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Spiegazione, trama ed analisi del "cappotto" e "la morte di Ivan Il'ic", Sbobinature di Letteratura Russa

in questo documento si vanno a spiegare in maniera sintetica ma chiara e dettagliata trama, analisi e riflessioni riguardanti i romanzi del "cappotto" di Gogol' e della "morte di Ivan Il'ic" di Tolstoj

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

Caricato il 23/05/2022

alessio-canova
alessio-canova 🇮🇹

2.5

(2)

23 documenti

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Scarica Spiegazione, trama ed analisi del "cappotto" e "la morte di Ivan Il'ic" e più Sbobinature in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! TUTORATO LETTERATURA RUSSA 3 Il cappotto, scritto da Gogol, il genere del nome russo sciniel è femminile, molti hanno visto la caratterizzazione del cappotto in una amante femminile, lui prova un amore/ossessione verso il cappotto che lo porterà alla morte e alla vendetta, si parla del cappotto utilizzato dai funzionari, scritto nel 1842 ed è un racconto fantastico in cui c’è molto del grottesco (si parte da un evento piccolo, insignificante, è una sproporzione di un dato elemento drammatico, l’esagerazione, abbiamo piccoli elementi che invece di rimanere insignificanti diventano esagerati e sproporzionati), del comico. Questo piccolo evento insignificante è la rottura del primo cappotto e la necessità di prenderne un altro, diventerà un rapporto esagerato con il nuovo cappotto quasi un rapporto amoroso. Il protagonista è Akakij Akakievic Bashmachkin, che deriva dal tataro e significa scarpa, deriva dai nomi parlanti di Gogol, perché la famiglia di Akakij era una famiglia di calzolai, difatti indica qualcuno che fa le scarpe. Egli è introverso e dedito al lavoro, passa dall’amare il proprio lavoro all’amare il suo cappotto, è l’uomo piccolo russo, ci sono cose simili con l’inetto. Gli eventi vengono presentati in ordine cronologico, non abbiamo particolari salti, tutto segue la storia come è avvenuta, forse il piccolo flashback è l’introduzione dove si presenta la vita di Akakij. In una scena Akakij va dal sarto chiedendo di aggiustare il cappotto, ma è impossibile troppo rovinato. Analizziamo i personaggi, il narratore, non un vero personaggio ma molto importante, è un narratore onnisciente, sa come si comporta il protagonista in certe situazioni, con l’abitudine di non terminare la frase eccetera, commenta su Petrovic anche le frecciatine verso i tedeschi, è un narratore esterno agli eventi narrati, è perlopiù comico, prende quasi in giro Akakij, sembra meno affidabile per il modo comico oppure a volte dice “se la memoria non mi tradisce” pone lui stesso dei dubbi su quanto racconta, questo magari non lo notiamo in maniera diretta ma ci da una sensazione di incertezza e insicurezza. Qui soprattutto nelle battute di Akakij vediamo una tecnica narrativa specifica di Gogol’, utilizza lo “skaz”, utilizza un modo di parlare tipico del tipo di personaggio di cui ci parla, non è lo stesso modo del sarto, è un modo che ricalca la parlata in maniera molto verosimile, quasi realistica. Quando poi passiamo a Petrovic, nel paragrafo in cui prende in mano la vestaglia vediamo un’altra tecnica gogoliana, fa una narrazione molto accurata di dettagli magari insignificanti, “ipertrofia dei dettagli”, Gogol si dilunga in questa serie di dettagli per creare questo senso di grottesco. Questo lo ritroviamo nella prima narrazione, nelle parti iniziali del testo, come prima cosa, prima di descriverlo descrive il suo nome e tutta la storia successa per arrivare a chiamarlo Aakakij, anche qui non è una cosa significante nel racconto, si dilunga in un altro dettaglio insignificante. Questo racconto è stato ispirato da Puskin, è un aneddoto che si dice sia stato detto da Puskin, benché alcuni critici si discostano da questa visione, tipica dei racconti gogoliani partire da un aneddoto, che poi si erge a trama vera e propria del racconto. l’ambientazione è diversa da Sorocincyn, siamo a San Pietroburgo, che qui ci appare fredda e uggiosa, gli abitanti sono depersonalizzati, una grande folla in cui l’individualità non ha alcun significato, spesso sono definiti come ipocriti, allo stesso tempo però sono emarginati, Akakij si lega al cappotto perché non ha nessun altro. Questa città opprime, porta alla pazzia e alla morte. Sciniel diventa quasi un sostituto della compagnia femminile, tramutando l’amore e l’ossessione per lavoro in quella per il cappotto, che si erge a fine ultimo della sua esistenza, l’unica cosa che o fa sentire realmente vivo, l’unica cosa che lo fa vivere e agire nella società, come la partecipazione alla festa. Con l’arrivo del cappotto il lavoro va in secondo piano, si distrae, trasla il suo amore per il lavoro nel cappotto. La morte di Ivan Ilic. Diciamo due parole su TolstoJ, nasce nel 1828 e muore non lontano dalla sua tenuta nella stazione di Astopovo, nel 1910, all’età di 82 anni, egli pubblica questo racconto nel 1886, è una povest’, un racconto lungo, ispirato alla morte del procuratore della città di Tula, che si chiamava Ivan Ilic Necnikov, morto 5 anni prima all’età di 45 anni. La critica fu entusiasta di questo racconto e persino il fratello di Necnikov che sarebbe diventato premio Nobel per la medicina, ne parla dicendo che era la descrizione migliore della paura per la morte. nell’opera infatti troviamo molti riferimenti alla morte, all’esistenza, alla paura della morte e dell’esistenza, la paura di non essere in grado di vivere nella maniera corretta, infatti scrive questo racconto dopo la sua famosa crisi del 1878, scatenata da seri dubbi esistenziali sulla vita, su come si vive e come si dovrebbe vivere, questo lo avvicina alla religione, ma non quella ufficiale della chiesa ortodossa, ma alla religione del popolo russo, quella più autentica per lui, infatti dopo questa crisi si dedica anche alla traduzione dei vangeli, nella quale si ferma alla morte di Cristo, non procede. Vede i vangeli come modelli di vita, da essi esclude i miracoli. Qui si racconta di questo funzionario che viveva bene, sembra che la sua vita stia andando per il meglio, ma capisce, avvicinandosi alla morte che tutta la sua vita è stata un’illusione. Abbiamo un evoluzione da un inizio decente, vive e lavora e ha promozioni, è felice, improvvisamente inizia il suo decadimento fisico e morale, dopo il quale si accorge delle menzogne che lo circondano, del fatto che i rapporti con la famiglia sono veritieri, non è più importante neanche il lavoro, sempre di più si avvicina alla riflessione della vita come società come menzogna. Importante è che Tolstoj inizia il racconto con Ivan già morto, la moglie piange e chiede in prestito soldi per il funerale, iniziamo dall’epilogo, fabula e intreccio non coincidono, poi abbiamo un lungo flashback che spiega come si è arrivati a questa situazione, Tolstoj non è interessato a questo evento, dice subito che morirà, è più interessato dalle riflessioni che questo evento portano nella mente del protagonista. Abbiamo letto una parte del racconto. Come personaggi troviamo la moglie, la figlia, il medico e il sacerdote alla fine, la figlia si preoccupa in maniera distaccata, si preoccupa non per il suo bene, ma per il fatto che vuole sposarsi, non si può sposare con di mezzo il funerale del padre, è una preoccupazione materiale, gli chiede della sua salute per sapere solo quando organizzare il matrimonio, dice che suo padre le fa pena, le fa pena che stia soffrendo, ma ella non soffre per lui. Arriva il dottore che gli dice che si possono alleviare le sofferenze, il malato sostiene che non può alleviare neanche le sofferenze fisiche, più atroci di quelle c’erano quelle morali, i suoi dubbi stanno esacerbando il suo male fisico, dice che non può neanche essere alleviato fisicamente. Il narratore è sempre onnisciente solo che più distaccato, più chiaro, racconta i fatti, è più affidabile, è sempre esterno e racconta le cose in maniera chiara, esterna, rivela i concetti più volte. Nella riflessione di Ivan abbiamo spesso “dubitò, gli venne in mente che tutto non è stato come doveva essere” sono ripetizioni in tutto il racconto che rendono il fatto più chiaro. Tolstoj non si sofferma su dettaglia insignificanti, tutto ha importanza, inoltre utilizza il “metodo chimico” di scomposizione della vita interiore, descrive quasi scientificamente i pensieri del protagonista. Ciò da un effetto straordinariamente forte ma allo stesso tempo freddo, quasi anti estetico. La tematica principale dell’opera e del passaggio che abbiamo letto è la morte, in particolare i dubbi, si chiede se ha vissuto nella maniera corretta, si paragona in un pensiero a Gherassim che gli pare abbia vissuto meglio di lui o almeno si pone il dubbio, che prima non si era mai posto. Queste sue sofferenze morali sono il principale tormento che lo prendono. Questo tormento accomuna anche l’autore nella sua crisi ho vissuto bene la mia vita? e se no perché? La morte in questo racconto è lunga, tormentata, arriva inaspettatamente, improvvisa, gli vengono proposte varie cura ma nulla sembra funzionare. La morte è causata da un elemento insignificante, quando cade dalla scala rinnovando l’appartamento. Tolstoj usa la tecnica dello straniamento, presenta un evento quotidiano in luce del tutto nuova, come se noi non avessimo alcuna conoscenza pregressa riguardo, presenta fatti semplici e ordinari come se fossero incomprensibili, spiegandoli
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