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Sotto il cielo stellato, Dispense di Storia della Jugoslavia

In una notte di sogni e misteri, due anime si intrecciano sotto un cielo stellato. Tra segreti svelati e passioni inaspettate, scoprono il potere dell'amore e della speranza nell'oscurità.

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 10/05/2024

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Scarica Sotto il cielo stellato e più Dispense in PDF di Storia della Jugoslavia solo su Docsity! TESINA NUMISMATICA MEDIEVALE SP. NICOLÓ CERCHIARO matr.875605 (Diritto) (Rovescio) SCHEDA CATALOGRAFICA Autorità emittente: Filippo di Taranto (1278-1332) Zecca: Chiarenza Valore nominale: 1 Denaro Datazione: 1313- estate 1315 Materiale: Mistura Forma: Tondeggiante Modulo: 18,6 mm Peso: 0,51 g Asse dei coni: 270°/ 9h Tecnica di fabbricazione del tondello: Tondello ritagliato da una lastra Tecnica d’esecuzione dell’impronta: Coniazione a martello Descrizione diritto:✠ PHS˙P˙ACH TAR:˙, all’interno di circolo e contorno cordonato, croce greca patente. Descrizione del rovescio:✠ DE CLARENCIA˙, Châtel Tournois con tre punti all’interno e due f a lato. Provenienza: Da collezione Conservazione: Discreta, segni di usura e corrosione Rarità: C Bibliografia: Julian Barker, Coinage and Money in Medieval Greece 1200-1430, Leiden; Boston, Brill, 2021, pp. 1714 # 574 (varietà PTГ). Collocazione: Collezione numismatica dell’ateneo Ca’ Foscari (Moneta #574, da Julian Barker, Coinage and Money in Medieval Greece 1200-1430, Leiden; Boston, Brill, 2021, pp. 1714) Questo nuovo equilibrio durò ben poco sia per la debolezza militare dell’Impero Latino sia a causa dei conflitti interni dello schieramento franco. In pochi anni i bizantini riuscirono a riconquistare buona parte dei territori perduti, aiutati anche dalla pressione delle popolazioni slave che dalla Bulgaria premevano per fare incursioni verso sud. Nel 1224 cadde il Regno di Tessalonica ed infine nel 1261 Michele IV Paleologo riconquistò Costantinopoli mettendo fine all’Impero latino inteso come entità politico-amministrativa-territoriale. Il titolo continuò ad esistere, ma solo come titolo onorifico. (Situazione politica nel 1265, da R.Checchinato, Il denaro tornese nella Grecia Franca, pp. 8) L’imperatore latino titolare, Baldovino II, non si rassegnò alla perdita di tutti i suoi possedimenti e tentò invano di organizzare una controffensiva per riprendere Costantinopoli. I suoi sforzi furono infruttuosi, ma riuscì a far interessare alla Grecia il ricco e potente re di Sicilia Carlo I d’Angiò. Anche il principe d’Acaia Guillaume II Villehardouin per arginare l’avanzata bizantina necessitava di un forte alleato. Il 27 maggio 1267, a Viterbo, il sovrano di Sicilia, il principe d’Acaia e l’imperatore latino titolare firmarono un accordo d’alleanza per riprendere la capitale dell’impero. Il progetto di riconquista ben presto fu abbandonato, in compenso Guillaume II giurò fedeltà a Carlo I come vassallo e sua figlia Isabella di Villehardouin si sposò con Filippo d’Angiò (figlio del re Carlo I). Il Principato d'Acaia e con esso il ducato d’Atene suo vassallo, in caso di mancanza di figli della nuova coppia sarebbe dovuto entrare a far parte dei domini angioini. Questa clausola entrò in atto quando nel 1277 Filippo d’Angiò morì senza figli e l’anno successivo morì anche Guillaume II. Il principato greco divenne così un territorio della corona angioina e Carlo I assunse il titolo di principe d’Acaia e nel 1280 divenne anche conte d’Atene2. Nel 1285 Carlo I morì ed il nuovo sovrano Carlo II si trovò una difficile situazione da affrontare a causa dei Vespri siciliani del 1282 ed alla successiva invasione aragonese della Sicilia. Non potendo gestire completamente tutti i suoi territori il nuovo monarca restituì il titolo di principessa d’Acaia ad Isabella, pur sempre rimanendo sotto la sovranità angioina. Isabella si sposò con Fiorenzo di Hainaut che la aiutò nel difficile compito di difendere i propri possedimenti greci dall’espansione bizantina, ma nel 1297 questo secondo marito si ammalò e morì. Isabella si ritrovò nuovamente vedova e senza figli maschi, per questo fu fatta maritare nuovamente nel 1301 con il giovane Filippo di Savoia, primogenito del signore del Piemonte. Filippo aveva grandi piani di conquista e rafforzamento per il Principato d’Acaia, ma entrò più volte in contrasto con le politiche di Carlo II che lo portarono nel 1307 a rinunciare al titolo ed a ritornare in Piemonte, Isabella invece si ritirò in esilio nell’Hainaut3. Carlo II quindi procedette a nominare principe d’Acaia il proprio quartogenito Filippo di Taranto, prospettando per esso la costruzione di un dominio nel Levante. Non fu il suo primo incarico ricoperto per volontà paterna, dal 1294 era principe di Taranto e vicario generale del Regno di Sicilia nel bel mezzo della guerra con gli aragonesi. Filippo fu fatto sposare con Tamara Angela Comnena Ducena figlia di Niceforo I despota d’Epiro ed alla morte del suocero ne rivendicò il titolo di despota di Romania. Il padre Carlo II successivamente gli cedette tutte le pretese sul titolo d’imperatore latino. Filippo, nel frattempo, in qualità di vicario generale della Sicilia, fu impegnato nel fallito tentativo di riconquista dell’isola che terminò nella sua sconfitta nel 1299 a Falconara e nella successiva cattività terminata solo nel 1302 in seguito alla pace di Caltabellotta. Tramontate le mire di riconquista della Sicilia, Carlo II nominò il figlio Filippo principe d’Acaia nel 1306, dopo aver privato Filippo di Savoia del titolo a causa di diatribe tra di loro, con la motivazione formale che quest’ultimo si era sposato con Isabella senza il suo consenso. Filippo di Taranto proprio in quell’anno andò in visita nei suoi possedimenti greci, anche per condurre una breve campagna militare contro l’Epiro che si risolse in nessun successo particolare. Nei suoi possedimenti greci non ci tornò mai più e nominò il conte di Atene Guido II de la Roche come suo balivo. Filippo nel 1309 divorziò dalla moglie accusandola di adulterio, per sposarsi nuovamente nel 1313 con Caterina II di Valois-Courtenay imperatrice titolare latina. In quest’occasione Filippo cedette il principato di Acaia alla vedova di Guido II de la Roche, Matilde di Hainaut che fu data in sposa a Luigi di Borgogna, fratello di Ugo V di Borgogna che aveva avuto un ruolo chiave nel combinare il matrimonio di Filippo e Caterina. Filippo di Taranto continuò a lungo di progettare per riconquistare la Grecia e ricostituire l’Impero Latino. Nel 1318 stipulò un‘alleanza con il Regno d’Ungheria governato dal cugino Carlo Roberto d’Angiò, ma tutto si risolse in un nulla di fatto. Nel 1330 il titolo di despota di Romania, in seguito alla morte dell’ultimo figlio avuto con la prima moglie, gli ritornò. Nel 1332 alla sua morte tutti i suoi titoli (compreso anche il 3 J.Baker, Coinage and Money in Medieval Greece (1200-1430), Leiden;Boston, Brill, 2021, pp. 1407. 2 R.Checchinato, Il denaro tornese della Grecia franca, distribuito online da www.lamoneta.it, 2011, pp. 2-8. principato d’Acaia che nel frattempo gli era ritornato) passarono al figlio Roberto di Taranto. Il titolo d’imperatore titolare di Costantinopoli rimase in uso fino al 1383 con Giacomo del Balzo nipote di Filippo II, fratello di Roberto di Taranto. Il principato d’Acaia subendo la sempre più intensa espansione bizantina andò via via riducendosi sempre più, fino al 1432 quando fu assorbito completamente nell’Impero Bizantino durante il regno di Costantino XI Paleologo, l’ultimo imperatore bizantino4. La monetazione della Grecia franca fu molto particolare. Inizialmente essendo territori “ex-bizantini” circolavano una gran varietà di monete levantine ed i crociati non introdussero nuove monete, limitandosi ad emettere piccole quantità di monete spicciole in rame (trachea) d’imitazione e di non gran qualità. Erano inoltre diffuse ed utilizzate molte monete europee come il grosso veneziano, il tornese francese e lo sterlino inglese, che fungevano principalmente da moneta commerciale. L’Impero latino non ebbe mai una vera e propria politica monetaria a causa della sua instabilità politica, mancanza di coesione e di risorse. Le prime testimonianze di monete latine coniate in Grecia sono in particolar modo i denari tornesi, su imitazione di quelli francesi. Proprio nella zecca di Chiarenza tra il 1255-1265 venne iniziata una massiccia coniazione di denari che iniziarono a sostituire, molto gradualmente, i denari francesi. L’apice della produzione si ebbe tra il 1294 ed il 1311 quando la Compagnia Catalana conquistò Atene. Il destino dei tornesi in Grecia seguì quello degli stati franchi, un declino costante con una continua diminuzione sia del peso sia della qualità della lega. Nel 1364, durante il principato di Roberto di Taranto, furono battute le ultime serie di denari tornesi dagli stati crociati, ma ormai questa moneta era divenuta lo standard dell’Egeo a tal punto che Venezia dal 1354 iniziò a coniare la sua versione , il tornesello. Questo nominale assieme al soldino veneziano venne talmente apprezzato e radicato nel territorio che continuò a circolare anche dopo la conquista ottomana della Grecia, in seguito alla guerra di Candia5. L’area geografica del tornese non è limitata soltanto alla Francia ed alla Grecia, infatti con l’interessamento Angioino in Levante questa moneta fu portata anche nel Sud Italia. Il denaro tornese divenne una moneta di conto successivamente e dopo la breve parentesi napoleonica, il Regno delle due Sicilie tornò a produrne e rimasero in circolazione fino alla caduta del regno ed all’Unificazione Italiana. La circolazione dei tornesi greci non si limitava al solo Levante, infatti data la somiglianza con i tornesi italiani e francesi, queste monete greche si diffusero anche nell’Italia meridionale e in Francia. Sebbene non si possa parlare di una vera e propria integrazione monetaria nei territori angioini, diversi tornesi greci sono stati ritrovati nella penisola, in particolar modo sulle coste adriatiche ed in Puglia. I denari ritrovati in Francia invece non sono moltissimi, testimoniano i rapporti commerciali tra Francia e Regno di Napoli, più che quelli con la Grecia franca. Nel caso francese le monete greche circolavano in quanto simili al denier tournois francesi ed erano considerate monete d’imitazione6. 6 Ibidem, pp. 22-26 5 R.Checchinato, Il denaro tornese della Grecia franca, op.cit., pp. 14-19. 4 Filippo Racco, Brevi note su un denaro tornese di Filippo d’Angiò principe di Taranto, in Studi Calabresi, Gioiosa Jonica, Edizioni Corab, 2019, pp. 11-13. (Moneta #575, da Julian Barker, Coinage and Money in Medieval Greece 1200-1430, Leiden; Boston, Brill, 2021, pp. 1714) LA ZECCA DEL PRINCIPATO D’ACAIA Il principato d’Acaia si estendeva su tutto il Peloponneso, chiamato anche Morea dai Veneziani. La capitale era situata ad Andravida, che non era altro che un piccolo centro dell’entroterra, furono proprio i Villehardouin a sviluppare la città sfruttando la sua posizione strategica, al sicuro dalle scorrerie marittime ma vicina al grande porto di Chiarenza. Nelle monete di Chiarenza sono presenti solitamente dei segni particolari che potrebbero essere interpretati come segni di zecca. Infatti in Acaia erano attive più zecche, ma nel rovescio dei loro denari compariva solo il nome di Chiarenza, che serviva a collegare immediatamente lo specifico denaro a tale sistema monetario. (Da www.wikipedia.com, sono evidenziate in rosso le zecche del Principato d’Acaia) I denari tornesi della Grecia franca come valore sono sostanzialmente molto simili tra loro, ma ci sono delle leggere differenze che negli scambi minuti non si notano, ma che con scambi di entità maggiore iniziano ad essere più evidenti. La zecca principale fu quella di Chiarenza, oggigiorno è una piccola cittadina costiera del Peloponneso, ma tra XIII ed il XV secolo fu un importante centro economico per tutta l’area della Morea. La città ed in particolare il porto furono costruiti dalla famiglia Villehardouin che tennero per diversi decenni il titolo di principi d'Acaia. L’altra grande zecca “achea” era situata presso la città di Corinto, non florida come nell’antichità, rimaneva un approdo fondamentale per il commercio ed anche per la difesa del principato. La terza zecca crea è più difficoltosa da individuare con precisione e ci si deve basare principalmente sui ritrovamenti archeologici ed andando per logica. Argo e Nauplia possono essere escluse dato che erano nei territori del Ducato di Atene. Malvasia e Mistra erano controllate dai bizantini, Modone e Corone erano controllate dai Veneziani. Patrasso sebbene fosse un importante crocevia per i commerci, era retto da una baronia ecclesiastica ed il vescovo come autorità superiore riconosceva il papa piuttosto che il principe. Le uniche due possibili città rimanenti sono Andravida, la capitale e Kalamata. La prima è troppo vicina a Chiarenza, è inverosimile che due zecche fossero così vicine. La seconda risulta essere la candidata più probabile, data la sua relativa distanza dalle altre due zecche e dal momento che aveva un porto abbastanza importante. Inoltre era situata nelle vicinanze del Despotato di Mistra, la vicina Maina e le colonie veneziane di Modone e Corone. Oltretutto i Villehardouin mantennero la loro corte per diversi anni in questa città. Secondo P.Tzamalis l’Acaia era divisa in tre principali zone, basandosi sulle zecche: ● Zecca di Chiarenza: Riforniva tutta la parte nord-occidentale del principato. ● Zecca di Corinto: Riforniva tutta la parte nord-orientale del principato. ● Zecca di Kalamata: Riforniva tutta la parte sud-occidentale del principato8. 8 P.Tzamalis, Coins of the Frankish occupation of Greece 1184-1566, Athens, Siatras, 2016, pp. 69-71. BIBLIOGRAFIA ❖ J.Baker, Three Fourteenth century coin hoards from Apulia containing gigliati and greek deniers tournois, in Rivista Italiana di Numismatica e scienze affini vol CII, Milano, Società Numismatica Italiana in Milano,2001. ❖ J.Baker, Coinage and Money in Medieval Greece (1200-1430), Leiden;Boston, Brill, 2021. ❖ R.Checchinato, Il denaro tornese della Grecia franca, distribuito online da www.lamoneta.it, 2011. ❖ Filippo Racco, Brevi note su un denaro tornese di Filippo d’Angiò principe di Taranto, in Studi Calabresi, Gioiosa Jonica, Edizioni Corab, 2019. ❖ P.Tzamalis, Coins of the Frankish occupation of Greece 1184-1566, Athens, Siatras, 2016. ❖ Andrei Bontas, Some irregular deniers tournois of the Frankokratia in Greece, distribuito online da www.omni.wikimoneda.com, 2021. ❖ Autori vari, The height of Denier Tournois minting in Greece (1289-1313) according to new archaeometric data, Athens, The Annual of the British at Athens, 2017, vol 112 pp.267-307. ❖ Edoardo Martinori, La moneta vocabolario generale, Roma, Istituto italiano di numismatica, 1915. ❖ Andrea Nanetti, Venezia e il Peloponneso 992-1718 Indagini storiche tra territorio, biblioteca e archivio, Venezia, Edizioni Ca’Foscari, 2021.
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