessioni ci fanno capire come le relazioni familiari fossero anche una responsabilità politica e collettiva. CAPITOLO 4 RELAZIONI DI COPPIA, POTERE, CONFLITTO: ASIMMETRIE 1) Introduzione: persistenza delle asimmetrie nelle coppie quando si osserva una coppia che si sta separando, a volte si possono notare grandi quantità di odio, sofferenza, rancore che la relazione è in grado di produrre. Questa situazione sembra dar ragione A quanti sostenevano che con l'approvazione del divorzio in Italia, si sarebbe distrutta la famiglia. Ci sono sempre più divorzi, però non bisogna sottovalutare il fatto che prima si viveva sotto lo stesso tetto, perché non vi erano alternative al di fuori della famiglia. Dunque, il divorzio non è la causa del cambiamento delle relazioni familiari, Ma è una conseguenza. Il conflitto coniugale Ricorda che la famiglia è una relazione complessa basata sul più dimensioni, la dimensione affettiva, sessuale, psicologica, giuridica, economica. Se completezza e perfezione dell'identità individuale e sociale e fossero sinonimo di autosufficienza e indipendenza, la solitudine sarebbe la condizione esistenziale verso cui tendere. A partire da queste considerazioni, è chiaro che al di sotto della superficie più esterna e visibile dell'affetto e dell'attrazione sessuale, la relazione di coppia si basa oggi, sulla mutua dipendenza tra i coniugi, sulla complementarità, anche se, sono cambiati forme contenuti e intensità della dipendenza. Dipendenza reciproca che crea, quella soglia di complementarità che per alcuni studiosi è condizione per la stabilità e la persistenza nel tempo del legame matrimoniale. E non è un caso che l’instabilità coniugale tende a crescere in concomitanza ai processi di individualizzazione e di potenziamento delle autonomie dei singoli attori sociali. 2.Potere e asimmetria nella relazione di coppia: il lato oscuro del legame d’amore La nascita e la diffusione della famiglia affettiva ha rafforzato l’idea che potere e dipendenza siano dimensioni estranee alla vita domestica dei nostri giorni e si tende a pensare che ess siano caratteristiche facenti parte delle famiglie tradizionali. La famiglia affettiva è il risultato del processo di emancipazione dell’individuo dalla dipendenza dal gruppo in questo senso è il risultato “evolutivo” di due stadi del processo di individualizzazione: • -individualizzazione DELLE relazioni familiari (la famiglia si emancipa dal controllo della parentela e della comunità di appartenenza: nascita del matrimonio solidale) • -individualizzazione NELLE relazioni familiari (l’interesse individuale è al di sopra di quello della famiglia). la difficoltà di riconoscere il concetto di potere e dipendenza Possono essere ricondotti a due CAPITOLO 5 MATRIMONIO, FAMIGLIA E RELAZIONI INTERGENERAZIONALI NELLA SOCITA’ MULTICULTURALE 1) La diversità tra di noi: fratture e convergenze culturali Un'analisi della morfogenesi della famiglia si confronta con il tema delle migrazioni e del loro impatto sulla società italiana. L'Italia da terra di emigrazione, diventa un paese di immigrazione. Si parla delle immigrazioni in termini di emergenza, alimentando un clima culturale di insicurezza che impedisse di vedere che la presenza straniera è già una realtà. Nel 2006 risiedevano in Italia legalmente 2.660.000 stranieri, ai quali si aggiungono i 600.000 clandestini. gli studenti stranieri sono pari al 4,2% della popolazione scolastica complessiva. I Matrimoni con uno dei 2 componenti straniero rappresentano il 12% dei matrimoni totali celebrati in Italia. Cresce la presenza degli stranieri che si fanno raggiungere dai familiari e che non escludono la possibilità di stabilirsi in Italia per sempre. i mass media, presentano il fenomeno immigratorio con toni di emergenza, si è sviluppata nell'ambito della sociologia una riflessione, che dà il senso della complessità del fenomeno, ma che delle sue profonde sfumature, delle implicazioni politiche, sociali culturali che esso comporta per la società italiana. Gli studi hanno messo in evidenza alcune caratteristiche della presenza straniera sul territorio: ➢ L'Italia è considerata dagli stessi immigrati un paese facile da raggiungere senza permesso di soggiorno, all’interno del quale si può permanere oltre la scadenza del visto. ➢ In Italia è molto diffuso il lavoro nero, per cui questo tipo di lavoro offre all'immigrato una prima stabilizzazione all'ombra della legge, favorendo flussi di ingresso che negli altri paesi sono più controllati. Per questi motivi si tende ad assumere dei toni allarmistici facendo passare in secondo piano la quota, della popolazione immigrata che vive e lavora stabilmente in Italia. Il fenomeno immigratorio viene eletto secondo due stereotipi: 1. Lo stereotipo dello straniero che giunge sulle nostre sponde spinto dalla fame e dalla miseria. 2. Lo stereotipo di un soggetto il cui universo di valori e modelli di comportamento sono totalmente riconducibili alla sua etnia o comunità. Primo stereotipo: Coglie un segmento reale, ma dimentica che molti lasciano il paese di origine spinti soprattutto da fattori di attrazione: partono sulla base di un progetto teso a trovare, nel paese di arrivo, migliori opportunità di vita. Dunque, alla disperazione di chi si lascia alle spalle la miseria, si unisce la speranza. Secondo stereotipo: Genera in noi incertezza e insicurezza, perché non sappiamo anticipare i comportamenti degli immigrati, si tende a ricondurre il sistema delle aspettative di comportamento degli stranieri agli stereotipi, costruiti a partire da modelli che si pensa siano tipici di quella cultura. In realtà molti stranieri giungono scolarizzati, cresciuti con la televisione e la cultura di massa, utilizzano cellulari, internet e spesso parlano l'inglese meglio dell'italiano 2.Le famiglie degli altri Anche per gli immigrati, la famiglia assume una forte importanza; infatti, generalmente, ad emigrare non è il singolo, ma l'intera famiglia. Le difficoltà più grandi per una famiglia di stranieri sono di coordinare i loro modi di fare, le loro relazioni Inter familiari con quelli del paese che li accoglie. Molte ricerche hanno evidenziato come una famiglia di stranieri che nel suo paese d'origine viveva anche con altri membri della parentela, nel momento in cui è arrivata in Italia, ha cominciato a vivere come famiglia italiana: convivenza solo tra genitori e figli. In Italia è possibile il matrimonio tra stranieri, questi ultimi possono anche sposarsi nel loro paese e poi emigrare con i propri figli, essi possono anche continuare a vivere con i loro nonni nel proprio paese e poi, divenuti adolescenti, raggiungere i genitori. A livello materiale, le difficoltà riguardano il cercare un'abitazione, pagare gli affitti, che rispetto ai loro redditi, sono elevati. Possono nascere conflitti tra stranieri e italiani che, come gli stranieri, sono posti negli strati medio bassi del sociale; conflitti soprattutto per l'accesso ai servizi sanitari e per il fatto che gli stranieri hanno più figli e dunque sembrano accogliere maggiormente loro che gli autoctoni. L'immigrato lascio alle sue spalle, il più delle volte, non solo amici, ma anche la stessa famiglia, a cui rimane legato da un debito che colma con l’invio di denaro. Anche gli stranieri, come italiani tendono a modernizzare i loro comportamenti: nascite fuori dal matrimonio, unioni tra persone di religione diversa attraverso il matrimonio civile. A livello lavorativo, la donna straniera viene assunta come badante e ha più autonomia rispetto al marito e ciò può portare il marito ad atti violenti perché non ha più il controllo su di essa come nel paese d'origine. Se il matrimonio avviene in Italia (vige il diritto italiano), sussiste il problema di rendere accettabili i diversi modelli matrimoniali: per esempio nei paesi orientali un uomo può avere più di una moglie oppure il matrimonio tra due persone di religione diversa non può avvenire, tutto ciò è diverso da quanto avviene in Italia. 3.Matrimoni tra e con stranieri: esogamia e spostamento dei confini La diffusione di matrimoni misti in Italia è un indicatore di un lento inserimento e integrazione sociale degli immigrati. La percentuale dei matrimoni misti è cresciuta in maniera significativa. Gli uomini italiani nel 49,6% dei casi si uniscono in matrimonio a donne provenienti dall’Europa centro orientale. Le donne invece nel 30% si uniscono in matrimonio ad africani. Nelle coppie italiane la donna ha mediamente 3-4 anni in meno rispetto al partner, nelle coppie miste soprattutto se lo sposo è italiano il divario è di 10 anni. Si può ipotizzare che alla base di questo matrimonio vi sia la convenienza allo scopo di ottenere dei vantaggi come la regolarizzazione, l'uscita dalla clandestinità, il conseguimento della cittadinanza italiana. Le giovani donne vanno incontro alle aspettative di uomini più maturi che unendosi a donne giovani, sentono di recuperare, nella relazione di coppia, una centralità e posizione dominante che ritengono di avere perso con le connazionali. Queste donne hanno una profonda difficoltà di integrarsi, perché molte volte vengono trattate con disprezzo dalla famiglia del marito. Molto meno frequentemente invece le donne italiane sposa uno straniero, perché le donne avvertono molto meno dell'uomo quel bisogno di “ritradizionalizzazione” della vita di coppia. Il percorso di integrazione è lungo e faticoso, in quanto le relazioni affettive, i modelli educativi, sono differenti per le coppie che partono da posizioni culturali diverse L’integrazione: A livello individuale può dirsi laddove e quando le famiglie mostrano un buon funzionamento; A livello sociale si può parlare di integrazione laddove usare l'aggettivo misto non ho più senso. L'aggettivo misto rinvia, all’insieme di norme, valori, modelli di comportamento, simboli con cui si definiscono gli spazi socioculturali diversi, ma allo stesso tempo ingloba al suo interno un principio implicito di valutazione della differenza e della distanza tra due spazi, nonché del grado di accettazione e tollerabilità di eventuali commistioni. Il concetto di misto ingloba dunque la dimensione dell’uguaglianza-diversità e superiorità-inferiorità. Difficilmente un’unione tra un italiano e una brasiliana viene percepita come mista, mentre una donna italiana che sposa un marocchino incarna lo stereotipo del matrimonio misto. 4.Bambini transculturali: la fatica di crescere a cavallo tra due mondi bambini che migrano in un paese straniero, nascono in territorio straniero per le scelte fatte dagli adulti. I bambini sono solitamente minori e gli si riconoscono una serie di diritti: diritto alla salute, all'istruzione, a crescere in una famiglia. Alcuni studi sui figli di immigrati in Francia portano a risultati comuni, ad esempio nei figli degli immigrati si rileva un tasto di ospedalizzazione molto più elevato, maggiori difficoltà scolastiche, povertà di linguaggio. Tutto ciò sottolinea la loro vulnerabilità che è riconducibile al fatto stesso di essere figli di immigrati: dal dato, di vivere una situazione transculturale. Questo significa, banalmente, che non è sufficiente avere un insegnante di sostegno per favorire l'apprendimento della lingua e i processi di alfabetizzazione per risolvere i loro problemi. I figli degli immigrati sono più vulnerabili perché si trovano a cavallo di due culture. Obiettivo di chi accoglie è quello di permettere al figlio dei migranti di unire i due mondi. La Moro afferma che diventare figli di migranti è un evento critico e complesso, esso segna oggi l'avvenire delle società moderne. Ma quali sono i fattori di vulnerabilità che si manifestano sin dalla nascita, che i processi di socializzazione successivi non riescono sempre a colmare, che la scuola rimarca e “cronicizza” più che curare? Gravidanza vissuta con difficoltà dalla madre perché da sola e come fatto privato Perdita di fiducia nella interpretazione dei propri pensieri e sensazioni da parte della madre Maternage diverso: rapporti a distanza tra madre e bambino -Perde sicurezza la madre e si rappresenta in maniera confusa al bambino -Trasmette al figlio una percezione caleidoscopica del mondo che genera angoscia nel figlio -I bambini sperimentano il mondo esterno come traumatico perché lo ricevono tutto subito - invece che a piccole dosi -In questo contesto di insicurezza il bambino cresce e si separa dalla famiglia per inserirsi nella scuola dove vengono enfatizzate le differenze Il figlio è nella maggior parte dei casi senza una guida Deve integrare le regole di funzionamento della società in cui vive senza comprenderle e senza poterle prevedere, ha una conoscenza superficiale di queste regole perché spesso non gli sono state trasmesse dal genitore. I genitori sono chiamati ad un'azione quotidiana e regolare di interscambio e comunicazione con la cultura del paese d'arrivo, familiarizzare. Il bambino migrante deve compire l'immane lavoro di tessere connessioni e legami tra due mondi che gli sono in un modo o nell'altro. 5.Donne, uomini e bambini “in movimento”: ricomporre le diversità a livello locale Bambini e adolescenti a cura con problemi di apprendimento e socializzazione, il faticoso lavoro di raccordo tra dentro e fuori le famiglie di stranieri rappresentano solo alcuni aspetti dell’impatto che i processi migratori stanno avendo sulla realtà sociale italiana. il multiculturalismo è la nuova sfida. Negare legittimità al diverso è una strategia miope e perdente: -miope perché non vede che gli stranieri tra di noi non fanno altro che evidenziare le diversità che ci sono anche in noi; -perdente perché le “convergenze culturali” che si nutrono di ciò che accomuna e unisce son un dato di fatto. Perché i processi di convergenza non si interrompano è necessario promuovere politiche di integrazione, promozione di una diversa cultura civica e di implementazione di una nuova cittadinanza che trovi convergenze forti e vincolanti sia per gli autoctoni che per gli stranieri su norme e valori condivisi . che agiscono in strutture relazionali nuove e diverse. per es. che una donna separata o divorziata senta di non aver obblighi di solidarietà con gli ex suoceri; la stessa donna potrebbe sentirsi moralmente impegnata con i genitori del nuovo compagno o marito, ovvero rinsaldare i legami con la sua famiglia di origine. Potrebbe tuttavia se i suoceri sono e sono stati attori centrali nella rete di assistenza materiale e morale, prima, durante e dopo il conflitto, sentirsi obbligata con loro, piuttosto che con la nuova parentela, ma potrebbe anche non sentirsi impegnata nei confronti di nessuno. Si potrebbero fare tanti altri esempi per portare alla luce quanto oggi il lavoro di cura inter- familiare e la rete di aiuti che unisce ascendenti e discendenti siano sottoposti ad un processo di regolare e sistematica rottura, dovuta in parte da una presenza più significativa delle reti amicali. La “insostenibile pesantezza del lavoro di cura”, tuttavia, non ne cambia la natura: il suo essere non solo fattore che porta alla soddisfazione dei bisogni non standardizzabili e non socializzabili, ma anche fattore di ancoraggio e stabilizzazione delle identità sociali, di rafforzamento di relazioni di fiducia, confidenza e affidamento. 4. La crisi dello stato sociale: il rischio della deriva assistenziale per cittadini e famiglie Ci sono molte definizioni di Walfare state, un prodotto tipico della “modernità occidentale”. Esso rinvia ad un modello di sviluppo, ad un progetto di società e che ad un processo di modernizzazione che hanno caratterizzato, pur all’interno di un’ampia variabilità di modelli, l'Europa. Tutela dei diritti sociali di cittadinanza, universalismo nei criteri di accesso, riduzione del grado di insicurezza,riduzione delle disuguaglianze estreme prodotte dal Mercato, garanzia della libertà sia come decondizionamento (libertà da..) che come opportunità (libertà di..) costituiscono i tratti distintivi di un'azione redistributiva che in prima istanza è riferita allo stato e alle sue articolazioni istituzionali. Tutela dei diritti di cittadinanza, riduzione delle disuguaglianze prodotti del Mercato, socializzazione dei costi umani e sociali dell'industrializzazione, sono le finalità del welfare state, che diventa, fattori di produzione di coesione e integrazione sociale e sistemica. A partire dagli anni 80 del secolo scorso, tale modello inizia ad entrare in crisi, essa fonda le sue radici in termini: a) Strutturali ▪ Rallentamento della crescita economica. ▪ aumento della popolazione dipendente, con forte aggravio del costo delle pensioni. ▪ allungamento della vita media, con relativo allungamento del periodo di godimento dei trasferimenti e dei costi della sanità. ▪ crisi demografica. ▪ disoccupazione strutturale, che genere una forte domanda assistenziale. b) Organizzativi e di funzionamento (interni al sistema): ▪ Inefficacia e inefficienza dei servizi pubblici. ▪ persistenza della povertà oltre l’11%. ▪ non tutti i bisogni possono essere soddisfatti attraverso la rete pubblica. ▪ l'ampliamento della rete dei servizi pubblici non si traduce in un corrispondente incremento della qualità di vita di una collettività. ▪ nuovi bisogni: immigrazione, disoccupazione. ▪ aumento delle aspettative degli utenti. c) Politici: ▪ Neoliberismo dominante. ▪ delegittimazione dell’azione regolatrice dello Stato nei confronti del mercato e della società civile. ▪ diffusione della razionalità strumentale come criterio di valutazione dell'efficacia e dell’azione politica: tutto deve essere utile e produttivo. ▪ rinegoziazione continua del patto di solidarietà tra stato e cittadino, che offre lealtà e si sottomette allo stato, in cambio di sicurezza. d) Culturali: ▪ Crisi di legittimazione: nessuno più vuole pagare per i costi sociali, si giustificano così elusione ed evasione fiscale. ▪ privatismo accentuato, con conseguente declino della società civile. ▪ indebolimento della coesione tra l'interesse individuale e interesse collettivo. Debito pubblico, spesa sociale insostenibile, crisi demografica, povertà sono i problemi in cui si imbatte il welfare state. Tra paure, incertezze e insicurezza i politici mettono in circolo delle strategie errate con idee del tipo: -il welfare state crea dipendenza e assistenzialismo: In quanto toglie competitività alle imprese e dignità alle persone. -il welfare state è una macchina onerosa e inefficiente: per rendere efficiente i servizi di Welfare è necessario metterli in competizione con i servizi privati, è necessario privatizzare anche i beni di prima necessità. Iniziano così a prendere corpo due modelli di welfare: - Welfare mix: Si caratterizza per una sostanziale riduzione dei servizi pubblici e delle tutele previdenziali. L'assunto di base: i produttori di beni i servizi pubblici, privati e di terzo settore sono intercambiabili, spetta allo stato scegliere il produttore che offre di p cittadino il servizio migliore al prezzo più conveniente virgola dopo una ipotetica indagine di mercato. - Welfare societario: Anche in questo caso si presuppone la pluralizzazione del care system. Assunto di base: I produttori di beni e servizi pubblici e non siano funzionalmente interscambiabili: vi sono dei servizi che devono essere di produzione pubblica, perché sono utili, ma non produttivi, per loro quindi non si può applicare il criterio della utilità economica; vi sono categorie di utenti i cui diritti di cittadinanza devono essere tutelati dallo stato in maniera diretta o indiretta. 5. Lavoro di cura e reti di prossimità: dalle comunità “etiche” alle comunità “liberate” Welfare mix -i diritti sociali di cittadinanza sono totalmente privatizzati, al cittadino deve essere garantita la libertà di scegliere tra più stati e più produttori e di ottimizzare tutte le risorse sulle quali può fare affidamento. La libertà di scelta dipende dalla disponibilità economica. Di qui l'enfasi della riduzione delle tasse. -il lavoro di cura diventa una mondana felice di medio bassi e marginali chiamati a responsabilizzarsi di fronte ai propri bisogni e quella dei loro familiari e a trovare soluzioni personali a problemi sociali. Il lavoro di cura, sostitutivo di un servizio pubblico inesistente o di uno privato inaccessibile per i costi, da fattore di coesione e integrazione sociale diventa fattore di esclusione sociale. Welfare societario: -i diritti sociali sono soggettivi e spetta allo stato mettere tutti i cittadini nella condizione di vederli soddisfatti di poterli soddisfare. Tale istanza universalistica può realizzarsi solo all’interno di un patto di solidarietà reciproca tra cittadini, mediato dallo stato, che attraverso l'erogazione di alcune prestazioni base i cui costi non possono essere sostenuti a livello individuale ma devono essere collettivamente ripartiti. -Il riconoscimento della centralità del lavoro di cura e del ruolo di stabilizzazione identitaria svolta dalle relazioni di prossimità va di pari passo con il riconoscimento non solo di un processo di lenta erosione e destabilizzazione delle reti informali, ma anche della loro ineguale distribuzione tra diversi gruppi sociali. La libertà di scelta dei cittadini tra più servizi e produttori, la possibilità di responsabilizzarsi nei confronti dei propri problemi, introducendo risorse e strategia non istituzionali dipendono non solo da una supposta spinta motivazionale dell’attore sociale, quanto dalla possibilità di operare adeguate mediazioni tra lavoro per il mercato e lavoro di cura. CAPITOLO 7 FAMIGLIA E SERVIZI NEL WELFARE MUNICIPALE 1. La “riscoperta” della famiglia come agenzia di mediazione Molti studiosi che sono impegnati sulla crisi del welfare state e hanno dovuto affrontare il problema delle politiche familiari. 2 sono stati i fattori che hanno portato in primo piano la fondamentale funzione di mediazione sociale e culturale svolta dalla famiglia: -da una part, la crisi dello Stato sociale, che si è tradotta in una riduzione delle politiche dì de familiarizzazione del lavoro di cura, con conseguente aumento dei carichi familiari. Il mantenimento di alcuni standard assistenziali a favore dei soggetti più deboli è stato garantito dalle famiglie tramite il ricorso ai servizi privati. Mentre alla cronica carenza di servizi per i bambini, hanno fatto pronte le giovani nonne. -Dall'altra parte ti è avuta una crescita della popolazione dipendente dai sistemi di welfare. La persistenza di rilevanti quote di famiglie povere virgola e la crescita del rischio povertà tra famiglie con bambini e con unico percettore di reddito sono fenomeni sociali che spiegano la convergenza che si è avuta tra riduzione dell’azione protettiva dello Stato sociale e che le crescenti difficoltà che le famiglie incontrano nell'assolvimento della loro tradizionale funzione di cura, per la valle possono introdurre risorse sempre più scarse. In questo panorama si sono moltiplicati gli studi sui nuovi fattori di esclusione sociale, sulla persistenza della proprietà familiare, sul lento spostamento del rischio povertà tra famiglie non marginali. Di qui la necessità di promuovere politiche sociali a favore della famiglia. nel libro bianco sul welfare uscito nel 2003 si sottolinea la necessità di inserire la famiglia al centro dell’azione politica, a partire dal riconoscimento del ruolo effettivo che la famiglia svolge nel welfare. a tale constatazione, fa se Guido una riflessione sulla diffusione della povertà tra le famiglie e quindi la necessità sulle politiche e sugli strumenti per il sostegno della famiglia. Una volta assodato che oggi, scegliere di fare famiglia è rischioso, e necessario enucleare i punti critici sui quali intervenire, sottolineare gli strumenti di intervento, individuare i livelli istituzionali interessati, scegliere delle strategie, abbandonando la logica della tattica di tamponamento dei problemi. 2. Lavoro di cura, genitorialità: ricomporre bisogni e competenze dal basso Nonostante l'allarme delle culle vuote, le azioni a sostegno delle famiglie e dei carichi di cura si inseriscono in un quadro incerto e complesso. In Italia ci sono delle difficoltà a far emergere delle politiche familiari, che si traducono nell’incapacità di focalizzare quali sono i prerequisiti minimi da cui partire. Il benessere della famiglia corrisponde al benessere collettivo. Per delle politiche A sostegno della famiglia ci sono quattro condizioni: 1. segnare la strada di una politica sociale per la famiglia; 2. Optare per una politica esplicita e diretta, dove la famiglia è la destinataria di specifici interventi. 3. Selezionare alcuni obiettivi prioritari 4. individuare i livelli istituzionali di erogazione delle prestazioni le prime due condizioni ricadono nella sfera politica: che ha come obiettivo il raggiungimento di standard elevati di qualità della vita dei cittadini, è necessario mettere le famiglie in condizione di poter svolgere al meglio le sue funzioni, che ne legittimano che riguarda il funzionamento delle istituzioni. Alcune regioni hanno deciso di gestire separatamente i fondi destinati all’infanzia, piuttosto che collocarli in un unico fondo per l’assistenza, questa scelta dimostra l’intenzione di avvicinarsi sempre di più al tema dell’infanzia. Non si può fondare lo stato sociale ex novo, è importante partire dall’esistente, valorizzare le risorse presenti e costruire una rete di servizi che sostenga le famiglie in difficoltà in questo momento storico. Bisogna intervenire sulle competenze e le responsabilità genitoriali attraverso un azione diversificata dello stato. CAPITOLO 8 I CONSULTORI FAMILIARI PUBBLICI: UNA PROMESSA MANCATA 1. Il fulgente inizio: le attese nella stagione delle riforme istituzionali Non c’è mai stata una tematizzazione del ruolo e delle funzioni del consultorio pubblico per quanto riguarda differenziazione dei servizi per la famiglia. I consultori familiari pubblici sono nati in una stagione culturale “speciale”. Speciale perché a metà degli anni 70 era forte il dibattito sulla riforma delle istituzioni della famiglia. Dal punto di vista culturale i movimenti femministi e la sinistra chiedevano maggiore autodeterminazione delle donne e degli uomini circa le scelte procreative, tutela sanitaria della madre, informazione e educazione sessuale, informazione contraccettiva. I movimenti cattolici e la destra consapevoli dei profondi cambiamenti che avevano investito la famiglia e preoccupati per la sua crescente, insistevano sulla consulenza alla coppia con la finalità di dare un supporto alla famiglia in trasformazione. Il consultorio familiare pubblico era progettato e ideato come strumento di sostegno e di consulenza di coppia con la finalità di arginare i cambiamenti ritenuti preoccupanti in merito alle relazioni familiari. Istanze innovative ed emancipatorie da una parte, ed istanze difensive dall’altra hanno trovato la loro espressione all’interno di una legge del 1980 che enunciava i seguenti obbiettivi: 1. Assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità e paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile. 2. La somministrazione di mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti. 3. La tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento. 2.La riforma dello stato sociale e l’involuzione degli anni 90: l’aziendalizzazione come risposta in due anni quasi tutte le regioni italiane truccano le leggi attualità della 405/1975, individuando nella compresenza della componente sanitaria e psicosociale la condizione ideale Atta a conseguire le finalità del servizio: ginecologico, assistente sanitaria, psicologo e assistente sociale costituivano la struttura professionale di un servizio che nasce con pretese innovative. I consultori pubblici sono stati i primi servizi non assistenziali rivolti a tutti i cittadini. L'equipe del consultorio si è fatta carico per molto tempo della sensibilizzazione all'interno delle scuole nel campo della sessualità e della contraccezione, adempiendo ad una figura preventiva, più che riparatoria. Questa Ondata innovativa, investiva altri campi, come la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza, sulla chiusura degli ospedali psichiatrici (1978). I consultori familiari nascono nel momento in cui si realizzava la transizione da un Welfare per la sicurezza sociale, ad un Welfare orientato a soddisfare i bisogni sanitari e sociali dei cittadini. Le riforme degli anni 70, sono stata un'occasione perduta per il meridione, e hanno contribuito a tracciare un solco ancora più profondo, nella misura in cui hanno evidenziato che lo sviluppo non è solo figlio di una buona politica e dell'economia, ma di un sistema più complesso e articolato '' tradizione civica''. Negli anni 90, il comparto sanitario è stato riorganizzato su base aziendalistica, i consultori che erano come servizi ad accesso libero da parte degli utenti, sono diventati poliambulatori, al cui interno anche la componente psicologica ha iniziato ad erogare prestazioni. L'apertura al territorio ha conosciuto un'inversione di tendenza, informazione, educazione prevenzione, Hanno finito per diventare prestazioni erogate secondo una logica strettamente ambulatoriale e individuale. Nella percezione di senso comune il consultorio è un ambulatorio ginecologico, un servizio per la donna e i suoi problemi. A fronte di un declino dell'immagine dei consultori come servizi per la famiglia, si sono pensati nuovi contenitori, come per esempio i centri per le famiglie. Lo spostamento dell’accento dalla maternità come dovere alla maternità come piacere giustificava i forti investimenti sui corsi di preparazione al parto, per i quali oggi la progettualità si è ridimensionata. Nonostante un impegno più che trentennale su questi temi, il consultorio familiare fa fatica oggi ad intercettare i bisogni sanitari delle donne, che continuano a preferire delle strutture private. 2.Famiglia cercasi: nuovi bisogni familiari e nuove dinamiche istituzionali La crisi dello Stato sociale, si è tradotta in una: - silenziosa, ma lenta riduzione delle politiche di de-familiarizzazione del lavoro di cura, negli anni 70 del secolo scorso. - riduzione dell’ampiezza media delle famiglie - aumento della povertà - crescita del conflitto coniugale Sono tutti fattori che pongono impellente il problema delle politiche sociali per le famiglie. Alla base del dibattito vi è la constatazione che oggi il lavoro di cura se gestito privatamente e se è distribuito male tra uomo e donna è il più potente fattore predittivo del crollo dei tassi di nuzialità e fecondità. Dunque è forte il problema della promozione delle politiche sociali per la famiglia. Questo problema riguarda tutti i livelli istituzionali del Welfare (stato, regioni, comuni.) Ci sono nuove sfide: 1. Promozione di una logica della co progettazione con l'utente e della promozione delle sue capacità di cura e autocura; 2. valorizzazione delle risorse del territorio; 3. una nuova domanda dell'utente che chiede di essere riconosciuto il diritto “a prendersi cura “, al di là della logica del Merc. del lavoro; 4. una richiesta di sostegno materiale, psicologico, sociale e culturale alla genitorialità e alle responsabilità. CAPITOLO 9 FAMIGLIA/FAMIGLIE COSI E’ SE VI PARE 1. I confini familiari: tra processi di significazione e mandato istituzionale La famiglia è sempre stata molteplice nelle sue forme. Se si contano le tipologie di aggregato domestico rilevate nell’Inghilterra del 1700, ne sono rilevate circa 12, un totale simile a quello dell’Italia nel 1981. Tutti i cambiamenti della famiglia a partire dalla modernità possono essere ricondotti possono essere ricondotti alle due fasi delineate da Flandrin: • Individualizzazione delle relazioni familiari • Individualizzazione nelle relazioni familiari Per effetto dell’individualismo la famiglia si chiude verso l’esterno e inizia a caratterizzarsi come sfera privata. Inizia un processo di soggettivizzazione delle norme, dei valori, in virtù del quale è l’attore sociale nella sua individualità che diviene la misura di tutte le cose: le forme di leggittimizzazione del potere e dell’autorità diventano immanenti, e come tali sottoposte al vaglio del giudizio e della razionalità dell’attore sociale. Ci sono tre parole in inglese che rimandano alla parola “casa” (Di Nicola): • Household: ben coglie la realtà di un’unità co-residenziale in cui non c’è privacy per la famiglia. Si mangia, si beve, si dorme, si lavora, si condividono pezzi di vita quotidiana con il personale di servizio e con altri non parenti. • House: il lento processo di emancipazione coniugale avviene attraverso un rafforzamento della relazione e un accentramento delle responsabilità educative nei confronti dei figli. L’unità abitativa house è costituita da: capofamiglia, dal coniuge e dai relativi figli. • Home: lo sviluppo dell’autonomia e dei diritti dell’individuo esalta l’etica dell’autorealizzazione e fa del soggetto il metro di tutto. Home diventa uno stato d’animo. Anche se in Italia nella maggior parte dei casi la famiglia nasce con il matrimonio, sono molte le convivenze e dunque la richiesta di equiparare tutte le forme di coabitazione a famiglia. La famiglia è una relazione sociale complessa, che presenta dimensioni giuridiche, normative, economiche, sociali, psicologiche, culturali, ed è la compresenza di tali elementi che fa di un gruppo una famiglia. 2. La collocazione del sé nella trama della relazioni familiari Coppie con o senza figli: L’importanza dell’individuo dentro la famiglia e il fatto che il matrimonio sia il mezzo con cui progettare una vita in comune tra due adulti, che non sempre sono dipendenti l’uno dall’altro economicamente e materialmente, fanno sì che la relazione di coppia è più importante di quella parentale ed è messa allo stesso livello di quella di filiazione. Il tradimento non è più accettato e i figli non sono più stampella di vita dei genitori (anziani). La coppia senza figli non è percepita socialmente come un’unità a cui manca qualcosa per essere legittimata socialmente. Nell’arco di vita di un soggetto la fase del vivere in coppia si sta allungando: il periodo trascorso nella propria famiglia di origine è pari a quello dedicato alla cura e all’allevamento dei figli all’interno della propria famiglia. Gli anziani dipendono economicamente sempre di più dai figli. Sono cambiati i rapporti genitori figli e si è passati da una famiglia adultocentrica ad una puerocentrica dove i modelli autoritari sono stati sostituiti da un modello troppo permissivo in assenza di regole in cui ambedue i genitori esercitano la patria potestà. La scissione tra sessualità e procreazione a reso stabile l’identità maschile e femminile adulta indipendente dalla generatività: dal punto di vista culturale maternità e paternità sono scelte libere. Single: la percezione sociale del single esalta l’emancipazione del sé dalle famiglie. In passato il single era una persona che si era trovata tagliata fuori da qualsiasi gruppo parentale e familiare di riferimento, senza aver necessariamente scelto di vivere dal solo. Oggi vivere da soli può essere una scelta, una condizione non vista più come fonte di deprivazione. Vivere da soli non necessariamente implica non avere relazioni affettive, sentimentali e sessuali anche stabili nel tempo. Per un giovane vivere da soli significa non dipendere più dalla famiglia d’origine. Vivere da solo aiuta l’uomo ad avvicinarsi al lavoro di cura; per una donna significa che è finalmente tramontato il modello sociale che la voleva sempre sotto la tutela di qualcuno. Per molti anziani vivere da soli è il risultato della perdita del partner, ma in molti casi è una scelta: del non voler rinunciare agli spazi di autonomia, indipendenza che si perderebbero abitando con figli e nipoti. 4, Il nuovo campo semantico della parola famiglia Gli studiosi della famiglia si dividono in pessimisti e ottimisti: • i primi nostalgici dell’antica famiglia tradizionale tanto da non vedere che in essa non vi era posto per l’individualismo, che i rapporti erano autoritari e che la felicità al suo interno non e quella che intendiamo Oggi; • i secondi vedono nella famiglia del presente il progresso e affermano che quella della famiglia del passato, Non era protezione, ma sopraffazione. • Nel passato, si utilizzava il termine famiglia per fare riferimento al nucleo familiare, ma anche a soggetti che abitavano sotto lo stesso tetto del nucleo e non erano legati da legami di sangue, oggi si parla di famiglia solo per indicarne i coniugi e i figli. Il concetto di famiglia se consideriamo le varie tipologie di famiglia viste prima, si amplia particolarmente. • La normalizzazione delle varie tipologie di famiglia tenderà a crescere e ciò non significa indebolire le famiglie, ma sottolineare il suo essere produttrice di legami sociali, anche all’interno delle sue forme varie, ilomande di regolamentazione. Come le richieste delle coppie gay dimostrano.
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