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Prospettiva sociologica su azioni individuali e interazioni sociali, Appunti di Sociologia

La natura delle azioni individuali e delle interazioni sociali, secondo la prospettiva sociologica di Max Weber. sulla importanza di interpretare le motivazioni del comportamento dell'individuo, l'influenza delle norme sociali sui comportamenti e le emozioni, la teoria dei costi sommersi e l'interazione strategica. Viene inoltre presentato il concetto di omofilia e la teoria dello scambio sociale.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 12/11/2022

biancagregori
biancagregori 🇮🇹

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Scarica Prospettiva sociologica su azioni individuali e interazioni sociali e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Spiegare un fenomeno sociale Caso Kitty Genovese La logica della spiegazione scientifica sociologica sta nel rintracciare le cause. Se abbiamo un evento X che ci interessa spiegare, dobbiamo trovare il fenomeno Y che ne è la causa. La causa è l’explanans, l’explanandum è il fenomeno da studiare. Elster fa l’esempio del caso dell’assassinio di Kitty Genovese da parte di Winston Moseley a New York. La storia di Kitty Genovese è stata ricostruita molteplici volte. Kitty Genovese viveva con una sua collega nel Queens a New York, lavorava come cameriera. Nel 64, nel rientrare a casa, viene assaltata per ben 7 volte. Da dove aveva parcheggiato l’auto alla dimora e viene assaltata più volte da Winston Moseley. Kitty Genovese muore nel trasporto all’ospedale. Winston viene incarcerato e confessa ulteriori delitti. L’evento ebbe un impatto forte nel contesto americano dei primi anni 60. L’evento shock fu lanciato sul NY Times. I giornalisti iniziarono ad indagare, ricostruendo gli eventi e intervistando i testimoni, almeno 38 cittadini del Queens furono testimoni degli attacchi di Winston. La domanda che tutti si posero era come mai nessuno si fosse immaginato di soccorrere la ragazza, perché nessuno aveva salvato la vita a Kitty? Il padre non si diede mai pace della morte della figlia, il processo impattò sulla società americana per anni. Alcuni psicologi sociali iniziarono degli studi sul caso di Kitty Genovese. La risposta di questi studi era un richiamo al moral decay, la demoralizzazione, la disperazione esistenziale delle grandi metropoli urbane. Di fronte a eventi simi di solito le cause vengono ritrovate nelle cause di decadimento dei costumi, la demoralizzazione della società. Altri tentarono di analizzare più profondamente il fenomeno, ipotizzarono che quelle persone non erano intervenute perché i soggetti avevano supposto che altri sarebbero intervenuti, dunque non era loro compito, l’avrebbe fatto qualcun altro. Un evento come quello della morte di Kitty viene definito un evento eccezionale, dunque difficile da analizzare, alcuni soggetti interpretarono l’evento come una lite tra amanti, dunque non intervennero. Altri ancora, dato che nessuno era intervenuto, sostennero che se nessuno era intervenuto non era necessario intervenire. La combinazione di questi comportamenti porta all’evento Y, ovvero nessuno è intervenuto. L’evento X sono i tentativi di abuso di Kitty da parte di Winston, e ha determinato il “non evento”. Due sociologi testarono questo esperimento alcuni anni successivi con un gruppo di studenti. Con la scusa di affrontare tematiche sullo stress, gli studenti furono messi in diverse stanze a comunicare tra loro con dei citofoni, un collaboratore degli sperimentatori fingeva un malessere fisico per vedere le reazioni degli altri. Nelle stanze c’erano numeri di persone diverse e gli sperimentatori conclusero che coloro che erano in numero maggiore ci mettevano più tempo ad intervenire. Più soggetti osservano lo stesso evento più l’evento viene considerato in maniera meno appropriata. Se la situazione emergenziale è chiara per tutti questi intervengono, se invece non lo è non intervengono. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Effetto spettatore Si chiama effetto spettatore. Se l’evento è facilmente interpretabile i soggetti si attivano a prescindere dalle reazioni degli altri. L’effetto spettatore spiega il non evento, è uno strumento analitico utile per superare le definizioni di uso comune quali il moral dacay. La sociologia serve ad evitare definizioni superficiali dei fenomeni sociali. L’effetto spettatore spiega molti casi di indifferenza. Standing ovation a Broadway Un altro caso citato da Elster è quello delle standing ovation di Broadway, a cui ruotano attorno molti spettacoli. Molti blogger e articoli avvisano di non cedere nelle standing ovation. Le standing ovation sono un moto emotivo degli spettatori per celebrare lo spettacolo, non devono però diventare automatiche. Se le standing ovation diventano automatiche perdono valore e non si comprende se le performance degli artisti siano state eccezionali. La domanda che si pone Elster è: perché a Broadway queste standing ovation sono così frequenti? Le ipotesi dei giornalisti sviluppano un procedimento di tipo causale controfattuale, una valutazione empirica per cercare di evitare di compiere errori nell’analisi. Per cercare di spiegare la standing ovation Elster offre un esempio di mente inquisitivo razionale La standing ovation è l’explanandum, si devono rintracciarne le cause. Possiamo ritenere che la standing ovation sia una reazione emotiva ma se questa fosse realmente causata dalle emozioni dovremmo supporre che tutti provino le stesse, questa ipotesi non è possibile, dovremmo anche assumere che in spettacoli differenti si manifestano le stesse emozioni, e ciò è irrealistico. Uno dei possibili explanans è l’aumento della qualità di questi spettacoli. Se questa spiegazione si manifestasse a Broadway dovrebbe accadere anche in altri teatri in altri contesti, con le stesse compagnie e attori ma ciò non succede, dunque questo explanans non è giusto. L’ipotesi emotiva e quella sull’aumento della qualità degli spettacoli non sono valide. Altra spiegazione potrebbe essere il decadimento della qualità del pubblico che non distingue la bellezza degli spettacoli, però Elster comprende che anche negli altri teatri dovrebbe accadere lo stesso e ciò non succede. Elster poi si chiede cosa sia cambiato di recente, scopre che sono aumentati i prezzi dei biglietti, è una prova empirica, l’industria di Broadway ha prodotto un aumento del valore dei prezzi. Cosa ha generato questo aumento e qual è il nesso con l’aumento delle standing ovation? La correlazione di questi due elementi per Elster si deve cercare analizzando il comportamento individuale. Meccanismo della dissonanza cognitiva È il meccanismo secondo cui l’individuo sperimenta una dissonanza tra le sue idee e la realtà, cerca di aggiustare le proprie percezioni. Come la volpe affamata che vuole e desidera il grappolo d’uva, è spinta a mangiarla ma non riesce a coglierla. Per ridurre la sua dissonanza inizia a convincersi che l’uva sia acerba, cambia i propri desideri perché non è in grado di cogliere la realtà. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Esempio del genitore alcolista Gli eventi traumatici possono produrre effetti completamente diversi: - dotazione: Senso di colpa, colpevolizzarsi di un determinato evento. L’effetto traumatico renderà più probabile che la persona che subisce quell’evento diventi nichilista e sia soggetto allo stesso evento in prima persona (es mamma alcolista, figlio alcolizzato). - contrasto: la persona farà di tutto per non assomigliare alla madre e adotterà uno stile di vita completamente diverso, quasi come quell’evento sia un evento di rinascita. L’effetto va quasi a beneficiare della persona. - Profilo tipico di un martire della jihad È una persona povera, di umili condizioni, con poco da perdere? Uno ricco? Uno molto religioso? Uno studioso di materie umanistiche? Un ingegnere? La maggior parte dei martiri suicidi hanno un background di studio ingegneristico. Hanno una mente molto rigida e conoscenze logiche ferme. L’ingegnere utilizza la scienza per trasformare la realtà. La spiegazione sociologica più probabile è quella del comportamento individuale, meno probabilità ha il contesto culturale. Il culto dell’ordine e l’idea di voler perfezionare la realtà spingono l’ingegnere a suicidarsi come gesto per dare impulso a un nuovo cambiamento. L’ingegnere è una professione ben valutata in alcuni paesi ma nei paesi dove la jihad è ben radicata l’ingegnere non riesce a sviluppare al meglio le proprie competenze, il riconoscimento professionale è inferiore: questa si chiama la teoria della deprivazione relativa. alcune persone non sono soddisfatte della propria condizione perché sanno di poter ottenere di meglio. Ci sono delle condizioni attivanti: il mindset dell’ingegnere, l’indottrinamento delle organizzazioni jihadiste e la teoria della deprivazione relativa. Gli scopi del soggetto è fare danni significativi alla parte opposta della società in modo da immettere il meccanismo di cambiare la realtà. Esempio della carriera Non ci si deve fermare alle spiegazioni più semplici e pregiudizievoli. È il caso di spiegare la tendenza da parte dei figli di famiglie ricche di avere lavori in carriera più elevati o quelli di provenienza più umile a lavori più umili. Secondo la maggior parte delle persone ciò è dato dalla classe sociale di provenienza. Questa spiegazione però non è soddisfacente perché la teoria che la classe determini l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro vede tante eccezioni. Da analizzare sono i modelli di ruolo, i figli potrebbero crescere conformandosi al livello di studio dei propri genitori, oppure i genitori effettuano un controllo minore sull’educazione dei figli se anch’essi hanno studiato meno. Oppure il fenomeno dell’incertezza informativa incide sul risultato dell’investimento scolastico, non si conoscono i benefici di intraprendere la carriera universitaria e si sceglie un percorso più breve. Oppure il confronto con gli amici, sostituendo l’incertezza informativa, porta a compiere delle scelte influenzate. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Questo fenomeno si chiama omofilia, noi tentiamo di interagire con soggetti che hanno qualcosa in comune con noi. Dunque il problema potrebbe essere che i figli delle stesse classi tendono a restare in contatto con quelli delle stesse classi. Perché un soggetto dovrebbe scegliere un percorso rispetto ad un altro? Lo sconto iperbolico è la tendenza a soppesare le ricompense nel breve periodo e quelle nel lungo periodo, spinge le persone a scegliere un risultato più veloce. Dunque i ragazzi pesano nelle loro scelte l’ottenere risultati in dei tempi brevi. Significa che i risultati lavorativi si otterranno più lontano nel tempo se c’è sempre il rischio di non riuscire a concludere il percorso Coleman boat, è uno schema del sociologo ideologo Coleman Il miglioramento delle proprie condizione economiche porta alla frustrazione per il non raggiungimento del risultato sperato, ciò quindi porta all’aggressioni e alle rivoluzioni (esempio della borghesia che diventa protagonista della rivoluzione francese). Spiegare un fenomeno partendo dalle azioni individuali Avere un approccio di individualismo sociologico non significa di per se che ogni individuo sia svincolato dalla società. Però partendo dall’individuo si riescono a ricostruire i vincoli imposti dalla società. Serve individuare Meccanismi sociali per comprendere i fenomeni. Elster ne individua due particolarmente frequenti. Per i sociologi è importante capire ciò che accade in modo da individuare le probabilità future. Le condizioni attivanti danno il via a un meccanismo sociale. Il meccanismo atomistico è legato alle credenze e le idee dell’individuo e analizza il meccanismo delle decisioni dell’individuo all’interno della società. Quello molecolare invece analizza le decisioni di un gruppo sociale unito. Un esempio è quello del carro del vincitore, salire sul carro del vincitore è un meccanismo che avviene spesso, una volta che uno vince, ad esempio le elezioni, gli oppositori si uniscono ai vincitori in modo da facilitare la vincita alle elezioni successive. Questo succede ad esempio con i sondaggi, questi teorizzano chi sarà il vincitore delle elezioni e potrebbe portare gente a votare già chi è in presunto vantaggio. Anche nelle associazioni no profit normalmente si penserebbe che il donatore scelga le associazioni che dovrebbero dare i soldi a chi ottiene maggiore impatto. Invece le donazioni maggiori vanno alle associazioni che associano visivamente a chi vanno i soldi(esempio della pubblicità) perché l’uomo è empatico e tende a comprendere meglio il dolore di coloro che vede. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Questo fenomeno si chiama identificazione con la vittima ed è un meccanismo atomico. Altro esempio è quello del dono, il dono sta alla base delle relazioni sociali. Gli uomini si scambiano i doni ma normalmente non hanno un grande valore perché spesso è difficile individuare un dono utile all’altro. Dunque gli economisti sostengono che esistano aziende che fanno leva sui propri prodotti come se fossero ottimi doni. Però il dono non dovrebbe avere un valore economico, dovrebbe essere simbolo del legame sociale. Contemporaneamente al dono ci deve essere una restituzione che diventa quasi un obbligazione, anche se indeterminata. Questa obbligazione è un elemento di reciprocità. Questo perché il legame sociale è composto da entrambi i soggetti. La restituzione diventa il simbolo della approvazione del legame sociale. Le condizioni attivanti della reciprocità dei doni. Se uno riceve un dono migliore o più brutto rispetto quello che mi ha regalato può sentirsi offeso. L’equilibrio sei doni serve a stabilizzare il legame. Max weber è forse il primo sociologo che analizza le azioni dell’individuo. Weber è stato il primo a sottolineare che l’azione individuale è la base per analizzare la sociologia. Ogni azione è intenzionale e bisogna comprenderne le intenzioni che sono determinate da credenze e aspettative dell’individuo. Queste intenzioni sono sempre soggettive, bisogna dunque analizzarle individualmente, è il soggetto che sviluppa le proprie idee. Ogni azione è il conseguimento di un obbiettivo. Ogni azione è orientata agli altri soggetti. È sempre situata in un contesto sociale e il contesto determina le opportunità dell’individuo. Ogni scelta è razionale in quanto interpretabile e leggibile. Le decisioni sono inoltre vincolate temporalmente. La spiegazione di un fenomeno sociale secondo Weber avviene solo quando si interpretano le motivazioni del comportamento dell’individuo. Interpretare le azioni individuali è importante perché è quello che l’evoluzione sociale ci ha portato a fare, è un’attività che siamo sempre soggetti a fare Tutti ci predisponiamo alla giustificazione delle nostre azioni. La logica delle La logica delle dissimulazione porta i soggetti a presentare giustificazioni false delle nostre intenzioni. Ciò per rendere agli occhi degli altri una idea positiva La logica della spiegazione Ogni evento deve ricostruirsi sul fenomeno che l’ha causato. La spiegazione non può far riferimento a fenomeni astratti. Solo l’individuo ha il potere di agire, qualsiasi asserzione secondo cui la cultura causa un tipo di fenomeno è falsa. Più siamo capaci di comprendere le motivazioni delle azioni degli individui più saremo capaci di saper agire di conseguenza. La spiegazione deve essere formata su una teoria dell’individuo (condizioni  comportamenti  incertezza). Il concetto “io e tu” sono facilmente individuabili. “Noi” invece va specificato, il noi è utilizzato per convincere gli altri delle proprie idee. Elster inoltre sostiene che la spiegazione sociologica deve fare riferimento alle cause di un fenomeno e non gli effetti. Citare una sola causa non basta per spiegare un fenomeno sociale, bisogna scendere a un livello micro. Le spiegazioni causali possono non portare ad una previsione ma possono aiutarci a creare un sistema di probabilità. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) istinti. Vi è sempre un conflitto tra la ragione e gli istinti. È qui che si capisce l’importanza dell’auto-controllo, che è il dominio razionale sulle passioni. Comunque la mente umana è molto più complicata di così. Le scelte possono essere fatte in base a etica dei principi o etica delle responsabilità, quindi in base alle conseguenze. Inoltre ogni scelta è giudicata non solo a se stessa, ma in un processo di coerenza con scelte passate e scelte future, così da scegliere l’opzione più coerente con la persona che vorremmo essere. Nessuno di noi vuole costruirsi come una persona malvagia, ma anzi tutti vogliamo essere persone RIspettabili. Tuttavia a volte queste meta-motivazioni sono messe a repentaglio dai costi che hanno la difesa di determinate motivazioni. I neuroscienziati studiano gli aspetti fisiologici e neurologici connaturati del cervello (mente in sociologia) e di conseguenza delle scelte. L’ultima parte che si sviluppa nel cervello è la corteccia prefrontale (18-19 anni) ed è la parte che risente di più dell’ambiente sociale. Ecco perché si sono create istituzioni sociali come la famiglia, le quali ci aiutano a svilupparci pienamente. I risultati delle ricerche recenti ci dimostrano proprio che la mente è basata sulla coesistenza di due sistemi, la mente è duale: - Il sistema 1 è basato su istinti ed emozioni e favorisce decisioni veloci. Questi istinti hanno correlati neuro-fisiologici. - Il sistema 2 si basa su calcoli e ragionamenti deliberati, segue criteri logico- razionali e supporta decisioni lente. È quello che ci insegna la teoria economica, è la razionalità che caratterizza in buona parte tale teoria, ma anche la teoria dei giochi. Questi due sistemi hanno una forte interazione. Il processo di evoluzione sociale, quello che definiamo civilizzazione, si è basato sull’emergere di un super-io sociale, ovvero una proiezione del sistema 2, con interiorizzazione di etero-costruzioni sociali. La civilizzazione è una sorta di auto- costrizione, che avviene dopo l’interiorizzazione delle aspettative altrui. Il dominio di scelta è idealmente esterno, però è filtrato mentalmente. È probabile che venga effettuata una “attenzione selettiva”, gli istinti ci aiutano a scartare determinate opzioni quando veniamo bombardati da diverse possibili scelte. È una sorta di sistema 1 razionalizzato, come avviene per il senso di colpa. Il sistema 2 è stato studiato anche dai sociologi. Per esempio da Elias. Esistono vincoli esterni, strumento coercitivo, che ci vincolano nelle nostre opzioni di scelta, rendendo alcune opzioni particolarmente costose Combattenti nemici illegali L’11 gennaio 2012 il governo degli Stati Uniti apre un campo di prigionia a Cuba finalizzato alla detenzione di “combattenti nemici illegali”, catturati in Afghanistan e Pakistan. Essi erano soggetti catturati in scenari internazionali di guerra o di tentativi terroristici. La categoria dei combattenti nemici illegali era una categoria inventata da giuristi. Non esisteva una categoria per definire i nemici catturati perché di solito la guerra è tra Stati, sovrintesa da accordi precedenti. Tipicamente, infatti una guerra tra Stati termina. Gli USA non avevano subito una dichiarazione di guerra, ma svilupparono una strategia per sopprimere il terrorismo (anche attraverso scenari internazionali). Il trattamento disumano di questi prigionieri non rispettava i trattamenti previsti dalla Convenzione di Ginevra per i prigionieri di guerra perché appunto non erano considerati prigionieri di guerra. Comunque anche il combattente nemico illegale è una persona che dovrebbe avere dei diritti, prevista dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Le norme, per esempio la Convenzione di Ginevra, che sono state stipulate in periodi storici precedenti a quello presente, stipulati in un momento di pacatezza, sono state pensate per essere rispettate anche in situazioni di non pacatezza, in cui le emozioni prevalgono. È un modo di legarsi le mani per evitare eccezioni, soprattutto in situazioni lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) di non pacatezza. Motivazioni consequenzialiste e non consequenzialiste Etica dei principi: si basa esclusivamente su valori morali Etica della responsabilità: ci si basa sul bene comune, sulle conseguenze. Esempio: La norma che divieta la tortura a bimbi minorenni non solo è legge ma è anche “legge morale”. Se un terrorista volesse fare esplodere un’intera città ma noi riusciamo a rapire il bambino del terrorista, tortureremmo il minore per salvare più persone? (leggere: la politica come professione, Max Weber). Ogni decisione porta inevitabilmente a rispondere delle proprie azioni. Le motivazioni per Elster possono anche trovarsi in conflitti più banali, interiori a noi. Non sui principi regolativi ma anche sulla nostra spinta verso desideri che confliggono o la nostra decisione che massimizza i nostri desideri nel breve termine o nel lungo termine. Esempio: Scaricare un film pirata dalla rete senza rispettare il lavoro degli altri. La motivazione per potrebbe essere rafforzata da giustificazioni banali che riescono a silenziare i nostri sensi di colpa. Legami tra motivazioni e comportamento (capitolo 5) La teoria dei giochi, è un tipo di interazione strategica, come nel caso dell’ultimatum game. Il gioco dell’ultimatum dimostra come la suddivisione inuguale delle risorse non venga perlopiù accettata dalle persone, queste preferiscono perdere il minimo vantaggio, questo è il meccanismo dell’avversione all’iniquità. La motivazione della vendetta e dell’onore può essere un’altra spiegazione, alcune persone reagiscono a situazioni ineguali con disgusto e rabbia, dunque rifiutano questa offerta diseguale per vendetta contro l’altro. Si rinuncia a parte del proprio benessere per far perdere anche gli altri. Altra risposta può essere il meccanismo di punizione altruistica, riduco il mio benessere per punire un altro soggetto, riducendo anche il suo benessere. Si manda in questo modo un messaggio punitivo perché l’altro soggetto viola una norma di equità. Il comportamento è ciò che possiamo osservare. Le motivazioni servono a comprendere il comportamento di una persona. Esempi di ultimatum game Il primo studio che testò il gioco dell’ultimatum sotto risonanza magnetica è del 2004. I risultati dimostrarono che i rispondenti che rifiutavano le offerte diseguali dei proponenti manifestavano processi neuro-fisiologici collegati ad emozioni piacevoli. Questo piacere è riconducibile ad un offesa dell’altro e a un sentimento di vendetta. Altro esperimento vede degli studenti giocare contro un algoritmo, i sociologi sostengono che gli studenti tendono ad accettare maggiormente offerte diseguali da computer che da un proponente in carne ed ossa. Un algoritmo non è riconducibile alle volontà di un altro soggetto. Le altre specie, come i primati a cui vengono fatte offerte disuguali (uva e zucchine), si comportano in maniera simile davanti alle diseguaglianze, non solo nella nostra specie si è verificato, quasi tutte le specie che vivono in gruppo lamentano le disuguaglianze. Anche nei gruppi umani prima del neolitico si cercava la risuddivisione delle risorse. Il gioco dell’ultimatum ci fa ragionare sulla percezione dell’iniquità. Questi esperimenti possono essere riprodotti in diversi contesti, i risultati sono tanti. Tre esperimenti recenti sono piuttosto significativi, basati sulla mappatura neuro- psicologica per cercare di capire di che tipo sono le reazioni dovute alla teoria dei giochi. Nel 2019 dei sociologi hanno fatto una metanalisi tra ultimatum game e gioco del dittatore aumentando le dimensioni delle ricompense. Nel gioco degli ultimatum non lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) cambia molto, i risultati resistono al variare delle forme di gioco, a conferma della validità della teoria. L’ultimatum game è stato anche replicato in diversi contesti sociali del mondo, come in villaggi abitati da tribù pre-moderne, precisamente 15 comunità. Il team ha sostituito la moneta con beni ricercati da quelle comunità. Il possibile equilibrio di risultati presumibile è il 50/50 ma gli studi hanno dimostrato che nelle società premoderne le persone tendono ad accettare beni anche in un contesto più diseguale, dove c’è un economia di mercato il 50 /50 invece si avvicina, si accettano meno le disuguaglianze. Anche durante i divorzi si tende ad una divisione del 50-50. O la formazione del governo può dipendere spesso da un equilibrio vicino al 50-50. Nella realtà sociale giochiamo a ultimatum game ripetuti. Le motivazioni dietro alle azioni altruistiche Elster insiste molto nello studio sulla nostra tendenza a compiere azioni altruistiche che però hanno spesso fini diversi, come la paura dell’infamia, l’aumento dell’autostima, vanità… L’autostima potrebbe essere una buona motivazione per comportamenti altruistici in quanto non comporta la presenza degli altri. A volte sosteniamo che le nostre azioni siano giustificate in termini di benefici collettivi ma ciò invece porta a benefici personali. A volte il desiderio di essere visti bene dagli altri porta a crearci delle giustificazioni mirate all’interesse generale. Miopia e previdenza L’essere umano tende a massimizzare il piacere a breve termine piuttosto che quello sul lungo termine. Istintivamente l’uomo sceglie il piacere più vicino ma grazie alla ragione cerca di pensare anche al lungo termine. Abbiamo una miopia e previdenza spaziale e temporale. Noi ci muoviamo nello spazio delle possibilità. La miopia spaziale è pensare che la nostra scelta ci consenta di massimizzare le nostre aspettative. Noi non dobbiamo mai compiere la prima scelta, dobbiamo allargare i nostri orizzonti e vedere tutte le opportunità. Le nostre scelte devono essere compiute analizzando tutte le possibilità nel breve/lungo periodo, solo così possiamo davvero compiere la scelta migliore. La miopia spaziale è la non esplorazione totale delle possibilità a discapito della scelta migliore. La miopia temporale, è anch’essa legata a quella spaziale. Nel lungo periodo i vantaggi sono maggiori rispetto la scelta che si compie per un piacere più istantaneo, massimizziamo a breve. Evitare la miopia significa esplorare tutte le opzioni per compiere la scelta che ci darà maggiori benefici in futuro. La nostra mente riesce ad evitare la miopia ma capita di cadere nell’errore non utilizzando le nostre capacità mentali. Tra le due opzioni però ci deve essere equilibrio, a forza di esplorare tutte le possibilità non riesce a trovare l’ottimo locale. Per Elster il decisore è razionale e deve compiere la scelta migliore per il lungo periodo, il problema sono le contrapposizioni delle passioni. Ci sono diversi studi sulla razionalità limitata, ovvero i limiti intrinsechi alla nostra razionalità. Elaboriamo le informazioni per compiere decisioni che sono vincolate da vincoli computazionali della mente. I decisori devono spesso vagliare opzioni di scelta in cui le informazioni date non sono precise o non sono disponibili. Spesso, inoltre la lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) L’evoluzione sociale non ci ha equipaggiati ad un giusto approccio al caso, il fatto di fuggire dalla concezione che la maggior parte degli eventi che ci capitano sono dominati dal caso ne è la prova. Tendiamo a credere che siamo in grado di cambiare gli eventi per rassicurarci e dar senso alla nostra esistenza. Altra nostra tendenza è imputare ad altri individui ciò che accade (es. cospirazionismo). La nostra mente tende a cercare l’ordine anche dove non c’è. Questa nostra tendenza è insita all’evoluzione umana che ha progredito sempre più grazie all’ordinamento degli eventi che ci accadono anche se questi sono casuali. Le inferenze statistiche ed euristiche portano a problemi nella valutazione soggettiva della probabilità. Spesso influisce sulla nostra percezione di probabilità di un evento la facilità con cui esso può essere portato alla mente. Spesso non siamo oggettivi nella stabilizzazione della probabilità di un evento. Altro errore in cui cadiamo è pensare che le nostre esperienze portino a creare delle teorie generali. Tendiamo inoltre a reagire in maniera molto più pronunciata nel caso di eventi negativi rispetto a quelli positivi. Ci viene istintivo credere che il passato influenzi il futuro. La razionalità assoluta è il pensiero completamente razionale, quindi basati a pieno su calcoli probabilistici. Invece ciò che sta alla base del wishful thinking è la razionalità limitata, ovvero una razionalità con limiti interni (i bias precedenti, quindi le credenze) e limiti esterni (informazioni). Il termine razionalità limitata è stato coniato da Simon, un Premio Nobel. Anche l’attenzione selettiva ha a che fare con la razionalità limitata. L’attenzione selettiva sta a significare che, per una serie di motivi, poniamo l’attenzione solo ad alcune soluzioni, che riteniamo magari più importanti o familiari. Ciò non ci permette di avere la possibilità di analizzare tutte le soluzioni con lo stesso impegno, questo perché magari la soluzione precedente in una situazione analoga ci ha permesso di raggiungere l’obiettivo. La mente umana difficilmente riesce ad astrarsi dall’esperienza. Inoltre rientra anche nei bias un principio di ottimizzazione, secondo cui concentriamo su scelte che rientrano nel nostro criterio di soddisfazione. Ci fissiamo spesso (rispetto a successi ed insuccessi) dei livelli di aspirazione, quindi un certo tipo di raggiungimento degli obiettivi, oppure livelli di adattamento, quanto siamo disposti ad accontentarci. Nell’insuccesso accade la revisione delle nostre credenze (solo nelle condizioni estreme). Il pensiero magico Elster si chiede se l’etica protestante di Weber è una forma di pensiero magico. Weber spiega l’emergere del capitalismo con l’emergere del protestantesimo. Elster ritiene che sia uno degli esempi di pensiero magico per il pensiero di poter partecipare, tramite le buone azioni, alla vicinanza a dio, e quindi di essere parte dei salvati. La razionalizzazione Nella razionalizzazione, il comportamento precede la credenza e corona la giustificazione. Quindi il comportamento viene giustificato come in linea nelle nostre credenze grazie alla razionalizzazione, seppur tale comportamento sia nato da un istinto, e viene giustificato anche agli altri. La razionalizzazione è legata alla riduzione della dissonanza cognitiva: scovare colpe, motivazioni per giustificare un errore. Spesso cerchiamo di scovare delle cause di un comportamento anche cercando cause di natura ontologica e sociale, che possono anche sollevare dalla propria responsabilità. Ci sono giudici che cadono nei medesimi errori di interpretazione: es. in uno stupro sottoscrivono “era vestita in modo provocante”. Noi giustifichiamo comportamenti istintivi attraverso il fatto che essi siano stati causati da qualcosa nel lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) tempo t-1. Ogni nostra azione ha a che fare con la responsabilità perché siamo chiamati a giustificarla. Questo perché ogni azione aveva n opzioni di scelta. È dura ammettere di aver sbagliato o di aver provocato intenzionalmente danni. Il wishful thinking È un forte desiderio, il “voler tanto credere in un dio” ci porta a rinforzare tale desiderio tramite pratiche sociali. Il desiderio che p, un dato evento o un dato stato del mondo, sia vero ci induce a credere che lo sia davvero a prescindere dalle prove che abbiamo e che dovrebbero caratterizzare la nostra razionalità. Inoltre ci porta a giudicare il nostro comportamento ex post come coerente a noi stessi. Questo avviene con la razionalizzazione, in cui il comportamento precede la credenza e corona la giustificazione. Quindi il comportamento viene giustificato come in linea nelle nostre credenze grazie alla razionalizzazione, seppur tale comportamento sia nato da un istinto, e viene giustificato anche agli altri. Un esempio di wishful thinking è il meccanismo dello story telling: l’effetto di una madre lavoratrice in carriera vs una madre che lascia il lavoro per dedicarsi alla crescita del figlio sulla stabilità emotiva di un figlio. Nel secondo caso manca il role model, presente nel primo, ma c’è forte empatia verso il figlio, cosa che probabilmente è meno presente nel primo caso in quanto la madre spende molte ore sul lavoro. Se a 30 anni il ragazzo avrà raggiunto il suo sogno di far carriera, le cause di questo evento verranno imputate a due opzioni: 1) la causa verrà attribuita al role model dato dalla madre 2) La causa sarebbe il riscatto del figlio nei confronti della madre, che ha lasciato il lavoro per prendersi cura di lui ed essere sempre al suo fianco I wishful thinking dipendono anche dalle opportunità che abbiamo. Autoinganni Il pensiero desiderante, quindi la volontà che qualcosa sia così come la vogliamo, ci porta a credere che sia veramente così. Talvolta si può arrivare a casi patologici. Nelle nostre credenze non solo giudichiamo e interpretiamo, ma prendiamo posizione anche solo per opporci a coloro che non la pensano come noi. Quindi penseremo di aver ragione solo perché questi hanno un pensiero opposto al nostro. Emozioni Le emozioni sono materia di studio anche delle neuroscienze. Le emozioni sono stati mentali e fisiologici in risposta a eventi-stimolo, che siano percezioni o rappresentazioni che induco a esperienze soggettive, cambiamenti fisiologici e comportamenti espressivi. Le emozioni accadono nella nostra mente ma hanno ripercussioni sul nostro corpo Celare le emozioni può essere un metodo per nascondere le nostre debolezze. Le emozioni si manifestano grazie a degli stimoli che possono essere esterni oppure venire da noi (es. ricordi/previsioni). Sono rilevanti per la sociologia perché determinano la felicità/l’infelicità, incidono sul nostro comportamento, hanno effetto sulle nostre credenze, riuscendo anche a modificarle. Esse hanno inoltre degli antecedenti cognitivi in quanto sono processi mentali, inoltre attivano o portano ad un correlato neurofisiologico. L’emozione è sempre una predisposizione all’azione. La percezione di un evento porta a delle modificazioni nel corpo che cambia ed induce ad un comportamento. Le emozioni spesso sono scorciatoie che il nostro corpo ha per compiere un’azione. Le emozioni sono dicotomiche in quanto possono essere sia positive che negative. Le emozioni sono universali in quanto non solo la mente, anche il corpo, le percepisce. Elster spiega uno dei problemi fondamentali della democrazia, che è un assetto istituzionale, come un sistema che alimenta i desideri di progressione, di riscatto, di lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) auto realizzazione. La libertà, che è caratteristica dei sistemi democratici, alimenta questo tipo di desideri. I mezzi reali perché ciascuno realizzi questi scopi sono scarsi, creando così discrasia. Il contrasto permanente tra i desideri alimentati dalla libertà e dall’eguaglianza e i mezzi reali offerti per soddisfare tali desideri, accresce la frustrazione e l’invidia personali e il grado di anomia sociale. L’invidia è un’emozione particolare perché consiste nel diminuire il benessere di altre persone che si ritengono responsabili del nostro status di infelicità, anche se ciò non accresce il nostro. È quindi un’emozione corrosiva. Un esempio di invidia sociale è il populismo utilizzato dai politici: proporre di “distruggere” una élite seppur questa distruzione non migliori in alcun modo la nostra situazione. L’invidia non ha a che fare con un comportamento, ma deriva dal fatto che noi riteniamo che quel soggetto possegga risorse che non merita di possedere. Ciò ci porta a fare in modo che tale soggetto non possegga più quelle risorse, seppur ciò non ci porta ad ottenerle noi stessi. Pietà si prova quando l’altro soggetto non detiene quel minimo di risorse economiche/altre risorse che chiunque dovrebbe possedere, in particolare se noi le possediamo. Le emozioni sono spiegate dalle norme sociali: esiste una norma di comportamento che viene considerata appropriata dal soggetto in una determinata situazione sociale. Il nostro senso di colpa arriva dal fatto che abbiamo disatteso una norma sociale (che non sono scritte) che avremmo dovuto seguire. Le norme sociali sono rinforzate attraverso l’approvazione o disapprovazione nelle dinamiche sociali. Le emozioni sono fluttuanti e spesso passeggere, ma spesso sono anche incarnate in comportamenti diffusi particolarmente in alcune culture. Il senso di colpa, causato dalla disattesa di una norma sociale, può essere trattato da diversi tipi di strumenti: i suicidi in Giappone sono molto più ricorrenti rispetto ad altri paesi, in particolare i giovani giapponesi si suicidano il 1 settembre più di ogni altro giorno dell’anno. È più probabile che avvengano a settembre in concomitanza dell’inizio dell’anno scolastico. Questo perché devono sopravvivere e soddisfare standard elevati. La disattesa di una norma di comportamento in Giappone è un’offesa nei confronti della famiglia e della società. Ciò causa un profondo senso di colpa che ha come esito il suicidio. C’è proprio una tradizione eroica e mitologica del suicidio nella cultura giapponese (esattamente come in America c’è la cultura dell’eroe). In Giappone non c’è logica contrattualistica che regola il lavoro, infatti c’è scarsa capacità di dividere vita privata dalla vita pubblica. Nella nostra cultura sono stati creati una serie di vincoli per rendere meno impulsivo il suicidio, quindi per rendere più costoso e difficile da effettuare. I suicidi nella nostra cultura sono infatti generalmente atti premeditati. Gli studi sull’evoluzione della società hanno mostrato che alla base della nostra mente ci sono le emozioni, il sistema 1 (impulsi, istinti, azioni spinte dalle emozioni), anche se la razionalità è in continua evoluzione. Le emozioni, che proviamo naturalmente, devono essere controllate. Ci sono infatti condizioni che permettono l’intervento del sistema 2 (razionalità), ma esistono altrettante numerose situazioni in cui tale possibilità di intervento non si presenta. I bias diventano euristiche, non ottime ma soddisfacenti, che ci aiutano a rispondere e a gestire situazioni di incertezza. Le emozioni sono fluttuanti e passeggere, ma sono radicate nella nostra evoluzione. Hanno infatti radici molto più profonde della nostra razionalità, per questo fatichiamo a controllarle Esempio barba verde Ogni cellula ha come obiettivo la massimizzazione della sua proliferazione genetica (la quale testimonia alcune attitudini differenti tra maschi e femmine). I fenotipi, ovvero la somiglianza, ci portano a voler accudire e proteggere di più i nostri figli. Sono processi lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) democrazie moderne anche se queste permettono la libertà e l’indipendenza dalla religione. Oppure nelle burocrazie private i percorsi di carriera non sono determinati da competenze e preparazione ma da anzianità, ciò porta a minor concorrenza e miglioramento delle prestazioni da parte degli individui. Le opportunità a volte modificano i desideri delle persone, vengono spinte a continuare ad usufruire delle opportunità. Il comportamento è situazionale, i nostri desideri e opportunità possono cambiare a seconda del contesto, della situazione in cui si è inseriti. Il nostro comportamento porta a non seguire i nostri desideri se spinti da desideri contrastanti. Spesso spinti dalla pressione del conformismo o dalle azioni del gruppo che ci deviano dai nostri desideri. Esperimento sull’obbedienza all’autorità (banalità del male – Arendt) Eichmann eseguiva degli ordini, dunque secondo la Arendt non era malvagio ma aveva eseguito degli ordini dai superiori. Scelta razionale La scelta è caratterizzata dalla fissazione di un criterio di scelta tra opzioni. Dobbiamo avere un criterio per classificare le opzioni di scelta, raccogliendo informazioni e confrontando le varie opzioni. Elster, diversamente dagli economisti, crede che questo processo sia soggettivo, compresa la ricerca di informazioni. Non si possono assumere conoscenze oggettive. La razionalità è un processo secondo il quale connettiamo i nostri desideri, le nostre credenze e le informazioni che ricerchiamo, tutte queste caratteristiche sono superiori. Le credenze sono ancorate alla ricerca delle informazioni. La scelta razionale non ha a che fare con solo le nostre preferenze. La scelta razionale è fortemente soggettiva e per studiarla bisogna mettersi nei panni di chi compie la scelta. Le scelte adattive non sono razionali in quanto sono stimolate dal contesto in cui ci si trova (es. fuggire da un orso) questa scelta è mediata dalle motivazioni, i processi informativi spesso non sono possibili in questi contesti in quanto la scelta deve essere compiuta immediatamente. La decisione deve essere il mezzo migliore per esaudire i desideri di un soggetto, la decisione diventa ottima non in senso oggettivo ma date le credenze sulle opzioni che abbiamo. La scelta ottima non è egoistica, spesso una decisione sottoposta ai criteri di massima utilità attesa si ritiene sia la migliore ma è un errore, massimizzare l’utilità attesa può essere diverso a seconda dei punti di vista di partenza degli individui. Parlare di decisione ottima non vuol dire che i desideri rimangano gli stessi da parte degli individui. La scelta ottima Transitività delle preferenze che sono complete. Le scelte di consumo avvengono sulla base di vincoli di prezzo, di qualità… Le azioni e i comportamenti possono accadere in contesti in cui le informazioni complete non sussistono. La meccanica e il processo di decisione possono cambiare a seconda del soggetto. Dal momento in cui il soggetto si trovi davanti a probabilità differenti subentra l’avversione al rischio, il rischio è quando le opzioni hanno minor probabilità di verificarsi. Ogni soggetto ha diversa propensione al rischio, c’è chi vede nelle basse probabilità la possibilità di perdere e chi invece vede nelle stesse probabilità una chance di esaudire i propri desideri. Esempio: si deve divorziare e decidere l’affidamento del figlio, si può fare l’affidamento condiviso (50%) oppure andare a processo per tentare l’affidamento esclusivo. I soggetti avversi al rischio temono di non riuscire ad ottenere l’affidamento del figlio, tuttavia un lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) soggetto si sente più propenso ad ottenere l’affidamento totale, in realtà hanno entrambi le stesse opzioni ma le pesano diversamente. L’utilità attesa in questo caso è riuscire a passare più tempo col proprio figlio, diventa dunque un’utilità crescente. L’utilità è decrescente quando si è già passato del tempo col proprio figlio. Queste utilità sono marginali, sono le unità di consumo in più a determinare la funzione crescente o decrescente. In ogni caso passare tempo con il figlio aumenta la utilità intrinseca. L’utilità di passare la domenica con il proprio figlio ha un’utilità crescente rispetto agli altri giorni della settimana. Le credenze razionali sono le aspettative circa la realtà attraverso l’elaborazione di informazioni secondo procedure che hanno maggior probabilità di condurre a credenze vere. Una mente inquisitiva e empirica elabora le credenze su una base di dati più oggettivi. L’apprendimento Bayesiano aiuta a formulare ipotesi e verificarne le probabilità attraverso affinamento dei dati. Supponiamo di attribuire delle probabilità alle credenze, per ogni dato in più potremmo raffinare le probabilità. Il tempo di ricerca delle informazioni è però limitato in quanto prolungare troppo le ricerche porterebbe a perdere un bene non riprendibile (tempo). L’impatto delle diseguaglianze sulle scelte educative La diseguaglianza socio-economica delle famiglie tende ad avere un impatto sulle scelte dei figli del percorso d’istruzione. Condizioni sociali più determinano dei vincoli più insormontabili rispetto alle famiglie di stato socio-economico più elevato. I costi di una scelta minimizzano i rischi di fallimento. La manipolazione dei costi modifica la percezione dei benefici attesi e i rischi. Secondo Elster l’indeterminatezza delle nostre preferenze è dovuta alla mancanza di informazioni complete. Dunque il contesto decisionale non è oggettivo. La razionalità non può che essere soggettiva. La razionalità di una credenza non corrisponde alla verità. La razionalità rappresenta la relazione tra credenza e prove soggettive del mondo che conosciamo, la verità è il rapporto tra credenze e ciò che realmente è il mondo. La raccolta di prove e informazioni non è dunque oggettiva. In termine di costi maggiori e maggiori rischi di fallimento il soggetto è propenso a raccogliere una gamma di informazioni maggiore. All’abbassarsi dei costi viene a meno la cogenza delle preferenze. Il costo diventa un segnale delle perdite che avremmo in caso di fallimento e incentiva alla ricerca di informazioni. Boudon studia come lo status socio-economico delle famiglie influenza la scelta di studi dei figli. Le scelte di investimento scolastico dipendono da: - Benefici attesi (utilità attesa) nell’acquisizione di status sociale futuro attraverso il valore del titolo di studio - Costi - Rischio di fallimento nella carriera scolastica. È un investimento perché dipende anche dalle capacità del figlio. La posizione sociale di un soggetto (della sua famiglia) determina vincoli rispetto a I, II e III per l’acquisizione di un dato livello di formazione. I costi II rappresentano un segnale delle preferenze rivelate e un orientamento saliente su III. La mano pubblica distorce questi segnali su I? Il valore legale dei titoli di studio garantisce che sia uguale per tutti, di solito è anche svincolato dal voto finale (quindi dalla performance) in Italia. In America si considera il college di provenienza e il voto di laurea per assumere. È meno probabile che un soggetto fallisca se ha sopportato degli alti costi. Non è detto che lo status sociale mappi 1:1 il guadagno (ci sono idraulici che guadagnano di più di professori universitari). Un opzione di scelta che ha sopportato un maggiore costo, quindi un maggiore vincolo, dovrebbe rivelare un miglior risultato proprio sulla base di un maggiore vincolo. L’utilità attesa, che si realizza dopo la scelta, è prevista dal soggetto. Il soggetto sceglie appunto la scelta che massimizza l’utilità attesa. La funzione di “utilità” associa lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) ad ogni paniere di beni “A” o “B” un indice di soddisfazione relativo al suo consumo, idealmente espresso attraverso valore numerico. Dobbiamo cercare di calcolare l’utilità di ogni scelta e ordinarla. Noi spesso non agiamo in utilità ordinale (quantificare), ma in utilità cardinale (quindi ordinando le diverse opzioni in base all’utilità). Le scelte devono essere transitive: se preferisco A a B e preferisco B a C, logicamente preferisco A a C. Devono avere completezza: abbiamo tutte le informazioni per definire le nostre preferenze, ordinare le scelte e addirittura quantificare l’eventuale errore. Utilità marginale e avversione al rischio Il consumo di una quantità di bene non è sempre uguale: potremmo preferire l’aumento di quantità di un bene rispetto ad un altro. Se il mercato funziona riuscirà ad abbinare un dato valore in denaro in un dato contesto ad un bene (quindi in base all’utilità attesa che quel bene ha in base al contesto). Il mercato è un meccanismo per regolare questo tipo di contesto. Si supponga una causa di divorzio. Abbiamo due opzioni: accettare l’affidamento congiuntivo (raggiungendo l’equilibrio così da massimizzare l’utilità attesa ad entrambi i genitori), andare a processo per ottenere affidamento esclusivo. Ci sono soggetti propensi al rischio: credono che sia molto più probabile ottenere l’80% dell’affidamento, rischiano così che questa percentuale sia ottenuta dalla controparte. I soggetti con bassa propensione al rischio accetterebbero ovviamente molto di più un 50/50. Con la scarsa possibilità di determinare la probabilità di raggiungimento del successo atteso, tendiamo ad accettare il 50/50 Credenze razionali Elster arricchisce il concetto di scelta razionale con le credenze, che sono soggettive. Solo le credenze basate su prove di fatto ci conducono a scelte razionali. Non devono essere fallaci (quindi proiettare i nostri desideri sulla realtà), ma oggettivamente corroborate da prove empiriche, che sono a loro volta i risultati di un investimento (raccolta di informazioni). Limitazioni della razionalità Tendiamo a non esplorare tutte le possibilità. L’attenzione selettiva ci pone ad interpretare la realtà sulle informazioni che abbiamo già. L’incertezza di un ambiente non ha a che fare con la nostra capacità. Oppure nel caso abbiamo troppe informazioni non sappiamo come scegliere. Se bombardati da un eccesso informativo tendiamo a confondere le varie possibilità. Noi vogliamo essere razionali (iper-razionalità) spesso però ciò ci conduce a fare errori per gli eccessivi costi di ricerca delle informazioni. - Costo di mezzi impiegati per la decisione - Costi di effetti collaterali - Costo/perdita del tempo, il tempo usato per la ricerca di informazioni viene perso Dunque è meglio accettare soluzioni soddisfacenti, che migliorino le nostre condizioni di partenza, rispetto all’eccessiva ricerca di informazioni e dunque all’eccessivo costo di questa ricerca. Alternative alla teoria della scelta razionale Il legame tra utilità attesa e ordinamento delle preferenze è viziato dalle informazioni, in quanto non abbiamo informazioni perfette: limitatezza delle informazioni del contesto e informazioni future. - Costi d’informazione in contesti d’incertezza - Sunk cost (teoria dei costi sommersi): una decisione può essere riconsiderata, ma portare ad altri costi (es. cambiare facoltà). I costi sommersi sono sia veri, lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) La burocratizzazione della valutazione scientifica nell’Università italiana è un esempio di interazione che crea conseguenze non intenzionali: i professori devono fare una lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) serie di report via carta per essere valutati, riducendo così la loro produttività (che si tentava appunto di valutare). Antonio Scurati ritiene che tale valutazione sia il “capitalismo accademico”. Non è la valutazione in sé ad aver causato tali conseguenze, ma è la burocratizzazione della valutazione nel sistema universitario italiano. Traffic jam Un altro esempio di conseguenze non intenzionali è il traffico: tutti i soggetti devono usare la stessa infrastruttura per raggiungere un medesimo obiettivo (arrivare in x posto) e tale affluenza crea traffico e rallentamenti. Quando ci si trova in coda si cerca di prevedere che tipo di evento possa essere accaduto per averla causata, così da poter eventualmente decidere se rimanere lì fermi o cambiare strada: tanto tempo nel traffico significa, per la nostra mente, che ci sia stato un incidente grave. Tuttavia in realtà i rallentamenti sono causati da altri piccoli rallentamenti che si propagano, da piccoli eventi insignificanti. Tutti abbiamo una visione locale, ma contribuiamo a creare un pattern collettivo. Dei ricercatori giapponesi hanno fatto un esperimento: hanno messo una serie di 22 autisti (di macchine) attorno a un ring, un cerchio, con una distanza equa tra una macchina e l’altra. Ogni individuo ha il solo compito di girare attorno al cerchio, raggiungere una media di velocità (50 km/ h), mantenerla nel tempo ed evitare le collisioni con altri. Questo esperimento mostra come un singolo rallentamento ne causi una serie di altri in successione e che si prolungano nel tempo, quindi ciò significa che basta che un singolo autista faccia un piccolo errore (rallenti, si distragga) per causare un effetto gigantesco come il traffico e le code. Nessuno di questi soggetti comunque ha l’obiettivo di causare code (traffic jam). Spesso non c’è una relazione lineare tra causa ed effetto: l’effetto è una moltitudine di soggetti bloccati nel traffico, la causa è un soggetto che rallenta o che si distrae per qualsivoglia motivo. Questo è un buon esempio della relazione non lineare tra causa ed effetto nelle interazioni sociali. Interazione strategica L’interazione strategica ha a che fare con individui che vogliono raggiungere i propri scopi, ma il raggiungimento di tali scopi dipende dal comportamento di altri soggetti. Questa interazione può essere spiegata dalla teoria dei giochi. Un’interazione strategica consiste in ogni contesto decisionale in cui la possibilità da parte di un soggetto di conseguire l’utilità attesa, attraverso diverse opzioni di scelta individuale, dipende dalla decisione (simultanea o sequenziale) di altri n soggetti e tale interdipendenza dei payoff è nota a tutti. I miei esiti/guadagni derivano dal comportamento altrui. L’obiettivo di ogni soggetto è identificare la strategia dominante (ovvero la scelta migliore indipendentemente dalla scelta della controparte). Esistono esiti di equilibrio. Il gioco dell’ultimatum è un gioco strategico perché l’agente deve cercare di predire l’azione dall’altra parte. Sull’interazione strategica si hanno molte più conoscenze rispetto alle altre. Inoltre può spiegare buona parte delle altre interazioni (es. interazioni affettive). La teoria dei giochi trova ottima resa nelle tattiche delle interazioni politiche. Gli individui vogliono raggiungere degli scopi, ma talvolta il raggiungimento di tali scopi può causare delle conseguenze non intenzionali. L’aggregazione delle decisioni che ci porta al raggiungimento di uno scopo ha spesso conseguenze che non facevano parte dell’intenzionalità del soggetto. Gli economisti chiamano queste conseguenze “esternalità”, che possono essere positive o negative. Un esempio di conseguenze non intenzionali sono quelle del già visto familismo amorale, meccanismo che causa inintenzionalemente una società sottosviluppata. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Teoria dei giochi Teoria dei giochi pura (branca della matematica dedicata all’economia) ha forte componente di applicazione matematica. Teoria dei giochi con approccio per inferire analisi sul comportamento umano La teoria dei giochi ha dei giocatori che applicano analisi strategica per analizzare le mosse della controparte. Ci sono delle regole, dei payoffs attesi e delle conseguenze. Molti fenomeni sociali sono analizzabili secondo i canoni della teoria dei giochi. Gli equilibri di un gioco si muove verso dei risultati maggiormente desiderabili, il legislatore modifica i payoffs per dirigere i desideri delle persone. L’interazione strategica consiste in un contesto decisionale, il soggetto cerca di massimizzare le proprie possibilità e dipende dalle azioni con altri soggetti. Tutti i giocatori sanno di essere implicati in un’interazione strategica. L’obbiettivo del soggetto è identificare le strategie dominanti, che consentono al soggetto di ottenere la maggior utilità attesa. La strategia dominante non è condizionata dalle strategie degli altri soggetti. Il gioco è in equilibrio quando i giocatori non sono più in grado di cambiare la strategia di gioco. Le precondizioni per la teoria dei giochi è che tutti devono avere informazioni complete, si conoscono le regole e i payoff. La focalizzazione congiunta sta nel fatto che i giocatori sanno di giocare in un’interazione strategica. Tutti i soggetti si focalizzano sullo stesso terreno di gioco ben definito. Esistono tuttavia altri tipi di relazioni in cui qualche soggetto opera con intenzioni strategiche. Esistono due versioni importanti della teoria dei giochi: one shot (in un colpo solo) o ripetuta. L’interazione strategica tende ad aiutare i soggetti a rafforzare comportamenti di tipo cooperativo. A volte però tendiamo a non essere cooperativi con partner casuali, per esempio con partner che sappiamo di non incontrare più (e quindi sappiamo che non saremo puniti se adottiamo comportamenti opportunistici). Dalla previsione dei comportamenti della controparte identifichiamo se cooperare o defezionare. In un contesto di scelta scegliamo quella che ci garantisce di arrivare a un risultato e che non ci rende vulnerabili agli occhi del partner. Di solito un gioco prevede una forma di equilibrio: una scelta che sia migliore per entrambi. Esempi one shot Il bambino piange di notte Non c’è notte precedente o notte futura. Una coppia uomo-donna ha un figlio che dorme nell’altra stanza e decidono di portarlo nella loro camera. Il bambino inizia ad urlare e piangere. L’obiettivo di utilità attesa dei due soggetti è di continuare a dormire. Questi due soggetti, mentre il bambino piange, hanno le spalle rivolte verso le spalle dell’altro. Nessuno si alza e il bambino continua a piangere, mentre i genitori continuano a fingere di dormire per far sì che l’altro si alzi. Tra l’altro più il bimbo piange e più è difficile farlo smettere (più i due aspettano, più il costo da pagare sarà alto). È importante stabilire che non ci sono notti precedenti né future perché i due potrebbero razionalmente accordarsi sull’alzarsi una volta a testa. I soggetti sono lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) ‘interazione avente esiti positivi’ (ottimalità o soddisfacimento dei payoff) con un soggetto y in condizioni di rischio o incertezza sostenuta da ricerca di informazioni finalizzate alla stima dell’affidabilità y (prove). Le emozioni di x nei confronti di y consentono a x di bypassare la ricerca d’informazione su y. La fiducia si differenza dalla speranza, cioè la speranza che y risponda positivamente al segnale dell’aspettativa di x. Perché ci si fida? I costi di transazione sono elevati, ovvero i costi per stabilire uno scambio positivo (costi d’informazione). Le precauzioni per rendere probabile un esito positivo della nostra interazione manderebbero segnali controproducenti alla controparte. La fiducia diventa uno strumento per elicitare la reciprocità per la controparte. C’è sempre la possibilità che una delle due parti smetta di cooperare. Se i rapporti tra individui sono abituali la tendenze diventa cooperativa in quanto entrambi hanno interesse a far continuare la relazione tra i due. Segnali e indizi sono usati per misurare l’affidabilità dei possibili soggetti con cui entrare in relazione. Tuttavia questi meccanismi tendono ad accentuare la discriminazione. La reputazione Due soggetti non hanno interazioni pregresse e devono interagire. Un soggetto deve rischiare di entrare in interazione con uno sconosciuto che potrebbe defezionare di lui. La controparte potrebbe dunque tradire la fiducia dell’altro. Senza avere alcuna informazione sul partner dobbiamo essere in grado di stimare la sua affidabilità. L’informazione con valore marginale elevato prima di una decisione rischiosa è quella circa il suo comportamento pregresso, dunque creare una predizione del suo comportamento futuro. La reputazione è l’accesso a queste informazioni, ottenibile con conoscenze in comune. Coleman utilizza il concetto di intermediario che rende possibile la costruzione di fiducia tra soggetti che non si conoscono. Gli intermediari possono giocare diversi ruoli, quello del consigliere è il più comune in quanto utile a creare un rapporto di fiducia tra soggetti sconosciuti. Nelle relazioni interpersonali comunemente vengono scambiate molte informazione sui soggetti con cui si interagisce. Gli intermediari possono essere dunque consiglieri in quanto danno recensioni positive della persona con cui vogliamo interagire, oppure possono metterci in guardia dal soggetto in quanto poco affidabile. A e B possono entrare in una interazione rischiosa sotto consiglio di una terza parte La reputazione è dunque un processo di comunicazione tra almeno tre soggetti: - Il target, è il soggetto valutato. - Il beneficiario, è colui che ha bisogno delle informazioni. - Il consigliere, la terza parte, ovvero colui che veicola le informazioni riguardanti il target al beneficiario. La reputazione è fondamentale sia in campo economico, politico e commerciale, sia nelle relazioni affettive, anche se in forma differente. Il meccanismo reputazionale ha lo stesso processo meccanico in tutti i tipi d’interazione. Il processo di comunicazione comprende le caratteristiche del target, il beneficiario usa le informazioni per decidere se entrare in interazione col target. Il gap informativo è dunque coperto dalle valutazioni di una terza parte, esistono tuttavia altri metodi per lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) valutare l’affidabilità del partner, però questi metodi sono più dispendiosi di quello reputazionale. La reputazione è importante, ad esempio con l’avvento di internet, la nascita delle recensioni ha portato a orientare la scelta dei soggetti riguardanti certi luoghi o servizi. Anche l’acquisto di oggetti online si basa moltissimo sulle recensioni, non potendo provare gli oggetti acquistabili ci si affida alle recensioni degli altri acquirenti. Avere le informazioni prima di acquistare qualcosa o prima di interagire con qualcuno abbassa notevolmente il rischio di perdite. La reputazione è dunque necessaria ora più che mai. La reputazione implica dunque un processo triadico, è un meta-livello, un doppio gioco. Ad esempio, noi siamo il beneficiario e abbiamo un target per un’interazione ma abbiamo un gap informativo, l’interazione è rischiosa, non ci fidiamo di procedere senza sapere se il target è affidabile. C’è una terza parte, una conoscenza in comune che può ridurre il gap informativo. La terza parte è dunque un intermediario in quanto è connessa sia con noi che con il target. Può darci delle prove di fatto utili a stimare l’affidabilità o no del target. L’intermediario non fornisce solo informazioni sul target a vantaggio del beneficiario, ma definendo il target definisce anche il rapporto col beneficiario. Se l’informazione della terza parte si rivelerà incompleta o errata il beneficiario cambia il tipo di relazione con la terza parte. Il meta-livello, dunque si identifica nel variare o no del rapporto tra beneficiario e terza parte. Nelle relazioni sociali il beneficiario cerca informazioni sul partner per evitare di essere tradito. Le informazioni determineranno anche la qualità del rapporto preesistente tra noi e il partner. La terza parte prima di condividere una buona recensione di qualcuno sa che deve esserne certa o rischia di rovinare il rapporto con noi. Tende a definire una valutazione accurata per evitare di essere oggetto di rappresaglie future. Con il rapporto di reputazione può nascere un rapporto di reciprocità. Se una terza parte da recensioni giuste si crea un rapporto di reciprocità in quanto tutti hanno interesse a dare recensioni positive e allo stesso tempo di trovarne altrettanto positive. Il processo reputazionale ha sempre un doppio livello. Nel caso in cui una terza parte si sbagli nel dare le informazioni e si stabilisca un rapporto tra target e beneficiario che poi fallisce rischia la rappresaglie, in alcuni casi però la terza parte potrebbe decidere di impedire il rapporto tra i soggetti per evitare il costo di ricerca d’informazioni e per evitare le rappresaglie. La funzione della reputazione è efficace più il beneficiario ha relazioni sociali, da queste si possono apprendere e conoscere molte più cose riguardanti le terze parti. La reputazione non ha solo funzione di condivisione di informazioni, ma anche la funzione di controllo sociale, di controllo dei soggetti opportunisti, in quanto danneggerebbero la loro immagine. Non tendiamo a condividere informazioni sociali sulle altre persone perché attraverso questi discorsi creiamo solidarietà con coloro con cui stiamo comunicando. Più siamo in un ambiente in cui le persone comunicano tra loro, più i comportamenti opportunisti saranno svantaggiosi. Due dimensioni - Strategico-razionale: quando mobilitiamo le nostre relazioni a nostro favore costruendoci una buona reputazione. Rinunciamo ad essere opportunisti oggi per dei vantaggi sul lungo periodo. Ci aiuta ad essere più strategici lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) - Cognitiva-normativa: essere oggetto di valutazioni altrui tende a renderci più collaborativi in quanto ossessionati dalla paura di avere una cattiva reputazione. Nell’ancien regime, il re sole la mattina riceveva gli aristocratici di corte, era chiamata la cerimonia di risveglio del re. Decideva l’ordine con cui gli aristocratici venivano ricevuti. Il re gestiva in maniera strategica questo ordine per mandare dei segnali di preferenza agli aristocratici. In alcuni ambienti è fondamentale avere a cuore la propria immagine e la propria reputazione, altrimenti sembreremmo degli opportunisti. Il gossip La reputazione si distingue dal gossip. Il gossip è come la reputazione, ovvero comunicazione tra soggetti su target non presenti, il gossip spesso viene usato da parte degli inferiori per demitizzare i superiori. La differenza sta nella terza parte che non fornisce un’informazione personalizzata ma usa una nuance linguistica “si dice che”. Dunque la terza parte si difende attraverso il velo dell’incertezza per evitare rappresaglie del beneficiario. Se il beneficiario attuasse una rappresaglia nei confronti della terza parte questa si può difendere dicendo di non esser stato lui il primo a dirlo. La responsabilità della terza parte non è messa in gioco. Nell’analisi della vita sociale tra primati si è riscontrato che i gruppi in cui la sopravvivenza si basa sulla cooperazione, col rischio di essere attaccati da gruppi rivali, questi passano il 50% del tempo a fare grooming (togliersi le pulci). Il grooming è per gli scimpanzè il correlato del gossip tra uomini, simbolizzano così la loro alleanza. Gioco dell’investimento Classico canone della teoria dei giochi. Implica una coppia di persone che giocano un gioco d’investimento uno fa l’investitore e l’altro il fiduciario. All’investitore vengono attribuite 10 euro e deve decidere quanto dare al fiduciario da 1 a 10 sapendo che ha la possibilità di triplicare la somma concessa al fiduciario. Il gioco si svolge in anonimità, non ci sono informazioni pregresse sul fiduciario. Il rischio è dunque di concedere al fiduciario maggior guadagno che a se stessi. Nel caso del fiduciario c’è la decisione di restituire o meno., l’investitore è dunque quello che deve valutare il rischio, il fiduciario deve decidere se essere cooperativo o no. Normalmente gli esseri umani tendono ad investire il 40% delle risorse, tuttavia gli investitori cercano informazioni sul fiduciario, in assenza di esse c’è solo il rischio. L’investitore dunque tenta di conoscere le informazioni riguardanti il fiduciario. Se ad esempio all’investitore viene data un’informazione sul fiduciario da un investitore precedente. L’investitore deve dare un giudizio tra positivo, neutrale o negativo che sarà a disposizione dell’investitore successivo. Dunque il fiduciario può essere condizionato da questi giudizi in quanto per guadagnare tenderà ad essere più affidabile possibile in modo da avere una buona reputazione e dunque non sembrare un opportunista. - Nel caso in cui non ci sia un meccanismo reputazionale: il rapporto tra investimenti e ritorni è piuttosto simile. - Nel caso in cui ci sia un meccanismo fiduciario, ovvero l’investitore precedente informa colui che viene dopo, gli investitori arrivano a investire circa il 42% delle risorse mentre i fiduciario restituiscono circa il 60%. Questo perché i fiduciari tendono ad aumentare la cooperazione sapendo di essere valutati. - Nel caso ci sia un meccanismo fiduciario triadico, ovvero la valutazione viene da qualcuno che non è coinvolto nello scambio, semplicemente un esterno osserva le mosse del fiduciario, l’investitore tende ad aumentare la somma investendo il 50% delle risorse mentre i fiduciari arrivano a restituire il 67% di ciò che hanno ricevuto. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) sono diverse rispetto a quelle adoperate con i conoscenti, infatti tendiamo a cooperare di più con le persone con cui interagiamo di più (se succede una cosa importante nella nostra vita la condividiamo con i migliori amici). Ha molto più peso una sanzione da parte di persone con cui abbiamo una relazione affettiva. Le norme sociali hanno sempre un correlato emotivo, come la vergogna di disattendere le aspettative di altri. Un esempio può essere: suddividere la classe in due gruppi di lavoro, questi devono presentare un lavoro che può essere ricompensato. I gruppi possono auto-organizzarsi come vogliono. Potrebbe esserci qualche opportunista che non vuole impegnarsi per svolgere il lavoro in quanto può sfruttare lo sforzo degli altri e prendersi la ricompensa in egual maniera. Nel caso in cui l’opportunista venga identificato dagli altri membri del gruppo a perder tempo ci sarebbe la disapprovazione da parte loro. Dunque questa disapprovazione potrebbe stimolare l’opportunista a cambiare rotta. L’ambiente sociale è pieno di segnali che ci ricordano l’importanza delle norme sociali, non esistono solamente le norme scritte. Esempio la striscia che divide le corsie nelle strade, le immagini degli anziani sui mezzi pubblici che ci ricordano di cedergli il posto… Nello spazio sociale spesso si creano ordini normativi, come nelle organizzazioni criminali che costituiscono un loro ordine di norme riferite a valori morali. Ogni organizzazione costruisce il suo ordine morale e normativo, spesso lo stesso individuo attraversa ordini morali differenti. Ogni contesto, oltre ad aver un ordine normativo, ha anche un ordine morale e comportamentale. il rifermento valoriale delle norme sociale è fondamentale. Familismo amorale L’antropologo ha come strategia l’annidarsi in una società derivandone conoscenze scientifiche a finalità di ricerca. Edward Banfield, antropologo, pubblica “the moral basis of a backward society”, che è uno studio di un piccolo paese del sud Italia (Monte Merano) condotto negli anni 50 dall’Università di Chicago e poi dal professore di Harvard Edward C. Banfield. Questo studio fu difficilmente digerito da parte degli italiani. Il familismo amorale è tornato ad essere studiato e analizzato oggi come spiegazione del sottosviluppo meridionale di tipo strutturalista o di tipo culturale. Il familismo amorale è l’incapacità di agire per il bene pubblico, o per qualsiasi bene che non fosse immediato per l’interesse del nucleo familiare. Ciò ovviamente arrivava a ledere alla comunità. Nello studio Banfield spiega come ha misurato questo meccanismo tramite interviste In questo paese vi erano diverse convinzioni comuni: - Chiunque afferma di agire per il benessere pubblico viene preso come truffatore e disonesto. - nel rapporto tra cittadini e amministratori pubblici la percezione era che solo gli amministratori pubblici si occupavano del bene pubblico, non era quindi compito dei cittadini. - chi altro si occupava del bene pubblico generava sospetto, gli altri pensavano che lo facesse per fini personali. - i pubblici ufficiali avevano una scarsa identificazione con i fini pubblici dell’amministrazione e sfruttavano la loro posizione per vantaggi personali, infatti il soggetto pubblico ha la tendenza a sfruttare quella posizione per favorire, in ogni situazione pubblica, il proprio nucleo familiare (attraverso scambio clientelare). - La legge e le istituzioni venivano violate ogni qualvolta che le conseguenze delle loro violazioni (sanzioni materiali o reputazioni) saranno certe. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) - Il voto era occasione di scambio clientelare o punizioni, quindi oggetto di competizione sulla base di promesse che il futuro decisore pubblico faceva a chi lo avrebbe votato, oppure punizione nei confronti di chi non lo avrebbe votato. - Persone e ceti deboli vedevano con favore un leader che mantenesse l’ordine con mano ferma: il sostegno a un uomo forte era dovuto alla possibile riduzione del benessere delle persone. Banfield ha studiato i partiti e le relazioni tra i rappresentanti di tali partiti: gli iscritti a partiti o organizzazioni intermedie erano scarsamente fidelizzati, secondo un’adesione strumentale. La motivazione per cui il soggetto si iscriveva a un partito/sindacato (quindi sostiene un costo) era ovviamente interessi personali. Utilizzo di questa istituzione intermedia per massimizzazione di fini personali. Il familismo amorale era norma sociale secondo cui era giusto massimizzare i propri interessi e non quelli pubblici, per questo chi lo faceva veniva visto in modo negativo. Nessun membro di Monte Merano aveva l’obiettivo di erodere la società, l’obiettivo esclusivo era la massimizzazione dei propri interessi: il sottosviluppo della società è una conseguenza non intenzionale delle decisioni individuali. La teoria del dono Negli anni 60 in Inghilterra per incentivare la donazione del sangue era stata introdotta una ricompensa monetaria a sostegno dei donatori, pensando che ciò avrebbe alzato la media di donazioni e donatori. Questo caso è diventato un caso scuola perché le donazioni crollarono, avendo quindi l’effetto opposto rispetto a quello previsto. Ciò avvenne perché l’introduzione di una ricompensa aveva eroso la motivazione intrinseca altruista delle persone. Questo effetto si chiama crowding out effect, che è l’effetto che erode le motivazioni intrinseche dei soggetti. L’intrusione dello stato in una decisione altruistica viene visto come negativo. La nostra decisione è sensibile anche alla trasformazione di un’autorità esogena delle motivazioni stesse. In alcune scuole materne in Israele venne introdotta una sanzione monetaria per chi andava a riprendere i bambini in ritardo. Esiste una norma sociale, non parte del contratto stipulato tra genitori e asilo, che induce i parenti a minimizzare il tempo di ritardo per ritirare i propri figli. Avviene quindi una sorta di equilibrio tra il rispetto di questa norma da parte dei genitori, ma anche una norma degli educatori che non sbattono fuori i bambini dall’asilo per un minimo ritardo. Per realizzare l’esperimento sono stati registrati i ritardi prima e dopo l’introduzione di questa sanzione monetaria. La pena sanzionarla viene annunciata da un giorno all’altro: per ogni x minuti di ritardo ci sarebbe stata una sanzione pecuniaria aggiunta alla retta mensile della scuola materna. Introdotta questa sanzione monetaria, i ritardi, al posto di diminuire, iniziarono a crescere esponenzialmente. Questo perché il senso di colpa diminuì, in quanto il ritardo era effettivamente diventato una norma di mercato, le ore di ritardo erano pagate agli educatori. Il ritardo non era più una violazione a una norma sociale, ma venne visto come un bene economico che si può comprare. Questa sanzione venne aggiunta solo a metà degli asili, così da poter effettuare la comparazione dei ritardi medi in un tot di tempo con gli asili senza sanzione. Dal momento in cui questa sanzione venne tolta, ci vollero 3 settimane perché i ritardi tornassero ad essere minimi come in precedenza. Anche qui vi sono motivazioni intrinseche: la norma sociale viene spiazzata dalla possibilità di poter pagare il ritardo. L’obbligo della vendetta lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) A volte siamo offesi dal comportamento degli altri soggetti, quando siamo esposti a comportamenti ingiusti, che ledono alla nostra dignità. A volte dopo aver subito queste ingiustizie tendiamo ad assumere atteggiamenti vendicativi, questo per riequilibrare i rapporti tra i due. La vendetta è regolata da norme ed è universale, si manifesta in qualsiasi società umana. Il tema della vendetta è inoltre spesso presente nelle opere d’arte, sia storiche che moderne. In molte società l’obbligo della vendetta è fonte di approvazione sociale. Il termine vendetta ha diverse origini, può significare: prevenzione, liberazione (da condizione di sottomissione), attribuire a se stessi (coinvolgimento personale). Ha a che fare con il diritto naturale di non essere offesi. Nel modello della vendetta ci sono tre ruoli: la vittima, il vendicatore e il pubblico (coloro che osserveranno l’azione e i suoi esiti del vendicatore). La vendetta ha anche una dimensione sociale, questo perché messa sotto osservazione da un pubblico. Un esempio è quello del codice Kanun, un codice orale tramandatosi per secoli e secoli nelle montagne dell’Albania e che prevedeva nel caso di uccisione di un membro della famiglia un’azione vendicativa che avrebbe portato all’uccisione del lignaggio maschile della famiglia dell’assassino fino a tre generazioni. Le donne erano escluse dall’azione vendicativa ma allo stesso tempo influenzavano l’azione del vendicatore. È una tradizione secolare nel paese. L’obbligo della vendetta prescrive una serie di norme che non vanno violate, altrimenti porterebbero a disonore. La decisione di vendicare un membro della propria famiglia è fortemente regolato L’obbligo della vendetta prevede un certo periodo di tempo in cui deve essere messo in atto con un rituale da seguire, il soggetto non può essere ucciso in casa, nemmeno in aree esterne se accompagnati da donne. Nel caso in cui la vendetta non venga perseguita sopraggiunge il disonore e discredito sull’intera famiglia che non ha agito e che ricadrà su esso per generazioni. Il codardo che non è in grado di vendicarsi sulla famiglia avversaria cade dunque nel disonore più totale tanto che anche il caffè gli verrà versato seduto sul pavimento. Questo codice è stato interpretato come parte di una cultura dell’onore, fortemente patriarcale in cui il singolo è responsabile della protezione dell’0nore della famiglia e dunque dell’obbligo della vendetta. In questi contesti la violenza è dunque istituzionalizzata, l’omicidio viene riscattato attraverso il meccanismo di vendetta. L’importanza dell’onore Il riscatto del disonore caratterizza anche i paesi moderni. I sociologi Nisbett e Cohen sono diventati molto celebri per un saggio sulle culture d’onore nei paesi del sud degli Stati Uniti. L’esperimento vedeva con uno stratagemma coinvolti degli studenti, alcuni del nord e altri del sud. Venivano loro somministrate dei compiti e svolte delle analisi alla saliva per analizzare i livelli di testosterone pre e post l’esperimento. Venivano messi in una fila, in attesa. L’esperimento comprendeva tre collaboratori, due osservavano direttamente i soggetti, un altro dava delle spallate ai ragazzi in fila insultandoli. Poi con soggetti simili veniva ripetuto lo stesso esperimento ma senza nessuno che faceva da “osservatore” della scena, i due complici non solo osservavano ma analizzavano le risposte alle spallate. L’esperimento ha portato come conclusione che i ragazzi del sud reagivano in maniera più violenta all’offesa, specialmente se osservata da terzi. Anche i livelli di testosterone si alzavano maggiormente rispetto ai ragazzi del nord. C’è un legame profondo tra vendetta e onore. Chi non si vendica viene macchiato da disonore, perde la sua onorabilità, la dignità personale, la nostra immagine davanti agli altri. L’onorabilità ha forte valenza sociale. Chi perde il proprio onore tende a macchiare della stessa pena la propria famiglia. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) dunque nel momento di dover scegliere cosa acquistare siamo condizionati dalle opinioni degli altri. I beni di consumo culturali sono segnali di status. dunque l’elemento della desiderabilità influenza molto le scelte. Salganik ha creato un sito web chiamato music lab a cui dei teen-agers si sono iscritti e in cui dovevano ascoltare una lista di canzoni pre-selezionate. Dopo averne ascoltate un tot potevano scaricarne solo una cifra ristretta. Queste canzoni non erano tanto famose. La randomizzazione consisteva in una parte dei ragazzi che scaricavano canzoni gratis avendone ascoltate un tot. Altri invece erano sotto social influence, dove potevano vedere quali erano state le canzoni maggiormente scaricate in precedenza. Questi gruppi di soggetti influenzati erano divisi in differenti gruppi i cui variava la maniera in cui venivano fornite le indicazione del numero dei download. Il primo gruppo vedeva una lista gerarchica, il secondo gruppo vedeva una griglia in ordine casuale. Salganik ha determinato che le scelte del primo gruppo che ha giocato in indipendent condition dipendono dalla qualità reale delle canzoni secondo il gusto dei ragazzi. Nel secondo gruppo invece, sotto influenza della visione del numero di download, i risultati sono molto dipendenti dal numero dei download specialmente per il sottoinsieme che poteva visualizzare la classifica. Come misura di imprevedibilità è usato il numero di download effettuati ma questo non è servito nella prima parte del gruppo. Salganik poi ha cercato di scindere ancora di più l’appeal dall’influenza sociale ponendo ad alcuni del secondo gruppo una classifica appositamente invertita. I risultati sono stati molto esplicativi in quanto i soggetti tendevano comunque a scaricare le canzoni in cima alla classifica. Il sample è stato ripetuto anche tra studenti universitari in un centro commerciale. Gli studenti avevo un tot di canzoni da ascoltare e dovevano successivamente stillare una classifica. Il secondo gruppo prima di stillare una classifica poteva visualizzare le classifiche del gruppo precedente, anche se modificate dagli sperimentatori. La tesi di Salganik si è dimostrata vincente anche in questo esperimento. I meccanismi entrati in gioco durante questi esperimenti sono di tipo cognitivo- psicologico. Nel momento in cui devono valutare personalmente le canzoni vengono distorti dandogli le valutazioni delle sperimentazioni precedenti che dunque modificano l’opinione del soggetto facendogli rivedere la sua opinione. Questo meccanismo si chiama ancoraggio cognitivo Leggi dell’imitazione Jean Gabriel Tarde a fine 800 ha scritto un opera “leggi dell’imitazione”. L’elemento più importante per determinare l’esistenza della società è la spinta che gli individui hanno nel ripetere i comportamenti altrui. L’essere umano ha la necessita di ripetere i comportamenti degli altri per lui “simili non si nasce, si diventa”. Tarde smonta in parte la teoria dell’evoluzione sociale secondo cui l’elemento di base della società è la reciprocità. Secondo lui la solidarietà è economica, e giuridica solo per assimilazione imitativa. Nella somiglianza e nel mutuo riferirci risiede la nostra natura. L’esperimento di Ash (1951) Sotto la spinta di un gruppo la nostra opinione tende a convergere. Un volontario viene messo a sedere in un tavolo con altri oggetti. Questo volontario deve scegliere quale retta è uguale a quella rappresentata su un foglio. Inizialmente individua giustamente la risposta. Successivamente gli altri soggetti scelgono appositamente la risposta sbagliata e il volontario, per conformismo del gruppo, sceglie anche lui la risposta sbagliata. A volte tendiamo a conformarci alle opinioni altrui anche se riteniamo siano sbagliate perché tendiamo all’omologazione col gruppo. Il tasso di conformismo tende ad aumentare in alcune condizione: - all’unanimità delle opinioni tra gli altri appartenenti al gruppo. - all’aumentare delle dimensioni del gruppo. - l’autorevolezza percepita rispetto agli altri membri del gruppo. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) La spirale del silenzio è un correlato del conformismo. Ad esempio la costante influenza dei media tende ad generare l’adeguamento del singolo alle masse, anche se non è convinto. Il problema di esprimere la nostra opinione è complicato in quanto c’è il rischio di essere attaccati dagli altri me. Ci si aspetta utilità futura dal convergere con la società. Se molti soggetti credono in qualcosa essi avranno avuto dei buoni motivi per crederci. Conformismo ed obbedienza Stanley Milgram fece un esperimento sull’obbedienza delle masse alle autorità. La gente se spinta dall’autorità tende a compiere azioni che da solo non farebbe (es. La banalità del male, Anna Arendt). Milgram distingue conformismo ed obbedienza. Nel conformismo gli individui mostrano l’adesione a credenze collettive per ottenere dei favoreggiamenti in futuro, può tutta mantenere un’autonomia di pensiero indipendente dalla massa. Il conformismo ha la convergenza su idee simili da parte di un gruppo di uguali, opera in relazioni fra pari. Invece l’obbedienza a come elemento la connessione ad una gerarchia, un ordine di poteri crescenti. L’obbedienza non comporta l’imitazione o l’aderire ad una credenza per sentirsi pari in un gruppo sociale al contrario del conformismo. C’è il riferimento ad un comando esplicito, l’obbedienza si esercita quando il sottoposto reagisce ad un comando da un superiore, il conformismo invece non reagisce ad un comando esplicito perché nel gruppo gli individui hanno pari poteri. L’autorità ha a che fare con la posizione dell’individuo mentre l’autorevolezza consiste nel grado in qui questo riesce a farsi rispettare, ciò può dipendere da vari fattori. La volontarietà è un altro aspetto rimosso dall’obbedienza, uno agisce non perché vuole ma perché deve. In termini di gerarchie, chi compie azioni per ordini da parte di superiori, tende a giustificarsi non prendendo atto delle proprie azioni. Obbedienza e conformismo si possono distinguere in una analisi analitica seppur siano meccanismi simili. Al processo di conformismo corrispondono dei meccanismi adattivi: - Accondiscendenza : l’individuo aderisce all’idea della massa ma nel privato mantiene il distacco da quella credenza. - Accettazione : l’individuo si convince che l’idea del gruppo sia quella giusta, se è predominante ci sarà un motivo. - Identificazione : se nel gruppo c’è una persona molto carismatica si cerca di immedesimarsi in questa. - Interiorizzazione : si arriva a fare proprie le idee del gruppo, il soggetto crede veramente in ciò che il gruppo ha imposto. Ci si trasforma in membri del gruppo tramite un processo di apprendimento di credenze e norme. - Conversione latente : il soggetto si convince delle opinioni altrui ma continua a contraddirle per affermare la propria individualità e autonomia. - Insensibilità : l’individuo non sente le opinioni degli altri proprie, persevera sulla strada dell’indipendenza. - Reattanza : l’individuo sente che la fonte di influenza limita il suo campo di libertà e si contrappone. - Contro-influenza : chi è soggetto ad influenza sociale tenta a sua volta di influenzare la propria fonte. L’incertezza e la suscettibilità degli individui rispetto all’informazione sociale Più una credenza è diffusa, più siamo sensibili al fatto che probabilmente questa credenza è vera. Durante la crisi del ‘29 ci fu un panico enorme da parte di chi deteneva un conto. Tutti corsero alle banche per prendere i propri solti e chiudere il conto. Ciò fu dovuto alla diffusione di rumors sul probabile fallimento bancario. lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Tuttavia queste credenze hanno favorito ad accelerare i fallimenti delle banche e dunque grazie a delle voci si è creato un meccanismo propiziatorio. Se molti credono che una cosa sia vera è probabile che lo sia davvero. Le cascate informative sui mercati finanziari Ci sono credenze determinate da informazioni che possono essere vere o no. Nel caso il decisore sia incerto sulla veridicità delle informazioni si utilizza il comportamento degli altri come prassi d’informazione. Nei mercati finanziari questo meccanismo si chiama cascate di informazioni. Al giorno d’oggi questi mercati sono sempre più popolati ed interconnessi anche da diverse parti del mondo. Il sistema è molto complesso, le informazioni circolano molto velocemente. Le informazioni trasmesse su scala globale sono un sistema di conoscenza, riflessa nelle decisioni dei singoli membri. Tuttavia il mercato tende a forti oscillazioni dovute a psicologie di massa imposte dalle informazioni. La decisione di investitori in grandi aziende tendono ad avere una maggiore influenza sui piccoli investitori, se questi tendono a vendere le proprie azioni gli investitori sospettano nel comprarle in quanto se le vendono sarà perché stanno perdendo valore. Quelli che vedono il fenomeno lo interpretano come una informazione e dunque smettono di investire in quel settore. Se invece alcuni settori iniziano ad essere campo d’investimento per grandi azioni anche coloro che cercano informazioni vedranno in quel settore una promessa di guadagno. Il meccanismo delle cascate informative succede anche sui social media. L’informazione online porta spesso alla condivisione di notizie false. Le credenze dei soggetti vengono rafforzate dalla ripetizione di queste notizie che tendono dunque a polarizzare la società. Il bias della conferma, queste informazioni tendono a confermare nostre credenze. Il confirmation bias tende a modificare le nostre credenze a svantaggio di informazioni empiriche. Dal momento in cui troviamo un’ informazione che conferma le nostre credenze tendiamo ad escludere le informazioni che minano alla credibilità delle nostre idee, anche se queste si basano su dati empirici. L’omofilia e l’esposizione distorta Siamo attratti dalla similitudine, interesse, credenze e attitudini. Le relazioni non sono mai regolate da meccanismi causali ma da meccanismi omofili. Siamo sottoposti alle idee degli altri. L’omofilia è un processo circolare, siamo attratti da persone simili a noi e più si sta assieme più si diventa simili. Anche sui social il meccanismo dell’omofilia è molto sfruttato in quanto gli algoritmi tendono a polarizzare gruppi sociali le cui credenze vanno a rinforzarsi. Le credenze collettive sono formate attraverso meccanismi sociali basati sull’omofilia nelle nuove tecnologie. Le credenze collettive al microscopio e gli effetti dell’interazione Il messaggio chiave dello studio sulle credenze collettive è il rapporto tra opinioni e credenze. Un gruppo di persone sono caratterizzate da due variabili, un opinione riguardo qualcosa e una certezza o incertezza riguardo questa. Sia le opinione che il grado di sicurezza su queste sono omogenee nella popolazione ma variano sulla base delle interazione. Due estremi: -1 e +1. Supponendo che in questa distribuzione coloro vicino al -1 sono molto convinti mentre quelli sul + 1 hanno la sicurezza su posizioni opposte. Se due individui a caso vengono messi assieme, senza il meccanismo di omofilia, possono cambiare idea solo se queste opinioni non sono diametralmente opposte, i soggetti sono influenzabili solo se non c’è troppa distanza tra le loro opinioni. Il valore iniziale può variare a seconda delle influenze avute dopo le lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Azione collettiva e beni pubblici Il bene pubblico è una risorsa il cui consumo non è esclusivo, chi l’ha pagato non può escludere chi non ha pagato dal suo consumo. Spesso il consumo di quel bene non è nemmeno rivale. Esistono diversi tipi di beni: - Beni privati, cose che sono possedute ed usate da un solo individuo e che non possono essere usati da altri, sono dunque esclusivi e prevedono rivali. - Beni di club, sono usati da una piccola comunità, sono dunque esclusivi della comunità ma non rivali in quanto più individui possono farne utilizzo. - Beni comuni che non sono esclusivi ma sono rivali in quanto le risorse sono limitate. - Beni pubblici sono non esclusivi e non rivali in quanto tutti possono usufruirne e non ci sono limitazioni. Il gioco del bene pubblico Il bene pubblico per esistere necessita la disponibilità nella sua creazione da una piccola parte di individui ma che sia poi accessibile a tutti, anche coloro che non hanno contribuito. Sperimentando su un campione abbastanza grande di persone si è notato che la tendenza generale è di contribuire al bene pubblico con solo una parte delle proprie risorse, circa la metà, e non con tutto. Questo fenomeno è soprannominato “trappola dei beni pubblici”, non ha tanto a che fare con l’opportunismo dei singoli individui ma con lo sfruttamento eccessivo delle risorse comuni. Spesso molte risorse pubbliche vengono eccessivamente erose. Supponendo che un gruppo di 5 persone contribuisca con 10 euro a testa alle risorse pubbliche, supponendo che questi diventino 30 grazie, e supponendo che una delle 5 persone non contribuisca ma si avantaggerà comunque del guadagno investito. Se le altre persone prima di investire si fossero poste il dubbio che qualcuno avrebbe pensato solo ai propri guadagni probabilmente sarebbe indotto a non contribuire e dunque i beni pubblici verrebbero meno. Un bene pubblico che pone il dilemma tra individui e bene collettivo è la tassazione, i soggetti sono tentati di nascondere i redditi pur di tenerli per se ma così facendo lo stato ne risente. Lo stesso fenomeno avviene con la corruzione della classe politica che per pensare ai propri guadagni indebolisce la struttura statale. Elster dice che ognuno può essere tentato di stimare il contributo degli altri e dunque decidere a nostra volta quanto investire nel bene pubblico, questo può portare ad una forte discrasia nel settore pubblico. Se il soggetto si basa sulle proprie credenze si attiverebbe un meccanismo di riduzione delle risorse investite in quanto ogni volta la media delle somme investite nei beni pubblici diminuirebbe vedendo che tutti investono sempre un po’ meno. In molti casi nei giochi dei dilemmi pubblici è funzionale che i soggetti non conoscano i contributi degli altri, altrimenti diminuirebbero i loro contributi. Dunque il velo dell’ignoranza è utile per un buon funzionamento del sistema. Un altro esempio è il consumo d’energia, per indurre le famiglie a controllare i propri consumi i provider hanno adottato delle strategie, ad esempio allegano nelle bollette i consumi medi di famiglie simili alla propria… Un esperimento prevedeva un campione di famiglie le cui informazioni sulle bollette venivano manipolate, inizialmente venivano dichiarati i consumi delle famiglie che vivevano vicino e venivano stampate delle faccine che giudicavano il consumo positivamente e negativamente. In media le famiglie non reagirono molto. Tuttavia lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) coloro che inizialmente consumavano tanto hanno leggermente calato i consumi e coloro che consumavano poco hanno leggermente aumentato i consumi. Per evitare questa trappola del deterioramento dei beni pubblici potrebbe essere introdurre delle punizioni che nella realtà non sono mai state applicate. Tuttavia degli esperimenti, tra cui quello della punizione altruistica hanno verificato come positiva questa introduzione. Un gruppo di persone deve decidere quanto contribuire in un bene sapendo che questo contributo si moltiplicherà e che c’è il rischio che qualcuno non contribuisca ma benefici del guadagno. Supponendo che poi queste persone vengono rivelate i contribuenti possono decidere di punire, a spese proprie, i non contribuenti. Questo significa che colui che inizialmente non ha contribuito tenderà a contribuire maggiormente nel secondo turno. Altra variante dell’esperimento è dire sin dall’inizio che chi non contribuisce sarà punito e spinge così gli individui a contribuire con meno indugi. Dopo un po' di turni se la punizione viene abolita si nota un calare delle contribuzioni complessiva. Dunque introdurre le punizioni aumentano la qualità d’investimento generale. Tuttavia la punizione modifica il valore della reciprocità. - Reciprocità debole: è cooperare con chi coopera e defezionare con chi defeziona, il defezionare da chi lo ha fatto prima è una forma di punizione debole. Questa forma può persistere in gruppi di persone di piccole dimensione. Il cooperatore in questo contesto potrebbe essere vulnerabile alle defezioni degli altri, alcuni potrebbero andarsene dal gruppo. Questo meccanismo non contribuisce la robustezza del gruppo. La punizione deve essere svolta in un gruppo più vasto altrimenti non sarebbe efficace. - Reciprocità forte: prevede la punizione altruistica, ovvero qualcuno che si sobbarchi i costi della punizione favorendo al bene pubblico e ciò avviene in un gruppo molto vasto. Il free rider cambierà così col tempo ed inizierà a contribuire maggiormente per il gruppo. Se i soggetti possono osservare il comportamento reciproco, l’esistenza della punizione indurrebbe i free rider a comportarsi meglio. Se i costi di punizione sono alti, pochi defezionerebbero, i punitori altruisti sono dunque necessari nel gruppo. Teoria dello scambio sociale Teoria che spiega lo sviluppo di relazioni, legami e gruppi sociali a partire dalle forme dell’interazione sociale. I Processi micro-sociali –> strutture macro-sociali emergenti interagiamo con altre/i? Le interazioni sociali sono motivate dal desiderio degli individui di ottenere da un altro individuo benefici (ricompense): intrinseci (es., ricevere manifestazioni di affetto o stima dall’altra persona, piacere fisico) o estrinseci (es. risorse materiali o immateriali controllate dall’altra persona) alla relazione stessa I È una distinzione analitica (tipi ideali à la Weber). Nelle interazioni reali motivazioni intrinseche ed estrinseche si confondono. Concentrarsi sulle (motivazioni estrinseche) è analiticamente più utile perché: - Le (relazioni strumentali) sono i ponti che fanno di una società un sistema internamente connesso e non una miriade di piccole comunità polverizzate - Quando si interagisce con un estraneo lo si fa per motivazioni estrinseche, quindi studiare queste interazioni ci spiega come si possono creare nuove relazioni che, poi, possono caricarsi di motivazioni intrinseche La sociologia è quindi soprattutto “scienza dell’associazione”: come le relazioni sociali (tra individui o tra gruppi) si formano, si distruggono, evolvono. (Tocqueville, Weber) lOMoARcPSD|11397883 Scaricato da Martina Ci (martinacianci02@gmail.com) Scambio sociale e reciprocità Entrambi i contraenti di un’interazione desiderano ricavare dall’altra persona una risorsa (materiale o immateriale) da cui trarre beneficio. Una relazione di scambio sociale implica un’aspettativa implicita di reciprocità: A offre il pranzo a B, che non ha contanti. Tempo dopo, B ricambierà il favore offrendo il pranzo ad A. Le risorse scambiate non devono essere necessariamente dello stesso tipo. Esempi: A offre il pranzo a B, che non può permetterselo. In cambio, A è appagato dalla gratitudine espressa da B. È più evidente nelle relazioni strumentali, ma anche le relazioni affettive incominciano con aspettative di reciprocità che lasciano poi il centro dell’attenzione cognitiva (framing) alle motivazioni intrinseche. Scambio, potere e status Se A necessita di una risorsa controllata da B ma B non ha bisogno di una risorsa controllata da A, allora B è in una posizione di potere favorevole su B, perché ha la possibilità di controllare le azioni di A (che risulta obbligato alla reciprocità) I Se A può avere la stessa risorsa da C e D, allora può permettersi di non rivolgersi a B, riacquistando potere rispetto a B. I Se A modifica il suo desiderio per la risorsa controllata da B, si sottrae a una relazione di potere sfavorevole. Potere è funzione del grado di dipendenza di un individuo da un altro Esempio: In un’azienda, A aiuta B a svolgere un lavoro, perché più esperto. B non può a sua volta aiutare A, perché meno esperto, ma B si sente ripagato della stima di B I Se B è disposto a concedere la propria stima a A, allora B riconosce lo status superiore di A. Se le differenze di status sono condivise, si generano gerarchie sociali Reciprocità e rischio Nello scambio reciproco A trasferisce unilateralmente una risorsa a B, sostenendo il rischio di non essere ricompensato I Forme della reciprocità: I Reciprocità diretta: A e B scambiano reciprocamente risorse I Reciprocità indiretta: A trasferisce una risorsa a B e viene ricompensato da una risorsa trasferita da C. Scambio economico Lo scambio economico è un tipo particolare di scambio sociale, in cui i termini della reciprocità sono definiti da un accordo (negoziato) I Le relazioni economiche (es. professionali, commerciali) sono diverse dalle altre interazioni sociali perché I sono caratterizzate dallo scambio di beni/servizi? No, molte relazioni sociali sono caratterizzate dallo scambio di risorse in cambio di altre risorse (materiali o immateriali). sono caratterizzate dallo scambio di beni legalmente o moralmente accettabili? No: prostituzione, vendita di stupefacenti, gestazione per altri, sono ritenuti illegali in molti ordinamenti giuridici e moralmente inaccettabili da molte persone. Sono motivate da razionalità strumentale? No, infatti si può intrattenere persino una relazione di amicizia per interesse I sono mediate dal denaro? No, esistono relazioni economiche non mediate dal denaro, come il baratto, ed esistono relazioni non economiche basate sul denaro (es. se un parente più anziano vi regala del denaro, non avete una relazione economica). L’accordo può essere più o meno formale. I sistemi giuridici moderni tutelano molte relazioni di scambio attraverso gli ordinamenti giuridici e prevedono la possibiltà di stipulare contratti (è possibile stipulare contratti per ottenere la stima di una persona in cambio di favori?) Scambio, rischio, solidarietà Il rischio di non essere ricompensato rende fragile le relazioni di scambio non economico. D’altra parte, il rischio strutturale in uno scambio sociale consente di imparare se un individuo è affidabile. Se risulta tale, allora siamo disposti a costruire relazioni stabili, anche di solidarietà. Non è possibile attribuire la causa del buon esito di uno scambio economico all’affidabilità di un individuo o al suo desiderio di non incappare in sanzioni (o rovinare la propria reputazione) violando un contratto.
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