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La Spagna cattolica di Filippo II, Schemi e mappe concettuali di Storia

La politica interna ed estera di Filippo II d'Asburgo, re di Spagna, Italia, Paesi Bassi e colonie americane e filippine nel XVI secolo. Si parla dell'organizzazione dei domini sugli spagnoli, dell'intolleranza religiosa, della sottomissione della nobiltà, dello scontro con gli ottomani, dell'unificazione della penisola iberica e della ribellione dei Paesi Bassi contro il dominio spagnolo.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

In vendita dal 26/10/2023

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4.5

(49)

806 documenti

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Scarica La Spagna cattolica di Filippo II e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! LA SPAGNA CATTOLICA DI FILIPPO II POLITICA INTERNA: L’organizzazione dei domini sugli spagnoli Nel 1556 Filippo II d’Asburgo, in seguito all’abdicazione del padre Carlo V, si trovò a regnare un territorio vasto, che comprendeva la Spagna, i possedimenti italiani, i Paesi Bassi, la Franca Contea e alcuni territori coloniali dell’America e delle Filippine. L’obbiettivo principale istituito da Filippo II per governare territori così vasti e diversi fu il rafforzamento del potere monarchico, grazie ad un rigido centralismo. Le Cortes (assemblee della nobiltà, del Clero e delle città) ebbero sempre di più dei ruoli minori. Nella sua azione di governo, il re era affianco invece da dei Consigli, composti da poche persone scelte tra l’alta nobiltà: alcuni di questi (come il Consiglio delle finanze o di guerra) si occupava di particolari settori dello Stato, altri invece si occupavano dei territori di cui avevano la responsabilità (es. Consiglio d’Italia--> gestiva i territori italiani). La base dell’apparato politico-amministrativo di Filippo fu la sua corte, situata a Madrid, che dal 1561 divenne capitale. Il sovrano identificò nella Spagna, e soprattutto nella Castiglia, il nucleo del proprio potere, tanté che governo spostandosi raramente dalla corte. Un solo re, una sola fede: l’intolleranza religiosa Filippo II era un cattolico convento e dalla fede derivava l’idea che il potere del sovrano derivasse da Dio. Anche lui, come Carlo V, credeva nell’ideale universalistico della monarchia come garante dell’unità cattolica, tanté che governò la Spagna seguendo i principi della Controriforma. Attraverso i tribunali dell’Inquisizione, scatenò una repressione delle minoranze protestanti e degli “illuminati” (setta mistica considerata eretica) Filippo continuò la persecuzione, già avviata con Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, dei moriscos (musulmani convertiti forzatamente al cattolicesimo dopo la reconquista) e dei conversos (ebrei convertiti al cattolicesimo). - I MORISCOS alla repressione, attuata con l’aiuto dell’Inquisizione, cercarono di difendersi con il sostegno di alcuni signori feudali: armarono un esercito e iniziarono un conflitto contro le truppe del re (dal 1568 al 1570); la ribellione fu però repressa e i sopravvissuti vennero inizialmente deportati in diverse zone della Castiglia e nell’Estremadura, per poi essere allontanati definitivamente dalla Spagna (1609) - I CONVERSOS erano gli ebrei rimasti in Spagna dopo l’espulsione del 1492, convertiti al cattolicesimo: si era diffusa l’idea che l’ebraismo era un “difetto” biologico e che quindi non fosse possibile una reale e sincera loro conversione al cattolicesimo. Nel XVI infatti era nato l’ideale della “purezza di sangue”: chi fosse stato sospettato di avere il “sangue impuro”, ossia di discendere da un antenato ebreo, fu proibito di accedere a cariche pubbliche, università, ordini militari e anche corporazioni professionali (venne poi cacciati anche loro dalla Spagna) La sottomissione della nobiltà La persecuzione dei moriscos era fatta anche per realizzare la più grande politica del re, quella di sottomettere i grandi nobili di Spagna, alcuni dei quali tenevamo al proprio servizio truppe di musulmani convertiti. La nobiltà feudale aveva un carattere molto militarizzato, formatosi durante le Guerre del periodo di reconquista; molti loro castelli erano delle vere e proprie fortezze difese da eserciti privati: nonostante mantenessero l’ordine nelle campagne, erano comunque una potenziale minaccia per il sovrano. Filippo II quindi sequestro i castelli e le armi, sciolse questi eserciti privati e ridusse i privilegi dei nobili. Inoltre sostituì il ricorso ai tribunali (composti dalla nobiltà) con l’antica pratica della faida (il conflitto coinvolgeva una serie di vendette dell’intero clan offeso e di chi aveva procurato il torto, fino a quando non fosse ritenuto pienamente vendicato). LA POLITICA ESTERA: Lo scontro con gli ottomani Durante il ‘500 nel Mediterraneo si erano delineate due grandi aree di influenza: una ottomana e musulmana (a oriente) e una spagnola e cristiana (a occidente). In mezzo alle due vi operava ancora Venezia, con le sue potenti flotte e territori (meno estesi rispetto al passato). In questo scenario vi era il fenomeno della pirateria, già esistente nel periodo di Carlo V ma che si era rafforzata: alcuni territori del Nord Africa (chiamati“Stati barbareschi”) si erano alleati con gli ottomani che, in cambio di denaro, gli forniva le armi. Il culmine di questa tensione ci fu nel 1570 con la conquista turca di Cipro (appartenente a Venezia) Questa conquista scatenò subito una reazione: Venezia si alleò con la Spagna (in modo da riunire le due flotte più potenti del Mediterraneo). Ci fu poi anche l’adesione del papa Pio V che incoraggiò la formazione di una coalizione: la Lega santa (con anche l’alleanza di Genova, Toscana e il Ducato di Savoia), con un rinnovato spirito di crociata per liberare il Mediterraneo dagli infedeli. Il 7 ottobre 1571, con la BATTAGLIA DI LEPANTO (Grecia), la flotta cristiana sconfisse quella turca. In realtà le conseguenze furono praticamente nulle, la situazione nel Mediterraneo rimase sostanzialmente uguale; questa guerra però ebbe un grande significato per l’occidente, vista come il trionfo della cristianità sugli infedeli. L’unificazione della penisola iberica Nell’ambito dello scontro con il musulmani si deve anche inserire un evento che ha causato un notevole cambiamento per la Spagna (anche se indirettamente). Nel 1578 il re del Portogallo Sebastiano rimase ucciso in una spedizione nel Nord Africa per cercare di conquistare nuovi terreni. Essendo privo di eredi, si aprì una lotta per la successione a cui poteva aspirare anche Filippo II essendo un suo parente. Dunque quest’ultimo occupò Lisbona (1581) e l’anno successivo, grazie all’aiuto della nobiltà, fu incoronato re del Portogallo; annettendo alla Spagna non solo il Portogallo, ma anche tutti i suoi vasti e ricchi possedimenti coloniali. La ribellione dei Paesi Bassi contro il dominio spagnolo Il dominio spagnolo nei paesi Bassi si estendeva nell’attuali Belgio, Olando e Lussemburgo: le aree più ricche ed economicamente sviluppate d’Europa; vi erano però dei problemi in quelle zone: la diffusione del calvinismo e quindi anche della concezione antitirannica e le forti tradizioni di autogoverno e di autonomia. Nel 1559, quando si insediò definitivamente in Spagna, Filippo aveva affidato il governo dei Paesi Bassi alla sorellastra Margherita d’Austria, che si era mostrata più tollerante nei confronti dei calvinisti, al contrario del re, che aveva una politica religiosa molto legata ai principi della controriforma: in un clima già appesantito dalle pressioni fiscali e dalle ingerenze spagnole, il tentativo di imporre il cattolicesimo scatenò una protesta. La ribellione non coinvolse solo i calvinisti, ma anche i cattolici (maggioranza della popolazione del Sud del Paese), contrari alla pesante intromissione del sovrano negli affari locali. Per cercare di fermare la protesta, nel 1567, Filippo fece una spedizione armata nei Pesi bassi, affidata al Duca d’Alba, e assegnò poteri assoluti al “tribunale di sangue”. Il regime di terrore causato dal Duca, provocò la resistenza degli abitanti, che dal 1572 si organizzarono militarialmente alleandosi ai calvinisti. Punto di svolta fu il saccheggio di Anversa (1576) (sede di molte compagnie commerciali e della principale Borsa Europea), compiuta dalle truppe spagnole rimaste senza paga a causa della crisi economica dello
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