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Sofisti riassunto e appunti, Appunti di Filosofia

Appunti presi in classe sui sofisti

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 28/03/2022

serena-nappi-2
serena-nappi-2 🇮🇹

4.8

(5)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Sofisti riassunto e appunti e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! SOFISTI Con i sofisti vediamo che ci troviamo di fronte a un cambio di prospettiva infatti la loro filosofia non si preoccupa più dei problemi della natura ma si riferisce alle problematiche dell’uomo.Il termine sofista che fino all’avvento di questa scuola di pensiero si riferiva a uomini sapienti e dotati di una vasta cultura personale ,adesso con questi filosofi cambia di significato .Sofista adesso è quella intellettuale la cui professione è insegnare il sapere dietro compenso. tutto ciò all’epoca appariva scandaloso poiché i primi filosofi,quasi tutti di tendenze aristocratiche concepivano il sapere come una ricerca disinteressata. Furono soprattutto Platone e Aristotele a demonizzare i sofisti ,giudicando egli come interessati al successo e al denaro più che alla verità. L’enorme influenza esercitata da questi filosofi screditò i sofisti anche agli occhi degli intellettuali nel corso dei secoli successivi,solo con la critica contemporanea si è potuto assistere ad una rivalutazione dei sofisti e della loro importanza storica e filosofica. Come abbiamo detto precedentemente i sofisti operano una rivoluzione filosofica ,spostando l’interesse dalla natura all’uomo, ciò si spiega con il fatto che la ricerca naturalistica aveva prodotto diversi punti di vista molto spesso contrapposti tra di loro, non riuscendo a giungere ad una visione di insieme della realtà che mettesse tutti d’accordo,determinante per questo nuovo corso della filosofia sarà il nuovo contesto storico politico nel quale essa nasce,stiamo parlando dell’atene del 5° secolo avanti cristo,dopo la vittoria contro i persiani si verificò una crisi dell’aristocrazia e di conseguenza un aumento del potere da parte della borghesia cittadina che portò all’avvento della democrazia,la democrazia fu l’elemento che portò all’affermazione dei sofisti,i cittadine ateniesi infatti per poter partecipare alla vita politica e far valere i loro diritti avevano bisogno di qualcuno che insegnasse loro a prendere efficacemente parola nelle assemblee e a far valere il loro punto di vista attraverso discorsi piacevoli e persuasivi.I sofisti si offrirono di insegnare ai cittadini ateniesi l’arte dell'eloquenza,ossia di organizzare un discorso utilizzando le parole più adeguate concatenando i vari periodi di un discorso in un ordine che potesse attivare l’attenzione e il consenso dei suoi interlocutori,inoltre i sofisti dietro pagamento fornivano tutte le conoscenze di tipo grammaticale,lessicale,stilistiche e letterarie, i sofisti si ritenevano abili quindi in quell’attività tipicamente umana del vivere insieme ai propri simili,per questo motivo i sofisti verranno ricordati non tanto per qualche dottrina di tipo particolare ma perché riuscivano ad insegnare la grammatica e la retorica alle classi dirigenti delle polis divenendo così artefici del successo di un avvocato piuttosto che di un uomo politico,la sofistica è considerata un pò come l’illuminismo greco,infatti come questo movimento culturale del 18° secolo, usavano la ragione in maniera libera e spregiudicata sottoponendo a critica i miti e le credenze tradizionali. il loro obiettivo era quello di liberarsi dal passato grazie all’utilizzo della ragione,i sofisti inoltre attribuivano molta importanza al valore formativo del sapere e furono i primi in occidente ad identificare la cultura non come un insieme di conoscenze specialistiche ma come la formazione globale dell’individuo nell’ambito del contesto sociale al quale apparteneva. Coi sofisti si affermarono istanze panelleniche e cosmopolitiche che contribuirono ad un ampliamento della mentalità greca che con i sofisti min 1,48 dal dogmatico rispetto degli stili di vita presenti nelle poleis greche bisogna inoltre dire che i sofisti non rappresentano una scuola compatta di pensatori poiché molto spesso essi sostenevano tesi contrapposte tra di loro,tuttavia si può fare una distinzione tra la prima e la seconda generazione di sofisti,alla prima appartengono i grandi maestri come Gorgia e Protagora, alla seconda i cosiddetti eristi che segnarono la fase di crisi e di dissoluzione della filosofia sofistica.Abbiamo detto precedentemente che i sofisti diedero molta importanza al linguaggio e al modo in cui esso veniva utilizzato,tuttavia coi sofisti si rompe il rapporto tra la cosa reale,il pensiero che la conosce e la parola che la esprime come abbiamo potuto osservare con parmenide per il quale c’era una sostanziale identità tra essere ,pensiero e verità, soprattutto con gorgia ,questa unione si spezza completamente, il linguaggio perde ogni contatto con la realtà e la verità e si rende autonomo da esse,la parola con Gorgia attraverso la retorica si trasforma in arte della suggestione e della persuasione la politica quindi tende a ridursi a retorica e chi possiede quest’arte ha il potere sulla città. Si giunge così agli esiti estremi del relativismo sofistico. PROTAGORA La tesi fondamentale di Protagora è :l’uomo è misura di tutte le cose,delle cose che sono in quanto sono e delle cose che non sono in quanto non sono, questa espressione sta a significare che l’uomo è il criterio di giudizio attraverso il quale si decide la realtà e l’irrealtà delle cose, del loro modo di essere e del loro significato. Per quanto riguarda la frase di Protagora,vi sono 3 diversi significati che si possono attribuire alle nozioni di uomo e di cose.Nella prima interpretazione per uomo si intende il singolo individuo e per cose gli oggetti percepiti attraverso i sensi, attraverso questa interpretazione si allude al fatto che le cose appaiono diversamente a seconda di chi le percepisce (esempio della pietanza generano sensazioni di gusto diverso), una seconda interpretazione del frammento di Protagora attribuisce alla parola uomo il significato di umanità e alla parola cose il significato di realtà in generale ,con ciò si vuole dimostrare il fatto che i singoli individui giudicano la realtà tramite parametri comuni ,che sono tipici della specie umana alla quale appartengono. Secondo la 3 interpretazione invece,l’uomo ha il significato di comunità o civiltà e le cose sono i valori o gli ideali che appartengono a una determinata comunità o civiltà. Secondo queste ipotesi infatti, ogni essere umano valuta le cose secondo la mentalità del gruppo sociale al quale appartiene.La critica si è divisa nel corso dei secoli su quale di questi 3 significati si fondava il pensiero di Protagora ,tuttavia l’uomo di Protagora è misura delle cose considerando i vari livelli della propria umanità egli è uomo in quanto singolo individuo poi come comunità o civiltà e infine come specie ,è probabile che Protagora non si riferisse a uno soltanto dei significati ma che li prendesse in considerazione tutti e 3 in maniera indistinta. Analogamente le cose a cui fa riferimento Protagora,non sono solo gli oggetti fisici ma anche i valori e la realtà in generale,l’uomo quindi non è solo misura delle cose che percepisce ma di tutto ciò con cui entra in rapporto .E cioè con ciò che di essa arriva ai nostri sensi e infine la sua posizione/opposizione è una forma di relativismo conoscitivo e morale in quanto non esiste una verità assoluta indipendente dal punto di vista dei singoli individui ,allo stesso tempo non esistono principi etici assoluti,infatti ogni modello di comportamento è relativo al singolo individuo che lo adotta oppure lo giudica,la posizione di protagora implica la divisione della realtà in una miriade di interpretazioni soggettive distruggendo così il concetto di una verità unica valida per tutti gli uomini,i sofisti infatti spingevano per sottolineare la diversità dei valori che sta alla base della convivenza umana ,questo atteggiamento è ricordato con il nome di relativismo culturale in quanto gli uomini hanno usi,costumi e valori differenti e di conseguenza le diverse civiltà umane esprimono culture diverse,il relativismo conoscitivo e morale dei sofisti e quindi anche di Protagora poteva condurre alla tesi dell’equivalenza di tutte le opinioni e questo avrebbe potuto portare a una forma di soggettivismo anarchico nel quale qualsiasi comportamento risultava giustificato e qualsiasi affermazione poteva essere considerata come vera,tuttavia Protagora sfugge al rischio di un relativismo estremo adottando un principio di scelta per orientarsi negli infiniti punti di vista ,Protagora infatti affermava che nel vuoto di verità e valori assoluti bisognava scegliere comunque un criterio che potesse guidare l’azione umana egli individua questo criterio con l’utilità sia essa pubblica o privata nonostante l’utilità sia un principio debole essa può guidare l’azione e la conoscenza umana, l’utile quindi diventa il criterio di verifica e di legittimazione delle teorie e delle azioni umane,per protagora la verità è ciò che giova all’uomo ossia ciò che è utile all’individuo alla comunità e alla specie umana. Protagora quindi a differenza degli altri sofisti non nega la verità ma solo la sua concezione come criterio assoluto valido per tutti gli uomini protagora quindi,mediante l’arte della parola cerca di modificare le opinioni degli uomini facendosi guidare dal criterio dell’utilità.Alcuni critici hanno suoi interlocutori consapevoli della propria ignoranza. Ed è proprio attraverso l’ironia che socrate libera gli uomini dalle false conoscenze. Attraverso essa socrate getta nel dubbio e nell'inquietudine il proprio interlocutore Spingendolo così alla ricerca del “vero sapere” Socrate inizialmente fa finta di non sapere e cerca dal suo interlocutore risposte in merito ad una determinata questione dopo aver adulato le conoscenze dell’interlocutore comincia a riempirlo di domande . Quindi socrate utilizzando l’arma del dubbio cerca di liberare il suo interlocutore dalle false conoscenze. La fase ironica del dialogo socratico conserva degli aspetti della dialettica Zenone, infatti Socrate dopo aver preso per vera una determinata tesi la mette in discussione e la demolisce attraverso il metodo dell’ironia. L’ironia per Socrate invoglia il suo interlocutore alla ricerca del vero, ciò però non vuol dire che dopo aver liberato la mente dell’uomo dalle false conoscenze Socrate cerchi di riempirla con la propria verità. Egli non vuole imporre una propria dottrina ma cerca soltanto di stimolare il suo interlocutore a trovane una personale dentro se stesso è proprio in ciò che consiste la maieutica che è l’arte di far “partorire” agli uomini il loro genuino punto di vista sulle cose. La verità quindi è concepita come una conquista personale e la filosofia è vissuta dalle avventure della mente dell’individuo. Per socrate quindi la vera educazione è concepita come un autoeducazione e cioè come un processo nel quale l’uomo si forma in maniera autonoma partendo dalle proprie limitazioni interiori. In questo processo il maestro riveste solo una funzione di aiuto utile per rendere possibile questo processo. Attraverso la maieutica Socrate fa nascere un tipo di conoscenza fondata sull’interrogativo “che cos’è?”. Questo interrogativo indica appunto la ricerca di una definizione precisa di ciò di cui si sta parlando. Quando socrate interroga i suoi interlocutori su un determinato argomento, egli cerca di individuare la definizione precisa di quell’argomento e cioè la sua essenza. Quindi socrate a differenza dei sofisti predilige i discorsi brevi arricchiti con domande veloci che obbligano il suo interlocutore a date risposte precise. La domanda “che cos’è?” Possiede una duplice funzione: Una negativa che viene utilizzata per liberare l’uomo dalle false conoscenze Una positiva che gli permette di trovare una definizione adeguata sull’argomento trattato. Per i Greci con il termine virtù si individuava il modo di essere ottimale di una qualsiasi caratteristica (come ad esempio la velocità del ghepardo) riferito agli uomini dunque virtù era la maniera ottimale di essere uomini cioè il modo migliore di comportarsi nella vita di tutti i giorni con gli altri esseri umani all’interno della propria comunità. Tradizionalmente si pensava che la virtù fosse donata agli uomini all’atto della loro nascita e fosse stata concessa a loro dagli dei, già i Sofisti però avevano fatto capire come la virtù fosse qualcosa che va cercato e conquistato attraverso lo sforzo e l’impegno, ciò poteva avvenire attraverso l’educazione e la cultura.Socrate segue questa strada e dice che la virtù non è un dono gratuito ma una faticosa conquista, in quanto imparare ad essere umani e forse la più difficile arte che si possa apprendere oltre ad essere l’arte più importante.Per Socrate la virtù era una forma di sapere cioè un prodotto della menta umana, se i filosofi della natura avevano cercato di sottoporre gli innumerevoli cambiamenti dell’universo al dominio del logos, così Socrate vuole imporre alla vita concreta degli esseri umani il dominio dell’intelletto.Per essere uomini bisogna ragionare e filtrare, e ciò in senso lato è proprio fare Filosofia, cioè riflettere in maniera critica sulla vita concreta di tutti i giorni.Per esempio il bene, il bello, la giustizia non sono valori assoluti che ci vengono dati da entità superiori ma derivano dal nostro ragionare, dal nostro inteso come esseri umani, infatti questi valori sono valori propriamente umani, derivano il loro valore appunto dal ragionare degli uomini fra di loro.Naturalmente tutti questi valori essendo umani hanno un aspetto concreto con cui ci si deve confrontare, infatti il sapere di cui parla Socrate non è un sapere astratto ma esso coincide con la consapevolezza di fare una determinata azione e sapere che questa azione è una azione ben fatta.Il fatto che Socrate concepisca la virtù come guidata dalla ragione, ci fa capire come per il filosofo si parli di una forma di razionalismo morale questo perché le azioni non sono guidate né dagli istinti né dai sentimenti bensì dalla ragione, ed essendo guidata dalla ragione la virtù può essere insegnata e trasmessa a tutti gli uomini.Infatti se ogni uomo conosce bene il proprio mestiere e si ritrova in possesso di determinate arti o tecniche ha bisogno comunque che egli impari l’arte superiore a tutte le altre, ovvero il mestiere di vivere, cioè la conoscenza del bene e del male. Dal modo in cui Socrate concepisce la virtù si possono trarre alcune conclusioni: 1. La virtù è unica; Esistono molte virtù come per esempio quella del coraggio, quella della prudenza però sono tutte forme di quell'unica virtù che è la conoscenza del bene, infatti se si prescinde da essa tutte le virtù particolari cesserebbero di esistere.Inoltre la virtù è un valore interiore essa infatti non coincide con valori come la ricchezza, la potenza né tantomeno con valori legati all'esteriorità del nostro corpo come la forza, la velocità ma va a coincidere con quell'elemento che noi chiamiamo con il nome di anima.Quindi la virtù è legata sostanzialmente a valori di tipo interiore.Ciò non vuol dire però che Socrate per seguire la virtù abbandoni la vita, infatti la virtù per Socrate serve sostanzialmente per condurre l’uomo alla felicità, quindi non lo proietta verso una vita scettica è lontana dai valori della vita ma la virtù serve appunto a guidare l’uomo e a condurrò verso la felicità.Un’altra conclusione che si può trarre dalla concessione di virtù di Socrate è che essa vada poi a essere contestualizzata in una condizione politica nel senso più proprio del termine, cioè di vita associata fra uomini.Infatti l’arte di saper vivere di cui parla Socrate non può essere tale se non si intenda come arte di saper vivere con gli altri, tuttavia egli intende la politica in maniere differente rispetto ai Sofisti, in particolare rispetto a Gorgia, essi infatti vedevano la politica come il mezzo attraverso il quale un uomo impone il suo dominio sugli altri mentre per Socrate era piuttosto un ragionare insieme sui problemi della comunità e farne scaturire da questa discussione il bene comune.Naturalmente nell'etica Socratica sono presenti degli aspetti che non vengono accettati dalla maggior parte dei critici del pensiero morale: Il primo è quello secondo il quale nessuno fa un errore volontariamente, chi sbaglia sbaglia perché non ha conoscenza del bene e per questo aspetto si parla di Socrate come di un esponente dell’intellettualismo etico l’intellettualismo etico è quella concezione secondo la quale io per fare il bene ho bisogno solamente di conoscere che cos’è il bene.Questa si contrappone a un'altra visione opposta che è quella del volontarismo etico.Secondo il volontarismo etico io per fare il bene non solo devo conoscere che cos’è il bene ma devo anche volere il bene, quindi per la mia azione non è importante solo il sapere ma anche la mia volontà.Un altro aspetto che lascia aperte molte discussioni sulla concezione etica di Socrate è il fatto che egli preferisca subire il male piuttosto che commetterlo, questo perché egli ritiene che solo la virtù e la giustizia rendono l’uomo felice mentre commettere un'ingiustizia alla lunga porta l’uomo a una condizione di infelicità e di miseria.Socrate oltre a interessarsi dell'aspetto etico del pensiero dà alla sua riflessione anche una caratterizzazione di tipo religioso, infatti egli ritiene il filosofale come una missione che gli è stata affidata da una divinità e molto spesso parla di un demone che lo consiglia nei momenti decisivi della sua vita.Questo demone, questa voce interiore, di cui parla Socrate molto spesso si è fatto coincidere con la voce della coscienza, come il comando morale che esiste all'interno di ogni uomo.Probabilmente pero la concezione del demone come di una voce interiore dell’essere umano, quindi come la voce della coscienza dell'essere umano, è una concezione un po' limitante infatti più di un'interpretazione fa coincidere questa voce interiore come una guida trascendente e divina che guida l’azione umana, quindi il demone socratico ha un'accezione non soltanto morale ma anche religiosa quasi che esso fosse una sorta di personificazione dell’anima individuale.C'è da dire però che Socrate non dà molta importanza al discorso sull’anima soprattutto sull'aspetto della sua immortalità sul quale poi dedicheranno molto parte del proprio pensiero i suoi discepoli, in particolare Platone.Sempre riguardo al tema della religione bisogna dire che Socrate riservava un rispetto formale per gli Dei che erano venerati dalla città, questo era dovuto al rispetto delle regole della comunità in cui si viveva.Tuttavia egli riteneva che gli dei fossero solo una manifestazione di una divinità superiore che raccoglieva in sé tutti gli aspetti che si manifestavano nelle singole divinità, anticipando così in un certo senso la comparsa del dio cristiano.Di questa divinità era una attuazione concreta proprio la mente umana, infatti come questa divinità superiore veniva concepita come una menta ordinatrice che organizzava l'universo, ne regolava tutti i vari aspetti, così la mente umana doveva organizzare la vita del singolo individuo. Questa divinità superiore oltre a organizzare l’intero universo era quindi anche custode del destino degli uomini e diventa garante dei suoi valori morali. La fiducia di Socrate in un ordine razionale dell’universo rappresentava l'essenza stessa della sua religiosità, che non si fondava su credenze e superstizioni ma era animata dalla ricerca filosofica
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