Scarica Socrate: caratteristiche principali e più Sbobinature in PDF di Storia Delle Dottrine Politiche solo su Docsity! Socrate Nacque ad Atene nel 469 A.C. Socrate fu uno dei maggiori critici dei sofisti, anche se visse inserito in questo grande movimento. Socrate diede una visione di ciò che doveva essere la politica. Egli non fu un politico ma un maestro un po’ strano, bizzarro che va camminando per le strade di Atene, poi si siede su un masso sotto un albero e parla con i suoi discepoli della vita e della politica. Socrate non scrisse nulla, quello che noi sappiamo lo conosciamo tramite Platone, il suo discepolo prediletto. Con la morte di Pericle nel 429 A.C. Atene sconfitta da Sparta, registra la fine del suo primato sulla Grecia e una grave crisi si abbatte su Atene. Socrate sente il dovere di reagire all’andamento delle cose e riesce a scorgere le minacce che pendono sulla sua patria e crede di individuare il male che la affligge. Infatti la critica socratica si sofferma soprattutto sull’aspetto etico-politico e sulla questione morale. La critica di Socrate si attesta soprattutto sull’insegnamento dei Sofisti, ed è proprio all’interno di questo mondo che cade a pezzi che si sviluppa il pensiero di Socrate. Diventa il primo avversario dei sofisti ma allo stesso modo critica la democrazia perché la degenerazione della democrazia è dovuta all’incompetenza e affarismo. A differenza dei sofisti, Socrate crede che si possa giungere a una conoscenza oggettiva, volevole per tutti e quindi l’uomo può applicare il concetto di giustizia universale. Per Socrate il Nomos deve essere subordinato alla giustizia eterna e universale, alla legge di natura. Dice Socrate: “I cittadini sono tenuti a osservare le leggi della propria città perché con questa hanno tacitamente stipulato un patto.” Le leggi non sono perfette e i cittadini hanno il compito di migliorare le leggi esistenti, ma ciò non toglie che essi debbano sottostare alle leggi dello stato. Quindi, dice Socrate: “Bisogna uniformarsi in pieno alle norme vigenti” e, proprio in base a questo principio che egli afferma più volte, che Socrate morì, bevve la cicuta. Fu accusato di seminare sfiducia e miscredenza nei confronti degli Dei e di corrompere i giovani e fu condannato a morte. Diversi furono coloro, tra cui anche i governanti che lo avevano condannato a morte, a pensare che Socrate avrebbe potuto fuggire dal carcere e mettersi a sicuro al di fuori della città, ma egli non lo volle fare perché sarebbe stato andare contro l’insegnamento che aveva dato fino a quel momento. Con la sua morte, Socrate volle dare una testimonianza decisiva del suo insegnamento. Era vissuto fino ad allora insegnando la giustizia e il rispetto della legge e non poteva trasgredire ciò che aveva insegnato. Nel Critone di Platone, Socrate risponde a ciò che avrebbero detto le leggi che si mettono davanti a lui e lo interrogano: “O Socrate, è forse questo che è stato fra noi e te convenuto? Ma dopo che sei stato messo al mondo, allevato, educato, potresti tu dire che non sei nostro figliolo e nostro servo tu e tutti quanti i progenitori tuoi? E s’è così, pensi forse che ci sia un diritto da pari a pari fra te e noi, e che se noi tentiamo di fare qualcosa contro di te abbia il diritto anche tu di fare altrettanto contro di noi?” Secondo Socrate, disobbedire alla legge significava far cadere tutto l’impianto di una città stato. “Così che, se noi tentiamo di mandare a morte te, reputando che ciò sia giusto, tenterai anche tu, con ogni tuo potere, di mandare a monte noi che siamo le leggi e la patria? La patria si deve rispettare e più del padre si deve obbedire e adorare, anche nelle sue collere, o si deve persuaderla o s’ha da fare ciò che ella ordina di fare e soffrire se ella ci ordina di soffrire con cuore silenzioso e tranquillo.” Le leggi si devono rispettare e cercare di modificarle quando sono imperfette, ma intanto bisogna rispettarle. La chiave di lettura dell’intero pensiero di Socrate si trova nel famoso motto “uomo conosci te stesso.” La virtù per eccellenza è la conoscenza. Applicando questa sua idea alla politica, dichiara che chi governa la polis deve conoscere la sua arte. Alla cultura enciclopedica dei sofisti, Socrate contrappone il sapere scientifico del competente. “Conoscere è virtù, così come virtù è conoscere.” La politica come forma di conoscenza. I governanti di Atene non sono stati buoni perché sembrava a Socrate un regime di dilettanti, non di professionisti. E a questo tipo di regime, Socrate vorrebbe una sorta di aristocrazia intellettuale (i migliori dal punto di vista intellettuale). L’aristocrazia intellettuale si fonda sulla virtù e sull’eccellenza morale. Per Socrate, la politica è un’arte che volge l’uomo al conseguimento del bene. La Polis non è artificiale, è un fatto naturale e ha una valenza positiva. Per Socrate, morale e politica sono un tutt’uno. Fare politica, per Socrate, significa fare del bene. Quello che lui infatti afferma è che chi conosce il bene non si distacca più da esso, il male si commette per ignoranza (intellettualismo etico). Conoscenza mettere in atto il bene; Ignoranza mettere in atto il male. La tesi centrale dell’insegnamento di Socrate è che: La virtù è conoscenza; Si commette il male per ignoranza; La democrazia deve essere concepita come il governo della ragione, il governo di chi sa e la crisi non può essere risolta se l’ordine politico non viene fondato sul sapere competente. Il confronto fra sofisti e Socrate può essere schematizzato in 5 argomenti: - Antropologia Sofisti: L’uomo visto nella sua individualità, il cui compito primario è quello di affermarsi, di imporsi Socrate: L’uomo visto come soggetto sociale inserito all’interno della società che non vive solo per sé. L’uomo vive anche per gli altri. Dice Socrate: “Nell’isolamento non c’è dialogo, non c’è dialettica.” - Conoscenza